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Autore: Emily Kingston    26/04/2011    11 recensioni
Ho sempre cercato di essere un grande uomo, perché per una grande donna come lei un mezzo-uomo non sarebbe mai bastato.
Eppure, dopo tre anni che stiamo insieme, ancora non capisco come mai abbia scelto me.
Proprio me, tra i tanti più degni di lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Shalala, would you marry me?

 

“ Because when you realize
you want to spend the rest of your life with somebody,
You want the rest of your life
to start as soon as possible ”
- When Harry met Sally.

 
Ho sempre cercato di essere un grande uomo, perché per una grande donna come lei un mezzo-uomo non sarebbe mai bastato.
Eppure, dopo tre anni che stiamo insieme, ancora non capisco come mai abbia scelto me.
Proprio me, tra i tanti più degni di lei.
Guardiamo in faccia la realtà: cosa posso offrirle, io? A parte una montagna di capelli rossi, qualche lentiggine ed un’immensa famiglia allargata?
Cosa posso darle più di qualsiasi altro uomo sulla terra?
Harry mi dice sempre che sono un cretino, perché lei da me vuole solo che mi prenda cura di lei, non le importa se sono ricco o non lo sono, se non lavoro come Capo del Dipartimento Auror o non sono un avvenente giocatore di Quidditch.
Ma devo dire che spesso non ci credo.
Anche Ginny, d’altro canto, non fa che ripetermi che sono uno zuccone, perché la faccio piangere e arrabbiare quando, invece, dovrei solo ringraziare la buona stella che l’ha fatta entrare nella mia vita.
E lo faccio! Io la ringrazio quella dannata stella, perché più il tempo passa, più mi accorgo che senza Hermione io non potrei essere Ron.
Adesso lei è qui, di fronte a me, alla Tana, la vigilia di Natale, che parla con mia madre delle prossime vacanze e ride con Ginny che le racconta le esilaranti battute delle sue compagne di squadra.
Fisso per un attimo lo sguardo su mia sorella, è cresciuta tanto, devo ammetterlo, come tutti noi d’altronde, ma forse su di lei il cambiamento si nota di più.
Ricordo ancora la piccola Ginny che mi schizzava dispettosa nella vasca da bagno, Ginny che mi rincorreva per il giardino, Ginny a cui ho insegnato a pronunciare “Ronald”, Ginny che si stringeva tra le mie coperte quando, la notte, le venivano gli incubi.
Sorrido, se penso che la stessa bambina che da piccola s’intrufolava tra le mie braccia quando c’era il temporale adesso gioca come Cacciatrice nelle Holyhead Harpies quasi non posso crederci.
E’ sempre stata un po’ un maschiaccio, ricordo ancora le botte che mi dava quando facevamo la lotta, e il Quidditch è sempre stata la sua ambizione segreta.
Ci è voluto un po’ per dirlo a nostra madre, che ormai già la vedeva accasata con un uomo distinto (Harry nelle sue fantasie di mamma) con cinque o sei figli a cui star dietro.
Ma Ginny non è una donna di casa, di quelle che si fanno mettere in cucina dal marito con il compito di rassettare e pensare alla prole, no, Ginny è una forza, è il maschio di casa; Harry tiene sempre le orecchie basse quando sta con lei, sa tenerlo a bada.
E’ da Ginny che sono andato, due mesi fa, quando il mio cervello, e il mio cuore, erano lacerati da una decisione importante.
Mi sono Materializzato nel salotto, senza neanche premurarmi di avvertire, e l’ho trovata intenta a guardare un film babbano con una coppa di gelato alla meringa tra le mani; avvolta in una felpa di Harry.
- Ho un problema – ho detto, secco, chiaro e coinciso.
Lei ha alzato gli occhioni nocciola e mi ha guardato, stupita, chiedendosi se fosse il caso di farmi ricoverare al San Mungo, tanto ero bianco e agitato.
Mi ha fatto sedere sul divano della loro casa a Grimmauld Place, l’ex quartier generale dell’Ordine, e mi ha ascoltato, paziente e, per la prima volta nella mia vita, ho capito che era da lei che avrei dovuto imparare.
Dalla sorellina che aveva avuto la forza di attendere Harry per tutta la Guerra, impotente.
La sorellina che aveva alzato la testa, fiera, quando la McGranitt aveva donato qualche ultima parola a Fred.
La sorellina che mi aveva stretto forte tra le braccia quando, davanti alle scalinate di pietra, mi aveva rivisto dopo mesi di silenzi angosciati.
Si volta verso di me e le sorrido allegro, strizzandole appena l’occhio giocosamente.
- Ron, non ti pare il momento di fare quella cosa? – mi dice, eloquente, fissando prima me e poi Hermione che, al suo fianco, parla ignara con Fleur della bambina in arrivo.
Annuisco debolmente, tastandomi le tasche per controllare che la piccola scatolina nera sia al suo posto; sospiro e mi concedo di guardare Hermione.
Sta sorridendo e ancora fatico a credere che quelle piccole labbra rosse mi appartengano, così come tutto il resto di lei.
Mi alzo lentamente, schiarendomi la voce, mentre mi torco le dita delle mani con agitazione.
- Ehm…Hermione, potrei parlarti un attimo? – balbetto e sento su di me lo sguardo fiero di Ginny e quello ammirato di mia madre che, come ogni buona mamma, si sta già preparando a rilasciare fiumi di lacrime di commozione.
Hermione si alza, sussurrando debolmente le sue scuse alla tavolata e mi raggiunge, intrecciando le sue dita con le mie mentre raggiungiamo il giardino.
E’ una serata limpida, le stelle brillano serene ed una lieve brezza soffia tra gli alberi, rinvigorendo la mia pelle accaldata dal camino e da qualche sorso del Whisky che Harry ha insistito per portare.
- Allora, cosa c’è? – mi sprona lei, appoggiando dolcemente la guancia sulla mia spalla.
Sospirò, voltando il capo per posarle un lieve bacio tra i ricci indisponenti, inalando il suo profumo di vaniglia, lo stesso che le ho regalato qualche anno fa.
- Ron? – non sentendomi rispondere alza la testa e mi guarda, sento i suoi occhi sfiorare il mio profilo ed immergo una mano nella tasca, accarezzando il tessuto liscio della scatolina, sperando che almeno lei possa darmi la sicurezza che mi è sempre mancata.
Mi volto, sperando che il mio sorriso sembri rassicurante, e mi porto alle sue spalle, coprendole gli occhi con i palmi delle mani.
- Ron! – ridacchia, posando le sue piccole manine sulle mie, tentando, invano, di liberare i suoi occhi.
- Ti fidi di me? – le chiedo, il cuore che batte così forte che ho quasi paura che mi scoppi nel petto.
- Sì – risponde, decisa – ciecamente – e ancora una volta mi domando cosa ci faccia lei con uno come me.
Lei è così perfetta che toccandola ho quasi paura di rovinarla, mentre io sono solo goffo e fuori luogo.
La guido lentamente, cercando di non farmi assalire dalle mie paranoie, attento a non farla cadere o scivolare sul prato umido di neve.
Sento la scatolina muoversi nella mia tasca a ritmo dei miei passi e quando arriviamo in cima alla collina una vampata di caldo mi blocca il respiro in gola.
- Prometti che non aprirai gli occhi finché non te lo dico io – le dico.
- Neanche una sbirciatina? – le piace giocare con me e ogni volta riesce a sorprendermi per come sa essere così seria e ligia sul lavoro e così dolce e spensierata a casa.
Sì, perché ovunque è lei per me è casa.
- Neanche una sbirciatina – rispondo, ridacchiando alla smorfia che si dipinge sul suo volto.
Diligente Hermione porta le mani sugli occhi, assicurandomi che rimarranno ben chiusi finché non sarò io a darle il permesso di aprirli.
Con mano tremante afferro la bacchetta ed evoco il barattolo che ho minuziosamente preparato due sere prima; dalle pareti trasparenti posso vedere le piccole lucciole volare infastidite, sbattendo tra  di sé.
Apro il tappo con movimenti meccanici, sentendolo sgusciare sotto le mie dita sudate; il barattolo mi cade di mano e le lucciole si spandono nell’aria, illuminando di una tenue luce giallina lo sprazzo di cielo sopra di loro.
- Per le mutande di Merlino, Weasley, datti una calmata! – mi ammonisco, facendo evanescere il barattolo con un colpo nervoso di bacchetta.
Mi passo una mano tra i capelli, ravviandoli, e con un respiro profondo impugno saldamente il piccolo ramoscello di legno che, diligente, gioca con le lucciole come un direttore d’orchestra con la sua banda.
Le posiziono accuratamente, come ho provato a fare per settimane, con l’aiuto di Ginny ed un incantesimo consigliato da Harry, e quando finalmente mi pare di aver fatto un buon lavoro affondo la mano nella tasca della giacca, stringendo convulsamente la scatolina, fedele compagna nelle notti insonni in cui le paranoie avevano avuto il sopravvento.
Controllando che gli occhi di Hermione siano serrati a dovere tiro fuori il piccolo anello di oro bianco, rimirandolo tra il pollice e l’indice.
Sospiro e lo ripongo nella piccola scatolina, infilandola cautamente nel profondo della mia tasca.
- Puoi aprirli – dico, con voce tremante e vedo le mani di Hermione abbandonare i suoi occhi, che si guardano intorno sorpresi e spaesati.
- Ron è..è bellissimo – balbetta, spalancando gli occhi ed osservando le piccole lucciole disposte ordinatamente nell’aria, formando il nostro piccolo cielo privato.
Ha lo stesso sguardo di una bambina davanti alle luci dell’albero di Natale e sembra tentata di alzare una mano per toccare i piccoli animali notturni.
Mi porto dietro di lei e le avvolgo la vita con le braccia, rassicurato dal suo calore; le bacio una guancia morbida e arrossata.
- Come mai tutta questa galanteria stasera, Weasley? Hai per caso intenzione di sposarmi? – ride e il sangue mi si gela nelle vene.
Hermione non ha mai seguito le lezioni di Divinazione, decretandola una “materia senza capo né coda”, né credo sia una Legilimens, Occlumanzia è sempre stata un’esclusiva di Piton.
Deglutisco, ridendo istericamente alla sua battuta e sento la scatolina sbattere contro la mia anca quando lei si muove tra le mie braccia per guardarmi in viso.
Mi allaccia le braccia al collo e mi bacia piano le labbra, dolcemente e vorrei morire, perché ogni volta che mi bacia penso a tutte le volte che l’ho quasi lasciata andare, tutte le volte che l’ho delusa, fatta piangere, tradita.(*)
- Su, stavo scherzando, rilassati – mi accarezza gli avambracci, che si rilassano sotto le sue dolci carezze e il respiro riprende regolare, insieme al battito del cuore.
- Da quanto tempo ci conosciamo, io e te? – chiedo e la vedo guardarmi incuriosita.
- Un po’ – risponde, vaga.
- Siamo mai stati amici, noi, Hermione? – continuo.
Non so perché il discorso che avevo preparato minuziosamente nel mese precedente adesso mi sfugga dalla mente, discorso che avrebbe dovuto esaltare il suo essere così fantastica e imprevedibile e il mio bisogno quasi viscerale di avere qualcuno che sconvolgesse la mia vita ogni giorno, come fa lei, anche con i piccoli gesti, e invece sto qui, aggrappandomi ad una vecchia storia, tanto per giustificare il fatto di essere al suo fianco, di essere proprio io.
- No, non penso – dice, guardandomi con quell’aria da so-tutto-io che non la smentisce mai.
Sorrido, accarezzandole piano una gota.
- Ci ho messo sette anni, Hermione, sette maledetti lunghi anni a capirlo e la risposta è sempre stata qui – inizio, indicandola, e non so come le parole facciano ad uscirmi di bocca senza neanche passare per il cervello – tu sei sempre stata qui, paziente, ad aspettarmi. Non mi sono mai meritato che lo facessi e sicuramente, se ti fossi guardata un attimo intorno, avresti trovato miliardi di persone pronte a renderti felice come meriti – Hermione mi guarda spaesata.
Non so se è più l’ansia di perderla o la paura di un rifiuto a farmi parlare, ma lo faccio e basta.
- Io sono un idiota – ride, annuendo.
- Sì, lo sei, ma sei il mio idiota – sussurra, strofinando il naso contro il mio.
- Io…io…ecco io…- inizio a balbettare, come previsto e sento le orecchie infiammarsi. – Doveva essere tutto perfetto, insomma, avevo preparato il discorso un secolo fa e Ginny ci ha messo così tanto a farmelo imparare e…-
- Shh – mi sussurra, avvicinando la sua bocca alla mia – calmati, non devi mica chiedermi davvero di sposarti – dice, divertita, scompigliandomi i capelli e baciandomi appena le labbra.
- Sì, invece! – sbottò, allontanandomi – Ecco, grazie Merlino! – impreco e mi siedo su un sasso poco dietro di me, la testa tra le mani.
Come al solito sono riuscito a rovinare tutto, come da copione Ron ha fatto la cazzata della serata.
Hermione boccheggia davanti a me, portando la punta delle dita sulle labbra rosse e piene, stupita.
- Ron…- sussurra, inginocchiandosi davanti a me.
- Io non ho parole dolci in mente, Hermione, o canzoni o poesie. Non ho una casa immensa o una vita agiata da offrirti, né un uomo con una carriera lunga e proficua. Non sono Viktor Krum né ho lontanamente la gentilezza di quel ragazzo che ieri ti ha avvicinata al bar. Sono maledettamente goffo, insensibile, sbadato, permaloso, geloso, pigro e disordinato – dico, censurando la lista dei miei difetti per non sfociare in una crisi di nervi dovuta alla mia poca autostima. – Insomma, sono maledettamente sbagliato e ho la tremenda paura che un giorno qualcuno migliore di me arrivi e ti porti via, promettendoti quella vita che meriti tanto. E’ sciocco e immaturo, ma io sono così – chiudo, fissando sconsolato l’erba del prato.
Sento le sue piccole braccia avvolgermi il collo ed una cascata di boccoli profumati inondarmi il viso, stordendomi.
- Non so perché hai scelto me e, credimi, me lo chiedo da una vita, però so che quando ti vedo sento solo una gran voglia di ridere e di stringerti e baciarti e parlare con te, tenendoti la mano. Sento il cuore battere forte ed il respiro farsi corto, come se avessi corso per chilometri senza sosta, e vorrei mettermi a gridare che il mondo è meraviglioso; so che quando torni stanca da lavoro, con i capelli gonfi ed il viso sofferente a causa dei tacchi che hai portato tutto il giorno, mi domando dove ti sei nascosta tutto questo tempo e cosa ho fatto di così bello io per meritarmi una donna così meravigliosa – lo dico tutto d’un fiato, sicuro che se aprissi bocca per prendere aria anziché parlare le parole mi si incastrerebbero tra le labbra.
Arrossisco, accarezzandoti la schiena e mi allontano da te, che mi guardi spaesata.
Mi alzo e frugo frenetico tra le tasche, le lucciole si muovono frenetiche intorno a noi, pronte a fare ciò che io e Ginny gli abbiamo insegnato.
Afferro la scatolina e mi inginocchio, una gamba a terra e l’altra piegata davanti al busto, l’inconfondibile posa che ogni donna freme per veder inscenare dal proprio uomo.
Hermione mi guarda emozionata, mentre incespico sull’apertura della scatolina che, dopo qualche miseriaccia si apre, rivelando la piccola fedina d’oro bianco.
È un modesto pezzo di gioielleria, con una piccolissima pietra bianca al centro; appena l’ho visto ho pensato a lei, così piccola e mia.
- Hermione Granger, illumineresti la mia vita per il resto dell’eternità? – chiedo, fissando i miei occhi nei suoi, ora lucidi ed appena umidi, mentre le lucciole si sono disposte in modo da illuminare solo noi due, volteggiandoci intorno.
Annuisce, vaga, fissandomi come se mi vedesse davvero oggi per la prima volta.
Poi mi travolge, abbracciandomi stretto e facendomi cadere a terra, e rido.
Bacia ogni centimetro del mio viso che riesce a raggiungere, accarezzandomi le guancie ispide, sorridendo radiosa, mentre le mie mani armeggiano con l’anello che subito trova posto al suo anulare sinistro.
Continua a baciarmi sulle labbra, sdraiata sul mio busto, con le mani tra i miei capelli e non capisco più niente.
Sento solo le sue labbra, le sue mani, le sue carezze, lei,ovunque.
Hermione è un uragano, la forza che rende la mia vita straordinaria, anche quando mi bacia la fronte prima di andare a lavorare, o quando mi porta la colazione in camera la domenica mattina.
E nonostante tutto riprendo a domandarmi perché abbia scelto me, il mediocre e goffo Ronald Weasley.
Ho sempre sperato di essere un grande uomo, perché per una grande donna come lei un mezzo-uomo non sarebbe mai bastato, ma mentre adesso mi abbraccia, nella consapevolezza che potrebbe avere di meglio, ho deciso che sarò un mezzo-uomo, se è quello che fa per lei.

 

Tutti possono catturare i tuoi occhi,
ma serve qualcuno di speciale per catturare il tuo cuore.
-Sconosciuto.

 





Author's Corner. 
Beh, grazie a chi è arrivato a leggere questo, spero di avervi fatto passato un buon quarto d'ora. 
Premettendo che chiedo venia se ho sbagliato a scrivere "Legilimens" e "Occlumanzia" non sapendo come si scrivono e, in caso avessi sbagliato, mi farebbe piacere che mi correggeste con la 'versione' giusta :)
Volevo anche scusarmi per il piccolo pezzo su Ginny, lo so, ho divagato, ma penso che il rapporto Ron/Ginny sia spesso sottovalutato e credo che, anche se non lo ammettono, quei due si vogliano un gran bene.
Per quanto riguarda il piccolo (*) ci tenevo a precisare, in caso non fosse chiaro, che si parla di tradimento dal punto di vista della fiducia, non dal punto di vista fisico.
Che dire, non so neanche da dove sia uscita fuori, ma si sa, le vacanze sono un momento prolifico; spero le abbiate passate bene, alla prossima. 
Maya.  

 

 
   
 
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