Parte seconda.
Hai gli occhi di ieri e le stesse mani,
quelli che scorgevano mondi segreti,
quelle che sapevano narrarli.
Diverso è il racconto, tuttavia, e non incanta più.
Il motivo, oh, lo conosciamo bene.
Quante volte ce lo siamo bisbigliati con timore,
quante volte, nelle sere e nei giorni a condividere vite
ne abbiamo avuto paura?
Non è servito a niente, mio fragile amico.
Non è servito a fermare il tempo,
a renderlo più gentile,
non è bastato aggrapparti con forza
all'ultimo barlume del sogno.
Troppo grande la vita, e impietosa.
Troppo veloci le ore che non sanno attendere,
la sabbia che scivola,
le ombre notturne e amiche
che al risveglio s'offuscano nel ricordo.
E non sai ingannarti, questo lo so,
non hai neppure favole da raccontarti.
Resti
e io vado
lungo la strada che si diparte al di là del naso.
Spazio autrice.
Siccome - maledizione! - non riesco a scrivere quel dannato capitolo, e siccome - grazie agli dei - la mia vena creativa trabocca, scrivo di altro - e sia clemente Benedetto Croce.
Un ringraziamento di cuore lo faccio a Cabol e Tristano perché con le loro recensioni e lo scambio di qualche opinione, con le loro voci sconosciute e tuttavia vicine, mi hanno veramente tirato su in questo eccesso di creatività che non so dove mettere.