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Autore: Joy    23/04/2011    5 recensioni
"Cosa sai di nostra madre, Katherine?"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4°

CAPITOLO 4°

 

 

1864: Damon e Stefan

 

 

I quindici anni che seguirono furono i più dissoluti della mia esistenza.

Il dolore si era trasformato in rabbia; mi ero sentita fragile, vergognosamente schiava dei miei sentimenti, e non volevo esserlo.

Rinnegai tutto ciò che di umano era rimasto in me, seppellii il rimorso e la debolezza sotto un cumulo di cadaveri e placai la rabbia insieme alla sete, con crimini efferati.

Vagai da una capitale all’altra, rifuggendo qualsiasi legame e appagando vanità e desiderio al fianco di scaltre cortigiane.

Ubriaca di potere, provai piacere nel piegare al mio volere ogni uomo influente che incrociavo sul mio cammino, e godevo mentre lo osservavo perdere tutto.

Ma l’estasi suprema la provavo nell’infangare senza pietà il perbenismo della società nascente.

Ammaliai vergini ingenue e timorate di Dio, affinché aprissero le gambe di fronte ai loro zotici servitori; costrinsi promettenti rampolli di nobili famiglie a rifiutare vantaggiosi matrimoni con belle ragazze, inducendoli a trastullarsi tra loro, e risi di malsana soddisfazione nel vedere le loro vite rovinate.

Tutto per il mio egoistico piacere.

… E per dimenticare che potevo provare altro.

Finché la rabbia non si esaurì, lasciando il posto ad un gelido e minuzioso desiderio di vendetta.

Contro chi si rivolgesse il mio astio, ad oggi ancora non saprei dirlo.

Forse verso mio padre, che mi aveva cacciata da casa, o Klaus che mi aveva tradita. O più probabilmente solo verso me stessa, quella ragazzina umana che ero stata e che ancora viveva dentro di me. Quella che mi aveva impedito di ottenere la compagna che desideravo.

Ma qualunque fosse la risposta a quella domanda, alla fine mi risolsi a rovesciare tutto su di un unico capro espiatorio: Giuseppe Salvatore.

Mi convinsi che lui meritasse la mia vendetta, e ancor oggi sono convinta che tra tutte le mie vittime, lui fosse tra quelle meno innocenti.

Architettai un piano che mi rendesse sua ospite e partii per Mystic Falls.

Avrei voluto distruggere l’intera famiglia, cancellare la debolezza insieme al dolore, ma su subito chiaro che sarei uscita sconfitta da quella battaglia, di nuovo.

Lei aleggiava ancora all’interno della tenuta.

La vidi ridere come quando era ragazzina, in un angolo della stalla, mentre Stefan spazzolava con vigore il manto lucido della sua cavalcatura.

Indossava di nuovo il suo virginale abito azzurro e portava i capelli sciolti sulle spalle. Era bella come la prima volta che la incontrai.

Il mio buonsenso vacillò, la prima volta che scorsi la sua figura; da molto tempo avevo smesso di essere scettica per quanto riguardava il soprannaturale, per ovvie ragioni, ma non potevo credere che lei esistesse ancora in forma umana.

-Vivrò per sempre nei miei figli.- mi aveva detto.

La osservai ancora e poi guardai Stefan: parlava piano alla sua cavalla, accarezzandole il muso.

Portava la camicia arrotolata, sugli avambracci forti…

-Venite ad accarezzarla, Katherine.- disse quando si accorse di me. –È molto dolce e mansueta.-

Mi rivolse uno sguardo luminoso, porgendomi la mano; mi voltai verso di lei e la vidi annuire impercettibilmente, quasi a volermi dare la sua benedizione.

Capitolai.

Pochi giorni dopo la vidi correre leggiadra sul viottolo nel retro del giardino, la seguii stregata e lei mi condusse danzando alla grande querce, sotto la quale ci eravamo rilassate molti anni prima.

Vi trovai di nuovo Stefan, seduto sull’erba e immerso nella lettura di uno dei suoi libri di poesia.

Cercai lei con lo sguardo e la vidi nascondersi dietro il tronco, ridendo. Poi mi strizzò l’occhio e scomparve.

-Katherine?- mi chiamò lui nello stesso istante. –Venite a sedervi vicino a me.-

-Non vorrei interrompere le vostre letture…- gli risposi, ancora un po’ scossa.

-Non ho bisogno di altra poesia, se voi siete accanto a me.- mi sussurrò dolcemente, chiudendo il libro.

Trascorremmo insieme l’intero pomeriggio.

Mi sentii felice, come se lei mi avesse donato di nuovo alcuni istanti di umanità attraverso suo figlio.

Quando scese la sera, mi riaccompagnò alla villa e trattenne per un istante la mia mano prima di salutarmi.

-Qualche anima celeste vi ha messo sulla mia strada, Katherine.- mormorò, sfiorandola appena con le labbra. –Perché non ho mai amato nessuna prima di voi.-

M’innamorai di lui.

Del bambino che avevo stretto tra le braccia quando aveva solo pochi mesi di vita e che mi aveva dato fiducia senza chiedere niente in cambio.

Lo osservai di notte, di nascosto, cercando d’individuare sul suo volto i tratti di quel bambino, ma non ne trovai. Solo l’abbandono della sua mano sul guanciale mi riportava alla mente la sensazione dolce e appagante che avevo provato molti anni prima, tenendolo contro il mio seno.

Lei, nella sua camicia da notte immacolata, seduta sulla vecchia sedia a dondolo, sembrava dirmi che con lui sarei stata felice.

E lo fui davvero, per il breve tempo che ci fu concesso.

Da Stefan seppi anche che suo fratello serviva nella Confederazione, per volere del padre.

Soffocai un moto di stizza.

Avevo giurato a me stessa e a lei di proteggerli entrambi e quell’idiota di suo marito aveva spedito il primogenito in guerra.

Odiavo quell’uomo.

Mi risolsi ad intervenire alla prima occasione.

Damon tornò a casa un mese dopo, per una breve licenza.

Stavo trascorrendo con Stefan un piacevole pomeriggio tra i viali ombreggiati della tenuta, quando lui mi si parò di fronte, con la sua uniforme grigia impolverata dal viaggio e l’espressione giocosa.

Mi tolse il fiato.

Se Stefan possedeva solo la dolcezza di sua madre, Damon ne era il ritratto.

Non la vidi mai comparirmi davanti le volte che mi ritrovai sola con lui, non era necessario.

La vedevo chiaramente nei suoi occhi, nel modo sincero e spontaneo in cui il sorriso si affacciava sul suo volto, nel desiderio di giocare con me, quasi mi ritenesse sua pari.

-Finalmente ci conosciamo, signorina Pierce.- mi disse disinvolto, togliendosi il cappello. –Spero che mio fratello non vi abbia tediato troppo con i suoi libri, mentre non c’ero.- e gli mollò una sonora manata sulla schiena.

Non attese neanche la mia risposta, scoppiò a ridere e abbracciò suo fratello.

-Mi sei mancato.- gli sussurrò, con un tono di voce che non avrei mai udito se fossi stata umana.

Era impulsivo e sincero, e c’era qualcosa di disarmante nel modo in cui mi osservava meravigliato, sgranando gli occhi.

-Siete la creatura più incantevole che abbia mai visto.- disse poi con semplicità.

La sua voce era molto diversa da come la ricordavo, ovviamente, ma aveva mantenuto la stessa cadenza dolce e il tono profondo.

-Lieta di fare la vostra conoscenza, signor Salvatore.- gli risposi con un breve inchino.

-Il signor Salvatore è mio padre, Katherine.- rise giocoso, strizzandomi l’occhio. –Chiamatemi solo Damon.-

La sua schiettezza mi conquistò e prima che potessi riflettere mi ritrovai a baciarlo sulla guancia, in punta di piedi, come facevo con mio fratello quand’ero ancora umana.

Lui mi osservò stupito e tentò in modo impacciato di nascondere l’imbarazzo.

L’adorai se possibile ancor di più: aveva ereditato l’innocenza di sua madre, sebbene mitigata dall’ardore maschile.

Dentro di me si risvegliò il desiderio che avevo provato per lei molti anni prima e sebbene amassi Stefan senza remore, mi ritrovai a bramare lui con tutte le mie forze.

Prima che potessi escogitare un piano che unisse le mie promesse ai miei piaceri, mi ritrovai a passare la notte con lui.

Lo vidi una sera, mentre tornavo da caccia. Era seduto sui gradini del portico con un bicchiere di liquore tra le mani, sollevò lo sguardo pensieroso e mi osservò stupito.

-Non è prudente per una ragazza come voi, aggirarsi da sola per la tenuta, di notte.- disse, con un espressione seria piuttosto insolita per lui.

-So badare a me stessa, Damon.- lo rassicurai.

Lui si alzò i piedi e mi si parò davanti. –Lo so.- mormorò, e dopo avermi accarezzato la guancia, mi baciò le labbra.

Non ho mai saputo se già quella sera lui fosse stato a conoscenza della mia natura, ma certamente fu un’amante appassionato.

-Siete bellissima.- boccheggiò, quando mi svestii di fronte a lui, e non parlò più per tutta la notte.

Risvegliò l’istinto e tutto ciò che di sovrannaturale albergava in me e mi amò con la dedizione e l’intensità di chi non teme niente.

Non aveva paura di me.

Al mattino fui abbastanza lucida da rendermi conto che le sue prospettive di vita sarebbero state esigue se avesse continuato a fare il soldato.

Così lo ammaliai perché lasciasse la Confederazione.

Era ormai chiaro che non potevo fare a meno di nessuno dei due; avevo abbandonato la vendetta e le minacce di distruzione, desideravo solo che loro potessero vivere per l’eternità.

… Possibilmente con me.

Mi rimaneva quindi, un'unica cosa da fare.

Dargli il mio sangue prima che quell’invasato che avevano come padre, li facesse uccidere entrambi, in nome della sua santa purificazione.

 

 

Continua…

 

 

Angolino dell’autrice: ^_^

 

Vi risparmio i soliti pallosi commenti sul capitolo e mi limito, come al solito, ad osannare le meravigliose creature che stanno continuando a seguire questa storia. Grazie a tutte!

L’epilogo, tra una settimana. Sopportatemi ancora un po’. ^_^

 

 

Joy.

 

 

 

  
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