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Autore: Junko    20/04/2011    3 recensioni
[Flippy/Splendid + Altri]
Lo odiava, il sangue. Odiava la violenza. Tanto più la guerra.
E pensare che lui in guerra c’era anche stato; ed era a causa di essa, se ora si ritrovava in quella situazione di semi-instabilità mentale, e se ogni giorno doveva imbottirsi di psicofarmaci per tentare di sedare il suo lato cruento. In realtà, Flippy possedeva una natura gentile e tranquilla; il che era un controsenso.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 2


Splendid era rimasto solo all’interno della camera.
Il phon ormai spento, dimenticato sulla scrivania non scottava più.
Il ragazzo era occupato nella ricerca di un libro; se ne potevano trovare sparsi un po’ ovunque all’interno della stanza condivisa: sul comodino, sulla scrivania. Qualche volta persino sul pavimento.
< Secondo volume…no. > Scartò il tomo, gettandolo sul proprio letto.
< Questo… > Rigirò tra le mani un vecchio libro. < Nemmeno. > Sentenziò, facendolo finire allo stesso modo del precedente.
Smise di rovistare tra i volumi accatastati sulla scrivania, guardandosi attorno, distratto. Di lì a poco sarebbero cominciate le sue lezioni, e lui avrebbe dovuto recarsi in sede per seguirle.
Ma probabilmente, quella mattina la concentrazione sarebbe venuta largamente a mancare: non riusciva a togliersi dalla testa lo strano comportamento di Flippy di poco prima. Ma che gli era preso?
Splendid, ormai da tempo, era abituato ai suoi improvvisi cambiamenti di personalità, ai suoi scatti di violenza; ma non a questo. L’aveva visto schizzare fuori dalla camera, aveva sentito i suoi passi rapidi divenire sempre più distanti. E non aveva fatto nulla. Non aveva nemmeno provato a seguirlo, da tanto era stato colto alla sprovvista. E pensare che fino a pochi istanti prima, il compagno sembrava perfettamente tranquillo. Allora perché?
Si passò una mano tra i capelli, serio, pensieroso. Come se la situazione non fosse già abbastanza demotivante, non riusciva nemmeno a trovare l’unico libro necessario all’imminente lezione.
Ripensò a Flippy. Forse stava dando troppo peso all’intera faccenda.
Cercò di distrarsi, tornando alla ricerca del volume disperso.
Ormai, aveva guardato praticamente dappertutto, e quindi decise di tentare nell’unico posto ancora inesplorato: sotto ai letti.
Il disordine era spesso di casa in quei vecchi dormitori, e non c’era da sorprendersi se ogni tanto qualcosa finiva in posti del genere.
Si mise quindi a gattoni accanto al suo, abbassando la testa fino a potervi guardare sotto, arrivando a sfiorare il pavimento con i capelli. Nulla. Solo penombra e un po’ di polvere. Si sporse allora verso quello del compagno. Nulla di nuovo.
Fece per rialzarsi, quando, per una frazione di secondi, un lieve riflesso metallico catturò la sua attenzione, trattenendolo. Proveniva da sotto al letto di Flippy.
Splendid rimase fermo per un istante. Aveva come una strana sensazione al riguardo, una sorta di sinistro presentimento. Tentennò, ma prima che potesse compiere anche solo la minima azione, prima che potesse infilare la sua mano alla ricerca di qualcosa, un rumore inaspettato richiamò nuovamente la sua attenzione: era un messaggio al cellulare.
Si alzò da terra.  Proveniva da dentro al cassetto del piccolo comodino. Lo aprì cautamente, facendo oscillare la tazza di caffè non finito, che dal giorno prima si era ritagliata un posto fisso in mezzo ai libri.
Ne estrasse il suo telefono rosso, soffermandosi a leggere il messaggio. Nulla di rilevante.
Cacciò il cellulare in tasca; stava per richiudere il cassetto, quando, seminascosto da dei fogli, vi notò il volume che da una ventina di minuti a quella parte stava mettendolo in seria difficoltà.
< Ecco dov’era! > esclamò sollevato, prelevando il libro giallognolo dall’interno del cassetto.
Strano che un volume destinato allo studio fosse infilato in un posto de genere, normalmente non ce ne metteva mai.
Decise comunque di non porsi il problema, e svelto lo infilò nella sua tracolla da scuola, richiudendone l’amplia cerniera. Era pronto ad abbandonare il dormitorio per dirigersi in sede.
 
Le volte in cui Splendid si recava al di fuori della sua stanza, finiva immancabilmente per far scattare una sorta di rutine all’interno del college. Infatti, ogni studente che incrociava i suoi passi s’interrompeva all’istante  per potergli rivolgere un saluto, o un semplice sorriso. Al suo passaggio parevano tutti come ipnotizzati.
Questo perché, Splendid, non era uno studente comune, uno come tutti gli altri. Lui rientrava in quella categoria di persone che vantavano una sorta di posto d’onore all’interno della società. Era infatti ritenuto un eroe, di quelli che si vedono nei film, o nei fumetti, ed era in grado di fare cose che gli altri potevano solamente immaginare.
Non c’era persona all’interno dell’istituto che non conoscesse il suo nome. Lui, dal canto suo, tendeva a riempirsi d’orgoglio nel sentirsi tanto indispensabile e benvoluto.


< Buongiorno, Splendid! > Una ragazza sconosciuta lo salutò nel passare. L’ennesima studentessa. Era in compagnia di un’altra ragazza più bassa, che lo fissava insistente.
< Buongiorno ragazze! > Sorrise, accennando un saluto con la mano, mentre si allontanava a passo cadenzato.
Splendid non vi prestò comunque troppa attenzione, proseguendo per la sua strada.
 Sorrideva ai passanti, salutava apparentemente allegro, ma in realtà un pensiero fisso lo turbava. Non riusciva a togliersi di mente li bizzarro comportamento di Flippy.
Avrebbero avuto lezione insieme quella mattina ma Splendid aveva come il presentimento che, in casse, il compagno, non si sarebbe fatto vedere.

 
                                                                          *******

 
Un piacevole venticello estivo carezzava i suoi capelli, ancora leggermente inumiditi. Il profumo di resina fresca era inebriante, e se non altro, riusciva a farlo rilassare almeno un po’. Flippy sostava ancora all’ombra di quel grande pino, svuotato della voglia d’alzarsi.
Aveva leggermente perso la cognizione del tempo a forza di pensare e, con molta facilità, la lezione che avrebbe dovuto seguire quella mattina doveva essere già iniziata da svariati minuti. Pazienza. Tanto non intendeva affatto recarsi in sede. Sospirò. Si sentiva un perfetto idiota. Non sarebbe dovuto scappare via così, non di nuovo. Chissà cosa aveva pensato, Splendid, nel vederlo sparire all’improvviso.
Si morse un labbro, coscienzioso del fatto che, una volta rientrato al dormitorio, il compagno avrebbe voluto come minimo sapere il motivo del suo gesto.
Aveva “una cosa da fare”? Che scusa patetica.
Chiuse nuovamente gli occhi. Le voci soffuse, in lontananza non erano cessate per niente. Ma in mezzo ad esse, ora spiccava un altro rumore, qualcosa di nuovo, di diverso. Un suono basso, ritmico, che si faceva strada verso di lui. Rumore di passi.
Quel dettaglio lo costrinse a riaprire gli occhi.
< C-ciao…Flippy… >
A forse tre metri di distanza da lui, ferma in piedi, sostava una ragazza. I suoi lunghi capelli rosso acceso, spruzzati di forfora, facevano risaltare il candore della sua pelle. Portava una maglietta leggera, dalle maniche decisamente troppo lunghe per quelle esili braccia. Stretto a sé, saldamente, reggeva un vecchio libro dagli angoli consumati.
La giovane gli rivolse un sorriso carico di timidezza, mentre nei suoi occhi marroni si poteva leggere chiaramente una sfumatura di timore, di esitazione. Come non sapesse bene nemmeno lei se accomodarsi accanto al ragazzo, o ripensarci e scappar via.
< Ah, Flaky. Ciao…>  Tentò di ricambiare il sorriso, cacciando via i pensieri negativi. Probabilmente non gli riuscì tanto bene.
Flaky strinse maggiormente a sé  il vecchio libro, senza muoversi di un millimetro. < C-come mai da queste parti…? C-cioè, non che ci sia qualcosa di male, è s-solo che non ti avevo mai visto vicino al dormitorio…delle ragazze, e…quello che i-intendo… > La voce le tremava. Dopotutto, come biasimarla? Erano passati circa tre mesi da quando Flippy aveva dato di matto in sua presenza. L’aveva anche ferita, con un coltello. Lei aveva gridato; aveva pianto terrorizzata, senza riuscire a muoversi. Fortunatamente era poi intervenuto Splendid. Come sempre.
Solo alcuni, all’interno del college, erano a conoscenza della situazione disturbata di Flippy. Flaky era una di questi.
< Diciamo che ci sono capitato per caso. > Flippy interruppe il monologo imbarazzato di lei, rivolgendole un sorriso cortese.
Flaky tentennò ancora qualche istante, dubbiosa sul da farsi. Poi, in un momento di coraggio ritrovato, sgattaiolò svelta accanto a lui, sedendosi a sua volta all’ombra del pino. Con la schiena poggiata al tronco, si voltò verso Flippy, poggiando il vecchio libro sul prato.
< Io invece vengo spesso q-qui… > Sorrise nervosamente. < A studiare… > La sua voce tremava ancora.
Flippy ebbe per un momento, come l’impressione di aver violato “il suo posto segreto” o qualcosa del genere.
< Allora non ti disturbo oltre…scusami. >
Fece per alzarsi, ma Flaky lo interruppe: < N-no, non…non sei di disturbo…affatto…! >
Il ragazzo si arrestò, tornando con la schiena poggiata al pino.
La risposta di lei sembrava sincera, non di circostanza, e questo lo incoraggiò a trattenersi ancora.
< Flippy…? >
< Sì? >
< Ecco, mi chiedevo s-se ti sentissi poco bene…mi sembri pallido. >
< Non è nulla, non preoccuparti. > Le sorrise ancora.
Flaky abbassò lo sguardo, forse poco convinta. Avrebbe voluto insistere, chiedere cosa non andasse…ma aveva troppa paura. Paura di un’ipotetica reazione di Flippy. Era così imprevedibile quel ragazzo; non si sapeva mai bene come comportarsi in sua presenza. Ma almeno una cosa la sapeva per certo, o per meglio dire; per esperienza: evitare i rumori eccessivamente forti.
Si scostò una ciocca rossa dal viso, in un gesto carico di tensione. L’attenzione della ragazza fu poi catturata dalla borsa di tela, di quelle sportive, che il giovane reggeva ancora saldamente in mano. Era rigonfia. Si domandò cosa mai potesse esserci, ma ovviamente non si azzardò a chiederglielo.
Flippy la notò. Quasi s’era scordato di portarsela ancora appresso. La sua intenzione iniziale era semplicemente quella di andare in lavanderia, senza farsi notare, per ripulire la giacca. Constatò che fosse meglio iniziare a farlo.
< Scusami, ora devo andare. > Si alzò in piedi. Flaky lo seguiva con lo sguardo, da un lato sorpresa, dall’altro sollevata che se ne andasse già.
< Ah. Allora b-buona giornata… > Sorrise nervosamente.
< Grazie. Anche a te. > Ricambiò il sorriso, questa volta un po’ meno forzatamente.
Si avviò quindi verso il suo dormitorio. Splendid doveva sicuramente trovarsi a lezione in quel momento, e ci sarebbe rimasto per le prossime due ore, quindi non avrebbe corso il rischio d’incontrarlo.
Attraversò il vasto parco, sotto il tiepido sole di quella giornata di maggio. Questa volta senza correre.
Una volta oltrepassato il portone d’accesso al dormitorio, prese le scale che portavano al piano interrato, quello adibito a lavanderia comune. Le percorse fino a giungere all’interno della grande stanza pavimentata a mattonelle bianche, accendendo la luce. Non c’era nessuno.
Pensò che fosse meglio così, avvicinandosi alla prima lavatrice, ed infilandoci la giacca appena estratta dalla borsa.
Ogni suono, in lavanderia veniva ampliato. Probabilmente perché al suo interno vi era scarsissimo arredamento, se paragonato alle dimensioni della stanza. Era grande. Forse anche fin troppo. E completamente bianca: pareti, mattonelle, lavatrici, tutto. L’unica fonte d’illuminazione, non essendoci finestre, era una lampadina che penzolava dal soffitto, con i cavi elettrici in bella vista.
Flippy finì di regolare la lavatrice, e aspettò, con le braccia incrociate al petto. Il rumore del macchinario risuonava a vuoto, ripetitivo. Forse un suono un po’ troppo alto per il ragazzo, ma non al punto da fargli  ricordare cose strane, cose che potevano fargli perdere il controllo.
Altre volte era stato in lavanderia, ma mai il rumore della lavatrice era stato un problema. Questo, probabilmente era anche dovuto ai farmaci che quotidianamente assumeva.
Anzi. Di lì a poco avrebbe dovuto prendere le sue pillole. Non poteva sgarrare, doveva ricordarsene ogni giorno. Da quando ne assumeva, i suoi attacchi di violenza erano notevolmente calati, ma ciò non stava certo a significare che fosse guarito, e i fatti parlavano da soli; come la notte precedente. Ancora non riusciva a ricordare cosa avesse fatto, o dove fosse stato. Con chi? E come mai nessuno si era accorto di nulla, nemmeno quel tanto decantato eroe di Splendid?
Il “bit” della lavatrice che terminava il ciclo di lavaggio, li fece abbandonare quei cupi pensieri.
Flippy la aprì, introducendo il braccio nel cestello ed estraendone la giacca bagnata. Le tracce di sangue erano state lavate a dovere. La rigirò un po’ tra le mani, giusto a controllare che fosse effettivamente pulita. Sembrava a posto.
Si avviò quindi verso l’uscita della lavanderia: sarebbe dovuto tornare controvoglia nella sua camera, era ora che assumesse i suoi medicinali.
Si augurò con tutto se stesso di non ritrovarci Splendid. 
  
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