Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Promise     23/04/2011    4 recensioni
"Credo che ti ucciderò, scorfano" disse seria Karin
"Io invece ti darei volentieri un bacio, strega" rispose Suigetsu
Fanfiction SuiKa. Sono adorabilissimi. <3
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Suigetsu
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Haruno Sakura era sempre stata quel genere di ragazza che tutte avrebbero voluto essere.  Di buona famiglia, bella, piuttosto popolare. Tutte la invidiavano per i suoi splendidi capelli rosa, curatissimi e lunghissimi, sempre perfetti. La invidiavano per la sua corporatura esile ma slanciata e i suoi occhi da cerbiatta, verdi come smeraldi. Per le sue labbra, la sua bocca che sembrava una ciliegia e per le sue dita affusolate.  Per la pelle che pareva quella di una bambola e per le sue gote sempre leggermente arrossate. Per la sua camminata sempre aggraziata e per le unghie sempre curatissime. Per la sua risata cristallina e per l’essere sempre impeccabile in ogni occasione. Sakura era bella e soprattutto era consapevole della sua bellezza.

La ragazza smise di prendere appunti per la lezione di scultura. Tanto oramai, aveva già saltato parte della lezione, non avrebbe avuto senso continuare a scrivere pigramente quattro concetti su un bloc-notes. Al massimo avrebbe chiesto a Ten Ten, forse una delle poche persone che cercavano di seguire la lezione, di prestarle gli appunti che aveva. Odiava la teoria, ma nella pratica si divertiva tantissimo e riusciva ad avere anche buoni risultati. Seccata prese una ciocca di capelli. I suoi capelli, che aveva trattato con la massima cura per anni adesso erano un cespuglio corto e spettinato. Maledì in silenzio il momento in cui aveva deciso di aiutare Hyuga e di prendere parte alla rissa con Izumi. Da una parte, si sentiva invece fiera di se stessa.
Kin sarebbe stata sospesa e francamente era una vita che desiderava darle una lezione, come metà delle ragazze della scuola. Non era che una ragazzina arrogante che si divertiva a cercare rogne dovunque.
Si chiese comunque, se il gesto che aveva compiuto avrebbe cambiato il parere della gente su di lei, o meglio il parere di Sasuke su di lei.  I ragazzi normalmente stravedevano per lei e aveva perso il conto delle dichiarazioni dalla seconda elementare. Ma Sakura aveva il cuore solo per lui.
Lo aveva conosciuto qualche anno prima. Glielo aveva presentato Uzumaki, suo amico d’infanzia.
Sasuke. Il migliore. Bello, anzi no, bello è un termine riduttivo: stupendo, intelligente, il migliore in ogni esame. Il ragazzo che ogni ragazza avrebbe voluto. Anche a costo di uccidere.
Per averlo però bisognava lottare. Era una vera lotta per la popolarità, in una giungla urbana che aveva le sue regole: durissime. Tacchi a spillo, soldi buttati al vento, amicizie che alla fine non erano amicizie, alcol, droga. Feste che duravano fino alla mattinata successiva dove circola gente affatto raccomandabile.
Proposte a dir poco indecenti, ricatti. Iniziano le sigarette, lo stress, un dimagrimento che non era di certo frutto di una vita sana. I voti calano. I rapporti con la famiglia vanno a pezzi. I vecchi amici si allontanano.
In effetti Sakura più volte si era chiesta se la vita che conduceva fosse davvero adatta a lei. Nonostante i voti, che di certo non brillavano era una ragazza intelligente, era creativa e anche se cercava di assomigliare il più possibile alle sue compagne di classe, dentro di lei c’era una  Sakura diversa, una Sakura che era entrata in quella scuola non per i pavimenti di marmo italiano o per i parcheggi riservati. Una Sakura che sognava di diventare una grande stilista, una Sakura che timida si vergognava ancora un pochino di indossare le sue creazioni e si impegnava per migliorarle giorno dopo giorno. Sakura amava disegnare modelli di abiti da sera o semplici, quotidiani. Non ne parlava quasi con nessuno, ma effettivamente aveva talento da vendere. La professoressa Anko lo aveva notato e perciò l’aveva iscritta ad un concorso di nuovi talenti in campo dell’alta sartoria. Sarebbe avvenuto da lì a poche settimane e Sakura, stava facendo praticamente i salti mortali per rendere al meglio il suo abito.  Eppure era dalla serata al Red che non riusciva più a concentrarsi.
Finalmente aveva avuto quello che desiderava da tanto tempo.  Aveva programmato quella serata da tutta la vita. Il suo abito Chanel preferito, corto da capogiro. Il profumo che le aveva consigliato Ino ed era stata dal parrucchiere tutto il pomeriggio. Era stupenda. E quella era la sua serata. Come previsto arrivarono le rose e lo champagne. L’invito per il privè. Ma… Baciarsi con Sasuke però non era stata quella cosa da film che aveva tanto sognato. Era stato freddo, la sua lingua le era quasi andata in gola tanto in profondità che avrebbe potuto soffocarla. Ma guardava altrove. Non partecipava affatto. La accarezzava, ma in modo distaccato. E ogni tanto la respingeva, per partecipare alla discussione, dimenticandosi di Sakura. E quando chiamarono altre ragazze e Sasuke si mostrò interessato, Sakura si sentì come se mille spade le trafiggessero il cuore nello stesso momento.
Chissà chi erano quelle ragazze. Probabilmente devono essere state bellissime quella sera, perché Sakura aveva dato veramente il meglio di se. Non era riuscita a vederle, perché nel momento che decisero di farle salire, facendo sforzi sovraumani per trattenere le lacrime (ci mancava anche che Sasuke la considerasse una piagnucolona) si inventò una scusa qualunque e tornò a casa, senza nemmeno salutare Ino.
Le lacrime bagnarono il quaderno degli appunti. Anche pensarci faceva troppo male. Perché lei dopotutto era innamorata di Sasuke e avrebbe dato ogni cosa per comprendere i suoi sentimenti.
“Saku… tutto bene?” sussurrò Ino, che aveva appena finito di ripassarsi lo smalto. Viola, il suo colore preferito. Sakura la guardo per un attimo e finse un sorriso.
“Aehm, nulla. Mi lacrimano solo un po’ gli occhi. Sai tutto questo polline… io sono delicatissima in questo periodo… vado in bagno. Sai, il mascara.”

 

La rosa uscì in fretta dall’aula, con una minitrousse per il  trucco e si diresse a passo svelto verso il bagno.
La scuola come sempre, anche in questo, si distingueva dalle altre. Bagni impeccabili e di lusso.

Tirò fuori dalla mini trousse firmata Louis Vuitton il rimmel e in lucidalabbra Dior.  Specchiandosi vide i capelli e le ritornò in mente del disastro di prima. In qualche modo Ino e Sanami [Nota: vedi capitolo 1.] erano riuscite a sistemare quello che era “sistemabile”. In effetti non era un completo disastro. I capelli corti non le stavano affatto male. Si toccò una ciocca con le unghie laccate di rosso. Sentiva di potersi piacere anche così.  Ma…
“Secondo me stai meglio con i capelli corti.”
Sakura si girò di colpo. Ma non c’era nessuno. Era una voce maschile. In un bagno femminile…?

-  Perfetto. - pensò. – Adesso sto pure diventando un’esaurita. -
_______________________________________________________________________________

 

Karin entrò nell’aula con Hyuga e si sedette al solito posto.

Suigetsu cercò di volgere lo sguardo altrove. Ma non ci riuscì. Ultimamente ne era ossessionato.  
Poco prima due ragazze gli avevano chiesto il numero di telefono, ma non era riuscito a divertirsi e soprattutto a comportarsi come al solito. Tutta colpa di quella pazza violenta.
Da una parte Izumi gli dava sui nervi. Anzi, dire che le stava sui nervi era riduttivo. Certe volte non riusciva proprio a sopportarla. Da un’altra non riusciva a non togliersi dalla testa la serata al Red, quando era nei bagni con lei. Si, ammise Suigetsu, dopo tanti anni: Izumi non era brutta, ma insomma non era proprio il suo tipo. E poi aveva un carattere da vecchia zitella. E alcune volte Suigetsu avrebbe voluto volentieri buttarla giù da qualcosa di alto, molto alto. Ma non riusciva a spiegarsi lo stato di perenne tensione quando la vedeva. E non era una semplice tensione. Quella volta che i ragazzi avevano invitato Karin al privè, aveva temuto di impazzire. Di perdere la testa. Diamine, forse era già impazzito.

Doveva capire quello che diamine gli passava per la testa o sarebbe rimasto uno straccio.

Suigetsu alzò la mano.
“Mi scusi, professor Kabuto, vorrei chiederle se…”
“Si Hozuki?” rispose freddamente il professore.
“Senta…a proposito del risultato dell’ultimo test…”
“Certo. E’ stato un risultato non proprio brillante, il suo, Hozuki.”

Metà classe inziò a ridere. E Suigetsu a lanciare occhiate assassine ai compagni.

-  Bella dimostrazione di maturità. – pensò Karin, infastidita dalle risatine ocheggianti, quando avrebbe voluto solamente tornare a casa, anche se praticamente non ne aveva più una, ed eliminare dalla storia quella giornata. Hinata restava in silenzio e continuava a scarabocchiare carinerie varie ovunque poteva.
“Si, già. Emh volevo chiedere. Io vorrei migliorare, ma da questa postazione non riesco a concentrarmi.”

Karin spalancò gli occhi e si girò di scatto. – Oddio, no, non lo voglio qui! -
Hinata smise di scarabocchiare cuoricini e prestò più attenzione alla scena. Se l’avessero separata da Karin sarebbe morta sul colpo. Non era ancora psicologicamente pronta per aprirsi di nuovo a qualcuno.
“Allora prendi il posto di Misora, accanto a Higuchi.” Sospirò il docente.
“Dietro di noi.” Sussurrò Hinata, visibilmente sollevata a Karin che invece rabbrividì.

Ancora nemmeno lei era riuscita a dimenticarsi del Red. Dei bagni. Ma anche del doposcuola a fare le pulizie. Ma fra tutti i problemi che aveva, quello semplicemente passava al secondo posto.
Misora cambiò posto con Hozuki tutta contenta per il suo trasferimento in ultima fila, mentre Suigetsu iniziò a pensare che forse era meglio se fosse restato nei banchi in fondo e di essere un idiota completo. Il fatto che anche Karin lo pensasse era ovvio.
“E adesso ragazzi, andate a pagina 453, paragrafo 2. Yamanaka, puoi iniziare a leggere.”
_______________________________________________________________________________

 

Karin nell’ora di pranzo non toccò cibo. Si limitava a prendere la forchetta e a giocherellare con una polpetta. Hinata, unica compagna di tavolo, la guardava preoccupata.
Il suo braccio era stato subito fasciato nell’infermeria e cercava di coprire la fasciatura il meglio che poteva con il suo cardigan azzurro. Era sempre impeccabile e carinissima. I capelli oggi erano lievemente ondulati e le unghie fresche di french manicure. Trucco leggero ma curatissimo. Il suo profumo, Hypnotic Poison di Dior, dolcissimo, si diffondeva nell’aria. Karin invece indossava solo una t-shirt bianca, con sopra stampata una frase tratta da una canzone e i suoi capelli erano spettinati come sempre. Indossava i suoi pantaloni preferiti in similpelle, neri, regalo risalente al suo scorso compleanno. Ai piedi i vecchi anfibi, un po’ rovinati. La matita un po’ sbavata sugli occhi e mascara a go go. Le unghie, rovinate e un po’ rosicchiate, rigorosamente smaltate di nero.
“Non mangi nulla?”
“Non mi va.” Rispose Karin, inespressiva.

“Se non mangi ti sentirai male.”

“La mia vita fa schifo.” Brontolò la rossa.

“Ma se non mangi, le cose non miglioreranno.”

“La mia vita fa schifo.”
“Kairi! Dai su, assaggia qualcosa.”
“Buhhhhh” si lamentò Karin.
Hinata fece un sospiro. C’era qualcosa che non andava. Karin era davvero troppo strana quel giorno.
“Su, smettila di fare la bambina. Tante storie solo perché un compagno di classe con cui non vai proprio d’accordo ora è nel banco dietro il nostro...” la rimproverò.

Karin le avrebbe voluto urlarle che diamine, non era per Suigetsu, cioè si anche per lui, ma che lui non le importava così tanto da farle perdere l’appetito. Erano gli altri problemi che la tormentavano. La serata di lavoro. La cinepresa. Tayuya. La casa. E i soldi che non c’erano mai. Senza parlare del richiamo della preside e della borsa di studio praticamente giocata per una cretina come Kin.  Ma alla fine decise di restare in silenzio. Si era ripromessa di non trattare male Hinata o di non fare o dire assolutamente nulla che la urtasse. E poi ci mancava solo rendere un’altra persona partecipe dei suoi problemi. Una ragazza come Hinny, probabilmente non avrebbe dormito la notte.
“Scusa… è che sono solo un pò stanca.” Si limitò a dire e alzandosi, si diresse verso l’uscita della sala mensa, a passi veloci.
Passando solo dal corridoio riuscì a dare un’occhiata alla bacheca e a vedere che un annuncio per la vendita della sua preziosa cinepresa era stato staccato. Rimase davanti alla bacheca imbambolata.
La prima volta che si iniziò ad interessare di cinema era a 8 anni. A scuola le avevano dato un progetto e lei aveva deciso di rappresentarlo con un piccolo documentario. Il titolo era: Perché la mia vita è felice.
Da uno scatolone aveva recuperato grazie a zia Eveline una vecchia videocamera vinta con i punti del supermercato. Lei l’aveva sgridata. Era sempre stata autoritaria e severissima, e Karin la chiamava strega.

Ma in fondo le voleva bene. Anche se non lo aveva mai confidato a nessuno.
Perché la sua vita era felice? Perché i gelati del bar sotto casa sua erano sempre buonissimi, perché zia Eveline profumava di marmellata di fragole, perché sua sorella Tayuya era sempre con lei. Era felice perché quando c’era il sole, poteva andare a giocare nel campo di fronte e anche se alcune volte si faceva male, era felice lo stesso. E se pioveva, la zia le preparava le crostate. Era felice perché la scuola le piaceva. Le insegnanti erano giovani e carine ed erano tutte molto dolci. Era felice.
Le cose continuarono però ad andare gradualmente peggio di prima. Zia Eveline, che anche se aveva avuto i suoi crucci, severa come un generale militare, un po’ brusca nei modi, era sempre stata come una di quelle anziane fatine buone dei film di animazione, si ammalò molto e Tayuya dovette lasciare gli studi, per trovare un lavoro con uno stipendio migliore, per le cure.
Karin si dedicò ancora di più al suo nuovo hobby. Riuscì a comprare con anni di risparmi un computer di seconda mano e inziò a montare i suoi video. Cercò di impegnarsi sempre di più con la scuola, perché voleva che zia e Tayuya fossero fiere di lei.
La zia però continuava a peggiorare. Il suo tumore era ormai terminale. La malattia che la divorava da tempo non le consentiva più di continuare le cure a casa. Venne trasferita nell’ospedale vicino.
Dopo qualche settimana, dopo che Karin ebbe finito di mangiare la cena. Tayuya le disse, con la voce che le tremava, che la zia era salita in cielo e che adesso finalmente stava bene.  Karin, come ogni bambina di 10 anni, anche se diceva di odiarla, non riuscì a trattenere le lacrime. Pianse tanto, consolata dall’abbraccio dolcissimo di Tay.
La mattina dopo, Tayuya decise far saltare a Karin un giorno di scuola. La prese per una mano e la portò nel negozio di elettronica più vicina. Karin non ci credeva: una cinepresa professionale, tutta per lei.
“Ma posso veramente?” sussurrò, timorosa anche solo di sfiorarla con la sua manina.
“E’ un regalo della zia.” Sorrise Tayuya, accarezzandole la testa.

 

La Karin liceale, al rievocare di quei ricordi, sorrise; ma fu un sorriso amaro. Quell’oggetto rappresentava molto di se. Più di quanto si fosse potuto immaginare. E adesso rischiava di finire come “accessorio vintage” nella cameretta di un ragazzino viziato. Strinse i pugni per la rabbia.
“Che stai guardando, tomato ketchup?” senti sussurrare all’orecchio.
Karin si girò di scatto, furiosa. Ma Suigetsu Hozuki si allontanò in tempo, per evitare di mettere a repentaglio la propria vita.

“Nemmeno all’elementari si inventano tali nomignoli.” sibilò glaciale la rossa.

Suigetsu sospirò, cercando di assumere un atteggiamento controllato.
“Izumi, vengo in pace.” Disse alzando la mano destra e imitando i gesti del tipico film di fantascienza.
Karin si lasciò scappare una risatina nervosa. Solo adesso Suigetsu si accorse che aveva gli occhi lucidi e rossi, come se avesse trattenuto le lacrime da un sacco di tempo. Questo gli ricordò la serata al Red, lei come una principessa triste, come una cenerentola allo scoccare della mezzanotte. Con il suo temperamento aggressivo come ultima difesa dal pianto, quando al posto di una carrozza d’avorio si trovava sul freddo pavimento del bagno del locale. Come quando le loro labbra erano state sul punto di sfiorarsi e intrecciarsi in una folle romantica danza. Cercò di prendere coraggio e si promise di essere il più serio possibile e di evitare altre frecciatine.
“Senti” continuò lui abbassando la voce. “Questo sabato faccio una festa e ci sarà tutta la scuola e magari potevi venire anche tu.” Lentamente si avvicinò a lei.
Karin restò immobile. Anche se lo sguardo del ragazzo la metteva non poco in soggezione, ma non evitò lo sguardo e lo fisso con fermezza, come per sfida.
Suigetsu durante la lezione di storia aveva passato tutto il tempo a guardarla. E ne era rimasto come ipnotizzato. Senza motivo non poteva staccarle gli occhi da dosso.  La sua schiena, coperta solo da una maglietta bianca un po’ consumata che si appiccicava alla pelle per il sudore, il suo collo bianco, i capelli spettinati e il reggiseno nero che si intravedeva appena sotto la maglietta bianca. Aveva passato la lezione a chiedersi cosa gli stava succedendo.
E adesso la fissava negli occhi. Era pronto a cogliere ogni cosa di lei. Sempre avvicinandosi, riuscì a percepire il suo respiro. Non voleva perdere un attimo di lei. Lo sguardo si poso per un attimo sulle labbra della ragazza, per poi ritornare allo sguardo.
Karin si sentiva bruciare dentro lentamente. Avrebbe voluto continuare quel gioco di sguardi e di sfida, ma si rendeva conto che stava rivelandosi troppo pericoloso. Istintivamente gettò lo sguardo a terra.
“Mi dispiace, questo sabato ho lavoro da fare.” Sussurrò con una punta di amarezza che cercò di nascondere il meglio possibile. La campanella suonò in quel preciso istante.
Con le guance in fiamme decise di entrare il più velocemente possibile in classe senza dire nient’altro.
Suigetsu immobile la guardava.

 

Promise’s CORNER
Hola ragazze!

Grazie mille per le recensioni e per il sostegno, anche se non me lo merito!

E grazie a tutti gli utenti che hanno messo la fiction fra i preferiti o fra le storie seguite o da ricordare.

So anche che ultimamente posto capitoli sempre più corti, ma preferisco fare così, invece di inserirne uno all’anno. E poi penso che così riesca a definire meglio la scena, invece di fare confusione. Che ne dite?

Voglio un’attimo parlare di questa fan fiction. Finalmente, dopo tanto tempo ho fatto un’aggiornamento in tempo decente – a distanza di soli 2 giorni! - (NON CI CREDO NEMMENO IO) e ho incluso più personaggi nella storia. Certo, si tratta di una Suika, ma vorrei che si approfondisse di più ogni personaggio. Non so come farò, ma dai, proviamoci.
Ci saranno vari intrighi. Non voglio una cosa tipo telenovela, intendiamoci. Ma credo di voler rendere la vita dei giovani protagonisti molto più spregiudicata. Anche perché è passato tanto tempo e mi accorgo di rimanere sul banale. Quindi aspettatevi di stupirvi.
Ah e tranne il Suika, non ci saranno pairing fissi.  E poi non stupitevi, poiché già il Suika è una coppia particolare. Ahaha, sono una sadica, lo so.

Amo sempre di più Karin, ancora di più del personaggio originale. E’ una figa pazzesca, cioè non mi sarei mai aspettata di creare un personaggio OC così forte. Il bello è che ha anche un lato tenero (anche se molto nascosto). Francamente mi piace anche un botto come si veste.
Anche la “mia” Sakura mi piace molto di più. Sebbene resti un personaggio “passivo” e ancora un po’ insicura sotto molti aspetti, è cosciente delle sua condizione e sta facendo passi da gigante per cambiarla.  E poi la trovo davvero molto cool. Sento proprio che diventerà importante nella storia.

[[Mamma Promise è tanto felice]]
Hinata invece  non mi soddisfa ancora. La trovo molto dolce, ma non mi piace più come mi piaceva anni fa (quando iniziai la ff, per intenderci). Cercherò di sviluppare di più il suo carattere. E’ molto pucciosa, ma la voglio più tosta. Almeno un pochino.
Suigetsu, l’ho definito poco a dire la verità, ma troverò il modo di impegnarmi di più su di lui. Idem per Sasuke e per Naruto, che sarà un personaggio a dir poco fondamentale nella storia.

Fra le ragazze, credo che approfondirò anche Ino ed altre, ma non voglio anticiparvi tutto.
Parlando di cose idiote, adoro quando Suigetsu chiama Karin “Tomato Ketchup”.
Beh spero di non avervi annoiato troppo!

Al prossimo aggiornamento… spero di sentirvi presto!

E… BUONA PASQUA. <3
xoxo

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Promise