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Autore: Boss_Pride    21/04/2011    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del doppio tag br, dove qui è stato usato più volte. Inoltre, lo stesso tag non può essere usato all'inizio e/o fine dell'introduzione.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Una storia scritta da me e Angy ( Sux Fans ) un'idea divenuta realtà durante uno dei nostri scleri. Spero vi piaccia. Abbiate pietà è la prima FanFiction che scrivo XD.
Mi dispiace ma siamo state costrette a inventarci il nome del protagonista XD.
[..]Anno nuovo, vita nuova? COL CAZZO!
2012 anno della fine del mondo? SI! E per mano mia!
Sono appena arrivato in questa fottutissima città e già la odio.[..]
[..]Warren Vidic… Abstergo? Ah! Si! Ora ricordo! Mi aveva proposto un certo lavoro, una cosa che fruttava parecchio.[..]
[..]Le Stato è impostato il Soprannome di: Soggetto 16. M'avvisò squadrandomi. Alzai le spalle annuendo annoiato.[..]
[..]I suoi esami sono finiti, e. .. L'Animus è impostato con i giusti risultati.[..]
[..]Pero mi ricordo il nome del, barista Desm ... ... ... Desme DESMOND![..]
[..] La ragazza zitti fin quando la mia vista non s'affievolì, fino a sparire, inghiottendomi interamente in un nuvola di pallido azzurro.
Per quanto potessi volgere lo sguardo, niente prendeva consistenza propria, ma almeno mi sentivo ancora il braccio ... [..]
[..]Avanzamento Rapido richiesto al ricordo...[..]
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver cancellato tutte le tracce del mio passaggio, sia nella sala che nell’Animus, tornai nella mia gabbia e mi lanciai sul letto.

Le informazioni appena acquisite mi frullavano ancora nella testa e spesso mi si riformava nella mente l’immagine della forte luce e sentivo sulla pelle il confortevole calore di quella “cosa”.

Queste ultime immagini però mi aiutarono a farmi stare meglio, a tranquillizzarmi; qualcuno mi parlava, era una donna lo sentivo chiaramente, ma non mi spaventai restai ad ascoltare quelle parole dette in una lingua che non conoscevo come se fossero una ninna nanna.

Fu proprio grazie a quel calore che sentivo ovunque sul mio corpo e a quella voce che riuscii ad addormentarmi.

Caddi in un sonno senza sogni che venne interrotto con mia sorpresa dalla bionda.

Mi sorrise, il suo sorriso era sempre così triste, così preoccupato.

-Quando vieni a svegliarmi tu vuol dire che è successo qualcosa di grave. Solo per un motivo ben fondato il Vecchio non verrebbe a distruggermi fin dal primo mattino...- sbadigliai rumorosamente.

-Impegno di lavoro.- mi rispose con solito sorriso.

-Mi dispiace Lucy, non sai mentire.- fissavo il soffitto ma con la coda dell’occhio la vidi sobbalzare e poi pietrificarsi subito dopo. Se ne stava lì seduta sul bordo del mio letto immobilizzata e ammutolita dalle mie parole.

Allora c’era davvero qualcosa di più grande di un “impegno di lavoro” e al 90% delle probabilità riguardava me...

Sarei morto a breve forse? Si preoccupano per me perchè gli servo ancora?

Lucy mi vide perso nei miei pensieri con gli occhi spenti puntati sul soffitto bianco.

Non compresi mai il motivo di quel gesto ma la bionda si allungò leggermente verso di me e mi passò una mano fra i capelli che mi cadevano sulla fronte tirandomeli all’indietro.

Spostai lo sguardo su di lei

Che tette...

Lei arrossì era consapevole del mio sguardo che si posava su qualsiasi punto del suo corpo e del suo viso mangiandone avidamente ogni dettaglio, ma fece finta di ignorarmi continuando con la sua lenta carezza sul mio capo.

Fermai i miei occhi all’improvviso fissandoli nei suoi.

-Oggi niente sessioni Signorina Stillman?- scimmiottai la voce del Vecchio riuscendoci egregiamente. Quasi mi spaventai sentendo la voce del Vecchio uscire dalle mie labbra.

Lei rise e io le sorrisi di rimando.

-Volevo darti qualche minuto per riprenderti dal torpore del sonno, ma dobbiamo andare e il prima possibile. Altrimenti Vidic ci fucilerà-

Lasciai che passasse qualche secondo di profondo silenzio, poi sbuffai.

Quelle fottute telecamere erano accese, ne sentivo il ronzio, non avrei potuto “trattenere” oltre la ragazza senza essere visto.

Che palle...

Mi alzai mezzo ingobbito dalla schiena che non mi teneva su.

Superato il letto mi voltai verso la porta automatica del bagno che era aperta e mi vidi riflesso nello specchio che avevo di fronte. Facevo ancora più schifo della sera precedente. Mi mandai mentalmente a qual paese e mi avviai alla porta automatica che mi avrebbe liberato da una gabbia solo per potersi richiudere alle mie spalle, rinchiudendomi in un altra gabbia.

Accanto a me c’era Lucy che digitò il codice di apertura di quella stramaledettissima porta facendo in modo che io potessi vedere il movimento delle sue dita e i numeri che pigiava.

Perfetto!

Non sapevano delle mie fughe ne del fatto che conoscessi tutti i codici possibili ed immaginabili.

Lucy superò il mio passo lento, strascicato e ciondolante e si avviò verso la scrivania dove prese una tazza che aveva lasciato lì prima di venirmi a chiamare poi ritornò verso di me.

Io mi ero già seduto sull’Animus accarezzandone i bordi su cui avevo appoggiato le mani, aspettando che Lucy accendesse la macchina per potermici distendere.

Sbadigliai di nuovo e vedendomi farlo Lucy allungò la mano, che teneva la tazza, verso di me.

-Caffè?- non sorrideva, ma il suo viso non era ne preoccupato ne triste

-Sono già troppo nervoso di mio- rifiutai poco educatamente e con il tono di voce sbagliato.

Lei di tutta risposta buttò giù le ultime gocce di liquido ormai tiepido e mi fece cenno col capo e una mano di stendermi.

Io feci come mi indicò felice di poter tornare a alienare la mia mente in quella macchina, di rivedere quella nebbiolina che annullava per qualche secondo i miei sensi,di tornare in quel tempo nel corpo del mio antenato per rivivere tutti i ricordi che avevo già visto quella notte, di poter iniziare il mio piano, per poter evitare che questa tortura colpisca qualcun altro.

-Tieniti pronto Jack, sto avviando la sessione di ricordi.- Le parole della bionda mi parevano già sfocate, sommesse dai miei sensi che cedevano alle avances dell’Animus.

.:Avanzamento rapido al Ricordo richiesto:.

Malik e Altair stavano viaggiando e da quanto potevo capire dal grado di stanchezza di Malik, da parecchio tempo.

Il cavallo di Altair avanzava alla sinistra di quello di Malik e avendolo così vicino il mio antenato riuscì ad analizzare gli atteggiamenti e le espressioni dell’Assassino.

Era lì, in groppa a quel cavallo dal pelo color catrame, con la schiena dritta che non lasciava trasparire la leggera stanchezza che il viaggio gli stava causando, lo sguardo fisso in avanti come se i suoi occhi già vedessero il loro obiettivo, le dita intrecciate alle briglie tenevano la testa dell’animale alta e lo guidavano verso la nostra destinazione, ma quegli occhi... non gliela contavano giusta.

-E così, hai deciso di aiutarmi nelle ricerche di Nur, perchè ti senti ancora in colpa, Altair?- Il Rafiq ruppe il silenzio che aveva regnato per la maggior parte del viaggio usando un tono leggermente sarcastico credendo di conoscere già la risposta.

L’Assassino si voltò solo un attimo per dedicare al Rafiq lo sguardo deciso e impassibile che prima era concentrato sull’orizzonte.

 -Qual è il tuo obiettivo Assassino?- Malik insistette ancora con quella domanda sorpreso non dal silenzio dell’amico ma dal suo sguardo furente.

-Cerco la verità, Malik, una risposta alle mie domande. Quei Templari... sono tutti collegati da un filo conduttore e Al Mualim vuole fermarli a tutti i costi. Ma cosa vuole che non facciano? Cosa vuole da me? Cosa vuole?- L’Assassino fece una pausa pensosa. –Ho il sentore che mi stia usando, che stia usando l’orgoglio e l’arroganza che prima corrodevano il mio animo...- poi si voltò verso l’amico sorridendo appena. –Ma ti aiuterò nelle tue ricerche.- L’Assassino allungò una mano indicando una collina all’orizzonte. –Raggiunta quell’altura ci divideremo. Ti procurerò una divisa da Crociato, ti infiltrerai nell’accampamento e cercherai informazioni riguardo il luogo dove tengono nascosta la tua infermiera, poi, quando l’avrai trovata avvertimi in qualche modo, anche un semplice segnale. Io cercherò di distrarre il maggior numero possibile di guardie, magari anche cercando di ridurne il numero Io cercherò Roberto de Sable e le mie risposte.-

Malik annuiva di tanto in tanto mentre Altair parlava spiegando il suo piano. –Beh, il tuo piano sembra non fare una piega e soddisfa gli oiettivi di entrambi. Speriamo soltanto di non trovare intoppi.-

Il Rafiq aveva appena finito di parlare quando in lontananza di udirono urla, spade che cozzavano fra di loro e il rumore confuso di piedi che battevano il suolo di corsa.

Malik si accosto allo strapiombo che lo divideva dal sentiero sottostante. Un gruppo di Crociati si stava lanciando all’attacco verso un’altro esercito troppo lontano perchè Malik potesse vederne le divise e riconoscerlo.

-Dobbiamo muoverci fratello, prima che le cose si mettano peggio.- Detto questo i due affondarono i talloni nei ventri dei loro cavalli incitandoli al galoppo.

Raggiunsero la collina indicata da Altair, trovando un bivio. Il primo a prendere parola fu il Rafiq. –Mi procurerò da solo la divisa tu va avanti, porta a termine il tuo obiettivo io ti manderò un segnale come da piano quando l’avrò trovata. Meno tempo perdiamo meglio è, fratello-

Altair annuì appena e prese la strada che portava verso ovest al galoppo.

.:Rimozione forzata dal ricordo scelto:.

Niente nube, niente ritorno alla realtà.

Ero intrappolato nella macchina non riuscivo a riprendere conoscenza, era come se stessi fluttuando in un universo diverso, una dimensione spazio-temporale diversa dalla mia.

Nel mio cervello passavano milioni di immagini, di sensazioni, di emozioni, sentivo il dolore, la felicità, vedevo il sorriso di una donna, poi quello di un bambino, nella mia mente stavano scorrendo migliaia di ricordi di migliaia di persone diverse e tutti avevano un filo conduttore: il sangue.

A quanto pareva il virus che avevo istallato nell’Animus aveva funzionato correttamente scaraventandomi fuori dalla mia sessione di ricordi ma non avevo previsto una reazione del genere della mia mente.

Non voleva abbandonare la macchina.

In effetti avevo perso il vizio del fumo e preso quello dell’Animus.

Il solo pensare di dover stare senza quella macchina infernale che, per ore e a volte giorni, mi teneva lontano dal mio stesso corpo, mi faceva stare male.

Ma ora avevo altro a cui pensare, dovevo abbandonare la macchina e lasciare che Lucy perdesse tempo nel trovare un modo per riattivarla nel modo giusto, dovevo prendermi tempo per organizzare il piano per avvertire gli altri.

Mancava poco, ancora un pò e avrebbero scoperto la verità.

Cercai tra tutte quelle immagini e emozioni i miei ricordi.

Dovevo trovarli e rimetterli insieme, forse così sarei tornato in me.

Mi concentrai sull’immagine del viso di Lucy, ma questa venne sostituita dall’immagine di un’altra ragazza dalla pelle più scura; allora decisi di pensare al Vecchio ma il suo viso si deformò fino a diventare quello di un vecchio barbuto con un cappuccio scuro.

Continuai a tentare ma ogni volta l’immagine si trasmutava in qualcos’altro che sapevo che non mi apparteneva ma che sentivo comunque come mio.

Possibile fossero tutti miei ricordi?

Alla fine fui liberato dalla bella bionda.

-Jack Dio mio!- avevo la vista ancora offuscata e la testa che mi girava forte quindi non riuscì a capire l’espressione stampata sul suo volto ma riuscì a immaginare che la bionda fosse preoccupata dal suo tono di voce.

-Lucy... credo di non sentirmi bene...- rimasi immobile cercando di fermare la stanza che ancora continuava a vorticare intorno a me.

-Jack! Riesci almeno a sentirmi?- mi porto le sue mani fredde sul viso che girò in modo da essere volto verso il suo.

-Jack? Chi è? Il mio nome non è questo...- ero confuso ancora i miei ricordi mi tiravano brutti scherzi.

-Allora dimmi qual è il tuo nome?- la voce della ragazza si era improvvisamente tranquillizzata diventando fredda e distaccata.

-Non riesco a muovermi...- da quando aveva tolto le mani dal mio viso lasciai che la mia testa ciondolasse un pò dove le pareva.

-Non è questa la domanda che ti ho fatto. Come ti chiami? Se non è Jack il tuo nome qual è?- la vista lentamente stava tornando normale e vidi i fianchi ondeggianti di Lucy muoversi fino alla scrivania che reputavo troppo lontana da me. Non volevo rimanere solo.

-Dove vai? Resta qui...- tentai di girarmi per poterla seguire con lo sguardo ma il mio corpo rispondeva male.

Lei tornò con passo spedito armata ora di un blocchetto e una penna. –Come. Ti. Chiami?- si soffermò su ogni parola come se stesse parlando con un rincretinito.

Mi concentrai, cercando di ricordare quell’informazione. –Malik... il mio nome è Malik...- vidi gli occhi di lei spalancarsi e subito dopo con estrema fretta infilò una mano nella tasca del camice tirandone fuori una specie di cellulare di cui premette soltanto un tasto.

-E se tu sei Malik, come fai a conoscere il mio nome?- la ragazza scrisse qualcosa sul blocchetto.

-Perchè ti conosco mi pare ovvio...- strinsi un pugno più volte e capì che il mio corpo stava tornando sotto il mio controllo.

Il cellulare della bionda prese a trillare e lei voltandomi le spalle rispose.

Sentii la voce del Vecchio ma non riuscì a capire cosa dicesse.

Poi a parlare fu Lucy. –Sovrapposizione di realtà, doppia personalità. L’Animus lo ha rigettato in modo violento e bloccato tutti i suoi meccanismi come programmato dal sistema di sicurezza del Soggetto, ma non in modo corretto a quanto pare. Crede di essere il suo antenato.-

Ahhh... il sistema di sicurezza... piccolo dettaglio dimenticato all’istallazione del virus... vabbè... rimane comunque un dettaglio.

-Lucyyyy...- dissi con voce da ubriaco poi mi misi a ridacchiare alzando allungando le braccia e aprendo le mani di fronte a me. –Guarda! Due braccia! Come è possibile?-

La bionda mi ignorò totalmente. –Non riesce a muoversi chiamate qualcuno.-

Pochi secondi dopo dalla porta automatica, da dove usciva di solito il Vecchio, apparvero due grossi uomini armati di giubbotto anti proiettile e manganello.

Quando si avvicinarono mi portai istintivamente le braccia a difesa della mia testa pronto ad essere bastonato, ma questi due mi presero di peso e mi trascinarono fino alla mia gabbia e mi gettarono in malo modo sul letto.

Mentre mi trascinavano in camera vidi Lucy nascondere il viso da cui scendeva una lacrima con le mani.

Imprecai contro di loro finchè non abbandonarono, bloccando la porta, la stanza.

Doveva essere arrivato anche il Vecchio sentivo la sua voce ovattata dalla porta che ci separava.

Per favore Dio fa che non entri in questa stanza non sono dell’umore giusto per poter sopportare una visione tanto terribile!

Passarono parecchi minuti poi il rumore di una porta che si apriva e subito dopo il silenzio assoluto.

Ahhh! Che pace!

Smisi di fissare il soffitto e mi calai per metà e a testa in giù sotto al letto per poter recuperare il mio blocco e ritornato comodo sul mio letto mi misi a pancia in giù per poter scrivere.

“Giorno indefinito, di un mese indefinito, di un anno a me sconosciuto

 Il mio piano va a gonfie vele. Riuscirò a farli capitolare. Soggetto 17 tu sarai la mia arma principale quindi se mai leggerai queste parole non deludermi!

Ritornando a me.

Il virus che...”

No, meglio non parlare di questo. Cancellai calcando più volte con la penna su quelle parole.

“Oggi quella baldracca mi ha trattato come una bestia! Io stavo male e quella mi ignorava! Poteva anche fare qualcosa per diradare la mia confusione invece che aumentarla in modo esponenziale con le sue stupide domande!

Però... stava piangendo.

Perchè piangevi Lucy? Che ti sta succedendo? Che mi sta succedendo?

Manca poco... e poi sapranno tutto. Quella luce...

Confesso che poterla vedere di nuovo non mi dispiace anzi, non vedo l’ora.

Era così seducente e calda.

Se solo avessi potuto afferrare la fonte di quella luce sono sicuro che sarei diventato l’uomo che tutti desiderano diventare, l’uomo che io desidero diventare.

Un uomo libero e felice.

Sarebbe un sogno, una vita da sogno.

E invece sono qui. Rinchiuso in una stanza asettica, al limite della follia, con una ragazza che non mi si fila e un Vecchio che non vede l’ora di ammazzarmi per potersi togliere dai piedi un rifiuto come me.

Ora devo andare.

Devo mandare il primo messaggio.”

Avevo perfettamente calcolato i tempi. Le luci della mia stanza si spensero all’unisono così come il ronzio delle telecamere.

Lucy grazie.

Mi alzai traballando con le gambe che ancora mi formicolavano a causa dello shock che il mio corpo ha dovuto subire dopo quello che è successo nella macchina.

Davvero ero convinto di essere Malik? Era per questo che quando cercavo di ricordare volti a me familiari questi si trasformavano in qualcun’altro? Malik sta cercando di ritornare su questa Terra utilizzando il mio corpo o semplicemente sto impazzendo?

Però...

È stato figo!

Mentre digitavo il codice sulla tastiera del dispositivo di apertura della porta automatica ridacchiavo fra me e me ricordando quando chiamai Lucy per farle vedere le mie due braccia.

Dovevo risolvere anche il problema creato dal virus.

Non potevo essere rigettato tutte le volte in quel modo dall’Animus o altrimenti convinto di essere Malik manderò in fumo tutti i miei piani.

Ma grazie a quell’incidente ora ne sapevo ancora di più sull’Animus e su ciò che nascondeva.

Una volta entrato nella grande sala ispirai forte l’aria fretta che stagnava lì dentro quando i condizionatori erano spenti.

Mi avvicinai al portatile collegato all’Animus e li accesi entrambi per modificare il mio programma clandestino.

Avevo poco tempo e troppo da fare dovevo muovermi.

Risolsi in fretta il problema virus poi cominciai a cercare documenti, quadri, lettere, informazioni e quant’altro contenesse del passato quell’aggeggio.

Dovevo trovare un modo per poter proteggere le informazioni che volevo trasmettere alla prossima vittima e visto che sicuramente avrebbero inchiodato anche lui nell’Animus il modo migliore per poterlo fare era proprio utilizzare ciò che non apparteneva a questo tempo, ciò che anche lui avrebbe potuto vedere.

Utilizzai anche delle mie conoscenze acquisite andando per musei con mia madre da piccolo.

Le piaceva tanto l’arte...

Aspetta... Ma certo! Quella donna mi riempiva di enigmi su quei quadri e le risposte erano tutte in alcuni dettagli o immagini messe così in evidenza, dagli artisti che li crearono, da risultare invisibili.

Userò lo stesso meccanismo. È perfetto!

Trovai anche il programma che convertiva in tre dimensioni i miei ricordi e lo utilizzai per poter creare un modello di quella sfera che vidi quella notte.

Ma non bastava, non potevo fargli vedere ciò che volevo fargli vedere in questo modo, non avrebbe capito.

Dovevo creare una prova, un qualcosa che gli mostrasse cosa avevo scoperto e cosa avevo visto quella notte.

Ma avevo cancellato tutto quella mattina, dovevo inventarmi qualcosa.

Di entrare nell’Animus non se ne parlava, ci avrei impiegato troppo tempo e avrei dovuto cancellare di nuovo tutto e reistallare il virus.

Riguardai l’immagine del programma con cui avevo creato la sfera che vidi e mi rimisi al lavoro nella creazione della mia prova.

Dovevo mettere immediatamente allerta il mio successore su ciò che l’Abstergo voleva da lui.

Quando finì mi si parò davanti, grande come un macigno, il problema che a me era parso più semplice, ma che in quel momento sembrava non trovare soluzione.

L’ora dell’alba era vicina e io avevo sprecato tutta la notte in ricerche e modifiche inutili visto che ora non sapevo come trasmetterle.

Mi guardai intorno alla ricerca dell’ispirazione e dell’idea perfetta. Ma fu inutile, stavo di nuovo soltanto perdendo tempo.

Poi una delle luci al neon dell’Animus mi passò sotto al naso.

La teoria da me prima accennata trovò conferma proprio in quel momento. Avevo la soluzione sotto al naso ma non l’avevo assolutamente vista, anzi, l’avevo totalmente ignorata.

Avrei passato il tutto sul nucleo di memoria.

Visto che conteneva tutte le loro scoperte sicuramente non l’avrebbero distrutto e quindi era la cosa che con più probabilità poteva essere trovata e visionata da qualche mio successore.

Ma se avessi caricato soltanto gli enigmi la cosa sarebbe diventata incomprensibile.

Cominciai a sentirmi il cuore attanagliato dall’ansia quando vidi le prime luci del sole si stagliavano sulla parete di fronte a me.

Il metodo più veloce per poter comunicare era in quel momento la mia voce quindi attivai il microfono incorporato del portatile.

-Mi chiamo...- di nuovo. Non ricordavo il mio nome e l’ansia che continuava a crescere non mi aiutava, quindi mi corressi immediatamente. –Mi chiamano: Soggetto 16- Cominciai ad ansimare sempre più man mano che si alzava dall’orizzonte. –Ascolta non mi resta molto. C’è una cosa che devo farti vedere, una cosa su cui ci hanno già sentito. Tutto quello che... sappiamo, tutto quello che siamo portati a credere, è falso.- Mi presi una pausa per finire i preparativi per copiare l’enigma e il codice che nascondeva sul nucleo. –Ok... ehm... Ho trasferito la prova. Il file che dimostra tutto. Ma lho divoso in venti pezzi e... li ho protetti con un codice- cominciai a guardarmi continuamente intorno. –La prudenza non è mai troppa- dissi con un mezzo sorriso stampato sulle labbra. Il Maestro diceva... no... non lui... Ehm... ma in che secolo siamo?- Non c’era tempo per queste domande dovevo muovermi. –Vabè non importa. Ascolta ho nascosto il codice del primo file... in questo programma- il fiato corto non mi permetteva di pronunciare frasi troppo lunghe. –Trovalo, trovali tutti. Lungo il percorso inizierai a capire la verità.-

Intitolai questo primo file “Il principio” e lo contrassegnai con un proverbio in ideogrammi cinesi di cui però non scrissi la traduzione.

Avevo scelto dieci quadri di cui cinque avevano un elemento in comune, quell’elemento rappresentava ciò che avevo scoperto riguardo quella sfera.

Scrissi una piccola frase guida evidenziando le parole chiave in rosso.

“Cinque di queste scene mitologiche hanno un elemento il comune. Riconoscilo e inizierai a vedere.”

Quando il mio successore avrebbe risolto questo primo enigma avrebbe potuto vedere quella sfera luccicante, la Mela e sbloccare il primo codice. Come codici avevo utilizzato le serie di numeri che avevo utilizzato per poter aprire la porta automatica della gabbia.

Un piccolo optional in più che se scoperto poteva darti un’effimera libertà.

Poi mi girai rivolgendomi verso la finestra.

Avevo ancora tempo per poter caricare un nuovo file tanto avevo già tutto pronto avrei dovuto solo registrare la mia voce.

Iniziai immediatamente mentre sentivo il fiato mancarmi, il sangue scorrermi freneticamente in tutto il corpo e il cuore battere nello stomaco e nelle orecchie.

L’ansia si era trasformata in terrore, ma dovevo resistere e finire.

Il secondo enigma lo intitolai ”Sessantaquattro Quadrati” e lo contrassegnai nel nucleo di memoria con un’altra immagine, una delle Linee d Nazca, quella che rappresentava una scimmia per l’esattezza, che spesso avevo intravisto nella nube che divideva il mio mondo e quello dei miei ricordi.

Cominciai a parlare appena riattivai il microfono in tutta fretta.

-Il passato: una vasta rete di comunicazioni e interconnessioni, tutte governate da loro! Oppure no?-

Ogni mia frase, ogni mia parola era un indizio, un piccolo passo che preparava il soggetto che avrebbe trovato i miei file alla verità e che avrebbe fatto in modo, passo dopo passo, che arrivasse al MIO obiettivo.

Questa volta il mio enigma consisteva nella ricostruzione di un immagine divisa in cerchi che, una volta mossi secondo una giusta combinazione, avrebbero svelato l’immagine intera e un indizio criptato.

Tutti i personaggi raffigurati in quelle immagini stringevano in una mano la Mela.

Doveva capire quanto potere poteva dare ad un uomo quell’oggetto. Un potere abbastanza forte da poter plasmare la storia stessa secondo il volere del suo possessore. Ma niente  si ha per niente. Secondo le mie ricerche tutti i personaggi storici che sono stati padroni di quest’Oggetto sono impazziti o spariti nel nulla ma… tutto questo, naturalmente, sui libri di storia non c’è.

Quando, finalmente, anche il secondo  glifo fu scritto sul nucleo di memoria , cancellai tutto dal portatile mentre riprendevo la calma e poi spensi tutti i macchinari.

Insieme a loro anche io i sentì senza energie e quindi mi trascinai fino al mio letto su sui caddi in un sonno profondo e senza sogni.

.:Angolo dei potenti:.

Perdono immenso Perdono.

Avevo promesso di scrivere questo capitolo in una settimana e ci ho messo più di un mese, ma la scuola ha preso il sopravvento e non ho avuto neanche il tempo di sputarmi in faccia. Spero mi comprendiate e mi perdoniate.

Allora… forse avrete notato che la sessione di ricordi è estremamente breve ma da questo capitolo in poi ci concentreremo più su Jack che su Malik  anche perché abbiamo deciso di introdurre i glifi.

Vogliamo farvi conoscere meglio Jack e il suo modo di pensare e agire, ciò che gli sta accadendo e ciò che prova. Spero soltanto che ci riusciremo.

Salute e Pace a tutti voi!

.:Ringraziamenti:.

 BumBj: Unica e nuova commentatrice di questo cap XD! Per quanto riguarda gli errori grammaticali… sono la causa di una beta ke nn abbiamo e quindi a noi spesso sfuggono come anke gli errori d battitura che il mio word “pezzotto” non segna. Comunque se c spieghi come immagini il S16 magari possiamo prendere qualche tratto dalla tua descrizione e aggiungerla al nostro Pg e così c daresti una grande mano.

   
 
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