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Autore: floflo    24/04/2011    7 recensioni
Salve a tutti! Non pensavo che l'avrei mai fatto, ma è successo...Ho scritto la mia prima fanfiction!
La mia storia comincia dove le altre finiscono: è ormai assodato che i nostri beniamini Athos e Aramis (o sarebbe meglio dire Renèe) si amano, probabilmente convoleranno a giuste nozze eccetera, eccetera.
Ma vivranno per sempre felici e contenti?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Aramis, Athos, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il feuilleton del feuilleton'
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Vorrei ringraziarvi tutti per l’entusiasmo e le belle parole che avete dedicato alla mia storia.
Sono veramente mooolto commossa ed emozionata. Quindi ho deciso di mettere nell’uovo di pasqua questo capitolo, sperando che lo troviate di vostro gradimento. Grazie veramente di tutto cuore
floflo

 

3. Alla locanda ...




Athos era tornato alla tenuta di Bragelonne, poco distante da Blois.

Fortunatamente, ciò che aveva lasciato più di dieci anni prima, non giaceva in stato di totale abbandono, Grimaud aveva fatto un ottimo lavoro.

“ Che strano il padrone, però…- pensava il fedele servitore - disinteressarsi quasi completamente dei suoi possedimenti per tutto quel tempo, tanto che se non fosse stato per l’onestà e la diligenza di monsieur Lambert, curatore personale degli affari del conte, a quest’ora ci saremmo ritrovati tutti senza il becco di un quattrino. Poi, come un fulmine a ciel sereno, se ne è uscito con questa novità del matrimonio… un altro!?! Io e madame Bonnet dobbiamo ammazzarci di lavoro per un’altra delle sue stramberie. Un mese per organizzare un matrimonio! Ma stiamo scherzando?! Come se qui non ci fosse nient’altro da fare… Si è forse dimenticato da quanti anni qui non ci mette piede nessuno???? Con tutto il palazzo da sistemare, distribuire i compiti alla servitù…, anche disporre per un matrimonio in quattro e quattr’otto! Tanto, per il conte è tutto facile, deve soltanto ordinare, e gli altri obbedire… poi dove l’avrà trovata questa nuova moglie? A Parigi? Uhm… Parigi non è un buon posto per trovare una moglie. Speriamo solo che non abbia perso la testa come l’altra volta, che poi sappiamo tutti com’è finita… L’unica cosa di cui non abbiamo bisogno è una donna di malaffare qui alla tenuta, il conte ne ha già viste abbastanza…”.

Grimaud era veramente devoto al suo padrone, era convinto che discendesse direttamente da qualche divinità tanto lo vedeva prefetto sotto ogni punto di vista, lo serviva da una vita, e gli era affezionatissimo, quasi  fosse un fratello.
Per lui sarebbe stato disposto a gettarsi nel fuoco, e ora che aveva deciso di tornare alla tenuta, aveva giurato a se stesso di proteggerlo da qualsiasi pericolo lo avesse minacciato.

Ma chi glielo aveva fatto fare ad Athos di tornare proprio a Bragelonne?
Dopo quello che era successo, poi… Tuttavia quel luogo, che un tempo riteneva il suo fiore all’occhiello, una dimora plasmata a sua immagine e somiglianza, e che l’aveva visto prima felice e appagato, e successivamente umiliato e tradito, era l’unico dove si sentisse veramente a casa.
Il suo alloggio di Parigi, spartano e asettico, così somigliante al suo stato d’animo del passato, costituiva chiaramente un ripiego, una situazione temporanea alla quale segretamente aveva sperato di sottrarsi prima o poi.
Lui era nato conte, la parentesi nei moschettieri, aveva costituito appunto una parentesi, tutto si sarebbe sistemato, e ora finalmente era tornato nel solo luogo che gli fosse mai appartenuto e a cui lui apparteneva.

Cosa c’era di meglio, per iniziare una nuova vita con la donna che aveva avuto il potere di riportare a galla il suo cuore rinsecchito gettato in fondo al mare, che una tranquilla ed elegante magione immerasa nell’ idilliaca campagna francese?
Soltanto loro due, lontano dal loro tormentato passato, e un futuro ricco di promesse davanti.
“Niente di male può più accadere…” pensava soddisfatto l’ormai ex moschettiere.

Renèe sarebbe giunta a giorni, o meglio, si sarebbero incontrati a metà strada, in una locanda nella quale avevano già alloggiato in passato.
Quello era il luogo deputato alla loro rinascita: Renèe avrebbe smesso definitivamente i panni di Aramis e d’ora in poi sarebbe tornata ad essere solo Renèe, e Athos d’ora in poi sarebbe stato il conte Olivier de la Fère.

 

* * *


Era partito per tempo, così avrebbe avuto tutto il tempo necessario per giungere con tutta tranquillità all’appuntamento, come un vero gentiluomo non voleva fare attendere la sua bella…, anche se oramai conosceva la psicologia femminile e immaginava che Renèe si sarebbe attardata un poco, dopotutto erano anni che non rivedeva la sua amica Diane, e avrebbero avuto sicuramente tante cose da raccontarsi.
Sapeva delle remore di lei nei riguardi della sua famiglia d’origine, forse non era ancora pronta per tornare da loro, forse avrebbe preferito che fosse lui ad accompagnarla dopo il loro matrimonio, o forse no…, comunque, di una cosa era certo, qualunque cosa la sua Renèe avresse deciso, lui sarebbe stato al suo fianco e l’avrebbe sostenuta (se mai ce ne fosse stato bisogno), anche se lei non era certo il tipo di ragazza che si lascia sopraffare dall’incertezza e dai ripensamenti.

Athos aveva ancora davanti agli occhi l'immagine di lei sola e spaurita il giorno del loro primo incontro, e quando, in seguito, caparbia e decisa era divenuta l'impavido moschettiere Aramis, quando avevano scoperto di amarsi, e infine quando avevano deciso di uscire allo scoperto.
Aveva sempre avuto totale fiducia in lei e nelle sue intenzioni, per questo l’aveva lasciata tornare, tranquillo, al suo villaggio.

Nel frattempo lui era già alla porta della locanda.

Entrò, era ora di pranzo, e si accorse che non c’era più un solo tavolo libero.
-Maledizione…- pensò tra sè e sè.
- Mi dispiace, monsieur, non abbiamo più tavoli liberi, però se accettate di dividere il desco con quel signore laggiù…- disse la locandiera indicando un giovanotto seduto ad un tavolo piuttosto appartato.
Athos si guardò intorno.
Si erano dati appuntamento proprio in quel luogo, non poteva rifiutare…, anche se Renèe chissà quando sarebbe arrivata…
Non si sarebbe certo scapicollata per giungere all’appuntamento…, l’avrebbe fatto attendere, ne era certo.
E tutto sommato, l'idea di dividere il tavolo con quel giovanotto distinto, non gli dispiaceva più di tanto.

La locandiera lo fece accomodare e apparecchiò per lui il tavolo, che fortunatamente era abbastanza ampio in lunghezza, così Athos potè sedersi non proprio di fronte allo sconosciuto.
Visto di spalle, l'altro avventore, sembrava più giovane di come invece appariva di fronte.
Athos lo osservò a lungo, quell’uomo era così pensieroso, assorto in chissà quali macchinazioni che a mala pena si accorse del suo arrivo, alzò gli occhi e gli fece un semplice cenno con il capo.
L'ormai ex moschettiere, non era certo un tipo invadente, ma non gli andava di stare in totale silenzio in quella circostanza, e così si decise ad attaccare bottone:
- Siete diretto a Parigi, monsieur?
- No, sono diretto a Blois, spero di incontrare una persona…, poi ho intenzione di imbarcarmi per raggiungere le colonie.-
- Siete un viaggiatore, dunque…-
- Ho servito l’ambasciatore della Corana Francese nelle Indie occidentali per cinque anni, ora pensavo di dirigermi nella Nuova Francia. La mia famiglia è da generazioni fedele servitrice della monarchia di questo paese.-
- Bene, bene…, fa piacere sapere che al giorno d’oggi ci sono giovani coraggiosi che si occupano dell’int…-

Athos si interruppe bruscamente, era intento ad ascoltare il racconto del suo sconosciuto interlocutore quando si era improvvisamente trovato di fronte Renèe col volto terreo e sconvolto.
Si levò in piedi sorpreso quasi gridando:
- Renèe! -
Ma anche lo sconosciuto si era alzato dalla sedia esclamando il medesimo nome.

- Cos’è un brutto sogno, o uno scherzo di pessimo gusto?- aggiunse dopo un’interminabile pausa ella.

I tre ora si scrutavano a vicenda in maniera differente.
Lo sconosciuto posava alternativamente lo sguardo ora su Renèe, domandandosi cosa ci facesse vestita come un uomo in quella locanda, ora su Athos, chiedendosi che rapporto ci fosse tra i due.
Athos si domandava chi fosse quello sconosciuto, che tanto aveva sorpreso la sua Renèe, che a sua volta era diventata bianca come un cencio, come se avesse appena visto un fantasma.

- Desiderate unirvi a questo tavolo anche voi, monsieur?- la voce della locandiera fece ritornare i tre presenti a loro stessi.
- Per l’amor del cielo, no!- esclamò di getto Renèe.
Si guardarono perplessi tutti e tre.
Infine Athos aggiunse:
- Invece mia cara, forse dovresti presentarmi questo signore…-

Ma lei invece, se ne stava immobile, come se la figura dell’uomo che aveva davanti l'avesse pietrificata, togliendole il fiato e con esso la parola, mentre le dita delle sue mani stringevano spasmodicamente lo schienale di una sedia, come a cercare disperatamente un appiglio, e gli occhi mano a mano le si velavano di lacrime mute.

- Non sei tu, non è vero?? Dimmi che mi sto sbagliando…, io ho visto la tua bara, ho pianto sulla tua tomba, dimmi che non è vero, François…-










 

   
 
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