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Autore: Elepinkina    05/02/2006    3 recensioni
“Guardala” pensavo mentre la guardavo di nascosto che sgridava le sarte perché non facevano più in fretta “E’ un maiale vestito da sposa”. E poi la marcia nuziale, mio padre che aspetta all’altare con aria non molto felice, sarà perché io me ne sto a guardarlo dalla finestra con nessuna intenzione di scendere?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Guardala” pensavo mentre la guardavo di nascosto che sgridava le sarte perché non facevano più in fretta “E’ un maiale vestito da sposa”. E poi la marcia nuziale, mio padre che aspetta all’altare con aria non molto felice, sarà perché io me ne sto a guardarlo dalla finestra con nessuna intenzione di scendere? E lei che arriva, con tutta la sua pomposità in quel vestito bianco che le mostra la ciccia nei fianchi, un rossetto troppo rosso e un sorriso sul giallognolo. Mio padre sembra riprendersi e sorridere alla sua quasi sposa. Il prete dice le fatidiche parole che segneranno la vita di due innamorati per sempre e anche la mia vita. Non posso ancora crederci che l’abbia sposata.

Toc! Toc! Bussarono alla porta della mia stanza. Erano passate ormai 2 settimane dal matrimonio ma la mia decisione su quella donna non era ancora cambiata.
«Chi é?» chiesi con poca voglia abbassando solo leggermente il volume dello stereo.
«Sono Tom! Dai, Ry, fammi entrare!» sorrisi come poche volte avevo fatto nelle ultime settimane e andai ad aprire. Ci abbracciammo immediatamente. Tom era il mio migliore amico e vicino di casa da sempre ed eravamo molto legati.
«Scusa se ti ho lasciata al matrimonio da sola.» mi disse sedendosi sul mio letto senza troppi complimenti. «Come é andato a proposito?» Chiusi la porta e mi sedetti di fianco a lui.
«In realtà non ci sono andata.» risposi senza guardarlo. La risposta lo aveva lasciato leggermente senza parole ma lui sapeva sempre dire qualcosa: «Ryalie, io ci sarei andato. Per tuo padre almeno.» ehm... quando ho detto che sapeva sempre dire qualcosa non intendevo qualcosa di questo tipo.
Diventai scorbutica in un colpo per quella risposta che mi urtava i nervi: «Credi che non lo sappia? Sarebbe piaciuto andarci anche a me ma quella vacca non la posso vedere e mio padre non ha voluto sentire la mia opinione prima di decidere di sposarla.» Buttai fuori tutto in un colpo come se non vedessi l’ora di dirlo a qualcuno. Subito dopo cominciai a piangere. Tom mi avvicinò a sé e mi abbracciò stretta. Questo era il Tom che volevo in quel momento. Non era facile trovarlo così affettuoso ma quando ce n’era veramente bisogno lo era.
«Ma dico solo che tu e tuo padre siete come amici. Ti ha allevato lui da sempre, é stato sempre con te e passavi ore fin da quando eri piccola a rompermi le balle su quello che facevi insieme a lui.» mi scappò una risata a quest’ultima frase. Mi diede un bacetto in fronte. Era come avere un fratello maggiore. E io gli volevo bene come se lo fosse stato.
«Ma rimane il fatto che però anche se siamo ‘amici’, come dici tu, lui non mi ha detto che aveva intenzione di sposarsi con quella vacca.» dissi.
«E tu non gli hai dato modo di spiegare questa sua azione!» Aveva ragione come al solito, ma non glielo dissi. Non parlammo più di quello per tutto il pomeriggio.

«Ryalie, dove vai a quest’ora?» mi chiese mio padre uscendo mezzo assonnato da camera sua. Erano le 7, la scuola sarebbe iniziata solo fra 2 ore ma io ero già pronta e con lo zaino in spalla. Per un attimo mi venne voglia di chiedergli se gli andava di venire giù in cucina a parlare un po’, come non facevamo da tanto tempo per colpa sua (e mia). Ma quel pensiero se ne andò subito dalla mia testa e con tono pacato dissi: «Faccio colazione e vado a scuola»
«Due ore prima? Ma c’é Joshua che può accompagnarti!» disse accennando alla stanza davanti alla sua.
«E’ proprio per lui che vado a scuola prima» dissi semplicemente. Joshua era il figlio di quella vacca della mia matrigna. Aveva un anno in più di me e sembrava un secchione con quei suoi occhiali e il suo fisico scheletrico. Non c’avevo ancora parlato tranne per mandarlo affanculo quando mi aveva chiesto di abbassare la radio ma mi stava antipatico.
Mio padre fece per uscire e venire verso di me ma io lo fermai: «Non venire. La colazione me la so fare da sola.» Mi restò a guardare mentre scendevo le scale poi rientrò in camera.
Il salotto era bellissimo con le prime luci del mattino ma gli scatoloni dei regali di nozze ancora sul divano facevano pena. Mi preparai un toast veloce e uscii. L’autobus sarebbe arrivato solo fra un’ora ma avevo tutto il tempo per arrivare a scuola a piedi.
Alle nove meno venti ero solo a metà strada. «Fanculo se arrivo in ritardo il primo giorno.» dissi mentre calciavo una lattina. Ero chiaramente arrabbiata con il mondo intero. Mi fermai a guardare l’oceano e le persone che quel giorno erano fortunate a non lavorare ed erano andate a prendere il sole sulla spiaggia deserta.
«Ehy!» mi chiamo una ragazza da una posh rossa: Cinzia! Lei aveva i capelli sul rossiccio in una pettinatura mozzafiato. Le piaceva truccarsi e sembrava sempre più grande di me.
Saltai su dove c’erano altre ragazze che conoscevo. A scuola io ero nel gruppo delle ‘popolari’ ma fra tutte le mie amiche io non facevo la ragazza pon-pon, non mi piaceva.
Stranamente la scuola mi distrò molto. Il primo giorno c’erano così tante cose da fare!!! E prima di tutto, c’era il ragazzo che mi piaceva da parecchio. Carter. Un ragazzo splendido di due anni più di me, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era un angelo, soprattutto quando cavalcava le onde con la sua tavola da surf. Non c’avevo mai parlato molto. Solo una volta ci eravamo scontrati e io non avevo perso tempo a chiedergli il numero. Ma lui mi salutava solamente.
«Ciao Ryalie!» mi disse infatti mentre gli passavo di fianco. E io con le ginocchia molli ricambiai il saluto.
«Dai, Ry, che quello ti muore dietro!» mi incitò Cinzia prendendomi per un braccio.
«Cinzia, non illudermi!» sorrisi «Lo faccio già abbastanza da sola!»
Tom era appoggiato ad un armadietto che parlava con alcuni suoi amici. Appena vide che stavo passando mi bloccò prendendomi per un braccio: «Ciao, come va oggi?»
«Bene, stupendamente direi.» risposi «Ma la tua ragazza dov’é?»
«Boh, sarà in bagno a truccarsi!» mi spettinò la frangetta: «Voi donne!»
Sorrisi e me ne andai prima che la sua ragazza mi vedesse lì. Non le ero mai andata a genio nemmeno prima che si mettesse con Tom e lei non era mai andata a genio a me.
Cinzia entrò in bagno così la seguii. Le tenni la borsa e lei si chiuse dentro ad una toilette. Io intanto mi guardai allo specchio.
«E ti chiamano popolare?» chiese sarcastica Kelly, la ragazza di Tom. Era una tipa bionda, con i capelli lisci e gli occhi marroni e si vestiva tutta sofisticata. Io quel giorno avevo semplicemente una felpa con il collo a V, dei jeans con una catenella e mi ero fatta due trecce sbarazzine in fretta.
«Io mi vesto come voglio. Non devo rendere conto a nessuno.» le risposi mentre mi mettevo un po’ di mascara.
«Beh, io vado dal MIO Tom.» disse prima di uscire.
«Ma come cazzo ha fatto a mettersi con quella Tom? E’ malato!» commentò Cinzia uscita dal bagno. Sbuffai: «Non dirlo a me. Pensavo di conoscerlo!»
«Non é stata una palla il discorso del preside?» chiesi a Cinzia uscita dalla Sala Magna. Lei guardava da tutt’altra parte, però. Seguii il suo sguardo: c’era Carter che parlava con un ragazzo alto, abbronzato e moro. Matt, l’ex della mia amica.
«Lascialo stare.» dissi portandola a forza fuori.
«Non ce la faccio, Ry.» mi disse quando fummo alla fermata dell’autobus. «E’ stato tutto per me.»
«Può anche essere stato tutto ma alla fine si é rivelato uno stronzo!» cercai di farle capire. Infatti mentre erano ad una festa lui era salito in camera con un’altra lasciandola da sola a quella festa di mezzi ubriachi.
Cinzia mi lasciò da sola ad aspettare l’autobus mentre lei si allontanava in direzione della sua macchina, forse si era offesa per quello che le avevo detto. Mi infilai il lettore CD alle orecchie e mi sedetti in un posto vuoto vicino al finestrino. Prima che l’autobus partisse, vidi Tom dare un furtivo bacio a Kelly e partire a tutta velocità sulla sua moto. E in quell’istante mi chiesi esattamente perché non avevo chiesto a lui un passaggio come avevo sempre fatto.
«Non hai toccato niente» disse la mia matrigna mentre eravamo in tavola con il sorriso più finto che potesse trovare.
«Non é semplice avere appetito con un maiale che mangia alla mia stessa tavola.» dissi. Mio padre aprì la bocca chiaramente per sgridarmi ma io fui più veloce e me ne andai dal salotto: «Dove vai, adesso?» mi urlò. Chiusi la porta di camera mia e attaccai la musica al massimo.
Sfogliai il mio diario di scuola e trovai una scritta di Cinzia: “Festa sulla spiaggia di Melanie Sabato alle 21”. Mi sarei divertita un mondo a quella festa, era la festa che chiunque aspettava per tutto l’anno! Ma avevo bisogno proprio in quel momento di uscire e fare qualcosa che mi distraesse. Abbassai leggermente la musica, mi infilai le all stars nere e scavalcai la finestra.
Camminai un bel po’ prima di arrivare al mare. Come stavo bene al solo sentire le onde infrangersi. Per me il posto più bello al mondo era la spiaggia. Quand’ero piccola, sognavo di costruire una casa che desse subito sulla sabbia, senza tratti cementati da percorrere. Camminai, corsi e mi fermai a cantare con dei ragazzi che suonavano e cantavano attorno ad un fuoco appena acceso poi mi allontanai e trovai la baracca del bagnino dove andavo una volta. Mi ci accomodai sopra e guardai le onde.











Questa é solo la presentazione dei personaggi praticamente. Ma se dite che la storia vi piace la continuo volentieri.
Bacioni, Ele
  
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