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Autore: sam_twins    26/04/2011    2 recensioni
-Io non posso ancora crederci- sospirai aggrappandomi al suo petto.
-A cosa?- mi fissava incuriosito, con i suoi occhi come il ghiaccio.
-A noi, a tutto quello che è successo alla mia vita, a quel primo giorno che ti ho incontrato- e a quelle parole lui si avvicinò a me e mi baciò, come solo lui sapeva fare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ragazzi e Buona Pasqua!! Ho ritardato un pò a postare ma con le vacanze e cose varie... Non ho avuto molto tempo, comunque il seguito di questo capitolo verrà postato il prima possibile, è un capitolo un pò pazzo, e l'inizio mi piace troppo, è uscito così... Bacioni *Alex*


 
This Is Too Crazy...
 

Alex's Version


-Allora, ti piace Atlanta?- Ian era seduto davanti a me, era strano, diverso, non capivo dove eravamo, sembrava la cafeteria, ma intorno era tutto sfocato.
-Si, certo, è bella, mi piacciono le città piene di verde- sorrisi e lui fece altrettanto, sembrava sempre più vicino a me ed io mi sentivo come ubriaca, mi girava tutto intorno.
-Sai ho pensato molto a come farlo…- ora Ian era seduto al posto dietro di me al bancone, come ci arrivato? La cosa diventava sempre più strana…
-Come hai…- non riuscii a finire la frasi che mi zittì con un dito e si avvicinò a me.
Sentivo il mio cuore battere come se fosse un orologio che si trovava nella stanza dove eravamo, intorno a me non c’era più niente, niente bancone, niente cafeteria.
-Basta, parlare- sorrise con uno dei tipici sorrisi alla Damon, era praticamente attaccato alla mia faccia e io non riuscivo a respirare –non c’è più tempo- e detto quello mise fine alle distanze e mi baciò, era tutto così strano, non sentivo il bacio, però lui era davanti a me e mi stava baciano, era tutto confuso.
Ian mi stava baciando? Quando era successo? Che mi ero persa? E, come ci ero finita lì?
-Questo si che mi piace- sussurrò Ian al mio orecchio, okay, ora mi sentivo come se ero stesa su qualcosa, ero su un divano, un letto, non sapevo dirlo, ma Ian era sopra di me e continuava a baciarmi, io gli tiravo i capelli, sentivo un bip nelle orecchie, non sapevo se era lo stesso rumore del battito del cuore che sentivo prima o se era qualcos’altro, il rumore si faceva più assordante.

 
-Bip! Bip! Bip!- aprii di scatto gli occhi alzandomi a sedere sul letto, Dio, era un sogno, la sveglia, okay, ero viva.
Sospirai e appoggiai la testa all’indietro dando una botta al muro.
-Ahio!- esclamai, perfetto anche un bernoccolo, ci mancava solo quello.
Cavolo, mi sentivo di schifo, quel sogno, non era così piacevole come sembrava, certo baciare Ian doveva esserlo, ma era tutto confuso, non avevo mai fatto un sogno come quello, non che non avessi mai fatto sogni a fini di quel genere su di lui ma questa volta era diverso, non me lo sapevo nemmeno spiegare ma era qualcosa che non volevo rifare.
Diedi un’altra occhiata alla sveglia, erano le 6,00 a.m., e chi si rimetteva a dormire, neanche volendo ci sarei riuscita.
 

 
-Ciao, tesoro- mi salutò John, appoggiato davanti all’auto.
-Hey- contraccambiai e quando fece per baciarmi, istintivamente mi girai di lato per far si che mi diede solo un bacio sulla guancia.
-Okay, ho fatto qualcosa?- chiese sorridendo fissandomi.
-Eh? No, no, no, certo che no è solo che… Ah, lascia stare, solo andiamo, okay?- lui annuì e mi aprì la portiera.
Mi sentivo un verme.
Ero un verme, era come se lo avessi tradito, mentalmente, però l’avevo fatto, o pensato, o sognato, ah!
Potevo giustificarmi dato che quel sogno sembrava tutto tranne che reale, sembrava una versione spinta di “Alice Nel Paese Delle Meraviglie”.
Scesi dalla macchina, prima di salutarci mi fermò per un braccio.
-Ehi, tutto okay? Non hai aperto bocca per tutto il tempo- sapeva che c’era qualcosa sotto e ora che facevo? Di certo non potevo dirgli, “Ah, niente, sai pensavo al sogno a luci rosse  che ho fatto con Ian Somerhalder, con cui in tutto questo tempo girerò scene e vivrò insieme praticamente, mentre tu te ne starai dall’altra parte dell’oceano, dove le notizie arrivano dopo mesi…” Certo, molto rassicurante.
-Si, tutto okay- mentii, ma d’altronde, era solo un dannato sogno, mica lo stavo tradendo, cavolo, ero un’idiota, tutto questo casino per un sogno.
-Beh, okay, ora devo andare, ma promettimi che ci sentiremo ogni volta che sarà possibile, perché al solo pensiero già mi manchi- quanto era dolce, e io ero un’idiota.
-Te lo prometto, mi mancherai- mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte e poi ci allontanammo fino a che le nostre mani non smisero di toccarsi.
Io mi girai e incominciai ad entrare, però prima mi girai per salutarlo, mentre stava per chiamare qualcuno.
Era sempre super-impegnato, il mio prossimo-dottore.
Senza farci caso, mentre stavo tirando fuori il copione dalla borsa per ripassare le scene e stavano attraversando l’entrata, andai a sbattere contro qualcuno.
-Oh, Dio, scusa!- dissi, okay, era davvero una brutta giornata e l’unica cosa che volevo fare era evitare…
-Sempre di fretta, eh?- …Ian! Cavolo, in quel momento, quando mi fissò con i suoi stupendi occhi color ghiaccio, mi tornò in mente il sogno, ora si era trasformato in un incubo.
-Ian! Ciao! Già, scusa, stavo leggendo il…- 
-Il copione…- finì la mia frase passandomelo, con me era caduto anche quello.
-Già…- cercai di sorridere e non mi venne molto bene –beh, ora… Ora devo andare, si- sviai e continuai verso il camerino.
-Ehi, allora, ci vediamo al break al cafè?- cavolo, me lo ero quasi scordato.
-Già, ecco mi sono ricordata che, sai devo andare a vedere per… Per prendere la patente!- come mi era uscita quella –sai, dato che non ho un mezzo al momento, e che qui a 16 anni si può prendere la patente…- che cavolo… Beh, poteva essere credibile.
Mi fissò per un paio di minuti, per poi concludere...
La stavo fissando per capire se stava dicendo la verità o era una scusa, ma d’altronde perché doveva inventarsi una cavolata? Però ero intento a passare con lei la pausa.
-Allora ti accompagno io…- la buttai così, d’altronde se non aveva un mezzo, come aveva detto lei.
-Io, io non credo che… Insomma, c’è sempre il taxi…- okay, stava forse cercando di evitarmi? Non mi guardava nemmeno e si agitava.
-Ma quale taxi, ti porto io, così ci possiamo conoscere, lavoreremo insieme o no? Hai passato tutto il tempo con Nina, Candice e le ragazze che scommetto vi siate scambiate tutto il vostro curriculum vitae…- sorrise, ecco il sorrise che mi piaceva tanto.
-Okay, va bene- acconsentì lei, però c’era qualcosa di strano, si poteva percepire a miglia e miglia di distanza.
-Ora, si, ora vado, ciao- mi salutò lei andando verso il camerino.

 
Mi allontanai da lui per dirigermi verso il camerino, cavolo, la gente aveva ragione, recitare ti incasina la vita.
Non mi ero mai dovuta preoccupare di evitare le uscite con qualcuno, beh, ovviamente questo perché non avevo mai fatto un sogno di quel genere su uno con cui recito!
Riuscivo solo a pensare a quello che sarebbe potuto accadere: io, Ian, in giro per Atlanta, per quasi un’ora, poteva succedere di tutto.
Nel camerino c’erano Nina che si stava specchiando e Candice che stava venendo truccata.
-Hey, Al!- mi salutò la bruna.
-Hey, che stai provando una scena tra doppelganger?- chiesi ridendo indicando lo specchio.
-Eh, già, questo lavoro mi stressa, ho troppi sbalzi d’umore, non so più chi sono- sorrise tornando a fissarsi.
Io mi sedetti sulla mia sedie davanti allo specchio illuminato dalla luce.
Subito arrivò Jennifer, una delle acconciatrici, che iniziò a pettinarmi e a piegarmi all’indietro i capelli davanti.
Certo che era sempre piacevole farsi pettinare.
Dopo circa 20 minuti io e Nina eravamo pronte e girare la nostra prima scena insieme.
La scena si svolgeva nell’aula di “Alaric” e Matt come al solito era già sul set col suo iphone mentre riprendeva un breve “Behind The Scenes”.
-Ed ecco le nostre ragazze, hey, come va?- tramutò la sua voce in sexy.
Entrambe sorridemmo mandando un bacio, chissà se qualcuno con cui andavo a scuola avrebbe visto il video e mi avrebbe riconosciuta.
 
 
-Comparse! Nina e Matt in posizione! Alex pronta ad entrare! AZIONE!- diede il via Kevin, io stavo dietro al muro accanto alla porta, pronta, poi quando Kevin fece segno, feci la mia entrata.
Attraversai la porta, sentivo i ragazzi bisbigliare mentre mi vedevano passare e lentamente mi avvicinai alla cattedra del “professor Ric”.
-Salve- salutai sfoggiando il mio sorriso da pervertita, era simile a quello da furba.
-Ciao, tu devi essere Samantha, la ragazza nuova, io sono Alaric Saltzam, il professore di storia, puoi prendere posto laggiù- mi indicò un banco non molto lontano dalla finestra.
La telecamera seguiva i miei passi, mi avvicinai e mi sedetti, poi girandomi fissai il mio sguardo su Nina, dovevo essere sorpresa, il mio personaggio non aveva mai visto la doppelganger di Katherine.
-Ciao- mi salutò Nina sfoggiando il suo sorriso da innocente – sono Elena- si presentò sorridendomi ancora.
-Sam, piacere- dissi sorridendole a mia volta.
-Allora, da dove vieni?- mi chiese abbassando la voce, era difficile cercare di non fissare la telecamera che si trovava proprio dietro la sua testa.
-Ehm, Los Angeles- risposi diretta, per poi girarmi per guardare la lavagna, certo che era strano stare in una finta scuola americana, dato che non c’ero mai stata.
-Beh, è un bel cambiamento, qui non danno peso ai nuovi arrivati, tempo fa anche il mio ragazzo era quello nuovo, e il giorno dopo già sapevano tutto di lui, ed era stato già archiviato- ridacchiò girandosi anche lei.
-Ah, è fico? Il tuo ragazzo, intendo, è qui?- chiesi senza dar importanza alla domanda, non doveva interessarmi davvero.
-Beh, si e no, non è qui, oggi non è venuto a scuola- disse alleggerendo l’entusiasmo nella voce, Nina era un’attrice fantastica.
-Beh, beato lui- sorrisi maliziosamente, di nuovo – come si chiama? Ha un nome fico? Sai mi diverto a capire se i cognomi c’entrano qualcosa con i nomi, è un po’ un passatempo -
-Stefan, Stefan Salvatore- detto quello mi fermai ad osservarla, il mio personaggio aveva capito parecchie cose, e in diretta, in quel momento, ci sarebbe stato un flashback dell’800.
-Beh, il nome è fico- conclusi girandomi definitivamente.
-STOP!- disse Kevin avvicinandosi – ragazze, fantastiche, 5 minuti di pausa e poi si continua- si allontanò per andare verso Matt.
-Wow, adoro le tue facce, sono troppo forti, mi ricordano troppo quelle di Ian!- esclamò ridendo Nina, non per niente passavo molto del mio tempo ad imitare i sorrisini alla Damon allo specchio, forse ne era valsa la pena.
-Già, beh, ho imparato dalla sua sacra immagine alla tv- ridacchiai, quando entrambe ci mettemmo a ridere per poi tornare a girare.
 
 
Finalmente il break, non ce la facevo più, era stata una mattinata intensa.
-Allora, sei pronta?- sussurrò Ian alle mie spalle facendomi saltare dallo spavento.
Cavolo, mi ero quasi scordata di tutto quello che mi aspettava.
Io e le mie stupide bugie.
-Già, beh, sai, sono stanca, Ian- dissi quasi con gli occhi chiusi.
-Avanti, usciamo di qui, viviamo la vita ad Atlanta! E non ho intenzione di portarti a vedere per la patente, cosa che mi sembrava una scusa, ma comunque, andiamo! Su, su!- quasi mi strillò in un orecchio, ma si facevano tutti di caffeina?
-Oh, no, sono stanca, non ce la faccio!- obbiettai, quando lui mi afferrò per la vita e mi caricò come un sacco di patate, non poteva averlo fatto davvero.
 



Ian's Version

 
L’avevo presa praticamente in braccio, avevo deciso la mia tattica e l’avrei messa a punto.
-Mettimi giù! Ian!- esclamava ridendo dandomi dei leggeri pugni sul fondoschiena.
Era così esilarante la scenetta, ne ero sicuro.
-Ian! Che diavolo fai! Lasciami!- continuava ad urlarmi nell’orecchio, quando la misi giù eravamo davanti la mia macchina.
-Avanti sali- le dissi aprendole a portiera e dirigendomi dal mio lato.
-No! Tu sei matto- fece per andarsene.
-Ah, avanti, non vorrai stare tutto il tempo al chiuso, è così una bella giornata- le dissi tenendo aperta la mia portiera con il piede.
-Già, e tra meno di un’ora dobbiamo continuare a girare, e io sono stanca! Al tuo contrario io non ci sono abituata!- esclamò allontanandosi ancora con le braccia incrociate.
-E dai, ci andiamo a divertire, ti faccio da guida per la città, la dovrai vedere prima o poi, e poi, se non sali in macchina con me, ti ci carico sopra con la forza- feci per ridere per poi fare la faccia seria, lei si girò e si avvicinò.
-Non oseresti- mi sfidò, io feci per avvicinarmi dalla sua parte quando lei indietreggiò -okay, okay- disse alzando le mani in segno di resa -vengo con te- concluse sedendosi e chiudendo la portiera.
Con un sorriso pieno in faccia mi accomodai e accesi il motore, quella era la mia giornata, dovevo capire se ne valeva la pena, se avevo qualche chance e se era fatta davvero per me.
  
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