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Autore: Kia85    06/02/2006    8 recensioni
Anche se doveva ammettere una cosa: i soldi non fanno la felicità e lui lo sapeva fin troppo bene. La felicità, infatti, l'aveva abbandonato più di quattro anni prima...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stagioni

 

Alla radio trasmettevano una canzone dalla melodia malinconica e dalle parole troppo familiari a Harry: stava guidando la sua macchina, con una meta ben precisa, ovvero casa Granger.

L’auto, una Cayenne Volkswagen a quattro porte, grigio metallizzata, era nuovissima. Comprata al suo ritorno a Londra, giusto una settimana prima, non era neanche costata poco: ma lui aveva cominciato a lavorare come Auror e, con l’eredità di Sirius e dei suoi genitori, non poteva dire di passarsela così male. Anche se doveva ammettere una cosa: i soldi non fanno la felicità e lui lo sapeva fin troppo bene. La felicità, infatti, lo aveva abbandonato più di quattro anni prima…

 

“Ecco che il tempo cambia già,

comincia qui un nuovo ciclo ormai…”

 

Sì, quattro anni prima la sua vita era cambiata, per l’ennesima volta. Dalla tenera età di 12 mesi, la sua vita aveva subito cambiamenti più o meno radicali…più o meno positivi…E tra questi ultimi prevalevano di gran lunga i meno: la morte dei suoi genitori ad un anno, l’infanzia trascorsa a Privet Drive, dai Dursley, la morte di Cedric Diggory durante il suo quattordicesimo anno di vita, quella del suo padrino, Sirius Black, l’anno dopo e l’aver ucciso un uomo, seppur malvagio, perfido come Lord Voldemort, durante il suo settimo anno a Hogwarts.

Ma…c’era un aspetto positivo nella sua vita tormentata. Il 19 settembre di quasi cinque anni prima, all’inizio del loro ultimo anno alla scuola di magia, Harry e il suo migliore amico Ron Weasley avevano preparato una piccola festicciola per i 18 anni della loro amica Hermione Granger. E, alla fine della festa, seduti sul tappeto accanto al camino, quando la sala comune si era svuotata, Harry le aveva fatto un altro regalo, oltre all’elegantissima penna stilografica su cui era stato inciso il nome di lei: le aveva aperto il suo cuore, le aveva confessato di essersi innamorato di lei, da quella sera all’Ufficio Misteri, quando lei aveva rischiato di morire per colpa di Harry, quando aveva risvegliato in lui uno strano moto…che aveva scoperto essere amore.

 

“…e sento che la mia stagione è qui,

fa freddo ma c’è il fuoco accanto a te…”

 

Già, era stata una giornata abbastanza fredda, Harry lo ricordava bene. Ma quella sera, tra loro, la temperatura si era notevolmente alzata con quel bacio. Non era stato lui a prendere l’iniziativa: aveva solo confessato i suoi sentimenti a Hermione, aspettando che lei gli dicesse qualcosa, magari che ricambiasse quelle emozioni fortissime. E lei, per tutta risposta, si era semplicemente sporta verso lui, baciandolo dolcemente. Le labbra di uno avevano cominciato a muoversi su quelle dell’altra con una gentile passione e una delicata sensualità.

 

“…Di fuori no, un suono non c’è più,

le stagioni stan dormendo intorno a noi…”

 

In quel momento gli unici rumori udibili nella sala erano i loro respiri, irregolari, affannati e Harry, così vicino a lei, riusciva a percepire anche i battiti del cuore di Hermione, che si muoveva all’unisono con il suo. Sembrava quasi che la Terra si fosse fermata solo per loro, per assistere a quel momento, un momento che era ancora un ricordo indelebile nella mente di Harry. Lui le aveva preso il viso tra le mani, senza interrompere il bacio, e, con un’intraprendenza che mai si sarebbe aspettato da se stesso, l’aveva sospinta all’indietro, facendola stendere sotto di sé, sul tappeto. Hermione, con gli occhi chiusi, aveva sussurrato il suo nome, con un tono caldo che lo aveva terribilmente eccitato. Harry era rimasto a fissarla, contemplando il suo volto, illuminato dal fuoco nel camino: le ombre provocate dalle fiamme erano tremolanti, sembravano stessero danzando sulla sua pelle candida. Era la visione più bella cui Harry avesse assistito.

 

“…scorre acqua nuova dentro agli occhi tuoi,

come è strano essere amanti io e te,

eravamo solo amici io e te…”

 

Hermione lo aveva guardato curiosamente. I suoi occhi emanavano una luce diversa: Harry non l’aveva mai vista così. Cos’era quella? Felicità? Amore?

Hermione gli aveva risposto con un solo sguardo: lo amava davvero! Non aveva bisogno di parole, si conoscevano troppo bene, erano amici da più di sei anni, anzi erano solo amici fino a qualche minuto prima. Tra di loro si era venuto a creare un rapporto particolare, basato sulla fiducia reciproca: non riuscivano a mentire l’uno con l’altra, sarebbe stato un enorme peso da sopportare e, in ogni caso, non ne avevano bisogno, perché sapevano di poter contare sempre l’uno sul sostegno dell’altra. Hermione gli era stata accanto dal loro primo anno a Hogwarts, lo aveva aiutato nelle battaglie contro Voldemort, era rimasta al suo fianco anche quando lui allontanava tutti e quando nessuno credeva ai suoi racconti sulla sua nemesi, l’Oscuro Signore, e si era preoccupata per lui come nessuno aveva mai fatto, facendolo sentire per la prima volta veramente importante per qualcuno.

 

“…E così la vita cambia in me,

io amo te, la mia parola è sì…”

 

Quella sera Harry le aveva dimostrato tutto il suo amore e, da quel momento, ogni volta che le sussurrava “ti amo” rabbrividiva. Era un’emozione unica che lo turbava piacevolmente, un’emozione che avrebbe voluto provare volentieri per tutta la vita.

Hermione rideva quando lui le diceva quelle due semplicissime parole: rideva perché era finita in una stranissima, ma straordinaria situazione insieme a Harry. Lui la capiva perfettamente. Non avrebbe mai creduto possibile una relazione tra loro due: Hermione era stata per quasi sei anni come una sorella. Ma, probabilmente, essendo sempre stato figlio unico, aveva frainteso quel sentimento. Perché si trovava così bene con lei, che lo capiva più di tutti? Perché all’improvviso, dopo quella sera all’Ufficio Misteri, era diventata indispensabile la sua presenza accanto a lui? Hermione non era una sorella per lui, era di più, molto di più: era la sua migliore amica, contro cui ingiustamente riversava la sua frustrazione, la sua confidente, la sua spalla su cui piangere…Hermione era tutto questo e molto di più…l’aria che lo faceva respirare, era la sua vita, era ciò di cui aveva disperatamente bisogno, era la persona che aveva scelto di amare per sempre.

E, invece, in quei momenti felici trascorsi insieme a lei, Harry non riusciva a immaginare una vita, un futuro senza Hermione…

 

“…impazzirà nel buio la città,

che chiaro c’è, che pace insieme a te…”

 

Hermione gli trasmetteva una sensazione dolcissima e inedita: sentiva che con lei accanto, Harry non poteva stare male…con lei accanto tutto sarebbe andato per il meglio. Anche la battaglia contro Voldemort: la profezia si era avverata e Harry aveva ucciso l’Oscuro Signore. Era sopravvissuto, era veramente andato tutto bene, ma quell’’evento lo aveva profondamente turbato: aveva ucciso un uomo, aveva dovuto farlo, per continuare a vivere, portandosi addosso quel peso per il resto della sua esistenza. E, per quel motivo, Harry era fuggito dalla sua casa, dal suo ambiente, dai suoi amici e…anche da Hermione, il suo più grande amore. Aveva avuto paura di affrontare la vita e il mondo, dopo quello che aveva fatto. Certo, probabilmente, tutta la comunità lo avrebbe acclamato come il grande eroe della loro epoca: ed era proprio questo il problema. Lui non voleva essere riconosciuto come un eroe solo per aver commesso quell’omicidio. Doveva riuscire ad accettarlo lui stesso, prima di confrontarsi con la comunità magica.

Dunque, aveva abbandonato tutto e tutti, allontanandosi per quattro lunghi anni: era scappato subito dopo la cerimonia di diploma, senza neanche salutare Ron e Hermione. Sarebbe stato troppo doloroso dire addio al suo migliore amico e a lei, che era diventata tutta la sua vita. Ma avrebbe continuato ad amarla, anche da lontano, anche se non poteva averla al suo fianco.

 

“…Ma come mai il tempo fugge già,

le stagioni ora sono realtà…”

 

Quattro anni erano, quindi, passati. All’età di 22 anni, Harry era diventato un Auror di tutto rispetto: aveva studiato in una importante scuola per Auror in Irlanda e, una volta raggiunto il suo scopo, era tornato in Inghilterra, pronto a lavorare al servizio del Ministero della Magia. Qualche giorno dopo il suo ritorno a Grimmauld Place, diventata ora casa Potter e non più quartier generale dell’Ordine della Fenice, Harry era andato a trovare Ron. Anche lui era diventato Auror e viveva una relazione molto seria con Luna Lovegood, la stravagante compagna di Ginny, appartenente alla casa di Corvonero. Ron gli aveva chiesto cosa aveva fatto in quegli anni, ma fortunatamente non sembrava arrabbiato per il fatto che Harry fosse sparito senza salutare e non avesse mai dato sue notizie.

E poi, inevitabilmente, il discorso cadde su di lei, Hermione Granger. Ron gli aveva detto che era molto cambiata, che era diventata un’importante auror, infiltrata al San Mungo e…che aveva trovato un fidanzato, un certo Matthew. Beh, Harry non poteva pretendere che lei lo aspettasse. Erano passati quattro anni! Hermione meritava di essere felice, anche se questo voleva dire lasciarla andare con un altro.

 

“…E’ tornato il vento e l’amore va,

com’è strano essere amici io e te,

eravamo ieri amanti io e te.”

 

Era arrivato: Harry parcheggiò l’auto proprio di fronte casa Granger. Sentiva di essere emozionato: cos’erano adesso lui e Hermione? Erano stati grandi amici, poi amanti e ora…potevano definirsi ancora amici? Con il cuore che batteva come fosse impazzito, Harry si avvicinò alla porta.

Oh….cielo, cosa doveva fare? Come doveva comportarsi con Hermione? Come avrebbe dovuto salutarla? Harry fu assalito dal panico. Non ce l’avrebbe mai fatta a comportarsi con lei solo come un amico…semplicemente non poteva farlo…

 

*****

 

Hermione mise in forno la torta paradiso, una torta semplice, ricoperta da uno strato di zucchero a velo. Quella sera i suoi genitori sarebbero tornati dal loro viaggio in Spagna, durato ben due settimane; ma, in realtà, quel giorno lei aveva pensato a un’altra persona, mentre preparava la torta. Era il primo agosto, il giorno che seguiva il 31 luglio, il compleanno di Harry…il suo Harry…Oh, non doveva pensare a lui! Non si faceva vivo da quattro anni, non meritava la sua preoccupazione! Ora Hermione aveva altro a cui pensare: il suo lavoro, Matthew, la sua vita che stava lentamente riprendendo un certo ordine, dopo gli eventi di Hogwarts legati a Voldemort e a Harry. E l’ordine per lei era tutto. L’esperienza vissuta con Harry era stata così travolgente e passionale che ne era rimasta scottata. Essere stata abbandonata in quel modo, senza un minimo di spiegazione, senza neanche un saluto, l’aveva fatta soffrire terribilmente per più di un anno. Aveva impiegato molto tempo per tornare a una vita normale e ci stava riuscendo insieme a Matthew, un ragazzo straordinario che…

I suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che aveva suonato alla porta. Perciò Hermione regolò il timer del forno e raggiunse la porta. Quando la aprì, istintivamente la richiuse: aveva visto sicuramente un fantasma, non poteva essere lui! Forse stava solo sognando a occhi aperti…

No! Il campanello suonò nuovamente. Con il cuore in gola, Hermione riaprì la porta lentamente. Sì, era proprio Harry Potter…e la stava guardando, rivolgendole un sorriso divertito.

Divertito perché Harry la trovava estremamente buffa! Ed era anche straordinariamente bella! Ron aveva ragione: era cambiata, meravigliosamente cambiata in quei quattro anni. I capelli un po’ più corti le arrivavano appena alle spalle, disegnando ricci perfetti, che le incorniciavano il viso leggermente abbronzato. Forse era stata al mare!

“Harry…” mormorò lei incredula.

“Ciao…Hermione!”

“Harry…” ripeté Hermione.

Harry rise: “Sì, mi chiamo ancora così!”

Hermione sorrise flebilmente.

“Credi che…potrei entrare?” azzardò Harry, timoroso.

Hermione balbettò qualcosa che sembrava molto: “Sì, certo…scusami!”

Lei lo lasciò entrare e Harry la guardò meglio: indossava una maglietta a maniche corte, dei jeans scuri e aveva legato in vita un grembiulino rosso su cui si intravedeva qualche baffo di farina o qualcosa di simile. E, ora che ci faceva caso, Harry notò un baffetto bianco anche sulla sua guancia destra. Così allungò una mano verso di lei e la pulì.

“Cosa stavi facendo?” chiese lui, trovandola decisamente adorabile.

“Ehm…niente…solo una…torta…” disse lei, fissandolo.

Quel contatto l’aveva fatta fremere di piacere e non poteva negarlo: aveva sentito qualcosa dentro di lei che si era smosso, qualcosa che non sentiva più da tanto tempo.

“Ah…ecco cos’era questo profumino!” esclamò Harry.

Toccarla di nuovo, dopo quattro anni, era stata un’emozione unica: la pelle morbida, vellutata, del suo viso scorreva sotto la sua mano, provocandogli un intenso brivido lungo tutta la spina dorsale. Mentre lui la fissava, Hermione volse lo sguardo altrove.

“Hai…hai tagliato i capelli?” chiese Harry.

“Sì…in effetti…li ho tagliati quattro anni fa…sai, la mia vita aveva subito un enorme dispiacere e…beh…mi ha fatto sentire come…rinata…”

Hermione gli aveva improvvisamente rivolto uno sguardo truce, che lo fece deglutire a fatica.

“Ah…capisco…”

Stavolta fu lui a distogliere lo sguardo, in evidente imbarazzo. Hermione si pentì immediatamente di quell’ultima affermazione. Non meritava di essere accolto così, proprio da lei!

“A-andiamo…di là?”

“Sì!”

Harry seguì Hermione nel salotto. Non era mai stato in casa Granger. Era molto spaziosa: il salotto aveva le pareti di un giallino-arancio, i mobili erano costituti da ciliegio e il lampadario, abbastanza semplice, era di cristallo. Hermione fece accomodare Harry sul divano color panna.

“Vu-vuoi un po’ di tè? L’ho appena fatto!”

“Certo, grazie!” disse Harry con un sorriso.

“Arrivo subito!”

Hermione si diresse in cucina e preparò un vassoio con due tazze di porcellana, lo zucchero e la teiera coordinata con le tazze. Ma prima di tornare da lui, si sedette, sospirando e mettendosi le mani sul cuore per calmarsi. Sembrava che il suo cervello fosse andato in tilt: non poteva credere che il suo Harry era lì, nella stanza accanto, nel salotto di casa sua. Da una parte era felicissima: non lo vedeva da più di quattro anni e sentiva l’impulso irrefrenabile di saltargli addosso per fargli capire quanto le era mancato. Ma…dall’altra parte era arrabbiata a morte con lui per quello che le aveva fatto, per il modo in cui l’aveva lasciata. Come poteva tornare da lei dopo quello che era successo con quella sua spudorata semplicità e tranquillità? Non sapeva che l’aveva fatta soffrire terribilmente?

Anche se…per la miseria! Quanto era bello: gli occhi sempre più verdi e brillanti, i capelli neri in costante disordine, quel ciuffetto che cercava di coprire la cicatrice ancora ben visibile e quell’accenno di barba che gli era spuntata sui contorni del suo viso…tutto lo rendeva così tremendamente sensuale, selvaggio, eccitante…

Hermione non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, nemmeno quando preparò per lui una tazza di tè e gliela porse. Ma le mani tremanti non ressero a lungo il peso della tazza e la fecero cadere sui pantaloni di Harry, che scattò in piedi perché il tè era bollente.

“Oddio, scusami, Harry! Che stupida…” esclamò Hermione imbarazzata.

“Oh…non importa, Hermione! Non è successo niente di grave!”

Entrambi si chinarono per raccogliere la tazza e il piattino. Hermione era rossissima in viso: Harry adorava quando era in imbarazzo. Era deliziosamente buffa! Notando che le mani dalla ragazza tremavano ancora, Harry le prese fra le sue.

“Hermione, è normale che tu ti senta in imbarazzo! Anch’io provo la stessa cosa. Cerchiamo, però, di comportarci normalmente…come due vecchi amici…sei d’accordo?”

Come due vecchi amici? Ma che stava dicendo? Neanche lui ci credeva! Non voleva essere suo amico. Voleva…voleva…lei, voleva Hermione, tornare al loro rapporto di quattro anni prima, quello stesso rapporto da cui lui era fuggito.

“Sì, hai ragione, Harry!” rispose Hermione, ma non riuscì a guardarlo negli occhi perché non aveva per niente ragione.

Come poteva pretendere che lei lo trattasse come un vecchio amico dopo quello che c’era stato fra loro? Ron era un vecchio amico, ma Harry…lui era ben altra cosa! La faceva sentire viva, le provocava emozioni che nessun altro, neanche Matthew, aveva mai evocato in lei. E, a malincuore, Hermione non poteva ignorare che anche in quel momento Harry le provocava le stesse emozioni di una volta, che Hermione riviveva ogni giorno quando lui le ritornava in mente e si chiedeva cosa stesse facendo in quel momento o se stesse pensando a lei.

“Ehm…vado a prendere qualcosa per asciugarti!” disse Hermione ancora con le guance rosse.

“Ehi, hai dimenticato che siamo stati a Hogwarts? Non dirmi che non usi più la bacchetta magica!”

Hermione sorrise: “Già, che stupida! Ma…è meglio se…fai tu!”

“Sì…infatti!- disse Harry e, puntando la bacchetta sulla macchia dei pantaloni, pronunciò- Evanesco!”

I pantaloni di Harry in un batter d’occhio tornarono come nuovi.

“Sarà meglio prendere il tè in un’altra occasione, non trovi?” chiese Harry.

Hermione rise: “Sì, sono d’accordo!”

“Adesso…perché non mi parli di te? Ron mi ha detto che sei diventata un’ auror infiltrata al San Mungo!- disse Harry, tornando a sedere- Un bel traguardo!”

Anche Hermione si era seduta sul divano e arrossì per il complimento di Harry: “Sì…è stato faticoso, ma alla fine ci sono riuscita!”

“Beh…come potevi non riuscirci?! Sei sempre stata la migliore in tutto e io ho molta fiducia in te.”

Le labbra di Hermione si incurvarono in un timido sorriso e, posando lo sguardo su di esse, Harry sentì l’impellente desiderio di baciarla immediatamente.

“E…i tuoi genitori erano d’accordo?” chiese lui per distrarsi.

“Che vuoi dire?”

“Beh…dopo quello che è successo quattro anni fa, ti hanno permesso di continuare a far parte del mondo magico?”

Cosa era successo quattro anni prima? Hogwarts era stata attaccata dai Mangiamorte, dopo che Voldemort era venuto a conoscenza della fine della profezia. Tutto l’Ordine della Fenice era accorso per combattere contro i seguaci di Voldemort. Ma lui, l’Oscuro Signore voleva Harry e lo aveva attirato nella Camera dei Segreti, rapendo le due persone più importanti della sua vita, Ron e Hermione. Fortunatamente tutto era andato per il meglio: la loro vicinanza gli aveva permesso di sconfiggere Voldemort, facendo così adempiere la profezia.

“Sì, loro sono stati convinti da Silente. Sai, li ha tranquillizzati dicendo che, ormai, non c’erano più grossi pericoli nel mondo magico da quando tu hai…”

“Da quando ho ucciso Voldemort!” terminò Harry.

Hermione lo fissò intensamente, mentre lui volgeva lo sguardo altrove: “Già!”

“Ehm…Ron mi ha detto che frequenti un certo Matthew, giusto?” esclamò lui, cambiando discorso.

“Ah…Matthew, sì!”

“E’ un Babbano?”

“Esatto. I miei me l’hanno presentato a una festa di Natale circa due anni fa!”

“Due anni?! Wow!”

Ma quale wow?! Era una vera tragedia! Hermione aveva trascorso due interi anni della sua vita accanto a un altro uomo, un uomo che non era Harry, e la storia, probabilmente, stava diventando seria. Harry provò un’atroce fitta al cuore, immaginando la sua Hermione tra le braccia di un altro. Ma cosa pretendeva? Che Hermione lo aspettasse a vita, senza aver mai avuto sue notizie? Diamine, non si era fatto vivo per quattro anni!

“Matthew sta studiando per diventare dentista!” disse Hermione.

Perfetto anche per i genitori di lei. Chissà se aveva già chiesto la sua mano!

“Capisco! E tu…sei felice con lui?” chiese Harry timoroso.

Per lo meno, Matthew non l’aveva fatta soffrire: “Sì, certo!”

Harry mandò giù l’ennesimo magone, il più grosso, il più amaro.

“Tu, invece?” chiese Hermione.

“Cosa vuoi sapere?”

“Beh…hai realizzato il tuo sogno? Sei diventato Auror?”

“Sì!”

“E…dove sei stato in questi anni?”

“Ho vissuto nella baia di Dundalk. La scuola per Auror irlandese era lì vicino…”

“Ah…la baia di Dundalk, al confine con l’Irlanda del Nord…dicono che sia un posto magnifico, con colline verdeggianti dappertutto!”

“Esatto e ogni tanto si vedevano anche greggi di pecore guidati ancora da pastori del luogo!”

A quel punto Hermione lo guardò con un particolare interesse. C’ era una domanda che le premeva fargli, ovvero…

“Non…non hai conosciuto nessuna ragazza?”

Stupida, stupida, Hermione! Che cosa diavolo le era preso? Sicuramente Harry avrebbe capito tutto, e cioè che Hermione, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto, non riusciva a toglierselo dalla mente. Ogni giorno, ogni attimo della sua vita era dedicato a lui, a Harry. Sì, lei aveva provato a dimenticarlo, impegnandosi nello studio, nel lavoro e nella sua storia con Matthew; ma ogni cosa ricordava Harry: i suoi occhi, il suo profumo, la sua voce, quell’adorabile sorriso, tutti i momenti bellissimi trascorsi insieme…

E questo non faceva che aumentare il suo dolore, perché sapeva di non averlo accanto a sé.

Harry le sorrise: “Ho conosciuto tantissime ragazze, così tante che ora non me le ricordo più!”

Beh, era naturale…quattro anni in una scuola…come poteva non aver conosciuto neanche una ragazza? Qualche stupida ragazzina che non era degna di stargli vicina!

Alzandosi in piedi, Harry sospirò: “Con molte di queste io…beh…diciamo che ci sono stato insieme per un po’…al massimo un mese. Vedi, in loro cercavo sempre qualcosa di particolare…”

“Cosa?” chiese lei.

Harry la guardò negli occhi: era ancora così ingenua e lo stava facendo impazzire. Come poteva stare tranquillo ora che aveva di fronte tutto ciò che aveva sempre cercato…tutto ciò di cui aveva disperatamente bisogno…

“Qualcosa di…puro…di angelico…come l’amore della profezia che mi ha permesso di sconfiggere Voldemort…”

“Che vuoi dire?” chiese Hermione turbata.

“Hermione…- disse lui sedendosi di nuovo accanto a lei e prendendole una mano-…in tutte le ragazze che ogni mattina ritrovavo nel mio letto, io ho sempre cercato un po’ di te. E quando puntualmente non trovavo niente di tutto ciò, le lasciavo!”

Hermione, ancora abbastanza sconcertata, chiese: “Perché…perché un po’ di me?”

“Perché…io, è vero, ti ho lasciata in un modo orribile, ma tu sei stata e continuerai a essere troppo importante per me!- disse Harry avvicinandosi a lei e guardandola intensamente negli occhi, come se le volesse trasmettere quanto la desiderasse- Hermione…quello che voglio dire è che, in questi quattro interminabili anni, non ho fatto che pensare a te, giorno e notte. Per quanto mi sforzassi, tu eri sempre nei miei pensieri. Io ti amo e…credo che ti amerò per sempre. Non importa che tu ci sia o meno…ti amerò finchè vivrò!”

I loro visi erano talmente vicini che l’uno sentiva il respiro dell’altra accarezzargli la pelle. E se Harry avesse potuto e Hermione avesse voluto, avrebbero potuto benissimo baciarsi.

Ma proprio in quel momento, suonò il campanello.

“Oh…devo….andare a vedere…chi è…” mormorò Hermione.

“Sì, certo!”

Hermione era particolarmente scossa: le gambe erano molli, a stento la sorreggevano, le mani sudate tremavano e il suo corpo era pervaso da sconvolgenti ondate di calore.

Guardò dallo spioncino e vide Matthew.

“Oh…no!” sospirò appoggiandosi alla porta.

Prima di aprire e incontrare Matthew, Hermione doveva riprendersi. Si mise una mano sul cuore che batteva velocemente e l’altra se la passò sul viso: umido, il viso era bagnato di sudore… Immediatamente, nella sua mente comparve quella scena di quattro anni fa, la sera prima dell’attacco di Voldemort, nella Stanza delle Necessità: avevano “preso in prestito” cibo e bevande dalla cucina degli elfi, per passare una serata particolare, solo loro due, lei e Harry. Era stato divertente mangiare insieme e chiacchierare fino a tarda notte. Ma, quando lei propose di tornare in sala comune, lui l’aveva trattenuta, dicendole che voleva passare la notte con lei. Aveva uno strano presentimento, che il giorno dopo, infatti, si era avverato. E glielo aveva chiesto con quello stesso tono che l’aveva turbata così piacevolmente. Hermione si era lasciata andare, facendosi travolgere da Harry, dai suoi baci, dal modo in cui la toccava, dai suoi movimenti su di lei così intensi…

Ehi, ma non doveva riprendersi? Se continuava a pensare a quella sera, sicuramente avrebbe raggiunto Harry in salotto, chiedendogli un ripasso della loro prima e unica volta. Cielo, se Matthew la vedeva così accaldata in compagnia del suo ex…avrebbe frainteso tutto. Anche se…in effetti, non c’era niente da fraintendere. Perché era tutto così come sembrava. Harry le stava confessando i suoi sentimenti e se il campanello non avesse suonato…chissà cosa sarebbe successo.

Finalmente, Hermione si calmò e aprì la porta.

“Ciao, Matt!”

“Ciao, bellissima!” la salutò lui, dandole un bacio sulla guancia.

Matthew era un ragazzo alto, con occhi marroni e capelli corti biondo scuro. Hermione lo trovava molto attraente, ma paragonato a Harry…tutto il suo fascino svaniva.

“Come va?” chiese lui.

“Bene, ehm…vieni di là? C’è una persona che vorrei presentarti!”

“Non dirmi che è un altro lontanissimo parente!!”

“No…puoi stare tranquillo!”

Hermione e Matthew raggiunsero Harry in salotto, che, non appena li vide, si alzò in piedi. Così…quello era il famoso Matthew, il ragazzo di Hermione. Sembrava un tipo a posto.

“Matt, lui è Harry Potter. Harry, ti presento Matthew Coleridge!” disse Hermione.

I due giovani uomini si strinsero la mano.

“Piacere!”

“Piacere mio! Hermione mi ha sempre parlato di te, da quando mi ha detto che è una strega!” esclamò Matthew.

“Una strega eccellente!” aggiunse Harry, guardando Hermione.

Lei arrossì violentemente: le aveva rivolto quello sguardo, lo sguardo di quando condividevano un piccolo, dolcissimo segreto, come la notte trascorsa nella Stanza delle Necessità.

“Ehm…dolcezza, sei pronta per uscire?” chiese Matthew, cingendole la vita con un braccio.

Brutto figlio di buona madre! Toglile quel braccio di dosso, grandissimo pezzo di…

“Matt, lo sai che tornano i miei stasera!”

“Ah…sì, me l’ero dimenticato!-sbuffò Matthew- Allora, domani sera!”

“Vedremo!” disse Hermione, prima di ricevere un bacio sulle labbra da Matthew.

Ok, era troppo da sopportare anche per Harry! Non era il caso di restare un minuto di più.

“E’ meglio che vada!” disse Harry avvicinandosi alla porta.

Oh, no! Harry era rimasto turbato a causa di quel maledettissimo bacio! Ma perché Matthew lo aveva fatto? Sapeva che Harry era il suo ex! Non poteva mostrare un po’ più di rispetto per lui? Chissà come stava soffrendo!

Hermione lo inseguì: “Sicuro di voler andare via? Non vuoi rimanere a cena?”

Non voleva che lui se ne andasse un’altra volta…ora che lo aveva ritrovato. Non voleva rischiare di non vederlo più…non poteva lasciarla di nuovo sola…aveva una gran voglia di gridarglielo, ma…

“Hermione, devo andare. Ho ancora delle cose da sistemare a Grimmauld Place!”

Driiiiin.

Il timer del forno aveva suonato: doveva andare a controllare la torta.

“Aspetta un attimo qui, Harry, ti prego!” lo implorò lei.

Vedere Hermione che con gli occhi lo implorava silenziosamente di restare con lei fece molto piacere a Harry.

“Sì, va bene!”

Hermione corse via e Harry rimase solo con Matthew che lo stava fissando curiosamente. Che situazione! Harry si sentiva tremendamente a disagio.

“Perché sei tornato?” chiese all’improvviso Matthew.

Harry lo guardò curiosamente: “Spiacente, credo non siano affari tuoi!”

“Sì, invece…se sei tornato per lei!”

Harry deglutì: cavolo, com’era perspicace il ragazzo! Ma, comunque, che diritto lui aveva di fargli quella domanda. Lui, che non era nessuno, lui che non avrebbe mai potuto prendere il suo posto nel cuore di Hermione…

“Non riavrai Hermione. Lei è troppo preziosa per me e tu non la farai più soffrire!”

“Ma cosa ne sai tu di quello che abbiamo passato insieme? Nulla! Lei non starà mai bene con te così come quando stava con me!”

I due uomini rimasero a guardarsi in cagnesco, fino a quando non arrivò Hermione, che, accorgendosi di quella tensione, chiese: “Che…che succede?”

“Niente, cara. Harry stava andando via, non ricordi?”

Hermione guardò ancora una volta Harry: “Sei…sicuro?”

Harry le sorrise: “Sì, ma…tu sai dov’è Grimmauld Place, quindi…ci rivedremo presto!”

Hermione annuì, felice: le parole di Harry le avevano fatto scappare un sorriso di sollievo.

“A presto, Hermione!”

“A presto…Harry!”

Harry uscì di casa e, quando la porta si chiuse dietro di sé, sospirò: Matthew non gli piaceva per niente! Ma…stavano bene insieme, doveva ammetterlo. Con Matthew Hermione poteva avere una vita tranquilla e serena come probabilmente i suoi genitori avevano sempre desiderato per lei. Forse la cosa migliore da fare, per evitare ulteriori sofferenze, era non vederla mai più. Ma…andiamo…come poteva? Quattro lunghi anni senza Hermione erano stati terribili, figuriamoci una vita intera.

No, no, no, Harry era confuso: l’incontro con Hermione e il suo ragazzo lo aveva scombussolato a tal punto che non era più in grado di ragionare con chiarezza. Per il momento, quindi, Harry non poteva fare altro che tornare a casa e dormirci su. Così entrò nella sua macchina e partì in direzione di Grimmauld Place.

 

*****

 

Hermione era riuscita a cacciare via, educatamente Matthew, dopo un buon quarto d’ora. Andò a stendersi sul suo letto, pensando a Harry. Il suo Harry…era venuto da lei…apposta per lei…

Che emozione rivederlo dopo tanto tempo! Sì, lei sperava che con Matthew, Harry sparisse dai suoi pensieri. Ma Matthew non era Harry: con lui Hermione poteva ridere, scherzare, parlare liberamente di quello che li accomunava, cioè la magia. E poi…Harry le aveva detto che l’amava ancora e che l’avrebbe amata per sempre. Al pensiero che lui stava quasi per baciarla, Hermione rabbrividì, scossa da tremori e vampate di calore: si asciugò la fronte e le tempie con un fazzoletto.

Però…a pensarci bene, che diritto aveva Harry di tornare da lei, confessarle che non l’aveva dimenticata e provare a sedurla in quel modo? Non poteva scombussolare di nuovo la sua vita: Hermione era appena riuscita a metter un po’ di ordine nella sua vita. Non poteva assecondare il suo continuo tira e molla. Lei non era un giocattolo. E doveva dirglielo…subito! Così, si cambiò in fretta e furia e si smaterializzò.

Hermione comparve davanti la porta di casa Black, diventata ora casa Potter. Dopo pochi secondi di esitazione, Hermione bussò alla porta.

Chi mai poteva bussare alla sua porta? Harry stava per andare sotto la doccia per distrarsi da quei pensieri che lo avevano tormentato nel pomeriggio; invece fu costretto a rivestirsi. Scese al piano di sotto e andò ad aprire la porta.

“Hermione? Che ci fai qui?”

Tra tutte le persone che Harry si aspettava di trovare sulla soglia di casa sua, Hermione decisamente si trovava all’ultimo posto.

“Posso entrare?”

Harry cercò di riprendersi da quella visita improvvisa e la lasciò entrare.

“A cosa devo la tua visita?”

Hermione cominciò a tremare: come poteva iniziare quel discorso? Doveva trovare uno spunto adatto…

“Voglio sapere perché te ne sei andato e perché sei tornato!”

Harry la guardò negli occhi: sembrava molto scossa dalla sua presenza, più di quanto aveva mostrato prima, a casa sua. Sospirò, appoggiandosi con la schiena alla parete.

“Ho diritto di saperlo!”

“Hai perfettamente ragione! Allora…da dove comincio…beh, tu…tu sai cosa è successo a Hogwarts! Pensavo che con te e Ron accanto, sarei stato in grado di superare facilmente il fatto di essere stato costretto a uccidere Voldemort. Ma…per la miseria, io ero diventato un assassino! Non importa chi ho ucciso, non importa quanto poteva meritarselo…io ho ucciso un uomo, un vero uomo, in carne e ossa, che respirava…”

A vederlo così angosciato, Hermione sentì stringersi il cuore.

“Harry…”

“Non dirmi niente, Hermione! Ti prego…Io ero diventato un assassino e, anche se probabilmente tutto il mondo magico mi avrebbe visto come l’eroe del momento, dovevo riuscire ad accettare questo nuovo lato di me!”

“Quale lato?”

“L’uomo, dentro di me, che ha scoperto di essere in grado di uccidere un suo simile!”

“Voldemort non era un tuo simile, Harry!”

“Sì, invece, era anche lui un essere umano. E io dovevo perdonare me stesso per aver commesso quel crimine. Per questo motivo me ne sono andato. Dovevo riflettere e non ci sarei riuscito restando dove tutto mi ricordava il mio passato…e questo valeva anche per le persone che mi erano accanto, inclusa tu!”

“Potevamo parlarne! Io e Ron siamo sempre stati dalla tua parte! Potevamo aiutarti!”

“Non questa volta! Era una cosa che riguardava solo me, nessuno avrebbe potuto capirmi, purtroppo!”

“Ma…potevi almeno salutarci, farci sapere che te ne saresti andato…”

“Hermione, suvvia…avresti veramente voluto vedermi andare via, avresti voluto gridarmi che stavo sbagliando?”

Hermione rifletté un paio di secondi: sì, in effetti sarebbe stato doloroso dirgli addio, lasciarlo andare via…Probabilmente non avrebbe resistito neanche lei.

“Hai ragione, Harry!- esclamò lei- Allora…perché sei tornato adesso?”

“Beh…la scuola per Auror era finita e…non lo so, forse l’aver realizzato il mio sogno professionale, mi ha aiutato nella mia riflessione. Insomma, ero diventato Auror a tutti gli effetti, come i miei genitori e Sirius. E loro hanno dimostrato un grande amore per me: si sono sacrificati per permettermi di far avverare la profezia. Questo pensiero mi ha aiutato molto, facendomi arrivare a una conclusione: voglio diventare come loro, voglio arrivare al loro livello, provare un grande amore ed essere pronto a sacrificare la mia vita, se necessario!”

Hermione rimase paralizzata da come Harry la stava guardando: era come se i suoi magnifici occhi verdi fossero diventati due specie di calamite da cui lei veniva attratta e non poteva né voleva sottrarsi.

“E…l’hai trovato?”

“Cosa?”

“Il…grande amore!”

Harry rise: “Allora prima non mi hai ascoltato. Certo che l’ho trovato…sei tu!”

“No…”

“Sì, invece…-ribattè lui, avvicinandosi a Hermione-…è stato difficile, molto più difficile di quanto pensassi, stare senza di te. Io ti amo, forse più di prima e sono tornato per riconquistarti…sono tornato solo per amare te!”

Lui le prese un braccio, ma lei si sottrasse bruscamente.

“No, non puoi fare così!”

 “Così come?” chiese lui dolcemente.

“Non puoi pretendere di tornare da me, dirmi queste cose e sperare di aggiustare e riprendere il nostro rapporto!- esclamò Hermione, sentendo l’ansia crescerle in corpo- Tu non puoi entrare e uscire dalla mia vita così. A fatica sono riuscita a trovare un ordine, dopo l’esperienza vissuta accanto a te. E ci stavo riuscendo con Matthew!”

Harry notò i suoi occhi lucidi: sapeva che aveva sofferto, ma non era sua intenzione causarle quel dolore.

“Perdonami, Hermione. Io non volevo farti soffrire…davvero, credimi…”

Hermione lo fissò, cercando di ritrovare un normale ritmo respiratorio. Sì, era veramente dispiaciuto. Ma perché la guardava in quel modo? Con quella dolcezza che la faceva sciogliere completamente…

“Non devi cedere, Hermione…mostrati forte…” si ripeteva poco convinta.

“Farò tutto quello che vuoi, te lo prometto!” disse Harry.

Le costava molto dirlo, ma doveva: era la cosa migliore da fare. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime, ma lei riuscì a trattenerle con grande sforzo.

“Voglio che tu sparisca dalla mia vita…e questa volta per sempre!” disse lei, distogliendo lo sguardo da lui.

Harry rimase interdetto: oh, no, non poteva farlo! Lei era tutto per lui, non poteva sparire dalla sua vita. Non sarebbe sopravvissuto questa volta!

“Non parli sul serio!”

“Sì, invece!”

Quel sì fu davvero un dolore atroce per Harry: era come se qualcuno con un coltello lo avesse pugnalato al petto, glielo avesse squarciato senza pietà e gli avesse strappato il cuore, calpestandolo poi con i piedi. Sarebbe stato meglio morire così, piuttosto che stare una vita intera senza poterla vedere. Harry sarebbe morto di una lenta agonia.

“Ti prego, Hermione. Non puoi farmi questo! Ho sbagliato, è vero, lo ammetto e me ne rammarico, ma non punirmi così. Tra di noi c’è sempre stato qualcosa di speciale, un’intesa particolare e un affiatamento che tutti ci invidiavano. Io ho bisogno di tutto questo…di te…lo so che pensi anche tu!”

Hermione scosse la testa: non doveva lasciarsi convincere da Harry.

“No, non è vero! Ora devo pensare a Matt e a me! Tu non sei più nulla!” esclamò Hermione, chiudendo gli occhi disperata e lasciandosi scappare più di una lacrima.

Harry la guardò, provando una rabbia travolgente e una tale gelosia per colpa di Matthew che le urlò contro: “Va bene, se è quello che vuoi, vattene via! Esci da questa cosa e non tornarci mai più! Addio, Hermione!”

Detto questo, Harry entrò nel salotto, sbattendo con forza la porta dietro di sé. Hermione restò interdetta per un attimo: l’unico rumore che riusciva a sentire era il suo ritmo cardiaco molto accelerato.

Addio, Hermione…le aveva fatto più male di quanto credesse. Ma l’aveva voluto lei stessa! Hermione raggiunse la porta e mise una mano sulla maniglia, senza aprirla. Non ci riusciva: le gambe le tremavano e il cuore le faceva troppo male. Scoppiò a piangere, ripensando alla lite con Harry, e si lasciò cadere per terra. Cosa aveva fatto? Come aveva potuto dirgli di sparire dalla sua vita? Hermione non l’aveva mai visto così arrabbiato con lei. No, non era quella la soluzione per loro due. Hermione voleva amarlo, avrebbe dovuto amarlo per tanti motivi, primo fra tutti il suo ritorno. Nonostante tutto quello che aveva fatto, Harry era tornato solo per lei. E per tanti altri motivi lui meritava di essere amato e perdonato…perché il perdono è il più grande gesto d’amore. Al diavolo Matthew, la sua vita scombussolata e al diavolo il suo maledettissimo orgoglio. Lei aveva un bisogno disperato di essere amata da Harry.

Così, Hermione si voltò e con passo deciso raggiunse Harry, nel salotto: stava seduto sul divano, immobile, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo furente perso chissà dove.

Le venne quasi spontaneo sussurrare il suo nome.

“Harry…”

Harry si alzò immediatamente e la vide: la sua Hermione. Nonostante la rabbia che stava provando, Harry sperò che lei avesse cambiato idea…in fondo, stava piangendo, le lacrime copiose le percorrevano le guance. Le si avvicinò di pochi passi, ma Hermione si gettò letteralmente fra le sue braccia, singhiozzando disperata.

“Harry, ti prego, non credere a una parola di quel mio stupido discorso. Non è vero che non voglio più vederti, né che voglio stare con Matthew e…soprattutto…-disse lei tra i singhiozzi e guardandolo negli occhi- …non è vero che tu non sei più nulla per me. Anzi…sei tutto. Harry, ti amo tanto e voglio stare di nuovo con te, lo desidero più di ogni altra cosa. Perdonami, ti prego!”

Harry si fece passare lo spavento di prima e, con il cuore molto più leggero, la strinse tra le sue braccia: “Non devi preoccuparti per questo. Non hai bisogno di farti perdonare!”

“Ma ho pensato solo a me stessa, sono stata egoista e ho pensato di essere stata l’unica a soffrire in questi anni!”

Harry le prese il viso tra le mani: “Stai calma! Adesso dobbiamo solo lasciarci tutto alle spalle. Ricominceremo una vita insieme, da capo…ok?”

Hermione annuì: “Sì!”

Harry le asciugò le lacrime che, percorrendo tutta la guancia, andavano a morire sulle sue labbra. Nessuno oltre lui aveva il diritto di morire sulla sua bocca. Perciò la baciò con passione e lei ricambiò immediatamente, riversando in quel bacio tutto quell’amore che era stato represso per troppi anni. Quando Harry sentì crescere in lui il desiderio di averla, di toccarla e sentirla totalmente sua, la spinse contro il muro.

Si staccò dalle sue morbide labbra, cominciando a baciarla sul collo e dietro l’orecchio. Hermione gemette e con le braccia lo strinse di più a sé.

“Sei mai…arrivata con lui…fino a questo punto?” chiese Harry tremendamente eccitato.

“Sì…”

Harry la guardò leggermente abbattuto: “Oh…davvero?”

Hermione sorrise: “Certo, ma non siamo mai andati oltre…”

“E quindi…con me andresti oltre?” domandò lui maliziosamente.

“Intendi…di nuovo?”

“Di nuovo o come la prima volta che importanza ha? Io ti desidero nello stesso modo!”

Hermione gli rivolse un sorriso, prima di lasciarsi nuovamente catturare le labbra da Harry.

 

*****

 

Affannato, Harry rimase sopra di lei, appoggiando la testa sul petto di Hermione, che si alzava e abbassava rapidamente. Era stato completamente travolto da Hermione, aveva toccato l’apice del piacere e della felicità insieme a lei. Ora, Hermione lo stringeva a sé, accarezzandogli lentamente i capelli e la schiena, mentre Harry con le labbra assaporava per l’ennesima volta la sua pelle.

“Cos’è stato?” chiese poi lui, portandosi all’altezza del suo viso.

Hermione gli mise una mano sulla guancia, sorridendo: “Semplicemente…quello che proviamo…”

“Allora…è successo davvero?”

Lei chiuse gli occhi, tornando con la mente a pochi attimi prima, per rivivere quelle meravigliose sensazioni che Harry le aveva trasmesso.

“Oh…sì…”

Harry, divertito, tornò a baciarle il collo, facendola gemere nuovamente.

“Harry…ti prego…”

“Ti prego…cosa?” domandò lui, troppo impegnato per starla a sentire.

“Oh…lascia stare…il mio punto di abbandono…”

Harry, incuriosito, la guardò negli occhi: “Il tuo punto di che cosa?”

“Il mio punto di abbandono!”

“Oh oh, cos’è il tuo punto di abbandono?”

“E’ una zona del collo che abbiamo tutti.”

“Ah, sì?”

“Certo, il collo è una delle zone più erogene del corpo perché è molto innervata e, quindi, molto sensibile, soprattutto il punto di abbandono.”

“Allora…- disse lui maliziosamente- …perché non provi a cercare il mio punto di abbandono?”

Hermione rise, rotolando su di lui e iniziò a baciarlo proprio sul collo. Harry la stringeva a sé, accarezzandole la schiena e guardando il soffitto. All’improvviso un pensiero lo assalì.

“Cosa farai con Matthew, adesso?”

Hermione interruppe il suo operato, tornando a sdraiarsi accanto a lui: già, ora c’era da affrontare il problema Matthew.

“Beh…gli dirò la verità!”

“Tutta la verità, nient’altro che la verità?” chiese Harry sporgendosi su di lei.

“Certo!” rispose Hermione, cercando le sue labbra.

Ma lui si sottrasse a quel dolcissimo invito: “Dica lo giuro!”

Hermione rise.

“Lo giuro!” esclamò infine, prima di ricevere il suo bacio.

Quando Harry si staccò da lei, a fior di labbra, le sussurrò: “Resta qui, stanotte…dormi accanto a me…ho sempre sognato di svegliarmi una mattina al tuo fianco…”

“Ma…i miei genitori…”

“Avvisali, ma ti prego…resta con me…” la implorò Harry.

Hermione lo guardò, ancora poco convinta e Harry lo intuì.

“Guarda…che so come ripagarti…” disse lui e cominciò a far scorrere due dita sul suo collo, sul  torace, fermandosi poi sul ventre e cominciando ad accarezzarlo.

Hermione sorrise, in preda a un piacevole brivido.

“Oh…d’accordo, rimango…”

“Grazie, Hermione!”

Harry sembrava il ritratto della felicità e sapere che era lei la causa di quel suo stato d’animo era estremamente appagante.

Entrambi si infilarono sotto le lenzuola del letto di Harry. Harry, sdraiato sul fianco sinistro, guardava Hermione, accanto a lui. Non poteva ancora credere di averla al suo fianco, nel suo letto: non era un sogno, poteva parlarle, sentirla respirare e, se la desiderava toccare, non doveva fare altro che allungare la mano verso di lei. Questa volta avrebbe trovato veramente la donna che lui amava e non una qualsiasi ragazza conosciuta la sera prima.

“Hermione…”

“Sì, Harry?”

Hermione, che fino a un attimo prima fissava il soffitto, incredula di quanto era accaduto tra lei e Harry, rivolse il suo sguardo proprio a lui, all’uomo, non più bambino sopravvissuto, che giaceva al suo fianco. Sembrava particolarmente serio.

“Posso farti una domanda?”

“Certo!”

“Ok, ehm…allora, vorrei sapere perché in due anni tu non…non ti sei mai spinta fino a questo punto con Matthew!”

Hermione sorrise: non era difficile da capire…

“Beh…il motivo è, diciamo così, l’esatto contrario per cui tu, invece, hai avuto così tante esperienze con altre ragazze!”

Harry, turbato, chiese: “Cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che… tu hai sempre mostrato apertamente la tua frustrazione e, il fatto di avermi lasciata in quel modo, nonostante i tuoi sentimenti fortissimi, ti ha spinto a cercarmi in altre donne, perché non volevi dimenticarmi. Io, invece, ero arrabbiata a morte con te e, piuttosto che mostrarlo apertamente, rifiutavo di condividere questa esperienza con Matthew perché sapevo che, se l’avessi fatto, sicuramente mi saresti tornato in mente tu e la nostra prima volta. E non volevo che questo accadesse: non era giusto nei confronti di Matthew!”

“Oh…beh, adesso…hai cambiato idea, vero?” chiese Harry spaventato.

Hermione rise divertita: “Ma certo! Che sciocco sei!”

“Sei…arrabbiata per quelle esperienze che ho avuto?” domandò Harry, ancora piuttosto teso.

“Ammetto che sono rimasta sconcertata quando me l’hai detto…- disse lei scivolando sopra di lui-…ma poi mi sono ripresa, sentendo che lo facevi solo pensando a me!”

Harry sorrise, mentre lei gli accarezzava il viso e i capelli e infine lo baciava.

“Lo sai…- cercò di dire lui sotto i continui attacchi di quell’affamata Hermione-…stai rischiando grosso…”

“Mmm…perché?” mormorò lei senza smettere di baciarlo.

“Sei…davvero in grave pericolo…perché non sono uno di quelli…che riesce a controllarsi…”

“Buono a sapersi…” commentò Hermione allegramente.

“Hermione!” esclamò Harry, sorpreso, ma divertito nello stesso momento.

“Oh…Harry…ma questo è quello che ti meriti!”

Harry rise: “Cos’è? Una specie di punizione?”

“Mmm…più o meno…”

Harry rotolò nuovamente su di lei e le bloccò i polsi contro il materasso: “Allora…è una punizione eterna?”

“Esatto! Riuscirai a resistere?”

“Farò del mio meglio…te lo prometto…” disse prima di chinarsi su di lei per baciarla.

 

*****

 

La mattina seguente Hermione si svegliò presto. Rimase qualche secondo a fissare l’espressione serena, beata del volto di Harry. Era sdraiato a pancia in giù, un braccio attorno alla vita di Hermione, i capelli gli coprivano gli occhi e le labbra erano leggermente schiuse, le stesse labbra che la notte prima l’aveva baciata dappertutto, senza tralasciare neanche un centimetro della sua pelle, provocandole travolgenti brividi di piacere. Hermione sorrise e, a malincuore, si allontanò dal calore di quel letto e del corpo di lui. Rubò la maglietta del pigiama di Harry, infilandosela per scendere in cucina e preparare la colazione.

Com’era grande quella casa, forse un po’ troppo solo per Harry. Chissà….magari prima o poi Harry le avrebbe chiesto di andare a vivere lì, di sposarsi e avere dei bambini. A Hermione venne da ridere…rise all’idea di avere tanti piccoli Potter che correvano su e giù per le scale, da una parte all’altra della casa di Grimmauld Place.

Quando finì di preparare la colazione, mise tutto su un vassoio e lo portò al piano di sopra, nella camera di Harry. Lui stava ancora dormendo e si era voltato a pancia in su, avvicinandosi alla parte del letto dove aveva dormito Hermione. Probabilmente l’aveva cercata nel sonno. Hermione appoggiò il vassoio della colazione sul comodino accanto a Harry; dopodiché tornò a letto, sedendosi a cavalcioni su di lui, che però non diede il minimo segno di volersi svegliare. Hermione provò a destarlo dai suoi sogni, baciandogli e accarezzandogli il petto.

“Harry…sveglia…-mormorò dolcemente Hermione, tra un bacio e l’altro- La colazione è pronta.”

“Mmm…-gemette Harry-…Hermione…”

Lui voltò la testa dall’ altra parte, avvicinando una mano a Hermione.

“Oh…buongiorno, Harry…” disse lei, alzando la testa per guardarlo in faccia.

Dopo aver aperto gli occhi e averle sorriso, anche lui le diede il buongiorno.

“Buongiorno a te…Hermione…” disse stiracchiandosi.

“Allora….hai fame?”

Harry le avvolse le braccia intorno alla vita, stringendola a sé: gli sembrava ancora impossibile di essersi svegliato e aver trovato la sua Hermione accanto a sé.

“Ho una gran fame…- cominciò a dire Harry, un po’ assonnato, ma abbastanza sveglio per baciarla sul collo-…di te…”

Hermione rise: “Dai, Harry, parlo sul serio!”

“Vedi, Hermione…voglio essere sicuro che questo non sia un altro dei miei sogni!”

“Tranquillo..non è un sogno!”

“Mmm…come faccio a esserne veramente sicuro?” chiese lui scettico. 

Hermione lo baciò per abbondanti minuti, mentre faceva scorrere le mani sulle sue braccia.

“Credo che questo non sia proprio un sogno, non trovi?” chiese poi lei in un orecchio.

Harry rise: “Già…lo credo anch’io…”

Hermione, perciò, alzò il busto e Harry la imitò, mettendosi seduto, con la schiena appoggiata alla parete e Hermione ancora in grembo. Dopodiché lei gli porse una tazza di cappuccino caldo e fumante e ne prese una anche per sé. Harry la fissò mentre lei beveva il suo cappuccino, seduta su di lui: era veramente bellissima, aveva i capelli un po’ arruffati, le guance arrossate, indossava la maglietta del suo pigiama che le arrivava appena sotto i fianchi, lasciando scoperte le gambe che lo stavano circondando, e il suo viso aveva un’aria assonnata, ma felice.

Hermione si accorse dello sguardo di Harry: la stava guardando quasi con adorazione…

“Harry…che hai?”

Harry scosse la testa: “Niente, Hermione…stavo solo pensando…”

“Pensando… a cosa?” chiese lei, mentre Harry beveva il suo cappuccino.

“Pensando che…questa notte…è stata bellissima…”

Hermione arrossì, sentendo tutto il suo corpo attraversato da una violenta ondata di calore: quella notte si era sentita così coinvolta, travolta da Harry, che non aveva ancora avuto il tempo di rifletterci bene sopra. Harry era stato così forte, deciso, ma anche infinitamente dolce nei suoi movimenti, che lei ne era rimasta spiazzata. Rispetto alla loro prima volta…beh, Harry non era niente male. Quella sera di tanti anni fa erano stati così goffi, impacciati che alla fine avevano anche riso. Chissà, forse il cambiamento di Harry era dovuto alle tante esperienze fatte con altre ragazze. Il pensiero che lui avesse amato così dolcemente e intensamente altre ragazze le fece provare un moto di gelosia. Ma si calmò subito, ricordandosi che lo aveva fatto solo per lei, pensando esclusivamente a lei.

“Non trovi?”

Hermione, destata dai suoi pensieri, gli sorrise timidamente: “Sì…è stato…bellissimo…”

Harry allungò una mano verso di lei e le accarezzò la guancia, godendo pienamente di quei momenti felici che, ora ne era sicuro, erano destinati a non finire mai più. Prese, poi, la tazza dalle mani di Hermione e, insieme alla sua, la posò nuovamente sul vassoio. Avrebbero finito di fare colazione più tardi.

“Harry!” lo ammonì Hermione, mentre lui la sospingeva indietro, sul materasso.

“Sì, Hermione?” disse Harry, baciandola sul collo e facendo scivolare una mano sotto la maglietta.

Per quel tocco così intimo, Hermione gemette, inarcando la schiena: “Do-dobbiamo…alzarci…”

Ma, in realtà, neanche lei voleva alzarsi e, senza opporsi, lasciò che Harry finisse di spogliarla definitivamente.

 

*****

 

Hermione lo baciò un’ultima volta: doveva andare a parlare con Matthew per interrompere la loro storia.

“Non vuoi che venga con te?” chiese Harry, trattenendola tra le sue braccia.

“Guarda che riesco ad affrontare Matt da sola, ormai lo conosco. So che la prenderà bene e non farà scenate isteriche!”

“D’accordo! Se ne sei veramente convinta…”

“Certo! Ci vediamo più tardi, ok?”

Harry annuì e le rubò un altro bacio: “A dopo!”

Hermione si smaterializzò, ricomparendo nella sua stanza. Prima di andare da Matthew doveva cambiarsi. Indossò velocemente un paio di pantaloni di lino bianchi e una camicetta senza maniche a fiorellini rosa. Dopodiché scese in cucina, dove incontrò i suoi genitori e…

“Matthew?!”

Tutti e tre la stavano fissando, chi con preoccupazione, chi con quella che sembrava molto…rabbia…

“Hermione, ma dove sei stata? Io e tua madre eravamo così preoccupati…” disse il padre.

“Vi ho mandato un gufo…”

“Un gufo?- ripetè il signor Granger- Quale gufo?”

“Hedwige, la civetta di Harry! Non l’avete fatta entrare?” domandò Hermione spaventata.

“Non ce ne siamo accorti, veramente. Quando non ti abbiamo visto a casa, abbiamo subito chiamato Matthew. Ma neanche lui sapeva dov’eri…” spiegò la madre.

Hermione arrossì, cominciando a tormentarsi le mani: “Ero…da Harry…”

“Harry?!” esclamò il sig. Granger.

“Si, signore! Harry Potter!” rispose Matthew con acidità.

Hermione evitò accuratamente di guardarlo: si sentiva tremendamente in colpa.

“E’ tornato? Quando?” chiese la signora Granger.

“Una settimana fa, ma è venuto qui solo ieri pomeriggio!”

“Perché è tornato? Vuole ancora farti rischiare la vita, eh?”

Hermione sospirò, infastidita: “Papà, lo sai benissimo come è andata! Harry non avrebbe mai permesso che Voldemort facesse del male a me e a Ron. Lui ci ha salvati, ha salvato tutti!”

“Non importa! Ha messo in pericolo la vita di mia figlia! E questo mi basta!”

“No, papà, non ti deve bastare! Perché io…voglio stare con lui…”

“Come scusa?” chiese Matthew.

“Non volevo dirtelo così, Matt, perdonami…ma hai capito bene. Ieri sera sono andata da lui per parlargli. Ho provato ad allontanarlo, ma non ce l’ho fatta…Harry è troppo importante e, quando mi ha detto che era tornato per me, io…non ho resistito…”

Matthew la raggiunse, guardandola con un profondo odio: “Sei andata a letto con lui, vero?”

Hermione non rispose: si limitò ad abbassare lo sguardo e a indietreggiare di un passo. Ma lui la bloccò, afferrandole un polso con forza.

“Rispondi, sei andata a letto con lui?”

“Lasciami! Mi stai facendo male!” esclamò Hermione, cercando di sottrarsi alla presa.

A quel punto intervenne il signor Granger, che con decisione, allontanò Matthew dalla figlia.

“Basta così. Ragazzo, vattene a casa! Ormai…non puoi più fare niente!”

Matthew continuava a fissare Hermione con molta rabbia: “Sei una stupida, Hermione. Io avrei potuto darti una vita normale! Che cos’ha quell’Harry più di me?”

Hermione era ancora particolarmente sconvolta dal comportamento di Matthew: davvero non si aspettava una reazione del genere da lui, che era stato sempre gentile con lei.

“Prima di tutto…- disse Hermione con molta calma-…non mi metterebbe mai le mani addosso come hai fatto tu adesso! E secondo…ha sempre avuto il mio amore…”

Matthew scosse la testa e, poi, uscì per sempre da casa Granger.

“E a voi…- disse Hermione, rivolgendosi ai genitori-…dico solo un’altra cosa. Il professor Silente vi aveva spiegato che non ci sono più grossi problemi e voi mi avete permesso di continuare a far parte del mondo magico. Ve ne sono grata, davvero. Ma ora non ho bisogno del vostro permesso per amare Harry, l’unico che io abbia mai amato e l’unico che mi abbia mai amata veramente! Quindi…vi prego, non mettetevi contro di me…non costringetemi a scegliere perché…”

“D’accordo, Hermione…- la interruppe il padre-…siamo sempre stati dalla tua parte e continueremo a esserlo anche in questa situazione. Se è Harry che ti rende così felice, allora non posso che approvare la vostra storia…”

A Hermione brillarono gli occhi: “Davvero?”

“Ma certo, ci vorrà un po’ di tempo prima che io possa fidarmi completamente di lui, ma…”

“Caro, dai…basta con questa storia. – esclamò la signora Granger- Sono passati quattro anni! In fondo, sai anche tu come sono andate le cose e…se devo dire la verità, io ho sempre creduto che quello che è successo non fosse colpa di Harry. Si è solo ritrovato in una situazione più grande di lui e l’ha affrontata in modo…direi ammirevole per un ragazzo di diciassette anni! Ha sempre tenuto molto a Hermione e a Ron, non avrebbe mai permesso che accadesse loro qualcosa di male e lo sai anche tu, tesoro!!”

La signora Granger fece l’occhiolino alla figlia e scompigliò affettuosamente i capelli del marito, mentre Hermione sorrideva.

“Grazie, mamma!”

“Sì, sì, ho capito! Non posso vincere contro di voi!-scherzò il signor Granger- Credo di avervi viziate un po’ troppo!”

Hermione, insieme alla madre, scoppiò a ridere. Ma qualche istante dopo, qualcuno bussò alla porta della cucina. La signora Granger andò ad aprire, lasciando entrare un Harry alquanto sconvolto.

“Harry?!”

“Oh…Hermione…- disse lui, correndo ad abbracciarla- Stai bene per fortuna…”

“Certo…perché non dovrei?”

Harry la guardò negli occhi, ansioso: “Dopo che te ne sei andata, è arrivata Hedwige. Aveva ancora la tua lettera attaccata alla zampa e ho subito pensato che non avesse trovato nessuno a casa. Ho creduto che fosse successo qualcosa di grave, che i tuoi genitori fossero stati attaccati e…che eri in pericolo anche tu. Quindi mi sono materializzato immediatamente qui, nei paraggi, perché se ti fosse successo qualcosa…io non me lo sarei mai perdonato…insomma avrei dovuto insistere per venire con…”

Hermione sorrise dolcemente e gli accarezzò una guancia per farlo calmare: “Stai tranquillo, Harry, non è successo niente né a me né ai miei genitori…”

Lei gli indicò con un cenno del capo i genitori e Harry, cercando di riprendere fiato, si voltò verso di loro e sorrise.

“Oh…signori Granger, state…state bene, allora…”

“Sì, grazie, Harry!” disse la madre di Hermione.

“Grazie al cielo!- esclamò Harry, correndo poi a stringere le mani di entrambi- Sono veramente felice di rivedervi.”

“Anche noi, Harry!”

“Probabilmente vi sarete spaventati non trovando Hermione a casa, ma lei era…al sicuro, con…me!”

“Esatto, ci siamo preoccupati!” ribattè il signor Granger, guardando Harry come se lo volesse intimorire solo con uno sguardo.

“Io…non volevo farvi preoccupare…di nuovo…” disse Harry colpevole, trovando improvvisamente interessante il colore delle mattonelle del pavimento.

Hermione trattenne il respiro per la tensione che stava creando suo padre: ma perché doveva sempre fargli pesare quei brutti eventi? Non aveva detto che era d’accordo?

“Tutto ciò che non dovrai fare d’ora in poi sarà…-iniziò il signor Granger, sospirando-…far soffrire mia figlia!”

Harry, sorpreso, riportò lo sguardo sul padre di Hermione.

“Oh…non mi guardare così! Hai capito bene! Non farai soffrire mia figlia, altrimenti dovrai vedertela con me!”

“Questo vuol…vuol dire…”

“Vuol dire che approvo la scelta di mia figlia perché ciò che desidero di più al mondo è la sua felicità e…tu sei l’unico che riesce a renderla così felice. Negli ultimi quattro anni non le avevo mai visto gli occhi brillare in quel modo, sapevo che era la tua mancanza a causare quel velo di tristezza che lei riusciva a celare a tutti quanti, ma non volevo ammetterlo a me stesso. Piuttosto che vederla in pericolo con te, avrei preferito vederla triste per sempre, ma viva! Ora, però, basta! Hermione è in grado di vivere la sua vita da donna indipendente ed è capace di fare le scelte più giuste per lei. Si fida ciecamente di te da sempre, perché mai non dovrei fidarmi anch’io?”

Detto questo il signor Granger gli porse la mano destra. Harry, sorridendo, gliela strinse.

“Grazie…io…io le sarò infinitamente grato per questo…davvero…”

“Ne sono convinto! – ribattè lui, andando a sedersi al tavolo- In fin dei conti quel…Matthew…non mi è mai piaciuto!!”

Hermione rise: “Ma certo. Non eri tu quello che ci ha fatto conoscere, quello che mi ha spinta a stare con lui?”

“Può darsi, ma ho sempre saputo che non era adatto a te! Era un tipo più…fisico, diciamo!”

Stavolta fu Harry a ridere, ricordando una conversazione di molti anni prima proprio con Hermione: “Fisico…come lo era Viktor Krum?”

“Peggio!” rispose Hermione, con una punta di dispiacere.

Harry diventò improvvisamente serio e fissò Hermione preoccupato: “Che vuoi dire?”

“Ehm…caro, non dobbiamo andare a disfare i bagagli?” intervenne la signora Granger.

“Uh…sì, certo! A dopo!”

I signori Granger sparirono su per le scale, mentre Harry aspettava con ansia la risposta di Hermione.

“Oh…ma…non c’è bisogno di preoccuparsi, Harry, dico sul serio…”

“Hermione, non puoi dirmi una cosa del genere e poi pretendere che io non mi preoccupi! Andiamo…non è da te!”

Hermione sospirò, si sedette al tavolo e gli raccontò cosa era successo qualche minuto prima in quella cucina.

Alla fine del racconto, Harry sorrise: “Cos’è che avevi detto stamattina?Ehm… una cosa tipo…so che la prenderà bene e non farà scenate isteriche…sì, più o meno era così!”

“Oh, dai, Harry! C’erano papà e mamma con me, non avrebbe potuto fare niente di male!”

Harry le si inginocchiò di fronte, accarezzandole le gambe: “E’ proprio per questo che non mi arrabbio! Altrimenti…Matthew avrebbe già pagato per averti messo le mani addosso!”

“Beh…non ci pensiamo! Possiamo stare insieme adesso, senza problemi, non sei felice?”

“Certo che sono felice, Hermione, per la prima volta in vita mia, tutti i miei sogni si sono avverati e tutto sta andando per il meglio! Non so se sia possibile avere una vita perfetta, ma la mia, ora, si avvicina molto al concetto di perfezione!”

Hermione, sorridendo, si chinò per baciargli la nuca: quanto aveva ragione Harry! Durante quella notte, trascorsa intensamente accanto a lui, si era resa conto che la sua vita, in quei quattro anni senza Harry, era…niente, assolutamente niente. Era come se non stesse vivendo la sua vita, ma quella di un’altra persona. Cercare di dimenticarlo, allontanare il pensiero di Harry…non era quello che Hermione Granger avrebbe fatto, no. Lei sarebbe subito andata a cercarlo, lo avrebbe raggiunto anche in capo al mondo se avesse potuto. Ma si era rifiutata di farlo, forse per paura che lui la respingesse, forse per non deludere i suoi genitori, forse per non affrontare il fatto che non aveva niente se non aveva Harry…

“Credo che mi sentirò completo solo quando un giorno ti chiederò di sposarmi!” continuò Harry, appoggiando la guancia sulle gambe di lei.

Hermione non potè trattenere una risatina e gli accarezzò i capelli, mentre le ritornava in mente il pensiero che aveva fatto quella mattina, preparando la colazione per loro due.

“Quando lo farò, tu…dirai di sì?” chiese Harry, facendo in modo che i loro sguardi si incrociassero.

Hermione gli sorrise: “Beh…se nel frattempo non sono diventata una pazza isterica, è molto probabile che…sì, dirò di sì!”

Il cuore di Harry mancò un battito e lui rimase a guardarla, godendo di quella dolcissima sensazione che si stava impossessando di lui. Un’intera vita al fianco di Hermione…oh, la sorte non era stata certo benevola con lui all’inizio, ma si stava rifacendo alla grande! Chi doveva ringraziare per quel preziosissimo dono che gli era stato offerto? Un dio, un angelo custode…chi era stato così generoso con lui?

“Sposeresti davvero un Potter??” esclamò Harry, avvicinandosi al suo viso.

Hermione rise: “Harry…se l’ha fatto la straordinaria donna che ti ha messo al mondo, perché mai non dovrei farlo anch’io?”

Harry inclinò la testa da un lato, pensieroso: “Sì, mi sembra un motivo più che adeguato! Allora…”

“Sì?” disse lei, mentre Harry le fissava avidamente le labbra.

“Crede che…potrei baciarla…futura signora Potter?”

“Non vedo perché non si possa fare, signor Potter!”

Harry le sorrise malizioso, prima di baciarla con passione, circondandole la vita con le sue braccia.

Davanti a loro c’era un’intera vita da trascorrere insieme, come non avevano potuto fare in quegli anni. Le loro esistenze si sarebbero unite per dar vita a una nuova famiglia, magari, avrebbero assistito alla crescita dei loro figli, sarebbero invecchiate insieme, ma…

Sarebbero potute passare anche mille e mille stagioni, ma l’amore di Harry per la sua Hermione non sarebbe mai passato…

 

 

 

Aha, ecco la mia fanfiction che ha partecipato al contest su un altro sito ed è arrivata quarta. Non male considerato che era la prima volta che partecipavo a un fanfiction contest, devo dire che non me l’aspettavo. La canzone è dei Nomadi, naturalmente. Comunque, spero che vi piaccia. Fatemi sapere!!

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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