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Autore: Kate 96    24/04/2011    8 recensioni
Nel ripensare quelle parole Kate si sentì mancare la terra sotto i piedi, non avrebbe mai pensato che Castle fosse diventato così essenziale per lei. O meglio, dentro di lei lo sapeva benissimo ma non voleva neanche ammetterlo con se stessa.
Ambientata dopo la 2x24!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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E se fosse andata così

Capitolo6:  Dance


>Kate<

Mi risveglio al continuo rumore che arriva dal comodino.
Solo ora ricordo che avrei dovuto staccare la sveglia telefonica messa in caso non sentissi la prima, cosa molto improvabile.
Sono solo le 6.45 a.m. ma decido di alzarmi comunque, ormai non mi sarei più riuscita ad addormentare.
Scesa dal letto mi stiracchio un po’ e poi vado al piano di sotto.
Inizio a scendere per andare in cucina ma già sulle scale un odore dolce mi assale: frittelle.
Arrivata in cucina, vedo Castle ai fornelli indaffarato a preparare la colazione.
Portava dei pantaloni che sembravano di una tuta e una maglietta nera abbastanza larga.
Aveva i capelli arruffati, probabilmente si sarà fatto una doccia.

“Giorno detective! Ti sei svegliata presto.” Mi guardava dalla testa ai piedi facendomi ricordare che portavo ancora quello che io di solito usavo come pigiama. Ultimamente dimentico fin troppe cose.

“Anche tu! Credevo che tu non ti alzassi prima delle 10!”

“Veramente non sono andato a dormire. Ho avuto un’idea per il libro e volevo scriverla finche fosse ancora fresca.” 

“Pensi che potrei leggerlo in anteprima?” gli feci un sorriso curioso.

“No, mi dispiace. Dovrai aspettare che sia finito. Voglio che tu legga l’opera completa per gustarti l’insieme.
Tranquilla sarai una delle prime a leggerlo! So che muori dalla voglia di avere un altro mio libro!” iniziò a sghignazzare un po’ sotto i baffi, ma infondo non aveva poi tutti i torti.

“Credi di finirlo presto?”  

“Spero di sì, almeno così la mia casa editrice mi lascerà in pace per un po’. Ho un sacco d’idee per la mente, averti intorno stimola molto la mia fantasia ma è anche vero che mi distrae terribilmente.” Meglio cambiare argomento, non potevo più sopportare il suo sguardo così dolce. . .

“Allora, è pronta la colazione?”

“Quasi, ci vorrà ancora qualche minuto e dopo potrai assaporare le famosissime frittelle del miglior chef in circolazione: me!” alla fine della frase si punta al petto la spatola che stava usando per le frittelle sporcandosi.
Poggia la spatola e tira un po’ la maglia per vedere la macchia.

“Ma por. . !” s’interrompe a meta sbattendosi una mano alla fronte con quel suo fare imbranato ma comunque molto dolce.
Mi avvicino a lui per vedere meglio la macchia.

“Vieni, ti aiuto a pulirti” lo trascino per un lembo della maglietta vicino al lavandino.
Apro l’acqua e bagno una tovaglietta lasciata sul bancone mentre l’altra mano la infilo sotto la sua maglietta per pulirlo meglio.
Quando la mia mano entra in contatto con la sua pelle, lo sento rabbrividire e chiudere gli occhi.
Con la tovaglietta inizio a strofinarlo nel punto in cui si era sporcato.
La mano che avevo messo sotto la sua maglietta era completamente schiacciata sui suoi addominali davvero ben scolpiti, il che mi distraeva molto.
Forse era una mia impressione ma sembrava che il suo petto si stesse riscaldando e il suo respiro stava aumentando sempre di più facendosi poco a poco affannoso. Quando anche il mio iniziò ad accelerare allontanai subito la mano che era ancora sotto la sua maglietta facendo un piccolo passo indietro, appoggiandomi al piano del lavandino e abbassando leggermente lo sguardo fino a fissare le mie pantofole.
Lui non si era mosso di un centimetro, fece due respiri profondi e poi tornò a parlare.

“Allora, per oggi il mare è da evitare, sono passato dalla spiaggia e il bagnino  ha detto che oggi è  troppo agitato e che quindi non si poteva fare il bagno, certo potremo sempre prendere il sole ma credo sarebbe meglio aspettare domani.” Mentre lui sembrava essersi ripreso io stavo ancora cercando di riassumere il controllo dei miei pensieri che, contro la mia volontà, tornava sempre alla stessa immagine, cioè la stessa della sera prima solo con un diverso sfondo:
Io, lui, mare e spiaggia uguale a niente di buono. 

“Si certo come vuoi” non avevo sentito molto di quello che aveva detto, di conseguenza non sapevo a cosa avevo detto sì.

“Hey, Beckett mi stai ascoltando?” quelle parole mi riportano subito con i piedi per terra e torno a fissarlo in faccia.

“Si scusa, mi ero distratta. Stavi dicendo?” fece subito un sorriso malizioso ma decise di lasciare stare per questa volta. Cosa molto saggia.

“Dicevo che oggi non credo sia una buona idea andare a mare e quindi pensavo di fare un alto in centro per prendere qualche souvenir, che dici?” 

“Si mi sembra una buona idea. Ma prima si fa colazione, sto morendo di fame!” vado di nuovo verso i fornelli e lui mi segue poco dopo.
Sul bancone e piegato un grembiule e io decido subito di approfittarne .

“E questo? Ora lo metti, voglio vedere come ti sta!” inizio a ridere un po’ e mi avvicino a lui per mettergli quel grembiule mentre anche lui inizia a ridere.

“Ti sta bene! Sembri proprio un casalingo!” mette un po’ il broncio ma continua a sorridere.

“Ok, basta prendere in giro il povero scrittore, è pronto!” prende due piatti e ci mette delle frittelle.
Ci sediamo nel bancone su degli sgabelli, l’uno di fronte all’altro.
Iniziai a mangiare le frittelle senza badare molto a quello che facevo e non spostando mai lo sguardo dal suo viso.
Ogni tanto lui si girava e mi trovava sempre a guardarlo ma subito dopo distoglieva lo sguardo.
Continuammo così per un po’.
Dopo colazione, entrambi ci andammo a cambiare io finii per prima e lo aspettavo vicino alla porta d’entrata.
Dopo circa 5 minuti che io ero già pronta, lo vedo scendere dalle scale, indossava dei pantaloni neri e una camicia un po’ sbottonata. 

“Allora, sei pronta?”

“Ehm, si! Lo sono da almeno 5 minuti, sei più lento di una donna!”

“Ognuno ha i suoi tempi, detective. E poi questo fascino non si ricava in poco tempo.”

“Credevo che avessi detto che il tuo era un fascino naturale, non è così se ti devi preparare per esserlo.” 

“Il mio e assolutamente un fascino naturale, anche in pigiama sono molto affascinante, vero? E poi hai appena ammesso che sono affascinante!” sul suo viso si stampò quel ghigno beffardo. 

“Non dovevamo andare?” perché riusciva sempre a mettermi alle corde?
Bastavano poche parole per mettermi in imbarazzo.
Solo Castle riusciva a farmi un tal effetto.
 
 
La mattinata passò velocemente.
Io e Castle andammo in giro per i negozi senza comprare effettivamente qualcosa, lui comprò solo una cosa per Alexis e una per Martha io invece una paio di orecchini e una collana, anche questa volta aveva insistito per pagare lui ma questa volta avevo vinto io.
A pranzo mangiammo fuori in un ristorante molto carino, e finalmente nel tardo pomeriggio tornammo a casa.

“Sono distrutta, vado a farmi una doccia e…”

“E ti vesti. Questa sera si esce, non accetto obbiezioni.” 

“Come vuole lei, vostro onore! Potrei almeno sapere dove andiamo?”

“No, è una sorpresa! Vedrai che ci divertiremo!”  

“E come faccio a sapere come vestirmi?”

“Tranquilla, non è una serata di gala, vestiti come lo faresti per uscire e divertirti! Ora sbrigati! Scommetto che questa volta sono pronto prima io.”

“Ne dubito ma ora vedremo!” 
 
Arrivata in camera faccio una doccia veloce con il mio bagno schiuma preferito, alle ciliegie ovviamente, appena sono asciutta inizio a prepararmi.
Come prima cosa pensiamo al vestito.
Inizio a cercare nella valigia e metto sul letto tutti i possibili canditati.
Scelgo un tubino nero che arriva a meta coscia fin sopra il ginocchio aprendosi un po’ con piccole onde e si stringe alla vita con un nastro che si chiude con un piccolo fiocco. Le scarpe sono scure e aperte con quei 10 centimetri di tacco che ormai mi caratterizzano.
Ora passiamo al trucco.
Scelgo un trucco che si veda ma non troppo pesante, solo essenziale.
Finalmente dopo circa un’ ora sono pronta, solitamente non impiego tutto questo tempo per prepararmi ma oggi volevo essere perfetta, impeccabile solo per vedere la sua reazione.
Ormai era da un po’ che anche senza esserne consapevole mi truccavo e cercavo di sembrare perfetta per lui.
Quando finalmente sono prona scendo,questa volta ha vinto lui e già pronto e mi sta aspettando ai piedi della scala.
Sente i miei passi e si gira, i suoi occhi incontrano i miei, inizio a scendere le scale senza mai distogliere lo sguardo da lui.
Quando arrivo al suo fianco resta a fissarmi per qualche altro secondo, poi finalmente parla.

“S-sei bellissima.”

“Grazie, anche tu non sei male.” Anche lui non era vestito troppo elegante, dei pantaloni lunghi e una camicia scura, ma lo rendevano davvero impeccabile.

“Ora vuoi dirmi dove andiamo?”

“Curiosa? Ora lo vedrai!” mi apre la porta e mi fa cenno di uscire.
Parcheggiata di fronte a casa c’è una macchina diversa da quella che abbiamo usato questa mattina, con il buio non si vede bene ma appena i miei occhi si abituano un po’ a quell’oscurità riconosco subito quello stemma inconfondibile. 

“Tu hai una … una Ferrari?!” nella mia voce si sentiva benissimo lo stupore e lui era evidentemente divertito, visto che sul suo viso si era formato il solito ghigno.

“Fammi guidare.” Non era una domanda ma più una affermazione.

“Vediamo potrei fartelo fare ma io che ci guadagno? Questa è una Ferrari! Non una semplice macchina un modello unico italiano che . . .” mentre parlava aveva iniziato a sventolare le chiavi davanti ai nostri visi, così le afferrai e inizia a parlare davanti alla sua faccia stupita.

“Facciamo così, tu mi fai guidare e io non ti sparo per avermi vista in asciugamano. Ci stai?” lo sguardo stupito lascia subito posto a uno molto divertito.

“Ok, tanto sono io che ho vinto.” Gli do un leggero colpo alla spalla e insieme andiamo fino alla macchina.
Appena entrati mi ricordo di un particolare.

“Non so dove dobbiamo andare.” Inizia a sghignazzare dal posto accanto al mio.

“Parti, ti guido io.” Iniziammo ad andare e dopo un po’ di strada arrivammo al centro, lo stesso di questa mattina.
Mi fa parcheggiare e insieme a piedi raggiungiamo l’entrata di una discoteca.

“Una discoteca?”

“Si. Avresti preferito una cena con qualcuno della casa editrice?”

“No, ma…”

“Niente ma, ti avevo detto che ci saremmo divertiti e così sarà.” Chiama l’agente di sicurezza e gli dice qualcosa all’orecchio così alza il nastro e ci fa passare.

“Andiamo?” mi porge il braccio, io ancora un po’ indecisa lo prendo.
Una volta entrati si vede tutta la discoteca.
Subito all’entrata si apre una pista da basso compresa di luci e sfera stroboscopica.
In fondo ci sono due salette private per stare più tranquilli e sulla sinistra un lungo bancone che ospita il bar. 

“Vuoi da bere?”

“Certo.” Andiamo verso il bar e io sono ancora aggrappata al suo braccio. Non sembra che quel tocco gli dia fastidio quindi lo seguo senza allontanarmi.

“Due vodka lisce, grazie.”

“Come facevi a sapere che bevo vodka?” 

“So un sacco di cose di te, detective.” Si appoggia al bancone e si gira verso di me mostrando uno dei suoi migliori sorrisi, anche solo vedendolo non potevo fare altro che sorridere anche io.

“Ma io non te l’ho mai detto.”

“Molte cose non è necessario dirle, si notano.” Veniamo interrotti dal barista che ci porge due bicchieri.

“ Hey, dolcezza. Vieni a ballare?” un uomo si ci avvicina appoggiandosi al banco tra me e Castle che nel frattempo sembrava molto infastidito dalla sua presenza. 

“No, grazie.”

“E dai, non fare la difficile.” si avvicina ancora di più a me.

“Sono impegnata. Se vuoi scusarmi.” 

“No, non te ne vai così.” Castle che fino a qual momento era rimasto fermo osservando solo la scena sembrava essersi svegliato e subito gira intorno a quel tipo e mi prende per il polso.

“Scusa amico, lei è mia.” Senza dargli il tempo di rispondere mi trascina sulla pista da ballo. Parte una musica un po’ lenta e iniziamo a ballare.

“Di chi sarei io scusa?”

“O quello o gli tiravo un pugno. Mi è sembrato meglio questo.” 

“Mettiamolo in chiaro, io non sono di nessuno.”

“Si, si lo so. Sei una donna forte e indipendente eccetera, non dovevamo divertirci questa sera?” 

“Io mi sto divertendo. Avresti dovuto vedere la tua faccia qualche minuto fa! Molto divertente.” 

“Ma che brava detective, giochiamo con la gelosia di un povero scrittore. Dovrei offendermi.” Mise su il solito broncio fintamente offeso anche se sotto stava ridendo, come me d'altronde.

“E tu saresti geloso?”

“Ti dispiacerebbe?” Ormai ero in pista, perché non ballare?
Dopo la morte di mia madre sono state pochissime le volte in cui mi sono lasciata andare anche di poco, e in ognuna di quelle volte Castle era con me.
Stavamo ballando da qualche minuto, le mie mani erano aggrappate dietro al suo collo e le sue erano su i miei fianchi.
Mi avvicino al suo orecchio.

“No.” Lo dico in un sussurro che forse neanche lui ha sentito.
Ma quando torno di fronte a lui suo sul viso si era formato un enorme sorriso.
Si ferma la musica e noi ci separiamo.

“Andiamo a bere.” 

La serata passo così, un po’ a bere e quando mi piaceva una canzone lo trascinavo sulla pista o lui trascinava me.
Ritornati a casa ormai non riuscivo quasi a reggermi sulle mie gambe così ero costretta ad aggrapparmi a lui.
Mi accompagno fino in camera e poi mi salutò con un leggero bacio sulla guancia e un:

“Buona notte, detective.” 


Angolo dell'autrice:
Eccoci con un nuovo capitolo! Mi dispiace moltissimo per il ritardo! ma proprio questo capitolo non riuscivo a finirlo :S
Una cosa la devo dire! Voglio ringraziare tantissimo Mari/Kate 24 che mi ha aiutato tantissimo! forse neanche lei sa quanto, anche con una semplece frase!
Quindi Grazie davvero molte! *_____* 
Penso di avere finito!
Se vi va lasciatemi un commento per farmi sapere che ne pensate! 
A presto
Kate 96 =*

P.s non chiedete il perchè del titolo del capitolo perchè non lo so!
Fino a qualche minuto fa si chiamava semplicemente Capitolo 6! -.-  e quindi o messo la prima cosa che mi e passata per la testa!
Ok ho finito, baci!  
   
 
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