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Autore: Bakacchi    24/04/2011    0 recensioni
« Per quelle che mi parvero delle interminabili ore non riuscii a far altro se non osservare quella figura in ogni suo minimo dettaglio, dal pallore della pelle alle ciocche di capelli corvini che gli incorniciavano il viso. Ma quando trovai la forza di arrivare ai suoi occhi, di tornare a guardare quelle iridi che tanto avevo amato...fu come se tutte le emozioni che avevo perduto, che lui mi aveva strappato andandosene quella sera, fossero tornate bruscamente, come un elastico portato alla massima tensione e poi rilasciato improvvisamente. E il colpo che ricevetti fu esattamente così: secco, improvviso ed insopportabile. »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Furia

capitolo 5 - by Venusy


 

Premessa: non so come scusarmi. Mi rendo conto di essere proprio sfacciata a ripresentarmi dopo tutto questo tempo con il nuovo capitolo. E non ho scuse. C'è più di un motivo per questa lunga assenza, ma sarebbe inutile mettermi a spiegare quindi con tutta l'umiltà che possiedo vi chiedo infinitamente scusa. Come sempre spero che il capitolo vi piaccia, anche se vi capisco se non continuerete a leggere questa fic...sob é_è Bè per chi riuscisse a perdonarmi, ecco è un capitolo "attivo" nel senso che è la svolta della storia uhuh!Uno dei nostri eroini (?) sembrerà il cattivone della situazione, ma sarà realmente così?eheheh si accettano scommesse. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate. E ancora, perdonatemi *inchin*.

 

Dopo la nostra sofferta separazione, Naruto aveva preferito prendere la giacca e uscire rapidamente di casa: non voleva mettere fretta a me e a Sasuke, ma non era nemmeno abbastanza forte da sopportare la visione di noi due insieme. Io avevo svegliato Sasuke, che non mi era mai parso così stanco come in quel momento, e una volta raccolte le nostre cose, avevamo lasciato l'abitazione, consapevoli di non avere il diritto di restarci un secondo di più.

Insieme eravamo arrivati a casa mia, camminando l'uno accanto all'altra, avvolti da uno stanco silenzio. Arrivati davanti all'uscio, però, Sasuke mi aveva passato un braccio attorno alle spalle e, di scatto, mi aveva attirata a sé, lasciandomi stupita e sorpresa. Senza pensare troppo a quanto mi risultasse insolito un gesto del genere fatto dal ragazzo che avevo di fronte, lo abbracciai a mia volta, forte, come avevo sempre voluto fare. Eravamo rimasti così per pochi secondi, poi lui aveva lentamente allentato la presa, e senza proferire parola, si era voltato ed era sparito nella nebbia mattutina.

Per un folle attimo provai un brivido di terrore, mentre visualizzavo quell'immagine: mi parve di rivivere la notte della sua partenza, temetti di averlo perso un'altra volta e avvertii il bruciante impulso di corrergli dietro per fermarlo. Ma ripescai subito nella memoria le parole di Sasuke, quella promessa che mi aveva fatto poche ore prima, e mi tranquillizzai: dovevo avere fiducia in lui, come avevo avuto fiducia nel suo ritorno.

Così mi limitai a seguirlo con lo sguardo mentre si allontanava, con un sorriso comprensivo sulle labbra: quella serata era stata difficile per tutti, anche per “l'invincibile” Sasuke Uchiha.

Inserii la chiave nella toppa ed entrai in casa. Gettai distrattamente le chiavi e la borsa sul tavolo della cucina e mi fiondai sul divano, lasciandomici cadere a peso morto. Mentre fissavo il soffitto bianco, mi misi a pensare a quanto era successo. Sembrava che ogni mio più grande sogno si fosse finalmente realizzato, all'improvviso: Sasuke era tornato e, come se non bastasse solo ciò a riempirmi di gioia, sembrava pure intenzionato a restarmi accanto. Da quanto tempo speravo ogni singolo giorno che tutto questo accadesse?Anni. Anni che erano parsi secoli di solitudine senza il mio Sasuke. E ora, senza preavviso, senza motivo, tutto stava diventando realtà e la sensazione che ancora aleggiava nel mio cuore stanco era quella di vivere in un irreale mondo ovattato, in una bolla troppo fragile per resistere a lungo.

E poi...anche l'insolita reazione di Naruto contribuiva all'accrescere quella sensazione. Non era assolutamente anormale una reazione così pacata e rassegnata da parte sua?Bè certo, mi sarei aspettata quelle parole da lui, sapevo fin troppo bene che avrebbe dato la vita pur di vedermi felice, ma non ora. Non così presto. Dopotutto mi sarei meritata il suo odio più rancoroso, ero una schifosa traditrice che aveva approfittato di ogni sua gentilezza e del suo amore per curare le ferite di un'anima ridotta in brandelli e poi l'aveva abbandonato in un attimo, senza pietà.
Chi non mi avrebbe detestato?Io stessa lo facevo. Mi odiavo per averlo reso triste, per aver vanificato ogni sforzo che lui aveva compiuto per me, ogni più piccolo sacrificio.

E ancora di più mi odiavo perché una parte di me era felice. Non riuscivo a reprimere la gioia immensa di aver rivisto Sasuke, di essergli stata realmente accanto, di quell'abbraccio...

Ma c'era qualcosa di anomalo. Uno strano presentimento, un tormento allo stomaco che non mi abbandonava da quando avevo lasciato la casa di Naruto.
Sentivo che negli ultimi avvenimenti c'era qualcosa di misterioso, di celato e pericoloso che non riuscivo a comprendere e che avrebbe potuto distruggere tutto in un battito di ciglia.

Era tutto troppo facile.

- - -


Il giorno successivo pioveva.

Mi è sempre piaciuta la pioggia. Mi ricorda una miriade di minuscoli diamanti: quando piove, ai miei occhi le cose risplendono. E nonostante il cielo coperto da coltri di nubi grigie, anche quella giornata splendeva.

Stavo andando da Sasuke. Era tornato da poche ore e già era tornato ad essere la mia droga, un po' come la cioccolata quando si è tristi: più ne mangi e più ne vuoi. Io necessitavo di quel contatto freddo, dei suoi sguardi seri, di quegli occhi senza fine e delle sue parole. E del suo profumo, che non avevo mai scordato e che era come ossigeno per me.

Uscii di casa, senza preoccuparmi di prendere l'ombrello: malgrado il brutto tempo era una giornata afosa e un po' di pioggia rinfrescante mi avrebbe fatto solo bene. E, in ogni caso, io adoravo la sensazione della pioggia sul viso. A dirla tutta, tra l'altro, mi interessava ben poco delle condizioni climatiche, pensavo solo a percorrere il più velocemente possibile i pochi metri che mi separavano da Sasuke.

Camminavo solo da qualche minuto ma ero già arrivata, senza quasi accorgermi della distanza o di ciò che mi circondava. Vedevo solo lui, lì, in fondo alla strada, appoggiato compostamente alla porta di casa sua, le braccia conserte e lo sguardo serio puntato al suolo.

L'inconfondibile cipiglio Uchiha, che mi aveva sempre lievemente intimorita, ora mi faceva sorridere. Era la prova che lui era proprio lui. Avanzai lentamente, godendomi a pieno la scena.

Quando fui abbastanza vicina, Sasuke udì i miei passi e sollevò lo sguardo, come se si stesse destando da un pensiero molto profondo e articolato. Mi osservò con la sua tipica espressione impassibile per qualche istante, ma poi...

Fu come un abbagliante raggio di sole, qualcosa di sorprendente ed accecante. Inaspettato, delicato, assolutamente meraviglioso, quanto gli alberi in fiore o l'acqua cristallina dell'oceano.

Un sorriso.

Era un tratto talmente insolito e nuovo quello che si delineava sul suo viso, che ci misi un po' per identificarlo. Mi fermai. Osservai con scrupolosa attenzione la curva delle labbra appena schiuse, l'espressione serena e non beffarda come quella a cui ero abituata, la bellezza di quel volto...

Era la prima volta che vedevo Sasuke sorridere in quel modo.

Solitamente l'unica cosa di simile ad un sorriso che si poteva notare sul suo viso era quell'espressione malignamente ironica che sfoggiava sempre quando era fin troppo sicuro di sé e della vittoria contro un nemico.

Ma quello...quello che vedevo era semplicemente indescrivibile.
Un qualcosa che scatenò in me una pazza felicità, ed un'irrefrenabile voglia di tagliare al più presto la distanza che ci divideva. Gli corsi incontro, con un sorriso raggiante sulle labbra.

- Sei fradicia! - disse, tornando serio (e un po' preoccupato, forse?).

Mi diedi una rapida occhiata, constatando che aveva ragione. Poi però guardai lui, i capelli neri che sembravano persino più scuri, gli abiti bagnati che aderivano al corpo e il viso rigato da piccole gocce che ne percorrevano i lineamenti, come fossero lacrime...

- Be'... - dissi vivacemente, indicando la sua maglia fradicia con un'espressione divertita.

Abbassò lo sguardo, fissò per un momento la maglia blu notte, poi tornò a guardare me.

- Ah, già – disse con studiata noncuranza. Poi fece apparire un altro sorriso che si trasformò in una piccola risata.

Risi anche io, lanciandomi istintivamente tra le sue braccia e abbracciandolo forte, come in quegli abbracci tra bambini, quelli a cui basta un gesto per esprimere una marea di emozioni.
Mi strinse a sé e appoggiò il mento sulla mia testa (incredibile quanto i ragazzi possano crescere in altezza nel giro di pochi anni), ridacchiando sotto la pioggia estiva.

Qualche interminabile secondo, un attimo che suona delizioso, pochi istanti che ci tenevano legati al tempo, alla realtà. Quella realtà che temevo potesse svanire insieme a lui, lasciandomi nuovamente sola, con l'unica compagnia dell'amore del suo ricordo.

- Sakura -

La sua voce sembrò improvvisamente tesa, come se avesse già dimenticato la spensieratezza di poco prima. Rimasi in attesa, con il tremendo presentimento che la mia più grande stesse per avverarsi, esattamente come avevo previsto.

- Sei sicura di volere...me? -

Silenzio. I miei muscoli si rilassarono, il terrore svanì. Chiusi gli occhi, sospirando in un misto tra il sollievo e l'esasperazione. Ma rimasi dov'ero, accoccolata sotto l'incavo del suo collo.

- Ah, Uchiha, cos'è questa insicurezza?Non è da te – dissi, ridacchiando. Ma lui non ebbe la stessa reazione, anzi, era diventato un blocco di marmo teso e preoccupato. Mi stupii parecchio, così decisi di lasciar perdere le battute e di passare direttamente alle parole che desideravo dirgli da tanto, tantissimo tempo. Presi un gran respiro e proseguii.

- Sasuke, ti ho aspettato per due anni senza mai un ripensamento o un momento di incertezza. Ho vagato nei miei ricordi per mesi per tenere acceso il ricordo della tua immagine, per evitare che si cancellasse perchè era l'unica cosa che mi restava di te. Ho continuato ad amare i tuoi modi scontrosi, la tua innata freddezza, la spietata voglia di vendetta che ti portavi dietro. Ti amavo persino quando ti detestavo per essertene andato, per avermi privato della tua presenza silenziosa ma essenziale, delle tue parole seccate...Ora, vorrei chiederti soltanto...di restare. -

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi, ma non volevo rovinare quel momento così perfetto, così mi sforzai di tornare a sorridere, sciogliendo appena il nostro abbraccio per poterlo fissare negli occhi.

- Pensi di farcela, Uchiha? - chiesi beffarda.

In tutta risposta Sasuke mi fissò ancora più seriamente, tanto da sembrare quasi tormentato da un pensiero costante. Senza una parola, accorciò le distanze tra noi, fino a che non potei vedere chiaramente nei suoi occhi il riflesso verde cristallino dei miei.
E poi, mentre a me, rossa in viso, cominciavano a tremare le mani, appoggiò le sue labbra alle mie, in un bacio leggero, trattenuto, sì, ma perfetto così com'era.

Una promessa. Ne avvertivo la sincerità, la purezza che emanava.

Ora ne ero certa. Il mio principe delle notti più buie sarebbe restato.

 

- - -

 

Quando finalmente mi riabituai alla reale presenza di Sasuke, e non solo a quella che mi teneva compagnia nei miei incubi, i giorni presero a passare all'insegna di una nuova complicità, di quel sentimento che aveva vissuto ogni genere di supplizio e che ora poteva finalmente respirare.
La mia confusione mentale e sentimentale si era calmata, anche se non potevo ancora considerarmi del tutto emotivamente stabile. Ma i giorni passavano e Sasuke era ancora lì. Queste piccole sicurezze quotidiane erano la più efficace medicina contro le mie angosce e contribuivano a rendere la mia serenità sempre più concreta.

Lo stavo aspettando, come d'altronde avevo fatto per una vita intera, ma ora non sentivo quel grave peso sul cuore, la consapevolezza che non sarebbe mai tornato. Ora lo sapevo, ora ne ero certa: sarebbe venuto.
Mi aveva detto di attenderlo a casa mia perché poi mi avrebbe fatto una sorpresa e io già fremevo dalla curiosità. Dopotutto una sorpresa da Sasuke Uchiha era davvero qualcosa di singolare ed io non vedevo l'ora di sapere di cosa si trattasse. Ero troppo felice.

Mentre aspettavo il suo arrivo, di cui non sapevo l'esatto orario, mi misi a prepararmi, canticchiando spensieratamente tra me. Avevo persino ritrovato la voglia di dare una sistemata ai capelli e di applicare un filo di trucco ogni tanto, voglia che era andata perduta durante quel periodo in cui più niente aveva importanza.

Erano giorni di sorrisi pieni, ritrovati. Le circostanze parevano essere mutate da un giorno all'altro: il respiro mozzato aveva lasciato il posto a quello a pieni polmoni, riempito dal profumo di Sasuke, il tormento e la disperazione si erano trasformati in pura estasi.

Ma ecco, finalmente bussavano alla porta: la mia gioia giornaliera stava per cominciare ed io, ansiosa di iniziare, corsi alla porta, il mio miglior sorriso già sfoggiato come il più prezioso degli accessori.

- Buongiorno Sas... -

Davanti a me, però, non c'era Sasuke. C'era Hinata, una sconvolta, disperata Hinata. Il viso era stravolto dalle lacrime che non accennavano a fermarsi, i singhiozzi sembravano impedirle di respirare e tutto l'esile corpo era scosso da un incontrollabile tremore.
Cancellai automaticamente il sorriso e sgranai gli occhi in preda al panico.

- Hinata!Cos'è successo? - le chiesi con voce tremante che sfiorava l'isteria. Cercai di mostrarmi preoccupata, ma calma e controllata: Hinata sembrava già senza controllo e di certo non l'avrebbe aiutata sapere quanto l'ansia e il terrore mi stessero divorando dall'interno.
Le posai una mano sul braccio, invitandola ad entrare e a tranquillizzarsi, ma lei rifiutò con decisione, scuotendo vigorosamente la testa e arretrando.

- S-sakura...Naruto e...S-sasuke...ti prego, fai qualcosa – tenni gli occhi fissi sulle labbra della ragazza, leggendo il labiale come fosse al rallentatore al solo debole suono di quei due nomi.
Il presentimento. Lo sapevo. Divenni di pietra, ogni singolo muscolo in tensione e la mente riempita solo da loro due...Naruto...Sasuke...sembrava un dolente lamento, una orrida previsione che continuava a riecheggiarmi nella mente. Affanno, terrore, panico.
Fissavo Hinata con un'espressione di inespressiva paura sul viso, le labbra ridotte a una sottile linea, gli occhi spalancati e la mascella contratta. Riuscii solo a farle un impercettibile cenno con la testa, che fortunatamente Hinata comprese: mi prese rapidamente la mano e prese a correre come una furia, e io dietro a lei. Correvamo come solo nelle più pericolose missioni, forse, avevamo fatto, senza preoccuparci di nulla che non fosse la velocità: sentivo che era un elemento fondamentale in quel frangente, qualsiasi cosa stesse accadendo.

Seguii l'ondeggiare meccanico dei lunghi capelli di Hinata, tenendo lo sguardo fisso sulla sua figura. Notai soltanto che avevamo oltrepassato le porte del villaggio e mi accorsi di essere arrivata nella foresta solo quando la luce del sole non fu più in grado di oltrepassare l'intricato intreccio di rami.

Hinata si arrestò di colpo ed io, troppo attenta e tesa per trovarmi impreparata, mi fermai nello stesso istante, un passo dietro di lei. Mi lasciò subito la mano, per correre ancora più rapida verso un qualcosa che attirò la sua attenzione, mentre la sentivo biascicare parole confuse e urla soffocate.
Ci trovavamo in una grande radura circondata dagli alberi, una di quelle che tanto spesso venivano usate per gli allenamenti.

Mi voltai, seguendo con lo sguardo Hinata: la “cosa” che le stava accanto aveva le sembianze di un ragazzo, ma il corpo era totalmente avvolto da un ribollente alone rossastro. Quattro grosse code vaporose fluttuavano nervosamente nell'aria e un profondo ghigno cupo proveniva dall'essere, chinato su sé stesso in modo animalesco. Nella sua mano destra si agitava rapido un vortice azzurro.

Hinata gli era accanto, cercava in ogni modo di tranquillizzarlo e trattenere quel colpo, ma sapeva che nemmeno le sue più accanite preghiere potevano arrivare ad un'anima lacerata.

- No... - sussurrai, fin troppo consapevole di cosa stesse succedendo. Cercando disperatamente di calmarmi, mi girai lentamente per vedere chi fosse la vittima a cui il rasengan fosse destinato. Ma sapevo già anche questo, e il terrore mi faceva tremare convulsamente le mani.

Tre, due, uno...

Il mio sguardo si fermò. Accasciato contro un albero, c'era Sasuke. Ed io fui costretta a guardare l'immagine crudele che mi si presentava davanti agli occhi: il corpo era coperto di ferite, il respiro irregolare. La mano destra, grondante di sangue, era appoggiata all'altezza dello stomaco, nel disperato tentativo di fermare un'
emorragia. La candida maglietta bianca era tinta di un rosso scuro. Mentre fissavo quel corpo straziato senza capire, Sasuke crollò a terra, stremato.

Fu come un colpo di frusta: mi accorsi di essere rimasta in uno stato di apnea quasi totale fino a quel momento, così presi un profondo respiro e, ritrovata improvvisamente la lucidità, mi lanciai al suo fianco.

- Sasuke!!! - urlai terrorizzata. Ma non avevo tempo per scenate isteriche, né per farmi prendere da un attacco di panico. Cercando di regolarizzare in respiro, gli appoggia la schiena all'albero alle sue spalle e gli sollevai delicatamente la testa, che cadeva priva di forza verso il petto. Un rivolo di sangue tracciò una linea sottile sotto le labbra, fino ad arrivare al mento, dove si spezzò e andò ad unirsi alla chiazza scura sulla maglia.

Sgomenta, spostai la mano di Sasuke dalla ferita allo stomaco, posandola delicatamente lungo i fianchi, sull'erba. Posai le mie mani e lasciai uscire il chakra con tutte le energie che avevo in corpo. Gli avrei dato la mia stessa linfa vitale, non mi importava, io lo volevo vivo.

Le lacrime mi offuscavano la vista e rendevano tutto più difficile, ma mi era impossibile trattenerle: il panico stava avendo il sopravvento sulla fermezza e io sentivo che l'autocontrollo mi stava sfuggendo dalle mani.

- Sasuke, ti prego... - biascicai, tra i singhiozzi.

Non riuscì a rispondermi ma sollevò pesantemente la testa, dedicandomi un ultimo doloroso sguardo prima di svenire. Ancora più spaventata tornai a concentrarmi sulla ferita, continuando a lenirla come potevo. Ma il sangue non accennava a fermarsi. Poi, un terribile pensiero mi attraversò la mente, distogliendomi momentaneamente dalla medicazione: Naruto aveva ancora un rasengan pronto nella mano. Aveva davvero intenzione di usarlo?Voleva uccidere Sasuke?Era quello il suo scopo? Alzai lo sguardo: la Volpe era ancora lì, con Hinata che tentava disperatamente di trattenergli il braccio. Ma lui era cieco, non vedeva altro che un odio che non gli apparteneva realmente, ma che aveva preso il sopravvento perché lui non aveva avuto la forza di opporsi.

- Maledetto... - disse in un ringhio soffocato, fissando il corpo esanime di Sasuke.

Guardai quell'anima torturata, ma non vidi nemmeno l'ombra del mio migliore amico. Ma sapevo che c'era, sapevo che sotto quella corazza di disprezzo c'era lui.

- Naruto, ti prego, no... - lo pregai in un sussurro.

Ma lui non mi vedeva, vedeva solo il suo bersaglio ed era accecato dal risentimento.


- Non ti permetterò più di rovinare tutto, Sasuke!!! -

Successe tutto in un secondo. Il braccio di Naruto si strappò alla presa di Hinata, sbalzandola violentemente all'indietro, e con forza inaudita scagliò il colpo.
Come se il mio corpo venisse mosso da un abile burattinaio, scattai in avanti, davanti a Sasuke, ponendomi tra lui e il vortice azzurro che si avvicinava. Incrociai le braccia davanti al viso e chiusi gli occhi in un inutile gesto istintivo.

L'ultima cosa che vidi fu il terrore sul viso di Naruto, che pareva essere tornato improvvisamente sé stesso.

Poi, di nuovo, il nulla.

   
 
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