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Autore: 96opal    26/04/2011    5 recensioni
Elaine Bennett è una ragazza simpatica e dolce che vive una vita normale e tranquilla, fra amiche e gli amati bambini dell’asilo estivo nella quale insegna.
In un'esistenza fatta di semplicità e piccoli segreti celati, cosa succederebbe se, un giorno, proprio grazie ad una bambina, il suo sguardo si incrociasse con quello di una persona molto speciale? Che lei, Elaine, possa costituire il pezzo che per questa persona è mancato da tutta una vita???
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Missing Piece

 

Capitolo 18

Divertimento e serietà

 

 

 

L’asilo procedeva molto bene e ancora non me l’ero sentita di dire ai piccoli che me ne sarei dovuta andare. Per fortuna avevo ancora tempo per farli abituare all’idea.

Natalie, quella mattina, non la finiva più di parlare…

“Ellie, guarda il mio vestito di Hello Kitty nuovo! Non è super super bello?”

“Certo, Naty.”

“Ellie, hai visto che tempo strano che fa??”

“È vero, strano…”

“Ellie, oggi non facciamo il gioco della famiglia?”

“No, tesoro, stiamo già giocando al mercato, oggi…”

“Ellie, ma…”

“Perché non vai a giocare un po’ con Sam?? Guarda, è là da solo…”

“…Ook.”

La piccola si era allontanata, sbuffando, fino a raggiungere Sam. Il bambino stava tranquillamente guardando le immagini di un libro, ma quando si trovò davanti Natalie sembrò sorpreso in modo positivo. Entro poco tempo la ricciolina l’aveva già trasformato nella balia da compagnia della principessa (ovvero, lei stessa).

L’asilo era finito già alle 14.30 e Mary aveva cominciato a chiedere di andare a trovare Lilian. Dopo breve ero ormai obbligata a portarmi alcuni bambini fino all’ospedale. I genitori erano d’accordo, quindi in dieci minuti di autobus eravamo già arrivati.

Guidai Natalie, Sam, Chris, Mahalia e Mary per il reparto pediatria, mentre loro continuavano a saltellare e a fare domande.

Quando arrivammo alla stanza di Lilian i bambini entrarono di corsa, senza tante cerimonie e non ascoltando me che dicevo loro di bussare.

“CIAO LILIAN, SORPESAAAA!”

Prima ancora che la piccola potesse dire qualcosa le cinque pesti erano già tutt’intorno al suo letto.

Era da sola nella stanza, strano…

“Ciao!!” Lilian salutava gli altri con allegria. “Sei venuta Ellie! Sai che tra pochissimo starò bene bene??”

Sembrava in forma, infatti. Non era più così pallida e i lividi si erano fatti di un giallino chiaro al posto del viola inquietante di prima. Riusciva ad aprire quasi totalmente l’occhietto sconcio.

“È fantastico, Lily!” esclamai. “Come mai sei qua da sola?”

“Uffi, perché mia sorella se ne sta sempre con il ragazzo dell’ipoddo!”

Proprio mentre i bambini ridevano e si sedevano accanto all’amica entrarono nella stanza Anne e Mark. Lui portava una tuta da ginnastica ed i capelli castani erano un po’spettinati, mentre lei era stranamente vestita con una camicetta.

“Ciao Anne! Ciao Mark!” li salutai.

Il ragazzino mi fece un cenno con la mano, mentre guardava con preoccupazione la scena dietro di me: Lilian che mostrava con orgoglio l’ipod ai suoi amichetti.

“E questo si chiama Ipoddo!” disse con enfasi.

“OOOOhh..” esclamarono i piccoli.

“Lilian, piccola pulce…ti ricordo che quel coso è mio…”

Mark si avvicino al letto della bambina, sollevandola con un braccio solo. Questa urlò e si divincolò, sotto lo sguardo divertito di tutti i bimbi.

“E questo che diavolo è??” disse lui, fissando l’aggeggio.

“Un adesivo di Hello Kitty!”

“Ahh, questa me la paghi!”

Mark era un po’ arrabbiato ma scherzava, facendo dondolare Lilian da un ginocchio all’altro, che protestava e urlava ma si vedeva benissimo che si divertiva. Stava imparando a dare fiducia alle persone, cosa difficile per una bambina che era venuta trattata così male…

“Stai attento, Lilian non è ancora in forma…” protestò Anne.

“Tranquilla, Annie, sto solo giocando!”

Lilian era passata dall’urlare ad una risata eccitata.

“Oh, Ellie!! Che bello che sei venuta…come conosci Mark?”

Anne mi si avvicinò, sorridente.

“Da quando sono venuta a trovare Lilian! E tu?”

“Dall’ospedale, ovvio.”

“Certo, ovvio.” Dissi, con un pizzico di malizia nella voce.

“Comunque noi eravamo sempre qua, siamo uscito solo per un attimo…” disse, come a giustificarsi.

“Aahah, sì, certo!”

“è la verità!!!” ribattè.

“Non ci credooo…”

Per quasi tutto il pomeriggio ridemmo e giocammo in quella stanzina, fino a che venne l’ora di riportare i piccoli nel posto dove li aspettavano le mamme.

***

Dopo il divertimento del giorno prima, era arrivato il momento della serietà.

È stato un giorno molto impegnativo, quello in cui sono andata a denunciare il patrigno di Lilian e Anne. Per un solo momento, ho pensato che fosse meglio non farlo. Perché??

Non so, forse ero semplicemente spaventata. Mi è balenato in mente che sarebbe stato brutto per due bambine trovarsi sempre in mezzo ad assistenti sociali.

Ma la situazione non poteva andare avanti così. Non avrei mai potuto lasciare due ragazzine nelle mani di un uomo capace di mandare una bimba all’ospedale solo per la sua stupida rabbia.

Così, dopo che ebbi denunciato la cosa, gli assistenti sociali si misero al lavoro.

Persino la madre delle due si sprecò a venire alla mia porta, quella sera.

Cominciò con un discorso educato, da sempliciotta, ma io non avevo voglia di stare al gioco.

“Senta, signora, se è qua perché vuole che io ritiri la mia denuncia mi dispiace, ma non lo farò.” Dissi decisa.

Lei sembrò colpita dal mio essere diretta, ed anche un po’ infuriata.

“Se la mette così, allora…” disse. “Chi le ha detto impicciarsi nella nostra famiglia?”

“Nessuno, signora. E sa il perché?? Perché le sue figlie sono troppo terrorizzate per parlare!”

La signora rise con leggerezza, guardandomi male.

Non si scherza su queste cose, pensai, e rimasi seria.

“Non esageri!” esclamò.

“Esagerare? Beh, è sua figlia di cinque anni che è finita all’ospedale, non io. Ma visto che Lilian viene nel mio asilo, io ho il compito di proteggere i miei allievi.”

“Senta, so bene che mio marito può essere impulsivo…”

Puah, impulsivo. Io avrei detto aggressivo, violento. Impulsivo era un aggettivo usato per coprirne altri.

“Non penso che sia il caso che la maestrina dell’asilo infierisca sulla nostra situazione.”

“La prego, signora, chiudiamo qua questo discorso.”

Presi un respiro per non chiuderle la porta in faccia:

“Semplicemente lei prende questa ‘situazione’ troppo alla leggera, ed io ci tengo al benessere delle bambine. Arrivederci.”

Chiusi la porta, e da quella sera mi lasciò in pace.

 

 

 

Angolo Autrice: 

Ciao a tutte, care lettrici!!
Mi scuso per la mia latitanza (wooow che vocabolario da scrittrice xD), ma tra il mio compleanno, le verifiche e le vacanze mi sono un po’ persa!!
Per farmi perdonare ho fatto il capitolo un po’ più lungo…

Grazie a chi recensisce sempre, spero tanto che presto siate ancora di più…

Ancora due che mi aggiungono la storia alle preferite e salgo in classifica : )

A presto, with love!

 

AVVISO:

Ho cambiato una cosa nel capitolo precedente, ovvero che Angie può occuparsi dell’asilo quasi sempre, e non solo “dopo la scuola” visto che sono le vacanze d’estate e la scuola non c’è!! : )

  
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