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Autore: Kuruccha    04/02/2006    5 recensioni
E di': non lo ricordi quell'orto chiuso? I rovi con le more? I ginepri tra cui zirlano i tordi?
I bussi amari? Quel segreto canto
misterioso, con quel fiore, fior di... morte?
Ché si diceva: il fiore ha come un miele
che inebria l'aria, un suo vapor che bagna
l'anima d'un oblìo dolce e crudele...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Nymphadora?
Nessuna risposta.
- Nymphadora? - Ancora niente. Pensò fosse perchè la stava chiamando con il nome di battesimo.
- Tonks?
Quando non ottenne risposta per la terza volta iniziò a preoccuparsi. Mentre prima aveva in mente solo di sgridarla per aver lasciato la porta senza sigilli magici a custodirla, ora l'ansia era subentrata nel sentire che il suo richiamo non otteneva risposta.
Bacchetta alla mano, percorse il corridoio che gli stava di fronte fino ad arrivare alla cucina. Anche questa era deserta, ma almeno era in ordine. Ciò tranquillizzò molto Remus: se c'era un luogo in cui Nymphadora poteva essere stata aggredita era la cucina, dove passava la maggior parte del suo tempo, anche non necessariamente a cucinare, cosa che in effetti succedeva di rado. Trovava particolarmente comode le sedie dell'ambiente giorno della casa, ancor più delle poltrone del salotto. Per lei aveva un fascino tutto suo, inoltre, appoggiare piedi, con scarpe annesse, sulla tavola. Se questa stanza non era in disordine, quindi, molto probabilmente non le era successo nulla. Tirò un sospiro di sollievo, ma ancora non mise via la bacchetta.
Provò di nuovo a chiamarla.
- Nym...?
Si trovò una bacchetta puntata alla gola. Vide gli occhi fiammeggianti di lei che lo fissavano con una cattiveria tale che ne fu terrorizzato.
- Ah.. - Appena la ragazza si accorse chi era colui che le stava davanti cercò di ricomporsi, e immediatamente abbassò la potente arma. - Scusami, non sapevo fossi tu.
Remus si riebbe in breve tempo, cercando di darsi un contegno.
- Fa niente, scusa tu, sono entrato senza permesso ed avevi tutte le ragioni. Solo, Nymphadora.. cerca di ricordare di chiudere la porta, quando non stai qua attorno...
- Era aperta?
- Sì, lo era.
- Oh.. probabilmente me la sono dimenticata. Non ho molta familiarità con le serrature babbane.
- Potevi chiuderla con un incantesimo.
- L'ho scordato..
- Va bene, va bene, non intendevo sgridarti come un professore - si scusò lui, vedendo l'aspetto corrucciato e allo stesso tempo pentito di lei. - Solo, cerca di prestare maggiore attenzione a queste cose. Per quanto forte la tua magia possa essere, non sai mai cosa potrebbe colpirti quando meno te l'aspetti, soprattutto di questi tempi.
- Sì, lo farò - disse lei, sorridendo di nuovo. - A proposito - chiese, - come mai sei qui? Avevi qualcosa da dirmi? - aggiunse con un'espressione curiosa.
- Ah.. l'avevo quasi scordato. Mi manda Arthur, aveva bisogno di un Auror come scorta per una personalità importante, per domani. Dato che ero di strada mi sono offerto per comunicare il messaggio.
- Di strada? Dove stavi andando? - domandò curiosa.
- Qui - concluse lui, lapidariamente.
- E cosa dovevi fare qui? - continuò, inquisitoria.
- Venire a controllare che fosse tutto a posto - continuò, non sapendo che scuse inventare.
- Su ordine di..?
Calò uno strano silenzio.
- Di nessuno. Volevo controllare che stessi bene.
- Oh.. bene - disse lei, sorridendo e diventando di un vago colore rosato.
Lui vide la sua reazione e si maledisse. Se davvero non voleva che continuasse a sperare inutilmente su una evoluzione del loro rapporto, che non ci sarebbe mai stata, avrebbe dovuto disilluderla. Non doveva lasciare trasparire nulla di quello che davvero pensava, come non stava invece facendo in quel momento.
- Comunque - continuò lui, cercando di cambiare argomento. - Dov'eri prima? Ti ho chiamata un paio di volte prima di vederti comparire dal nulla.
- Ero in giardino! - esclamò lei.
Remus non ci aveva pensato. E si pentì di non averla osservata prima di chiederglielo, dato che era evidente che la ragazza stesse facendo giardinaggio. E alla maniera babbana, a quanto sembrava: usando la magia non avrebbe certo avuto tracce di terra sotto le unghie, e non avrebbe nemmeno avuto una traccia di fango sul viso, e i jeans che indossava non sarebbero stati così sporchi.
- Perchè non usi la magia per cose così semplici? - le chiese.
- Perchè non c'è gusto! - rispose lei, sbalordita da una domanda del genere. Anche dalla sua posizione di Auror, la ragazza aveva sempre pensato che fosse essenziale cavarsela in ogni situazione anche alla maniera babbana. Benchè, effettivamente, non sapesse quale effettivo beneficio avrebbe potuto trarre dal fatto di saper coltivare dei tulipani senza magia. - A proposito, Remus! - sbottò lei, tutt'a un tratto, mentre lui faceva tranquillamente apparire due tazze e delle foglie di tè - Vorrei mostrarti una cosa!
- Quale cosa?
- Una cosa! - continuò lei, imperterrita.
- Subito o dopo il tè?
- E' lo stesso! - dichiarò lei, riempiendo con un colpo di bacchetta entrambe le tazze fino all'orlo di acqua bollente.
- Se non è di estrema urgenza allora possiamo aspettare ancora due minuti - sorrise lui, aspettando che le foglie liberassero la loro essenza. - Però sto diventando curioso!
- Meglio così - disse lei, facendo apparire dal nulla un filtro e un piattino - Resterai ancora più sorpreso!
- Dopo aver visto Piton con un cappello da donna in testa non posso stupirmi più di nulla - spiegò Remus. - Se quella volta ci fossi stata anche tu avresti riso come non mai, davvero.
- Me lo posso immaginare! - continuò lei, ridendo di gusto e rovesciando un po' del tè appena filtrato.
- No che non puoi, davvero, era qualcosa di troppo brutto per poterlo anche solo concepire... - borbottò, sorseggiando lentamente la bevanda bollente e rabbrividendo. Aggiunse ancora zucchero.
- Ma tu non li togli i fondi? - chiese lei, enigmatica.
- No, non è una mia abitudine. E poi ai ragazzi piaceva leggere i fondi del tè, quando eravamo a Hogwarts. Le mie foglie assumevano sempre la stessa forma, e lo trovavano divertente.
- Ma è matematicamente impossibile! - sbottò lei. - Nonostante io prestassi davvero poca attenzione alle lezioni di divinazione,- ammise, - ho sempre dato per scontato che la predizione fosse ogni volta diversa!
- In teoria dovrebbe esserla - concluse lui, porgendole la tazza dove rimaneva pochissimo del liquido con cui in origine era riempita. - Ma sembra che tutte le tazze che io tocco finiscano per essere maledette in qualche modo. Forse è colpa del dna.. -
Tonks prese la tazza e osservò la forma che i fondi avevano assunto. Inequivocabilmente, un lupo che ululava alla luna.
- Stasera non c'è luna piena, vero?
- No, non preoccuparti. Il plenilunio è stato la settimana scorsa - la rassicurò - e non sarei mai venuto fin qui in una serata così rischiosa, comunque.
- Non avevo dubbi - sorrise lei. - Ti va di vedere quello che dovevo mostrarti? - gli chiese.
- Certo - rispose, trattenendosi dall'afferrare la mano che lei gli porgeva e cercando indifferentemente di far sparire le tazze, che si materializzarono nel lavello. Si alzò e la seguì in giardino.

- Siamo quasi arrivati! - annunciò, dopo dieci minuti che camminavano. Quel giardino doveva essere di sicuro stato Incantato, e ad occhio e croce con la stessa magia che faceva ingrandire a dismisura le automobili babbane assegnate al signor Weasley per gli spostamenti di massa in incognito. Nymphadora saltellava qua e là come fosse una cavalletta, senza notare il fatto che Remus sembrava molto affaticato dal rincorrerla incessantemente. Quando vide il suo viso paonazzo e la sua fronte sudata decise di rallentare.
- Dai, un altro piccolo sforzo e ci siamo! - aggiunse, fermandosi per aspettarlo.
- Sì.. - rispose lui, cercando di sembrare deciso ma facendo una magra figura.
- Eccoci, finalmente! - rise lei, indicando una siepe che si poteva notare a breve distanza, chiazzata di rosa scuro. Tonks si fermò ad ammirare ciò che le stava di fronte.
- E.. cosa dovevo vedere? - continuò Remus, che per quanto paziente non avrebbe mai accettato il fatto di aver camminato così tanto solo per vedere una siepe in fiore. - Cosa c'è di tanto eccezionale? -
- Vieni, avvicinati, ma fai attenzione - disse lei, afferrandolo per un lembo della manica e quasi trascinandolo. - Vedi quei fiori?
A distanza di un paio di metri si potevano notare una mezza dozzina di pianticelle dal fusto esile, con un ciuffo incredibilmente colorato di gemme in cima. Emanava un odore fruttato appena percettibile, che aveva però la capacità di catalizzare l'attenzione di chi lo sentiva. Remus fece istintivamente per avvicinarsi ancora, ma Tonks gli stava ancora trattenendo il braccio. Lo strattone che lei gli diede lo riportò alla realtà per un po'.
- Non andare troppo vicino - spiegò lei. - Non ti farà di certo bene. -
- Che razza di fiore è? - chiese, curioso. Gli sembrava di aver perso la facoltà di pensare per qualche secondo, come se il fiore lo chiamasse, gli chiedesse di avvicinarsi.
- Una digitale purpurea - rispose lei, senza esitazione. - Come puoi non conoscerla? Non seguivi anche Erbologia?
- Ne ho sentito parlare, ma non ne avevo mai vista una dal vero.
- E' un fiore terribile - spiegò ancora. - Ammalia chi gli si avvicina, lo incanta... Concentra l'attenzione di chi lo annusa sul semplice odore e gli fa dimenticare qualsiasi altra cosa stia succedendo attorno a lui. E' estremamente velenoso se somministrato in dosi troppo alte.. - enunciò, con un tono Hermionesco.- Anche se, giustamente dosato, è un medicinale efficace per curare le insufficienze cardiache. -
- ..E per creare filtri d'amore. - aggiunse Lupin, che ricordava solo quella particolarità. Gettò un'altra occhiata all'insieme dei fiori, che sembravano tante piccole mani intrecciate.
- Esatto. Penso che ci farei parecchi soldi, vendendolo. Anche perchè non posso comunque toglierlo di lì da sola, ne resterei ammaliata - spiegò. - Comunque, anche i babbani ne conoscono le potenzialità e se ne tengono alla larga... non sono poi stupidi come i purosangue pensano. -
- Verissimo - sorrise lui. - Quindi, cosa farai?
- Per adesso lo terrò lì.. domani farò un giro a Diagon Alley per vedere se a qualcuno manca quell'ingrediente. -
- Domani devi andare al Ministero, hai un incarico di Arthur.. - le ricordò.
- Ah, sì, è vero. E' già troppo tardi per rinunciare, vero?
- Esattamente - sospirò lui al posto suo.
- Vabbè, allora mi toccherà farlo. Sai almeno chi dovrò proteggere?
- Non ne ho idea.
- Ah, fa niente. Ci avviamo? - domandò, indicando il vialetto dal quale erano arrivati.
- Meglio di sì - le rispose.
- Ti fermi a cena? - continuò, imperterrita, sperando con tutto il cuore che accettasse.
- Vorrei, ma credo di non potere.
- Dove devi andare?
- Da Molly. Ma non dovevi venire anche tu? - le chiese, continuando a procedere verso casa.
- Oh.. è vero! L'avevo scordato..
- Dimentichi troppe cose in questo periodo - disse, fermandosi, e trattenendosi dal continuare con il proverbiale "Ah, l'amour.." che sarebbe risultato estremamente fuori luogo, detto da lui. Andò avanti limitandosi a una frase semplice. - Sei sicura di star bene?
Gli sorrise. Non rispose, continuò a camminare come niente fosse.
- Dai, sbrighiamoci! Mi devo anche preparare! A che ora dovremo essere dai Weasley?
- Alle sette. Che ore sono?
- Le sei e mezzo. Avanti, sbrigati, Remus! - e ricominciò a saltellare come niente fosse.

- Oh!
Si erano materializzati nella cucina di Molly, facendole quasi prendere un colpo. Per loro fortuna era ormai abituata all'andirivieni dei numerosi figli, così riuscì a non far cadere nemmeno uno dei piatti che stava facendo volteggiare in aria.
- Benvenuti! - li salutò la donna con un ampio sorriso.
- Bienvenue - disse di rimando Fleur, che cercava di essere cortese anche con Tonks per ottenere la simpatia della futura suocera.
- Molly, dov'è Arthur? - chiese Tonks, quasi ignorando la francesina. - Dovrei mettermi d'accordo con lui per domani...
- Oh, non è ancora tornato. Spero non gli sia successo niente di grave - ansimò lei, che ormai viveva nell'ansia che alla sua famiglia accadesse qualcosa di male. Come chiunque altro, dopotutto.
- Fa niente. Prima o poi dovrà pur tornare a casa, lo posso aspettare - la rassicurò lei. - Posso esserti utile in qualcosa?
- No, non preoccuparti. Fleur mi è già di grande aiuto! - disse, voltandosi verso la ragazza appena nominata e battendole sulla spalla. - Sono sicura che diventerà davvero un'ottima moglie!
- Merci, Mollì - sussurrò, arrossendo.
- Quindi voi due andate tranquillamente di là! - continuò, voltandosi verso i due. - Accomodatevi pure sul sofà!

- E così hai trovato un fiore raro nel tuo giardino! - urlò Arthur, dal suo posto a tavola, spargendo pezzetti di carne ovunque attorno a lui.
- Sì, esattamente - spiegò Tonks, continuando a sorseggiare il suo brodo.
- Che fortuna! Le Digitali sono fiori spontanei, è raro trovarle nei giardini in questa zona, è molto difficile coltivarla!
- Pensavo la stessa cosa. E pensavo anche che avrei potuto venderla a qualcuno che ne aveva bisogno - continuò.
- Non credevo ci fossero ancora persone che si servono meschinamente dei filtri d'amore. Speravo fosse una pratica in via d'estinzione.. - aggiunse. - Comunque sia, potresti farci un bel gruzzoletto! Che peccato però...
- Personalmente non credo che sia un peccato, quel fiore è un ammaliatore - aggiunse Molly.
- Verissimo.. - aggiunse Remus, che fino ad allora non aveva proferito parola, sprofondando di nuovo nel suo piatto di zuppa.
- Ne hai avuto esperienza? - chiese, ridendo, Arthur. - Tonks, sei arrivata persino a questo punto? -
I due arrossirono, il resto della tavolata rise. Molly guardò torva il marito.
- Che c'è di male? Sperimentare filtri d'amore può essere divertente! - continuò lui.
- Arthur!
- Come quella volta che Fred e George lo sperimentarono su Percy e lo fecero invaghire di uno dei troll del giardino!
- ARTHUR!
- Ok, ok, mi trattengo dal dire altro - concluse, visto che la moglie lo minacciava con una padella ancora piena di broccoletti.
- Sarà meglio per te.. - aggiunse la moglie, abbassando provvisoriamente la bacchetta e facendo ritornare la padella sul tavolo.
- Comunque non sono d'accordo con l'uso dei filtri d'amore. Forse lascerò quei fiori appassire nella loro aiuola. - disse Tonks.
- Ma no, che peccato! Se proprio non li vuoi attorno allora vendili, però prova ad andarli a vedere almeno una volta di notte, sono bellissimi! - aggiunse Molly. - Ancora più incantevoli!
- Lo farò. Grazie mille del consiglio! - le sorrise.

- Ve ne andate di già? - chiese la signora Weasley, un po' delusa.
- Domattina mi devo svegliare presto, Molly.. ma grazie dell'offerta - la rassicurò Tonks.
- Prendi almeno un po' di questo brodo di verdure! Ti vedo così deperita in questo periodo... -
- Lo accetto molto volentieri. La tua cucina è sempre ottima, e la mia voglia di cucinare sempre troppo poca!
- Sei sicura che vuoi andartene ora? - domandò anche Arthur.
- Sicurissima. Ci vediamo domani alle sei, allora -
- Alle sei. Aggiudicato. Dove?
- A Grimmauld Place?
- Perchè proprio lì? - domandò Lupin, che per una ragione o per l'altra occupava attualmente una stanza di quella casa.
- Perchè è un posto sicuro da cui smaterializzarsi, ed è vicino al luogo dell'appuntamento - spiegò Arthur.
- Per me va benissimo - Concluse il discorso Tonks, a cui il tutto non faceva nè caldo nè freddo.
- Allora ci vediamo là. Cercherò di essere puntuale - lo rassicurò, sparendo poi al volteggiare della bacchetta.

Per la seconda volta nell'arco di sei ore, Remus si trovò una bacchetta puntata alla gola e due occhi fiammeggianti a fissarlo.
Per la seconda volta in quelle sei ore, Tonks abbassò lo strumento di difesa e si scusò.
- Ho i nervi a fior di pelle. Non avevo capito che saresti venuto qui. Scusa.
Remus si ricompose in breve tempo, fortunatamente, e si rassettò la veste che si era spiegazzata nella smaterializzazione.
- Non preoccuparti - disse - per fortuna hai ancora i nervi saldi e non lanci incantesima a destra e manca...
- Non farmene una colpa, adesso! - gli urlò in preda a una mezza crisi isterica. - Non saresti dovuto apparire così bruscamente!
Abbassò gli occhi e fissò il pavimento. - Non è colpa mia!
- E' vero, non lo è. Non intendevo mancarti di rispetto. E hai tutti i motivi per proteggerti meglio che puoi..
- ...
- Davvero, Nymphadora!
- ...
- Ehm..
- ...
- Nymphadora?
- Cosa? - rispose lei, ancora fissando un punto imprecisato del pavimento.
- Scusa..
- Non serve che ti scusi. Il tuo agire da professore dev'essere innato.
- "Agire da professore"?
- Sì.
- Da cosa deriva?
- Mi sgridi sempre.
- Non è vero - la corresse. - Solo che hai la testa tra le nuvole ultimamente, ho paura che ti succeda qualcosa.
- Lo stai facendo di nuovo.
- Andiamo, Nymphadora, non lo faccio apposta! - si arrese lui.
Tonks alzò un po' gli occhi dal pavimento, gettando un'occhiata al suo viso, che aveva uno stranissimo colore alla luce della luna che filtrava dai vetri chiusi.
- ...Mi perdoni?
- Sì. Scusa, ho avuto un altro cedimento di nervi.
- Ma figurati, siamo tutti sotto stress in questo periodo, non ti devi certo giustificare - le disse, avvicinandosi.
La ragazza alzò di nuovo gli occhi verso di lui, fissandolo. L'uomo sorrideva, cercando di darle coraggio.
- Ah...
- Cosa?
- Possiamo andare a vedere il fiore? - chiese lei, riprendendo la voce per quei pochi secondi.
- Certo che sì. Ma a occhio e croce mi dovrai trattenere di nuovo - le disse, sorridendo.
- Sì.. - rispose, afferrando la mano che questa volta era lui a porle.

- Non sono sicuro di aver svoltato all'angolo giusto, a quel punto del vialetto, sai? - le disse, stringendole la mano.
- Siamo quasi arrivati, non preoccuparti.
- Non ho il minimo senso dell'orientamento. In questo giardino ci si perde...
- Mi piacciono i posti spaziosi. In generale mi piacciono i giardini e le case grandi. Eccezion fatta per Grimmauld Place, s'intende...
- Immaginavo. Nemmeno a me piace granchè quel posto...
- Però mi piacciono anche le case piccole, - Gli confidò - Sono più accoglienti, di solito, e ovviamente c'è meno da rassettare.
- Vero anche quello - confermò lui ridendo. - Ecco la siepe! - disse, riconoscendo improvvisamente il luogo.
Nel buio della nottata emergeva chiaramente una luce rosata, quasi impercettibile, esattamente come il profumo che si stava spandendo dalla stessa sorgente. Mano a mano che ci si avvicinava diventava quasi più lieve, un vero paradosso.
- Non più di così - lo trattenne lei, dato che Remus tendeva ad avvicinarsi troppo al fiore incantato.
- Che bello... - commentò lui, senza fiato. - Ha anche il tuo stesso colore di capelli.
- I fiori non hanno i capelli, Remus - lo corresse.
- Sì, insomma, hai capito quello che intendevo... - Per una volta rinunciava addirittura ad essere preciso.
Si sedette sulla soffice erba su cui era appena passato, senza lasciare la mano della ragazza, i cui occhi splendevano di quel magico bagliore purpureo.
- Siediti, ti va? - la invitò.
- Mh.. - rispose lei, spostando gli occhi dal fiore a Remus. - Scusa, mi stavo incantando pure io -
- Diciamo pure che ti eri incantata - replicò.
- Sì, diciamolo pure - gliela diede vinta, sedendosi al suo fianco.

- Pensavo che sarebbe bello se tutto fosse sistemato.
- Mh? - borbottò lui.
- Se tutto andasse meglio. Se non avessimo continui problemi, se non ci fossero sempre guai da sistemare. Quelle cose lì.
- Beh, ovvio. Penso che lo vorrebbe chiunque, no?
- Chiunque meno chi provoca tutto questo.
- Anche loro vogliono sistemare tutto, Nymphadora, solo che lo vogliono sistemare al loro modo. In fondo siamo tutti sulla stessa barca.
- Magari se non ci fosse stata tutta questa storia non ti avrei mai conosciuto.
- Io penso che ci saremmo conosciuti lo stesso, un giorno o l'altro - sorrise lui, guardando il suo profilo che fissava la Luna.
- Può darsi - gli diede ragione.

- Remus?
- Sì?
- Oltre le solite scuse, perchè non vuoi stare con me?
- Non è che non voglio... - le confidò, acquistando colore in viso. - Sento che non posso..
- Ma io ti farei felice. Davvero. Lo posso fare. Magari staresti bene.
- Ne sono sicuro..
- Perchè non vuoi almeno provare, allora?
- Perchè non mi pare il caso.
- Cosa vuol dire che "non ti pare il caso"..?
- Che non lo ritengo opportuno - disse tranquillamente, ma sempre più rosso sotto gli occhi inquisitori di lei.
- E io invece sì.
- Ma..
- Ma cosa? - lo esortò a continuare.
- Ma.. se io fossi felice magari non lo saresti tu, a stare con me.
- Non che ora io sia felice, eh, Remus. Lo sai che sono scuse campate in aria. Dì che non ti piaccio e basta.
- Tu mi piaci, invece! - disse lui, ormai di un colore rosso acceso. - Solo che..
- Che..?
- Oh, basta!
Le lasciò la mano, che ancora stringeva con la sua, afferrandole però il viso con entrambe.
- Tu..!
- Io cosa? - domandò lei ancora, imperterrita, quasi per sfidarlo.
- Tu non sai quello che vuoi, Nymphadora.. Io non vado bene per una come te.
- Non andrai bene per una come me - concluse lei, poggiando le mani sulle sue - Ma di certo vai bene per me. -
Lo fissò ancora con gli occhi fiammeggianti. Era timoroso, ma impaziente.
- Quindi rassegnati tu, perchè io non mi rassegnerò. E con questo ho chiuso il discorso - sussurrò, rafforzando la stretta sulle mani di lui.
- Nym.. - fece per dire, con occhi sofferenti, conscio del male a cui credeva di portarla incontro. Ma la parola si perse a metà strada.
- Dimmi - gli rispose.
- Me ne pentirò ogni volta che ti capiterà qualcosa..
- So badare a me stessa.
- Sarai sempre in pericolo.
- Non me ne importa niente! - disse con un sorriso. - Lo sarei lo stesso!
- Non farmelo fare...
- Fallo, invece. Fai in modo che possa restare con te più tempo che posso. Fammi essere felice a modo mio. Perfavore, Remus.
- ...
- Perfavore...
- E sia.. - sussurrò in un suo orecchio, cedendo a lei e a ciò che provava. Le baciò la fronte.
Con un gridolino di gioia e un singhiozzo di commozione insieme, la ragazza gli saltò al collo, facendolo rovesciare sulla schiena.
- Ora sono la persona più felice del mondo! - gli urlò, baciandolo a sua volta.
Non poteva trattenersi dallo stringerla, non poteva smettere di sprofondare nel suo profumo, non poteva smettere di credere che tutto fosse un sogno, che la sua fantasia stesse galoppando a mille.
- A..
- "A" cosa?
- Anche io.. - disse, chiudendo gli occhi. Stava per aggiungere "per quanto sia sbagliato".. ma poi vide quanto bene stavano le sue braccia attorno a lui, quanto perfetta sembrava la posizione della testa di lei sulla sua spalla, quando bello era l'intreccio delle loro gambe. E pensò che dopotutto non ci fosse nulla di sbagliato.
Per quanto ciò fosse egoistico, ora lei era sua. Sua. E nulla era più giusto di questo.

   
 
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