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Autore: Mizar    22/04/2011    9 recensioni
Un incubo ricorrente sconvolge le notti di Regulus Black e dei Mangiamorte che dormono in camera con lui. Riusciranno i nostri eroi ad aiutare il povero nottambulo?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Regulus Black, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.



Traumi infantili

storia dedicata a Meissa_S ed Alohomora


Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te porta all'isola che non c'è .
(E.Bennato)



Regulus si svegliò gridando, madido di sudore.
Lo aveva sognato ancora!
Molto agitato cercò di districarsi dalle lenzuola che gli si erano legate attorno al corpo a causa del suo agitarsi.
Dei passi strascicati sul pavimento e poi le tende del suo baldacchino che si aprivano, gli fecero capire che i suoi incubi non erano passati inosservati al resto della compagnia.
“Cos’è successo?” gli chiese Barty Crouch sbadigliando.
“Nulla” rispose il rampollo dei Black, vergognoso.
“Come sarebbe a dire nulla, facevi dei versi che sembrava ti avessero catturato i Mangiamorte”, intervenne Goyle stropicciandosi gli occhi.
“Stai muto cretino, siamo noi i Mangiamorte” lo zittì malamente Piton, arrivando in babbucce, cappello da notte e palandrana.
“Se sta storia degli incubi non finisce faccio una pazzia!”
interloquì isterico Malfoy, con i bigodini in testa e la mascherina antirughe sugli occhi.
“Sono giorni che non ci fai chiudere occhio e io, per colpa tua, sono costretto a girare con due occhiaie che sembro Kug Fu Panda!”
“Lucius ha ragione” mormorò a denti stretti Lord Voldemort, che li aveva raggiunti trascinandosi dietro Nagini per la coda.
“Non possiamo andare avanti così, ti serve uno psicologo”.
“Uno psico che?” chiesero all’unisono Crouch, Goyle, Malfoy e Black, troppo Pureblood per conoscere certi termini babbani.
“Un medico che cura il cervello” grugnì esasperato il lord, guardandoli malissimo.
“Io non sono matto”, insorse Regulus, molto offeso.
“E allora dormi senza dare spettacolo”, lo zittì Severus, avviandosi a lunghe falcate verso il suo letto, mentre il pompon del berrettino da notte sbatacchiava sulle sue spalle.
La mattina dopo, a colazione, i Mangiamorte avevano un aspetto orribile.
Visi sfatti, barbe lunghe e occhiaie nerissime.
Persino il candido Voldemort aveva due segni sotto gli occhi che parevano fatti con la matita viola.
Regulus li aveva svegliati altre quattro volte nella notte e alla fine, esasperati, lo avevano schiantato per poter godere almeno un paio d’ore di riposo.
Mentre inzuppavano svogliatamente la brioche nel cappuccino, slogandosi le mascelle dagli sbadigli, udirono il suono del campanello e, poco dopo, Kreacher comparve in salotto assieme ad un distinto signore.
“Lui è il dottor Hypnos e ci aiuterà a risolvere il problemino di Black”, disse asciutto Voldemort a mo’ di spiegazione.
Più tardi Regulus giaceva legato su un lettino che l’Oscuro aveva fatto apparire trasfigurando il divano buono.
“Non voglio collaborare! Slegatemi! Aiuto!” gridava il giovane Black, ma nessuno pareva volerlo ascoltare.
“Il suo problema sono gli incubi” stava spiegando concitatamente Severus, che aveva preso il comando delle operazioni nel momento stesso in cui aveva pietrificato e poi legato Regulus al lettino.
“Da un paio di settimane a questa parte non passa notte che non si svegli almeno sette volte gridando frasi inconsulte".
“Potrebbe trattarsi di un trauma infantile che per cause sconosciute è riemerso”, diagnosticò il luminare.
“Qui ci vuole l’ipnosi”.
Dal suo borsone trasse un orologio a catena e cominciò a dondolarlo davanti al viso del malato, mentre Goyle gli bloccava la testa e Malfoy e Severus gli spalancavano le palpebre con le dita, rischiando di accecarlo.
“Conterò lentamente da dieci a uno e, quando arriverò al numero uno, lei sarà regredito alla sua fase prenatale” , disse con voce cantilenante lo psicologo.
“Dieci, nove, otto…” Regulus ringhiava e scalciava a più non posso, rifiutandosi di collaborare, ma la cantilena numerica e l’orologio che gli ballonzolava davanti agli occhi vinsero le sue difese, così al numero uno entrò in trance.
“Adesso Regulus caro, sei nel ventre della tua mamma. Cosa senti?”
Regulus tossicchiò, poi con una vocina che non pareva neanche sua cominciò a narrare.
“Sento il cuore della mia mamma che batte: tump tump tump.Sento la sua soave voce che sta parlando e dice…


“Orion, caro, mi è venuta fame ”.
“Amore sono le tre di notte e ho le vesciche ai piedi a furia di ninnare Sirius su e giù per la camera, non puoi aspettare domattina?”
“Ma Orionnnnn”, la voce di Walburga si fece piagnucolosa, “e se poi la bambina mi nasce con un’orribile voglia di pollo arrosto sulla faccia, che figura ci facciamo con gli altri maghi?”
“Pollo arrosto hai detto? Va bene cara, adesso scendo in cucina e sveglio gli elfi. Tra poco avrai il tuo pollo”.
Orion ciabattando e sacramentando scese i centoventi gradini che portavano alle cucine e svegliò la cuoca.
Ordinò il pollo e risalì le scale.
Arrivò in camera con il fiatone e la tachicardia, desideroso solo di sdraiarsi, ma la sua dolce metà aveva altri programmi.
“Caro, mi sono dimenticata di dirti che insieme col pollo ci vorrebbero anche le patatine fritte.
Lo sai che ai bambini piacciono tanto”, esclamò sbattendo le ciglia.
Senza un lamento Orion ridiscese le scale.
Mezz’ora dopo risaliva ancora i tre piani seguito da tre elfi carichi di vassoi.
Dopo il pollo con le patatine la lady aveva pensato bene di ordinare anche il gelato al cioccolato, la macedonia di ananassi e un goccino di limoncello, giusto per digerire.
Orion aveva fatto la scarpinata camera-cucina ben dieci volte e in più aveva dovuto girare tutti i negozi di frutta di Diagon Alley in cerca di un ananas nel mese di novembre, svegliando inferociti proprietari che, alle tre di notte, dormivano il sonno dei giusti.
Era stata dura, soprattutto affrontare la tormenta di neve, ma ce l’aveva fatta.
La sua bambina non avrebbe avuto infamanti macchie sul viso a forma di pollo arrosto, patatine, gelati o ananassi! Ora guardando con orgoglio la sua mogliettina divorare un pantagruelico pasto, si sentiva in pace con la coscienza e poteva finalmente riposare.
Mentre si toglieva la vestaglia pronto a ficcarsi sotto le coperte un vagito che nulla aveva d’umano fece tremare i muri di Grimmauld Place n 12.
Sirius s’era svegliato un’altra volta e lui doveva ricominciare la veglia”.


Il dottor Hypnos e i Mangiamorte ascoltavano molto interessati il racconto di Regulus, facendo congetture.
“Secondo me Black soffre di gastrite notturna, tutto quel fritto alle tre di notte non può aver fatto bene ad un neonato”, disse sicuro Malfoy che per mantenersi in forma mangiava solo cibi cotti a vapore.
“Io penso sia stata un’allergia agli ananas”, intervenne Severus .
“Anche adesso se Reg ne assaggia uno si riempie di bollicine”.
“Io penso che la sua sia invidia del fratello che veniva sempre cullato dal papà, mentre lui poverino doveva stare in una pancia”, s’intromise Cruch.
“Una pancia, sì, ma bella piena” gli fece notare Goyle mordendo il quarto cornetto con marmellata della mattina.
“Nessuno di voi ha prestato attenzione al racconto”, esordì pacato lo psicologo.
“Regulus ha più volte ripetuto che tutti in famiglia aspettavano la nascita di una bambina, mentre lui è un maschio”.
“Un maschio… Insomma…Parliamone”, mormorò scettico Voldemort osservano i lunghi boccoli neri di Balck e i suoi lineamenti finissimi.
“Per me il trauma è chiaro. Lui era un bambinO non una bambinA” rimarcò lo psicologo, calcando molto sul finale dei due nomi.
Ammutoliti da tanta sicumera i Mangiamorte si zittirono e il dottore continuò.
“Adesso, Regulus, sei un neonato.
Raccontaci cosa succede intorno a te”.


“Ghe, unghe, dada…Sono nella mia candida culla, tutta di pizzi e trine, e gioco con un sonaglietto rosa.
Mi diverto molto a farlo suonare, ma una manina cattiva me lo ruba e mi da al suo posto una verghetta rossa”.
“Itto onto Eo ello ochìo er mo tellino emo essere beimba” dice una voce.
(Traducendo dal neonatese la voce ha detto: “stai zitto tonto. Ecco un bello giochino per il mio fratellino scemo che doveva essere una sorellina”).
Io sono molto felice di quel bel regalo e prendo a sfregarmelo dovunque in silenzio.
Lo passo sul viso, sulla culla, sulle manine; non tralascio proprio nulla, mentre dall’altra stanza giunge la soave voce di mammina.
“Orion carooooo,hai mica visto il mio rossetto nuovo di Dior?”
“No tesoro”, replica la voce del mio papà, seduto in salotto col giornale in mano.
“Dov’è Sirius? Lo sai che devi sempre controllarlo”, insiste la mamma e il papà si alza dalla poltrona sospirando.
Sirius ha appena cominciato a camminare e tutti dicono che è un pericolo pubblico.
A soli diciotto mesi ha già lavato il gatto in lavatrice, tagliato tutti i capelli alle parrucche di mamma e rinchiuso il papà nel bagno della torre, nascondendo poi la chiave.
Ci sono voluti i pompieri per liberarlo, poiché in casa non ci si può smaterializzare per via degli incantesimi di sicurezza che ha preteso mammina.
Gli elfi hanno terrore di lui e il solo che se lo deve sopportare giorno e notte è papà, perché la mamma deve guardare me.
Mentre lui cerca il mio fratellino, mammina si china sulla mia culla con sguardo amorevole, poi un urlo disumano scuote tutto il palazzo.
“Ahhhhhhhhhhh!!! Lo ha uccisoooooo!!!”
Mamma sviene e mio padre accorre.
La culla è tutta rossa e io pure, ma non è sangue è rossetto, però papà non lo capisce e comincia a strillare.
“E’ morto assassinato dal sangue del suo sangue. Povero figlio mio! Noi volevamo tutti una femminuccia, ma adesso che c’era andava bene anche lui! Che disgrazia, che disgrazia!!!”
Solo dopo qualche ora, quando ormai sono svenuti tutti- i miei genitori, i nonni, gli zii, gli elfi domestici- io, stufo di questo bel giochino, mi metto a piangere.
Papà si rianima e commosso sbraita.
“E’ ferito ma respira ancora! Forse c’è una speranza!” e così vengo ricoverato d’urgenza al San Mungo reparto terapia intensiva.


“Interessante”, commentò lo psicologo, analizzando le parole del paziente.
“I suoi genitori non fanno mistero della preferenza che avrebbero avuto, ma alla fin fine dicono di amarlo, anche se maschio; allora il trauma non è il suo sesso!”
“Forse è il sangue?” chiese Voldemort, ricordando quanto fosse schizzinoso Regulus.
“Potrebbe essere”, tentennò lo psicologo, “ma per meglio chiarire propongo di andare avanti con la seduta. Regulus adesso hai otto anni e sei a casa. Dimmi cosa vedi?”


“Mammina mi ha fatto indossare l’abitino blu con il papillon e adesso sta spazzolando i miei lunghi capelli.
Dice che sono proprio un vero purosangue, bello, bravo e altero.
Io non so cosa vuole dire altero, ma spero non sia alto, perché sono una spanna in meno di mio fratello e le busco sempre da lui”.
“Orion caro, Sirius è pronto???”
“Sto ancora cercando di tirarlo giù dall’armadio, amore”, ansima mio padre, arrampicato su una scala.
“Sbrigati che se no facciamo tardi alla cerimonia”, lo incita mia madre contrariata.
“Certo, amore, subito”, si scusa lui, continuando a sbuffare.
Sirius ride e poi dall’alto dell’armadio si lancia sul lampadario e, con una capriola, atterra sul letto.
Un salto ed eccolo schizzare giù dalle scale, travolgendo un elfo domestico e seminando terrore tra i quadri degli avi.
“Orionnn, insomma, vuoi badare a quel bambino!” s’indispettisce mammina.
“Certo cara, corro”, risponde il papà lanciandosi all’inseguimento del figliolo.
Io mi siedo composto sulla poltrona, mentre mammina comincia a vestirsi, aiutata dalle sue ancelle.
Uno strano rumorino attira la mia attenzione, ma non riesco a capire da dove provenga.
“Snap snap snap”, il rumore si ripete ma io non ci bado, troppo intento a guardare le due elfe domestiche che acconciano i capelli a mamma.
Solo quando è pronta e con passo leggiadro si avvicina a me, mi ricordo di quel rumore, soprattutto quando la sento urlare:
“Cieloooo!!! Sirius posa immediatamente quelle forbici. Orionnnn!”
Allora mi giro e, da dietro la poltrona sbuca mio fratello che, con un ghigno malefico, mi indica il pavimento cosparso dai miei capelli.
“Mi hanno dovuto rasare a zero per rimediare a quel danno e al matrimonio di mia cugina Bellatrix ero un paggetto completamente pelato”


“I capelli sono un simbolo di forza e vitalità, per cui il povero ragazzo potrebbe aver subito un trauma da questa vicenda” commentò lo psicologo.
Severus, che con i suoi capelli aveva sempre avuto un rapporto un po’ burrascoso, asserì compunto.
“Di sicuro è quello il motivo, Regulus ha una vera fissa per i capelli, quasi peggio di Malfoy”.
“Cosa vorresti insinuare?”insorse Lucius, lisciandosi con la piastra un ciuffo ribelle.
“Io non ho la fissa dei capelli”, continuò sdegnoso, dandosi una spruzzatina di lacca.
“Non litigate voi due”, s’intromise minaccioso Voldemort, brandendo Nagini come una mazza.
“E lei continui la seduta”.
“Adesso Regulus hai undici anni.
Cosa vedi?”


Sono in stazione con la mia famiglia, il treno per Hogwarts è dinanzi a me.
Per la prima volta partirò anch’io per la scuola di Magia più famosa d’Inghilterra e sono molto emozionato.
Stringo tra le mani la mia nuova bacchetta magica, comprata pochi giorni fa da Olivander.
Legno di rosa e corde di cuore di drago, come quella del mio papà che è il migliore dei pureblood.
Sirius è a pochi passi da me e sta chiacchierando con alcuni amici.
Mammina l’osserva storcendo il naso, offesa dai colori rosso-oro della sua divisa.
Quel disgraziato è stato smistato a Grifondoro, anziché a Serpeverde, come tutti i Black che si rispettino e lei è convinta sia stato per colpa di qualche sua malefatta.
La sento sempre riprendere papà, accusandolo di non aver saputo educare bene il suo erede.
“Orionnnn, caro, sei certo che quei ragazzini siano adatti a nostro figlio?
La voce di mammina interrompe i miei pensieri.
“Guarda quello più alto che mantello rattoppato che ha!”
“Adesso indago amore”, risponde sollecito lui, avvicinandosi al gruppetto, ma Sirius, che lo ha visto, è svelto ad abbandonarli e correre verso di noi.
Mammina sembra più tranquilla, ma io sono un po’ dispiaciuto.
Vorrei tanto conoscere qualcuno, giusto per distrarmi un po’ e farmi passare quella tensione nervosa che mi stringe lo stomaco.
“Sirius eri anche tu così agitato l’anno scorso?” gli chiedo sottovoce.
“io no, ma il mio amico Peter sì”, mi risponde lui.
“Sul treno continuava a piangere, ma poi Remus gli ha fatto un incantesimo tranquillizzante e lui si è calmato”.
“Davvero?” domando sgranando gli occhi.
“Ne avrei tanto bisogno anch’io”, mormoro poi sommessamente.
“Agli ordini”, dice Sirius e, agitando la sua bacchetta, mormora una magia.
In un attimo i miei eleganti abitini scompaiono e, sotto gli occhi sgranati di tutti i presenti, mi ritrovo nudo.
“Ops”, commenta mortificato mio fratello, mentre mammina lancia un urlo da Bansheee.


A quel punto Regulus si risvegliò dalla trance.
Il ricordo di quell’umiliazione lo aveva così sconvolto che neppure l’ipnosi era riuscita a calmarlo.
“Slegatemi immediatamente”, disse minaccioso e nella sua voce c’era una tal rabbia che tutti si allontanarono da lui.
“Ma caro, noi lo abbiamo fatto per il tuo bene…sai gli incubi…” balbettò Voldemort, molto preoccupato.
“Gli incubi derivano da un solo fatto”, ringhiò Regulus e con gesto drammatico fece apparire un calendario dove Walburga in persona aveva sottolineato in rosso una data: 18 novembre cena in famiglia per il compleanno di Sirius.

   
 
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