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Autore: JuliaSnape    23/04/2011    3 recensioni
Zak Gramarye.
Phoenix Wright.
Due uomini uguali nell'amore che provano per la figlia, ma profondamente diversi, sopratutto nei modi che hanno con la stessa.
Dopo tanti anni trascorsi con Phoenix, Trucy apprende definitivamente che per quanto siano entrambi i suoi padri, questo non li rende uguali.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Phoenix Wright, Trucy Wright
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come l’ultima volta

 


Zak si muoveva per l’appartamento come un leone in gabbia spostando malamente ogni oggetto che gli capitasse sotto mano, odiava non trovare le cose dove le aveva lasciate.

“Papà vuoi vedere il mio nuovo trucco?” Una bambina in rosa fece capolino dalla stanza accanto.

“Magari dopo, adesso se non te ne fossi accorta sto cercando una cosa…ma dove diavolo sono finite??”

“Ti aiuto io! Cosa cerchi papà?”

“Le mie maledettissime sigarette –disse chiudendo violentemente un cassetto dell’armadio- non è che per caso tu le hai viste, eh Trucy?”

“N-no…”

L’uomo era troppo furente per percepire la nota d’incertezza nella voce della figlia, che nel frattempo si stava affrettando a finire di sparecchiare i resti di quella che era stata la loro modesta cena: carne mal cotta al microonde con contorno di piselli in scatola. Il mago si avvicinò al tavolo e prese la bottiglia di Whisky che vi era poggiata sopra, ma solo quando se la portò alle labbra per dare l’ennesima bevuta costatò che il liquore al suo interno era terminato.

“Maledizione!”
Fece per buttare la bottiglia nella pattumiera, quando qualcosa nel cestino attirò la sua attenzione; armeggiò qualche secondo con la spazzatura fino a quando trovò quanto cercava. “Trucy…-disse entrando lentamente nella stanza adiacente avvicinandosi alla figlia- sai dirmi cosa ci faceva questo nel secchio dell’immondizia?” Con lo sguardo serissimo le mostrò il pacco di sigarette stretto nella sua mano.

La bambina si limitò a guardarlo preoccupata senza proferire parola.

“Mi sembra di averti fatto una domanda… gradirei una tua risposta!”
Ormai aveva il viso a pochi centimetri da quello della figlia, che sentiva chiaramente la puzza d’alcool proveniente dall’alito dell’uomo.

“S-Sì, ma i-io non…n-non…”

“Non volevi? Non sei stata tu?? Non mentire!”

Il suono sordo di uno schiaffo risuonò tra le pareti della casa.

La piccola maga per la sorpresa, e la potenza, del colpo vacillò su se stessa fino a inciampare nel proprio mantello ritrovandosi a terra con gli occhi lucidi, non aveva mai visto suo padre in quelle condizioni.

L’uomo guardò il proprio braccio ancora proteso in avanti come se non gli appartenesse, incapace di credere a quanto avesse appena fatto.
Dal sollevare pesi di qualche libra per tenersi in esercizio, all’eseguire trucchi straordinari, quanto pericolosi, Zak Gramarye si era sempre considerato un uomo ‘forte’ su molti i punti di vista, eppure da quando sua moglie aveva avuto quell’incidente aveva scoperto quanto fosse in realtà vulnerabile, tanto per cominciare aveva iniziato a fumare (da una sigaretta così, tanto per rilassarsi, era arrivato a fumare, tre, quattro pacchetti al giorno, diventandone irrimediabilmente dipendente) e a farsi un goccetto ogni tanto, poi si stava lentamente lasciando andare trascurando la preparazione dei suoi trucchi e la manutenzione, che era fondamentale, degli oggetti di scena, ma non avrebbe mai pensato di arrivare a questo. Si sentì pari, se non inferiore, a un verme, come aveva potuto permettere che accadesse? Certo, era sempre stato un tipo impulsivo, ma mai, mai, prima di allora aveva sfiorato la figlia anche solo con un dito.

Iniziò ad avere paura, paura di se stesso.

“Trucy…io…non…” Provò ad avvicinarsi per scusarsi, ma la bambina lo interruppe quasi subito mentre le lacrime le solcavano il volto.

“P-papà, s-scusami, io non volevo farlo, è che ho sentito in tv, che fumare fa male e che si può morire…io non voglio perderti come… la mamma.”
All’ultima parola strinse i piccoli pugni e chiuse gli occhi, mentre i singhiozzi e le lacrime aumentavano.

Zak incapace di dire qualunque cosa si protese verso di lei e dopo averla presa in braccio l’abbraccio con forza, cominciando anch’egli a piangere.
“Mi dispiace tanto Trucy, non so cosa mi sia preso, scusami…la mamma manca molto anche a me.”

Rimasero così abbracciati  e piangenti per qualche minuto, poi il mago si sedette sul divano ponendo accanto a se la figlioletta.

“Papà…la mamma, lei tornerà quando capirà cosa ha sbagliato nell’ultimo trucco…vero?” Zak scosse tristemente la testa, mentre nuove lacrime iniziavano a formarsi nei suoi occhi. “E’ complicato piccola, adesso lei è andata… oltre…non credo tornerà.”

Vedendo che la maghetta aveva iniziato ad agitarsi singhiozzando più forte, l’uomo la strinse a se, mentre con il braccio libero si tolse il pendaglio che aveva al collo per poi porgerglielo.

“Ecco, con questo potrai sempre avere la sua immagine vicino, sorridente a guardarti. Non piangere Trucy, ma sorridi sempre, lei non vorrebbe saperti triste…”

“E’ un regalo bellissimo, grazie papà!”

Mentre la ragazzina prendeva in mano la collana con gli occhi che le brillavano, offrì un sorriso al padre, che in un primo momento riuscì a vedere in lei Thalassa e in seguito solo una bambina che gli sorrideva tra le lacrime mentre la guancia diventava man mano scarlatta.

“Mi dispiace di essere un pessimo padre Truce, vorrei veramente essere più bravo con te…non meriti un uomo come me.”

“Papà, ma cosa dici? Tu sei un papà fantastico e fenomenale! Pensa solo a tutti i trucchi che mi hai insegnato!”

“Penso di essere bravo giusto in quelli…ma neanche tanto” L’immagine della moglie accasciata davanti a lui lo fece sussultare nuovamente.

“Non è vero papà! Sai fare un sacco di cose! Per esempio…sai cucinare! La cena di stasera per esempio era ottima!”

Zak rise triste sdraiandosi più comodamente sul divano. “Trovi davvero il tuo papà così speciale Trucy?”

Certo papà! –rispose quella senza esitazioni con un grande sorriso- E poi tu sei il mio papà, papà e ti voglio bene!”

“Anch’io ti voglio bene, Trucy…”

"Poi domani staremo tutto il giorno insieme, potremmo andare al parco e una volta arrivati salire sulle altalene e tu mi spingerai in alto in alto, tanto da toccare il sole, poi pranzeremo con un gelato e dopo aver giocato ad acchiapparella, torneremmo a casa…ma se non ti va di andare al parco possiamo fare quello che vorrai, tanto l’importante è stare insieme e tu sarai sempre con me papà, vero papà?”

Trucy si voltò verso il padre e costatò troppo tardi che si era addormentato. “Chi tace acconsente papà.” Dopo aver coperto il padre, che russava sonoramente, con una coperta, la bambina entrò in bagno dove, cercando di fare il più silenziosamente possibile, aprì l’acqua fredda con cui si sciacquò la guancia che ancora pulsava da dolore. Infine prese un cuscino e il suo piumone e si adagiò hai piedi del divano per dormire vicino al padre senza però disturbarlo.
 

                                                                                                                                                                                                                    * * *


Erano le 11, 42 di sera, quando Trucy si chiuse, esausta, la porta alle sue spalle rientrando finalmente a casa. Per quanto fosse fonte di soddisfazione e felicità, oltre che di una notevole entrata economica, esibirsi al Wonder Bar, doveva riconoscere che era stancante; certo tutta la preparazione dietro i suoi trucchi, le prove sulle battute e l’ansia che non l’abbandonava fino al levarsi del sipario era sempre ripagata da grandi applausi accompagnati a sorrisi al termine delle sue esibizioni, ma questo non toglieva che quando tornasse a casa fosse stremata, contenta certo, però stremata.

La ragazza voleva dare una voce per avvisare il padre del suo rientro, ma per paura di interrompere un’eventuale sonno, decise di attendere qualche minuto per verificare se fosse o meno sveglio per ricevere la notizia.  Ebbe giusto il tempo per sfilarsi il cilindro, quando si senti chiamare da una voce biascicata che sembrava provenire da ‘qualcuno’ assonnato almeno quanto lei.

“Trucy?” L’uomo entrò nella stanza passandosi la mano sulla testa.

“Oh, ciao papà! Sono appena tornata, andata bene la serata?”

“Insomma, avrei preferito venire con te allo spettacolo…Uh, comunque non è che per caso hai visto le mie bottiglie di succo?”

“No” mentì.

“Sei proprio sicura? Avrei giurati di averle lasciate qui…ho un mal di testa incredibile e non c’è nessuno pensa a me...” usò un finto tono da vittima.

”Oh, povero il mio papà che sta male!” la ragazza lo andò a stringerlo in un abbraccio e gli diede un bacio sulla guancia; purtroppo da quel contatto ravvicinato constatò che l’uomo odorava fortemente di succo d’uva.
Si stacco lentamente dal padre e si guardò intorno non mettendoci molto a  trovare il corpo del reato: la bottiglia, semivuota, era appoggiata sul traballante tavolino da thè.
“Papà? Hai bevuto…vero?”

“Sì, ma giusto un po’… volevo attenuare il mal di testa…”

La maga lo guardò con severità. “Un po’?? Papà, ti sei finito la bottiglia! Ti fa male bere, soprattutto così tanto!”

L’uomo si abbassò il cappello sugli occhi sorridendo "Trucy non preoccuparti, credo di essere abbastanza vecchio per saper badare a me stesso…comunque, grazie.”
Si avvicinò alla ragazza per scompigliarle i capelli quando qualcosa gli s’infilò sotto un piede facendolo quasi scivolare, fortunatamente la figlia lo trattenne prontamente ed evitò l’urto. Una volta riacquistato l’equilibrio Phoenix si abbasso verso il pavimento per capire cosa lo avesse quasi fatto cadere.

“Che cos…” Non finì la frase riconoscendo che l’oggetto era una bottiglia di succo d’uva; cercando di capire come avesse fatto ad arrivare fin lì, l’ex avvocato si guardò intorno fin quando non trovo la cassetta, contenente le bottiglie del vino, nascosta dentro l’armadio ‘magico’ della figlia.

“Trucy…queste ce le hai messe tu qui?”

Una sensazione di gelo invase lo stomaco della ragazza, che, esattamente come sette anni prima, si vedeva incapace di rispondere al padre.

“Trucy?”
Il tono dell’uomo non era adirato, così come la sua faccia, invece di essere indignata, era inespressiva, tuttavia la maga non ci fece caso, ricordava benissimo l’episodio simile di tanti anni prima e sapeva quali ‘passaggi’ ancora mancavano rispetto all’ultima volta, nonostante questo si fece coraggio e alzata la testa, anche se quasi in un sussurro, rispose affermativamente.
Non provò a spiegare o giustificarsi, l’ultima volta era stata fraintesa e il suo ‘impegno’, che c’era stato sebbene non fosse neanche riuscita a finire una frase di senso compiuto, era servito solo a peggiorare la situazione, così disse solo di sì e aspettò.

Aspettò la reazione dell’uomo, che si arrabbiasse e le urlasse contro.
Aspettò che, in preda all’ubriachezza, non capisse che il suo gesto era volto proteggerlo.
Aspettò uno schiaffo che non arrivò mai.

Aveva considerato uguali le due situazioni che erano analogamente sin troppo simili, ma c’erano dei dettagli, impropriamente detti data la loro rilevanza, a fare la differenza.
Così come il Whisky non era succo d’uva, allo stesso modo Zak Gramarye non era Phoenix Wright.
Avevano in comune di essere i suoi padri, ma non erano di certo la stessa persona e tanto meno agivano allo stesso modo. In quei pochi secondi d’ansia Trucy si era aspettata di tutto, ma di certo non avrebbe mai potuto immaginare che il padre, vedendola così sconvolta, l’abbracciasse dolcemente e che lei, d’altra parte iniziasse a piangere riuscendo finalmente a sfogarsi consolata dall’uomo.
Aveva due padri tanto diversi quanto uguali nel loro forte amore per la figlia.  
Non era come l’ultima volta
.
 


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L'angolo della Fragolina
 
Intanto grazie a chiunque abbia letto fin qui, spero che questa storia ti sia piaciuta ^^
naturalmente quando avviene la seconda parte Trucy è più grande, ma amo questa immagine *-*
Se ancora non si fosse capito, il mio personaggio preferito è Trucy, di cui indosso anche il mantello nei panni di roleplayer su facebook (ah la famigghia che si è venuta a creare lì XD Don Trucy non perdona <3 ); l'idea di questa fanfiction mi è venuta così, senza molte pretese, mi viene spesso da pensare a Nick e Zak paragonandoli (non posso dire di odiare quest'ultimo dato -oltre che non lo penso, al massimo provo antipatia- il mio ruolo, ma in ogni caso papà porcospino per sempre!!! *-* <(") -parte musichetta di papà castoro- ) e quando mi è venuta l'ispirazione ne ho approffittato :)

C'è voluto abbastanza tempo per finirla, ma alla fine ieri notte -verso le 2 per l'esattezza- sebbene avessi mal di testa e un sonno incredibile sono riuscita a concluderla. C'è poco da fare, di notte riesco a scrivere molto più (e forse meglio) rispetto al giorno...Comunque oltre i miei sproloqui dovuti al poco sonno (Anche se devo ammettere che pazza lo sono in ogni caso), ringrazio nuovamente chi abbia letto e inserirà la storia alle ricordate o preferite (se mai ci fosse qualcuno XD), mentre m'impegno a fornire dei biglietti gratuiti per il mio spettacolo al Wonder Bar a chiunque recensirà :D (o in alternativa offro unappuntamento con papà o zio Miles, anzi no, papà è impegnato con Maya che è la mia nuova mamma, quindi dimenticatelo u.u se volete comprare Charley però sono disponibile èWé).

Un Saluto al gruppo delle mie amiche fumettiste come le chiamo io <3
E alla mia Famigghia di roleplayer, in particolare a papà Nick, che mi ha sostenuto fin da quando gli ho detto l'idea (ero ancora indecisa se far dare uno schiaffo o uno scrollone di spalle a Trucy da parte di Zak, che lui mi fa 'Lo schiaffo rende di più', è amore c'è poco da fare...XD <3), Lampone <3 <3 <3 e Maya :D
Naturalmente un ringraziamento particolare alla mia Ema e Charley, fedeli amiche e sostenitrici <
3

  
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