Dopo aver
cancellato
tutte le tracce del mio passaggio, sia nella sala che
nell’Animus, tornai nella
mia gabbia e mi lanciai sul letto.
Le
informazioni appena
acquisite mi frullavano ancora nella testa e spesso mi si riformava
nella mente
l’immagine della forte luce e sentivo sulla pelle il
confortevole calore di
quella “cosa”.
Queste
ultime immagini
però mi aiutarono a farmi stare meglio, a tranquillizzarmi;
qualcuno mi
parlava, era una donna lo sentivo chiaramente, ma non mi spaventai
restai ad
ascoltare quelle parole dette in una lingua che non conoscevo come se
fossero
una ninna nanna.
Fu
proprio grazie a quel
calore che sentivo ovunque sul mio corpo e a quella voce che riuscii ad
addormentarmi.
Caddi in
un sonno senza
sogni che venne interrotto con mia sorpresa dalla bionda.
Mi
sorrise, il suo
sorriso era sempre così triste, così preoccupato.
-Quando
vieni a
svegliarmi tu vuol dire che è successo qualcosa di grave.
Solo per un motivo
ben fondato il Vecchio non verrebbe a distruggermi fin dal primo
mattino...-
sbadigliai rumorosamente.
-Impegno
di lavoro.- mi
rispose con solito sorriso.
-Mi
dispiace Lucy, non
sai mentire.- fissavo il soffitto ma con la coda dell’occhio
la vidi sobbalzare
e poi pietrificarsi subito dopo. Se ne stava lì seduta sul
bordo del mio letto
immobilizzata e ammutolita dalle mie parole.
Allora
c’era davvero
qualcosa di più grande di un “impegno di
lavoro” e al 90% delle probabilità
riguardava me...
Sarei
morto a breve
forse? Si preoccupano per me perchè gli servo ancora?
Lucy mi
vide perso nei
miei pensieri con gli occhi spenti puntati sul soffitto bianco.
Non
compresi mai il
motivo di quel gesto ma la bionda si allungò leggermente
verso di me e mi passò
una mano fra i capelli che mi cadevano sulla fronte tirandomeli
all’indietro.
Spostai
lo sguardo su di
lei
Che
tette...
Lei
arrossì era
consapevole del mio sguardo che si posava su qualsiasi punto del suo
corpo e
del suo viso mangiandone avidamente ogni dettaglio, ma fece finta di
ignorarmi
continuando con la sua lenta carezza sul mio capo.
Fermai i
miei occhi
all’improvviso fissandoli nei suoi.
-Oggi
niente sessioni
Signorina Stillman?- scimmiottai la voce del Vecchio riuscendoci
egregiamente.
Quasi mi spaventai sentendo la voce del Vecchio uscire dalle mie labbra.
Lei rise
e io le sorrisi
di rimando.
-Volevo
darti qualche
minuto per riprenderti dal torpore del sonno, ma dobbiamo andare e il
prima
possibile. Altrimenti Vidic ci fucilerà-
Lasciai
che passasse
qualche secondo di profondo silenzio, poi sbuffai.
Quelle
fottute telecamere
erano accese, ne sentivo il ronzio, non avrei potuto
“trattenere” oltre la ragazza
senza essere visto.
Che
palle...
Mi alzai
mezzo ingobbito
dalla schiena che non mi teneva su.
Superato
il letto mi
voltai verso la porta automatica del bagno che era aperta e mi vidi
riflesso
nello specchio che avevo di fronte. Facevo ancora più schifo
della sera
precedente. Mi mandai mentalmente a qual paese e mi avviai alla porta
automatica che mi avrebbe liberato da una gabbia solo per potersi
richiudere
alle mie spalle, rinchiudendomi in un altra gabbia.
Accanto a
me c’era Lucy
che digitò il codice di apertura di quella
stramaledettissima porta facendo in
modo che io potessi vedere il movimento delle sue dita e i numeri che
pigiava.
Perfetto!
Non
sapevano delle mie
fughe ne del fatto che conoscessi tutti i codici possibili ed
immaginabili.
Lucy
superò il mio passo
lento, strascicato e ciondolante e si avviò verso la
scrivania dove prese una
tazza che aveva lasciato lì prima di venirmi a chiamare poi
ritornò verso di
me.
Io mi ero
già seduto
sull’Animus accarezzandone i bordi su cui avevo appoggiato le
mani, aspettando
che Lucy accendesse la macchina per potermici distendere.
Sbadigliai
di nuovo e
vedendomi farlo Lucy allungò la mano, che teneva la tazza,
verso di me.
-Caffè?-
non sorrideva,
ma il suo viso non era ne preoccupato ne triste
-Sono
già troppo nervoso
di mio- rifiutai poco educatamente e con il tono di voce sbagliato.
Lei di
tutta risposta
buttò giù le ultime gocce di liquido ormai
tiepido e mi fece cenno col capo e
una mano di stendermi.
Io feci
come mi indicò
felice di poter tornare a alienare la mia mente in quella macchina, di
rivedere
quella nebbiolina che annullava per qualche secondo i miei sensi,di
tornare in
quel tempo nel corpo del mio antenato per rivivere tutti i ricordi che
avevo
già visto quella notte, di poter iniziare il mio piano, per
poter evitare che
questa tortura colpisca qualcun altro.
-Tieniti
pronto Jack, sto
avviando la sessione di ricordi.- Le parole della bionda mi parevano
già
sfocate, sommesse dai miei sensi che cedevano alle avances
dell’Animus.
.:Avanzamento
rapido al
Ricordo richiesto:.
Malik e
Altair stavano
viaggiando e da quanto potevo capire dal grado di stanchezza di Malik,
da
parecchio tempo.
Il
cavallo di Altair
avanzava alla sinistra di quello di Malik e avendolo così
vicino il mio
antenato riuscì ad analizzare gli atteggiamenti e le
espressioni
dell’Assassino.
Era
lì, in groppa a quel
cavallo dal pelo color catrame, con la schiena dritta che non lasciava
trasparire la leggera stanchezza che il viaggio gli stava causando, lo
sguardo
fisso in avanti come se i suoi occhi già vedessero il loro
obiettivo, le dita
intrecciate alle briglie tenevano la testa dell’animale alta
e lo guidavano
verso la nostra destinazione, ma quegli occhi... non gliela contavano
giusta.
-E
così, hai deciso di
aiutarmi nelle ricerche di Nur, perchè ti senti ancora in
colpa, Altair?- Il
Rafiq ruppe il silenzio che aveva regnato per la maggior parte del
viaggio
usando un tono leggermente sarcastico credendo di conoscere
già la risposta.
L’Assassino
si voltò solo
un attimo per dedicare al Rafiq lo sguardo deciso e impassibile che
prima era
concentrato sull’orizzonte.
-Qual è il tuo
obiettivo Assassino?- Malik
insistette ancora con quella domanda sorpreso non dal silenzio
dell’amico ma
dal suo sguardo furente.
-Cerco la
verità, Malik,
una risposta alle mie domande. Quei Templari... sono tutti collegati da
un filo
conduttore e Al Mualim vuole fermarli a tutti i costi. Ma cosa vuole
che non
facciano? Cosa vuole da me? Cosa vuole?- L’Assassino fece una
pausa pensosa.
–Ho il sentore che mi stia usando, che stia usando
l’orgoglio e l’arroganza che
prima corrodevano il mio animo...- poi si voltò verso
l’amico sorridendo
appena. –Ma ti aiuterò nelle tue ricerche.-
L’Assassino allungò una mano
indicando una collina all’orizzonte. –Raggiunta
quell’altura ci divideremo. Ti
procurerò una divisa da Crociato, ti infiltrerai
nell’accampamento e cercherai
informazioni riguardo il luogo dove tengono nascosta la tua infermiera,
poi, quando
l’avrai trovata avvertimi in qualche modo, anche un semplice
segnale. Io
cercherò di distrarre il maggior numero possibile di
guardie, magari anche
cercando di ridurne il numero Io cercherò Roberto de Sable e
le mie risposte.-
Malik
annuiva di tanto in
tanto mentre Altair parlava spiegando il suo piano. –Beh, il
tuo piano sembra
non fare una piega e soddisfa gli oiettivi di entrambi. Speriamo
soltanto di
non trovare intoppi.-
Il Rafiq
aveva appena
finito di parlare quando in lontananza di udirono urla, spade che
cozzavano fra
di loro e il rumore confuso di piedi che battevano il suolo di corsa.
Malik si
accosto allo
strapiombo che lo divideva dal sentiero sottostante. Un gruppo di
Crociati si
stava lanciando all’attacco verso un’altro esercito
troppo lontano perchè Malik
potesse vederne le divise e riconoscerlo.
-Dobbiamo
muoverci
fratello, prima che le cose si mettano peggio.- Detto questo i due
affondarono
i talloni nei ventri dei loro cavalli incitandoli al galoppo.
Raggiunsero
la collina
indicata da Altair, trovando un bivio. Il primo a prendere parola fu il
Rafiq.
–Mi procurerò da solo la divisa tu va avanti,
porta a termine il tuo obiettivo
io ti manderò un segnale come da piano quando
l’avrò trovata. Meno tempo
perdiamo meglio è, fratello-
Altair
annuì appena e
prese la strada che portava verso ovest al galoppo.
.:Rimozione
forzata dal
ricordo scelto:.
Niente
nube, niente
ritorno alla realtà.
Ero
intrappolato nella
macchina non riuscivo a riprendere conoscenza, era come se stessi
fluttuando in
un universo diverso, una dimensione spazio-temporale diversa dalla mia.
Nel mio
cervello
passavano milioni di immagini, di sensazioni, di emozioni, sentivo il
dolore,
la felicità, vedevo il sorriso di una donna, poi quello di
un bambino, nella
mia mente stavano scorrendo migliaia di ricordi di migliaia di persone
diverse e
tutti avevano un filo conduttore: il sangue.
A quanto
pareva il virus
che avevo istallato nell’Animus aveva funzionato
correttamente scaraventandomi
fuori dalla mia sessione di ricordi ma non avevo previsto una reazione
del
genere della mia mente.
Non
voleva abbandonare la
macchina.
In
effetti avevo perso il
vizio del fumo e preso quello dell’Animus.
Il solo
pensare di dover
stare senza quella macchina infernale che, per ore e a volte giorni, mi
teneva
lontano dal mio stesso corpo, mi faceva stare male.
Ma ora
avevo altro a cui
pensare, dovevo abbandonare la macchina e lasciare che Lucy perdesse
tempo nel
trovare un modo per riattivarla nel modo giusto, dovevo prendermi tempo
per
organizzare il piano per avvertire gli altri.
Mancava
poco, ancora un
pò e avrebbero scoperto la verità.
Cercai
tra tutte quelle
immagini e emozioni i miei ricordi.
Dovevo
trovarli e
rimetterli insieme, forse così sarei tornato in me.
Mi
concentrai
sull’immagine del viso di Lucy, ma questa venne sostituita
dall’immagine di
un’altra ragazza dalla pelle più scura; allora
decisi di pensare al Vecchio ma
il suo viso si deformò fino a diventare quello di un vecchio
barbuto con un
cappuccio scuro.
Continuai
a tentare ma
ogni volta l’immagine si trasmutava in
qualcos’altro che sapevo che non mi
apparteneva ma che sentivo comunque come mio.
Possibile
fossero tutti
miei ricordi?
Alla fine
fui liberato
dalla bella bionda.
-Jack Dio
mio!- avevo la
vista ancora offuscata e la testa che mi girava forte quindi non
riuscì a
capire l’espressione stampata sul suo volto ma
riuscì a immaginare che la
bionda fosse preoccupata dal suo tono di voce.
-Lucy...
credo di non
sentirmi bene...- rimasi immobile cercando di fermare la stanza che
ancora
continuava a vorticare intorno a me.
-Jack!
Riesci almeno a sentirmi?-
mi porto le sue mani fredde sul viso che girò in modo da
essere volto verso il
suo.
-Jack?
Chi è? Il mio nome
non è questo...- ero confuso ancora i miei ricordi mi
tiravano brutti scherzi.
-Allora
dimmi qual è il
tuo nome?- la voce della ragazza si era improvvisamente tranquillizzata
diventando fredda e distaccata.
-Non
riesco a
muovermi...- da quando aveva tolto le mani dal mio viso lasciai che la
mia
testa ciondolasse un pò dove le pareva.
-Non
è questa la domanda
che ti ho fatto. Come ti chiami? Se non è Jack il tuo nome
qual è?- la vista
lentamente stava tornando normale e vidi i fianchi ondeggianti di Lucy
muoversi
fino alla scrivania che reputavo troppo lontana da me. Non volevo
rimanere
solo.
-Dove
vai? Resta qui...-
tentai di girarmi per poterla seguire con lo sguardo ma il mio corpo
rispondeva
male.
Lei
tornò con passo
spedito armata ora di un blocchetto e una penna. –Come. Ti.
Chiami?- si
soffermò su ogni parola come se stesse parlando con un
rincretinito.
Mi
concentrai, cercando
di ricordare quell’informazione. –Malik... il mio
nome è Malik...- vidi gli
occhi di lei spalancarsi e subito dopo con estrema fretta
infilò una mano nella
tasca del camice tirandone fuori una specie di cellulare di cui
premette
soltanto un tasto.
-E se tu
sei Malik, come
fai a conoscere il mio nome?- la ragazza scrisse qualcosa sul
blocchetto.
-Perchè
ti conosco mi
pare ovvio...- strinsi un pugno più volte e capì
che il mio corpo stava
tornando sotto il mio controllo.
Il
cellulare della bionda
prese a trillare e lei voltandomi le spalle rispose.
Sentii la
voce del
Vecchio ma non riuscì a capire cosa dicesse.
Poi a
parlare fu Lucy.
–Sovrapposizione di realtà, doppia
personalità. L’Animus lo ha rigettato in
modo violento e bloccato tutti i suoi meccanismi come programmato dal
sistema
di sicurezza del Soggetto, ma non in modo corretto a quanto pare. Crede
di
essere il suo antenato.-
Ahhh...
il sistema di
sicurezza... piccolo dettaglio dimenticato all’istallazione
del virus...
vabbè... rimane comunque un dettaglio.
-Lucyyyy...-
dissi con
voce da ubriaco poi mi misi a ridacchiare alzando allungando le braccia
e
aprendo le mani di fronte a me. –Guarda! Due braccia! Come
è possibile?-
La bionda
mi ignorò
totalmente. –Non riesce a muoversi chiamate qualcuno.-
Pochi
secondi dopo dalla
porta automatica, da dove usciva di solito il Vecchio, apparvero due
grossi
uomini armati di giubbotto anti proiettile e manganello.
Quando si
avvicinarono mi
portai istintivamente le braccia a difesa della mia testa pronto ad
essere
bastonato, ma questi due mi presero di peso e mi trascinarono fino alla
mia
gabbia e mi gettarono in malo modo sul letto.
Mentre mi
trascinavano in
camera vidi Lucy nascondere il viso da cui scendeva una lacrima con le
mani.
Imprecai
contro di loro
finchè non abbandonarono, bloccando la porta, la stanza.
Doveva
essere arrivato
anche il Vecchio sentivo la sua voce ovattata dalla porta che ci
separava.
Per
favore Dio fa che non
entri in questa stanza non sono dell’umore giusto per poter
sopportare una
visione tanto terribile!
Passarono
parecchi minuti
poi il rumore di una porta che si apriva e subito dopo il silenzio
assoluto.
Ahhh! Che
pace!
Smisi di
fissare il
soffitto e mi calai per metà e a testa in giù
sotto al letto per poter
recuperare il mio blocco e ritornato comodo sul mio letto mi misi a
pancia in
giù per poter scrivere.
“Giorno
indefinito, di un
mese indefinito, di un anno a me sconosciuto
Il mio piano va a gonfie
vele. Riuscirò a
farli capitolare. Soggetto 17 tu sarai la mia arma principale quindi se
mai
leggerai queste parole non deludermi!
Ritornando
a me.
Il virus
che...”
No,
meglio non parlare di
questo. Cancellai calcando più volte con la penna su quelle
parole.
“Oggi
quella baldracca mi
ha trattato come una bestia! Io stavo male e quella mi ignorava! Poteva
anche
fare qualcosa per diradare la mia confusione invece che aumentarla in
modo
esponenziale con le sue stupide domande!
Però...
stava piangendo.
Perchè
piangevi Lucy? Che
ti sta succedendo? Che mi sta succedendo?
Manca
poco... e poi
sapranno tutto. Quella luce...
Confesso
che poterla
vedere di nuovo non mi dispiace anzi, non vedo l’ora.
Era
così seducente e
calda.
Se solo
avessi potuto
afferrare la fonte di quella luce sono sicuro che sarei diventato
l’uomo che
tutti desiderano diventare, l’uomo che io desidero diventare.
Un uomo
libero e felice.
Sarebbe
un sogno, una
vita da sogno.
E invece
sono qui.
Rinchiuso in una stanza asettica, al limite della follia, con una
ragazza che
non mi si fila e un Vecchio che non vede l’ora di ammazzarmi
per potersi
togliere dai piedi un rifiuto come me.
Ora devo
andare.
Devo
mandare il primo
messaggio.”
Avevo
perfettamente
calcolato i tempi. Le luci della mia stanza si spensero
all’unisono così come
il ronzio delle telecamere.
Lucy
grazie.
Mi alzai
traballando con
le gambe che ancora mi formicolavano a causa dello shock che il mio
corpo ha
dovuto subire dopo quello che è successo nella macchina.
Davvero
ero convinto di
essere Malik? Era per questo che quando cercavo di ricordare volti a me
familiari questi si trasformavano in qualcun’altro? Malik sta
cercando di
ritornare su questa Terra utilizzando il mio corpo o semplicemente sto
impazzendo?
Però...
È
stato figo!
Mentre
digitavo il codice
sulla tastiera del dispositivo di apertura della porta automatica
ridacchiavo
fra me e me ricordando quando chiamai Lucy per farle vedere le mie due
braccia.
Dovevo
risolvere anche il
problema creato dal virus.
Non
potevo essere rigettato
tutte le volte in quel modo dall’Animus o altrimenti convinto
di essere Malik
manderò in fumo tutti i miei piani.
Ma grazie
a
quell’incidente ora ne sapevo ancora di più
sull’Animus e su ciò che
nascondeva.
Una volta
entrato nella
grande sala ispirai forte l’aria fretta che stagnava
lì dentro quando i
condizionatori erano spenti.
Mi
avvicinai al portatile
collegato all’Animus e li accesi entrambi per modificare il
mio programma
clandestino.
Avevo
poco tempo e troppo
da fare dovevo muovermi.
Risolsi
in fretta il
problema virus poi cominciai a cercare documenti, quadri, lettere,
informazioni
e quant’altro contenesse del passato quell’aggeggio.
Dovevo
trovare un modo
per poter proteggere le informazioni che volevo trasmettere alla
prossima
vittima e visto che sicuramente avrebbero inchiodato anche lui
nell’Animus il
modo migliore per poterlo fare era proprio utilizzare ciò
che non apparteneva a
questo tempo, ciò che anche lui avrebbe potuto vedere.
Utilizzai
anche delle mie
conoscenze acquisite andando per musei con mia madre da piccolo.
Le
piaceva tanto
l’arte...
Aspetta...
Ma certo!
Quella donna mi riempiva di enigmi su quei quadri e le risposte erano
tutte in
alcuni dettagli o immagini messe così in evidenza, dagli
artisti che li
crearono, da risultare invisibili.
Userò
lo stesso
meccanismo. È perfetto!
Trovai
anche il programma
che convertiva in tre dimensioni i miei ricordi e lo utilizzai per
poter creare
un modello di quella sfera che vidi quella notte.
Ma non
bastava, non
potevo fargli vedere ciò che volevo fargli vedere in questo
modo, non avrebbe
capito.
Dovevo
creare una prova,
un qualcosa che gli mostrasse cosa avevo scoperto e cosa avevo visto
quella
notte.
Ma avevo
cancellato tutto
quella mattina, dovevo inventarmi qualcosa.
Di
entrare nell’Animus
non se ne parlava, ci avrei impiegato troppo tempo e avrei dovuto
cancellare di
nuovo tutto e reistallare il virus.
Riguardai
l’immagine del
programma con cui avevo creato la sfera che vidi e mi rimisi al lavoro
nella
creazione della mia prova.
Dovevo
mettere
immediatamente allerta il mio successore su ciò che
l’Abstergo voleva da lui.
Quando
finì mi si parò
davanti, grande come un macigno, il problema che a me era parso
più semplice,
ma che in quel momento sembrava non trovare soluzione.
L’ora
dell’alba era
vicina e io avevo sprecato tutta la notte in ricerche e modifiche
inutili visto
che ora non sapevo come trasmetterle.
Mi
guardai intorno alla
ricerca dell’ispirazione e dell’idea perfetta. Ma
fu inutile, stavo di nuovo
soltanto perdendo tempo.
Poi una
delle luci al
neon dell’Animus mi passò sotto al naso.
La teoria
da me prima
accennata trovò conferma proprio in quel momento. Avevo la
soluzione sotto al
naso ma non l’avevo assolutamente vista, anzi,
l’avevo totalmente ignorata.
Avrei
passato il tutto
sul nucleo di memoria.
Visto che
conteneva tutte
le loro scoperte sicuramente non l’avrebbero distrutto e
quindi era la cosa che
con più probabilità poteva essere trovata e
visionata da qualche mio
successore.
Ma se
avessi caricato
soltanto gli enigmi la cosa sarebbe diventata incomprensibile.
Cominciai
a sentirmi il
cuore attanagliato dall’ansia quando vidi le prime luci del
sole si stagliavano
sulla parete di fronte a me.
Il metodo
più veloce per
poter comunicare era in quel momento la mia voce quindi attivai il
microfono
incorporato del portatile.
-Mi
chiamo...- di nuovo.
Non ricordavo il mio nome e l’ansia che continuava a crescere
non mi aiutava,
quindi mi corressi immediatamente. –Mi chiamano: Soggetto 16-
Cominciai ad ansimare
sempre più man mano che si alzava dall’orizzonte.
–Ascolta non mi resta molto.
C’è una cosa che devo farti vedere, una cosa su
cui ci hanno già sentito. Tutto
quello che... sappiamo, tutto quello che siamo portati a credere,
è falso.- Mi
presi una pausa per finire i preparativi per copiare l’enigma
e il codice che
nascondeva sul nucleo. –Ok... ehm... Ho trasferito la prova.
Il file che
dimostra tutto. Ma lho divoso in venti pezzi e... li ho protetti con un
codice-
cominciai a guardarmi continuamente intorno. –La prudenza non
è mai troppa-
dissi con un mezzo sorriso stampato sulle labbra. Il Maestro diceva...
no...
non lui... Ehm... ma in che secolo siamo?- Non c’era tempo
per queste domande
dovevo muovermi. –Vabè non importa. Ascolta ho
nascosto il codice del primo
file... in questo programma- il fiato corto non mi permetteva di
pronunciare
frasi troppo lunghe. –Trovalo, trovali tutti. Lungo il
percorso inizierai a
capire la verità.-
Intitolai
questo primo
file “Il principio” e lo contrassegnai con un
proverbio in ideogrammi cinesi di
cui però non scrissi la traduzione.
Avevo
scelto dieci quadri
di cui cinque avevano un elemento in comune, quell’elemento
rappresentava ciò
che avevo scoperto riguardo quella sfera.
Scrissi
una piccola frase
guida evidenziando le parole chiave in rosso.
“Cinque
di queste scene
mitologiche hanno un elemento
il comune. Riconoscilo
e inizierai a vedere.”
Quando il
mio successore
avrebbe risolto questo primo enigma avrebbe potuto vedere quella sfera
luccicante,
Un
piccolo optional in
più che se scoperto poteva darti un’effimera
libertà.
Poi mi
girai rivolgendomi
verso la finestra.
Avevo
ancora tempo per
poter caricare un nuovo file tanto avevo già tutto pronto
avrei dovuto solo
registrare la mia voce.
Iniziai
immediatamente
mentre sentivo il fiato mancarmi, il sangue scorrermi freneticamente in
tutto
il corpo e il cuore battere nello stomaco e nelle orecchie.
L’ansia
si era
trasformata in terrore, ma dovevo resistere e finire.
Il
secondo enigma lo
intitolai ”Sessantaquattro Quadrati” e lo
contrassegnai nel nucleo di memoria
con un’altra immagine, una delle Linee d Nazca, quella che
rappresentava una
scimmia per l’esattezza, che spesso avevo intravisto nella
nube che divideva il
mio mondo e quello dei miei ricordi.
Cominciai
a parlare
appena riattivai il microfono in tutta fretta.
-Il
passato: una vasta
rete di comunicazioni e interconnessioni, tutte governate da loro!
Oppure no?-
Ogni mia
frase, ogni mia
parola era un indizio, un piccolo passo che preparava il soggetto che
avrebbe
trovato i miei file alla verità e che avrebbe fatto in modo,
passo dopo passo,
che arrivasse al MIO obiettivo.
Questa
volta il mio
enigma consisteva nella ricostruzione di un immagine divisa in cerchi
che, una
volta mossi secondo una giusta combinazione, avrebbero svelato
l’immagine
intera e un indizio criptato.
Tutti i
personaggi
raffigurati in quelle immagini stringevano in una mano
Doveva
capire quanto
potere poteva dare ad un uomo quell’oggetto. Un potere
abbastanza forte da
poter plasmare la storia stessa secondo il volere del suo possessore.
Ma
niente si ha per
niente. Secondo le mie
ricerche tutti i personaggi storici che sono stati padroni di
quest’Oggetto
sono impazziti o spariti nel nulla ma… tutto questo,
naturalmente, sui libri di
storia non c’è.
Quando,
finalmente, anche
il secondo glifo fu
scritto sul nucleo
di memoria , cancellai tutto dal portatile mentre riprendevo la calma e
poi
spensi tutti i macchinari.
Insieme a
loro anche io i
sentì senza energie e quindi mi trascinai fino al mio letto
su sui caddi in un
sonno profondo e senza sogni.
.:Angolo
dei potenti:.
Perdono
immenso Perdono.
Avevo
promesso di
scrivere questo capitolo in una settimana e ci ho messo più
di un mese, ma la
scuola ha preso il sopravvento e non ho avuto neanche il tempo di
sputarmi in
faccia. Spero mi comprendiate e mi perdoniate.
Allora…
forse avrete
notato che la sessione di ricordi è estremamente breve ma da
questo capitolo in
poi ci concentreremo più su Jack che su Malik
anche perché abbiamo deciso di introdurre i
glifi.
Vogliamo
farvi conoscere
meglio Jack e il suo modo di pensare e agire, ciò che gli
sta accadendo e ciò
che prova. Spero soltanto che ci riusciremo.
Salute e
Pace a tutti
voi!
.:Ringraziamenti:.
BumBj: Unica e
nuova
commentatrice di questo cap XD! Per quanto riguarda gli errori
grammaticali…
sono la causa di una beta ke nn abbiamo e quindi a noi spesso sfuggono
come
anke gli errori d battitura che il mio word
“pezzotto” non segna. Comunque se c
spieghi come immagini il S16 magari possiamo prendere qualche tratto
dalla tua
descrizione e aggiungerla al nostro Pg e così c daresti una
grande mano.