Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: thefung    26/04/2011    2 recensioni
Storia a 4 mani scritta da me e mia sorella per tutte le amanti di Suspian come noi. Cosa succederebbe se Aslan desse una possibilità a Caspian? Se fosse lui a ricevere la tanto attesa chiamata e ad entrare nel mondo degli umani, per raggiungere Susan? Tutto si aggiusterebbe, certo, vivrebbero la loro storia felici e contenti, tornando anche a Narnia magari. Purtroppo però la Strega Bianca ancora una volta è in agguato e proprio mentre Caspian arriva nel nuovo mondo perde d'un tratto la memoria. Non si ricorda di Narnia, di Susan, di Aslan... nulla. Cosa faranno allora i nostri eroi? Cosa succederà? Riusciranno a coronare il loro amore una volta per tutte? Per scoprirlo, non vi resta che leggere!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter 16 tutto
 Chapter 16: Waiting For The End


POV EDMUND

Non sapevo da quanto tempo stessi camminando, ma sicuramente dovevano essere trascorse parecchie ore da quando avevo imboccato quel sentiero scuro.
E non avevo nemmeno la più pallida idea di dove mi stessi dirigendo.
Tuttavia, procedevo, lasciandomi trasportare dal mio istinto, che mi dettava inconsapevolmente di avanzare, sempre dritto, sempre avanti. 
Da quando ero penetrato in quel vicolo
tetro, nessuno aveva interrotto per un attimo il mio cammino: non un'ombra, non una voce sospetta. Nulla.
Se da una parte il pensiero di non essere pedinato da strane creature mi dava un enorme sollievo, dall'altra, l'idea di trovarmi in un posto di cui non sapevo assolutamente niente, per giunta da solo...
Sussultai non poco, quando avvertii qualcosa - o qualcuno - passare a pochi centimetri dalla mia gamba destra, ad incredibile velocità.
Evidentemente, non ero più tanto solo ...
Non mi allarmai troppo, però: dopotutto, stavo attraversando un sentiero, poteva trattarsi benissimo di un piccolo animale.
Ci tenni a sottolineare tra me e me l'aggettivo che avevo appena utilizzato per descrivere l'essere di cui avevo percepito la presenza: era decisamente più confortante pensare che si trattasse di una creatura dalle dimensioni striminzite, piuttosto che un gigantesco animale.
Sempre rimuginando tra me e me, proseguii ancora fino a quando non mi accorsi che il buio impenetrabile che prima mi circondava si stava via via diradando. Riuscivo ora ad intravedere le sagome degli alberi che delineavano il sentiero - acciottolato, notai dopo - su cui stavo camminando da ore, ed in fondo...
Strizzai maggiormente gli occhi per riuscire a scorgere ciò che si innalzava in fondo al sentiero.
Sembrava una grotta, quasi...
Decisi che l'avrei raggiunta, e cominciai inconsapevolmente ad affrettare il passo, quasi sentissi un'urgenza di rifugiarmi in quel luogo.
La mia rapida camminata si mutò in poco tempo in una vera e propria corsa: correvo, correvo, correvo, impaziente di giungere alla meta.
Forse ero così ansioso di entrarvi nella speranza di trovare un po' di riposo: dopotutto, stavo procedendo da ore, era ovvio che provassi stanchezza.
Ovvio? In quel momento realizzai che non era dopotutto così naturale. Sebbene stessi camminando da ore, non ero stanco, stranamente. Nessun dolore alle gambe, né un minimo affaticamento dei polmoni.
Che cosa stava succedendo?
Iniziai uno scatto finale, mancavano solo pochi metri e...
Ad un tratto, la grotta scomparve. Al suo posto, una donna di età avanzata, che non avevo mai visto, ma i cui tratti mi erano noti, mi sbarrò il percorso, facendomi arrestare di colpo.
"Oh, finalmente, eccoti qua! E'da ore che ti aspetto! Ma che fine avevi fatto?" sbottò, trascinandomi con lei.
"Un momento ... che stai facendo?" risposi, allarmato.
"Dai, siamo in ritardo. Su su, muoviti!"
"Scusa ma non capisco" affermai con decisione, liberandomi con estrema facilità dalla sua presa.
"Ma Edmund, stai scherzando?! Dobbiamo andare, ricordi?" rispose la donna con ovvietà.
"Come fai a conoscere il mio nome? Io non ti ho mai visto... " replicai, sorpreso dal fatto che mi avesse chiamato per nome. Dopotutto, io non avevo idea di chi fosse...
La donna scoppiò in una risata fragorosa, cristallina, quasi.
Eppure, quella risata, l'avevo già sentita...
"Ed, ma per favore! Non farmi ridere, dai! Ti chiedi come posso conoscere il tuo nome? Beh, sai, ti conosco da quando sono nata, visto che sei mio fratello!" aggiunse, mostrandomi, attraverso un amabile sorriso, i suoi denti bianchissimi.
Ancora stentavo a credere a quanto avevo appena udito...
Non poteva essere …
"Lucy?"
"Evviva, ti ricordi pure il mio nome! Siamo ricchi, allora!" aggiunse fra le risa, dandomi le spalle e iniziando a camminare verso... il vuoto.
"Lucy, dove stai andando? E perché sei così... così... vecchia?" domandai, il tono di voce che tradiva la preoccupazione. Ancora continuavo a non capire, e dovevo, dovevo assolutamente comprendere quanto stava succedendo.
Lucy non sembrò aver udito le mie domande.
Procedeva avanti verso il nulla, spensierata, solare, proprio come era solita essere da bambina.
Ed io me ne stavo fermo, immobile, inerme, ad osservarla, quasi fosse un miraggio.
Avanzava, salutandomi, la mia Lucy.
Man mano che avanzava nel percorso, diventava sempre più giovane.
Ora sì che ne riconoscevo chiaramente i tratti.

Era diventata una bella donna la piccola Lu.
Ed eccola poi lì: la ragazzina quattordicenne che conoscevo.
Si girò ancora una volta per salutarmi.
Sorrideva, come sempre, la mia Lu.
Fino a quando improvvisamente si fece seria. Cominciò a gesticolare furiosamente, ma non capivo ciò che mi stava dicendo. Riuscivo soltanto a cogliere poche parole: Jadis... matrimonio... memoria... terremoto.
"Lucy, non ti sento!" gridai, con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
"Lucy!" continuavo a urlare, mentre vedevo la sua sagoma svanire fino a dissolversi.  

"NO!"

 

"NO!"

"Edmund. Stai urlando. "
Peter mi teneva saldamente le spalle, osservandomi con un'espressione perplessa.
"Sì, scusa stavo... " cercai di giustificarmi. Stavo urlando, a quanto pare. 
"Stavi sognando, tutto qui. Peccato che le infermiere mi abbiano già ripreso due volte, perché nel frattempo gridavi come un forsennato..." replicò, il tono scocciato di chi non ama essere sgridato, soprattutto se per colpe altrui.
"Senti, vado a vedere se hanno notizie di Lucy. Magari le ricerche di queste poche ore sono state di esito favorevole... " aggiunse, una nota di incertezza nella voce. Era evidente che non sperasse troppo nell'operato della polizia, ma in quel momento era l'unica su cui erano riposte tutte le nostre speranze di ritrovare nostra sorella.
"Sì, certo."  
Ero ancora frastornato, non ero solito dormire di pomeriggio. E ancora di più fare incubi di questo genere... 
Una lampadina si accese immediatamente nella mia testa, mentre rimuginavo su quanto mi era apparso in sogno.
E se...
"Peter!" urlai, ma venni subito rimproverato da una giovane infermiera con un simpatico grembiule rosa, che mi squadrò intimandomi molto esplicitamente di ammutolirmi all'istante.
Per un attimo, mi ero dimenticato di non trovarmi solo, mi ero dimenticato dei trecento e passa studenti sfollati che mi circondavano e che erano stati radunati in quella specie di... edificio, per usare un eufemismo. Ma non mi ero dimenticato, nemmeno per una frazione di secondo, che dopo il terremoto non avevamo avuto più notizie di Lucy.
Il mio urlo, però, catturò - anche - l'attenzione del destinatario, che, stizzito, la giacca pesante già abbottonata, ritornò sui suoi passi.
"Che c'è adesso?" ringhiò fra i denti.
"Ho fatto un sogno dove Lucy stava cercando di dirmi qualcosa. E tra quello che riuscivo a sentire mi ricordo la parola 'Jadis'... E se la sua scomparsa avesse a che fare con lei?"
Optai per andare direttamente al punto della questione,  non osavo immaginare come mi avrebbe ribaltato Peter se avessi cominciato a girare attorno al fulcro del problema. Ma, forse, osservando l'espressione turbata di mio fratello, non era stata un'ottima trovata...
Il ragazzo dagli occhi turchesi tacque per all'incirca una ventina di secondi. Poco tempo, ma mi apparve un'infinità.
"E' possibile, non possiamo escludere nessuna ipotesi" affermò semplicemente. "Ma sbrigati, e dimmi di questo sogno" ordinò perentorio, impaziente di sapere qualche dettaglio in più. Dopotutto, sapevamo entrambi che Caspian aveva fatto un sogno legato a quanto sarebbe successo poco dopo, era più che plausibile che ciò si sarebbe potuto verificare anche in questo caso.
Annuii, raccontandogli il più brevemente possibile del mio sogno, o meglio incubo, pomeridiano e soffermandomi solo sul particolare di Lucy e della citazione di Jadis nel discorso.
Pet indugiò pensieroso, per poi liquidare la questione affermando che ci avrebbe riflettuto e precisando, però, che, al suo ritorno, ne avremmo parlato.
Una volta che lo scorsi uscire dopo aver avvertito le infermiere che ci accudivano, reclinai la testa all'indietro, appoggiandomi contro la parete e cercando di pensare. O di non pensare, ancora dovevo vedere quale delle due ipotesi fosse la migliore.
Tirai un lungo sospiro e chiusi gli occhi, sperando che la posizione potesse favorirmi la riflessione e anche un po'di riposo che la pennichella pomeridiana non era riuscita a darmi, come d'altronde mi aspettavo. Ma ero troppo esausto dopo il trambusto e il dramma di quella mattina che, alla fine, mi ero appisolato senza nemmeno accorgermene... 
"Ben svegliato"
Al pronunciare quelle parole, voltai la testa verso sinistra, da dove avevo sentito provenire il saluto, giusto il necessario per scorgere in viso il mio interlocutore.
"Caspian" lo chiamai in risposta, facendo attenzione a non usare un tono di voce troppo alto.
Mi ero dimenticato totalmente anche della sua presenza, come pure di quella di mia sorella, che giaceva ancora addormentata vicino a lui, la testa dolcemente appoggiata sul suo torace.
Ricordavo che le loro brandine erano vicine, ma non certo che i soggetti che vi dormivano sopra fossero così vicini.
Non potei trattenermi da una smorfia dopo la visione: non ero certo geloso come Peter, ma vedere Caspian che passava tranquillamente le dita fra i capelli di mia sorella... Non mi faceva certo sprizzare gioia da tutti i pori.
"Che stai facendo?" domandai, curioso di sentire la risposta del Re di Narnia.
"Mi sono da poco svegliato e ho trovato questa bella sorpresa... " rispose, sorridendo e non smettendo un secondo di arrotolarle una ciocca castana.
Annuii e ritornai alla mia posizione originaria, con gli occhi rigorosamente chiusi per evitare di assistere a qualche altro scambio di affetto fra i due piccioncini.
Ma li riaprii un secondo dopo, scuotendo la testa per il mio assurdo comportamento nei suoi riguardi. Da quando ci avevano portato lì, non gli avevo più rivolto parola, non sarebbe stato carino se avessi continuato quella che doveva essere una 'riflessione'.
'L'ho sempre detto, l'influenza di Peter mi fa male'
Mi alzai dall'angolo dove ero appoggiato e mi diressi verso la brandina del Re di Narnia, che non era collocata molto vicino alla mia.
Riuscii a raggiungerla tuttavia in pochi secondi, ma non senz' aver fatto lo slalom fra ragazzi appisolati, infermiere che si preoccupavano delle loro condizioni, zaini sparsi sul pavimento...
Caspian mi fece cenno con il capo di sedermi accanto a lui, dove c'era un piccolo spazio che sembrava aver lasciato apposta perché qualcuno vi ci sedesse.
"Dormito bene?" chiesi, immaginandomi che comunque, anche se la risposta fosse stata negativa, il risveglio era stato tutt'altro che spiacevole.
"Per quanto si possa dormire bene, in una situazione del genere... " rispose, alludendo chiaramente al terremoto e all'assenza della piccola Lu.
Un silenzio quasi assordante calò fra di noi, ulteriormente amplificato dalla mia percezione che tutti avessero cessato in quell'istante di parlare fra loro.
Sentii il moro sospirare, e quasi mi venne naturale fare altrettanto.
"Sai" esordì ad un tratto, lo sguardo sempre fisso a contemplare i capelli di Susan, "a volte vorrei non essere venuto nel vostro mondo... Tutto questo non sarebbe successo. Sto mettendo in pericolo non solo la vostra vita, ma anche quella di tutti gli abitanti di Narnia... e ora anche sulla Terra e... "
"Non essere sciocco, Caspian. " lo rimproverai aspramente. “Sai bene che Jadis aspettava questo momento da tempo. Ha soltanto colto l'occasione, ma avrebbe potuto infiltrarsi nel nostro mondo in molti altri modi. Ricorda che comunque si era già impossessata del corpo di Annie prima che Aslan ti proponesse di venire qui... " replicai, studiando il suo comportamento.
Il moro annuì impercettibilmente, memore di quanto era successo.
"Quindi... " proseguii " non devi nemmeno pensare queste cose. . Ah, e vedi di recuperare al più presto la memoria", conclusi, sorridendo e cercando di smorzare la tensione.
"Se fosse dipeso da me, non l'avrei nemmeno persa... "
"Sisi, lo sappiamo bene. ", si intromise una voce familiare.
Non mi aspettavo che Peter fosse già di ritorno, né tanto meno Caspian si immaginava di trovarsi all'istante il Supremo Re di Narnia a pochi passi da lui.
Avvertii il moro ritrarre fulmineo la mano dai capelli di Susan, e mi meravigliai per quanto fosse stato repentino. Speravo ardentemente per lui che Peter non avesse captato il suo gesto, ma dimenticavo che niente sfugge al Sommo Controllore.
"Caspian"
"Peter" replicò lui in risposta, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
"E'inutile che fai il furbo, sai. Ti ho visto", lo fulminò il biondo, le braccia incrociate sul petto e una smorfia di disapprovazione dipinta sulle labbra.
"Notizie di Lucy?" deviò Caspian. Intelligente il ragazzo, ad andare a colpire proprio nel punto debole del Magnifico...
Il mezzo sorriso di scherno scomparve all'istante dalla perfetta bocca del giovane, le cui labbra si ripiegarono in un'espressione delusa e preoccupata.
Si limitò a scuotere il capo.
Tutti e tre sospirammo, in ansia per la negativa risposta di Peter.
Poco tempo dopo, avvertii un lento movimento alla mia destra e constatai che Susan -alla buon'ora - si stava svegliando.
Non avrei voluto per nulla al mondo perdere la scena. La situazione si prospettava alquanto allettante.
"Susan... " sussurrò Caspian, che - era evidente- -si stava sforzando per trattenere un gigante sorriso. O forse qualcos'altro...
"Caspian... " mormorò Sue, girandosi sull'altro lato e socchiudendo leggermente gli occhi.
Qualche lungo secondo di silenziò calò fra i due.
Gli occhi castani di lui immersi in quelli gelidi di lei.
La testa di Susan appoggiata ancora sul torace muscoloso del moro.
Le loro bocche schiuse in un sorriso radioso distanti solo una ventina di centimetri.
Erano così vicini.
Il momento era perfetto, magico, sembrava apposta per loro...
... ma Peter pensò bene di interromperlo, rivelando al mondo che esisteva anche lui. Come se già non ce ne fossimo accorti...
"Suuuusaaaan!" esclamò, prolungando smisuratamente quella parola e portando l'attenzione dell'interessata su di sé, sfoderando un sorriso sadico.
"Peter?!" bisbigliò mentre si voltava, per poi proclamare ad alta voce, fingendosi contenta di constatare che c'era anche lui: "Peter... " .
La sua espressione era talmente naturale che anche il meno perspicace avrebbe potuto intuire facilmente il seguente “come sono felice di vederti, Peter … ”
"Bene, ora che vi siete chiamati tutti siete felici?" mi intromisi in quell'articolata discussione.
Risero tutti di buon gusto alla mia battuta.
Eppure poco dopo ritornammo seri, alla domanda di Susan su Lucy. Sapevamo che, per quanto ci sforzassimo di rimanere tranquilli e sereni, di affidarci totalmente al lavoro della polizia, che già aveva recuperato numerosi ragazzi sani e salvi, di sperare, era difficile in una situazione così grave. Volevamo fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma in quel momento, non ne avevamo concretamente i mezzi.

E non ci rimaneva altro che aspettare. 

***
"Peter Pevensie?"
Un militare, alto, dai capelli brizzolati, con lunghi baffi scuri e un accenno di barba, si avvicinò a mio fratello, ponendogli la domanda senza ostentare troppo entusiasmo. Anzi, avrei osato dire che dalla sua voce traspariva tristezza, e rammarico.
L'avevo già visto, durante quella giornata trascorsa lì. Doveva essere un sergente, e, a quanto avevo capito, informava i presenti sull'esito delle ricerche dei loro parenti.
"Sono io." affermò lui, deciso.
"Può venire un attimo?" domandò, avviandosi verso un angolo appartato dell'enorme sala dove ci trovavamo. 
Senza spiaccicare parola, preso un profondo respiro, Peter seguì il militare.
In disparte. Colloquio. Peter. Sergenti. Parenti.
Cercai di mantenere la mente lucida mentre riordinavo le idee nella mia testa.
Probabilmente avremmo presto saputo notizie di Lucy.
Dovevamo essere fiduciosi, dovevamo sperare. Forse l'avevano ritrovata, forse entro pochi minuti l'avremmo potuta nuovamente abbracciare, la nostra dolce e piccola sorellina.
Sorrisi al pensiero di una Lucy raggiante, che mi correva incontro e mi abbracciava esuberante.
 Io l'avrei accolta a braccia aperte. Non amavo particolarmente quando mi si incollava addosso e non si staccava più, ma ero convinto che in quell'occasione sarei stato io quello che avrebbe voluto rimanere per sempre abbracciato a lei.
Ma tutti quei gioiosi progetti, tutte le mie speranze svanirono in una frazione di secondo, come quando una candela viene spenta con una sola, repentina folata di vento.
Bastò udire un singhiozzo sommesso di Susan e scorgere l'improvviso pallore di Peter per distruggere tutti i miei castelli in aria.
Il respiro mi divenne affannoso quando riconobbi il Re che annuiva, lo sguardo vacuo.
Ma mi sentii morire quando vidi una, due, tre lacrime solcargli il viso, sempre più veloci, sempre più copiose.
Non aveva mai pianto Peter Pevensie. Non così tanto.
Mia sorella si voltò verso di me, allarmata, gli occhi - velati dalle lacrime - che cercavano le mie pozze scure, la mano che annaspava nel vuoto alla ricerca del calore di quella di Caspian.
Una terribile sensazione cominciava a farsi largo nei nostri cuori.
Sempre più prepotentemente, ci toglieva il respiro.
Mi avvicinai il più rapido possibile a mia sorella, cingendole la vita, mentre Caspian le sussurrava, cercando di calmarla: "Va tutto bene", nonostante non credesse nemmeno lui in ciò che le stava dicendo.
L'ansia stava diventando a dir poco insostenibile, ed aumentò ancora di più quando vidi il sergente consegnare qualcosa a mio fratello. Non riuscivo ad identificare cosa fosse. Volevo correre da Peter e urlargli di raccontare tutto, di dire tutto, pur di non lasciarci in preda ad una tale angoscia. Venni bloccato da Caspian, che mi invitò a starmene seduto, ed aspettare.
Aspettare.
Aspettare l’arrivo della fine.

La conversazione alla fine terminò.
Peter salutò cortesemente l'uomo, che gli stringeva la mano. Si voltò, ritornando sui suoi passi, e lo stesso fece il militare, che invece si incamminò verso l'uscita. 
Non alzò lo sguardo verso di noi, non lo fece. Quella volta Peter tenne gli occhi bassi, concentrati unicamente sul suo percorso.
Avrei giurato che da un momento all'altro il cuore mi sarebbe saltato fuori dal petto. E avrei voluto che fosse stato così, con tutto me stesso, piuttosto che sentirlo pulsare a velocità impressionante dentro la mia cassa toracica.
Tre metri, e ci avrebbe raggiunto.
Pochi secondi, e avremmo saputo la verità.
Pochi attimi, e ci sarebbe stato rivelato quale sarebbe stato il corso futuro delle nostre vite.
Due. Due metri.

Volevo prendere un respiro profondo, immagazzinare più ossigeno che potevo, ma non riuscivo. La bocca, asciutta, serrata, non dava segni di voler seguire i miei ordini.
Uno.
Un solo metro.
Chiusi gli occhi.
Non volevo vedere. Non volevo guardare in faccia Peter. Non volevo.
Forse aveva ragione, dopotutto: non sarei mai stato come lui, lui sarebbe rimasto per sempre il Magnifico, il forte, l'invincibile. Colui che con fermezza rivelava ai fratelli la notizia che più di qualsiasi altra cosa in quel momento aspettavano.
E io, invece, sarei stato solo Edmund, quello che tradì Narnia, la sua famiglia, quello che non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi mentre gli veniva comunicata la sorte della sorella.
Ma non me ne importava.

"Lucy è morta."

 
 
 

 
 
Angolo delle autrici:
*tutte le lettrici puntano spade e pistole contro Fede e Ele*
Ehm… Salve… possiamo esprimere un ultimo desiderio prima di morire? Anzi due, visto che siamo in due. Ù.ù
Desiderio n^1: Vi spieghiamo il perché di questo mostruoso ritardo. Dunque, siamo state molto prese in questo periodo. Ed è vero, abbiamo pure i testimoni che possono provarlo. Ù.ù E’stato un periodo un po’così, per entrambe, non proprio tutto rose e fiori ecco ^^’ Quindi speriamo che ci possiate perdonare per quest’enorme attesa <3
Desiderio n^2: Vi spieghiamo alcune cosette del capitolo.
Allooooora, all’inizio il sogno di Edmund: non preoccupatevi se vi sembra un po’confuso e se non capite molto, è volutamente confusionario e privo di nessi logici ^^’ Poi, poi… ah sì, Lucy.  *tossiscono* Vi diciamo soltanto di non disperare, perché non sempre tutto è come sembra. Nei prossimi capitoli si smuoveranno un po’le acque.. questo è un po’cortino rispetto al solito ma purtroppo doveva essere concentrato unicamente su questo episodio, non potevamo aggiungere altri elementi riguardo la trama.
Bene, the end. Potete ammazzarci quanto volete adesso… anche se, anche se.. non saprete mai la faccenda di Lucy se… *si ammutoliscono* xD
Ringraziamo enormemente tutte di cuore, coloro che seguono, preferiscono, ricordano e le nostre adorate recensitrici <3 Merci à vous tous <3
Le risposte alle recensioni arriveranno a breve, pensiamo entro sabato massimo. Scusate per l’attesa ^^’
Se avete domande da fare, non esitate, vedremo di rispondervi come possiamo =)
Un bacione grande a tutte!
Fede & Ele


PS: Credits per il titolo: Linkin Park (i beniamini di Ele XD) "Waiting for the end"
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: thefung