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Autore: Mellorine    27/04/2011    5 recensioni
Spoiler capitolo 334. Una piccola fic riflessiva su Mukuro ed il suo rapporto con i suoi compagni, in particolare Chrome e Fran.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chrome Dokuro, Fran, Mukuro Rokudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'ambientazione è, piuttosto fantasiosamente, in un futuro non troppo lontano dopo l'attuale saga. Ho immaginato che dopo lo scontro con Daemon, Mukuro sia stato liberato dalla Vindice insieme a Ryohei ed i Simon, e abbia deciso di tornare per un po' in Italia con i suoi per prendersi del  tempo per decidere cosa fare del suo ruolo nei Vongola  e del futuro suo e del suo gruppo.

 

Era di certo molto più di quello che si considererebbe normalmente un momento strano, a dirla tutta ancora doveva capacitarsi completamente di come fosse finito lì. Era successo tutto troppo velocemente e lui aveva deciso di agire con l'istinto più che con la ragione, era normale che la vita gli rispondesse ponendogli davanti imprevedibili casi cui non sapeva come reagire.

Si trovava steso all'ombra di un albero piuttosto isolato di un parco comune come tanti, grandezza modesta, tanto verde e giostre per bambini, niente di fenomenale più di quando si potesse trovare in qualsiasi parco comunale di una qualsiasi piccola città del Sud Italia. Era uscito solo perché Chrome era riuscita a convincerlo a farlo, dopo ormai qualche settimana che erano arrivati lì dal Giappone. Inizialmente aveva usato piuttosto credibilmente la scusa del sentirsi stanco per la poca abitudine che aveva ad usare il suo corpo dopo il tempo passato in prigione, poi era estate e quel paese era maledettamente caldo, avrebbe fatto meglio a non sforzarsi … neanche fosse stato un ottantenne a rischio cardiaco, ma fin quando la ragazzina gli credeva e Ken e Chikusa erano abituati ad obbedire ai suoi ordini assecondandolo in tutto ciò che faceva, andava bene così. Il problema era sorto quando lei, non volendolo lasciare solo, aveva iniziato a passare tutto il tempo chiusa in casa con lui, in stanze separate, a non far niente in un posto dove quando mancavano gli altri due ragazzi regnava il silenzio assoluto.

Era inutile che si sforzasse di fare il duro, così come era inutile stare le giornate intere  a fissare il vuoto perso tra i proprio pensieri o allenandosi sfasciando il salotto già malconcio dell'appartamento che aveva fittato, questo poteva farlo anche fuori, ormai lo aveva capito. tanto valeva accontentarla ed evitarsi gli indesiderati sensi di colpa che nascevano verso quella ragazza per cui, si sapeva, si era sempre preoccupato.

Aveva deciso quindi di assecondare una delle sue proposte quotidiane, acconsentendo ad uscire per andare a fare una passeggiata al parco che stava appena in fondo alla via. Chrome si era allontanata attratta da un chioschetto che vendeva granite e lui era rimasto fermo lì ad aspettarla, ritrovandosi ancora a lottare con tutti i pensieri che gli ronzavano per la testa non appena restava solo.

Sarà stato per la frescura che offriva l'ombra della chioma dell'albero sotto cui riposava o per il conciliante rumore del vento che filtrava tra le foglie cullandole in un movimento leggero e continuo, ma finì col rilassarsi tanto che si addormentò senza accorgersene, con le braccia incrociate dietro la testa ormai sgombra da ogni pensiero. Probabilmente avrebbe dovuto ringraziare Nagi, aveva ragione.

Fu un dolore fastidioso ai capelli seguito da un urlo a svegliarlo di colpo, facendolo mettersi a sedere alzando la schiena di scatto nel gesto istintivo di sfuggire alla minaccia sconosciuta, solo che questa rimase aggrappata alla sua preda costringendolo a tenere la testa chinata all'indietro.

Si resse con le mani poggiate al terreno ed inclinò il volto per guardare meglio chi gli stava alle spalle ed essere sicuro di aver visto bene. Dovette concedersi uno sguardo colmo di stupore, aveva visto bene.

Un bambino dai capelli verdi che sembrava avere più o meno quattro anni gli stringeva con una manina il suo particolare ciuffo che di certo lo contraddistingueva, mentre con l'altra lo indicava affermando convinto la parola che aveva urlato per la sorpresa quando si era lanciato ad afferrargli il ciuffo, solo che ora la pronunciò con molta più calma, che quasi mal si addiceva ad un bambino.

"Maestro!"

"Fran…?" provò a chiedere con titubanza in tutta risposta a tutta la sicurezza del più piccolo. Gli nacque un'espressione graditamente sorpresa al vedere il bambino annuire in conferma sentendogli pronunciare il suo nome. Probabilmente i ricordi delle battaglie avvenute nel futuro non dovevano essere arrivate solo a lui e i guardiani di Sawada Tsunayoshi, ma anche a tutti gli altri che le avevano combattute, compreso quel bambino che probabilmente non aveva dovuto capirne un bel niente se non per riuscire ad associare qualche ricordo a qualche sensazione … come quella di conoscerlo già come suo maestro anche se in realtà ancora non si erano mai incontrati.

Gli sorrise in modo gentile per istigarlo a non fare storie mentre gli prendeva la piccola mano serrata sui propri capelli per spingerla a liberarli. Probabilmente Fran doveva essere un tipo piuttosto apatico fin dalla nascita, perché non fece una piega lasciando tranquillamente che il più grande gli allontanasse la mano, limitandosi a guardarlo in modo neutro.

Liberato da quella presa, Mukuro si voltò completamente verso il bambino, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui, sorridente e con un'aria interessata.

"Kufufu~  E così questo marmocchietto sarà il ragazzino insolente cui in un certo futuro dovrò tutto, eh?"

Ottenne un'occhiata incuriosita del bambino, che si trasformò in sorpresa quando portò una mano ad accarezzargli  i capelli, guardandolo di rimando in modo spontaneamente intenerito.

Era strano, già per quanto aveva visto del futuro aveva pensato che fosse piuttosto piccolo per quello che doveva sopportare, per il ruolo che rivestiva nei Varia, per essere stato probabilmente cresciuto come suo allievo … e conoscendosi chissà quante gliene aveva fatte passare!

In quel momento non sapeva niente di lui se non quello che avrebbero vissuto insieme dieci anni dopo, ma non era difficile immaginare che quel bambino non avrebbe avuto una vita facile se fosse finito con l'entrare a far parte della vita di Mukuro Rokudo e dei Varia, probabilmente non l'aveva neanche ora che era così piccolo se lo guardava con tanta sorpresa mentre lo accarezzava con naturalezza … o forse la sorpresa era dovuta al fatto che lo stesse accarezzando l'uomo da cui nei ricordi aveva ricevuto solo tridentate nella testa.

Era strano anche comportarsi in quel modo, per lui. La vita lo aveva posto a sopportare simili inimmaginabili atrocità che per superarle aveva finito col considerarsi superiore a qualsiasi cosa esistesse a questo mondo, comprese le persone, i legami e gli affetti. Si era sempre definito solo, nonostante avesse sempre qualcuno che camminava alle sue spalle, affermava con convinzione di non essere imprigionato in alcun vincolo, neanche quelli dei sentimenti che lo avrebbero legato ad una qualsiasi persona, anche se si batteva in ogni modo per proteggerne alcune.

Nella recente battaglia con Daemon Spade si era ritrovato a fare fuori le illusioni delle persone a lui più vicine senza batter ciglio, pensando nella sua solita ottica, giustificando le proprie azioni col motivo nel quale aveva sempre creduto, ossia che lui non era come tutte quelle persone che avevano bisogno di provare e ricevere sentimenti per qualcuno, non aveva legami con nessuno, quelle persone non significavano niente per lui. La verità è che probabilmente ci credeva sul serio una volta, ma da quando la sua vita era stata sconvolta dallo scontro con Sawada Tsunayoshi, aveva iniziato ad agire in modo contraddittorio con le sue più vecchie e radicate convinzioni, e segretamente se ne rendeva anche conto.

Per quanto ne dicesse, infatti, anche la recente battaglia lo aveva colpito e costituiva una buona percentuale dei pensieri che gli opprimevano la mente negli ultimi tempi.

La verità era che quando la sua evasione si era rivelata un fallimento, aveva preferito gettarsi ad affrontare i Vindice per donare la libertà ai suoi compagni, la verità era che, benché gli fosse stato di certo utile sfruttare Nagi, aveva finito col diventare protettivo verso quella ragazzina anche di fronte a minacce che non andavano ad intaccare i suoi diretti interessi, come quando aveva fulminato con lo sguardo un ragazzo troppo grande che si era avvicinato a lei poco fa quando si era allontanata per un attimo da lui.

La verità era che quando si era ritrovato davanti alle illusioni di quel bastardo di uno spettro troppo tenace, aveva pensato che non poteva lasciarsi battere da quell'uomo in quel modo, non poteva perdere e finire nelle sue mani proprio perché altrimenti non avrebbe potuto più proteggere quelle persone, quelle vere persone che facevano parte della sua vita.

La verità era, molto semplicemente, che aveva finito col diventare un infimo umano anche lui, con i suoi affetti ed i suoi legami, solo che l'orgoglio non gli permetteva neanche di pensarlo per davvero razionalmente.

Per quanto ne dicesse a parole però con i gesti finiva sempre col ringraziare le persone cui doveva qualcosa, fosse solo per il fatto che gli stavano vicine,  e in quel momento stava appunto accarezzando una di queste in un gesto istintivo, e al ranocchietto che gli stava davanti doveva davvero molto, seppure in un altro mondo.

"ascolta, Fran. Permettimi di fare una cosa che la mia presunzione non mi permetterà mai di fare al momento giusto." Gli rivolse ancora un sorriso, sincero, mentre l'altro lo guardava con l'espressione di chi non aveva idea di cosa si stesse parlando.

 "Grazie."

Una semplice parola, mai pronunciata prima d'ora, che liberò come un grande peso accumulato da tanti ringraziamenti non espressi, facendola valere in quel momento per tutti gli altri mancati.

Fran non poté capire perché il più grande lo stesse facendo ma sapeva che se una persona ti ringraziava, allora voleva dire che avevi fatto per lei qualcosa di buono. Non riuscendo ad immaginare però come avvicinarsi e tirargli i capelli potesse essere qualcosa di cui venir ringraziati, risolse molto semplicemente dandogli un abbraccio.

"…. Ora non esageriamo però! Stupido allievo!" a salvare Mukuro dall'imbarazzo di non sapere come reagire ad un gesto così dolce ed infantile di un bambino arrivò una voce femminile che chiamò il nome di Fran. Era impossibile non riconoscerla come la madre, seppure non l'avesse mai vista, dato che gli somigliava in maniera sorprendente. Il bambino non si fece chiamare più di una volta e, obbediente, si allontanò da Mukuro salutandolo semplicemente con la mano, come se si fossero visti appena ieri e si sarebbero dovuti rivedere il giorno dopo.
"Ciao maestro!"

Con un sorriso divertito lo osservò mentre andava via e, raggiunta la madre, le prendeva diligentemente la mano per prendere a camminare al suo fianco.

"kufufu~  a quanto pare l'irriverente con la mamma non lo facevi, piccolo bastardo…"

"parla da solo, Mukuro-sama?"

Sollevò lo sguardo verso la voce divertita di Nagi che lo guardava con un'espressione interrogativa, appena tornata con in mano i due bicchieri pieni di granite. Scosse la testa come a dirle di non farci caso e le fece segno di sedersi accanto a lui.

"è successo qualcosa di bello?" gli chiese una volta sedutasi al suo fianco, continuando a scrutarlo un po' confusa, mentre gli porgeva il suo bicchiere.

"perché me lo chiedi?" Mukuro prese il bicchiere, guardandola a sua volta confuso.

"ha un sorriso diverso dal solito, più bello!"

"ah sì? Bhè… grazie per la granita, Nagi."

 

 

~  ~  ~ 

Anche se tutta questa cosa non avrà alcun senso e a nessuno importa, voglio dedicare lo stesso questa fic alla mia Chrome ed il mio Fran <3

  
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