Stagioni
Alla radio trasmettevano
una canzone dalla melodia malinconica e dalle parole troppo familiari a Harry:
stava guidando la sua macchina, con una meta ben precisa, ovvero casa Granger.
L’auto, una Cayenne
Volkswagen a quattro porte, grigio metallizzata, era nuovissima. Comprata al
suo ritorno a Londra, giusto una settimana prima, non era neanche costata poco:
ma lui aveva cominciato a lavorare come Auror e, con l’eredità di Sirius e dei
suoi genitori, non poteva dire di passarsela così male. Anche se doveva
ammettere una cosa: i soldi non fanno la felicità e lui lo sapeva fin troppo
bene. La felicità, infatti, lo aveva abbandonato più di quattro anni prima…
“Ecco che
il tempo cambia già,
comincia
qui un nuovo ciclo ormai…”
Sì, quattro anni prima la
sua vita era cambiata, per l’ennesima volta. Dalla tenera età di 12 mesi, la
sua vita aveva subito cambiamenti più o meno radicali…più o meno positivi…E tra
questi ultimi prevalevano di gran lunga i meno: la morte dei suoi genitori ad
un anno, l’infanzia trascorsa a Privet Drive, dai Dursley, la morte di Cedric
Diggory durante il suo quattordicesimo anno di vita, quella del suo padrino,
Sirius Black, l’anno dopo e l’aver ucciso un uomo, seppur malvagio, perfido
come Lord Voldemort, durante il suo settimo anno a Hogwarts.
Ma…c’era un aspetto positivo nella sua vita tormentata. Il
19 settembre di quasi cinque anni prima, all’inizio del loro ultimo anno alla
scuola di magia, Harry e il suo migliore amico Ron Weasley avevano preparato
una piccola festicciola per i 18 anni della loro amica Hermione Granger. E,
alla fine della festa, seduti sul tappeto accanto al camino, quando la sala
comune si era svuotata, Harry le aveva fatto un altro regalo, oltre
all’elegantissima penna stilografica su cui era stato inciso il nome di lei: le
aveva aperto il suo cuore, le aveva confessato di essersi innamorato di lei, da
quella sera all’Ufficio Misteri, quando lei aveva rischiato di morire per colpa
di Harry, quando aveva risvegliato in lui uno strano moto…che aveva scoperto essere
amore.
“…e sento
che la mia stagione è qui,
fa freddo
ma c’è il fuoco accanto a te…”
Già, era stata una giornata abbastanza fredda, Harry lo
ricordava bene. Ma quella sera, tra loro, la temperatura si era notevolmente
alzata con quel bacio. Non era stato lui a prendere l’iniziativa: aveva solo
confessato i suoi sentimenti a Hermione, aspettando che lei gli dicesse
qualcosa, magari che ricambiasse quelle emozioni fortissime. E lei, per tutta
risposta, si era semplicemente sporta verso lui, baciandolo dolcemente. Le
labbra di uno avevano cominciato a muoversi su quelle dell’altra con una
gentile passione e una delicata sensualità.
“…Di fuori
no, un suono non c’è più,
le
stagioni stan dormendo intorno a noi…”
In quel momento gli unici
rumori udibili nella sala erano i loro respiri, irregolari, affannati e Harry,
così vicino a lei, riusciva a percepire anche i battiti del cuore di Hermione,
che si muoveva all’unisono con il suo. Sembrava quasi che la Terra si fosse
fermata solo per loro, per assistere a quel momento, un momento che era ancora
un ricordo indelebile nella mente di Harry. Lui le aveva preso il viso tra le
mani, senza interrompere il bacio, e, con un’intraprendenza che mai si sarebbe
aspettato da se stesso, l’aveva sospinta all’indietro, facendola stendere sotto
di sé, sul tappeto. Hermione, con gli occhi chiusi, aveva sussurrato il suo
nome, con un tono caldo che lo aveva terribilmente eccitato. Harry era rimasto
a fissarla, contemplando il suo volto, illuminato dal fuoco nel camino: le ombre
provocate dalle fiamme erano tremolanti, sembravano stessero danzando sulla sua
pelle candida. Era la visione più bella cui Harry avesse assistito.
“…scorre
acqua nuova dentro agli occhi tuoi,
come è
strano essere amanti io e te,
eravamo
solo amici io e te…”
Hermione lo aveva guardato
curiosamente. I suoi occhi emanavano una luce diversa: Harry non l’aveva mai
vista così. Cos’era quella? Felicità? Amore?
Hermione gli aveva risposto con un solo sguardo: lo amava
davvero! Non aveva bisogno di parole, si conoscevano troppo bene, erano amici
da più di sei anni, anzi erano solo amici fino a qualche minuto prima. Tra di
loro si era venuto a creare un rapporto particolare, basato sulla fiducia
reciproca: non riuscivano a mentire l’uno con l’altra, sarebbe stato un enorme
peso da sopportare e, in ogni caso, non ne avevano bisogno, perché sapevano di
poter contare sempre l’uno sul sostegno dell’altra. Hermione gli era stata
accanto dal loro primo anno a Hogwarts, lo aveva aiutato nelle battaglie contro
Voldemort, era rimasta al suo fianco anche quando lui allontanava tutti e
quando nessuno credeva ai suoi racconti sulla sua nemesi, l’Oscuro Signore, e
si era preoccupata per lui come nessuno aveva mai fatto, facendolo sentire per
la prima volta veramente importante per qualcuno.
“…E così
la vita cambia in me,
io amo te,
la mia parola è sì…”
Quella sera Harry le aveva
dimostrato tutto il suo amore e, da quel momento, ogni volta che le sussurrava
“ti amo” rabbrividiva. Era un’emozione unica che lo turbava piacevolmente,
un’emozione che avrebbe voluto provare volentieri per tutta la vita.
Hermione rideva quando lui le diceva quelle due
semplicissime parole: rideva perché era finita in una stranissima, ma
straordinaria situazione insieme a Harry. Lui la capiva perfettamente. Non
avrebbe mai creduto possibile una relazione tra loro due: Hermione era stata
per quasi sei anni come una sorella. Ma, probabilmente, essendo sempre stato
figlio unico, aveva frainteso quel sentimento. Perché si trovava così bene con
lei, che lo capiva più di tutti? Perché all’improvviso, dopo quella sera
all’Ufficio Misteri, era diventata indispensabile la sua presenza accanto a
lui? Hermione non era una sorella per lui, era di più, molto di più: era la sua
migliore amica, contro cui ingiustamente riversava la sua frustrazione, la sua
confidente, la sua spalla su cui piangere…Hermione era tutto questo e molto di
più…l’aria che lo faceva respirare, era la sua vita, era ciò di cui aveva
disperatamente bisogno, era la persona che aveva scelto di amare per sempre.
E, invece, in quei momenti felici trascorsi insieme a lei,
Harry non riusciva a immaginare una vita, un futuro senza Hermione…
“…impazzirà
nel buio la città,
che chiaro
c’è, che pace insieme a te…”
Hermione gli trasmetteva una sensazione dolcissima e
inedita: sentiva che con lei accanto, Harry non poteva stare male…con lei
accanto tutto sarebbe andato per il meglio. Anche la battaglia contro
Voldemort: la profezia si era avverata e Harry aveva ucciso l’Oscuro Signore.
Era sopravvissuto, era veramente andato tutto bene, ma quell’’evento lo aveva
profondamente turbato: aveva ucciso un uomo, aveva dovuto farlo, per continuare
a vivere, portandosi addosso quel peso per il resto della sua esistenza. E, per
quel motivo, Harry era fuggito dalla sua casa, dal suo ambiente, dai suoi amici
e…anche da Hermione, il suo più grande amore. Aveva avuto paura di affrontare
la vita e il mondo, dopo quello che aveva fatto. Certo, probabilmente, tutta la
comunità lo avrebbe acclamato come il grande eroe della loro epoca: ed era
proprio questo il problema. Lui non voleva essere riconosciuto come un eroe
solo per aver commesso quell’omicidio. Doveva riuscire ad accettarlo lui
stesso, prima di confrontarsi con la comunità magica.
Dunque, aveva abbandonato tutto e tutti, allontanandosi per
quattro lunghi anni: era scappato subito dopo la cerimonia di diploma, senza
neanche salutare Ron e Hermione. Sarebbe stato troppo doloroso dire addio al
suo migliore amico e a lei, che era diventata tutta la sua vita. Ma avrebbe continuato
ad amarla, anche da lontano, anche se non poteva averla al suo fianco.
“…Ma come
mai il tempo fugge già,
le
stagioni ora sono realtà…”
Quattro anni erano,
quindi, passati. All’età di 22 anni, Harry era diventato un Auror di tutto
rispetto: aveva studiato in una importante scuola per Auror in Irlanda e, una
volta raggiunto il suo scopo, era tornato in Inghilterra, pronto a lavorare al
servizio del Ministero della Magia. Qualche giorno dopo il suo ritorno a
Grimmauld Place, diventata ora casa Potter
e non più quartier generale dell’Ordine della Fenice, Harry era andato a
trovare Ron. Anche lui era diventato Auror e viveva una relazione molto seria
con Luna Lovegood, la stravagante compagna di Ginny, appartenente alla casa di
Corvonero. Ron gli aveva chiesto cosa aveva fatto in quegli anni, ma
fortunatamente non sembrava arrabbiato per il fatto che Harry fosse sparito
senza salutare e non avesse mai dato sue notizie.
E poi, inevitabilmente, il
discorso cadde su di lei, Hermione Granger. Ron gli aveva detto che era molto
cambiata, che era diventata un’importante auror, infiltrata al San Mungo e…che
aveva trovato un fidanzato, un certo Matthew. Beh, Harry non poteva pretendere
che lei lo aspettasse. Erano passati quattro anni! Hermione meritava di essere felice,
anche se questo voleva dire lasciarla andare con un altro.
“…E’ tornato il vento e l’amore va,
com’è strano essere amici io e te,
eravamo ieri amanti io e te.”
Era arrivato: Harry
parcheggiò l’auto proprio di fronte casa Granger. Sentiva di essere emozionato:
cos’erano adesso lui e Hermione? Erano stati grandi amici, poi amanti e
ora…potevano definirsi ancora amici? Con il cuore che batteva come fosse
impazzito, Harry si avvicinò alla porta.
Oh….cielo, cosa doveva
fare? Come doveva comportarsi con Hermione? Come avrebbe dovuto salutarla?
Harry fu assalito dal panico. Non ce l’avrebbe mai fatta a comportarsi con lei
solo come un amico…semplicemente non poteva farlo…
*****
Hermione mise in forno la
torta paradiso, una torta semplice, ricoperta da uno strato di zucchero a velo.
Quella sera i suoi genitori sarebbero tornati dal loro viaggio in Spagna,
durato ben due settimane; ma, in realtà, quel giorno lei aveva pensato a
un’altra persona, mentre preparava la torta. Era il primo agosto, il giorno che
seguiva il 31 luglio, il compleanno di Harry…il suo Harry…Oh, non doveva
pensare a lui! Non si faceva vivo da quattro anni, non meritava la sua
preoccupazione! Ora Hermione aveva altro a cui pensare: il suo lavoro, Matthew,
la sua vita che stava lentamente riprendendo un certo ordine, dopo gli eventi
di Hogwarts legati a Voldemort e a Harry. E l’ordine per lei era tutto.
L’esperienza vissuta con Harry era stata così travolgente e passionale che ne
era rimasta scottata. Essere stata abbandonata in quel modo, senza un minimo di
spiegazione, senza neanche un saluto, l’aveva fatta soffrire terribilmente per
più di un anno. Aveva impiegato molto tempo per tornare a una vita normale e ci
stava riuscendo insieme a Matthew, un ragazzo straordinario che…
I suoi pensieri vennero
interrotti da qualcuno che aveva suonato alla porta. Perciò Hermione regolò il
timer del forno e raggiunse la porta. Quando la aprì, istintivamente la
richiuse: aveva visto sicuramente un fantasma, non poteva essere lui! Forse
stava solo sognando a occhi aperti…
No! Il campanello suonò
nuovamente. Con il cuore in gola, Hermione riaprì la porta lentamente. Sì, era
proprio Harry Potter…e la stava guardando, rivolgendole un sorriso divertito.
Divertito perché Harry la
trovava estremamente buffa! Ed era anche straordinariamente bella! Ron aveva
ragione: era cambiata, meravigliosamente cambiata in quei quattro anni. I
capelli un po’ più corti le arrivavano appena alle spalle, disegnando ricci
perfetti, che le incorniciavano il viso leggermente abbronzato. Forse era stata
al mare!
“Harry…” mormorò lei
incredula.
“Ciao…Hermione!”
“Harry…” ripeté Hermione.
Harry rise: “Sì, mi chiamo
ancora così!”
Hermione sorrise
flebilmente.
“Credi che…potrei
entrare?” azzardò Harry, timoroso.
Hermione balbettò qualcosa
che sembrava molto: “Sì, certo…scusami!”
Lei lo lasciò entrare e
Harry la guardò meglio: indossava una maglietta a maniche corte, dei jeans
scuri e aveva legato in vita un grembiulino rosso su cui si intravedeva qualche
baffo di farina o qualcosa di simile. E, ora che ci faceva caso, Harry notò un
baffetto bianco anche sulla sua guancia destra. Così allungò una mano verso di
lei e la pulì.
“Cosa stavi facendo?”
chiese lui, trovandola decisamente adorabile.
“Ehm…niente…solo
una…torta…” disse lei, fissandolo.
Quel contatto l’aveva
fatta fremere di piacere e non poteva negarlo: aveva sentito qualcosa dentro di
lei che si era smosso, qualcosa che non sentiva più da tanto tempo.
“Ah…ecco cos’era questo
profumino!” esclamò Harry.
Toccarla di nuovo, dopo
quattro anni, era stata un’emozione unica: la pelle morbida, vellutata, del suo
viso scorreva sotto la sua mano, provocandogli un intenso brivido lungo tutta
la spina dorsale. Mentre lui la fissava, Hermione volse lo sguardo altrove.
“Hai…hai tagliato i
capelli?” chiese Harry.
“Sì…in effetti…li ho
tagliati quattro anni fa…sai, la mia vita aveva subito un enorme dispiacere
e…beh…mi ha fatto sentire come…rinata…”
Hermione gli aveva
improvvisamente rivolto uno sguardo truce, che lo fece deglutire a fatica.
“Ah…capisco…”
Stavolta fu lui a
distogliere lo sguardo, in evidente imbarazzo. Hermione si pentì immediatamente
di quell’ultima affermazione. Non meritava di essere accolto così, proprio da
lei!
“A-andiamo…di là?”
“Sì!”
Harry seguì Hermione nel
salotto. Non era mai stato in casa Granger. Era molto spaziosa: il salotto
aveva le pareti di un giallino-arancio, i mobili erano costituti da ciliegio e
il lampadario, abbastanza semplice, era di cristallo. Hermione fece accomodare
Harry sul divano color panna.
“Vu-vuoi un po’ di tè?
L’ho appena fatto!”
“Certo, grazie!” disse
Harry con un sorriso.
“Arrivo subito!”
Hermione si diresse in
cucina e preparò un vassoio con due tazze di porcellana, lo zucchero e la
teiera coordinata con le tazze. Ma prima di tornare da lui, si sedette,
sospirando e mettendosi le mani sul cuore per calmarsi. Sembrava che il suo
cervello fosse andato in tilt: non poteva credere che il suo Harry era lì,
nella stanza accanto, nel salotto di casa sua. Da una parte era felicissima:
non lo vedeva da più di quattro anni e sentiva l’impulso irrefrenabile di
saltargli addosso per fargli capire quanto le era mancato. Ma…dall’altra parte
era arrabbiata a morte con lui per quello che le aveva fatto, per il modo in
cui l’aveva lasciata. Come poteva tornare da lei dopo quello che era successo
con quella sua spudorata semplicità e tranquillità? Non sapeva che l’aveva
fatta soffrire terribilmente?
Anche se…per la miseria!
Quanto era bello: gli occhi sempre più verdi e brillanti, i capelli neri in
costante disordine, quel ciuffetto che cercava di coprire la cicatrice ancora
ben visibile e quell’accenno di barba che gli era spuntata sui contorni del suo
viso…tutto lo rendeva così tremendamente sensuale, selvaggio, eccitante…
Hermione non riusciva a
staccargli gli occhi di dosso, nemmeno quando preparò per lui una tazza di tè e
gliela porse. Ma le mani tremanti non ressero a lungo il peso della tazza e la
fecero cadere sui pantaloni di Harry, che scattò in piedi perché il tè era
bollente.
“Oddio, scusami, Harry!
Che stupida…” esclamò Hermione imbarazzata.
“Oh…non importa, Hermione!
Non è successo niente di grave!”
Entrambi si chinarono per
raccogliere la tazza e il piattino. Hermione era rossissima in viso: Harry
adorava quando era in imbarazzo. Era deliziosamente buffa! Notando che le mani
dalla ragazza tremavano ancora, Harry le prese fra le sue.
“Hermione, è normale che
tu ti senta in imbarazzo! Anch’io provo la stessa cosa. Cerchiamo, però, di
comportarci normalmente…come due vecchi amici…sei d’accordo?”
Come due vecchi amici? Ma
che stava dicendo? Neanche lui ci credeva! Non voleva essere suo amico.
Voleva…voleva…lei, voleva Hermione, tornare al loro rapporto di quattro anni
prima, quello stesso rapporto da cui lui era fuggito.
“Sì, hai ragione, Harry!”
rispose Hermione, ma non riuscì a guardarlo negli occhi perché non aveva per
niente ragione.
Come poteva pretendere che
lei lo trattasse come un vecchio amico dopo quello che c’era stato fra loro?
Ron era un vecchio amico, ma Harry…lui era ben altra cosa! La faceva sentire viva,
le provocava emozioni che nessun altro, neanche Matthew, aveva mai evocato in
lei. E, a malincuore, Hermione non poteva ignorare che anche in quel momento
Harry le provocava le stesse emozioni di una volta, che Hermione riviveva ogni
giorno quando lui le ritornava in mente e si chiedeva cosa stesse facendo in
quel momento o se stesse pensando a lei.
“Ehm…vado a prendere
qualcosa per asciugarti!” disse Hermione ancora con le guance rosse.
“Ehi, hai dimenticato che
siamo stati a Hogwarts? Non dirmi che non usi più la bacchetta magica!”
Hermione sorrise: “Già,
che stupida! Ma…è meglio se…fai tu!”
“Sì…infatti!- disse Harry
e, puntando la bacchetta sulla macchia dei pantaloni, pronunciò- Evanesco!”
I pantaloni di Harry in un
batter d’occhio tornarono come nuovi.
“Sarà meglio prendere il
tè in un’altra occasione, non trovi?” chiese Harry.
Hermione rise: “Sì, sono
d’accordo!”
“Adesso…perché non mi
parli di te? Ron mi ha detto che sei diventata un’ auror infiltrata al San
Mungo!- disse Harry, tornando a sedere- Un bel traguardo!”
Anche Hermione si era
seduta sul divano e arrossì per il complimento di Harry: “Sì…è stato faticoso,
ma alla fine ci sono riuscita!”
“Beh…come potevi non
riuscirci?! Sei sempre stata la migliore in tutto e io ho molta fiducia in te.”
Le labbra di Hermione si
incurvarono in un timido sorriso e, posando lo sguardo su di esse, Harry sentì
l’impellente desiderio di baciarla immediatamente.
“E…i tuoi genitori erano
d’accordo?” chiese lui per distrarsi.
“Che vuoi dire?”
“Beh…dopo quello che è successo
quattro anni fa, ti hanno permesso di continuare a far parte del mondo magico?”
Cosa era successo quattro
anni prima? Hogwarts era stata attaccata dai Mangiamorte, dopo che Voldemort
era venuto a conoscenza della fine della profezia. Tutto l’Ordine della Fenice
era accorso per combattere contro i seguaci di Voldemort. Ma lui, l’Oscuro
Signore voleva Harry e lo aveva attirato nella Camera dei Segreti, rapendo le
due persone più importanti della sua vita, Ron e Hermione. Fortunatamente tutto
era andato per il meglio: la loro vicinanza gli aveva permesso di sconfiggere
Voldemort, facendo così adempiere la profezia.
“Sì, loro sono stati
convinti da Silente. Sai, li ha tranquillizzati dicendo che, ormai, non c’erano
più grossi pericoli nel mondo magico da quando tu hai…”
“Da quando ho ucciso
Voldemort!” terminò Harry.
Hermione lo fissò
intensamente, mentre lui volgeva lo sguardo altrove: “Già!”
“Ehm…Ron mi ha detto che
frequenti un certo Matthew, giusto?” esclamò lui, cambiando discorso.
“Ah…Matthew, sì!”
“E’ un Babbano?”
“Esatto. I miei me l’hanno
presentato a una festa di Natale circa due anni fa!”
“Due anni?! Wow!”
Ma quale wow?! Era una
vera tragedia! Hermione aveva trascorso due interi anni della sua vita accanto
a un altro uomo, un uomo che non era Harry, e la storia, probabilmente, stava
diventando seria. Harry provò un’atroce fitta al cuore, immaginando la sua
Hermione tra le braccia di un altro. Ma cosa pretendeva? Che Hermione lo
aspettasse a vita, senza aver mai avuto sue notizie? Diamine, non si era fatto
vivo per quattro anni!
“Matthew sta studiando per
diventare dentista!” disse Hermione.
Perfetto anche per i
genitori di lei. Chissà se aveva già chiesto la sua mano!
“Capisco! E tu…sei felice
con lui?” chiese Harry timoroso.
Per lo meno, Matthew non
l’aveva fatta soffrire: “Sì, certo!”
Harry mandò giù l’ennesimo
magone, il più grosso, il più amaro.
“Tu, invece?” chiese
Hermione.
“Cosa vuoi sapere?”
“Beh…hai realizzato il tuo
sogno? Sei diventato Auror?”
“Sì!”
“E…dove sei stato in
questi anni?”
“Ho vissuto nella baia di
Dundalk. La scuola per Auror irlandese era lì vicino…”
“Ah…la baia di Dundalk, al
confine con l’Irlanda del Nord…dicono che sia un posto magnifico, con colline
verdeggianti dappertutto!”
“Esatto e ogni tanto si
vedevano anche greggi di pecore guidati ancora da pastori del luogo!”
A quel punto Hermione lo
guardò con un particolare interesse. C’ era una domanda che le premeva fargli,
ovvero…
“Non…non hai conosciuto
nessuna ragazza?”
Stupida, stupida,
Hermione! Che cosa diavolo le era preso? Sicuramente Harry avrebbe capito
tutto, e cioè che Hermione, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto, non
riusciva a toglierselo dalla mente. Ogni giorno, ogni attimo della sua vita era
dedicato a lui, a Harry. Sì, lei aveva provato a dimenticarlo, impegnandosi
nello studio, nel lavoro e nella sua storia con Matthew; ma ogni cosa ricordava
Harry: i suoi occhi, il suo profumo, la sua voce, quell’adorabile sorriso,
tutti i momenti bellissimi trascorsi insieme…
E questo non faceva che
aumentare il suo dolore, perché sapeva di non averlo accanto a sé.
Harry le sorrise: “Ho
conosciuto tantissime ragazze, così tante che ora non me le ricordo più!”
Beh, era naturale…quattro
anni in una scuola…come poteva non aver conosciuto neanche una ragazza? Qualche
stupida ragazzina che non era degna di stargli vicina!
Alzandosi in piedi, Harry
sospirò: “Con molte di queste io…beh…diciamo che ci sono stato insieme per un
po’…al massimo un mese. Vedi, in loro cercavo sempre qualcosa di particolare…”
“Cosa?” chiese lei.
Harry la guardò negli
occhi: era ancora così ingenua e lo stava facendo impazzire. Come poteva stare
tranquillo ora che aveva di fronte tutto ciò che aveva sempre cercato…tutto ciò
di cui aveva disperatamente bisogno…
“Qualcosa di…puro…di
angelico…come l’amore della profezia che mi ha permesso di sconfiggere
Voldemort…”
“Che vuoi dire?” chiese
Hermione turbata.
“Hermione…- disse lui
sedendosi di nuovo accanto a lei e prendendole una mano-…in tutte le ragazze
che ogni mattina ritrovavo nel mio letto, io ho sempre cercato un po’ di te. E
quando puntualmente non trovavo niente di tutto ciò, le lasciavo!”
Hermione, ancora
abbastanza sconcertata, chiese: “Perché…perché un po’ di me?”
“Perché…io, è vero, ti ho
lasciata in un modo orribile, ma tu sei stata e continuerai a essere troppo
importante per me!- disse Harry avvicinandosi a lei e guardandola intensamente
negli occhi, come se le volesse trasmettere quanto la desiderasse-
Hermione…quello che voglio dire è che, in questi quattro interminabili anni,
non ho fatto che pensare a te, giorno e notte. Per quanto mi sforzassi, tu eri
sempre nei miei pensieri. Io ti amo e…credo che ti amerò per sempre. Non
importa che tu ci sia o meno…ti amerò finchè vivrò!”
I loro visi erano talmente
vicini che l’uno sentiva il respiro dell’altra accarezzargli la pelle. E se
Harry avesse potuto e Hermione avesse voluto, avrebbero potuto benissimo
baciarsi.
Ma proprio in quel
momento, suonò il campanello.
“Oh…devo….andare a
vedere…chi è…” mormorò Hermione.
“Sì, certo!”
Hermione era particolarmente
scossa: le gambe erano molli, a stento la sorreggevano, le mani sudate
tremavano e il suo corpo era pervaso da sconvolgenti ondate di calore.
Guardò dallo spioncino e
vide Matthew.
“Oh…no!” sospirò
appoggiandosi alla porta.
Prima di aprire e incontrare
Matthew, Hermione doveva riprendersi. Si mise una mano sul cuore che batteva
velocemente e l’altra se la passò sul viso: umido, il viso era bagnato di
sudore… Immediatamente, nella sua mente comparve quella scena di quattro anni
fa, la sera prima dell’attacco di Voldemort, nella Stanza delle Necessità:
avevano “preso in prestito” cibo e bevande dalla cucina degli elfi, per passare
una serata particolare, solo loro due, lei e Harry. Era stato divertente
mangiare insieme e chiacchierare fino a tarda notte. Ma, quando lei propose di
tornare in sala comune, lui l’aveva trattenuta, dicendole che voleva passare la
notte con lei. Aveva uno strano presentimento, che il giorno dopo, infatti, si
era avverato. E glielo aveva chiesto con quello stesso tono che l’aveva turbata
così piacevolmente. Hermione si era lasciata andare, facendosi travolgere da
Harry, dai suoi baci, dal modo in cui la toccava, dai suoi movimenti su di lei
così intensi…
Ehi, ma non doveva
riprendersi? Se continuava a pensare a quella sera, sicuramente avrebbe
raggiunto Harry in salotto, chiedendogli un ripasso della loro prima e unica
volta. Cielo, se Matthew la vedeva così accaldata in compagnia del suo
ex…avrebbe frainteso tutto. Anche se…in effetti, non c’era niente da
fraintendere. Perché era tutto così come sembrava. Harry le stava confessando i
suoi sentimenti e se il campanello non avesse suonato…chissà cosa sarebbe
successo.
Finalmente, Hermione si
calmò e aprì la porta.
“Ciao, Matt!”
“Ciao, bellissima!” la
salutò lui, dandole un bacio sulla guancia.
Matthew era un ragazzo
alto, con occhi marroni e capelli corti biondo scuro. Hermione lo trovava molto
attraente, ma paragonato a Harry…tutto il suo fascino svaniva.
“Come va?” chiese lui.
“Bene, ehm…vieni di là?
C’è una persona che vorrei presentarti!”
“Non dirmi che è un altro
lontanissimo parente!!”
“No…puoi stare
tranquillo!”
Hermione e Matthew
raggiunsero Harry in salotto, che, non appena li vide, si alzò in piedi.
Così…quello era il famoso Matthew, il ragazzo di Hermione. Sembrava un tipo a
posto.
“Matt, lui è Harry Potter.
Harry, ti presento Matthew Coleridge!” disse Hermione.
I due giovani uomini si
strinsero la mano.
“Piacere!”
“Piacere mio! Hermione mi
ha sempre parlato di te, da quando mi ha detto che è una strega!” esclamò
Matthew.
“Una strega eccellente!”
aggiunse Harry, guardando Hermione.
Lei arrossì violentemente:
le aveva rivolto quello sguardo, lo sguardo di quando condividevano un piccolo,
dolcissimo segreto, come la notte trascorsa nella Stanza delle Necessità.
“Ehm…dolcezza, sei pronta
per uscire?” chiese Matthew, cingendole la vita con un braccio.
Brutto figlio di buona
madre! Toglile quel braccio di dosso, grandissimo pezzo di…
“Matt, lo sai che tornano
i miei stasera!”
“Ah…sì, me l’ero
dimenticato!-sbuffò Matthew- Allora, domani sera!”
“Vedremo!” disse Hermione,
prima di ricevere un bacio sulle labbra da Matthew.
Ok, era troppo da
sopportare anche per Harry! Non era il caso di restare un minuto di più.
“E’ meglio che vada!”
disse Harry avvicinandosi alla porta.
Oh, no! Harry era rimasto
turbato a causa di quel maledettissimo bacio! Ma perché Matthew lo aveva fatto?
Sapeva che Harry era il suo ex! Non poteva mostrare un po’ più di rispetto per
lui? Chissà come stava soffrendo!
Hermione lo inseguì:
“Sicuro di voler andare via? Non vuoi rimanere a cena?”
Non voleva che lui se ne
andasse un’altra volta…ora che lo aveva ritrovato. Non voleva rischiare di non
vederlo più…non poteva lasciarla di nuovo sola…aveva una gran voglia di
gridarglielo, ma…
“Hermione, devo andare. Ho
ancora delle cose da sistemare a Grimmauld Place!”
Driiiiin.
Il timer del forno aveva
suonato: doveva andare a controllare la torta.
“Aspetta un attimo qui,
Harry, ti prego!” lo implorò lei.
Vedere Hermione che con
gli occhi lo implorava silenziosamente di restare con lei fece molto piacere a
Harry.
“Sì, va bene!”
Hermione corse via e Harry
rimase solo con Matthew che lo stava fissando curiosamente. Che situazione!
Harry si sentiva tremendamente a disagio.
“Perché sei tornato?”
chiese all’improvviso Matthew.
Harry lo guardò
curiosamente: “Spiacente, credo non siano affari tuoi!”
“Sì, invece…se sei tornato
per lei!”
Harry deglutì: cavolo,
com’era perspicace il ragazzo! Ma, comunque, che diritto lui aveva di fargli
quella domanda. Lui, che non era nessuno, lui che non avrebbe mai potuto
prendere il suo posto nel cuore di Hermione…
“Non riavrai Hermione. Lei
è troppo preziosa per me e tu non la farai più soffrire!”
“Ma cosa ne sai tu di
quello che abbiamo passato insieme? Nulla! Lei non starà mai bene con te così
come quando stava con me!”
I due uomini rimasero a
guardarsi in cagnesco, fino a quando non arrivò Hermione, che, accorgendosi di
quella tensione, chiese: “Che…che succede?”
“Niente, cara. Harry stava
andando via, non ricordi?”
Hermione guardò ancora una
volta Harry: “Sei…sicuro?”
Harry le sorrise: “Sì,
ma…tu sai dov’è Grimmauld Place, quindi…ci rivedremo presto!”
Hermione annuì, felice: le
parole di Harry le avevano fatto scappare un sorriso di sollievo.
“A presto, Hermione!”
“A presto…Harry!”
Harry uscì di casa e,
quando la porta si chiuse dietro di sé, sospirò: Matthew non gli piaceva per
niente! Ma…stavano bene insieme, doveva ammetterlo. Con Matthew Hermione poteva
avere una vita tranquilla e serena come probabilmente i suoi genitori avevano
sempre desiderato per lei. Forse la cosa migliore da fare, per evitare
ulteriori sofferenze, era non vederla mai più. Ma…andiamo…come poteva? Quattro
lunghi anni senza Hermione erano stati terribili, figuriamoci una vita intera.
No, no, no, Harry era
confuso: l’incontro con Hermione e il suo ragazzo lo aveva scombussolato a tal
punto che non era più in grado di ragionare con chiarezza. Per il momento,
quindi, Harry non poteva fare altro che tornare a casa e dormirci su. Così
entrò nella sua macchina e partì in direzione di Grimmauld Place.
*****
Hermione era riuscita a
cacciare via, educatamente Matthew, dopo un buon quarto d’ora. Andò a stendersi
sul suo letto, pensando a Harry. Il suo Harry…era venuto da lei…apposta per
lei…
Che emozione rivederlo
dopo tanto tempo! Sì, lei sperava che con Matthew, Harry sparisse dai suoi
pensieri. Ma Matthew non era Harry: con lui Hermione poteva ridere, scherzare,
parlare liberamente di quello che li accomunava, cioè la magia. E poi…Harry le
aveva detto che l’amava ancora e che l’avrebbe amata per sempre. Al pensiero
che lui stava quasi per baciarla, Hermione rabbrividì, scossa da tremori e
vampate di calore: si asciugò la fronte e le tempie con un fazzoletto.
Però…a pensarci bene, che
diritto aveva Harry di tornare da lei, confessarle che non l’aveva dimenticata
e provare a sedurla in quel modo? Non poteva scombussolare di nuovo la sua
vita: Hermione era appena riuscita a metter un po’ di ordine nella sua vita.
Non poteva assecondare il suo continuo tira e molla. Lei non era un giocattolo.
E doveva dirglielo…subito! Così, si cambiò in fretta e furia e si
smaterializzò.
Hermione comparve davanti
la porta di casa Black, diventata ora casa Potter. Dopo pochi secondi di
esitazione, Hermione bussò alla porta.
Chi mai poteva bussare
alla sua porta? Harry stava per andare sotto la doccia per distrarsi da quei
pensieri che lo avevano tormentato nel pomeriggio; invece fu costretto a
rivestirsi. Scese al piano di sotto e andò ad aprire la porta.
“Hermione? Che ci fai
qui?”
Tra tutte le persone che
Harry si aspettava di trovare sulla soglia di casa sua, Hermione decisamente si
trovava all’ultimo posto.
“Posso entrare?”
Harry cercò di riprendersi
da quella visita improvvisa e la lasciò entrare.
“A cosa devo la tua
visita?”
Hermione cominciò a tremare:
come poteva iniziare quel discorso? Doveva trovare uno spunto adatto…
“Voglio sapere perché te
ne sei andato e perché sei tornato!”
Harry la guardò negli
occhi: sembrava molto scossa dalla sua presenza, più di quanto aveva mostrato
prima, a casa sua. Sospirò, appoggiandosi con la schiena alla parete.
“Ho diritto di saperlo!”
“Hai perfettamente
ragione! Allora…da dove comincio…beh, tu…tu sai cosa è successo a Hogwarts!
Pensavo che con te e Ron accanto, sarei stato in grado di superare facilmente
il fatto di essere stato costretto a uccidere Voldemort. Ma…per la miseria, io
ero diventato un assassino! Non importa chi ho ucciso, non importa quanto
poteva meritarselo…io ho ucciso un uomo, un vero uomo, in carne e ossa, che
respirava…”
A vederlo così angosciato,
Hermione sentì stringersi il cuore.
“Harry…”
“Non dirmi niente,
Hermione! Ti prego…Io ero diventato un assassino e, anche se probabilmente
tutto il mondo magico mi avrebbe visto come l’eroe del momento, dovevo riuscire
ad accettare questo nuovo lato di me!”
“Quale lato?”
“L’uomo, dentro di me, che
ha scoperto di essere in grado di uccidere un suo simile!”
“Voldemort non era un tuo
simile, Harry!”
“Sì, invece, era anche lui
un essere umano. E io dovevo perdonare me stesso per aver commesso quel
crimine. Per questo motivo me ne sono andato. Dovevo riflettere e non ci sarei
riuscito restando dove tutto mi ricordava il mio passato…e questo valeva anche
per le persone che mi erano accanto, inclusa tu!”
“Potevamo parlarne! Io e
Ron siamo sempre stati dalla tua parte! Potevamo aiutarti!”
“Non questa volta! Era una
cosa che riguardava solo me, nessuno avrebbe potuto capirmi, purtroppo!”
“Ma…potevi almeno
salutarci, farci sapere che te ne saresti andato…”
“Hermione, suvvia…avresti
veramente voluto vedermi andare via, avresti voluto gridarmi che stavo
sbagliando?”
Hermione rifletté un paio
di secondi: sì, in effetti sarebbe stato doloroso dirgli addio, lasciarlo
andare via…Probabilmente non avrebbe resistito neanche lei.
“Hai ragione, Harry!-
esclamò lei- Allora…perché sei tornato adesso?”
“Beh…la scuola per Auror
era finita e…non lo so, forse l’aver realizzato il mio sogno professionale, mi
ha aiutato nella mia riflessione. Insomma, ero diventato Auror a tutti gli
effetti, come i miei genitori e Sirius. E loro hanno dimostrato un grande amore
per me: si sono sacrificati per permettermi di far avverare la profezia. Questo
pensiero mi ha aiutato molto, facendomi arrivare a una conclusione: voglio
diventare come loro, voglio arrivare al loro livello, provare un grande amore
ed essere pronto a sacrificare la mia vita, se necessario!”
Hermione rimase
paralizzata da come Harry la stava guardando: era come se i suoi magnifici
occhi verdi fossero diventati due specie di calamite da cui lei veniva attratta
e non poteva né voleva sottrarsi.
“E…l’hai trovato?”
“Cosa?”
“Il…grande amore!”
Harry rise: “Allora prima
non mi hai ascoltato. Certo che l’ho trovato…sei tu!”
“No…”
“Sì, invece…-ribattè lui,
avvicinandosi a Hermione-…è stato difficile, molto più difficile di quanto
pensassi, stare senza di te. Io ti amo, forse più di prima e sono tornato per
riconquistarti…sono tornato solo per amare te!”
Lui le prese un braccio,
ma lei si sottrasse bruscamente.
“No, non puoi fare così!”
“Così come?” chiese lui dolcemente.
“Non puoi pretendere di
tornare da me, dirmi queste cose e sperare di aggiustare e riprendere il nostro
rapporto!- esclamò Hermione, sentendo l’ansia crescerle in corpo- Tu non puoi
entrare e uscire dalla mia vita così. A fatica sono riuscita a trovare un
ordine, dopo l’esperienza vissuta accanto a te. E ci stavo riuscendo con
Matthew!”
Harry notò i suoi occhi
lucidi: sapeva che aveva sofferto, ma non era sua intenzione causarle quel
dolore.
“Perdonami, Hermione. Io
non volevo farti soffrire…davvero, credimi…”
Hermione lo fissò,
cercando di ritrovare un normale ritmo respiratorio. Sì, era veramente
dispiaciuto. Ma perché la guardava in quel modo? Con quella dolcezza che la
faceva sciogliere completamente…
“Non devi cedere,
Hermione…mostrati forte…” si ripeteva poco convinta.
“Farò tutto quello che
vuoi, te lo prometto!” disse Harry.
Le costava molto dirlo, ma
doveva: era la cosa migliore da fare. Gli occhi di Hermione si riempirono di
lacrime, ma lei riuscì a trattenerle con grande sforzo.
“Voglio che tu sparisca
dalla mia vita…e questa volta per sempre!” disse lei, distogliendo lo sguardo
da lui.
Harry rimase interdetto:
oh, no, non poteva farlo! Lei era tutto per lui, non poteva sparire dalla sua
vita. Non sarebbe sopravvissuto questa volta!
“Non parli sul serio!”
“Sì, invece!”
Quel sì fu davvero un
dolore atroce per Harry: era come se qualcuno con un coltello lo avesse
pugnalato al petto, glielo avesse squarciato senza pietà e gli avesse strappato
il cuore, calpestandolo poi con i piedi. Sarebbe stato meglio morire così, piuttosto
che stare una vita intera senza poterla vedere. Harry sarebbe morto di una
lenta agonia.
“Ti prego, Hermione. Non
puoi farmi questo! Ho sbagliato, è vero, lo ammetto e me ne rammarico, ma non
punirmi così. Tra di noi c’è sempre stato qualcosa di speciale, un’intesa
particolare e un affiatamento che tutti ci invidiavano. Io ho bisogno di tutto
questo…di te…lo so che pensi anche tu!”
Hermione scosse la testa:
non doveva lasciarsi convincere da Harry.
“No, non è vero! Ora devo
pensare a Matt e a me! Tu non sei più nulla!” esclamò Hermione, chiudendo gli
occhi disperata e lasciandosi scappare più di una lacrima.
Harry la guardò, provando
una rabbia travolgente e una tale gelosia per colpa di Matthew che le urlò
contro: “Va bene, se è quello che vuoi, vattene via! Esci da questa cosa e non
tornarci mai più! Addio, Hermione!”
Detto questo, Harry entrò
nel salotto, sbattendo con forza la porta dietro di sé. Hermione restò
interdetta per un attimo: l’unico rumore che riusciva a sentire era il suo
ritmo cardiaco molto accelerato.
Addio, Hermione…le aveva fatto più male di quanto credesse. Ma
l’aveva voluto lei stessa! Hermione raggiunse la porta e mise una mano sulla
maniglia, senza aprirla. Non ci riusciva: le gambe le tremavano e il cuore le
faceva troppo male. Scoppiò a piangere, ripensando alla lite con Harry, e si
lasciò cadere per terra. Cosa aveva fatto? Come aveva potuto dirgli di sparire
dalla sua vita? Hermione non l’aveva mai visto così arrabbiato con lei. No, non
era quella la soluzione per loro due. Hermione voleva amarlo, avrebbe dovuto
amarlo per tanti motivi, primo fra tutti il suo ritorno. Nonostante tutto
quello che aveva fatto, Harry era tornato solo per lei. E per tanti altri
motivi lui meritava di essere amato e perdonato…perché il perdono è il più
grande gesto d’amore. Al diavolo Matthew, la sua vita scombussolata e al
diavolo il suo maledettissimo orgoglio. Lei aveva un bisogno disperato di
essere amata da Harry.
Così, Hermione si voltò e
con passo deciso raggiunse Harry, nel salotto: stava seduto sul divano,
immobile, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo furente perso chissà
dove.
Le venne quasi spontaneo
sussurrare il suo nome.
“Harry…”
Harry si alzò
immediatamente e la vide: la sua Hermione. Nonostante la rabbia che stava
provando, Harry sperò che lei avesse cambiato idea…in fondo, stava piangendo,
le lacrime copiose le percorrevano le guance. Le si avvicinò di pochi passi, ma
Hermione si gettò letteralmente fra le sue braccia, singhiozzando disperata.
“Harry, ti prego, non
credere a una parola di quel mio stupido discorso. Non è vero che non voglio
più vederti, né che voglio stare con Matthew e…soprattutto…-disse lei tra i
singhiozzi e guardandolo negli occhi- …non è vero che tu non sei più nulla per
me. Anzi…sei tutto. Harry, ti amo tanto e voglio stare di nuovo con te, lo
desidero più di ogni altra cosa. Perdonami, ti prego!”
Harry si fece passare lo
spavento di prima e, con il cuore molto più leggero, la strinse tra le sue
braccia: “Non devi preoccuparti per questo. Non hai bisogno di farti
perdonare!”
“Ma ho pensato solo a me
stessa, sono stata egoista e ho pensato di essere stata l’unica a soffrire in
questi anni!”
Harry le prese il viso tra
le mani: “Stai calma! Adesso dobbiamo solo lasciarci tutto alle spalle.
Ricominceremo una vita insieme, da capo…ok?”
Hermione annuì: “Sì!”
Harry le asciugò le
lacrime che, percorrendo tutta la guancia, andavano a morire sulle sue labbra.
Nessuno oltre lui aveva il diritto di morire sulla sua bocca. Perciò la baciò
con passione e lei ricambiò immediatamente, riversando in quel bacio tutto
quell’amore che era stato represso per troppi anni. Quando Harry sentì crescere
in lui il desiderio di averla, di toccarla e sentirla totalmente sua, la spinse
contro il muro.
Si staccò dalle sue
morbide labbra, cominciando a baciarla sul collo e dietro l’orecchio. Hermione
gemette e con le braccia lo strinse di più a sé.
“Sei mai…arrivata con
lui…fino a questo punto?” chiese Harry tremendamente eccitato.
“Sì…”
Harry la guardò
leggermente abbattuto: “Oh…davvero?”
Hermione sorrise: “Certo,
ma non siamo mai andati oltre…”
“E quindi…con me andresti
oltre?” domandò lui maliziosamente.
“Intendi…di nuovo?”
“Di nuovo o come la prima
volta che importanza ha? Io ti desidero nello stesso modo!”
Hermione gli rivolse un
sorriso, prima di lasciarsi nuovamente catturare le labbra da Harry.
*****
Affannato, Harry rimase
sopra di lei, appoggiando la testa sul petto di Hermione, che si alzava e
abbassava rapidamente. Era stato completamente travolto da Hermione, aveva
toccato l’apice del piacere e della felicità insieme a lei. Ora, Hermione lo
stringeva a sé, accarezzandogli lentamente i capelli e la schiena, mentre Harry
con le labbra assaporava per l’ennesima volta la sua pelle.
“Cos’è stato?” chiese poi
lui, portandosi all’altezza del suo viso.
Hermione gli mise una mano
sulla guancia, sorridendo: “Semplicemente…quello che proviamo…”
“Allora…è successo
davvero?”
Lei chiuse gli occhi,
tornando con la mente a pochi attimi prima, per rivivere quelle meravigliose
sensazioni che Harry le aveva trasmesso.
“Oh…sì…”
Harry, divertito, tornò a
baciarle il collo, facendola gemere nuovamente.
“Harry…ti prego…”
“Ti prego…cosa?” domandò
lui, troppo impegnato per starla a sentire.
“Oh…lascia stare…il mio
punto di abbandono…”
Harry, incuriosito, la
guardò negli occhi: “Il tuo punto di che cosa?”
“Il mio punto di
abbandono!”
“Oh oh, cos’è il tuo punto
di abbandono?”
“E’ una zona del collo che
abbiamo tutti.”
“Ah, sì?”
“Certo, il collo è una
delle zone più erogene del corpo perché è molto innervata e, quindi, molto
sensibile, soprattutto il punto di abbandono.”
“Allora…- disse lui
maliziosamente- …perché non provi a cercare il mio punto di abbandono?”
Hermione rise, rotolando
su di lui e iniziò a baciarlo proprio sul collo. Harry la stringeva a sé,
accarezzandole la schiena e guardando il soffitto. All’improvviso un pensiero
lo assalì.
“Cosa farai con Matthew,
adesso?”
Hermione interruppe il suo
operato, tornando a sdraiarsi accanto a lui: già, ora c’era da affrontare il
problema Matthew.
“Beh…gli dirò la verità!”
“Tutta la verità,
nient’altro che la verità?” chiese Harry sporgendosi su di lei.
“Certo!” rispose Hermione,
cercando le sue labbra.
Ma lui si sottrasse a quel
dolcissimo invito: “Dica lo giuro!”
Hermione rise.
“Lo giuro!” esclamò infine,
prima di ricevere il suo bacio.
Quando Harry si staccò da
lei, a fior di labbra, le sussurrò: “Resta qui, stanotte…dormi accanto a me…ho
sempre sognato di svegliarmi una mattina al tuo fianco…”
“Ma…i miei genitori…”
“Avvisali, ma ti
prego…resta con me…” la implorò Harry.
Hermione lo guardò, ancora
poco convinta e Harry lo intuì.
“Guarda…che so come
ripagarti…” disse lui e cominciò a far scorrere due dita sul suo collo,
sul torace, fermandosi poi sul ventre e
cominciando ad accarezzarlo.
Hermione sorrise, in preda
a un piacevole brivido.
“Oh…d’accordo, rimango…”
“Grazie, Hermione!”
Harry sembrava il ritratto
della felicità e sapere che era lei la causa di quel suo stato d’animo era
estremamente appagante.
Entrambi si infilarono
sotto le lenzuola del letto di Harry. Harry, sdraiato sul fianco sinistro,
guardava Hermione, accanto a lui. Non poteva ancora credere di averla al suo
fianco, nel suo letto: non era un sogno, poteva parlarle, sentirla respirare e,
se la desiderava toccare, non doveva fare altro che allungare la mano verso di
lei. Questa volta avrebbe trovato veramente la donna che lui amava e non una
qualsiasi ragazza conosciuta la sera prima.
“Hermione…”
“Sì, Harry?”
Hermione, che fino a un
attimo prima fissava il soffitto, incredula di quanto era accaduto tra lei e
Harry, rivolse il suo sguardo proprio a lui, all’uomo, non più bambino
sopravvissuto, che giaceva al suo fianco. Sembrava particolarmente serio.
“Posso farti una domanda?”
“Certo!”
“Ok, ehm…allora, vorrei
sapere perché in due anni tu non…non ti sei mai spinta fino a questo punto con
Matthew!”
Hermione sorrise: non era
difficile da capire…
“Beh…il motivo è, diciamo
così, l’esatto contrario per cui tu, invece, hai avuto così tante esperienze
con altre ragazze!”
Harry, turbato, chiese: “Cosa
vuoi dire?”
“Voglio dire che… tu hai
sempre mostrato apertamente la tua frustrazione e, il fatto di avermi lasciata
in quel modo, nonostante i tuoi sentimenti fortissimi, ti ha spinto a cercarmi
in altre donne, perché non volevi dimenticarmi. Io, invece, ero arrabbiata a
morte con te e, piuttosto che mostrarlo apertamente, rifiutavo di condividere
questa esperienza con Matthew perché sapevo che, se l’avessi fatto, sicuramente
mi saresti tornato in mente tu e la nostra prima volta. E non volevo che questo
accadesse: non era giusto nei confronti di Matthew!”
“Oh…beh, adesso…hai
cambiato idea, vero?” chiese Harry spaventato.
Hermione rise divertita:
“Ma certo! Che sciocco sei!”
“Sei…arrabbiata per quelle
esperienze che ho avuto?” domandò Harry, ancora piuttosto teso.
“Ammetto che sono rimasta
sconcertata quando me l’hai detto…- disse lei scivolando sopra di lui-…ma poi
mi sono ripresa, sentendo che lo facevi solo pensando a me!”
Harry sorrise, mentre lei
gli accarezzava il viso e i capelli e infine lo baciava.
“Lo sai…- cercò di dire
lui sotto i continui attacchi di quell’affamata Hermione-…stai rischiando
grosso…”
“Mmm…perché?” mormorò lei
senza smettere di baciarlo.
“Sei…davvero in grave
pericolo…perché non sono uno di quelli…che riesce a controllarsi…”
“Buono a sapersi…”
commentò Hermione allegramente.
“Hermione!” esclamò Harry,
sorpreso, ma divertito nello stesso momento.
“Oh…Harry…ma questo è
quello che ti meriti!”
Harry rise: “Cos’è? Una specie di
punizione?”
“Mmm…più o meno…”
Harry rotolò nuovamente su
di lei e le bloccò i polsi contro il materasso: “Allora…è una punizione
eterna?”
“Esatto! Riuscirai a
resistere?”
“Farò del mio meglio…te lo
prometto…” disse prima di chinarsi su di lei per baciarla.
*****
La mattina seguente
Hermione si svegliò presto. Rimase qualche secondo a fissare l’espressione
serena, beata del volto di Harry. Era sdraiato a pancia in giù, un braccio
attorno alla vita di Hermione, i capelli gli coprivano gli occhi e le labbra
erano leggermente schiuse, le stesse labbra che la notte prima l’aveva baciata
dappertutto, senza tralasciare neanche un centimetro della sua pelle,
provocandole travolgenti brividi di piacere. Hermione sorrise e, a malincuore,
si allontanò dal calore di quel letto e del corpo di lui. Rubò la maglietta del
pigiama di Harry, infilandosela per scendere in cucina e preparare la
colazione.
Com’era grande quella
casa, forse un po’ troppo solo per Harry. Chissà….magari prima o poi Harry le
avrebbe chiesto di andare a vivere lì, di sposarsi e avere dei bambini. A
Hermione venne da ridere…rise all’idea di avere tanti piccoli Potter che
correvano su e giù per le scale, da una parte all’altra della casa di Grimmauld
Place.
Quando finì di preparare
la colazione, mise tutto su un vassoio e lo portò al piano di sopra, nella camera
di Harry. Lui stava ancora dormendo e si era voltato a pancia in su,
avvicinandosi alla parte del letto dove aveva dormito Hermione. Probabilmente
l’aveva cercata nel sonno. Hermione appoggiò il vassoio della colazione sul
comodino accanto a Harry; dopodiché tornò a letto, sedendosi a cavalcioni su di
lui, che però non diede il minimo segno di volersi svegliare. Hermione provò a
destarlo dai suoi sogni, baciandogli e accarezzandogli il petto.
“Harry…sveglia…-mormorò
dolcemente Hermione, tra un bacio e l’altro- La colazione è pronta.”
“Mmm…-gemette Harry-…Hermione…”
Lui voltò la testa dall’
altra parte, avvicinando una mano a Hermione.
“Oh…buongiorno, Harry…”
disse lei, alzando la testa per guardarlo in faccia.
Dopo aver aperto gli occhi
e averle sorriso, anche lui le diede il buongiorno.
“Buongiorno a
te…Hermione…” disse stiracchiandosi.
“Allora….hai fame?”
Harry le avvolse le
braccia intorno alla vita, stringendola a sé: gli sembrava ancora impossibile
di essersi svegliato e aver trovato la sua Hermione accanto a sé.
“Ho una gran fame…-
cominciò a dire Harry, un po’ assonnato, ma abbastanza sveglio per baciarla sul
collo-…di te…”
Hermione rise: “Dai,
Harry, parlo sul serio!”
“Vedi, Hermione…voglio
essere sicuro che questo non sia un altro dei miei sogni!”
“Tranquillo..non è un
sogno!”
“Mmm…come faccio a esserne
veramente sicuro?” chiese lui scettico.
Hermione lo baciò per
abbondanti minuti, mentre faceva scorrere le mani sulle sue braccia.
“Credo che questo non sia
proprio un sogno, non trovi?” chiese poi lei in un orecchio.
Harry rise: “Già…lo credo
anch’io…”
Hermione, perciò, alzò il
busto e Harry la imitò, mettendosi seduto, con la schiena appoggiata alla
parete e Hermione ancora in grembo. Dopodiché lei gli porse una tazza di
cappuccino caldo e fumante e ne prese una anche per sé. Harry la fissò mentre
lei beveva il suo cappuccino, seduta su di lui: era veramente bellissima, aveva
i capelli un po’ arruffati, le guance arrossate, indossava la maglietta del suo
pigiama che le arrivava appena sotto i fianchi, lasciando scoperte le gambe che
lo stavano circondando, e il suo viso aveva un’aria assonnata, ma felice.
Hermione si accorse dello
sguardo di Harry: la stava guardando quasi con adorazione…
“Harry…che hai?”
Harry scosse la testa:
“Niente, Hermione…stavo solo pensando…”
“Pensando… a cosa?” chiese
lei, mentre Harry beveva il suo cappuccino.
“Pensando che…questa
notte…è stata bellissima…”
Hermione arrossì, sentendo
tutto il suo corpo attraversato da una violenta ondata di calore: quella notte
si era sentita così coinvolta, travolta da Harry, che non aveva ancora avuto il
tempo di rifletterci bene sopra. Harry era stato così forte, deciso, ma anche
infinitamente dolce nei suoi movimenti, che lei ne era rimasta spiazzata.
Rispetto alla loro prima volta…beh, Harry non era niente male. Quella sera di
tanti anni fa erano stati così goffi, impacciati che alla fine avevano anche
riso. Chissà, forse il cambiamento di Harry era dovuto alle tante esperienze
fatte con altre ragazze. Il pensiero che lui avesse amato così dolcemente e
intensamente altre ragazze le fece provare un moto di gelosia. Ma si calmò
subito, ricordandosi che lo aveva fatto solo per lei, pensando esclusivamente a
lei.
“Non trovi?”
Hermione, destata dai suoi
pensieri, gli sorrise timidamente: “Sì…è stato…bellissimo…”
Harry allungò una mano
verso di lei e le accarezzò la guancia, godendo pienamente di quei momenti
felici che, ora ne era sicuro, erano destinati a non finire mai più. Prese,
poi, la tazza dalle mani di Hermione e, insieme alla sua, la posò nuovamente
sul vassoio. Avrebbero finito di fare colazione più tardi.
“Harry!” lo ammonì
Hermione, mentre lui la sospingeva indietro, sul materasso.
“Sì, Hermione?” disse
Harry, baciandola sul collo e facendo scivolare una mano sotto la maglietta.
Per quel tocco così
intimo, Hermione gemette, inarcando la schiena: “Do-dobbiamo…alzarci…”
Ma, in realtà, neanche lei
voleva alzarsi e, senza opporsi, lasciò che Harry finisse di spogliarla
definitivamente.
*****
Hermione lo baciò
un’ultima volta: doveva andare a parlare con Matthew per interrompere la loro
storia.
“Non vuoi che venga con
te?” chiese Harry, trattenendola tra le sue braccia.
“Guarda che riesco ad
affrontare Matt da sola, ormai lo conosco. So che la prenderà bene e non farà
scenate isteriche!”
“D’accordo! Se ne sei
veramente convinta…”
“Certo! Ci vediamo più
tardi, ok?”
Harry annuì e le rubò un
altro bacio: “A dopo!”
Hermione si smaterializzò,
ricomparendo nella sua stanza. Prima di andare da Matthew doveva cambiarsi.
Indossò velocemente un paio di pantaloni di lino bianchi e una camicetta senza
maniche a fiorellini rosa. Dopodiché scese in cucina, dove incontrò i suoi
genitori e…
“Matthew?!”
Tutti e tre la stavano
fissando, chi con preoccupazione, chi con quella che sembrava molto…rabbia…
“Hermione, ma dove sei
stata? Io e tua madre eravamo così preoccupati…” disse il padre.
“Vi ho mandato un gufo…”
“Un gufo?- ripetè il
signor Granger- Quale gufo?”
“Hedwige, la civetta di
Harry! Non l’avete fatta entrare?” domandò Hermione spaventata.
“Non ce ne siamo accorti,
veramente. Quando non ti abbiamo visto a casa, abbiamo subito chiamato Matthew.
Ma neanche lui sapeva dov’eri…” spiegò la madre.
Hermione arrossì,
cominciando a tormentarsi le mani: “Ero…da Harry…”
“Harry?!” esclamò il sig.
Granger.
“Si, signore! Harry
Potter!” rispose Matthew con acidità.
Hermione evitò
accuratamente di guardarlo: si sentiva tremendamente in colpa.
“E’ tornato? Quando?”
chiese la signora Granger.
“Una settimana fa, ma è
venuto qui solo ieri pomeriggio!”
“Perché è tornato? Vuole
ancora farti rischiare la vita, eh?”
Hermione sospirò,
infastidita: “Papà, lo sai benissimo come è andata! Harry non avrebbe mai
permesso che Voldemort facesse del male a me e a Ron. Lui ci ha salvati, ha
salvato tutti!”
“Non importa! Ha messo in
pericolo la vita di mia figlia! E questo mi basta!”
“No, papà, non ti deve
bastare! Perché io…voglio stare con lui…”
“Come scusa?” chiese
Matthew.
“Non volevo dirtelo così,
Matt, perdonami…ma hai capito bene. Ieri sera sono andata da lui per parlargli.
Ho provato ad allontanarlo, ma non ce l’ho fatta…Harry è troppo importante e,
quando mi ha detto che era tornato per me, io…non ho resistito…”
Matthew la raggiunse,
guardandola con un profondo odio: “Sei andata a letto con lui, vero?”
Hermione non rispose: si limitò
ad abbassare lo sguardo e a indietreggiare di un passo. Ma lui la bloccò,
afferrandole un polso con forza.
“Rispondi, sei andata a
letto con lui?”
“Lasciami! Mi stai facendo
male!” esclamò Hermione, cercando di sottrarsi alla presa.
A quel punto intervenne il
signor Granger, che con decisione, allontanò Matthew dalla figlia.
“Basta così. Ragazzo,
vattene a casa! Ormai…non puoi più fare niente!”
Matthew continuava a
fissare Hermione con molta rabbia: “Sei una stupida, Hermione. Io avrei potuto
darti una vita normale! Che cos’ha quell’Harry più di me?”
Hermione era ancora
particolarmente sconvolta dal comportamento di Matthew: davvero non si
aspettava una reazione del genere da lui, che era stato sempre gentile con lei.
“Prima di tutto…- disse
Hermione con molta calma-…non mi metterebbe mai le mani addosso come hai fatto
tu adesso! E secondo…ha sempre avuto il mio amore…”
Matthew scosse la testa e,
poi, uscì per sempre da casa Granger.
“E a voi…- disse Hermione,
rivolgendosi ai genitori-…dico solo un’altra cosa. Il professor Silente vi
aveva spiegato che non ci sono più grossi problemi e voi mi avete permesso di
continuare a far parte del mondo magico. Ve ne sono grata, davvero. Ma ora non
ho bisogno del vostro permesso per amare Harry, l’unico che io abbia mai amato
e l’unico che mi abbia mai amata veramente! Quindi…vi prego, non mettetevi
contro di me…non costringetemi a scegliere perché…”
“D’accordo, Hermione…- la
interruppe il padre-…siamo sempre stati dalla tua parte e continueremo a
esserlo anche in questa situazione. Se è Harry che ti rende così felice, allora
non posso che approvare la vostra storia…”
A Hermione brillarono gli
occhi: “Davvero?”
“Ma certo, ci vorrà un po’
di tempo prima che io possa fidarmi completamente di lui, ma…”
“Caro, dai…basta con
questa storia. – esclamò la signora Granger- Sono passati quattro anni! In
fondo, sai anche tu come sono andate le cose e…se devo dire la verità, io ho
sempre creduto che quello che è successo non fosse colpa di Harry. Si è solo
ritrovato in una situazione più grande di lui e l’ha affrontata in modo…direi
ammirevole per un ragazzo di diciassette anni! Ha sempre tenuto molto a
Hermione e a Ron, non avrebbe mai permesso che accadesse loro qualcosa di male
e lo sai anche tu, tesoro!!”
La signora Granger fece
l’occhiolino alla figlia e scompigliò affettuosamente i capelli del marito,
mentre Hermione sorrideva.
“Grazie, mamma!”
“Sì, sì, ho capito! Non
posso vincere contro di voi!-scherzò il signor Granger- Credo di avervi viziate
un po’ troppo!”
Hermione, insieme alla
madre, scoppiò a ridere. Ma qualche istante dopo, qualcuno bussò alla porta
della cucina. La signora Granger andò ad aprire, lasciando entrare un Harry
alquanto sconvolto.
“Harry?!”
“Oh…Hermione…- disse lui,
correndo ad abbracciarla- Stai bene per fortuna…”
“Certo…perché non dovrei?”
Harry la guardò negli
occhi, ansioso: “Dopo che te ne sei andata, è arrivata Hedwige. Aveva ancora la
tua lettera attaccata alla zampa e ho subito pensato che non avesse trovato
nessuno a casa. Ho creduto che fosse successo qualcosa di grave, che i tuoi
genitori fossero stati attaccati e…che eri in pericolo anche tu. Quindi mi sono
materializzato immediatamente qui, nei paraggi, perché se ti fosse successo
qualcosa…io non me lo sarei mai perdonato…insomma avrei dovuto insistere per
venire con…”
Hermione sorrise
dolcemente e gli accarezzò una guancia per farlo calmare: “Stai tranquillo,
Harry, non è successo niente né a me né ai miei genitori…”
Lei gli indicò con un
cenno del capo i genitori e Harry, cercando di riprendere fiato, si voltò verso
di loro e sorrise.
“Oh…signori Granger,
state…state bene, allora…”
“Sì, grazie, Harry!” disse
la madre di Hermione.
“Grazie al cielo!- esclamò
Harry, correndo poi a stringere le mani di entrambi- Sono veramente felice di
rivedervi.”
“Anche noi, Harry!”
“Probabilmente vi sarete
spaventati non trovando Hermione a casa, ma lei era…al sicuro, con…me!”
“Esatto, ci siamo
preoccupati!” ribattè il signor Granger, guardando Harry come se lo volesse
intimorire solo con uno sguardo.
“Io…non volevo farvi
preoccupare…di nuovo…” disse Harry colpevole, trovando improvvisamente
interessante il colore delle mattonelle del pavimento.
Hermione trattenne il
respiro per la tensione che stava creando suo padre: ma perché doveva sempre
fargli pesare quei brutti eventi? Non aveva detto che era d’accordo?
“Tutto ciò che non dovrai
fare d’ora in poi sarà…-iniziò il signor Granger, sospirando-…far soffrire mia
figlia!”
Harry, sorpreso, riportò
lo sguardo sul padre di Hermione.
“Oh…non mi guardare così!
Hai capito bene! Non farai soffrire mia figlia, altrimenti dovrai vedertela con
me!”
“Questo vuol…vuol dire…”
“Vuol dire che approvo la
scelta di mia figlia perché ciò che desidero di più al mondo è la sua felicità
e…tu sei l’unico che riesce a renderla così felice. Negli ultimi quattro anni
non le avevo mai visto gli occhi brillare in quel modo, sapevo che era la tua
mancanza a causare quel velo di tristezza che lei riusciva a celare a tutti
quanti, ma non volevo ammetterlo a me stesso. Piuttosto che vederla in pericolo
con te, avrei preferito vederla triste per sempre, ma viva! Ora, però, basta!
Hermione è in grado di vivere la sua vita da donna indipendente ed è capace di
fare le scelte più giuste per lei. Si fida ciecamente di te da sempre, perché
mai non dovrei fidarmi anch’io?”
Detto questo il signor
Granger gli porse la mano destra. Harry, sorridendo, gliela strinse.
“Grazie…io…io le sarò
infinitamente grato per questo…davvero…”
“Ne sono convinto! –
ribattè lui, andando a sedersi al tavolo- In fin dei conti quel…Matthew…non mi
è mai piaciuto!!”
Hermione rise: “Ma certo.
Non eri tu quello che ci ha fatto conoscere, quello che mi ha spinta a stare
con lui?”
“Può darsi, ma ho sempre
saputo che non era adatto a te! Era un tipo più…fisico, diciamo!”
Stavolta fu Harry a
ridere, ricordando una conversazione di molti anni prima proprio con Hermione:
“Fisico…come lo era Viktor Krum?”
“Peggio!” rispose
Hermione, con una punta di dispiacere.
Harry diventò
improvvisamente serio e fissò Hermione preoccupato: “Che vuoi dire?”
“Ehm…caro, non dobbiamo
andare a disfare i bagagli?” intervenne la signora Granger.
“Uh…sì, certo! A dopo!”
I signori Granger
sparirono su per le scale, mentre Harry aspettava con ansia la risposta di
Hermione.
“Oh…ma…non c’è bisogno di
preoccuparsi, Harry, dico sul serio…”
“Hermione, non puoi dirmi
una cosa del genere e poi pretendere che io non mi preoccupi! Andiamo…non è da
te!”
Hermione sospirò, si
sedette al tavolo e gli raccontò cosa era successo qualche minuto prima in
quella cucina.
Alla fine del racconto,
Harry sorrise: “Cos’è che avevi detto stamattina?Ehm… una cosa tipo…so che la
prenderà bene e non farà scenate isteriche…sì, più o meno era così!”
“Oh, dai, Harry! C’erano papà e
mamma con me, non avrebbe potuto fare niente di male!”
Harry le si inginocchiò di
fronte, accarezzandole le gambe: “E’ proprio per questo che non mi arrabbio!
Altrimenti…Matthew avrebbe già pagato per averti messo le mani addosso!”
“Beh…non ci pensiamo!
Possiamo stare insieme adesso, senza problemi, non sei felice?”
“Certo che sono felice,
Hermione, per la prima volta in vita mia, tutti i miei sogni si sono avverati e
tutto sta andando per il meglio! Non so se sia possibile avere una vita
perfetta, ma la mia, ora, si avvicina molto al concetto di perfezione!”
Hermione, sorridendo, si
chinò per baciargli la nuca: quanto aveva ragione Harry! Durante quella notte,
trascorsa intensamente accanto a lui, si era resa conto che la sua vita, in
quei quattro anni senza Harry, era…niente, assolutamente niente. Era come se
non stesse vivendo la sua vita, ma quella di un’altra persona. Cercare di
dimenticarlo, allontanare il pensiero di Harry…non era quello che Hermione
Granger avrebbe fatto, no. Lei sarebbe subito andata a cercarlo, lo avrebbe
raggiunto anche in capo al mondo se avesse potuto. Ma si era rifiutata di
farlo, forse per paura che lui la respingesse, forse per non deludere i suoi
genitori, forse per non affrontare il fatto che non aveva niente se non aveva
Harry…
“Credo che mi sentirò
completo solo quando un giorno ti chiederò di sposarmi!” continuò Harry,
appoggiando la guancia sulle gambe di lei.
Hermione non potè
trattenere una risatina e gli accarezzò i capelli, mentre le ritornava in mente
il pensiero che aveva fatto quella mattina, preparando la colazione per loro
due.
“Quando lo farò, tu…dirai
di sì?” chiese Harry, facendo in modo che i loro sguardi si incrociassero.
Hermione gli sorrise:
“Beh…se nel frattempo non sono diventata una pazza isterica, è molto probabile
che…sì, dirò di sì!”
Il cuore di Harry mancò un
battito e lui rimase a guardarla, godendo di quella dolcissima sensazione che
si stava impossessando di lui. Un’intera vita al fianco di Hermione…oh, la
sorte non era stata certo benevola con lui all’inizio, ma si stava rifacendo
alla grande! Chi doveva ringraziare per quel preziosissimo dono che gli era
stato offerto? Un dio, un angelo custode…chi era stato così generoso con lui?
“Sposeresti davvero un
Potter??” esclamò Harry, avvicinandosi al suo viso.
Hermione rise: “Harry…se
l’ha fatto la straordinaria donna che ti ha messo al mondo, perché mai non
dovrei farlo anch’io?”
Harry inclinò la testa da
un lato, pensieroso: “Sì, mi sembra un motivo più che adeguato! Allora…”
“Sì?” disse lei, mentre
Harry le fissava avidamente le labbra.
“Crede che…potrei
baciarla…futura signora Potter?”
“Non vedo perché non si
possa fare, signor Potter!”
Harry le sorrise
malizioso, prima di baciarla con passione, circondandole la vita con le sue
braccia.
Davanti a loro c’era
un’intera vita da trascorrere insieme, come non avevano potuto fare in quegli
anni. Le loro esistenze si sarebbero unite per dar vita a una nuova famiglia,
magari, avrebbero assistito alla crescita dei loro figli, sarebbero invecchiate
insieme, ma…
Sarebbero potute passare
anche mille e mille stagioni, ma l’amore di Harry per la sua Hermione non
sarebbe mai passato…
Aha, ecco la mia
fanfiction che ha partecipato al contest su un altro sito ed è arrivata quarta.
Non male considerato che era la prima volta che partecipavo a un fanfiction
contest, devo dire che non me l’aspettavo. La canzone è dei Nomadi,
naturalmente. Comunque, spero che vi piaccia. Fatemi sapere!!
Kia85