OLTRE

La testa faceva male, molto, la vista era offuscata, ricordo solo un letto di foglie rosse che giaceva intorno a me e le sue iridi nere, più delle tenebre, più dell’oscurità; ma in quell’istante furono la mia luce. Poi il nulla, il silenzio più assoluto. Quando riaprii gli occhi feci fatica ad abituare la vista alla tenue luce che filtrava dalla finestra semiaperta, ancora intorpidito mi alzai precipitosamente per cercare di capire dove mi trovavo , avvertii un agghiacciante dolore alla testa. La stanza aveva qualcosa di familiare eppure ero sicuro di non esservi mai entrato. Numerose bende mi avvolgevano la fronte e il braccio destro, cercai di ricordare cosa fosse accaduto fin quando i miei pensieri furono intercorri da alcuni passi e poi dalla figura che si stanziò dinanzi al mio corpo ferito. Allora compresi: mi trovavo a casa Uchiha  le cui mura ora di un bianco opaco e sbiadito, dieci anni prima si erano tinte di sangue rendendo i suoi occhi ancora più scuri, accesi dall’odio e allo stesso tempo spenti dalla solitudine, dal rancore, dall’assenza di amore. Era lì, finalmente, pochi centimetri di distanza che sembravano anni luce; dopo anni a ripetere le frasi che gli avrei detto nel momento in cui i nostri sguardi si sarebbero rincontrati, per una serie di interminabili secondi non riuscii a proferire parola, rimasi in ascolto del nostro reciproco silenzio forse custode delle risposte cui non saremmo mai pervenuti semplicemente parlando. Il mio respiro iniziava a diventare irregolare. Vidi Sasuke estrarre da una tasca dello yukata bende pulite per le medicazioni; sospirò quasi annoiato o infastidito, non riuscii a decifrare la sua espressione mentre mi si avvicinava.
-Beh, non dici niente ? Ricordavo fossi un rompiscatole dobe!-
Impiegai circa un minuto a recepire le sue parole, immagazzinare ogni singola gradazione fonetica della sua voce: lo stesso tono sprezzante, era come la ricordavo, solo più matura.
-Mi devi cambiare le medicazioni?-
-Cosa vuoi che faccia con queste?- sospirò di nuovo –Mi aspettavo di meglio!-
-Come?- balbettai attonito
- Dopo anni che non ci vediamo la prima cosa che ti viene in mente è “mi devi cambiare le medicazioni”; non un saluto, un cosa è accaduto, perché sono qui, ma una semplice domanda scontata-
- Allora è da me- dissi d’impulso, ma ne pentii perché il suo sguardo sembrò ringhiare.
-Grazie-  continuai  -Se non fosse per te probabilmente io… -
-Non è me che devi ringraziare. Qualcuno deve averti curato marginalmente e poi lasciato privo di sensi, non ho fatto altro che completare la sua opera medicandoti. - 
-Però avresti potuto lasciarmi lì-
-Si avrei potuto- 
-Non lo hai fatto-
-E allora?-
-E’ giusto che ti ringrazi- 
-Fai come vuoi!-
-Teme…teme-
-Cosa c’è ora?-
-E’ bello poterlo ridire dopo tanto tempo-
-Meglio che ti controlli la temperatura-
-Sto bene, cioè mi sento meglio ,grazie a te-
Non disse nulla, iniziò a togliermi le bende per disinfettare le ferite, ma al contatto delle sue mani la mia pelle tremò. Se ne accorse.
-Fa male?-
-Un po’-  farfugliai mentendo: non tremavo per il dolore.
-Rimarrai qui con me?-
finché non sarai in grado di usare bene il braccio. Così combinato non puoi neanche mangiare da solo, hai fame? –   Scossi il capo dissenziente.
-Devi mangiare, hai dormito per tre giorni e hai bisogno di rimetterti in forze-
- Ricordavo non ti importasse tanto di me!-
-Fa come vuoi- stava per allontanarsi quando gli afferrai un braccio – Non andare via- lo supplicai,
-Senti Naruto ho ben altro a cui pensare- lo strinsi più forte intenzionato a non lasciarlo.
-Ti ho cambiato le medicazioni e hai detto di non voler mangiare; cosa vuoi che faccia?-
-Possiamo parlare, sono successe tante cose e … -
-Ho detto che sono molto impegnato-
-Allora mangio così starai con me!-
-Mi sembrava strano, sei ancora un rompiscatole dobe e per di più sembri un bambino-
-Non importa, ora che sei qui non ti lascio andare – senza accorgermene alzai la voce
-Stupido-
-Per favore rimani qui-
-Vado a prepararti qualcosa da mangiare-
-Non possiamo prima parlare un pò?-
-Non ho nulla da dirti-
-Non è vero- risposi adirato
-Finiscila, ne ho abbastanza-
-Menti-
-Come?- mi afferrò per il coletto della maglietta e vidi le sue iridi fulminare le mie, sentii il suo respiro sulle gote. Istintivamente arrossii e abbassando il capo cercai di divincolarmi.
-Baka, baka, baka teme- urlai – Non capisci proprio nulla!-
La sua presa diventò più forte,quando risollevai lo sguardo vidi le sue braccia lasciarmi rassegnate.
-Non hai forza dobe,dormi! Quando avrai fame me lo dirai-
-Te ne prego non andare-
-Anche se rimango non cambia nulla, non cambierà mai nulla-
-Bugiardo. Mai è un arco temporale infinito. Nessuno sa cosa ci riserverà il domani, tu preferisci semplicemente mentire a te stesso e vivere in un illusione fatta di odio e rancore in cui nessuno può penetrare. Credi di conoscere tutto, ma in realtà non sai proprio nulla-
Mi aspettavo una reazione, invece lo vidi cadere afflitto accanto a me sul letto. I suoi soffici capelli neri mi solleticarono le dita.
-Non è la stessa vita un’ illusione?-
Rimasi stupito dall’improvvisa domanda.
-Tu sei vivo ed anche io, questo basta-
-Hai bisogno di dormire dobe- dai suoi occhi trapelava stanchezza.
-Anche tu teme-
Asserì con il capo e lo vidi voltarsi dall’altro lato. Mi stesi anche io e dopo pochi istanti le braccia del dio sonno mi accolsero nel suo regno senza che potessi riconoscere il limite tra illusione e realtà.