- HOLA CHICAS!^-^
Eh beh, non abituatevi, il prossimo ci metterò un po' di piu (MOOLTO DI PIU) a scriverlo, mi sa. u.u
Vi lasciuo al capitolo -ps: scusate lo schifo, u.u"
- Firework
- s
- «Non preoccuparti.Ti
do un passaggio io così non se ne accorge nessuno.»
- A quella frase, il mio cuore aveva
fatto più di un salto mortale. Jacopo mi aveva appena offerto
gentilmente un
passaggio fino a casa per non mostrare quel macello ai miei
pantaloncini
bianchi. Lui. Con cui non avevo
parlato da giorni, per quella stupida, stupidissima e serissima
discussione.
- In tutto questo tempo, avevo riflettuto
spesso sulla risposta che avrei potuto dargli. Perché lo odiavo? Perché
era
irritante, innanzitutto, mi stuzzicava il più delle volte, faceva
uscire dalla
mia bocca cose che -mio malgrado- non pensavo. Beh, in pratica tirava
fuori il
peggio di me, oltre che un linguaggio da scaricatore di porto. In più
aveva un
pessimo curriculum da gigolo. E aveva il dannato potere di
monopolizzare i miei
pensieri su di lui, ogni istante della mia giornata da quel maledetto
pomeriggio.
- Con quegli stupidi capelli perfetti, e
quegli occhi grigi in cui mi sarebbe piaciuto perdermi; erano
meravigliosi, ma
li possedeva un assoluto stronzo.
- E ora mi trovavo qui, davanti alla sua
moto bellissima.
- Giordani prese da sotto la sella un
altro casco, lo stesso casco che aveva segnato il nostro primo vero
incontro,
dopo lo scontro del matrimonio, e me lo passò. Il suo sguardo era
piatto, il
grigio-azzurro dei suoi occhi era ghiacciato.
- «Perché lo fai?» chiesi, afferrando il
casco e stringendolo al petto come se abbracciandolo mi proteggesse e
mi
infondesse coraggio.
- Lui, sorpreso, alzò gli occhi su di me,
sbattendo stupito le palpebre. Poi riabbassò immediatamente lo sguardo,
come se
avesse paura.
- «Così» fece, stringendosi nelle spalle
con una nonchalance che preferivo non avesse. Mi stava meno antipatico
quando
sembrava un pulcino timoroso.
- «Ah, fantastico.» sibilai, già irritata
dalla sua risposta, mentre montava sul mezzo.
- «Sali e basta, invece di lamentarti»
fece con una nota di noia nella voce, come se fosse una cosa da nulla,
come se
non gli importasse. Mi girarono le scatole. Se mi avesse detto ancora
qualcosa
di scortese l’avrei buttato giù dalla moto, questo era poco ma sicuro!
- Marciai sino a lui e montai sulla moto,
questa volta però mi ero preparata alla sua partenza e riuscii a
tenermi più o
meno indietro. Giordani sfrecciava per il paese, e sorpassò il
passaggio
livello per andare verso la mia frazione. Eravamo in una stradina
stretta, in
mezzo ai campi verdi. Vedevo tutto quasi sfocato, ma era una sensazione
bellissima. L’aria che mi soffiava sulla pelle e i capelli, il
paesaggio estivo
suggestivo, e..dei nuvoloni che non mi piacevano per nulla.
Probabilmente
quella sera avrebbe piovuto, il che non era un male. Avrebbe
rinfrescato un po’
quell’aria afosa che c’era.
- Ad un certo punto, sentimmo la ruota
anteriore scoppiare con un suono secco che mi fece sussultare, e Jacopo
frenò
subito dopo.
- «Porca puttana!» sibilò, mentre scendevamo
dal mezzo. Ci mettemmo più vicini al ciglio della strada, e Giordani si
chinò
per stimare il danno, imprecando tra i denti insulti alla madre di
qualche
povero malcapitato.
- «Ho bucato.» ringhiò tra i denti,
completando la frase con qualche altro insulto indirizzato o alla moto
o
all’aria.
- Il panico si fece largo in me, insieme
ad un pizzico di rabbia. Anzi, più di un pizzico, che poco dopo
sostituì
completamente il precedente timore.
- «Fantastico!»
esclamai, picchiando i pugni sulle coscie, per poi alzare lo sguardo al
cielo.
In quel momento, una goccia mi cadde sul naso, e lì fu impossibile
anche a me
non imprecare contro quella sfiga immonda.
- «Merda!» ululai, «Merda, merda, merda!»
continuai a blaterare, infuriata con me stessa.
- «Taci un po’, mi innervosisci!» esclamò
Jacopo, lanciandomi uno sguardo truce, mentre la pioggia cominciava a
scendere
scriosciante.
- Perché non ero tornata in bici?! Ci
avrei messo un po’ di più, avrebbero notato i pantaloni sporchi, magari
mi
sarei bagnata, ma almeno non sarei stata bloccata qui con un Giordani
ancor più
acido del solito!
- «Ah grazie! Non avrei dovuto accettare
il passaggio!» sbraitai.
- «Potevi non accettare, volevo essere
almeno gentile‼» ribattè lui, guardandomi male, mentre i suoi capelli
si
afflosciavano sul suo viso come una tendina.
- «Non te l’ha chiesto nessuno di
esserlo!» risposi incazzata. Vedevo acqua ovunque, e non solo nel senso
figurato. Stava diluviando.
- Indossai di nuovo il casco, almeno così
avrei riparato la testa dall’acqua. Al mio contrario, Giordani lo
scaraventò a
terra, in uno scatto isterico. Alzai gli occhi al cielo, era proprio un
bambino.
- Decisi che era inutile stare qui con le
mani in mano, e cominciai ad andare verso casa. A piedi. Mancava ancora
qualche
chilometro, sotto la pioggia battente..cosuccia da niente. Speravo solo
di non
beccarmi una polmonite.
- «Dove stai andando?!» mi urlò dietro
Giordani, seccato.
- «A casa! Da sola!» strillai in
risposta, ancor più irritata.
- Lo sentii ciabattare nell’acqua e mi si
parò davanti. «Non te lo permetto! Ho mandato un messaggio a mio
fratello,
passerà qui con il suo furgoncino, caricherà la moto, e ti darà un
passaggio a
casa!» spiegò, con un tono che di gentile non aveva niente, «Questione
di
minuti, quindi non fare la cocciuta e rimani.»
- «No!» sibilai. Ero già in ritardo, una
questione di minuti..tzè!
- Feci per continuare, ma mi afferrò il
braccio e mi tirò contro il suo petto. Rimasi pietrificata in quella
posizione,
le mani sul suo petto, gli occhi incastonati in quei suoi due diamanti.
Da
vicino erano ancora più belli, ancora più magnetici. Jacopo,
lentamente, come
se avesse paura che scappassi-cosa in quel momento impossibile, dato
che ero
come pietrificata- sfilò il casco dalla mia testa, senza distogliere
gli occhi
dai miei. Ero in apnea, non respiravo, non riuscivo a farlo. E volevo
scappare,
scappare il più lontano da lui, ma non riuscivo a muovere un muscolo.
La mia
mente e i miei arti erano scollegati. E più il mio inconscio mi diceva
di
correre via, più il mio corpo si rifiutava.
- Che volontà del cavolo.
- «Perché mi odi?» mormorò, i suoi occhi
accesi e brillanti, luminosi, e da quella vicinanza notai che le
pagliuzze che
qualche giorno fa al sole erano azzurre, oggi erano quasi argentee.
- Perché lo odiavo?
- Perché ogni suo sguardo era capace di
mandare in fibrillazione il mio cuore;
- perché un suo sorriso malizioso mi
faceva arrossire come un pomodoro;
- perché i suoi continui dispetti mi
divertivano, nonostante tutto;
- perché una sua parola era capace di
farmi sentire bene, ma anche terribilmente male, come in quei giorni
precedenti, in cui avevo pensato in ogni istante a cosa rispondergli.
- Perché lo odiavo?
- Perché riusciva a mettere dei dubbi nel
mio cuore;
- perché quando avevo saputo che faceva
il cretino con tutte le ragazze mi ero sentita malissimo, come se il
torto lo
avessero fatto a me, come se io avessi avuto il diritto di sentirmi
offesa.
Come se avessi potuto avere pretese su di lui.
- Perché era una continua sorpresa, e mi
sentivo sempre più spiazzata con lui. E tutto ciò che faceva mi
colpiva,
positivamente. E non potevo negare che nonostante certe cose, fosse un
ragazzo
davvero perfetto. Perfetto per me.
- Lo odiavo perché, anche se non lo
volevo ammettere, non mi sentivo all’altezza, perché sapevo già che non
sarei
mai stata nulla per Jacopo.
- «Non lo so.» mentii, abbassando gli
occhi.
- La sua mano lasciò cadere il casco e
scattò sotto il mento, per alzarlo verso ai suoi occhi scrutanti. Mi
leggeva dentro,
mi metteva a nudo. Indifesa.
- Cancellò una goccia d’acqua dal mio
viso, di quella pioggia che incurante di tutto continuava a scendere
copiosa,
bagnata, rumorosa. E ringraziavo il cielo, che così nascondeva il
battito del
mio cuore. Lo sentivo perfino nelle orecchie, veloce, incalzante.
- «No, non me lo vuoi dire.» mi corresse,
accennando un sorriso furbo. Ebbi paura, in quel momento, che avesse
letto
tutto ciò che mi era passato per la testa sino a quel momento.
- «Perché ti interessa?» ribattei, in un
sussurro. Ma riuscii a prendere un po’ più di controllo, e affilai lo
sguardo.
Mi avvicinai inconsapevolmente di più, per scrutare più in fondo quelle
meraviglie di occhi.
- «Curiosità.» rispose, con non curanza.
- «Tu non mi odi.» dedussi, piegando
leggermente la testa da un lato.
- Lui scosse la sua lentamente,
accennando un sorriso sghembo. «No.»
- «Nemmeno io.» confessai in un sussurro,
gli occhi sempre immersi in quell’argento ghiacciato nei suoi.
- Lui sorrise, questa volta le labbra le
distese davvero, con sollievo.
- «Lo sapevo già. Volevo solo sentirtelo
dire.»
- Arrossii appena, abbassando il capo.
- «Allora..» feci io titubante, dopo
qualche istante di totale silenzio, rotto dal picchiettare che andava
affievolendosi della pioggia. «Amici?» domandai, alzando lo sguardo al
suo
viso. Lui mi osservò serio per vari istanti, come se stesse valutando
l’idea.
Poi si aprì in un sorriso.
- «Se riuscirò a sopportarti..sì.» mi
beffeggiò lui, con un sorriso strafottente.
- «Ma vai a cagare, va!» esclamai,
facendo un passo indietro, allontanandomi da lui. Ormai quella
posizione mi
andava decisamente scomoda, e per di più era imbarazzante stargli così
vicino.
- Giordani gettò la testa all’indietro,
lasciandosi andare ad una risata cristallina, che mi contagiò un po’.
Ridacchiai
anch’io, con lui, e gli pizzicai un braccio.
- «Qui, quella che deve sopportare sono
io!»
- In quel momento, un furgoncino bianco
si fermò accanto a noi, e ne scese un ragazzo che avrà avuto al massimo
diciotto anni.
- «Ehi, Alex! Grazie!» esclamò Giordani,
voltandosi sollevato verso il ragazzo.
- Dedussi fosse suo fratello, nonché suo
completo opposto. Se Jacopo era castano chiaro, con i capelli
abbastanza
lunghi, e con gli occhi grigi, suo fratello aveva i capelli cortissimi
e
corvini, e gli occhi verdi.
- «Hai proprio un culo, fratello! Ti sei
beccato anche l’acquazzone!» rise lui, avvicinandosi alla moto di
Jacopo. Poi
si accorse di me.
- «E tu chi sei?» mi chiese, osservandomi
curioso.
- Stavo per parlare, quando Giordani
m’interruppe. «Un’insopportabile piaga chiamata Andrea.» fece,
ghignando. Lo
trucidai con lo sguardo, l’avrei incenerito. Ma guarda che figure che
mi faceva
fare!
- «Andrea? Andy? Quella Andy?» disse con
un sorrisino, indicandomi.
- Quella Andy?
- «Alex, taci. Forza, carica quella cazzo
di moto e portiamola a casa!» sibilò, montando sul furgoncino. Alex si
strinse
nelle spalle, mi porse la mano, e mi sorrise. «Comunque, piacere di
conoscerti!»
- **
- To
Giordani: no, non è colpa mia se ti sei preso il raffreddore,
IMBECILLE! Ora
devo andare, serata ‘only women’ a casa di Chià. Ciao ciao‼
- Inviai il messaggio a
Jacopo, forse il
trentesimo della giornata. Non che si potesse definire conversazione
tra
‘amici’ quello scambio di insulti reciproci, ma almeno era divertente.
Sì beh,
più o meno. Ma come pseudo-inizio ci stava.
- Con le ragazze comprammo tutto
l’occorrente per il party tra ragazze, e tornammo a casa di Chiara. Ci
sdraiammo sui salviettoni, in giardino, sotto il sole caldo di un
inoltrato
giugno. Mi sentivo allegra, quel giorno. Era cominciato bene, con un
messaggio
di Giordani che mi dava della capra per avere delle difese immunitarie
migliori
delle sue, dato che si era preso un raffreddore micidiale, mentre io
nulla,
zero, nada. Tanto che non era uscito per due giorni, mentre io avevo
preferito
chiudermi in casa a refrigerarmi al fresco del mio condizionatore e a
riflettere.
- Afferrai una margherita e cominciai a
strappare petalo per petalo, distrattamente, sorridendo tra me e me.
- Tutto sommato, non mi ero pentita di
aver proposto a Jacopo di tentare di essere amici. Dopotutto, andavo
d’accordo
con Diego, Matt e Christian, perché con lui no? Beh, probabilmente io e
Giordani non saremmo mai stati pappa e ciccia, eravamo troppo diversi e
troppo
cocciuti. Era nel nostro DNA il bisogno di prenderci in giro, molto
probabilmente, e il fatto che stessimo forzando la genetica mi dava la
certezza
che, appunto, non saremmo mai stati amici per la pelle. Ma a me stava
bene
anche così.
- «Cos’è successo con Jacopo, Andy?!» mi
chiese all’improvviso Viò, con un’aria da ossessa. Sembrava che la
curiosità la
stesse divorando. Osservai anche Chià e Ali,e mi dovetti correggere: sembravano divorate dalla curiosità,
tutte e tre. Alzai il sopracciglio, scettica: «Cosa diavolo vi fa
pensare che
sia successo qualcosa? E perché proprio con Giordani?» rimbeccai.
- Viò puntò il dito contro le mie mani:
«Stavi facendo m’ama non m’ama, Andy.
Con un’aria trasognante. E prima di tornare a casa con lui, avevi una
spanna di
muso che anneriva la prospettiva felice del più ottimista.»
- Alzai gli occhi al cielo, tirandomi su.
«Non è successo granchè.» ribattei di nuovo, «Alla moto si è bucata la
ruota,
siamo rimasti mezz’ora da soli sul ciglio della strada sotto un
acquazzone, e
abbiamo deciso di provare ad andare d’accordo. Tutto qua.»
- «”Andare d’accordo” che dovrebbe
significare?» chiese Chià, morbosamente assetata di notizie. Ecco dove
volevano
andare a parare.
- «Cercheremo di essere amici.» dissi,
impassibile.
- «E tu vuoi essere sua amica?» incalzò
Ali, scettica. La trucidai con gli occhi, «Perché non dovrei volerlo?»
sibilai.
- Lei alzò le braccia come in segno di
resa: «Beh, magari perché sembrate tutt’altro che amici.»
- «Infatti sembriamo due che si odiano.»
feci, piccata.
- «Ehm..» mugulò Chiara, «In realtà
sembrate una coppietta di sposini.»
- «CHE?!» ululai, strabuzzando gli occhi.
«Allora, vogliamo parlare del tuo debole per Christian?»
- «Io non ho un debole per lui, Andy!»
sbottò, mettendosi seduta e incrociando braccia e gambe, offesa.
- «Sì, beh, convinta tu.» ribattè la sua
socia, con un sorrisino.
- «Matteo, sh!» la zittii, divertita,
facendo ridere Chiara e Alice.
- Viola sbottò. «Ma cosa dici?! Sono
settimane che sei su un altro mondo, e non vedi nemmeno quello che ti
accade
intorno!»
- «Però le cose evidenti le noto, furba!»
esclamai, saccente.
- «Già, come vedi la tua grande cotta per
Jacopo Giordani.» intervenne Alice, mostrandomi la lingua.
- «Non ho nessuna cotta io! Tantomeno per
lui!»
- «Ecco, appunto.» ribattè Viola.
- «Appunto cosa?» chiesi, confusa.
- «Non vedi la realtà!»
- «Vabbè..»
dissi, passandomi una mano sugli occhi, «Cambiamo discorso, va!»
- Chiacchierammo un po’ ancora, fin
quando Chiara non pestò i piedi per vedere quel cavolo di film con
Robert
Parkinson/Pattinson. Lei e Viò erano elettrizzate, sprizzavano
eccitazione da
ogni poro, e sinceramente mi preoccupavano un po’. Alla fine, dovetti
ammettere
che come film non era poi male.
- Quella sera, io e Chià ci mettemmo ai
fornelli, mentre Viò e Ali ci guardavano e scommettevano su che cibo
avremmo
fatto esplodere la casa.
- Io preparai qualcosa di decente, per lo
meno, mentre Chià riuscì a combinare un disastro rovesciando la pizza,
quando
la consegna era solo: ‘mettila nel forno’. Alla fine, c’eravamo
arrangiate con
quello che potevamo, ma almeno c’eravamo divertite come matte.
- La mattina dopo, ci svegliammo tutte e
quattro all’una del pomeriggio inoltrata. Avevamo fatto decisamente le
ore
piccole, continuando a ridere e a scherzare, e a mangiare schifezze di
ogni
genere. Avevamo fatto talmente tanto casino che avevamo sentito il
vicino di
Chià urlarci di stare zitte e di non fare le galline.
- «Ho sonno raga..» borbottò Chiara,
stiracchiandosi e ributtandosi sul suo cuscino personale, ovvero io.
«Sonno...sonno..»
- «Dormiamo ancora un pochetto.» decretò
Viò, sonnecchiando con la faccia contro il cuscino. Eravamo tutte
decisamente
in coma.
- Finchè il campanello di casa non
cominciò a suonare. Chiara imprecò sottovoce, ma noi che l’avevamo
sentita
ridemmo in modo smorzato e quasi isterico. Catalessi completa.
- «Chi c’è..?» borbottò Viò, contro il
cuscino.
- «Ehm..bell’addormentata..» sbadigliò
Chiara, «C’è il tuo principe che ti cerca.»
- «Chi?» mugulò Viola, assonnata,
tirandosi su.
- «Matteo.» Viola balzò con vitalità in
piedi, e trotterellò fuori dalla stanza tutta allegra e sveglia.
- Io intanto controllai il telefono, e vi
trovai un messaggio. Lo aprii, e un sorrisino mi spuntò sulle labbra.
- From
Giordani: il mattino ha l’oro in bocca! Sveglia!
- Beh, come risveglio..era carino.
- To
Giordani: infatti mi sono svegliata ora :P Ma cos’è, hai preso gusto a
mandarmi
messaggi??
- From
Giordani: Sì, decisamente xD Buon pomeriggio, allora‼