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Autore: Acqua Efp    26/04/2011    1 recensioni
Questa Fan Fiction parla di Alec, membro dei Volturi e fratello di Jane. Cosa Succederebbe se il suo passato tornasse a bussargli alla porta? Un passato che lui ha dimenticato? E se questo passato avesse le sembianze di una bellissima ragazza?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Quello che ero cap. 24
**SPAZIO AUTRICE**
Eccomi qui con questo penultimo capitolo, credo sia il più denso di emozioni tra tutti i 25!
Vado un po' di fretta quindi mi limito a ringraziarvi tutte, come sempre @fruttina89 in particolar modo!
Buona lettura!!!


24 – PARADISO





---Alec---
 
 
Il sangue mi inondò la bocca, quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevo bevuto sangue umano? Era semplicemente delizioso. Puro nettare degli dei. Succhiai più forte, non avrei mai smesso di volerne. Sentii il mio corpo riempirsi di forza, la mia mente sempre più rossa. Tutto era rosso, rosso velluto, rosso morbido, rosso dissetante.
< Alec! > qualcuno mi chiamava ma che importanza aveva? Quel sangue era così dissetante.
< Alec per amor di Dio smettila! La stai ammazzando! > chi se ne importava di una stupida, insignificante umana. Non sapevo nemmeno il suo nome.
< Thalassa. Ti ricordi? È Thalassa! Smettila! > di nuovo quella voce. Un momento. Thalassa. Oh mio Dio! Mi staccai bruscamente da quel collo con uno sforzo disumano. Thalassa giaceva tra le mie braccia. Pallida come la morte. Oh Cristo dimmi che non l’ho uccisa. Chinai il capo su di lei e le guance si rigarono di lacrime. Le lacrime che lei mi aveva donato.
< Ti prego, ti prego, ti prego non morire. > era l’unica cosa che riuscivo a pensare.
< Alec. Fermati. Ci vorranno tre giorni per la trasformazione. Dobbiamo occuparci di Rune. > quel nome odioso mi fece tornare in me. Appoggiai Thalassa contro il muro e mi girai verso la lotta.
La vampira continuava a resistere. Poi qualcosa improvvisamente cambiò.
Eros divenne immobile, sempre più rigido, il volto di pietra mentre mi lanciava uno sguardo di supplica e fiducia. Pietra? Un momento, non era possibile! A meno che…
Vidi Rune dibattersi tra le acque create dalle ninfe, sapeva che stava per morire ma allo stesso tempo sogghignava. Tra le mani teneva una collana con una pietra rossa. Capii subito cos’era successo.
Mi lanciai nella mischia e riuscii ad afferrarla per i capelli. Tentò di usare contro di me il potere di Jane ma fui più veloce e usai il mio mettendo i suoi sensi KO, continuò comunque a cercare di colpirmi con altri poteri probabilmente rubati. Usava scariche di energia, per un attimo mi parve anche di aver sentito la terra tremare sotto i miei piedi, si dibatteva cercando di liberarsi da quella nebbia che avevo creato attorno a lei. Era sempre meno forte, sempre meno convinta ma continuava a combattere. Sentii una certa stanchezza quando probabilmente provò ad usare un altro dei suoi poteri ma subito ritornai all’attacco e presto la sentii ancora più arrendevole nella mia stretta. Tiffany mi fu al fianco e, debole com’era, in pochi secondi la facemmo a pezzi.
Le ninfe si ritirarono, facendo scorrere l’acqua fino a che non avvolse completamente il corpo di pietra di Eros. I loro occhi erano tristi e l’unica cosa che fui capace di dire fu un “grazie” sussurrato mentre abbassavo il capo in segno di rispetto.
Sentii qualcosa di gelido e umido appoggiarsi alla mia guancia e quando alzai gli occhi incrociai quelli di una di loro.
< Alec. Per Eros il destino è segnato ma se Zeus sceglierà di far andare a buon fine la trasformazione di Thalassa, prenditi cura della nostra cara amica. Sei un vampiro coraggioso e nei tuoi occhi è chiaro l’amore che provi per lei. > non feci in tempo a rispondere che già erano sparite in un vortice d’acqua.
 
 
---Thalassa---
 
 
Dopo il morso di Alec il dolore mi aveva attanagliata. Era stato così forte da togliermi il fiato e la capacità di pensare. Avevo chiuso gli occhi e tutto era nero. Solo il dolore restava a farmi compagnia.
Faceva talmente male che gli occhi erano pieni di lacrime, che il mio corpo non rispondeva più. Poi tutto era finito. Era finito per un attimo e io pensavo di stare bene, che avrei riaperto gli occhi e visto l’Olimpo un’ultima volta prima di vedere lo sguardo compiaciuto di Ade all’idea di aggiungermi alla sua collezione. Ma non era successo. Il fuoco era arrivato subito. Prepotente e caldo come non mai. Mi ero sentita bruciare. Avevo sentito i residui di acqua in me evaporare mentre mi seccavo e di me non restava che cenere, ma non ero mai diventata cenere. Continuavo a bruciare senza mai fermarmi. Il mio corpo subiva ustioni su ustioni ma non si deteriorava. Non c’era fine a quel tormento. Il calore era ovunque. Sulla mia pelle, nelle mie ossa, nel mio cuore, nel mio cervello. Fuoco. Fuoco. L’unica cosa che avevo tra i miei pensieri. La parola dolore non sapevo cos’era. Non sapevo più definire quella sensazione orribile che mi avvolgeva. Basta! Fatelo smettere! Furono gli ultimi pensieri coerenti del mio cervello prima di perdermi completamente. Sarebbe passato, non poteva durare per sempre. Eppure se ero all’inferno si che poteva. Poteva eccome e Ade sarebbe stato più che felice di farlo durare anche oltre l’eterno se avesse potuto, se ci fosse stato qualcosa dopo l’eterno.
Poi come era iniziato, tutto in una volta, il calore sparì. Il dolore sparì. Il fuoco sparì e io mi trovai a nuotare nel mare. Quello doveva essere il paradiso. Qualcuno si era accorto che non avevo fatto nulla di male per meritare l’inferno e mi aveva concesso la salvezza. Tutta quell’acqua mi scorreva in torno e dava ristoro al mio corpo pieno di ustioni. Era la sensazione più bella e piacevole che avessi mai provato. Proprio come prima con il calore e le fiamme, anche questa volta sentii il liquido fresco ovunque.
Qualcosa cambiò di nuovo. Nel mare si creò un vortice che mi risucchio e io piansi. Piansi, perché mi portavano via il mio paradiso. Poi fu il nulla, il silenzio e in quel silenzio riuscii ad aprire gli occhi.
Ero coricata su un letto matrimoniale. I cuscini erano tutti attorno a me e di fianco al letto, sul comodino, vi erano una pezza e un secchio di acqua. La luce entrava dalla finestra e mi illuminava il viso con uno degli ultimi raggio di sole della giornata.
Tutto mi venne in mente.
Portai una mano al collo ma non vi era nessuna cicatrice e anche la collana di perle era svanita. Io dovrei essere morta. Tentai di alzarmi a sedere e mi accorsi subito di quanta rapidità avessi messo nel movimento senza fare alcuna fatica.
Sentii delle voci fuori dalla porta e le riconobbi subito. Nemmeno il tempo di un battito di ciglia e loro furono al mio fianco.
Alec mi teneva una mano e mi accarezzava una guancia. Alec! Il mio Alec è al mio fianco.
Strinsi di più la sua mano per essere certa di non sognare. Fui improvvisamente investita da un’ondata di felicità al pensiero di essermi svegliata perché in realtà nessun altro paradiso sarebbe stato meglio di quello.
Mi sorrise si portò la mia mano alle labbra deponendo sul dorso un bacio.
< Sei viva. > sorrise e annuii.
< E tu sei qui con me. >
< Non me no andrò mai più da nessuna parte, lasciarti è stato la sbaglio più grande della mia vita. >

< Ti ho trasformata. Sei una vampira. Una bellissima vampira. > sentii qualcosa di caldo bagnarmi le guance.
< Sto piangendo? Come è possibile? >
< Magari ha a che fare con i tuoi poteri da divinità, magari li hai mantenuti diventando vampira. >
< Sai una cosa? Non mi importa di niente. Basta che tu sia qui. > gli buttai le braccia al collo e sentii le mie labbra fondersi con le sue.
Era passato così tanto tempo che quasi avevo dimenticato quanto fossero perfette. Mi sarei persa volentieri in quel bacio, lo avrei fatto durare in eterno perché non mi sarebbe bastato mai ma mi riscossi e mi staccai da lui per rivolgermi all’altra persona nella stanza.
< Tiffany. > volevo sapere il resto della storia, cosa era successo dopo che ci eravamo parlate a casa Cullen e lei mi accontentò. La odiai quando mi disse del suo periodo passato con Alec, ma non potei fare a meno di esserle grata per essere corsa in mio soccorso ed essersi fatta da parte.
< Eros? > chiesi ma sapevo già la risposta e ancora una volta le lacrime mi sorpresero. Eros era morto per salvarmi. Era morto per me. Alec mi abbracciò e sentii Tiffany uscire dalla stanza.
Non so per quanto restammo abbracciati in quel modo. Ma lui era al mio fianco e nient’altro esisteva.
   
 
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