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Autore: Mirokia    25/04/2011    4 recensioni
Cross-over: Glee/Skins.
O meglio, scene di Skins vissute dai personaggi di Glee.
La ff è tranquillamente leggibile anche da chi non ha mai visto, né sentito parlare di Skins [anche se mi sembra impossibile, LOL].
Glee: dalla 2x08 -Furt- in poi.
Skins (prima generazione): 2x01 -Tony & Maxxie-.
-La torta era deliziosa.- disse Burt per attaccare discorso. –Il giovane Dave con le mani ci sa fare.- aggiunse.
-Sì, e non solo con quelle.- assentì Kurt mentre chiudeva la credenza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Non so se è giusto chiamarlo Cross-over, dato che non ne  ho mai scritto uno in vita mia, ma penso vada bene definire così questa shot. Diciamo che è una puntata di Skins coi personaggi di Glee, ecco.

 

Cross-over: Glee/Skins.

Glee: dalla 2x08 -Furt- in poi.

Skins (prima generazione): 2x01 -Tony & Maxxie-.

 

La ff è tranquillamente leggibile anche da chi non ha mai visto, né sentito parlare di Skins [anche se mi sembra impossibile, LOL].

Forse è presente un piccolissimo spoiler, ma nessuno lo noterà, credo.

I dialoghi sono quasi del tutto identici al doppiaggio in italiano, ma ho cambiato alcune parole troppo volgari. Altre le ho lasciate perché sono carine. E poi ho cambiato in generale gli argomenti della discussione: se per esempio Maxxie è appassionato al ballo, è ovvio che Kurt sarà appassionato al canto.

Alla fine vi posterò i video con i pezzi da cui ho tratto questa fan fiction, ma se non avete mai visto Skins, aprite i video solo dopo aver letto la storia. Rende meglio, a mio parere.

Il titolo è una frase che dice Dale/Dave per prendere per i fondelli Maxxie/Kurt. Mi piaceva anche in italiano, ma il titolo in inglese fa più fAigo,ù.ù.

Ah, boh, niente, volevo farvi notare le numerose somiglianze tra le due coppie e il nome Dale, molto simile a quello del caro Karofsky, LOL.

Buona lettura ^^

 

 

 

Oi, look out: here comes batty boy

 

 

 

 

Paul Karofsky guardava suo figlio con le dita delle mani intrecciate, ma non riusciva a intercettare il suo sguardo, che gli sfuggiva e si fissava sul pavimento.

-Come lo spieghiamo a tua madre?- chiese l’uomo, con in volto un’espressione di completa delusione. –Tutto questo porterà solo disonore alla nostra famiglia.-

Si alzò e si mise le mani tra i pochi capelli dando le spalle al figlio, che ancora se ne stava zitto e fermo.

-Non capisco come possa essere successo, David. Tu non sei il tipo che va in giro a minacciare di morte la gente, lo so bene.- fece voltandosi, e gli puntò un dito contro. Dave finalmente alzò lo sguardo.

-Era lui che mi provocava.- disse, e la voce gli uscì strozzata dalla gola.

Non era una bugia. Era vero, Kurt era provocante: i suoi occhi l’avevano provocato quando s’era infatuato di lui, la sua bocca che sputava sentenze lo aveva provocato quando l’aveva baciato, la sua voce fastidiosa e il suo atteggiamento fiero lo avevano provocato quando l’aveva minacciato di morte.

-Cosa ti ha fatto questo ragazzo? Voglio sapere se meriti davvero questa espulsione.- chiese Paul Karofsky fissando lo sguardo severo sul figlio. Quello si torse le mani, poi fece un leggero sorriso auto schernitore.

-Lui…è gay.- disse semplicemente. Il padre divenne subito rosso in volto, i baffi che vibravano dalla vergogna.

- E ti sembra un motivo valido per molestare la gente?!-

Uno schiaffo raggiunse la guancia e il naso di Dave, che non osò emettere gemiti di dolore. Si limitò a guardare il padre mentre si voltava e borbottava tra sé, con le braccia conserte.

-Tu non eri così, non lo eri affatto!- si sfogò, e non si fidò di guardare suo figlio in faccia. Si appoggiò al tavolo con entrambe le mani e restò in silenzio per un tempo indeterminato, così che l’unico rumore percepibile era il ticchettìo dell’orologio a cucù.

-Comunque…- riprese quando sembrò essersi sbollito un po’. –Qualunque cosa tu abbia fatto, la nostra famiglia non può sostenere un’espulsione.- mise la sedia sotto il tavolo e afferrò le chiavi della macchina. –Prima ancora di dirlo a tua madre, parlerò un’altra volta con la preside. E farò in modo che tu venga riammesso, anche se al momento mi vergogno di avere un figlio come te.-

Se ne andò sbattendo la porta e  lasciando Dave a imprecare a bassa voce.

-Non è colpa mia se è un fottuto finocchio.- si disse alzando le spalle.

 

*

 

Da quella brutta discussione col padre –in cui, per altro, lui non aveva avuto voce in capitolo- era passato un bel po’ di tempo. Dave non aveva voglia di tenere il conto dei giorni, ma era decisamente un bel po’ di tempo.

-Passiamo ancora a prendere Jeff.- disse Azimio mentre scorazzava per strada insieme a lui e ai ragazzi di football.

-Dov’è che abita?- chiese Karofsky.

-Accanto ad Hummel. Che fortuna, eh?- rispose quello ironico, e fece una faccia schifata. Dave lo imitò e poi gli diede il cinque.

Chiamarono Jeff con i sassolini sulla finestra, poi si appostarono su un muretto lì vicino, convinti che ci avrebbe messo un po’ prima di scendere.

In quel momento, una loro vecchia conoscenza stava camminando verso l’officina Hummel, e a Dave saltò letteralmente il cuore in gola. Sperò che i suoi compagni non lo avessero visto, ma già Azimio gli tirava gomitate e gli faceva notare che quello che stava arrivando era proprio Kurt Hummel.

-Ehi, guardate chi c’è: Barbie principessa capricciosa.- si sforzò di dire Dave con tono schernitore, spronato dai suoi compagni, che subito ridacchiarono in faccia al povero Kurt. Quello, stringendo  la borsa a tracolla, li guardò con aria di superiorità,sicuro di poterli affrontare. Da quando aveva lasciato quella scuola di froci della Dalton ed era tornato al McKinley, sembrava essere in qualche modo cambiato. Era ancora più coraggioso di una volta, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Ed era ancora più provocante, ancora più fastidioso.

-Sta bene attento, Karofsky! Ti pianterà nel culo un bel cazzone!- esclamò uno della squadra.

Dave non lo trovò divertente, ma lo stesso provò a dire qualcosa di convincente.

-Scherzi? Nemmeno per un miliardo!-

Kurt lo guardò con un sorriso schernitore, e Dave temette che gli avrebbe detto qualcosa come “puoi vivere nella menzogna quanto vuoi, ma io so qual è la verità”. Sì, un discorso simile a quello che gli aveva fatto il nano del suo fidanzato una settimana prima, quando il Glee club aveva organizzato quell’inutile beneficenza.

Ma, fortunatamente, non aprì bocca sulla questione.

-Oppure, appena apri bocca per respirare, ce lo sbatterà dentro!- continuò un altro tipo.

Kurt li guardò scuotendo la testa e tirò avanti continuando a sculettare.

-Sì, bravo, vattene!- urlò Azimio.

-Vai a darlo in giro!-

-Fatti sbattere come un tappeto!- aggiunse Jeff, arrivato lì da poco.

 

Kurt intanto era entrato in officina. Vide che suo padre aveva appena finito di oliare la macchina.

-Papà?- lo richiamò, e l’altro gli diede retta.

-Ehi, ragazzo! Com’è andata a scuola?-

Kurt si appoggiò coi gomiti al cofano della macchina e sbuffò.

-Mah più o meno…- e lo disse più che altro perché aveva avuto una piccola discussione con Blaine. Infatti, aveva confessato al fidanzato di voler fare un provino per un musical, perché cantare nel Glee club non gli bastava più. Solo che in questo modo avrebbe dovuto abbandonare la scuola, e Blaine non era per niente d’accordo.

-Papà, poi volevo chiederti se mi davi il permesso per lasciare la scuola per…-

-Come hai detto?- chiese il padre dopo essersi asciugato le mani.

-Ma scusa, così potrò fare le audizioni per il musical a Londra!-

-Tu finirai gli studi e lavorerai in officina con me, passo e chiudo.- disse Burt sistemandosi il cappellino e andando verso l’uscita. Kurt lo raggiunse e camminò al suo fianco.

-Papà, lo sai che vivo per il canto.-

-Canticchi tutti i pomeriggi al Glee club, e ti piace.- disse l’altro.

-Sì, ma…-

-Passatempi. Non ci è concesso altro.-

-Dai…-

-Il resto non è per noi.- lo interruppe, facendogli intendere che la questione era chiusa.

Uscirono insieme dall’officina, e Kurt fece una smorfia quando notò che quei rompiscatole erano ancora appostati lì, a ridacchiare. Sentì Karofsky che, per farsi figo, disse: -Secondo me lo succhia pure ad Hudson.-

Quella frase poco carina raggiunse l’orecchio di Burt che, con uno scatto, si fiondò su Dave e lo bloccò contro il muro, con un braccio sotto alla gola, come aveva già fatto in passato.

-Stavi dicendo qualcosa?- fece l’uomo, apparentemente tranquillo.

-Dico quello che voglio! E’ un paese libero, no?- disse Karofsky, che ancora sembrava non aver imparato la lezione. Kurt lo stava guardando, e lui si sentiva ai suoi occhi un perfetto idiota.

-Senza dubbio, ma ti do un piccolo consiglio, figliolo: riferisci a tuo padre quello che hai detto a Burt Hummel, ok?- fece il padre di Kurt e, quando vide che Dave annuì piano deglutendo, lo lasciò andare e si allontanò, con Kurt soddisfatto che trotterellava al suo fianco.

Non appena quei due furono abbastanza lontani, i ragazzi del football scoppiarono a ridere beffardi.

-Te la sei fatta nelle chiappe!-

-Vai a piangere la papino!-

-Quel frocetto ti ha fottuto!-

E Dave, per farli smettere, mollò un pugno a quello che più stava ridendo sguaiatamente, zittendo così tutti gli altri.

 

*

 

-Non posso decidere da solo? Non ti interessa cosa voglio?- anche Kurt stava discutendo col padre.

-Certo, e deciderai di fare il meccanico che canta solo nel suo tempo libero.-

-Io non voglio sporcarmi le mani con del sudicio olio da meccanici!- strillò Kurt, tutto impettito.

-E che c’è di male?- replicò il padre.

-Niente! Niente…So solo che sono sublime nel canto! Ho talento…- si interruppe un attimo, essendosi accorto che Burt evitava il suo sguardo. –Tu non sei convinto, vero?-

-Ti ho sentito cantare, ma…-

-Fantastico. Grazie tante. Non è certo colpa mia, in fondo.- lo interruppe Kurt accingendosi a lasciare la stanza.

-Cosa?-

-Se te ne stai infognato in un furgone da una vita!- gridò, e scappò in camera sua.

-Non parlarmi in quel modo! Altrimenti…- ma non riuscì neanche a finire la frase, che il figlio gli sbattè la porta in faccia.

 

Mentre Kurt se ne stava disteso sul letto e tentava di ignorare Burt e Carole che discutevano riguardo il suo futuro, il campanello suonò e suo padre andò ad aprire. Quando Kurt lo raggiunse, intercettò la figura di Karofsky che guardava tutto tranne lui, e intanto si mordeva le labbra.

-Signor Karofsky. Che succede?-

Kurt si accorse che accanto a Dave c’era anche suo padre.

-Salve Burt.- salutò cordialmente quello. –A quanto pare, il mio Dave ha parlato di nuovo a sproposito.- spostò lo sguardo su suo figlio e gli tirò una gomitata. –Hai perso la lingua, ora?-

Dave sembrò come riscuotersi, e alzò gli occhi per guardare Burt.

-Scusi, signor Hummel.- disse, e si sentì profondamente umiliato.

-E poi?- lo spronò il padre. Karofsky posò gli occhi su Kurt, che lo guardò un po’ spaesato.

-…Scusa…Kurt.- mormorò abbassando subito lo sguardo.

Proprio perché aveva fatto fatica a pronunciare quelle parole, sembrava essere stato sincero.

-Per tutto.- aggiunse, di sua spontanea volontà. E a Kurt vennero inevitabilmente in mente le spintonate contro gli armadietti, le granite in faccia, la minaccia di morte, il bacio. Col cuore più leggero, il più piccolo accennò un sorriso soddisfatto, e Karofsky arrossì leggermente.

-Inoltre, vi ha preparato la torta del rimorso.- disse ancora Paul Karofsky. Il figlio alzò gli occhi al cielo poi, con immensa vergogna, fece spuntare da dietro la schiena un dolce con su scritto “SORY” con la glassa verde. Oltre a non saper scrivere “Loser”, non era capace neanche di scrivere “Sorry”.

-Molto carina.- commentò Burt una volta che ebbe la torta  tra le mani.

-Allora, tutto dimenticato, Burt?- fece il signor Karofsky. L’altro gli rivolse un sorriso bonario.

-Come non fosse mai successo. Come sta tua moglie?- chiese poi e, mentre i due genitori parlavano tra loro, Dave cercò lo sguardo di Kurt.

-Ti faccio secco.- mormorò a denti stretti. Kurt perse il suo sorriso e tornò serio, mentre Karofsky si maledisse, perché, diavolo, era appena riuscito a chiedere scusa guadagnandosi un minimo di fiducia da parte di Hummel, e con una frase aveva mandato tutto all’aria. Dannata codardia.

 

*

 

La palestra si era trasformata in pochi minuti in una terribile discoteca.

Gli studenti si accalcavano, e nell’aria aleggiava un insopportabile odore di sudore.

Kurt si fece largo tra la gente perché non ne poteva più, e anche perché aveva perso di vista Blaine. Tra le persone che si scatenavano, Kurt notò Tina e Mike, e anche una Santana particolarmente allegra, quindi brilla, che mancava di accompagnatore. In effetti, non se lo immaginava Karofsky che ballava a ritmo minimale.

-Blaine!- chiamò Kurt accorgendosi subito che risultava inutile urlare in mezzo a quel caos. Continuò a gridare il nome del fidanzato nella propria testa, poi pensò che, probabilmente, era uscito a prendere una boccata d’aria, visto che anche lui non apprezzava la confusione.

Così, il ragazzo si ritrovò all’aperto, e i pochi studenti seduti ai tavolini all’esterno puntarono lo sguardo su di lui e sul suo kilt. Kurt li guardò sdegnato, poi, dato che non c’era traccia di Blaine, si inoltrò tra gli alberi e i cespugli appena fuori dall’edificio scolastico. Aveva avuto la sensazione di udire la voce di Rachel e quella di Artie.

Non ci mise molto a perdersi, col suo pressoché inesistente senso dell’orientamento. Fu inghiottito in pochi secondi dal buio e, anche se si sarebbe abituato di lì a poco, iniziò ad avere paura. Soprattutto quando avvertì delle presenze attorno a lui, presenze che non sembravano avere buone intenzioni.

-Sta arrivando.-

-Eccolo.-

-Prendiamolo.-

Kurt riuscì a sentire qualche parola confusa e qualche risata, poi le voci si fecero più chiare quando otto o nove ombre lo circondarono. Hummel fu assalito dal terrore, e guardò in faccia ognuno dei ragazzi che stavano per assalirlo, riconoscendo tra di loro Azimio, Karofsky, Cooper, e altri giocatori di football e hockey.

-Ehi, finocchio, dove te ne vai?- chiese uno dietro di lui.

-Oggi l’hai preso, schifoso?- fece un altro spintonandolo con un braccio sul petto.

-Finocchio.- ripetè quello dietro di lui.

-Femminuccia sfondata.- disse Karofsky con enfasi.

-Checca fastidiosa.- aggiunse Azimio.

Spinto dal battito frenetico del suo cuore, Kurt spinse i due che aveva di fronte, si creò una via di fuga, e si mise a correre all’impazzata fra la vegetazione.

-Vieni qui!-

-Inseguiamolo!-

-Voglio schiacciarlo, quel bastardo!-

-Da quella parte, è andato di là!-

-Brutta checca di merda!-

-Ti passerà la voglia di darlo in giro!-

-Te la faremo vedere!-

-Fategli a fette il fagiolino!-

Urlarono tutti insieme, sembravano posseduti da un qualche demone.

Kurt non era un grande sportivo, sicuramente di lì a poco uno di loro l’avrebbe raggiunto. In fondo, quegli atleti s’allenavano ogni giorno nella corsa, non poteva paragonarsi a loro.

-Dov’è finito?-

-Ragazzi, non lo vedo più!-

Kurt si fermò un attimo ansimando, per verificare se lo stessero ancora seguendo. Si raddrizzò e tese l’orecchio, ma neanche fece in tempo ad assicurarsi di averli seminati –dato che non si udivano più rumore di passi e voci concitate- che qualcuno lo spinse di lato e rotolò con lui sul terreno ricoperto di foglie.

Hummel riuscì a frenare con il braccio, e colui che si ritrovò addosso sembrava essere in tutto e per tutto Dave Karofsky. Stava per mettersi ad urlare per chiedere aiuto, ma il difensore dei Titans lo precedette fiondandosi sulle sue labbra. Kurt, preso alla sprovvista, sollevò la mano e lasciò che i loro corpi rotolassero ancora per un po’, finchè Karofsky non lo bloccò con le mani sopra la testa.

-…Li ho mandati da un’altra parte.- disse Dave scrutando Kurt nella penombra. L’altro lo guardò sorpreso riportando alla mente il momento in cui gli aveva chiesto così umilmente scusa il giorno prima. E gli tornò alla memoria anche quel famoso bacio che gli aveva rubato negli spogliatoi maschili tempo addietro. Guardò Dave e sorrise leggermente.

-Sai fare le torte?- chiese poi. –E non sono mucho macho tutte quelle decorazioni sulla glassa.- lo schernì.

Karofsky ricambiò lo sguardo malizioso.

-Non hai apprezzato il gesto? Un pizzico di pazzia.- disse compiaciuto. Kurt si alzò sui gomiti ritrovandosi il suo bullo personale a pochi centimetri dal volto.

-Dave…- iniziò, e l’altro si emozionò un poco. –Non è onesto darmi dello ‘sfondato’ e poi pretendere che…che io ti…- guardò Karofsky, che ancora sorrideva beffardo. –Ah, vieni qui.- disse infine afferrando Dave dalla nuca per poi attirarlo a sé ed attaccarsi alla sua bocca.

Scosso dai brividi che si spargevano veloci per tutto il corpo, il più grande fece correre le mani sotto al kilt di Kurt che, a sua volta, si premurò di lisciare la schiena del bullo alzandogli quasi del tutto la maglietta. E ci mise poco a rotolare ulteriormente e a spingersi sopra Karofsky, pronto a reggere quel dolcissimo peso.

 

*

 

Kurt tornò a casa alle nove del mattino dopo, e Burt non si stupì, visto che il figlio lo aveva avvisato che sarebbe rimasto a dormire da Mercedes. Certo, quelli erano i piani originari del ragazzo, ma alla fine si era ritrovato in un letto che non era certo quello di Mercedes, né quello di qualunque altro membro del Glee club.

Carole stava parlando al telefono. Chiuse la chiamata, e accolse  il figliastro con un sorriso.

-E’ di là, tesoro.- gli bisbigliò indicando la cucina con gli occhi. –Parlagli, ma non urlare.-

-D’accordo.- Kurt le sorrise e annuì, per poi raggiungere il padre, che stava facendo colazione con un pezzo di dolce.

Senza proferir parola, Kurt aprì la dispensa e ne tirò fuori dei corn flakes, per poi versarli in una tazza.

-La torta era deliziosa.- disse Burt per attaccare discorso. –Il giovane Dave con le mani ci sa fare.- aggiunse.

-Sì, e non solo con quelle.- assentì Kurt mentre chiudeva la credenza.

 

 

Dave si sentì improvvisamente naso e bocca bruciare, come fossero ricoperti da un liquido caldo. Si portò istintivamente una mano sulle narici e, quando aprì gli occhi, si ritrovò le dita insanguinate.

-No…Non un’altra volta!- esclamò mettendosi a sedere e accorrgendosi che, se non si fosse tolto l’altra mano dalle  proprie mutande, si sarebbe presto sporcato con un altro tipo di liquido caldo.

Erano le quattro del pomeriggio: si era assopito per giusto mezz’oretta. Sullo schermo del computer portatile era ancora aperta la pagina di Youtube con la puntata del telefilm che si stava guardando.

-Beh? Hai smesso di vederti Skins?- chiese sua sorella maggiore affacciandosi in camera.

-Sì, e ho deciso di fermarmi qui!- esclamò Karofsky cercando un fazzoletto sul comodino.

-Ma è solo la prima puntata della seconda stagione!- disse di rimando la ragazza puntando il monitor con un dito.

-Non mi interessa, quelle schifezze da froci non me le guardo più!- ribattè l’altro.

La sorella stava per replicare, ma poi notò le mani macchiate del fratello.

-Ti sta sanguinando di nuovo il naso? Ma si può sapere che fai, mentre dormi? Sogni robe sconce?-

Al solo pensiero, altro sangue sgorgò dal naso di Dave.

-Vado in bagno.- disse semplicemente quello, e il sangue fu quasi una scusa per potersi chiudere in bagno e sfogarsi con qualcos’altro, con la speranza che la sorella non si mettesse a spiare dal buco della serratura.

 

 

 

§

 

 

 

Com’è venuta? ^^

Allora, la prima scena è tutta farina del mio sacco. E’ una specie di introduzione forse, boh.

La seconda scena è questa: http://www.youtube.com/watch?v=VHsp7iGkCUI da 7.23 fino alla fine, e continua in questo video: http://www.youtube.com/watch?v=bt6LbT6VXNk&feature=fvwrel , fino a 2.07.

La terza scena è qui: http://www.youtube.com/watch?v=bt6LbT6VXNk&feature=fvwrel da 8.10 fino a 8.50. E continua qui: http://www.youtube.com/watch?v=g_aYbcYt78k&NR=1&feature=fvwp da 3.42 a 5.10.

La quarta scena, quella dove ho spacciato il ballo scolastico per una discoteca, è questa: http://www.youtube.com/watch?v=fvDZeV2MFhw&feature=fvwrel da 6.20 a 8.54 circa, boh, comunque si vede.

La quinta e ultima scena –prima che Dave si svegli e scopra di essersi sognato ogni cosa- è qui: http://www.youtube.com/watch?v=xm9h4iJwewA&feature=fvwrel da 4.50 a 5.47 circa. Sì, siamo lì.

 

E va beh, spero di avervi intrattenuto con qualcosa di nuovo. :D

Alla prossima.

 

 

 

Mirokia

 

 

 

 

   
 
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