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Autore: MaTiSsE    19/04/2011    1 recensioni
Questo breve racconto ha partecipato all'iniziativa "Autori per il Giappone" indetta dalla scrittrice Lara Manni in favore della popolazione giapponese colpita dal terremoto dell'11 marzo. E' stata pubblicata sull'apposito sito già un po' di tempo fa e solo adesso ho deciso di inserirla anche su Efp. Per la cronaca, l' Hanami costituisce l'annuale e rituale trazione in base alla quale i giapponesi assistono alla rifioritura degli alberi di ciliegio, simbolo di vita e rinascita. Spero possa essere di vostro gradimento, buona lettura. :)
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hanami




“Non dovresti essere qui, Aiko.”

“E dove, allora?”

“Tua madre è molto preoccupata per te. Perché non torni a casa? ”

Feci pressione sul terreno con la punta delle mie scarpe da ginnastica, dandomi la spinta necessaria per dondolarmi ancora un po’. L’ altalena si mosse piuttosto facilmente, nonostante il mio peso gravasse morto ed apatico sul legno della seggiola. Con la coda dell’occhio colsi il moto delicato dei miei capelli neri ai lati del viso e per una qualche strana ragione mi sentii vagamente confortata.

Sapevo che Takumi stava continuando a fissarmi in attesa di una risposta. Prevedevo che il mio silenzio, da solo, non sarebbe bastato a tal scopo per cui feci spallucce. No, non avevo voglia di tornare a casa.

Comprese infine l’antifona e venne ad occupare l’altalena vuota accanto alla mia.

Dal canto mio, abbracciai, con lo sguardo, il paesaggio intorno a me.

L’intero parco appariva privo di vita: le mamme preferivano evitare che i loro figli trascorressero il proprio tempo all’aria aperta, in giorni tanto funesti, ed a ben ragione. Lì, dove avevano risuonato, argentine, le risate dei bambini l’unica cosa che si potesse ascoltare adesso era il silenzio.

Le poche persone che avevano avuto modo e coraggio per uscire di casa tendevano a muoversi lentamente, con fare guardingo e senza fiatare.

Persino il bel canto degli uccelli appariva lontano e confuso. Non ricordavo di aver mai visto nulla di più surreale in tutta la mia esistenza.

“Mi vuoi dire cosa c’è, Aiko?”

Sospirai.

“Chissà se quest’anno riusciremo a vedere la fioritura dei ciliegi…Aprile non è poi tanto lontano. ” – Confessai infine a voce bassa.

Sapevo che le me parole dovevano risuonare al minimo assurde alle orecchie di Takumi. Rispetto a quanto era accaduto in quei giorni, la mancata contemplazione dei ciliegi in fiore doveva costituire l’ultimo dei problemi per chiunque fosse stato un po’ sano di mente. Ma non per me. Per me che avevo da sempre considerato l’ Hanami un momento fondamentale della mia vita, un rituale quasi magico e certamente sacro cui era impossibile sottrarsi.

L’attendevo un anno intero con la stessa dolcissima ansia con cui un bambino possa aspettare il Natale e si ripresentava sempre, senza deludermi mai, con puntualità ed amore.

Sempre ma forse non stavolta.

Strinsi più forte la presa intorno alle catene che tenevano l’altalena in bilico e guardai davanti a me. Il vento spirò leggero sul viso e Takumi allungò una mano per carezzarmi la guancia. Per la prima volta, dopo molto tempo, non lo scacciai.

“E’ ciò che conta di più per te, ora?” – Domandò.

“Sì.”

“Sono certo che accadrà, Aiko.” – La sua voce era ferma e sicura. Non un’incrinatura, nessuna incertezza. – “…Vedremo i ciliegi fiorire, come tutti gli anni. I loro petali si spargeranno sul terreno e li raccoglieremo conservandone qualcuno in un libro, per ricordo. Come sempre accade, da che siamo nati..”

“Sotto ogni albero di ciliegio riposa un uomo. Un samurai, per volere del suo sovrano…” – Cantilenai a mezza voce, ripetendo la storia che ogni anno mia madre amava raccontarmi.
Benché si trattasse di una leggenda antica e certamente molto triste, l’amavo profondamente così come amavo ed agognavo, con tutta me stessa, il periodo in cui i ciliegi sarebbero tornati al loro effimero, meraviglioso splendore. Avrei osservato i loro sbuffi rosa dalla finestra della mia camera mentre il fresco vento di Aprile avrebbe soffiato su Osaka e mi sarei sentita a casa. E felice.

Takumi accennò ad un risolino leggero, scuotendo la testa. Forse perché credeva che non avessi badato neanche un po’ alle sue parole. Si sbagliava.

“I fiori di ciliegio sono rosa perché l’albero da cui essi derivano succhia via il sangue dei caduti…” – Terminò, infine, al posto mio.

Dovrebbero essere rossi e non rosa, quest’anno, i fiori di ciliegio.

“Aiko, andiamo a casa adesso…” – Mi ammonì infine, con voce più autoritaria.

Non ne avevo voglia e tuttavia ubbidii.

Takumi afferrò il mio braccio sinistro, quasi temesse che potessi fuggire da un momento all’altro senza una spiegazione valida, ed insieme ci incamminammo lungo il viale d’uscita. La terra, improvvisamente, tremò di nuovo sotto di noi e Takumi imprecò, incitandomi ad una maggiore rapidità. Spingevo meccanicamente un piede davanti all’altro, seguendo il suo consiglio, quand’ecco che qualcosa ondeggiò davanti ai miei occhi.

Una macchia rosa, familiare, catturò la mia attenzione: un petalo di ciliegio portato dal vento, adagiato sulla terra ribelle. E poi un altro. Ed un altro ancora.

“Takumi… ” – Mormorai sorpresa, indicandolo. Inizialmente non mi diede peso, credendomi al solito persa in una delle mie consuete, strampalate divagazioni mentali.

Ma comprese presto il motivo di tanto sconcerto e mi guardò ad occhi spalancati, di rimando.

“Le gemme si stanno già schiudendo? Non ho visto ancora nessun ciliegio in fiore….Da dove spuntano fuori questi petali?” – Domandò.

Ne raccolsi uno, saggiandone l’incredibile morbidezza con le dita: liscio e delicato come la pelle di un bambino. E perché il fiore di ciliegio porta con sé il profumo della rinascita e quel dolce sapore che ha la vita nei suoi momenti più belli, mi sentii d’improvviso felice. Serena per il futuro che ci attendeva. Il destino mi stava regalando, in quell’istante, un segno preziosissimo ed infinitamente compassionevole; non tutto sarebbe andato perduto. Silenziosamente le nostre esistenze sarebbero tornate a schiudersi e rinascere, così come ogni anno fa il fiore di ciliegio.

Nonostante tutto guarderemo avanti, ancora una volta.

“Andrà tutto bene…” – Sussurrai allora – “Andrà tutto bene… Anche quest’anno i ciliegi fioriranno…”

Takumi mi guardò teneramente.

“E potrò venire con te a vederli, stavolta?” – Sorrise.

“Sì…” – Mi decisi infine.

“La mia piccola, amata bambina…” – Sospirò, cingendomi le spalle con un braccio.

E così, stringendo il nostro fiore tra le mani, ci incamminammo verso casa, sostenendoci l’uno con l’altra.




Hanami: Letteralmente: guardare i fiori. E’ la tradizionale usanza giapponese di contemplare i fiori di ciliegio.
Aiko: “bambina amata”
Per visionare le altre opere: www.autoriperilgiappone.eu
   
 
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