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Autore: Christine23    26/04/2011    3 recensioni
‹‹Sai che, se non baci qualcuno entro lo scoccar della mezzanotte, la sfortuna si abbatterà su di te per tutto il resto dell’anno nuovo?›› lo informò Blaise, distratto, troppo intento ad ammirare la sua camicia blu cobalto di seta pregiata che si abbinava perfettamente alla pelle scura, girando su se stesso per analizzare sia il suo splendido lato a che il suo marmoreo lato b.
Draco Malfoy era scettico all’idea che la sua vita potesse essere peggio di quanto già non fosse.
«Non credi che io abbia già avuto la mia proficua dose di sfiga, Zabini?» berciò, guardandolo torvo.
Terza classificata al contest 'Togliere la polvere' indetto da Andrea S. sul forum di EFP.
[Da revisionare]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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4.

 



Draco captò un significato intrinseco in quelle parole. La Mezzosangue si era limitata ad usarle per riferirsi a una componente puramente fisica, lui invece, ne cavò fuori qualcosa di molto più profondo.
Ce le hai ancora le palle, Draco? Quelle che ti definiscono un uomo tutto d'un pezzo? Cavaliere senza macchia e senza paura?

Preferì scacciare le sue elucubrazioni con un sorriso beffardo, orgoglioso fino alla morte, orgoglioso prima di tutto.
‹‹Vuoi verificare tu stessa?›› si sporse verso il basso per portare il viso alla stessa altezza della ragazza.

Hermione avvampò, ci mancò poco che si affogasse con la sua stessa saliva. Aveva a che fare con Malfoy da più di sette anni ormai, eppure, sapeva che non si sarebbe mai abituata del tutto alle sue risposte pungenti.

‹‹Sei disgustoso›› sentenziò con una smorfia schifata, scatenando le risate di scherno del Serpeverde, che si accostò al tavolo col fondo schiena.
«Prima affermi che io sia bello, poi che sia disgustoso. Non ti facevo così volubile, Mezzosangue».
Hermione scattò in piedi, quel netto dislivello di altezza tra lei e lui la stava assoggettando; non  che avesse mai potuto risanarlo: lui l'avrebbe sempre sopraffatta di una ventina di centimetri.
Ora si fronteggiavano, l'uno a uno sputo di distanza dall'altra, studiandosi attentamente come due leoni che circumnavigano su loro stessi, attendendo il momento propizio per sferrare il primo attacco.
‹‹Perché sei qui, Malfoy?›› Hermione avrebbe potuto ribattere a tono, colpirlo, invece scelse di porre quella banale domanda, che, ragionandoci, poi così tanto banale non era.

Un luccichio illuminò gli occhi del ragazzo, ma questo seppe bene come nasconderlo. Si raddrizzò di nuovo, sottolineando ancora di più l'evidente piccolezza della sua interlocutrice, sul viso fece capolino un'espressione imperscrutabile.

‹‹Tu perché hai le occhiaie, Granger?›› Un quesito schivato con un altro.

Aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona capace di tenerle testa.

Hermione non si aspettava certo che le rivolgesse una tale domanda, gettandola nel caos. Nascose la sua iniziale esitazione con un veloce gesto della mano che portò a riavviare i capelli all'indietro.
Perché non riusciva a dormire.
Perché lui le dava il tormento.
‹‹Mai sentito parlare di insonnia, Malfoy?›› una cantilena già sentita, ripetuta e copiata con estrema disinvoltura.
Draco socchiuse gli occhi, puntandoli verso il basso. Inclinò il viso leggermente di lato, le sue labbra si incurvarono in un sorriso sghembo, consapevole di essere appena stato plagiato.
‹‹So cos'è l'insonnia, Granger. Ma non vedo perché tu debba averla›› fu il suo turno di copiare.
Sembrava la scena di un film già visto, un déjà vu ricorrente a ruoli inversi; la Grifondoro si disorientò, si ritrovò senza parole, cominciò a capire l'effetto che quelle parole dovevano aver avuto sul ragazzo, quando lei stessa gliele aveva sputate in faccia senza pensarci più di tanto. Come se lui non avesse mai potuto avere qualcosa che lo angustiasse e gli impedisse di dormire perché troppo poco umano. E adesso lui gliele stava ritorcendo contro.
‹‹E per quale motivo?›› Hermione incrociò le braccia al petto, in attesa. In attesa che lui la scalfisse con qualche insulto gratuito, pensato appositamente per ferirla.
Hermione Granger rare volte nella sua breve vita era rimasta senza ossigeno, talmente impietrita da non poter muovere un muscolo. A dodici anni, quando aveva visto il Basilisco riflesso nello specchio; a quindici, quando era stata ferita nell'Ufficio Misteri; a sedici, per la morte di Silente; a diciassette, quando era stata torturata da Bellatrix.
Per questo, nel momento in cui Draco parlò, si preparò ad aggiungere all'elenco una nuova volta.
‹‹Perché tu sei il contrario di me, Mezzosangue. Sei insopportabilmente perfetta›› alitò Draco. L'astio che Hermione riconobbe nel suo tono la investì come una doccia gelida. Draco Malfoy pensava che fosse perfetta, anzi, insopportabile perfetta. 

Aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona capace di zittirla.

Draco non si scompose, decise di mettersi comodo sulla panca per godersi meglio quella inusuale scena. Dentro di sé, però, era tutt'altro che calmo.
Le aveva confessato qualcosa che aveva giurato non sarebbe mai uscito dalla sua bocca: il motivo per cui la detestava, il motivo per cui l'aveva sempre guardata con disprezzo, il motivo per cui la invidiava.

Hermione era ancora lì, coi piedi incollati al pavimento, convinta di aver avuto un'allucinazione: lui, Purosangue, credeva perfetta lei, Mezzosangue.
‹‹Io sarei perfetta? ›› soffiò incredula, guardandosi bene dal sollevare lo sguardo per incontrare i suoi occhi grigi, che continuavano ad osservarla.
Il ragazzo deviò la sua attenzione sul tavolo, iniziò ad accarezzarlo, tracciando dei cerchi immaginari con le dita sulle linee del legno.
‹‹Sì, Granger. É questa la considerazione che hanno tutti di te. Hai la fama di essere perfetta. Hai dimostrato in tutti i modi di esserlo›› Draco parlava a ruota libera, privo di ogni imbarazzo o inibizione.  ‹‹Mentre io ho la fama di essere sbagliato. Il mio nome è sbagliato, persino il colore dei miei capelli e la forma del mio naso sono sbagliati›› aggiunse, accennando un sorriso appena ironico.
Hermione analizzò d'istinto il profilo del suo naso e non trovò nulla nella sua forma che non andasse: era dritto, leggermente all'insù, sicuramente più gradevole del suo.
‹‹Smettila di guardare il mio naso alla ricerca di qualche difetto visibile. Sai bene a cosa mi riferivo›› rimbrottò infastidito, dopo averla beccata con la coda dell'occhio a studiarlo come il compito del giorno da svolgere.
Il naso del padre. Il naso di un Mangiamorte. Il naso di un ipocrita.
"Non ti curar di loro, ma guarda e passa" citò sovrappensiero, badando poco al fatto di aver in qualche modo dato una sorta di conforto al Serpeverde. Draco la fissò attonito, quella ragazza era davvero la più stramba che avesse mai conosciuto.
‹‹Usi Dante per consolarmi, Granger? Sei sconcertante››
Hermione, dal canto suo, ricambiò lo sguardo con uno ancora più turbato.
‹‹Che tu sappia chi sia Dante, Malfoy, è molto più sconcertante››.

Aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona capace di stupirla.


Gli opposti si attraggono, dicevano i babbani, ma non avevano capito che tra di loro doveva esistere almeno un elemento che li rendesse uguali. 
‹‹Per chi mi hai preso? Non sono certo uno zoticone come il tuo amichetto›› sottolineò sprezzante e pieno di sé, riferendosi a Ron.
Hermione lì per lì si incendiò di rabbia, ebbe l'istinto di sferrargli un'altra ginocchiata nelle parti basse, poi ci ripensò: non gli avrebbe dato altri motivi per potersi considerare l'unico in grado di farle perdere le staffe. C'era Ron che, in quanto a faccia da schiaffi, competeva con lui, solo che le cause delle sfuriate provocatele da Ron erano ben diverse: lei viveva su un pianeta, lui su un altro.
Malfoy, invece, si stava dimostrando un coabitante dello stesso pianeta, seppur nelle vesti di vicino insopportabile.

‹‹Io non sono perfetta›› affermò risoluta. Trovava ridicolo quell'aggettivo, un aggettivo che non le si addiceva per niente; un aggettivo che faceva pensare a qualcosa di finto, ermetico, noioso, persino disumano.
Draco lasciò perdere il tavolo, si voltò interamente verso di lei, degli accenni di barba incolta  furono visibili grazie alla luce del sole, che, abbandonando i raggi biancastri dell'alba, lo investì in pieno viso. Senza di esso non sarebbe stato possibile vederla, poiché i peli erano biondi tanto quanto i suoi capelli. Hermione considerò che, tutto sommato, non gli stesse male.
‹‹No, adesso non  lo sei più. ›› affermò misteriosamente, mentre un lampo di vittoria attraversava i suoi occhi. 
Hermione, spaesata, si strinse nelle spalle; cercò in tutti i modi di cogliere il significato della sua frase, decifrarne il messaggio criptato, ma non ci riuscì.
‹‹Che vuoi dire?›› dovette arrendersi.
‹‹Chiedimi perché ti ho baciato, Granger›› ora Draco era in piedi, la scrutava dall'alto del suo metro e ottantacinque, facendola sentire orrendamente bassa.
Hermione continuava a non capire: cosa c'entrava la storia del bacio col suo essere non più perfetta?
‹‹Perchè mi hai baciato?›› lo accontentò, non potendo fare altrimenti.

Draco abbozzò lo stesso sorriso mascalzone di prima, si portò di fronte a lei, la quale indietreggiò istintivamente fino a toccare il tavolo; non la stava toccando, neppure sfiorando, solo i loro vestiti si accarezzavano, eppure, Hermione si sentiva imprigionata, intrappolata nelle sue spire invisibili.

‹‹Tu perché mi hai baciato?››  Hermione si accorse all'improvviso che i loro visi erano talmente vicini da poter sentire il respiro caldo di Draco solleticarle le guance.
Stava iniziando ad odiare le sue risposte costituite da altre domande.
‹‹Te l'ho chiesto prima io›› protestò la Grifondoro, ritrovandosi la voce roca a causa della gola secca, come se fosse stata per giorni senza bere.
‹‹Io te l'ho chiesto per primo di chiedermelo›› gli occhi cenerini di Draco caddero sulle labbra della ragazza, non prima di averla guardata in modo provocatorio, però.
Hermione sentì il cuore esploderle dal petto, il suo stomaco sembrava esser stato azzannato da un lupo mannaro; non si ricordava di aver provato in precedenza una sensazione simile, quella situazione era nuova per lei, e questo la terrorizzava.
‹‹Hai due anni, Malfoy?›› sfotté acida, obbligandosi a rimanere impassibile, dato che la sua vicinanza la stava rendendo nervosa.

‹‹Ti risponderò solo dopo che lo avrai fatto tu›› 
Anche lei si concentrò sul movimento delle sue labbra, osservando gli incisivi bianchi allineati perfettamente. Suo padre li avrebbe sicuramente ammirati, da buon dentista qual era. Non era da tutti avere dei denti perfetti di natura senza aver bisogno di ricorrere a metodi artificiali: lei aveva dovuto portare l'apparecchio per molto tempo, ma, approfittando di dover essere guarita da un incantesimo inflittole da Draco, si era fatta rimpicciolire i suoi famosi dentoni, eliminando per sempre lo scomodo dell'apparecchio.
Entrambi avevano smesso di guardarsi negli occhi, studiavano solo il contorno roseo delle proprie bocche; Draco immaginò di tracciarlo con le dita, ne aveva già verificato il sapore e la morbidezza il giorno prima, ma, adesso, sentiva un'incontenibile voglia di toccarla. Hermione sentì il proprio respiro affannarsi, o diminuire drasticamente, non riusciva a scegliere, sembrava un miscuglio di tante emozioni che si accalcavano.
‹‹Te l'ho detto perché l'ho fatto›› si ricordò finalmente di rispondere, si era perfino dimenticata di avere una voce.
‹‹Voglio il vero motivo, Mezzosangue›› l'aroma del gelsomino aveva riempito le sue narici, dandole la prova ancora più certa che quello fosse l'odore della sua pelle e non solo un profumo scatenato da una sorta di incantesimo.

Draco non nutriva molte speranze di riuscire a ottenere la risposta che voleva con le buone, per questo sarebbe ricorso alle cattive. Lei era diventata il suo tormento, bene: lui sarebbe stato il suo.
L'ora della colazione per le persone normali, ovvero quelle che non erano solite svegliarsi prima dell'alba, era giunta; la Sala Grande si popolò subito di studenti, i quali, come il giorno prima, si arrestarono all'entrata, nuovamente sconvolti dalla scena che gli si presentò.

Draco afferrò Hermione per i capelli, premendo le labbra sulle sue con fare rude; l'altra si difese mordendole, in modo che non potesse riuscire a ottenerne l'accesso. Di conseguenza, Draco gliele morse a sua volta, determinato a vincere.
Nel castello iniziò a circolare la voce che Draco Malfoy ed Hermione Granger si stessero, alla lettera, divorando in Sala Grande.
Due guerrieri che lottavano ad armi pari per la propria sopravvivenza.
Hermione cedette, attribuendo la colpa alla superiorità fisica del ragazzo, che smise di esercitare quella specie di costrizione, accarezzandole la lingua lentamente, così lentamente che lei stessa temette di impazzire; le stava iniettando il suo veleno, che di amaro e acido non aveva nulla.  
Si rese anche conto di un'aspra verità: li stavano guardando tutti, e lei aveva una reputazione da difendere. 
Lo spinse bruscamente lontano da lei e non gli diede neanche il tempo di ribattere, poiché lo colpì sul naso - odiosamente perfetto-  con un pugno, così come aveva fatto al terzo anno. 
‹‹Smettila di baciarmi, dannazione!››. 

***


Draco non riusciva a ricordarsi quando era stata l'ultima volta che aveva dovuto faticare così tanto per baciare una donna: forse perché non ce n'era mai stata una.
‹‹A quando il matrimonio?›› Blaise uscì dal bagno con l'accappatoio di seta che tanto adorava sentire sulla pelle ed evitò di ridere alla vista dell'amico, occupato a verificare i danni del suo naso.  
Draco sollevò il sopracciglio biondo fino a sfiorare l'attaccatura dei capelli e smise di analizzarsi allo specchio per rivolgersi al moro.
‹‹Cosa hai detto?›› sibilò.
Blaise fece finta di non aver sentito, si impegnò ad asciugare i propri capelli con la giusta cura, in modo che non venissero gonfi e secchi, a sua detta.
‹‹Ormai non si parla d'altro, Malfoy. C'è un giro di scommesse riguardo la data in cui sposerai la Mezzosangue›› lo informò con tono disincantato, come se gli stesse annunziando che tempo avrebbe fatto il giorno dopo. 
‹‹Non ti inviterei nemmeno se fosse vero, Zabini›› replicò Draco, tagliente.

Blaise sghignazzò: nel giro di tre giorni aveva riso più di quanto avesse mai fatto in vita sua. Erano comici, Malfoy e la Mezzosangue, così indaffarati a rincorrersi, mordersi e provocarsi, da non riuscire a vedere quanto la cosa piacesse ad entrambi. Astoria era stata una preda facile, Draco non aveva mai dovuto sudare per conquistarla, i suoi soldi e il suo bell'aspetto erano bastati a farla capitolare ai suoi piedi: nessuna sfida.

Il caro Draco non l'avrebbe mai ammesso ma, quella lotta lo stava mandando su di giri; l'adrenalina che aveva sentito sulla sua pelle, mentre lottava per baciarla, difficilmente l'avrebbe dimenticata.
‹‹Io ho scommesso quaranta galeoni sull'anno prossimo. Perciò vedi di farmi vincere››.
Il povero Blaise aveva accumulato più infortuni in tre giorni che in tre anni: questa volta fu il suo fondo schiena di origini italiane a pagarne le conseguenze, poiché Draco lo fece levitare e girare su stesso come una ruota per poi interrompere l'incantesimo e farlo cadere di botto a terra. 
‹‹Merlino, Draco! Devo posare da modello per Madama McClan, non posso presentarmi col deretano a strisce!››.


***


Hermione pensò bene di andare a rintanarsi nel suo dormitorio, non reggeva più le occhiatine e i bisbigli di cui era protagonista. Nel tragitto che aveva dovuto percorrere per raggiungere la torre di Grifondoro, aveva incrociato solo ragazzine smorfiose che l'avevano guardata in tralice, probabilmente invidiose della sua fantomatica relazione col biondo, o forse contrarie alla stessa.
Ebbe un po' di sollievo solo quando si chiuse alle spalle la porta della propria stanza, lasciandosi scivolare su questa. La situazione stava degenerando.

Malfoy continuava a baciarla senza spiegazioni plausibili e lei lo prendeva a pugni e ginocchiate, facendo finta di non gradire. Ma che diavolo stava succedendo? Merlino, se i suoi amici lo avessero scoperto, l'avrebbero accusata di essere passata dalla parte del nemico.  
Quale nemico, poi? Era inutile continuare la farsa del Grifondoro buono e del Serpeverde cattivo; Voldemort era morto, andato, trapassato, defunto, non esisteva più una schiera nemica che si opponeva alla loro; persino Lucius Malfoy si era dimostrato solo un fan di convenienza e adesso se ne andava in giro come un pentito, elemosinando ammirazione e gloria. Quindi, Draco era un nemico, sì, ma di chi? Erano nemici per cosa? Per abitudine, per comodità, perché per la gente era normale e scontato che lo fossero?

Si schiaffeggiò il viso, obbligandosi a smettere di fare quei pensieri, tanto sapeva che per lei era meglio che quell'abitudine continuasse. Tutto doveva restare immutato, lei Grifondoro buona e lui Serpeverde cattivo. Lei perfetta e lui imperfetto. 
La sua vita aveva subìto troppi cambiamenti, non poteva cambiare anche quello. Quell' unico elemento che la legava ancora al passato.
Sapeva che non era corretto rimanere ancorati al passato, bisognava abbracciare il presente insieme a tutte le sue novità, ma nonostante questo, lei ci si era aggrappata con le unghie
Hermione scorse una pila di tre lettere accatastate sul davanzale esterno della sua finestra, il gufo, in questo caso gufi, le avevano lasciate lì, poiché avevano trovato la finestra chiusa

Hermione
Cos'è questa storia che tu e Malfoy vi siete baciati?! Stai bene, cara?! Oh Santo Cielo, chissà cosa deve averti fatto per obbligarti, quella viscida serpe! Domani saremo subito lì, non temere!

Hermione
Spero tanto che Ginny e la sua amica Charlotte abbiano solo una grande e fervida immaginazione, perché io non ci credo.
Aspetto di sentire te, non prenderò mai per oro colato quello che dicono due stupide ragazzine.

'Mione!!!
Io lo uccido quel verme schifoso!! Come si è permesso di toccarti?! Quella lurida, viscida, infida, serpe!  


Da quelle poche righe, Hermione si meravigliò di come potesse trasparire subito il palese e abissale grado di maturità che differenziava i tre: Harry si era dimostrato il più ragionevole di tutti, mentre i fratelli sembravano esser stati creati con lo stampino.
Presa dal nervosismo, arrotolò le lettere in piccole palline e le gettò con incuranza sul pavimento: la cara Charlotte non avrebbe avuto vita facile ad Hogwarts finché ci fosse stata lei ad abitarla.

 

***


‹‹La Mezzosangue, Draco? Che caduta di stile. Avresti potuto trovare un rimpiazzo migliore›› Daphne Greengrass non aveva potuto fare a meno di esprimere la sua opinione, quando Draco era entrato in Sala Comune, meritandosi uno sguardo pieno d'odio da parte di questo: davanti a lui non c'era più Daphne, ma Astoria.

Ogni volta che la guardava, gli ricordava dolorosamente la sorella: stessi capelli biondi, stessi occhi chiari languidi, se non avessero avuto un anno di differenza, le avrebbe potute scambiare per gemelle.
‹‹Te, per esempio?›› suggerì divertito, sapendo di esser sempre stato l'oggetto del desiderio di Daphne da quando si era messo con la sorella.
‹‹Non essere sciocco, io non potrei essere mai un rimpiazzo. Hai sbagliato fin dall'inizio a scegliere Astoria›› la ragazza accavallò le lunghe gambe, donando una parziale visuale delle cosce al ragazzo.
‹‹Ti credi migliore di lei, Daphne?›› Draco si avvicinò, cauto, come un pitone che striscia di soppiatto, pronto ad avvinghiare la preda e soffocarla.
‹‹Io non ti avrei mai lasciato›› affermò risoluta, reggendo il suo sguardo.
Draco le rivolse un sorriso sarcastico, sollevandole il mento con l'indice. La ragazza sussultò per la sorpresa e mosse il viso verso il suo, convinta che l'avrebbe baciata; infatti, chiuse gli occhi, preparandosi ad assaggiare quelle labbra che tanto aveva desiderato fossero sue.
Il ragazzo si arrestò poco prima di sfiorarla, facendo spalancare gli occhi perplessi di Daphne, che lo fissò interrogativa.
‹‹Per te sono sempre stato un capriccio. Anche se dovessi riuscire ad avermi, subito dopo apriresti le gambe al miglior offerente. Sei tale e quale a tua sorella›› Daphne serrò la mandibola, offesa e umiliata come poche volte lo era stata nella sua vita.

 

   
 
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