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Autore: OpunziaEspinosa    25/04/2011    28 recensioni
Alzo lo sguardo e, fermo sulla porta che non chiudo mai, un ragazzo in sneakers, jeans strappati, maglietta bianca con scollo a V, zainetto nero appoggiato ad una spalla, mi osserva incuriosito.
Dio sia lodato... Questo deve essere il mio assistente.
“Tu devi essere Edward.” Sentenzio alzandomi e precipitandomi allo schedario dove conservo la copia madre della dispensa.
“Sì… sono… Edward…” Mi risponde confuso.
“Avresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa!” Lo rimprovero mentre recupero i documenti che mi servono.
“Chiedo scusa?”
Porca miseria, ma chi mi hanno mandato? Un deficiente?
È il suo primo giorno, è in ritardo, quasi non si è presentato, ed invece di scusarsi, chiedermi se ho bisogno di qualcosa, darsi da fare insomma, se ne sta lì, impalato sulla porta con lo sguardo da ebete.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo scritto che la storia non sarebbe stata lunga, solo qualche capitolo. Credo che il prossimo sarà l'ultimo. Grazie per l'entusiasmo con cui avete accolto questa FF! Vi adoro...
Besos
OpunziaEspinosa


p.s. per chi volesse leggere una One Shot dedicata ad Edward, ho pubblicato 
Il Bacio    ...   tutt'altro genere, però.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=702088&i=1


 

**************************** 



CAPITOLO 12 – Fidanzati?


 
Ok, ce la posso fare. Posso uscire da questa situazione incresciosa e salvare la mia giovane vita e quella di Edward. Dopo tutto abbiamo appena stabilito che sono la potente ed incontrastata Regina di due ampi possedimenti:  Zoccolandia e le Terre del Male. Sarà facilissimo, un gioco da ragazzi. Di sicuro, in passato, mi sono già trovata in una situazione simile, se non peggiore. Ora come ora non riesco a pensare a nulla. Ma se sono qui adesso, significa che sono sopravvissuta per raccontarlo. Quindi, se l’ho fatto una volta, posso farlo di nuovo.
Santo cielo, ma chi voglio prendere in giro?  È vero, di minchiaggini ne ho combinate tante, tantissime. Ma cosa c’è di peggio che avere le mani di un Dio Greco tra le cosce mentre il tuo ragazzo si trova nella stanza a fianco? Avere appena calpestato una mina antiuomo, forse. Sapere che il tuo fragile corpo verrà squarciato da una deflagrazione. Perché è questo quello che accadrà tra poco.  Jake mi cercherà e ci troverà qui, avvinghiati, la mano di Edward ad accarezzare quei luoghi dove, teoricamente, nessuno dovrebbe avere diritto di accesso se non lui, il mio ragazzo ufficiale. E a quel punto saremo entrambi morti. Già li vedo i titoli dei quotidiani di domani: Giovani amanti uccisi dal fidanzato di lei, accecato dalla gelosia. Ammazzerà Edward di botte ed io verrò strozzata con il filo interdentale.
Non voglio morire soffocata dal filo interdentale!
 
“Bella? Bella, amore, ci sei?”
 
 “Cazzo!” esclamo, dando uno spintone a Edward e precipitandomi giù dal mobiletto sul quale ero arrampicata. “Cazzo, cazzo, cazzo!” ripeto mentre mi getto sulle mutandine,  le raccolgo da terra, e me le infilo di nuovo. Al contrario. Vaffanculo.
“Bellaaa!”
Sento Jake e i suoi ampi passi decisi avvicinarsi e mi manca il respiro.
“Arrivooo!” rispondo, la paura a lacerarmi le budella.
Edward, nel frattempo, non si è mosso di un millimetro, gli enormi e meravigliosi occhi verdi spalancati in un espressione di puro terrore. L’ultima volta che l’ho visto così è stato… beh, poco meno di mezz’ora fa, mentre il Buddha stava per colpirlo.
Poverino. Chissà cosa sta pensando. Probabilmente che sono una vera e propria calamità naturale, una disgrazia da cui bisogna fuggire a gambe levate, e che, se sopravvive a questa esperienza, d’ora in poi mi eviterà come si evita una pericolosa malattia infettiva. Non lo biasimo: gliene ho fatte passare di tutti i colori, da quando ci siamo conosciuti. Ed ora, per colpa mia, finirà sui giornali come vittima sacrificale di una ninfomane  che non sa controllare i propri ormoni e del suo ragazzo cintura nera di Karate!
No... No, no, no! Edward non deve morire! Edward avrà una vita lunga e felice. Possibilmente con me. Di certo non con quella noiosa Barbie fissata con il rosa.
Mi libererò di Jake, tirerò entrambi fuori da questa situazione incresciosa, poi faremo l’amore e ci fidanzeremo, e un giorno rideremo di tutto questo.
Forse.
Come riesca a pensare a tutte queste cose nel giro di pochi secondi, mentre Edward – mi pare più che evidente dall’ espressione inebetita del suo volto - non è neppure ancora riuscito a realizzare che la sua vita è in pericolo, è un mistero. Ma si sa che noi donne siamo così: multitasking.
Perciò, continuando ad imprecare sottovoce come uno scaricatore di porto, lo spingo a fatica nella vasca da bagno, tiro la tendina di plastica della doccia, e poi lo lascio lì, precipitandomi fuori dalla stanza, nell’istante esatto in cui Jake sta per far capolino oltre la porta.
“Ciao!” Lo saluto con falso entusiasmo saltandogli al collo. “Che ci fai qui?” chiedo. Poi lo spingo verso la zona giorno senza staccarmi da lui.
“Bella… cos’è… cos’è successo?” mi chiede perplesso, dando un’occhiata schifata alla scia di vomito che, purtroppo, ormai incrosta il pavimento.
“Hem… ho vomitato… di nuovo…” biascico, prendendolo per mano e trascinandolo in cucina. “Che… che ci fai qui?” chiedo di nuovo, ostentando una calma che, decisamente, non ho.
“Come che ci faccio qui?! Bella, ero preoccupato… Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate…”
“Mi… mi hai chiamata?”
Dannazione! Se avessi sentito il telefono, se avessi risposto, lui non mi avrebbe fatto nessuna improvvisata, ed io ora non starei qui a farmela sotto per la paura! Sarei di là, con Edward e…
Meglio non pensarci.
“Certo! Ieri sera e stamattina… Non hai mai risposto…” replica piuttosto accigliato.
“Scu-scusa…” balbetto con un filo di voce. “Stavo male… ho vomitato, di nuovo… una notte terribile… non puoi capire…” Continuo cercando di sembrare distrutta ed affranta. Cosa che non trovo per nulla difficile. La squadra di picconatori lavora incessantemente nella mia testa fin da quando ho aperto gli occhi, e non ha nessuna intenzione di prendersi una pausa.
“Beh, sì… lo vedo…” dice lanciando uno sguardo perplesso oltre la porta in direzione del corridoio. “Anzi, credo che dovremmo iniziare a pulire. Suppongo che anche il bagno sia nelle stesse condizioni.”
“No!” esclamo terrorizzata, la voce un po’ troppo stridula.
“Ma che ti prende?” chiede senza nascondere lo stupore e lo schifo. “Vuoi lasciare tutto così?”
“No… certo che no…” Tossisco schiarendomi la voce. “Ma vorrei… magari pensiamoci dopo… resta un po’ qui con me, mi sei mancato…” gli dico, avvicinandomi e accoccolandomi addosso a lui. “Ecco… sediamoci un attimo…” continuo, obbligandolo ad accomodarsi su una sedia, e sistemandomi poi sulle sue ginocchia.
Ma che faccio? Sul serio: cosa sto facendo? Fino ad un paio di minuti fa mi stavo strusciando addosso ad Edward! Ora sono qui a fare la sdolcinata con Jake.  Altro che regina di Zoccolandia! Sono… sono… mi faccio schifo. Ma suppongo si tratti di spirito di sopravvivenza. Puro e semplice. O almeno lo spero.
“Hey, amore…” Inizia a coccolarmi.
Dio, mi viene da piangere. Davvero Jake si merita un trattamento simile?
“Indossi la mia maglietta preferita…” commenta toccando il tessuto.
Cavolo. Non me ne ero accorta. Con tutte le magliette che Edward poteva estrarre dalla cassettiera proprio questa? Jake è letteralmente fissato, con questa maglietta. Ne è gelosissimo. Chissà perché.
“Sì… sì…” balbetto, dandomi una rapida occhiata.  E poi aggiungo, mentendo spudoratamente “ Mi mancavi… pensavo a te…”
“Che dolce…” replica, accarezzandomi un ginocchio. “La prossima volta, però, indossane un’altra.”
Che?!
“Scusa?” chiedo, facendomi da parte un poco e guardandolo negli occhi in cerca di una spiegazione a quanto mi ha appena detto.
“Beh… sai quanto ci tengo… è la mia preferita… vomitavi… avresti potuto sporcarla…”
Ma guarda questo! Io, a momenti, muoio, e lui a che pensa? A quanto potrebbe essere difficile eliminare eventuali macchie di vomito da una stupida maglietta? Edward era disposto a perdere la vita asfissiato da un mio bacio post-sbronza e lui ragiona da bella lavandaia? Sono sconcertata.
“È solo una maglietta…”
“Non è solo una maglietta!” esclama quasi indignato. “Questa maglietta apparteneva al giocatore di baseball John Higgings! È pure autografata. Guarda.” Ed indica uno scarabocchio sotto lo stemma centrale che decora il davanti.
“Fico…” mi lascio sfuggire senza nascondere il sarcasmo. “Se è così preziosa perché non te la riporti a casa?”
“Sì, magari è meglio…”
Cosa?! Mi sento oltraggiata.  Ma perché diavolo non s’è sporcata, ‘sta maglietta? Avrei dovuto farlo. Sporcarla di vomito e sangue di Edward. Tsé.
“Perfetto. Te la lavo e poi te la restituisco. La troverai pronta e profumata di bucato domani mattina,” replico acida.
“Senti, adesso non ti offendere,” sbuffa, infastidito dalla mia reazione. “E poi non lo scopri ora quanto io tenga a questa maglietta…”
“Jake, sono un po’ stanca… vorrei tornare a letto,” taglio corto. “Magari ci vediamo più tardi,” continuo alzandomi e fulminandolo con lo sguardo.
Mentalmente ripeto: vattene-vattene-vattene. Spero di riuscire a convincerlo con la telepatia, ma, aimè, non funziona.
Lui cambia discorso senza accennare ad alzarsi. “Ti ho portato una cosa.”
“Che cosa?” domando scettica, incrociando le braccia.
Lui estrae dalla tasca della giacca un sacchetto di carta bianca e me lo porge.
Afferro il sacchetto, lo apro, ci guardo dentro…
“Un test di gravidanza?!” esclamo sbigottita.
“I sintomi ci sono tutti…”
“Quali sintomi?!”
“Nausee mattutine… vomito… debolezza… ieri sei persino svenuta, Bella.”
Oddio, se non stessi cercando di nascondere la presenza in casa del mio amante segreto, troverei l’intera situazione comicamente assurda e scoppierei a ridere come una matta.
Ieri mattina ho vomitato come reazione alla figuraccia fatta con Edward. Sono svenuta per finta. Ho vomitato di nuovo, ma per il troppo bere, e ugualmente l’aspetto terribile che devo avere in questo momento è solo una conseguenza dell’oscena serata di bagordi trascorsa con i miei amici.
Però non c’è nulla da ridere. Edward è in casa, mi aspetta terrorizzato nascosto nella vasca da bagno, protetto da una tendina della doccia ammuffita, e io voglio che Jake se ne vada. All’istante.
“Hem… non credo di essere incinta, Jake…”
“Fa il test.”
“Jake, una donna certe cose le sente…” Credo. Non sono mai stata incinta. Non ho la più pallida idea di cosa potrei sentire.
“Bella, ti prego. Fa il test.”
Oh, Signore! Ma si è proprio fissato! Vabbé, facciamolo contento.
“Ok. Se insisti...”
E resta lì, a fissarmi.
“Cosa?” chiedo.
Lui continua a fissarmi.
“Vuoi che lo faccia ora?!”
“E quando, altrimenti?”
Oh, merda… per fare il test dovrei andare in bagno… e lì c’è Edward.
Vaffanculo.
“Jake…” tento di controbattere, ma lui mi zittisce subito.
“Bella, per favore… è da ieri che ci penso. Mi toglieresti un peso dal cuore.”
“Va bene… se proprio ci tieni…” Estraggo la scatola dal sacchetto, soppesandola con estrema cautela.
Non ho mai fatto un test di gravidanza.
“Come… cosa dovrei fare? Farci pipì sopra?” chiedo iniziando ad aprire la scatola.
Se conosco Jake ha già letto le istruzioni e magari fatto qualche rapida ricerca in internet. Probabilmente già conosce tutte le fasi di sviluppo di un feto, come si svolge il parto, i pro e contro dell’epidurale e ha pure scelto il nome del bebè.
“Esatto. Se prende colore sei incinta. Altrimenti no. ”
“Ok…” Continuo a guardare il contenuto della scatola pensando che tra qualche istante dovrò raggiungere il bagno e fare pipì  sopra questo benedetto bastoncino mentre Edward mi guarda dalla vasca da bagno. Che bello. Dopo l’orrendo approccio la strada sembrava finalmente in discesa. E invece  Bang! Ecco Jake e un test di gravidanza. Non ho nessuna speranza di tenermi Edward.
“Allora vado…” dichiaro dubbiosa senza muovermi di un millimetro.
“Sì, andiamo…”
Cosa?! Perché Jake parla al plurale? Vuole seguirmi in bagno? Guardarmi mentre faccio questa cosa? È impazzito?
“Vuoi… vuoi seguirmi?!”
“Bella, è una cosa che riguarda entrambi!” dichiara risoluto.
“Entrambi un corno!”
“Bella! È pure figlio mio!”
“Ma quale figlio? Non sono incinta!”
“Non hai ancora fatto il test!”
Gesù, qui facciamo notte..
“Jake…” Cerco di persuaderlo usando il tono di voce più deciso che conosco. “Se vuoi che faccia il test ora, mi devi aspettare qui. Altrimenti te ne puoi andare, e io farò il test quando e se ne avrò voglia.”
“Bella…”
“O l’una o l’altra cosa.”
“Bella…”
“O l’una o l’altra cosa.”
Sono irremovibile.
“Ok.”
“Perfetto.”
“Vado.”
“Ti aspetto.”
Mi volto e mi dirigo a passo incerto verso il bagno, schivando il  vomito sul pavimento.
 
 
Nel frattempo, nella vasca da bagno…
 
È vero, quando ho dichiarato che ero pronto a sacrificare la mia giovane vita pur di stare con Bella - anche per una volta sola - ero serio. Serissimo! Ma prima di incontrare la morte pensavo che sarei riuscito a combinare qualcosa di più concreto rispetto al solo baciarla ed infilarle una mano tra le gambe! È stato meraviglioso, questo sì. Non credevo fosse possibile provare un’attrazione simile per una donna.  Non ho mai sentito nulla del genere, neppure per Tanya.  La voglia di Bella è così forte che vorrei… io vorrei… non so cosa vorrei… mangiarla, forse. Ma andiamo, una mano tra le gambe! Dopo tutto quello che ho passato meritavo molto di più! Non mi pare una grande ricompensa per un cranio quasi fracassato, un naso sfondato, e un volto probabilmente deturpato per sempre!
La mia vita per una mano tra le sue meravigliose gambe, non mi sembra uno scambio equo. Non ho neppure avuto il tempo di sbottonarmi i jeans!
E invece da lei non avrò nient’altro. Mi restano pochi minuti di vita (perché sono certo che quel Black si fionderà in bagno, tra poco, e mi ammazzerà a calci e pugni), e invece che passarli con lei – dentro di lei -  sono accucciato in una vasca da bagno sporca e scrostata, nascosto dietro a una tendina di plastica ammuffita. Che modo orribile per andarsene. In confronto avere la testa sfondata da un souvenir New Age è un gesto eroico.
Inspiro ed espiro, cercando di rallentare il battito del mio cuore impazzito (un po’ per il terrore, un po’ per l’eccitazione che non mi ha ancora abbandonato… neppure nelle parti intime), cercando di prepararmi al dolore che mi verrà inflitto dal cazzone e pensando a come difendermi, perché non ho nessuna intenzione di soccombere senza lottare.
Black è più grosso di me, e ho sentito dire che è cintura nera di karate, ma io potrei… cosa potrei fare per difendermi da una cintura nera di karate?
Sbircio fuori dalla tendina del bagno, in cerca di un’idea. Sono un pubblicitario. Dovrei snocciolare idee su idee senza problemi. Mi guardo intorno e subito la mia attenzione viene catturata da una bomboletta di lacca per capelli.
Grandioso! Ho appena trovato il mio strumento di difesa!
Schizzo fuori dalla vasca. Recupero le chiavi della macchina finite sul pavimento, afferro la lacca, controllo che l’erogatore funzioni come si deve, e mi apposto dietro la porta. Se avessi con me un accendino potrei improvvisare un lanciafiamme, ma ho smesso di fumare un mese fa, porca misera, perciò niente, mi devo accontentare di accecarlo e poi scappare a gambe levate. Certo che non posso lasciare Bella sola con lui… Ok, ho deciso. Lo accecherò con la lacca, lo prenderò un po’ a calci e pugni - giusto per stordirlo e rendergli ancora più difficile l’inseguimento - prenderò Bella per mano e fuggiremo insieme. La Volvo ci aspetta giù in strada, pronta a partire.  Dio che immagine… un uomo con il naso sfondato e la camicia  imbrattata di sangue che corre giù per le scale antincendio mentre tiene per mano una donna in mutande (indossate al contrario). Manco fossimo in un B-Movie di Hollywood… tipo American Pie… Vabbé. Un piano migliore non ce l’ho, quindi…
Cazzo…. Cazzo, cazzo, cazzo! Che strizza! La porta si sta per aprire… si apre…
Sono pronto a colpire…
“Bella!”
“Shhhhh!”  mi rimprovera richiudendo velocemente la porta del bagno. “Che ci fai nascosto qui dietro con la mia lacca per capelli?” bisbiglia, la voce bassissima.
“Ero pronto ad attaccare…” bisbiglio a mia volta.
“Con la lacca?!”
“Se mi procuri un accendino improvviso un lanciafiamme.”
Lei mi guarda come se fossi scemo.
Ok, ha ragione. Incenerire un uomo – e magari dare fuoco al suo appartamento - non è un idea geniale.
“Allora. Ascoltami bene, McGyver, perché abbiamo poco tempo e non posso ripetermi. Siccome vomito e svengo di continuo, Jake pensa che io sia incinta. Ovviamente non lo sono. Però mi sta obbligando a fare questo test, ed è l’unico modo che ho per liberarmi di lui. Quindi: farò il test, il risultato sarà negativo, mi dimostrerò raggiante per lo scampato pericolo, anche lui ne sarà felice, così felice che si lascerà trascinare in camera, io lo distrarrò, tu sgattaiolerai fuori dal bagno e te ne andrai. Mi hai capito bene?”
Wow-wow-wow… fermi tutti… che?!
“Non ho capito bene tutta la prima parte… e forse neppure la fine… vorresti distrarlo facendo sesso con lui?!” chiedo confuso, sperando di aver frainteso.
“Edward, mi stai facendo perdere tempo!” bisbiglia, dirigendosi verso il water. Si abbassa le mutandine e  si siede sulla tazza.
“Cosa fai?!”
“Il test!”
Sembriamo due sordomuti che comunicano tramite ostentati labiali, talmente è basso il tono delle nostre voci.
“Potresti almeno girarti?”
Io resto a fissarla senza dire nulla.
Non riesco a credere che tutto questo stia succedendo a me.
“Vuoi guardare?” mi fulmina con lo sguardo.
“No!” esclamo schifato girandomi. Anche se… una sbirciatina… magari…
Ecco la pipì che scorre… forse, oltre a voltarmi, dovrei pure tapparmi le orecchie.
“Fatto. Adesso torno di là. Ci vorranno un paio di minuti. Lascio la porta socchiusa. Quando ci senti passare e chiuderci in camera tu schizzi fuori, ok?” Mi dice prendendomi per le spalle e fissandomi intensamente.
“Bella, tu non farai sesso con Black!” Non esiste. Non voglio che il cazzone la sfiori neppure con un dito.
“È il mio ragazzo!”
“Col cazzo!”
“Che vuoi dire?”
“Tu non torni con lui!”
“Vuoi che stia con te?”
“Mi pare il minimo…”
Ecco. L’ho detto.
Certo che abbiamo proprio uno strano modo di dichiararci.
Il nostro primo bacio è nato in circostanze alquanto bizzarre, ed ora le sto confessando di voler stare con lei così, nascosto nel suo bagno, mentre tiene un test di gravidanza in mano, un test che appartiene a lei e ad un altro uomo, il suo ragazzo (o ex-ragazzo, spero).
“Ti stai per sposare…” balbetta incerta.
“Bella… non sono un maiale… non… io non faccio queste cose… io non torno con Tanya…”
Non ho mai tradito nessuna delle ragazze con cui sono stato in passato. Mai. Non sono fatto così. Quello che sta succedendo ora… è assurdo, ma forse è un segnale che viene dal cielo. Forse qualcuno, lassù, in un modo decisamente contorto, mi sta dicendo che Tanya non è quella giusta per me.
“Edward… io non sono una zoccola…”
“Lo so…” le dico, prendendole il volto tra le mani ed accarezzandole le tempie con i pollici.
In realtà non lo so, quasi non la conosco. Ma mi voglio fidare. Così come lei sembra volersi fidare di me.
Bella è la mia ubriacona, dopo tutto.
“Ok. Prometto che non ci faccio sesso. Lo trascino in camera, mi faccio palpare un po’, poi fingo un malore e lo mando via. Cosa te ne pare?”
“Cerca di farti palpare il meno possibile… E magari solo dalla vita in su.”
L’idea non mi entusiasma, ma è sempre meglio che dare fuoco ad un uomo. A quanto pare non abbiamo via d’uscita.
Bella apre la porta, fa per andarsene, poi si volta.
“Torni, vero?”
“Tra un’oretta?”
“Facciamo un’ora e mezza… Così mi faccio una doccia, pulisco un poco e cambio pure le lenzuola.”
“Aggiudicato.”
Mi sorride come una bambina, mi da un bacio, e poi se ne va, stringendo il suo test di gravidanza.
 

 


http://it.wikipedia.org/wiki/MacGyver  per chi non lo conoscesse… mitico eroe degli anni '80!

   
 
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