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Autore: hotaru    24/04/2011    4 recensioni
Un inquietante segreto che cambierà per sempre la vita di Honey-senpai. Un oscuro mistero che avvolge l'individuo più importante della sua vita. Mori, dite? Suo fratello? Mah...
Prima classificata al secondo girone del contest "Narrami o Musa" di Æthelflæd
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mitsukuni Haninozuka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le bugie hanno le orecchie lunghe e la coda rosa
Le bugie hanno le orecchie lunghe e la coda rosa


Le bugie hanno le orecchie lunghe e la coda rosa


Per quel giorno le lezioni erano ormai terminate, e si prospettava un pomeriggio piuttosto movimentato all'Ouran Host Club... anche se sarebbe arduo dire quale non lo fosse.
L'Host Club aveva indetto all'unanimità- o quasi- una delle sue caratteristiche giornate a tema, tanto per rallegrare un po' le loro clienti e non cadere nella disgrazia più grande che potrebbe esserci per un gruppo di intrattenitori.
- E quale sarebbe? - aveva chiesto Haruhi.
- La routine! - aveva risposto sconvolto il presidente, che rabbrividiva soltanto all'udire tale parola – Per questo dobbiamo sempre trovare nuove idee ed escogitare qualcosa che nessuno si aspetta! -.
Secondo Haruhi era forse l'unico talento che quello scalmanato del senpai aveva, ma si era limitata ad annuire senza una parola.
"In fondo non può essere peggio di quando si sono vestiti da donna per farmi rimanere all'Host Club" pensò.

Ma quando, quel fatidico pomeriggio, seppe che il tema prescelto era "Zingari, nomadi e affini", si accigliò un poco: che diamine potevano saperne quei ricconi della vita nomade e piena di difficoltà di un popolo europeo dalla storia millenaria?
- Io farò il "bello zingaro". Ovviamente – non che a Tamaki importasse molto di antropologia, comunque.
- Capo, che ne dici di Haruhi? Sta bene così, no? - fece Kaoru, che le aveva sistemato una bandana in testa come primo pezzo del costume.
- Oh, ma... - secondo lei faceva molto "bella lavanderina", altro che zingari - ... ma che carinaaa! -.
Fu lesta a spostarsi di un passo, il minimo necessario perché Tamaki andasse a finire dritto contro lo specchio, lui che lo amava tanto.
- Potremmo anche danzare, no? -.
Quando Tamaki si rialzò dallo specchio, poté notare Hikaru impegnato in un'improbabile danza del ventre, con Haruhi che lo redarguiva sul fatto che le odalische non c'entravano niente con gli zingari.
Kaoru si mantenne un po' più nel personaggio e, agguantato un tamburello, iniziò assieme a Tamaki una danza ritmata che prevedeva un certo movimento di piedi. Le forze combinate di Hikaru e del presidente dell'Host Club non servirono, tuttavia, a trascinarvi anche Haruhi.
- Potremmo danzare su un letto di braci, che ne dite? -.
Haruhi sospirò pesantemente.
- Quello lo fanno i fachiri in India. E poi non ballano: camminano -.
- Eh, quanto sei pignola! -.
Dal canto suo, Kyōya aveva scelto l'attività più consona al proprio carattere e, dopo aver letto i tarocchi a qualche ragazza, dovette accettare di fare la stessa cosa anche per Honey, che stava insistendo da più di un'ora.
- Anche a me! Anche a me! - strillava con la sua voce angelica, tanto che più di una ragazza gli lasciò il posto intenerita. Anzi, Mori stesso lo trasportò solennemente fino al posto d'onore di fronte alla “cartomante”.
- Ora, vediamo... - Kyōya mescolò le carte, le spezzò con la mano sinistra come vuole il rito e le dispose sul tavolo osservandole con attenzione.
- Cosa dicono? Cosa dicono? - chiese apprensivo Honey, stringendo il suo coniglio di peluche per farsi coraggio.
- Non recano buone notizie – rispose Kyōya, corrugando la fronte – Le carte dicono... sì, dicono che qualcuno ti tradisce, nascondendoti la sua vera identità -.
- Che cosa? - il viso angelico di Honey fu sconvolto dallo shock di tale notizia, tanto che diverse ragazze accorsero per consolarlo – Hai... hai sentito, Takashi? Sei tu che mi tradisci? -.
- Non credo proprio, Mitsukuni – rispose imperturbabile Mori, tirandolo su dal mucchio delle ragazze – È l'ora del tuo sonnellino, andiamo -.
- Ma... ma io devo sapere! - protestò Honey.
- Si ragiona meglio a mente fresca e riposata – replicò Mori, al che Honey si lasciò condurre docilmente verso le coperte. In effetti, anche il suo coniglio sembrava parecchio stanco.


Honey era ormai tra le dolci braccia di Morfeo, il capo felicemente sprofondato nel morbido cuscino di piume d'oca- espressamente allevate per la comodità del suo sonno- quando sentì qualcuno battergli piano sulla spalla, come per svegliarlo.
Ora, nessuno all'Host Club si sarebbe mai azzardato a fare una cosa simile, ben sapendo dei “leggeri malumori” di Honey-senpai quando veniva svegliato da qualcuno. In effetti la belva che era in lui stava già per avventarsi contro il malcapitato, ma ogni ferocia venne meno nel constatare che a svegliarlo era stato nientemeno che il suo coniglio. Quello rosa. Il suo peluche.
- Sei... sei tu? - fece Honey, sgranando gli occhioni – Puoi muoverti? -.
Il coniglio annuì piano, anche se continuava a tenere gli occhi bassi.
- Ah! Lo sapevo! - esclamò Honey, raggiante – Lo sapevo che eri vivo e potevi capirmi! Ma perché ci hai messo tanto a rivelarmelo? -.
Il coniglio alzò gli occhi nero giaietto, tenendo sempre le orecchie basse.
- Non ne avevo il coraggio – mormorò poi, tanto piano che Honey fece quasi fatica a sentirlo.
- Cosa? E perché? Credevi che mi sarei spaventato? -.
Il peluche scosse la testa.
- No, non è per questo. È che... devo dirti una cosa. E non ti piacerà -.
- Come? Che cosa devi dirmi? -.
- È che sai... io mi sono affezionato a te. Mi piace che mi porti dappertutto, che mi parli, che mi fai conoscere i tuoi amici... ma non posso più portarmi dentro questo segreto – il coniglio alzò la testa – Voglio essere onesto con te -.
Honey pendeva dalle sue labbra, chiedendosi quale terribile segreto dovesse mai rivelargli il suo adorato coniglio, cucito per lui dalla sua amata bisnonna.
- Sai, tuo fratello – il coniglio iniziò la sua confessione – è sempre stato invidioso del regalo che ti aveva fatto la vostra bisnonna: per te è rimasta giorni a cucire un animale di pezza, e a lui niente... così una volta, mentre dormivi, te l'ha preso per giocarci -.
- Vuoi dire che hai giocato con mio fratello? - Honey sgranò gli occhi, ma il coniglio sospirò dolorosamente.
- Vedi, giocandoci successe che lo sporcò irrimediabilmente. Contattò tutte le lavanderie del Giappone, ma si trattava di una macchia che non poteva più essere tolta. Così... - il coniglio alzò gli occhi, neri e sinceri sul tessuto rosa - … lo sostituì. Lo sostituì con me -.
Honey non disse nulla, incredulo. No, non poteva essere vero.
- Non sono il coniglio cucito dalla tua bisnonna, mi dispiace. Mi dispiace di essere stato complice di un così orribile inganno per tutto questo tempo -.
Il mondo attorno a Honey iniziò a frantumarsi, un pezzo dopo l'altro.
- Tu... tu... impostore! - gridò, con le lacrime agli occhi. Se la più grande verità della sua vita non era stata altro che una bugia, allora l'intera sua vita poteva essere una menzogna: Takashi era davvero suo amico? E Haru-chan? L'Host Club era un inganno anch'esso?
- Bugiardo... traditore! - ecco a chi si riferivano le carte di Kyōya: un traditore che gli nascondeva la propria vera identità.
Scoppiò a piangere disperato: che senso aveva la sua vita, con un coniglio falso? Perché continuare a vivere?
La vista gli si era ormai offuscata per le lacrime, che scorrevano irrefrenabili, tanto che non vide il coniglio ridistendersi con aria colpevole sul letto, né i contorni del sogno che lentamente sfumavano per tornare alla realtà.

- Mitsukuni! Mitsukuni, svegliati! -.
- Honey-senpai! Honey-senpai! -.
Honey aprì lentamente gli occhi impastati dal sonno: l'avevano svegliato, ma non era assolutamente dell'umore per avventarsi contro di loro. La sua vita era appena stata distrutta da una rivelazione sconvolgente.
- Hai fatto un brutto sogno, Honey-senpai? Ti abbiamo sentito urlare! - esclamò Haruhi, preoccupata.
- Secondo me si è suggestionato per quello che gli ha detto Kyōya – fece Tamaki – Dovresti avere un po' più di tatto! -.
- Io ho solo interpretato le carte – rispose imperturbabile lui.
- Honey-senpai, che cosa hai sognato? - chiesero all'unisono i gemelli.
- Dev'essere stata tutta la torta che hai mangiato: troppi dolci provocano brutti sogni – sentenziò Mori.
Honey sembrava incredulo: era stato tutto un brutto sogno? Davvero?
- Ho... ho sognato? - fece, incerto, con la voce che gli tremava.
- Ma certo – rispose Mori rassicurante.
- Oh – quindi... non era vero niente. Quello era il suo coniglio, non un impostore. Era sempre stato tutto a posto – Mi dispiace di avervi fatto preoccupare. Adesso... adesso mi alzo -.
Sì, per quel giorno ne aveva abbastanza di dormire. Gli altri membri dell'Host Club annuirono e si allontanarono, lasciandolo a stiracchiarsi e ridestarsi con calma.
Honey prese fra le braccia il suo coniglio di peluche, rendendosi conto, una volta di più, di quanto fosse importante per lui. Era forse il pilastro delle sue certezze, il suo compagno di sempre, l'amico che non lo lasciava mai.
Era stato tutto un sogno.
Mentre lo stringeva felice, l'occhio gli cadde su un orecchio del peluche, piegato in modo da lasciar vedere l'interno. E si accorse di una cosa che non aveva mai notato prima: una minuscola etichetta nella parte più interna dell'orecchio sinistro, dove vi sarebbe stato il timpano se si fosse trattato di un coniglio vero.

“Made in China”





Questa storia si è incredibilmente classificata prima al secondo turno del contest “Narrami o Musa...” di Æthelflæd. Da contest, dovevamo scrivere una fic comico-demenziale; inoltre almeno un personaggio doveva muovere dei passi di danza e tentare di convincere qualcun altro a farlo. Inoltre- e qui viene il difficile- doveva esserci un' “identità svelata”: uno dei personaggi doveva rivelare di non essere ciò che tutti gli altri pensavano che fosse.
Io ho scritto una demenzialità senza pretese, che spero possa avervi un po' divertito. ^^
Lo considero comunque un tributo al fantastico coniglio di Honey, che dopo la puntata dedicata ad “Alice nel Paese delle Meraviglie” è diventato il mio mito!
   
 
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