Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Martin Eden    21/04/2011    1 recensioni
Ciao a tutti!! Sono nuova in questo sito ma ormai scrivo da anni e ho sempre avuto la curiosità di sapere che ne avrebbero pensato dei lettori esterni. Questa è la prima di una lunga serie... :))
Da sempre appassionata di Signore degli anelli e simili, vi regalo una storia che parla di tante cose: di guerra...di avventura....e di amore! Ovviamente con i nostri beniamini...che si ritroveranno loro malgrado a combattere fianco a fianco con un singolare personaggio, di cui nemmeno sapevano l'esistenza.Leggete e divertitevi!! Commenti, messaggi e recensioni sono ben accetti. Grazie!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5 – Ciò che non si dimentica




La ragazza tentò di riacchiapparlo prima che fosse troppo lontano, ma la polvere del ponte la tradì, rallentando i suoi movimenti: prima che potesse di nuovo toc-care Gandalf, il mago era già fuori dalla sua portata.
Le pareti di Moria tremarono. Il ponte cominciò a sgretolarsi.
Lilian si alzò velocemente, tornò indietro, imboccando l'uscita: ormai tutti erano fuori, in salvo.
Il fragore era tale da impedirle di pensare, reagì solo d'istinto: poco prima che la fessura della salvezza crollasse, la ragazza si buttò oltre la breccia, che sparì alle sue spalle.
Fece ancora due o tre passi, poi cadde in ginocchio come colpita improvvisamen-te da una freccia: ma era il dolore per la perdita dello stregone che non le per-metteva di muoversi.
Gli altri capirono che Gandalf oramai era perso.
Alcuni membri della Compagnia cercarono di essere forti, evitarono per un atti-mo di guardarono le Rovine di Moria dietro di loro; altri, incapaci di trattenersi, iniziarono a versare calde lacrime sull'erba.
Legolas si avvicinò a Lilian, ancora per terra, immobile in preda alla disperazione:
- Avrei potuto salvarlo...avrei potuto farlo..- singhiozzava mentre l'elfo le si inginocchiava davan-ti- Perchè non l'ho fatto? Perchè??-
Si buttò fra le braccia di Legolas, colpendogli il petto con pugni privi di forza, per sfogarsi; lui la cinse con le braccia, sussurrandole:
- Non è stata colpa tua, Lilian, ma di quel Balrog...hai fatto quel che era giusto fare..-
Le accarezzò i capelli, voltandosi verso Aragorn: l'uomo distolse lo sguardo, dicendogli di fare al-zare il resto della Compagnia.
L'elfo obbedì: fece alzare Lilian, cercando ancora invano di consolarla: le asciugò le lacrime che scorrevano a dirotto sulle sue guance. Ma anche i suoi occhi luccicavano dal dolore.
Uno a uno tutti i membri della Compagnia furono pronti a ripartire, benchè Boro-mir desiderasse aspettare che la stretta al cuore per la scomparsa di Gandalf si allentasse un po'; ma ora era Aragorn a guidare, e lui voleva andarsene da quel luogo, al più presto.
Si mise in marcia scendendo per la collina, seguito dagli altri, un po' riluttanti, stanchi e spaventati.
Lilian rimase per un attimo sul ciglio di un burrone, a fissare il vuoto sotto di sè: che ne sarebbe stato della Compagnia, ora?
- Se solo avessi avuto più coraggio...- si disse mentre prendeva la lunga asta magica e la osservava. Forse, se avesse usato quella...
Come presa da un'improvviso attacco di collera, la alzò al cielo, stringendola sel-vaggiamente, e poi la scaraventò contro la rocce aguzze della collina, rompendo-la in mille pezzi, che caddero giù, nello strapiombo.
La ragazza udì la voce di Aragorn che la chiamava. Quindi si allontanò dal burro-ne, si arrampicò su alcune rocce: vista la Compagnia, in quattro balzi la raggiun-se.
Non parlò per tutto il viaggio che la separò dalle Rovine di Moria.
Le ore passarono lente sotto il sole cocente del primo pomeriggio, i quattro hob-bit davano già segni di stanchezza (e non avevano tutti i torti...):
- Resistete ancora un po', quando saremo giunti nel reame elfico di Lòrien potre-te riposarvi..- li rassicurò Aragorn.
Ma Lilian si sentì come punta da un ago:
- Che cosa, dobbiamo andare a Lòrien?!- gridò incredula- Scordatevelo, io là dentro non ci vengo!!-
Il fatto di dover avere a che fare con degli elfi diversi da Legolas la scombussolava, anzi, la terrorizzava: non voleva di certo rinnegare le proprie origini, dimenticando il suo odio per quelle creature!
- Senti, Lilian, lo so che per te è una cosa inconcepibile, ma questa volta abbia-mo assolutamente bisogno di andare a Lòrien. Siamo stanchi, e forse gli elfi sa-pranno darci consigli sulla via da prendere, ora che Gandalf ci ha lasciati..-
- Non mi fido degli elfi puri, te l'ho detto e ripetuto; e niente mi farà cambiare idea... Il mio popolo ha sofferto a causa loro, e non vedo perchè io debba avere un rap-porto amichevole... E poi non ne vorranno sapere di aver mezzani nel loro terri-torio!-
- Questa volta dobbiamo assolutamente fermarci lì! Ce ne andremo al più presto, te lo prometto..-
- Non ti faranno niente gli elfi di Lòrien, te lo garantisco..- intervenne Legolas - Nel caso non fossero d'accordo su qualcosa, provvederò io a dar loro tutte le dovute spiegazioni..-
- Non ti faranno niente, Lilian, fidati!-
Attimo di pausa:
- Senti Aragorn, l'avevo capito dal principio che eri pazzo, ma ora capisco che siete pazzi tutti e due! Ma lo volete capire che non vi ascolteranno? Quando mai si è visto un elfo mezzano stringere la mano a un elfo puro??-
- Adesso...- rispose con calma Legolas- Con me l'hai fatto, no?-
Era vero. Con lui aveva accettato un compromesso. Come negare ora di farne un altro?
- Ti prego, Lilian...so che in fondo sei disposta a conoscerci..- cercò di persuaderla l'elfo- E non puoi abbandonarci così..-
- Dammi un buon motivo per non farlo.-
- Perchè siamo...amici?-
-....Addio!-
Lilian fece atto di andarsene, ma Aragorn la trattenne per un braccio: la guarda-va come per supplicarla.
La ragazza si guardò attorno: i quattro hobbit la fissavano anch'essi con sguardi pieni di speranza. Soprattutto Frodo. Stringeva in mano l'Anello.
Lilian stava duramente lottando con se stessa: da una parte il ricordo tramanda-to per generazioni, tutte le leggende sulla crudeltà degli elfi puri, dall'altra le pa-role di Legolas. L'aveva colpita nel punto giusto.
Distogliendo lo sguardo dal resto della Compagnia, si rimise in marcia, salendo su un albero e osservare il cammino davanti a sè: pian piano gli altri capirono che si trattava di un sì.

Aragorn e il resto del gruppo s'inoltrarono nel bosco, armi pronte a colpire: qual-cosa in effetti c'era di strano, e non era solo il fatto di essere seguiti da un mezzano dall'alto di un albero...
La foresta s'infittiva; Lilian saltò giù dai rami più alti.
- Qualcosa si sta muovendo..- sussurrò ad Aragorn il più piano possibile- Tornia-mo indietro...-
- Non possiamo, ormai abbiamo preso questa strada, e continueremo...-
Gli alberi si fecero ancora più silenziosi di quanto non lo fossero stati prima; l'a-ria si fece ancora più pesante e ricca di sospetti.
- Aragorn, il pericolo sta diventando troppo vicino...andiamocene!- Lilian stava tentendo in tutti i modi di persuadere l'uomo a cambiare strada. Ma nè lui nè Le- golas ne vollero sapere di tornare sui propri passi.
Gimli, spaventato a morte dal silenzio soprannaturale del luogo, parlava per to-gliersi di dosso la strizza:
- Statemi vicini piccoli hobbit, dicono che da queste parti vive una fattucchiera elfo!- si raccomandò-....beh, ecco un nano che non riuscirà a scovare facilmente: ho gli occhi di un falco e un udito finissimo, io...-
Non aveva ancora finito di terminare la frase che si vide puntare contro una frec-cia: e non era certo Legolas che si nascondeva nella nebbia...
- Il nano respirava così forte che avremmo potuto colpirlo anche al buio...- disse una voce grave al di sopra della sua testa.
Gimli si guardò attorno: in men che non si dica un esercito li aveva circondati e divisi nella nebbia. Erano elfi, ne era sicuro.
Si potevano chiaramente distinguere le alte figure di Lilian e Legolas, schiena contro schiena, osservare guardinghi le losche figure intorno a loro; Aragorn e Boromir che tentavano di proteggere gli indifesi hobbit.
L'arco di Lilian sembrava sul punto di scoccare una freccia: ma la gente che pun-tava alla gola i prigionieri fermava la mano del mezzano ogni volta che voleva at-taccare.
Gli elfi si avvicinarono, pungendo la Compagnia con le frecce: la spingevano ver-so la direzione da prendere.
Aragorn e gli altri ubbidirono abbassando le armi: gli elfi li fecero addentrare an-cora di più nella foresta.
Nessuno fiatava. Nessun cenno di amicizia negli occhi degli sconosciuti; forse un po' di simpatia per Legolas. Niente di più.
La Compagnia percorse un buon tratto a piedi senza rendersi bene conto di dove andasse, finchè, dopo un'ultima fitta macchia di alberi, non videro coi loro occhi alcune piattaforme sugli alberi: gli elfi li fecero salire, e quando furono in cima si ritrovarono davanti quello che doveva essere il capo.
Quest'ultimo salutò cordialmente Legolas, e parlò con lui in elfico: a parte Ara-gorn e Lilian nessuno capì quel che si stavano dicendo.
- Alla faccia della cortesia degli elfi, dite qualcosa che possiamo capire!- esclamò Gimli quando si stancò di aspettare.
- Non usiamo trattare con voi, nano...- chi stava parlando con Legolas si volse verso Gimli, che, indispettito, gli sibilò alcune parole in una lingua strana, ma che lo sconosciuto sembrò capire fin troppo bene.
Aragorn diede uno scappellotto al suo amico:
- Non sei stato molto gentile..- lo rimproverò sottovoce.
- E ha fatto bene a non esserlo..- approvò Lilian, le braccia incrociate sul petto in segno d'approvazione.
Legolas le schiacciò un piede prima che potesse dire altro e li mettesse nei guai; la ragazza si lasciò sfuggire un soffocato grido di dolore.
Il capo degli elfi non li fece comunque passare, e si allontanò: ci volle l'interven-to di Aragorn perchè gli spiegasse l'intera faccenda e lo convincesse a farli pro-seguire.
Ma intanto le ore passarono lente, e logorarono i nervi della Compagnia: era sera quando l'elfo che aveva discusso con Aragorn fece loro segno di seguirli.
Camminarono per molto tempo, ma alla fine eccola là, la maravigliosa città di Lòrien: costruita per metà sugli alberi, riluceva di una potente fonte luminosa azzurrognola.
Dei canti si innalzavano nell'aria. Della fiaccole si muovevano come danzando in mezzo alle scale che portavano ai piani più alti.
Gli elfi, vestiti di bianco, si muovevano lenti sulle scalinate; ma due di loro erano seduti, fermi immobili come se stessero proprio aspettando i nuovi ospiti.
Una di loro era una donna, con una chioma bionda che contornava un viso ete-reo e illuminato da chissà quale luce e due occhi azzurri come quelli di Lilian: scrutavano i nuovi arrivati, non troppo convinti.
Il suo compagno, accanto a lei, fissava la Compagnia; quando le guardie porta-rono Aragorn e gli altri al suo cospetto, fu lui il primo a parlare:
- E così questa sarebbe la Compagnia partita da Gran Burrone, vero Haldir?- si rivolse al capo del battaglione- Sapevamo già della vostra venuta. Io sono re Ce-leborn, e questa, è Dama Gala-driel..-
Tutti s'inchinarono tranne Lilian e Gimli, che si beccarono occhiatacce di sbieco.
- Benvenuti a Lòrien- riprese la Dama- nonostante veda che la vostra Compagnia è alquanto eterogenea. E' da tempo che non si vede un nano camminare fianco a fianco a un elfo..-
Osservò attentamente Gimli e Legolas, poi fece segno a quest'ultimo di alzarsi; Lilian si stava notevolmente innervosendo.
- Ed è anche molto tempo..- proseguì Galadriel- che non vedo girovagare mezzani liberi nelle nostre terre. Che cosa ci fai dunque tu qui, elfo dal sangue di orco?- si rivolse a Lilian.
La ragazza incrociò le braccia:
- Vi assicuro che non è stata una mia idea. E comunque, io non mi chiamo "elfo dal sangue di orco": il mio nome è Lilian, cercate di ricordarvelo, almeno questo!-
- Non vedo perchè tu debba stare qui: non è permesso agli elfi mezzani scor- razzare liberi provocando altri guai. Non so nemmeno come tu abbia fatto a con-vincere la Compagnia ad accettarti..-
Fece segno a delle guardie di catturare la ragazza, ma Legolas si oppose, proteggendo con il suo corpo la compagna:
- Posso spiegare io, se me lo permettete.-
Galadriel lo fissò sospettosa; con un altro cenno fermò le guardie:
- Spiegare?- chiese- E va bene. Voglio proprio sentire come ha fatto questo me-ticcio a imbrogliarvi...-
Lilian strinse i pugni così forte da farli sanguinare:
- Bugiarda!- sibilò.
Legolas le strinse una spalla:
- Non ci ha imbrogliati; ha tentato di salvare la vita a Gandalf il Grigio, che purtroppo è caduto a Moria..- si presentò, ed iniziò a raccontare le peripezie della Compagnia.
Gli altri facevano solamente cenni affermativi; Galadriel sembrava capire, e sia lei sia Celeborn rimasero di stucco nel sentire tutte le buone azioni attribuite a Lilian.
La ragazza si era intanto un po' calmata, ma la rabbia le stringeva ancora il cuo-re in una morsa che era difficile da tenere a bada: meno male che Legolas alleg-geriva le cose!
- E' strano sentire così tante belle cose sul tuo conto, mezzano...- disse Galadriel lentamente- Se tutto è vero, potrai restare per un po' qui con i tuoi amici.... Ma non t'illudere: esseri mortali come te non sono i benvenuti a Lòrien.-
Invece di calmarla, quella concessione aizzò i più profondi e orgogliosi sentimenti di Lilian: chiamarla essere mortale, per lei, era la peggiore delle offe-se.
- Cerchi forse guai, Dama dei miei stivali?- avanzò minacciosamente verso Gala-driel. Se non ci fossero stati Legolas e Aragorn a fermarla, molto probabilmente le guardie di Celeborn l'avrebbero uccisa in un batter d'occhio:
- Lasciatemi! LASCIATEMI!- Lilian si divincolò dalla presa dei suoi compagni- Non voglio più restare qui! Voglio andarmene!!-
Una volta libera si allontanò velocemente dalla Compagnia:
- Me ne vado!- fece per andarsene, ma subito dopo si voltò indicando la Dama- E ricordate che quella donna è falsa!- girò di nuovo sui tacchi e sparì in mezzo agli alberi.
Aragorn era sul punto di seguirla, ma Boromir lo trattenne appena in tempo: nemmeno una guardia si era messa a cercarla ed era meglio lasciarla stare per un po'.
I compagni si avviarono, scortati da alcune guardie elfiche, verso gli alloggi che erano stati a loro concessi.
Legolas non potè muoversi: aveva osservato la scena, e ne era rimasto più che sorpreso. Perchè Lilian se l'era presa così tan-to? Chiamarla "essere mortale" era un'offesa, sicuro, ma perchè si era tanto ar-rabbiata solo per quell'insulto? L'avevano chiamata con altri nomi non peggiori di quello; e poi...perchè tutta quell’ostilità contro di lei? Non si era macchiata mai di nessuna colpa, se non quella di non essere nata pura.
- Sire..- si rivolse a Celeborn quasi sussurrando- capisco che per voi è inammissibile, ma...è proprio necessario essere così duri con lei? Non ha ucciso nessuno di noi...in fondo.-
- Mio caro ragazzo..- disse adagio il signore di Lòrien, poggiandogli una mano sulla spalla- Forse, a Bosco Atro, di elfi mezzani non ce ne sono più, e di conseguenza tu non puoi immaginare che cosa sono capaci di fare: magari non te ne hanno mai nemmeno parlato. Ma è giusto che tu sappia che non hanno animi buoni come i nostri: dentro di loro hanno una piccola parte oscura, indomabile, che li porta inevi-tabilmente a comportarsi come creature malvagie. In passato hanno provocato gravi danni alla nostra società, e non possiamo permettere che questo riaccada.
Per nessuna ragione. Non agiscono per il bene, ma per puro interesse.-
- Ma..- tentò di dire Legolas- ma Lilian mi ha salvato la vita. Più volte! Non può agire sempre per interesse..-
- Oh, sì che può...- glielo disse quasi sussurrando- e quasi probabilmente l'ha fatto, per garantirsi un appoggio sicuro e così proteggersi..e forse..- stava per aggiungere qualcos’altro, e Legolas era già tutto orecchi per afferrarlo al volo.
Ma Celeborn si fermò appena in tempo, lasciò la spalla del principe e si avviò dietro ad Aragorn e agli altri:
- Io non vi credo...- affermò ad un tratto l'elfo di Bosco Atro- Io non ci credo.-
Era vero, non credeva a tutte quelle fandonie su Lilian, gli sembravano pazzie, a lui, che poteva dire di conoscerla almeno quel tanto che bastava per averne un’idea.
- Sei libero di pensare quel che vuoi..- gli rispose il signore di Lòrien- ma te ne accorgerai, a mio parere...-
Celeborn se ne andò, lasciando Legolas solo con i suoi pensieri: Lilian era davve-ro così malvagia in fondo al cuore? O poteva rappresentare un’eccezione alla re- gola?
Quel che aveva detto il signore di Lòrien non lo convinceva del tutto. Si voltò an-cora una volta verso la macchia di alberi dov'era scomparsa la ragazza; poi rag-giunse Celeborn e gli altri.

Mentre alla Compagnia veniva gentilmente presentata la stanza dove avrebbero passato la notte, Lilian non si diede pace un solo momento per le offese ricevu-te: non le era mai capitato di trovarsi davanti a una situazione del genere, i Saggi di Starlight non l'avevano mai messa alla prova sotto questo punto di vista.
E ora lei era in preda allo sconforto.
Si sentiva come un cane braccato (e non solo perchè le guardie elfiche la sta- vano tenendo d'occhio da più di un'ora...).
Dopo essere saltata da un albero all'altro per un buon tratto di strada, Lilian si fermò sedendosi su un ramo: la foresta finiva di fronte a lei, e con essa Lòrien.
Avvertiva il desiderio indomabile di andarsene via, lontano da quel luogo male-detto, ritornando di nuovo alla sua vita selvaggia, nelle sue terre nei pressi di Gran Burrone; ma qualcosa la tratteneva.
Qualcuno la aspettava. La Compagnia. Legolas.
Non se la sentiva di addentrarsi in un'altra avventura per tornare a casa: ne aveva già abbastanza di quella che stava vivendo. Forse sarebbe rimasta l'u-nica.
Il vento frusciava tra le foglie; il sole era sul punto di scomparire all'orizzonte: rimaneva solo il suo cerchio d'oro ad ornare le lontane montagne e a disegnare ombre strane e cangianti sull'erba.
Lentamente, Lilian scese dall'albero, osservando rapita il tramonto: era bellissi-mo a dir poco, veniva voglia di tuffarcisi dentro.
Ma lei rientrò nel bosco, trascinandosi stanca e avvilita; senza una meta precisa, andò avanti, incespicando e non preoccupandosene.
Il sole scomparì pian piano alle sue spalle: gli alberi inghiottirono quel poco tra- monto che era rimasto.
Lilian inciampò, e si lasciò cadere: si trovava sulla sponda di un lago, con il vento che sussurrava tra le fronde tutt'intorno a lei.
Le acque scure bagnavano la riva e mandavano dei bei riflessi nella foresta.
Quanto era mai lontana dalla dimore di quei due signori elfici? Aveva perso il conto.
La ragazza si sdraiò composta sull'erba, osservando la notte che s'incupiva sopra la sua testa; calde lacrime le scorrevano sul viso.
Aveva sentito dire da Gandalf, una volta, che sarebbe stato un viaggio terribil-mente pericoloso, poichè il pericolo non sarebbe venuto solo fuori dalla Compa-gnia, ma anche da dentro: lo stregone si riferiva forse a una divisione come era successo quel giorno?
- Non è colpa mia..- pensò Lilian- questa volta sono loro che hanno troppi pre-giudizi, loro!- si riferiva agli elfi di Lòrien.
Ma era forse giusto abbandonare tutto il resto per simili odii fra razze? Doveva abbandonare Frodo, l'Anello, la speranza di ritrovare la pace?
Gandalf non l'avrebbe voluto.
La ragazza si alzò, e lentamente s'incamminò verso la reggia dei re elfici: anche se la sua testa le diceva di non andare, Lilian aveva preferito ascoltare il cuore.
Si arrampicò su un albero lì vicino, e percorse lo stretto sentiero dall'alto.
Stavano spuntando le prime stelle quando la ragazza sentì un triste canto innal-zarsi nell'aria: era arrivata a destinazione.
Saltò giù dagli alberi, e davanti a lei si aprì di nuovo la città elfica nel suo splen-dore notturno: piccole fiammelle azzurre sembravano danzare sulle scalinate in-tagliate nel legno.
Evitò di avvicinarsi troppo, si mosse furtiva tra le fronde dei cespugli; percepiva un miscuglio di odori che avrebbe riconosciuto tra mille.
Infatti, eccoli là, i suoi amici: quattro hobbit, due uomini, un elfo e un nano che ora dormivano profondamente in una specie di grotta decorata dalle fiammelle azzurrognole di Lòrien.
Lilian si avvicinò nascondendosi nell'ombra, fino a quando non fu costretta ad entrare in quella spelonca; notò con piacere che un letto in più era vuoto.
Gli altri non si erano dimenticati di lei...
Si sedette, e come d'un tratto le sue palpebre divennero pesanti; sbadigliò os- servando i suoi compagni mentre sognavano beati; si accorse che Frodo non c'era.
Non fece neanche in tempo a chiedersi dove fosse:
- Mi domandavo quando saresti tornata...- una voce alle sue spalle la fece sob-balzare.
Si voltò spaventata, ma ben presto si rese conto che aveva preso un granchio:
- Non dovresti essere sveglio a quest'ora, Legolas..- ammonì la ragazza vedendo l'elfo fissarla divertito con il gomito sul cuscino e la testa appoggiata alla mano - E' stata una giornata faticosa, dovresti riposarti!-
- Anche tu, se è per questo.-
Lilian abbassò lo sguardo, giocherellando con il suo ciondolo appeso al collo:
- Eravamo molto preoccupati per te, credevamo che gli elfi di re Celeborn ti aves-sero preso e interrogato..-
- No, i suoi elfi puri non li ho nemmeno visti. Meglio così... Ora, scusa, ma vorrei dormire un po'...-
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi:
- Sei ancora arrabbiata per quelle offese, vero?- la punzecchiò Legolas.
- Be', non penso che siano stati molto gentili..-
- Oh no, non lo sono stati affatto. Tu non sai quanta vergogna ho dovuto patire, di fronte a tanta cattiveria..da parte della mia gente, poi! Ma c'è una cosa che non mi è chiara..-
Lilian si sedette di nuovo e guardò il suo compagno:
- Ho sentito che Dama Galadriel ti ha chiamata anche "essere mortale": ma com'è possibile che tu sia un essere mortale? Anche se sei un elfo mezzano sei sempre un elfo, e ogni elfo è im-mortale, se non erro...-
Lilian sospirò: temeva che prima o poi qualcuno le avrebbe posto quella doman-da....
- No, Galadriel ha ragione.- disse lentamente, sbirciando l'espressione attonita di Legolas- Noi elfi mezzani siamo...davvero esseri mortali. Devi sapere, che molto tempo fa, quando è stata scoperta la nostra civiltà, alcuni elfi puri hanno temuto la nostra diversità senza rendersi conto che eravamo proprio come loro, in fondo. Essendo molto potenti, hanno tentato prima di eliminarci, ma noi eravamo trop-po forti e troppo astuti persino per loro; e così hanno deciso di colpirci indirettamente. Vedi, non tutti gli elfi mezzani sono come me, alcuni propendono a tradire, ad ascoltare le loro parti oscure e indomabili: molto tempo fa so che elfi di questo genere combi-narono parecchi guai. Pare che avessero contatti anche con Mordor, anche se nulla è sicuro. Comunque, gli elfi puri hanno deciso di toglierci il bene più prezioso: la vita, che ci spettava di diritto, in modo da neutralizzare prima o poi gli elfi mezzani malvagi. Ma così l'hanno tolta anche a chi non c'entrava niente... Ora gli elfi mezzani portano addosso solo medaglioni a forma di stella come questo, per essere riconosciuti e per poter utilizzare la loro magia, sebbene questa sia parecchio indebolita proprio a causa di questo gingillo...-
-...cosa? Ma questa è un'INGIUSTIZIA!!- esclamò Legolas ad alta voce- Noi elfi non possiamo togliervi un bene così prezioso! Anche se alcuni di voi sono malva-gi, siete tutti elfi, figli di ELFI!! Anche gli orchi erano elfi una volta, voi non siete diversi!!-
Per la prima volta si ritrovava a parlare degli esseri che odiava di più, gli orchi, come se fossero creature come le altre: e in fondo capiva che era proprio così.
- Parla piano, sveglierai tutti!- Lilian lo zittì mettendogli una mano sulla bocca- Anche se ti arrabbi, urli e strepiti, nessuno ti darà ascolto. E' stato deciso così dai più grandi capi della tua gente, non puoi farci niente.-
- Sì che posso..- Legolas le si avvicinò- Mio padre è Thranduil, re di Bosco Atro: e io sono il principe, l’erede al trono! La mia opinione ha sempre un certo peso, nel consiglio...se riesco a convincere mio padre forse ho buone speranze di cambiare qualcosa..-
- E come? Non ti ascolterà, e poi ricordati che rischi di non tornarci più a Bosco Atro, la guerra con Mordor incombe. Non fare troppi sogni, rimarresti deluso... Ora scusami, ma voglio proprio dormire.-
Lilian si sdraiò ancora una volta e si girò dall'altra parte:
- Tu non ci credi più, vero?- continuò Legolas.
- Io e il mio popolo abbiamo perso le speranze da molto tempo: abbiamo provato a convincervi, con le buone e con le cattive. Non ti meravigliare se ora la mia gente odia gli elfi puri al punto di ucciderli a vista.-
- E se potesse cambiare ancora qualcosa?-
- Non illudermi, elfo. Ormai è tutto tempo perso.-
- Io non credo..- Legolas la fissò, anche se lei gli voltava la schiena- Se usciremo vivi da tutto questo, giuro che farò qualcosa per cambiare la situazione degli elfi mezzani. In qualunque modo, tenterò....-
- Dormi, e lasciamo perdere questi discorsi...-
- Lilian..te lo prometto.-

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Martin Eden