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Autore: Martin Eden    21/04/2011    0 recensioni
Ciao a tutti!! Sono nuova in questo sito ma ormai scrivo da anni e ho sempre avuto la curiosità di sapere che ne avrebbero pensato dei lettori esterni. Questa è la prima di una lunga serie... :))
Da sempre appassionata di Signore degli anelli e simili, vi regalo una storia che parla di tante cose: di guerra...di avventura....e di amore! Ovviamente con i nostri beniamini...che si ritroveranno loro malgrado a combattere fianco a fianco con un singolare personaggio, di cui nemmeno sapevano l'esistenza.Leggete e divertitevi!! Commenti, messaggi e recensioni sono ben accetti. Grazie!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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2 – Non più nove...

 
La Compagnia camminò con le mani in alto per un lungo tratto; Aragorn aveva sulle spalle Lego-las, che ancora non era riuscito a rendersi conto della brutta situazione: intuiva solo il fatto di avere incontrato qualcuno che assomigliava alla sua gente.
Dopo un paio di miglia, la ragazza con gli occhi azzurri si fermò e balzò giù dai rami: spostò due cespugli che nascondevano un passaggio e ordinò di sbendare i prigionieri: e davanti agli occhi di tutti apparve un villaggio costruito sugli alberi.
- Benvenuti a Starlight!- esclamò la sconosciuta: solo allora Gimli ebbe modo di osservare un sorriso ironico che mostrava due acuminati canini da orco.
- Benvenuti?! Non ne usciremo vivi!- borbottò il nano tra sè e sè.
I combattenti li condussero davanti a un albero che aveva una scala: quindi dis- sero alla Com-pagnia di salire. Nessuno oppose resistenza.
La ragazza con gli occhi azzurri fu l'unica a non usare i comodi pioli: si arrampicò in un battibale-no fino alla cima dell'albero, per poi aspettare pazientemente i prigionieri.
Una volta che li ebbe condotti nella prigione, li sistemò in una cella qualunque, aiutata da alcune robuste guardie; ma prima di chiudere la porta, ordinò di togliere Legolas dalla schiena di Ara-gorn. L'elfo fu chiuso nella cella di fronte a quella della Compagnia, e posto su una spacie di letto fatto con foglie larghissime.
Ci volle l'intervento di Gandalf per tenere calmo Aragorn:
- Che cosa vorranno mai fargli?- domandò l'uomo una volta che le guardie si furono allontanate  - Non sembrano gente capace di pietà.-
- Io non direi..- disse Boromir- ho notato come quella ragazza guardava Legolas: c'era odio nei suoi occhi, ma...-
Attimo di pausa:
-..non so...mi è sembrato che lo guardasse anche con una punta di commozione..forse di pietà.-
- Sì, certo...un mezzano che prova un sentimento diverso dalla rabbia per elfo di pura razza! Sa-rebbe come un gatto e un topo che si danno la mano.- Gandalf si sedette per terra osservando cupo la cella di fronte alla propria. Legolas respirava a fatica:
- Non possono lasciarlo morire così!- Aragorn prese a passeggiare su e giù- Non possono..-
- Possono purtroppo: in questa situazione hanno loro il coltello dalla parte del manico. Siamo in una loro città: possono fare tutto ciò che vogliono...-
Era una crudele verità e non c'era nulla da fare. Gandalf sapeva quanto erano amici Aragorn e Legolas (decenni, forse?), tuttavia non poteva alleviargli la pena, e si limitava a osservare gli e-venti, impotente.
D'un tratto si sentì aprire una porta, molto probabilmente quella d'ingresso: la stessa ragazza che li aveva condotti nella prigione apparve nel corridoio assieme ad altre due guardie.
Queste ultime si portarono via le armi dei prigionieri, ammassate in un angolo, mentre la ragazza entrò nella cella di Legolas:
- Ehi, che diamine vuol fargli?- Aragorn s'infervorò ancora di più vedendo la sconosciuta inginoc-chiarsi vicino all'elfo. Ma Gandalf gli posò ancora una volta la mano sulla spalla:
- Aspetta un secondo: non è detto che abbia cattive intenzioni. L'avrebbe già ucciso se così fos-se...-
Infatti la ragazza non aveva con sè niente che potesse ferire Legolas: per un po' studiò il prigio-niero, poi chiuse gli occhi, la sua mano si appoggiò dolcemente sulla ferita.
L'elfo tentò di allontanarla, ma una strana forza lo immobilizzava; dal medaglione a forma di stella che la ragazza aveva al collo scaturì una potente luce azzurrognola. La stessa luce com-parve anche sotto la mano della sconosciuta; quando lei tolse la mano, al posto della ferita restò un'impronta azzurra del palmo, che piano piano scomparve, e con essa il taglio sulla spalla del-l'elfo. Legolas si ritrovò a respirare di nuovo normalmente, si sentiva bene, come se nessuna spada l'avesse mai colpito: aprì gli occhi, mentre lo trascinavano e lo scagliavano in un'altra cel-la.
- Legolas, ma che ti ha fatto?- Sam fu in un attimo vicino all'elfo.
- Credevo mi volesse uccidere, invece non l'ha..non...-
- Guarda! La tua ferita è scomparsa!-
Infatti sulla spalla sinistra di Legolas non c'era più nessun graffio, nessuna cicatrice:
- Ha usato i poteri curativi di cui è dotata per guarirti...- disse con calma Gandalf dal suo angolo.
- Come? Perchè? Da quello che ho potuto sentire sembrava un mezzano. Non odia forse anche lei gli Elfi di pura razza?-
- Sì, penso li odi...però ricordo di aver letto da qualche parte che, secondo le loro leggi, non si può uccidere un prigioniero ferito..o una cosa del genere..-
- Allora è solo questione di tempo, è così che vuoi dirci Gandalf? Ci ammazzeranno lo stesso?- domandò Sam.
- A meno che non possiamo tornare loro utili..-
- E come? Ci hanno tolto persino le armi!-
Mentre nella cella dov'era rinchiusa la Compagnia si accendeva una discussione, in una stanza poco distante la ragazza dagli occhi azzurri era piegata su una spacie di tavolo decorato: si stava mangiando le unghie dei pollici.
Pensava che cosa dovesse farsene dei prigionieri: ucciderli, sì l'avrebbe fatto, forse..ma prima doveva ottenere da loro una qualche informazione.
Non era possibile che avessero varcato i confini di Starlight senza sapere a cosa andassero in-contro: con loro c'era un elfo, e ogni elfo che si rispetti conosceva la situazione dei Mezzani. Erano stati messi segnali di avvertimento ai confini, perchè l'elfo non aveva avvisato i propri amici del pericolo? Perchè quella gente dovevano recarsi a est, a Mordor con un Anello carico di energia o-scura?
- Portami qui un prigioniero per favore..- chiese alla fine la ragazza a una guardia: glielo chiese gentilmente, nessuno era un vero capo a Starlight.
- Te ne porto uno subito..- la sentinella si stava già dirigendo verso la prigione, ma la ragazza la fermò:
- No, aspetta...: portami l'elfo puro..- le disse.
La guardia obbedì: si diresse verso la cella dove era rinchiusa la Compagnia, prese le chiavi e prese Legolas per le braccia, conducendolo fuori. Aragorn tentò di impedirlo, ma fu fermato da altre due guardie ancora prima di essere riuscito a muoversi.
La sentinella, con le possenti braccia da orco, condusse Legolas nella stanza dove la ragazza lo stava pazientemente aspettando: qui, lo costrinse a sedere su una sedia davanti al tavolo e si allontanò, brandendo l'arco e puntandolo dritto alla gola del prigioniero.
L'elfo si fece piccolo piccolo, senza armi si sentiva davvero perduto:
- Dunque, tu saresti uno dei componenti di quella bizzarra Compagnia, vero?- gli domandò la ragazza con gli occhi azzurri.
Legolas annuì, senza parlare, anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo:
- E se ho capito bene sareste diretti a Mordor, con un Anello carico di malvagità, giusto?-
L'elfo annuì di nuovo:
- Non avete visto dunque segnali prima di incontrare noi?-
Questa volta Legolas rispose di no:
- COME NO?!!- la ragazza puntellò la mani sul tavolo, ergendosi in tutta la sua statura- Non li a-vete visti? Dovete essere proprio ciechi!!-
L'elfo si preoccupò: la cose stavano mettendosi male per lui e per gli altri.
Proprio in quel momento, dalla porta entrò un mezzano che assomigliava a un orco:
- Lilian, devo dirti una cosa..- esordì guardando l'elfo con disprezzo- il Salice Magico è stato di nuovo divorato dai tarli..-
- Cosa? Ma è il terzo anno!!! Allora anche questa volta..-
- Sì, non abbiamo potuto costruire segnali indistruttibili per il confine Ovest..-
Ora Lilian capiva un po' di più: ecco perchè la Compagnia che aveva catturato  da quelle parti non si era accorta di essere entrata nel territorio dei Mezzani!
- Ehi tu..- la ragazza si rivolse di nuovo a Legolas- Sei sicuro di non esserti accorto di aver var-cato i nostri confini?-
L'elfo rispose ancora una volta di no, nonostante la freccia della guardia fosse ancora puntata alla sua giugulare. La ragazza disse alla sentinella di lasciare perdere, ma il mezzano che assomiglia-va ad un orco prese Legolas per il bavero:
- Come fai a fidarti di un miserabile elfo? Hanno le lingue biforcute come non mai!!-
- Mettilo giù Syrio. Questa volta, abbiamo torto noi...-
Per un attimo a Legolas parve che negli occhi del mezzano comparissero due tizzoni ardenti, ma quello lo lasciò andare, e se ne andò sbattendo la porta:
- Syrio non ha molta pazienza con gli ospiti indesiderati...- spiegò Lilian all'elfo mentre lo accom-pagnava alla cella dei suoi amici.
Una volta giunta davanti ad essa, prese le chiavi e aprì la porta:
- Noi Mezzani abbiamo commesso un deplorevole errore. Siete liberi con tante scuse...- si fece da parte per lasciare passare Gandalf e gli altri.
- Siete perdonati: piccoli errori capitano a tutti...- affermò il mago.
- Ma devo chiedervi comunque di lasciare subito Starlight; se volete andare a Mordor prendete la via a sinistra al primo incrocio fuori dai cancelli della città..- la ragazza diresse uno sguardo elo-quente a Frodo; poi condusse la Compagnia verso la stanza dove erano state riposte le loro armi.
Problema: bisognava convincere Syrio, era lui il custode.
- Questi signori devono andare a Mordor: penso che sia giusto restituire loro le armi, Syrio...- Lilian parlò con una voce grave ed insolita.
- E chi ti dice che invece non le usino contro di noi? Sai quante vittime per il nostro popolo po-trebbe fare un arco nelle mani di un elfo puro?- il custode lanciò un'occhiataccia a Legolas- E' meglio non ridargliele; e poi andremmo anche contro le regole..-
- Ma le regole non parlano di casi come questo: fatti da parte, Syrio..-
Il mezzano si alzò dalla sedia e si avvicinò a Lilian: la guardò come se dovesse incenerirla da un momento all'altro, poi si avviò a prendere una spada e due pugnaletti.
- Questa è la spada che abbiamo trovato addosso a quell'uomo..- Syrio indicò Aragorn- e questi sono per i piccoletti; il vecchio ha il suo bastone magico. Credo bastino...-
- No, per un viaggio a Mordor occorre anche tutto il resto..-
- No, Lilian, nessuno darà altre cose agli stranieri...-
- Syrio, dammi quelle armi...- la ragazza ora sibilava dalla rabbia. La situazione stava diventando pericolosa per tutti quanti: infatti dopo avere preso la spada di Aragorn e i due pugnaletti, Gan-dalf e gli amici si allontanarono in fretta.
Anche Lilian indietreggiò, uscì dalla stanza senza distogliere lo sguardo da Syrio; poi chiuse la porta e si allontanò immediatamente, in tempo per schivare due asce conficcatesi nella porta.
La Compagnia, sbalordita nel vedere tanta destrezza, non indugiò a seguire la ragazza quando lei li condusse fuori dalla prigione:
- Non posso fare di più: con Syrio è quasi impossibile parlare o ottenere qualcosa. Addio!- tirò una corda e la Compagnia scivolò giù fino alla base dell'albero.
- Che modi, accidenti!- borbottò Gimli mentre tentava di rimettersi in piedi.
Gandalf non perse tempo a chiaccherare: s'incamminò con andatura sostenuta verso i cancelli di Starlight, seguito da tutto il resto del gruppo.
Si sentirono degli schiamazzi provenire dalla prigione, ma nessuno ci fece tanto caso: evidente-mente, Lilian e Syrio stavano ancora litigando.
Dopo poco la Compagnia superò i cancelli, al primo bivio voltò a sinistra; ma l'umore dei compo-nenti non era certo dei migliori:
- Come si fa a lasciare disarmati dei viaggiatori diretti a Mordor?- si lamentò Boromir- Sono si-curo che nemmeno un elfo mezzano s'incamminerebbe verso quel luogo senza un adeguato e-quipaggiamento!-
- Me ne rendo conto, ma devi capire che non potevamo fare altro; e nemmeno quella ragazza po-teva fare altro..- disse con aria stanca Gandalf.
- Sì, ma...- e Boromir sparì inghiottito dalla terra.
Il resto del gruppo si avvicinò, e vide, dentro una larga buca, il povero uomo che si dimenava come pochi:
- Lo sapevo, lo sapevo che non dovevamo fidarci dei Mezzani! Fatemi uscire di qui!!- urlava iste-ricamente.
Aragorn e Legolas cercarono di aiutarlo: calarono una fune che Sam aveva portato con sè, e così Boromir potè finalmente ricorrere a un comodo appiglio.
Proprio a metà della sua "scalata", si udì uno scalpiccìo di zoccoli e poco dopo si avvicinò una bel-la ragazza in groppa a un destriero: non era la stessa che li aveva fatti uscire dalla prigione; era veramente carina.
Legolas, affascinato, lasciò improvvisamente la corda; Aragorn non riuscì a controbilanciare da solo il peso di Boromir, e cadde nel buco con l'altro suo amico, con un grido di sorpresa.
L'elfo non se ne curò affatto; anzi, si avvicinò deciso alla sconosciuta e le chiese gentilmente di cosa avesse bisogno.
Lei non rispose: spinse un sacco giù dalla groppa del cavallo e gli consegnò una piccola lettera. Poi si allontanò, così com'era arrivata.
- LEGOLAS!!! MA DOVE DIAVOLO TI SEI CACCIATO?? VIENI A TIRARCI SU!! TI SEI RIMBAMBITO PER CASO??- solo allora l'elfo si accorse delle grida di Aragorn e Boromir e, aiutato dagli altri compagni, si affrettò a farli risalire, mormorando un paio di scuse confuse e imbarazzate.
- E' che quella ragazza...-
- Legolas...- ribattè Aragorn, cercando di mantenere la calma- renditi conto che questo non è il momento più opportuno per guardare le belle ragazze....d'accordo?-
L'elfo diventò tutto rosso:
- Guardare?- ripetè- Io non la stavo guardando! Ero solo incuriosito..-
Aragorn scosse la testa, mormorando tra sè e sè che era meglio lasciare perdere.
- Nel sacco ci sono le nostre armi!- gioì Merry- Qualcuno deve avere convinto il custode a resti-tuircele!-
- Tenace la ragazza...- pensò Gandalf, ricordandosi le urla provenienti dalla prigione.
Legolas si rammentò della lettera, che nella confusione non era ancora stata aperta. Diceva:
Queste vi appartengano e spero non le usiate contro di noi. Buona fortuna per la vostra missione a Mordor: in un certo senso, anche noi ve ne saremo riconoscenti.
 
                                                                                                            Lilian
 
La ragazza con gli occhi azzurri, in un qualche modo, era riuscita a convincere Syrio:
- Vorrei tanto ringraziarla di persona..- mormorò Legolas.
- Forse ne avrai l'occasione: aspetta e...spera!- disse allusivo Gandalf mentre si rimetteva in marcia.
 
La Compagnia viaggiò tre giorni e tre notti per le terre sconfinate della Contea dei Mezzani: non incontrò altre brutte sorprese ad attenderla fra i boschi, anche se, ora che erano armati, gli amici non avevano grandi timori per la loro incolumità.
Quando il mezzodì del quarto giorno fu passato da un pezzo, i componenti della Compagnia s'im-batterono in quello che mai si sarebbero aspettati: stavano percorrendo tranquillamente il sen-tiero, quando, sulla destra di esso, udirono dei fruscii.
- Ah no! Questa volta i Mezzani non mi coglieranno impreparato!- esclamò il nano Gimli sfoderan-do la sua ascia.
Ma i rumori sommessi non tacquero, anzi aumentarono: non potevano essere mezzani, non si sa-rebbero mai fatti scoprire così incautamente.
- Abbiamo tempo per dare un'occhiata, Gandalf?- domandò Legolas al vecchio stregone.
- Perchè, che ti aspetti di vedere?-
L'elfo non rispose, si stava già avviando in mezzo ai cespugli con Aragorn alle calcagna: spostando un po' le fronde lì attorno, si poteva accedere a una piccola radura.
- Ehi, ma è....- esclamò Pipino nel vedere la sagoma della ragazza con gli occhi azzurri divinco-larsi per terra- Che cosa ci fai qui?-
D'un tratto Lilian alzò la testa piena di foglie per guardare gli indesiderati visitatori: ma invece di calmarsi nel vedere persone che già un po' conosceva s'im- paurì ancora di più e tentò di allon-tanarsi.
Fu allora che i membri della Compagnia poterono constatare che la gamba destra di lei, sangui-nante, era intrappolata tra i denti di una tagliola:
- E' ferita!- esclamò Legolas- Come avrà fatto a non accorgersi del pericolo? La sua vista dovreb-be consentirle di accorgersi di trappole come quella!-
Si avvicinò lentamente a Lilian, seguito da Aragorn; tentò di afferrare la tagliola, ma la ragazza non era del parere:
- Non avvicinatevi! Non avvicinarti!!- ruggì lei sguainando la spada corta che teneva alla cintura e agitandola. La sua voce era spaventata:
- Non temere, non ti vogliamo fare del male..- le disse Legolas avvicinandosi un po' di più: ma fu inutile, la ragazza lo costrinse a tornare sui suoi passi.
- Non mi fido di voi elfi puri, non mi fido di voi!!- continuava ad urlare lei- Allontanatevi, non ho bisogno di aiuto!!!- continuava imperterrita ad agitare la spada.
Prima che Legolas o Aragorn potessero avere il tempo di pensare qualcosa, da dietro i cespugli apparve Gandalf:
- Che è tutto questo chiasso? Che succede qui?- tuonò dirigendosi a grandi passi verso Lilian.
- Stai indietro! Non avvicinarti, o dovrò ricorrere alla forza!- gli gridò il mezzano, sfoderando la lunga asta che teneva legata alla faretra.
Il vecchio stregone la guardò negli occhi:
- Non lo faresti...non sei come tutti gli altri della tua razza. Non lo faresti...- la sfidò avvicinando-si ancora.
- Non un altro passo! Questa volta giuro che ti mando all'altro mondo!!-
- Calmati, vogliamo solo aiutarti, come hai fatto tu...-
- Non ho bisogno d'aiuto, faccio da sola. Andatevene tutti via!!-
Mentre la ragazza discuteva con Gandalf, distolse per un attimo l'attenzione dalle mosse di Lego-las.
L'elfo cercò gli occhi di Aragorn, che capì al volo le sue intenzioni e si avvicinò furtivamente alla ragazza ancora occupata a fermare l'avanzata di Gandalf.
In un attimo le fu alle spalle e la immobilizzò mentre Legolas apriva la tagliola e liberava la gam-ba della malcapitata.
Lilian strattonò la gamba dalla trappola e si trascinò indietro continuando a fissare spaventata la Compagnia, ma dopo aver percorso malamente circa una ventina di passi, andò a sbattere contro una parete rocciosa.
I nove sconosciuti continuavano ad avanzare verso di lei: non aveva più scampo.
- Pietà!! Pietà!- gridò appena vide con chiarezza che era perduta- Non fatemi del male, vi prego, pietà!!-
- Te lo ripeto ancora una volta, non vogliamo farti del male..- disse Aragorn con cautela- Non lo faremmo mai..- s'inginocchiò a pochi passi da lei.
- E' vero...stai tranquilla- anche Pipino s'avvicinò con cautela alla ragazza.
Lei nascose il viso fra le mani, fra le sue lunghe ciocche castane, implorando; la gamba le feceva male, molto male, e sanguinava abbondantemente.
- Stai tranquilla Lilian, vogliamo solo aiutarti: dimmi, preferiresti tornare alla tua città? Se vuoi uno di noi può accompagnarti..- le propose Gandalf, anche se sperava in cuor suo che lei rifiutas-se: in verità, non aveva tempo da perdere.
- Starlight? Starlight non esiste più..- piagnucolò la ragazza. I componenti della Compagnia la guardarono increduli:
- Sono venuti tanti orchi, tanti...e anche molte creature che noi non conoscevamo, un Nàzgul e lupi selvaggi. Hanno distrutto tutto..noi mezzani ci siamo salvati fuggendo e rinunciando all'onore del combattimento. Io ero inseguita da un orco, ma sono riuscita a liberarmi di lui: l'ho colpito nel collo con una freccia e lui si è accasciato a terra. Ma poi ho sentito delle altre voci, e ho avuto paura: ho cominciato a scappare e sono finita qui. I nemici non si sono accorti di me, per fortu-na...-
Mentre parlava, la ragazza tremava: faceva forse bene a raccontare la sua triste storia a quegli estranei?
- Capisco cosa provi...hai paura..anche di noi.- Gandalf le si avvicinò ancora di più- Gli orchi so-no stupidi e obbediscono agli ordini senza pensare. Ma noi non siamo orchi...-
Le poggiò una mano sulla spalla:
- Possiamo fare qualcos'altro per te? Ad esempio curarti?-
- No!!- la ragazza si sottrasse al suo gesto amichevole- Io non vi conosco, non mi fido!-
- Potrebbe venire con noi...- s'intromise Frodo mentre stringeva l'Anello al cuore: sapeva che lei sapeva.- Tanto è al corrente di tutto: dove andiamo e perchè ci andiamo. Non è così, Lilian?-
La ragazza accennò un sì con la testa ancora tremante. Frodo lanciò un'occhiata incerta a Gan-dalf e il vecchio mago rispose con un cenno d'assenso: pensava che un viaggiatore in più non poteva fare molta differenza; la ragazza, inoltre sembrava robusta e abituata ai lunghi viaggi, e poi, chissà, poteva addirittura tornare utile.
- Allora verrai con noi..- acconsentì lo stregone- Ma non puoi camminare per ora. Chi...?-
- Mi offro io!- propose Aragorn con cautela- Sempre che Lilian sia d'accordo...-
La ragazza annuì di nuovo: ripensandoci, era meglio non essere schizzinosi in situazioni di quel tipo. E poi...non sapeva perchè, ma si sentiva vagamente rassicurata da quell'uomo.
Aragorn l'aiutò ad alzarsi e se la caricò sulla schiena, in modo che lei non potesse toccare terra: ripartirono.
 
Legolas restò zitto sia quando Aragorn si offrì di aiutare Lilian sia durante il resto del viaggio: te-meva di spaventare la nuova compagna, sapeva di terrorizzarla semplicemente con la sua pre-senza.
Lei non gli toglieva mai gli occhi di dosso, lo osservava circospetta, e il suo sguardo non era certo amichevole: era una sensazione fastidiosa, ma era meglio non aggravare la situazione. Forse, se lui avesse provato a farle capire che non era come gli altri elfi, quelli che odiavano i mezzani, Li-lian sarebbe stata più propensa a diventare un'amica: ma come fare?
Le ore passarono lente e pesanti: verso le cinque del pomeriggio tutti erano esausti per l'intero giorno di viaggio, soprattutto Aragorn. La ragazza si era addormentata sulle sue spalle, e anche se questa era stata una buona occasione per curarle la gamba con la magia di Gandalf, ora il suo peso gravava più che mai unito a quello delle armi che lei portava sulla schiena:
- Legolas..vieni qua un secondo..- pregò l'uomo, ansimando dalla fatica.
L'elfo gli si avvicinò:
- Senti, non è che potresti darmi un piccolo cambio? Il peso di Lilian comincia a farmi a pezzi.. Potremmo approfittarne adesso che dorme..-
Legolas sorrise, delicatamente tolse la ragazza dalla schiena di Aragorn e la tenne stretta al suo petto, lasciando che lei lo abbracciasse, anche se si sentiva imbarazzato; il suo amico si stirac-chiò, finalmente un po' di respiro...
Lei si mosse nel sonno: strofinò il viso contro quello dell'elfo senza accorgersi dello scambio, e strinse più forte le braccia attorno al suo collo. Legolas si sentì avvampare.
Passarono altre quattro ore di cammino, poi la Compagnia decise di accamparsi: erano ancora nella Contea dei Mezzani, girare di notte avrebbe potuto rivelarsi molto pericoloso per il portatore dell'Anello, e comunque tutti erano troppo stanchi per proseguire.
Quando Legolas adagiò a terra la ragazza, Lilian si svegliò di colpo e si accorse dello scambio:
- E' inutile che tenti di farmi piacere: io non mi fido comunque di te, elfo puro..- sbottò quando lui si sedette accanto a lei.
- Il mio nome non è "elfo puro", mi chiamo Legolas, e gradirei parecchio che tu mi chiamassi co-sì...-
- Ma..la mia gamba..è guarita.. Potevo farcela da sola, comunque..grazie..-
- Guarda che di colpe me ne dai già abbastanza. Non sono stato io, ma Gandalf..-
Gli hobbit accesero il fuoco; Aragorn, che poco prima si era allontanato, tornò con un cerbiatto per la cena: era abbastanza grosso, ma non si poteva calcolare se bastasse per tutti.
Boromir lo tagliò in parti uguali e le mise ad arrostire sul fuoco; Lilian guardava la scena con un tocco di stupore:
- Qualcosa non va?- le chiese Legolas, afferrando uno stecco con della carne infilzata.
- No, è che...noi mezzani non siamo abituati a mangiare quel tipo di carne.-
- Ah no? E che mangiate di solito?-
Lei non rispose: battè forte le mani e subito dagli alberi vicini sbucarono uccelli grossi quanto a-natre, con uno schiamazzo terribile: la ragazza scoccò cinque frecce per aria, e poco dopo quelle ricaddero lì intorno, ognuna con un uccello infilzato.
Tutti guardarono sbalorditi Lilian; lei rimise l'arco nella faretra e afferrò la prima freccia:
- Non è molto, ma...è per contribuire.- borbottò.
La cena fu tutt'altro che frugale, e, per la prima volta, apparve evidente che la ragazza comincia-va a inserirsi.
Poi fu il momento delle presentazioni vere e proprie: Lilian riuscì addirittura a stringere la mano a Legolas, seppur con riluttanza, cosa che mai avrebbe fatto in altre circostanze; ma si rifiutò di stringerla a Frodo.
Temeva troppo l'Anello al collo dell'hobbit, sentiva che la sua malvagità rappresentava una tenta-zione troppo forte: non ne odiava il portatore, ma cercò ogni espediente per non avvicinarsi a lui, nemmeno per presentarsi.
La Compagnia non restò sveglia a lungo: tutti erano talmente stanchi che se non si fossero cori-cati in fretta, si sarebbero addormentati lì per lì.
Lilian si trascinò in un cantuccio accanto al fuoco, ormai prossimo a spegnersi; la notte si prean-nunciava fredda, e lei non aveva con sè nemmeno una coperta, al contrario degli altri.
Nonostante fosse preoccupata per la sua incolumità, si addormentò poco dopo; le armi le aveva al sicuro sotto il suo braccio.
La notte passò tranquilla fino al primo albeggiare: quando l'aurora cominciò a dorare i colli lon-tani, arrivò il tempo di ripartire.
Lilian aprì gli occhi pigramente, con il caldo tepore del sole sul suo viso: ma quando si alzò a sedere si accorse di essere stata avvolta in una coperta che non le apparteneva. Chi gliel'avesse data proprio non riusciva a capirlo, chi poteva avere avuto un'attenzione del genere per lei?
Si alzò in piedi, si mise le armi in spalla e tenne la coltre in mano per un momento; quindi si guardò attorno, ma non capì a chi mancasse il bagaglio.
- Ehilà, buongiorno!- la salutò Legolas dandole una pacca affettuosa sulla spalla.
Lei rimase sorpresa, nessun elfo puro si sarebbe mai comportato così...
(che sia diverso dagli altri?)
Lilian accostò la coperta al viso: l'annusò, e il suo acuto olfatto le permise di capire finalmente chi ne fosse il possessore.
- Questa penso sia tua.- dichiarò con tono stizzito a Legolas, tendendogli la coltre.
- Grazie. Comunque puoi anche tenerla....-
- Si può sapere di che t'impicci? Ti ho chiesto niente, io?-
- Stavi tremando dal freddo: ti dovevo lasciar congelare?- la guardò con aria divertita- Suvvia, sorridi! Non fa bene essere arrabbiati già di prima mattina..-
Lei non credeva alle proprie orecchie: ma che razza di elfo era??
- Dov'è il trucco?- gli chiese più seria che mai.
- Il trucco? Che trucco? Non c'è nessun trucco!-
- Non è possibile, ci deve essere..-
- Oh, non farti problemi dove non ce ne sono! Dai, vieni, che perdiamo gli altri!-
La prese per mano trascinandola verso il resto della Compagnia, nonostante lei non gradisse affatto tutta quella confidenza:
- Ma cosa fai?? Toglimi le mani di dosso!!- gridava arrabbiata mentre cercava di liberarsi da quella stretta.
Legolas la lasciò, pur non allontanandosi da lei, e poco dopo a loro si affiancò Aragorn.
Lilian si sentiva un po' imbarazzata, ma le cinque ore di cammino che seguirono l'aiutarono ad apprezzare la buona compagnia. Anche quella dell'elfo.
  

 

  
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