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Autore: Selene Silver    22/04/2011    4 recensioni
«Su, Jeff» Le labbra del rosso erano scivolate vicino al suo orecchio, mordicchiandoglielo. «So che mi vuoi.»
«Sì, ma non voglio venire alla tua fottutissima festa.»
«Come sei testardo.» Gli aveva posato un bacio sulla nuca, sotto i capelli, facendogli venire la pelle d’oca. Le sue mano erano scivolate sul suo petto, avevano sbottonato la camicia e gliel’avevano sfilata. «Dimmi di sì…»
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Party

Jeff sapeva di avere una predisposizione naturale al lasciare. Il verbo “abbandonare” lo attraeva particolarmente: le due B panciute che riempiono la bocca, la ND dura e la R che si arrota dolcemente sulla lingua. Gli sarebbe piaciuto abbandonare la scuola e la città, per esempio, ma quelle erano cose che non era ancora in diritto di fare. Una cosa che invece avrebbe potuto abbandonare benissimo era quella festa.
Jeffrey Isbell non era tipo da feste, proprio no: nessuno dei “giusti” lo conosceva, motivo per cui nessuno lo invitava. Ma Bill Bailey era uno degli “ancor più giusti”, ed era il suo, diciamo, migliore amico. Perciò era dovuto andare.
Fece una smorfia al pensiero di come l’aveva convinto: con una scommessa, ovviamente. Che lui aveva fottutamente perso fin da quando il rosso l’aveva proposta. Arricciò le labbra, pensando alla propria sconfitta.

«Andiamo, Jeff…» la voce di Bill era dolce e sensuale come velluto.
Lui aveva scosso la testa in modo veemente. «No, col cazzo. Detesto quelle cose da fighetti di cui ti ostini a far parte.»
«E dai…» Un dito freddo e bollente insieme era scivolato lungo la sua schiena, sopra la camicia sdrucita, facendogli venire un brivido.
«No.»
«Su, Jeff» Le labbra del rosso erano scivolate vicino al suo orecchio, mordicchiandoglielo. «So che mi vuoi.»
«Sì, ma non voglio venire alla tua fottutissima festa.»
«Come sei testardo.» Gli aveva posato un bacio sulla nuca, sotto i capelli, facendogli venire la pelle d’oca. Le sue mano erano scivolate sul suo petto, avevano sbottonato la camicia e gliel’avevano sfilata. «Dimmi di sì…»
Jeff aveva trattenuto un sospiro quando aveva sentito ancora quelle dita malefiche tracciargli sulla schiena una firma indelebile, i loro nomi dentro a un cuore. «No.»
«Su…» Il corpo nudo di Bill si era premuto contro il suo, le sue braccia attorno al suo petto, e quello che gli si strofinava contro.
Imprecando, il moro si era voltato, afferrandogli i polsi, e l’aveva sbattuto sul letto. «Maledetto bastardo» aveva sussurrato, baciandogli con ferocia il petto, il viso, le labbra, qualunque parte del di lui che riuscisse a raggiungere. «Sei proprio…»
«Irresistibile?» aveva scherzato Bill, sbottonandogli i jeans mentre i loro corpi si sfregavano l’uno contro l’altro.
«Uno stronzo» aveva rettificato lui, infilandogli una mano fra le gambe.
Il respiro del rosso si era fatto affannoso. Poi si era messo a ridacchiare. «Ho vinto, Jeff. Domani alle nove a casa dei Michaels, puntuale.»

Be’, adesso era lì. Circondato da fighetti imbecilli che si passavano una canna e dicevano cazzate da balordi fattoni. Era andato a quella fottuta festa, ma di Bill nemmeno l’ombra. L’aveva visto solo per un attimo quando era arrivato. Era solo in mezzo a gente che gli stava sulle palle in un modo assurdo, e tutta per colpa della fregola.
Dannazione.
Be’, aveva promesso di andare, ed era andato. Ma rimanere… sul rimanere non aveva detto niente, no? Fece un sorriso sghembo. Alla fine quel rosso bastardo non aveva pensato proprio a tutto.
Si staccò dal muro sul quale era spiaccicato e uscì dal seminterrato e poi dalla villa. Oh, aria, meravigliosa aria, ho mai detto di amare l’aria?
Si allontanò lungo il vialetto, con le mani ficcate nelle tasche ed una sigaretta in bocca.
«Jeff!» urlò una voce dietro di lui, fin troppo conosciuta. Con un sospiro, si voltò.
«Ciao, Bailey. Stufo della festa?»
Il rosso gli andò incontro e si fermò a due centimetri dal suo viso. Era un umore strano, quello, dal momento che avevano deciso di non far sapere nulla a nessuno - come avrebbero potuto? «Te ne vai già?» domandò Bill, con un tono quasi triste.
«Sì, sai che odio queste cose. Ancora non riesco a capire perché sono venuto.»
«Perché mi ami» ribatté il rosso, con naturalezza.
Jeff alzò un sopracciglio e spostò la sigaretta all’angolo della bocca. «Hai fumato?»
«Naah… non tanto. Però ho voglia di scoparti. Saranno gli ormoni.» Gli afferrò la mano e lo guidò nel giardino pieno di cespugli che circondava la casa dei Michaels.
«Bill, quanto hai fumato?» domandò il moro, strattonandolo debolmente. Sì, era proprio una strenua resistenza… ma la verità era che anche lui non poteva resistergli più di quanto non potesse resistere al richiamo della sua chitarra mentre studiava. Lo voleva sempre e comunque, come un tarlo fisso nel cervello e nella pancia.
«Te l’ho detto, non tanto. L’erba non c’entra niente.» Si voltò e lo baciò lì, dove potevano vederli tutti, con le mani strette sulla sua schiena ed il corpo voglioso che si sfregava contro il suo. «Ho semplicemente bisogno di te.»
«Se ci vedono…»
«Si godranno un bello spettacolo.» Bill lo strinse ancora, poi lo trascinò fra gli alberi e si stese fra dei cespugli, guardandolo con gli occhi brillanti nell’ombra della notte, i capelli rossi sparsi a ventaglio intorno alla testa, quel sorriso.
Jeff gli si sdraiò sopra, incapace di resistere, e l’altro gl’intrecciò le gambe attorno alla vita. Si baciarono lentamente, e dimenticarono dove fossero, dimenticarono gli occhi curiosi, dimenticarono tutto. C’erano solo loro due, ed il loro amore sembrava una spirale che si sollevava e li univa e andava a frugare direttamente nell’universo.
Words are flying out like
endless rain into a paper cup
They slither while they pass
They slip away across the universe...


«Su, Kim, sei così bella, stasera…»
«No, Ritch, dai. Ho le mie cose, okay?»
«E chi se ne frega, non mi lascio spaventare da un po’ di sangue!»
«Schifoso maiale, non…»
Fu allora che si sentirono dei gemiti. Arrivavano da un cespuglio poco distante a loro, e la ragazza approfittò della distrazione di lui per allontanarsi dalle sue braccia appiccicose. Dio, quel tizio era un tale coglione, non gli avrebbe permesso di portarla a letto.
«Ehi, andiamo a vedere chi è?» domando eccitato Ritch. Lei storse la bocca.
«Ma piantala, imbecille…»
Il ragazzo si era già allontanato. Stranamente però ritornò quasi subito da lei, che intanto era tornata sotto le luci del viale, dove lui non avrebbe potuto allungare le sue manacce da porco. «Allora, chi era?» domandò, per alleggerire l’atmosfera.
«Quell’Isbell, hai presente? Quel coglione emarginato che chissà come è amico di Bailey.»
Gli occhi di Kim luccicarono: tutti i tizi del suo giro consideravano Jeffrey Isbell un essere indegno d’attenzione, ma lei trovava che la sua aria antisociale e la chitarra che gli pendeva perennemente dalla spalla gli dessero un’aria molto affascinante e fottutamente sexy. Col culo che si ritrovava, poi… Chissà chi aveva rimediato? Lo chiese a Ritch, e la bocca del ragazzo si storse ancora di più. «Ma che ne so, una rossa secca come un chiodo che ansimava come una puttana. Possibile che l’unico ad andare in bianco sarò io?»
Kim gli si allontanò di corsa, ed il pensiero che l'unica rossa alla festa era Traci, che di sicuro non si poteva definire "secca come un chiodo", anche se l'altro aggettivo le stava a meraviglia, le passò di mente in un lampo. «Lontano da me, animale!» esclamò, correndo dentro.



Aggiornamento veloce veloce. Sto scrivendo una cosa lunga, ma non è ancora il momento di esporla alla luce del sole, e comunque ho poco tempo. Ah, spero che vi piaccia X)
  
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