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Autore: sango_79    20/04/2011    5 recensioni
Il loro non troppo beneamato Re aveva trovato l’idea del suo collega d’oltre confine veramente geniale, quindi aveva deciso di imitarlo e organizzare anche lui un grande ballo durante il quale il Principe Draco avrebbe annunciato il suo fidanzamento.
AU potteriana ispirata alla favola di Cenerentola
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Storia scritta per il COW-T di Maridichallenge.
Un grazie come sempre a Saku per il betaggio.
 
I personaggi non sono miei, ma della signora Rowling: ne consegue che anche tutti i diritti sono suoi. Io non ci guadagno nulla a scrivere di loro, se non un po' di sano divertimento.
L’ambientazione è quella di Cenerentola, nella versione della Disney. Per i diritti vale il discorso di sopra ^_^
 
Il nome del principe di Cenerentola non lo conosco. Quello che ho scelto l’ho scelto perché… ehi, i principi si chiamano così! E poi l’ho trovato divertente ^_^ 

 




La scelta del Principe
 

 
Harry Potter stava pulendo la mansarda quando il Principe Draco passò per la strada principale della Capitale, su una carrozza scoperta. Harry era stato mandato lì proprio perché non potesse acclamare il Principe insieme alla folla festante che aveva accolto il suo ritorno. Come se lui avesse mai voluto fare una sciocchezza del genere.
Harry era orfano. I suoi genitori erano morti quando lui era ancora piccolo, uccisi da un pazzo che poi era stato arrestato e sbattuto in galera, e gli avevano lasciato in eredità un titolo nobiliare e una considerevole fortuna. Il titolo di per sé, secondo lui, non aveva un grande valore, non era certo una cosa che si potesse rivendere per guadagnarci qualcosa, e la sua fortuna non sapeva che fine avesse fatto. Anche se, a dire il vero, qualche idea in merito ce l’aveva.
Il fatto era che i suoi genitori avrebbero dovuto prestare più attenzione alla scelta del suo tutore. La persona designata, il famoso Sirius Black, suo padrino e cugino della Regina, era sparito ormai tanti anni prima. Harry era convinto che non sapesse nemmeno della morte dei suoi amici. La gente mormorava di lupi mannari e bei giovanotti prestanti sbranati in una notte di luna piena, chi lo conosceva bene era convinto che Sirius Black fosse solo andato in cerca di avventure e che prima o poi sarebbe tornato a casa. Harry non poteva dargli torto, se avesse potuto avrebbe fatto esattamente la stessa cosa. Il problema era che, vista la sua assenza, alla morte dei suoi genitori era stato affidato alle cure del suo attuale tutore.
Severus Piton era stato il migliore amico di sua madre quando i due erano bambini. Ricordava che lei, ogni tanto, gli raccontava di un bambino timido e dolce che amava leggere. Un vero peccato che non si fosse preoccupata di scoprire se Piton fosse rimasto lo stesso di allora, nei quasi vent’anni in cui non lo aveva visto, prima di decidere di affidargli suo figlio.
Harry non riusciva nemmeno a immaginare le parole Piton, dolce e timido nella stessa frase. Il suo tutore era una persona arcigna, sarcastica, crudele e vendicativa. Subito dopo la sua nomina aveva lasciato la sua modesta casa e si era trasferito in pianta stabile a Palazzo Potter con i suoi due figli. Ecco, Harry era quasi certo che una buona fetta della sua eredità fosse stata usata per sfamare i due pozzi senza fondo che erano Vincent e Gregory. Lui, in un lasso di tempo davvero ridicolo, era diventato il loro schiavetto personale e lo sarebbe rimasto fino alla maggiore età. Sempre che non lo avessero ucciso prima per intascare l’eredità. E Harry era sicuro che Piton ci stesse lavorando con molto impegno.
L’ennesimo applauso della folla spinse Harry a guardare fuori dalla finestra. Cosa avesse tutta quella gente da applaudire il ritorno del principe lui proprio non riusciva a capirlo. Ricordava il Principe Draco quando era piccolo. Lo aveva incontrato molte volte, visto che i suoi genitori frequentavano assiduamente la corte. Harry aveva stampata in mente l’immagine di un ragazzino pallido e viziato, che parlava con voce strascicata e gli faceva i dispetti, sicuro che nessuno avrebbe osato sgridare il Principe. Considerando che le voci su di lui gli avevano fatto capire che crescendo non era cambiato poi molto, se non nell’aspetto fisico che lo rendeva un giovane uomo estremamente affascinante, Harry era convinto che i suoi connazionali sarebbero dovuti essere più contenti nel saperlo lontano, invece che nel vederlo tornare.
Il Principe, infatti, era stato via per qualche settimana per presenziare alle nozze dell’erede al trono di uno dei Regni confinanti. La storia del suo fidanzamento era giunta fino a lì e faceva sospirare ogni ragazza del Regno, che aveva preso a sognare carrozze di zucca e scarpette di cristallo. Harry era convinto che le carrozze di zucca non fossero affatto comode, e che puzzassero, e che le scarpette di cristallo fossero una trappola mortale, ma le ragazze erano strane e, in fin dei conti, non è che la cosa lo toccasse in qualche modo quindi potevano continuare a sospirare quanto gli pareva.
Harry non sospirava, al massimo soffocava le risate. Era sempre stato convinto che il nome del loro Principe, Draco, fosse ridicolo, ma a quel punto doveva rimangiarsi tutte le sue battute e chiedere umilmente scusa. Draco era un nome bellissimo se paragonato a quello del novello sposo. Azzurro! Con che coraggio un genitore poteva chiamare suo figlio Azzurro? Ma non aveva pensato a tutti i traumi con cui avrebbe dovuto convivere?
Harry osservò ancora per qualche istante la carrozza che si allontanava, poi tornò al suo lavoro. Aveva cose più importanti da fare, lui, che pensare a Principi dai nomi improbabili.
 
Una settimana dopo arrivò la notizia. La Grande Notizia! Come la ribattezzarono Piton e i suoi figli. A quanto aveva capito, il loro non troppo beneamato Re aveva trovato l’idea del suo collega d’oltre confine veramente geniale, quindi aveva deciso di imitarlo e organizzare anche lui un grande ballo durante il quale il Principe Draco avrebbe annunciato il suo fidanzamento.
Rispetto al ballo organizzato dal padre del Principe Azzurro, Re Lucius aveva però cambiato qualche particolare, da lui definito insignificante. Innanzitutto, il suo amato figliolo non sarebbe stato costretto a scegliere una sposa, ma avrebbe anche potuto scegliere uno sposo. Era di vedute aperte, il loro Re, figurarsi se si sarebbe formalizzato per una simile piccolezza. Anche perché, se si doveva credere alle voci che si sentivano in giro, se si fosse formalizzato non avrebbe mai visto il Principe accasato, visti i suoi gusti.
In secondo luogo, gli inviti non sarebbero arrivati a tutte le ragazze, e i ragazzi, in età da marito del Regno. Col cavolo che il Re avrebbe aperto le porte della sua sala da ballo più bella ai popolani. Andava bene essere di larghe vedute, ma a tutto c’era un limite! Quindi solo giovani nobili col pedigree immacolato, per il Principe Draco.
In pratica, di lì a un mese tutti i giovani e le giovani, e molto probabilmente anche qualche meno giovane, di sangue blu avrebbero partecipato alla festa al Castello nella speranza di diventare i futuri sovrani del Regno.
Piton e i due gorilla, ovviamente, erano stati entusiasti della notizia. Il suo tutore stava certo pensando a come stringere alleanze e, se fosse stato fortunato, a come sistemare i figli riuscendo pure a guadagnarci qualcosa. Harry era abbastanza sicuro che non puntasse al Principe, vista la scarsa appetibilità della sua prole e del suo titolo. Vincent e Gregory, invece, erano al settimo cielo al pensiero di tutte le leccornie che avrebbero potuto razziare dai, sicuramente, ben forniti tavoli del buffet. Harry si chiedeva se lo avrebbero lasciato a casa da solo e cosa potava organizzare per divertirsi una volta tanto. Perché, ovviamente, l’idea di portare anche lui alla festa non era stata nemmeno presa in considerazione e la cosa gli stava più che bene.
Il mese successivo, per lui, fu un incubo. Scelta degli abiti che lo costrinse a spostare bracciate intere di vestiti da una parte all’altra della casa; prove di ballo nelle quali era costretto a fare la parte del manico di scopa per far esercitare Vincent e Gregory; lezioni di buone maniere in cui venne usato, a turno, come cameriere, damigella e divano; per finire con la fondamentale scelta degli accessori e la lucidatura della carrozza di famiglia. La famiglia di Harry, naturalmente. Fu talmente impegnato che non ebbe tempo nemmeno per vedere Ron e Hermione.
Ron era il figlio dei Marchesi di Wesley, titolo altisonante e forzieri desolatamente vuoti. Aveva cinque fratelli più grandi e una sorellina più piccola, che aveva iniziato a fare gli occhi dolci a Harry fin dalla prima volta che lo aveva visto. Un vero peccato, per lei, che avesse troppa carne sopra e troppo poca sotto per essere il suo tipo. Harry e Ron avevano la stessa età e si conoscevano fin da quando erano bambini e i loro genitori si incontravano per prendere il tè insieme. Harry era sicuro che anche Ron avesse i suoi guai in vista della festa, conoscendo sua madre.
Hermione era una popolana ed era un genio. I suoi genitori erano dei guaritori e lei aveva iniziato a leggere a quattro anni i loro libri di medicina e a fare diagnosi a sette. La Contessa McGranitt l’aveva incontrata per caso e aveva ottenuto il permesso di prenderla con sé, per darle un’istruzione completa e la possibilità di un futuro migliore. Alla fine l’aveva adottata e aveva fatto di lei una delle più ricche ereditiere del Regno, visto che la Contessa non aveva figli e alla sua morte avrebbe lasciato tutti i suoi numerosi averi a lei.
Harry e Ron avevano incontrato Hermione alcuni anni dopo la morte dei genitori di Harry. Lei aveva fatto loro una conferenza sul corretto uso di una trottola e dopo aveva tirato fuori un paio di idee grandiose per mettere nei guai i due gorilla. Harry e Ron l’avevano accolta nel loro piccolo gruppo con tutti gli onori. Harry era certo che anche lei sarebbe andata al ballo, ma di sicuro non sarebbe impazzita come tutti gli altri per quella ridicola fiera delle vanità.
 
Quando finalmente arrivò la sera tanto attesa, Harry tirò un enorme sospiro di sollievo. Fece ciao ciao alla carrozza che portava il suo tutore e i suoi due figli, strizzati in due vestiti che erano un insulto a qualsiasi senso estetico, verso il Castello e si chiuse la porta di casa alle spalle, deciso a godersi la calma e la tranquillità, così rare per lui. Si sarebbe riposato, avrebbe mangiato i suoi cibi preferiti senza paura che Vincent e Gregory glieli soffiassero da sotto il naso e si sarebbe fatto il bagno più caldo e più lungo della sua vita.
Aveva appena fatto in tempo ad arrivare alla dispensa quando bussarono alla porta. Con la scopa in mano, perché a quell’ora non si era mai troppo prudenti, Harry andò ad aprire e si ritrovò davanti il Duca Albus Silente, Primo Ministro del Regno nonché, a quanto si diceva in giro, potentissimo mago.
“Harry, ragazzo mio, da quanto tempo non ci vediamo!”
Harry si chiese cosa ci facesse il Primo Ministro davanti alla porta di casa sua, proprio quella sera per giunta, e soprattutto cosa avesse da essere così allegro.
“Non mi fai entrare, Harry?”
Harry si spostò dall’uscio, troppo sorpreso per riuscire a pensare razionalmente.
“Poggia quella scopa e chiudi la porta, figliolo. Io ti precedo in salotto. Ho grandi notizie, per te!”
A quel punto Harry tornò in sé: le grandi notizie, per lui, non erano mai una buona cosa. Chiuse la porta, ci poggiò la scopa di fianco e seguì il primo Ministro nel salotto di rappresentanza, quello dove Vincent e Gregory avevano il divieto di mangiare.
“Vieni a sederti vicino a me” lo incoraggiò Silente, battendo la mano sul divano sul quale si era già accomodato. Quando Harry fece come gli era stato detto, lui riprese a parlare, sempre troppo allegro.
“Come saprai, stasera al Castello si tiene un Gran Ballo. Il nostro amato Re” Harry storse il naso “ha invitato tutti i giovani del Regno” Harry lo guardò storto “tutti i giovani nobili del Regno” si corresse lui “affinché il Principe Draco potesse scegliere, tra loro, la sua futura sposa. O il suo futuro sposo” Harry alzò gli occhi al cielo “Essere scelti dal Principe è un grande onore, che renderebbe felice chiunque sarà tanto fortunato da…” Harry sbuffò in disaccordo.
Silente si interruppe, fece un sospiro profondo e guardò Harry con espressione severa.
“Potresti essere almeno un po’ più collaborativo, Harry?” lo sgridò.
“Mi scusi, signore.”
“Bene, dicevamo… C’è la festa, tutti i nobili devono partecipare e il principe deciderà chi sarà tanto fortunato da passare con lui il resto della sua vita. E qui sorge il problema: anche tu sei un nobile, quindi anche tu sei tenuto a partecipare. Di conseguenza, non permetteremo che te ne resti confinato in casa, stasera.”
“Signore, la ringrazio per la sua preoccupazione, ma io non sono interessato a sposare il Principe né a partecipare a nessuna festa” gli fece notare Harry, con tutta l’educazione possibile.
“Capisco” annuì Silente, con una luce negli occhi che a Harry non piacque per niente. “Temo però che tu non abbia scelta. Anche perché ho già organizzato tutto e mi seccherebbe aver perso tempo per niente.”
“Ma…” provò a dissentire Harry.
“Niente ma” lo interruppe il Primo Ministro. “Ora, da bravo, alzati in piedi” e, mentre Harry eseguiva l’ordine, lui tirò fuori da chissà quale tasca una bacchetta di legno e gliela puntò contro.
“Ora” riprese a parlare in tono gioviale “quando il Re ha avuto questa brillante idea mi sono documentato e sono andato a fare una chiacchierata con una simpaticissima Fata Madrina, nel Regno qui a fianco. Mi ha spiegato alcune cose davvero molto interessanti.”
“Spero che non stia per tirare fuori scarpette di cristallo, zucche da trasformare in carrozze e topolini da sfruttare” lo interruppe Harry, battagliero, temendo che si sarebbe reso ridicolo davanti a tutto il Regno.
“Certo che no! Sono sempre stato contrario al maltrattamento degli animali” lo rassicurò Silente. “Ora, per prima cosa ti serve un vestito adeguato alla situazione.”
Il vecchio Duca agitò la sua bacchetta, pronunciò qualche parola strana che Harry non riuscì proprio a capire e, letteralmente per magia, il ragazzo si ritrovò vestito di un sontuoso abito di velluto blu, con tanto di camicia di seta bianca, gemelli di brillanti e lucidi stivali di pelle. Harry era sicuro di non essere mai stato tanto elegante, nemmeno quando i suoi genitori erano ancora vivi, né tanto scomodo.
“Molto bene” si compiacque Silente. “Là fuori c’è una carrozza che ti aspetta, con un conducente regolarmente stipendiato. Vai e divertiti!”
Il vecchio Duca si alzò in piedi e fece per andarsene, soddisfatto di se stesso e della sua opera.
“Aspetti, aspetti!” lo fermò Harry “Tutto qui? Non ha nient’altro da dirmi? Nessuna condizione? Nessuna regola che mi impone di tornare a casa per mezzanotte?”
“Certo che no! Che senso avrebbe andare via proprio quando la festa entra nel vivo?” rise Silente. “Ti aspetto al Castello, non tardare” e se ne andò.
Harry restò imbambolato per qualche minuto, prima di correre verso il bagno: quel vecchio pazzo lo aveva vestito senza prima permettergli di lavarsi. Harry sapeva che a quel punto non aveva scelta, Silente otteneva sempre ciò che voleva e quel giorno aveva deciso che quello che voleva era vederlo al ballo, ma non ci sarebbe certo andato sporco e sudato com’era.
 
Mezz’ora dopo aveva detto addio al sogno del bagno più caldo e più lungo della sua vita e si stava dirigendo in carrozza verso il Castello. Il tempo del bagno gli era servito, oltre che per chiedersi perché diavolo Silente si fosse fatto vivo solo quel giorno, se sapeva come veniva trattato dal suo tutore, anche per organizzare un piano. Si sarebbe fatto vedere da Silente per fargli capire che aveva seguito le sue istruzioni, avrebbe salutato Ron e Hermione se fosse riuscito a trovarli in mezzo a quella marea di gente, avrebbe aspettato il tempo di due balli giusto per salvare le apparenze con il Primo Ministro e poi se ne sarebbe tornato a casa. Aveva davanti una notte lunga e riposante e nessuno gli avrebbe impedito di godersela, beatamente addormentato nel suo letto.
La prima parte del suo brillante piano era stata eseguita alla perfezione. Aveva salutato, da lontano naturalmente, il vecchio pazzo, che gli aveva sorriso con gli occhi illuminati da uno strano luccichio, ed era andato alla ricerca dei suoi due amici. Era stato anche tanto bravo da riuscire a evitare che il suo tutore lo vedesse, quando aveva sollevato lo sguardo dalla nobildonna a forma di botte con la quale stava parlando. Evitare Vincent e Gregory, invece, era stato molto semplice: tutto quello che aveva dovuto fare era stato tenersi il più alla larga possibile dai tavoli del buffet.
Hermione lo vide prima che lui fosse riuscito a scorgerla in mezzo alla folla. Gli fece come al solito un mare di raccomandazioni, si fece promettere che gli avrebbe raccontato tutto quello che gli era successo quella sera, approvò incondizionatamente il suo piano, dandogli anche dei preziosi consigli sulla planimetria del Castello per evitare che invece di arrivare a casa finisse nelle segrete sotterranee, e poi tornò dalla Contessa McGranitt. Considerando che ottimo partito fosse, nonostante non avesse nemmeno una goccia di sangue nobile nelle vene, aveva deciso che per lei sarebbe stato molto più sicuro passare la serata letteralmente attaccata alle gonne della sua benefattrice. In effetti, fino a quel momento, nessun pretendente aveva avuto il coraggio di avvicinarsi. Quando glielo disse Hermione non sembrava molto contenta e Harry pensò di sapere di quale dei tanti giovani dal sangue blu sentisse la mancanza.
Harry salutò Hermione e andò alla ricerca di Ron. Lo trovò con il resto della sua famiglia e, prima che loro lo potessero vedere, riuscì a tirarlo in disparte. Anche Ron, come Hermione, si preoccupò per lui e per quello che avrebbe potuto fargli Piton se lo avesse scoperto lì, ma quando Harry gli spiegò del suo piano gli confessò che avrebbe tanto voluto potersene andare anche lui. A quanto pareva, sua madre, la Marchesa Molly, visto il grande successo che si era dimostrato il matrimonio del suo primogenito, aveva deciso che anche gli altri figli avrebbero dovuto felicemente accasarsi. Harry gli suggerì di convincerla ad andare a salutare Hermione e la Contessa McGranitt e Ron sembrò apprezzare l’idea, a giudicare dal sorriso sognante che gli comparve sulle labbra. Si salutarono con la promessa di incontrarsi presto per raccontarsi come fosse andato il resto della serata e Harry si allontanò per uscire in giardino.
Aveva appena trovato una panchina abbastanza isolata sulla quale crollare seduto, quando un rumore improvviso alle sue spalle lo fece sobbalzare. Si girò di scatto e si ritrovò davanti il Principe Draco in persona, che lo guardava come se lo stesse soppesando.
“Tu!” disse il Principe, indicandolo con un dito.
Harry si girò, per assicurarsi che non ci fosse nessun altro lì e Sua Altezza Reale stesse parlando proprio con lui.
“Sì, proprio tu” confermò lui e, senza aspettare altro, gli si avvicino e lo prese tra le braccia, baciandolo come se ne andasse della sua stessa vita.
Harry fu talmente sorpreso dal suo gesto che non riuscì in alcun modo a reagire. Quando il Principe si staccò da lui si limitò a guardarlo a bocca aperta con la stessa espressione vuota che aveva Gregory quando guardava una colonna di numeri. Le persone che avevano tutto a un tratto affollato quell’isolato angolo di giardino, invece, in seguito avrebbero giurato e spergiurato che il suo era lo sguardo di un uomo profondamente innamorato.
“Non sapete cosa significa la parola intimità?” sbottò Sua Altezza Reale al loro indirizzo. “Sparite e lasciateci soli!”
Harry dovette ammettere che la sua espressione e il suo tono di voce erano notevoli, promettevano terribili ripercussioni per chiunque fosse stato tanto stupido da non eseguire i suoi ordini all’istante. Non c’era da stupirsi che quella mandria di guardoni fosse scappata via terrorizzata. A quel punto, però, Harry pensava di avere diritto a qualche spiegazione.
“Si può sapere che diavolo pensavi di fare?” quasi gli urlò contro, mettendo senza alcun riguardo da parte le sue buone maniere.
“Come osi…” iniziò il Principe, irritato d tanta sfrontatezza, ma qualcosa che aveva evidentemente visto sul suo volto lo costrinse a interrompersi. “Sfregiato?” esclamò, puntandogli di nuovo il dito contro, questa volta verso la cicatrice che gli ornava la fronte.
“Per niente felice di averti rivisto, Principino Furetto. Ora, se permetti, me ne vado” e fece per allontanarsi.
“Fermo lì” lo bloccò il Principe.
“Senti” iniziò Harry, ma qualunque cosa avesse voluto dire si perse nella calda bocca di Draco.
“Che cosa…” esalò quando si staccarono per riprendere fiato, ma di nuovo venne interrotto dalle labbra del Principe che si posavano sulle sue.
Alla fine, senza nemmeno sapere come, si ritrovò completamente sdraiato sulla panchina, con Draco steso sopra di lui che affondava con entusiasmo la lingua nella sua bocca e gli esplorava con scrupolo ogni centimetro di pelle a cui riusciva ad arrivare. Lo strano incantesimo creato dalle sue labbra si spezzò quando Harry sentì il rintocchi del Grande Orologio posto sulla torre più alta del Castello che battevano la mezzanotte.
“Accidenti” si riscosse, spingendo Draco per riuscire ad alzarsi “devo andare.”
Sua Altezza Reale, però, non sembrava molto propenso a interrompere il piacevole interludio nel quale erano impegnati.
“Guarda che la fuga a mezzanotte è ormai inflazionata, Sfregiato” gli fece notare seccato, mentre lo afferrava per un polso per evitare che si allontanasse. “Hai paura che la carrozza si ritrasformi in zucca?” lo derise.
“No, ho paura di non riuscire a dormire abbastanza prima di dovermi alzare per preparare la colazione. Non tutti sono degli sfaticati come te, Principino Furetto” rispose stizzito, cercando inutilmente di liberare il braccio dalla sua presa per potersene andare.
“Cos’è? Hai dato il giorno libero ai camerieri?”
“Sono io il cameriere” gli rispose sempre più seccato. “Quindi ora lasciami andare.”
“Sei un Conte, cosa vuol dire che fai il cameriere?”
Draco non solo non aveva nessuna intenzione di liberarlo, ma gli diede uno strattone che lo costrinse a riavvicinarsi a lui e se lo fece sedere sulle gambe.
“Senti, non credo che tu voglia veramente sapere…” provò Harry.
“Spiega!” gli intimò Sua Altezza Reale, altezzoso come si conveniva a un Principe, deciso a scoprire cosa gli voleva nascondere.
Harry si arrese, nella speranza di concludere in fretta qualunque cosa stesse succedendo tra loro, e con poche parole gli riassunse quella che era stata la sua vita da quando i suoi genitori erano morti. Alla fine, Draco si limitò a mormorare un “Interessante!” e a rovesciarlo ancora una volta sulla panchina per riprendere da dove era stato interrotto.
“Ehi!” protestò Harry.
“E va bene, d’accordo” si arrese il Principe. “Facciamo le cose per bene così poi possiamo andare a infrattarci in qualche posto più comodo e meno umido di una panchina da giardino.”
“Le cose per bene? Infrattarci?!” quasi urlò Harry, che all’improvviso si trovò di nuovo in piedi e trascinato verso il Castello.
“Esatto” confermò Draco. “Prima di tutto darò l’annuncio del nostro fidanzamento, poi ci esibiremo nella danza di rito e finalmente potrò sbatterti in un letto morbido.”
“No!” si indignò Harry, puntando i piedi e costringendo anche Draco a interrompere la sua marcia.
“Perché no?” chiese lui, stupito e pure un po’ offeso da un tanto veemente diniego.
“Perché non ci conosciamo nemmeno!” esplose Harry.
“Primo” Draco iniziò a contare sulle dita della mano libera, con un sospiro teatrale “ci conosciamo da prima ancora che imparassimo a camminare. Secondo, a me serve uno sposo nobile e a te serve qualcuno che ti liberi dal tuo tutore. Terzo, e più importante, mi eccita da morire baciarti” e gli diede una dimostrazione pratica, giusto per rafforzare il concetto.
“Va bene, ha un senso” fu costretto ad ammettere Harry, appena ritrovò la voce e la ragione quel minimo necessario per poter articolare qualche breve frase di senso compiuto. “Ma se poi non andassimo d’accordo?” chiese ancora.
“Harry” rispose Draco, con il tono di voce che usava solitamente per spiegare ai sui servi idioti quanto era incredibilmente semplice apparecchiare il tavolo da pranzo con dei colori che si abbinassero a quelli dei suoi vestiti “nel Castello ci sono duecentotrenta stanze che possiamo usare per evitarci durante il giorno, nella remota ipotesi in cui non riuscissimo a convivere civilmente. Tanto di camera da letto ce ne basta una sola.”
“Oh” fu tutto ciò che riuscì a dire Harry, sopraffatto al pensiero della fatica che si doveva fare per pulirle tutte, quelle stanze.
Appurato che, almeno per il momento, non sembravano esserci altre eccezioni al suo geniale piano, Draco riprese a trascinare il suo novello fidanzato verso il salone del Gran Ballo. Una volta giunto a destinazione si diresse spedito verso il trono per dare la bella notizia ai suoi genitori.
“Padre, Madre” si annunciò con un inchino, imitato da Harry “vorrei presentavi il Conte Harry Potter di Godric’s Hollow, l’uomo che ho scelto come mio sposo.”
Re Lucius si limitò a un formale cenno di accettazione con il capo, senza smettere di squadrare dalla testa ai piedi il suo futuro genero, apprezzandone il titolo e la cospicua dote che avrebbe portato nelle casse reali. La Regina Narcissa si alzò e diede un bacio sulla guancia ai due ragazzi, facendo arrossire Harry, a dimostrare che era d’accordo con la scelta fatta dal suo adorato bambino.
Quando il Re diede la notizia ai nobili riuniti nella sala, Harry fece una gran fatica a trattenere le risate di fronte all’espressione di Piton, le cui labbra non avrebbero potuto essere più arricciate nemmeno se avesse mangiato una cassa intera di limoni. Vincent e Gregory lo fissarono a bocca aperta per circa cinque secondi, poi ricominciarono a mangiare  ancora più velocemente di prima, per sfogare la delusione. Silente, in qualità di Primo Ministro, fu il primo ad avvicinarsi ai due novelli fidanzati per porgere loro gli auguri e, nel farlo, strizzò l’occhio a Harry e gli rivolse un sorriso enorme e uno sguardo luccicante che convinsero Harry di essere stato fregato.
Hermione e Ron gli si avvicinarono titubanti e Hermione ebbe il coraggio di chiedergli, davanti a Draco, se fosse sicuro della sua scelta. Harry apprezzò molto la dimostrazione di affetto, Draco un po’ meno e ci mancò poco che le ringhiasse contro. Tranquillizzata dalle rassicurazioni di Harry, e dal fatto che Draco sembrava non riuscire a smettere di sbavare mentre guardava il suo migliore amico, diede una gomitata a Ron e lo costrinse a rivelare che sua madre e la Contessa McGranitt si erano più o meno accordate sul loro fidanzamento.
Draco non resistette nemmeno fino alla fine delle congratulazioni e decise che il ballo di rito non era poi una cosa così importante. Salutò i suoi genitori che lo guardavano orgogliosi, agguantò il suo futuro sposo e lo trascinò via. Destinazione: il suo letto, morbido, comodo e perfetto per stenderci Harry.
Al Castello li rividero solo il giorno dopo, nel tardo pomeriggio. Sembravano provati ma, senza alcun dubbio, felici e contenti.
  
   
 
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