§ Life Coaching §
Le porte dell’ascensore
del 12th distretto si aprirono dopo il consueto trillo di avvertimento. Rick Castle si staccò dalla parete cui era stato appoggiato per
tutta la durata della salita e mosse i primi passi verso la scrivania della
detective Beckett per portarle il rituale caffè del “buongiorno”.
Quando arrivò alla
meta, tuttavia, si rese conto che Kate non era alla sua postazione già intenta
a compilare rapporti o ad aggiornare le pratiche nel suo computer; alzò il
sopracciglio in segno di disappunto: tutte le giornate iniziate nello stesso
modo, con Kate lontana dalla sua scrivania senza che lui potesse regalarle il
primo caffè della giornata, erano sempre finite male…almeno
per lo scrittore!
Si voltò in cerca di
Ryan ed Esposito, ansioso di ricevere una spiegazione per l’assenza della
detective, ma solo in quel momento Rick si accorse che anche le scrivanie di
quei due erano vuote. In effetti, ora che prestava maggiore attenzione tutto il
distretto sembrava essere più deserto del solito: solo qualche agente si
aggirava pigramente per i corridoi fingendo di interessarsi ai fascicoli che
teneva in mano.
Dove diamine erano
finiti tutti? Il suo primo pensiero fu che l’intero distretto fosse stato
risucchiato in una sorta di dimensione parallela in cui Beckett, Ryan ed
Esposito erano improvvisamente spariti…Richard scosse
la testa: decisamente poco probabile come ipotesi! Decise che forse, prima di
elaborare altre assurde teorie, era meglio chiedere a qualche detective di
passaggio il motivo di quelle sparizioni inspiegabili.
-Ehi, Karpowsky!- Rick era riuscito ad intercettarla prima che si
dirigesse nella sala relax per un caffè mattutino. -Mi sai dire dove sono
finiti Beckett e gli altri? C’è un’epidemia di poliziotti in città ed io non ne
so niente?
L’agente Karpowsky alzò gli occhi dal fascicolo che teneva fra le
mani e fissò l’uomo davanti a lei. Era impazzito o l’agente stava cercando di
non scoppiare a ridergli in faccia?
-Nessuna epidemia, Castle! Il capo ha solo convocato tutti in sala riunioni al
piano di sopra!
Rick spalancò gli
occhi e si portò alla bocca il pugno della mano destra mordendolo con forza per
l’eccitazione: -Un nuovo caso? Deve essere qualcosa di grosso! Anzi di molto
grosso, se addirittura Montgomery ha aperto le porte della sala riunioni!
-Oh, sì…davvero un caso grosso!- mormorò ironica Karpowsky; ma Castle non la potè sentire perché si era già diretto a grandi passi verso
il piano superiore.
Prima di aprire la
porta, lo scrittore cercò di immaginarsi quale complicato caso era arrivato
sulla scrivania del capitano Montgomery, ma persino la sua fantasia in quel
momento non lo stava aiutando. La sua curiosità lo spinse ad aprire la porta
della stanza riunioni trattenendo il fiato…ma nulla
poteva prepararlo a quello che avrebbe trovato in quella stanza!
-Mamma?!?- esclamò
Rick sentendo il suo cuore perdere un colpo. Lo scrittore non sapeva se era
maggiore la delusione per la scoperta che non c’era nessun caso appassionante
da affrontare o il terrore per aver trovato la madre in piedi davanti ad una
schiera di poliziotti con alle spalle una schermata illuminata grande quanto
tutta la parete con sopra la scritta “Life Coaching:
libera il tuo potere interiore!”
Optò per la seconda
ipotesi. Il terrore. Sua madre ed il suo life coaching
erano un mix letale!
-Oh, Richard caro!
Finalmente sei arrivato! Credevo fossi ancora a casa a giocare con il tuo Guitar Hero! Te l’avrò detto un
centinaio di volte: quel giochino non mi piace, Richard! E poi, tesoro, boxer e
calzettoni non sono propriamente un abbigliamento da rockettaro!
Una risata sommessa si
alzò dalla platea. Rick fulminò con lo sguardo alcuni dei poliziotti accanto a
lui consapevole che quella non sarebbe stata la frase peggiore che sarebbe
uscita dalla bocca di sua madre nei prossimi minuti! Doveva prepararsi
psicologicamente a vedere il proprio ego fatto a pezzi da Martha Rodgers davanti a tutti quei poliziotti che non aspettavano
altro che un motivo per divertirsi alle spalle dello scrittore.
Rick cercò con lo
sguardo Kate, forse per avere da lei almeno un po’ di sostegno morale. La trovò
seduta su una scrivania appoggiata alla parete più lontana da Martha; Castle si sedette accanto a lei con un profondo sospiro.
-Non fare commenti, ti
prego!- disse lo scrittore mogio.
-Non ho aperto bocca-
rispose Kate cercando di rimanere seria ed impassibile davanti allo scrittore.
Infierire su di lui in quel momento era fin troppo semplice! Ma doveva
ammettere che l’unico motivo per cui si trovava in quella stanza era proprio
quello di ascoltare aneddoti imbarazzanti e divertenti di Castle!
-Che ci fa mia madre
qui?
-Corso di life coaching! Ha parlato con il capo qualche giorno fa…e pare che Montgomery abbia trovato interessante la
proposta di Martha!
Rick si voltò a
guardare Kate con aria scettica: -Interessante?- Kate non rispose ma si limitò
ad alzare il sopracciglio destro. Era chiaro che entrambi sapessero che
Montgomery aveva permesso a Martha di tenere quell’incontro solo nella speranza
di mettere in difficoltà Castle. E divertirsi alle
sue spalle.
-Ryan ed Esposito?- chiese Rick con il
morale sotto i piedi.
Kate indicò un punto
molto vicino a Martha. Al che lo scrittore si portò una mano sulla faccia quasi
a volersi nascondere per la vergogna. -Dovevo immaginarlo….prima
fila!
-Coraggio, Castle! Cosa vuoi che succeda?- il tono di voce di Kate era
studiatamente canzonatorio: sapeva con esattezza che Martha Rodgers
era la sola persona al mondo in grado di mettere in imbarazzo lo scrittore e
questo, doveva ammetterlo, le dava una certa soddisfazione.
-Bene…visto che anche i ritardatari sono
arrivati, direi che possiamo cominciare…- le parole
di Martha vennero accolte da un brusio divertito e da qualche mano che si era
alzata ad indicare che qualcosa stava accadendo dietro le spalle della donna.
La scritta che prima campeggiava a caratteri cubitali era stata sostituita da
una fotografia che ritraeva Alexis e Richard in tenuta “laser tag”: l’uomo puntava una pistola fluorescente verso
l’obiettivo con aria da finto cowboy spaziale suscitando l’ilarità della improvvisata
platea.
-Oh…deve essere partito lo screen saver del computer!- disse
Martha alzando le spalle con leggerezza. Ma prima che potesse raggiungere il
portatile che aveva portato per quella lezione di life coaching,
l’immagine cambiò nuovamente mostrando questa volta padre e figlia in costume,
evidentemente durante la loro ultima vacanza negli Hamptons.
Si sollevarono dei
fischi di ammirazione che costrinsero Castle ad
alzarsi dalla sua postazione: -Ehi, voi due laggiù! Vi ho visto…stavate
guardando mia figlia! Vi avviso che non solo è minorenne ma anche che ha un
padre iperprotettivo pronto all’omicidio plurimo se continuate a guardarla
così!
-Oh, tesoro! Che c’è
di male se osservano Alexis! È una bella ragazza…è
normale! Anche Kate sta fissando la tua fotografia da un pezzo e non mi sembra
ti dia fastidio…- commentò Martha che pose fine alla
questione muovendo il mouse del computer e cancellando l’immagine dalla parete.
Castle si voltò di scatto verso la detective
che era improvvisamente avvampata sentendo le parole di Martha: come aveva
fatto quella donna ad accorgersi di quel dettaglio? Nemmeno Kate era
consapevole di quello che era accaduto! Non si era resa conto di essere intenta
a fissare l’immagine di Rick fino a quando Martha non glielo aveva fatto
notare! Ma non aveva potuto evitarlo…doveva ammettere
che lo scrittore aveva decisamente un fisico perfetto! E a complicare il tutto
c’era il fatto che Kate non aveva mai potuto ammirare il corpo di Castle praticamente semi-nudo…
-Ehi, detective…cosa stai guardando?- chiese malizioso l’uomo
tornando a sedersi accanto a lei.
-Niente- si affrettò a
rispondere Kate schiarendosi poco dopo la voce, segno inconfondibile del suo
imbarazzo. Rick ghignò soddisfatto: quel “niente” valeva più di mille parole.
-Come dicevo, oggi ho
intenzione di parlare con voi di life coaching…probabilmente
vi chiederete cosa è…beh, devo dire che anche io non
so dare effettivamente una definizione di questa…mmhh…come
vogliamo chiamarla? Attività di consulenza psicologica? Oh, beh…poco
importano le definizioni! Lo scopo di questo nostro piacevole incontro sarà
quello di aiutarvi a riequilibrare la vostra durissima vita professionale con
il resto della vostra esistenza…affettiva,
emozionale, sociale, relazionale…e qualsiasi altro
aggettivo che vi venga in mente che finisca con “ale”-
scherzò infine la donna agitando le mani come una vera star di Broadway.
-Santo cielo…è terrificante- commentò sottovoce Castle. Kate sorrise condividendo quel pensiero anche se
non lo avrebbe mai ammesso. Le piaceva Martha e il suo modo di fare così…eccentrico! Era insolitamente originale, ma non in
modo fastidioso come era tipico delle celebrità.
-…cercheremo di far emergere il vostro “Io” più
completo, non quello oppresso dalla vostra divisa! Voi non siete solo una
divisa! Voi siete…beh, voi siete quello che siete!
Altrimenti se non siete voi, voi chi siete? Uhm…un
altro marthaismo…- rise divertita Martha.
-Marthaismo?- si azzardò a chiedere Ryan.
-Certo, figliolo! La
filosofia di vita di Martha Rodgers! Credo che ognuno
dovrebbe averne una propria!
-Ooookkkkk….- Ryan ed Esposito si scambiarono
uno sguardo d’intesa. Decisamente avevano capito da chi aveva ereditato Castle il suo ego smisurato.
-Ho avuto grandi
risultati, sapete? Guardate mio figlio…d’accordo, non
possiamo definire il suo propriamente un lavoro!
-Ehi! Mi ritengo offeso…e si dà il caso che sia il mio “non” lavoro a
pagarti gli abiti da 500 dollari e i tuoi ritiri spirituali nelle più lussuose
Beauty Farm dello stato!
-Oh, Rick, sii serio
per una volta! Non vorrai dirmi che starsene per ore sdraiati su un divano con
una birra in mano guardandosi tutta la saga di Guerre Stellari è lavorare! Non
scherziamo!- continuò Martha replicando alle proteste del figlio.
-Dai, Rick, non
scherziamo- lo canzonò a sua volta Beckett sempre più divertita da quella
lezione di Life Coaching.
-Comunque…come stavo dicendo prima che mio figlio
mi interrompesse, ho avuto grandi risultati anche con lui! Voi non sapete cosa
ho dovuto fare per far sì che ricominciasse a scrivere dopo Storm
Fall! Ha passato mesi a non fare assolutamente nulla.
La sua ispirazione era…puff…svanita! Era finito,
andato, distrutto…
-Credo che abbiano
capito, mamma, grazie…
-Figliolo! Non devi
vergognarti per quello che è accaduto! Ora hai ripreso a scrivere! Hai trovato
la tua Musa…- e Martha indicò Kate che di nuovo si
sentì avvampare sentendosi definire come la Musa di Castle.
-Certo, resta ancora
molto lavoro da fare con te…soprattutto nella tua
vita sentimentale! Sei un totale disastro con le donne, lo sai questo, sì?
Meredith era…beh, Meredith era e resta un’attricetta
da quattro soldi senza un grammo di cervello! E Gina…un
disastro! E sì che a letto ci sai fare, ragazzo mio! Dovreste sentire quello
che sento io quando……oh, ma è da un bel po’ che non
si sente niente! Silenzio totale!
Castle non sapeva più come fermare la
madre: era una sorta di fiume in piena senza controllo che lo stava
letteralmente facendo a pezzi davanti a tutti! E le risatine dei poliziotti
presenti nella stanza lo confermavano. Si alzò dalla scrivania sulla quale era
seduto cercando di non dare nell’occhio.
-Ehi, Castle! Dove vai? Non ti stai divertendo?- disse Beckett
vedendo l’uomo dirigersi alla porta.
-Non è affatto carino
ridere di me, detective!
-Oh, invece lo è…moltissimo!
Castle fece una smorfia e si allontanò
dalla stanza. Qualsiasi altra cosa sua madre avrebbe detto su di lui, non
voleva sentirla!