Disclaimers: I personaggi non mi appartengono, ma ormai è risaputo.
***
“You’re the reason I can’t control myself”.
Valhalla – 30 Seconds to Mars
Pensava che scrivere lo avrebbe aiutato. Pensava che avrebbe alleviato le sue sofferenze, per non dire angosce.
Aveva reperito un piccolo stralcio di pergamena e aveva scarabocchiato una ‘S’ con la piuma, poi l’aveva cancellata e aveva diviso il foglio in due colonne, scrivendo sui rispettivi angolini ‘Pro’ e ‘Contro’.
Le aveva fissate per un po’, quelle letterine minuscole, e poi aveva infantilmente disegnato una faccina nelle ‘O’ –tutte diverse, per non dar l’idea di monotonia che in quel momento prevaleva nel suo cervello-.
Aveva provato a buttare giù qualcosa, ma il tutto si era risolto in un enorme scarabocchio che prendeva mezza pergamena, così l’aveva accartocciata e gettata nel fuoco.
Afflitto, si era accoccolato sulla poltrona, ma era come stare sui carboni ardenti. Non poteva stare seduto, non poteva proprio.
Allora si era trascinato in cucina e aveva cominciato a trafficare con un paio di uova.
A lui neanche piacevano, le uova strapazzate.
Però aveva posato il piatto sul tavolo, diligentemente apparecchiato per due, e aveva cominciato a fissare le uova.
Le uova, immobili, lo fissavano di rimando.
Probabilmente si chiedevano perché, ma dico, perché un’idiota le aveva tirate fuori dal loro confortevole guscio, strapazzate per bene –con rabbia, quasi- e poi lasciate a freddare su un tavolo apparecchiato per due.
E, non avendo risposta a questo gran quesito, rimanevano in silenzio, guardando quest’uomo, che le fissava con ostinata disperazione.
Ah, se le uova sapessero parlare.
L’uomo, adesso appoggiato contro il piano cucina, stava piangendo.
Stringeva uno strofinaccio, lo stringeva tanto forte da farsi sbiancare le nocche, e piangeva.
Singhiozzava forte, martoriandosi le labbra con i denti, e le lacrime lo accecavano.
Poi era caduto. Era caduto, lo strofinaccio, e le mani, ora libere, vagavano sul suo volto, nei capelli, ma mai ad asciugare le lacrime.
E l’uomo mormorava, balbettava, strascicava, sempre la stessa strana parola, come una lenta litania.
«Sirius…Sirius…Sirius…»
Ma Sirius, chiunque fosse, non veniva.
«Sirius…Sirius…Sirius…»
L’uomo aspettava. Aspettava questo Sirius, e le uova aspettavano con lui.
Ma Sirius non veniva, non veniva.
L’uomo aveva smesso. Non singhiozzava più, ma guardava le uova. Le fissava curiosamente, con gli occhi gonfi di pianto e le guance umide.
Lo strofinaccio rimaneva a terra.
Il campanello, il campanello che suonava.
Non rispondeva, l’uomo. Guardava le uova, e non rispondeva.
«Remus! Remus, avanti!» una voce ruvida, burbera «Remus, sappiamo che sei in casa! Non puoi stare qui rinchiuso per sempre! È tutto inutile, lui non c’è più!»
Le lacrime che riprendevano a scorrere, calde.
L’uomo era caduto. In ginocchio, continuava a guardare le uova. E singhiozzava, con rinnovato vigore.
«Non c’è niente da fare, Alastor, andiamo via.»
Un rumore, poi silenzio.
Remus singhiozzava, singhiozzava.
«Sirius…Sirius…Sirius…»
Le uova lo guardavano. “Lui non c’è più”.
«Sirius…Sirius…Sirius…»
L’uomo si era alzato. Le aveva guardate, le uova, e poi era scomparso.
La mattina dopo, le uova erano ancora lì. Fredde, annoiate, e a dire il vero un po’ arrabbiate.
Remus aveva sciabattato fino alla cucina, aveva acceso il neon e le aveva guardate, assorto.
Si era passato una mano sul mento, grattandosi la barba non fatta, e si era versato una tazza di latte.
Portandosi la tazza alle labbra, ci aveva ripensato.
Le aveva prese tra le mani, le uova, e le aveva spostate, facendole scivolare un po’ più in là sul tavolo.
Aveva evitato il loro sguardo –sempre che lo avessero, uno sguardo- e se n’era andato, lasciandole sempre più depresse, con una tazza di latte ormai tiepido come unica compagna.
Temevano di essere ormai andate a male, le uova, quando l’uomo era tornato.
Come il giorno precedente, si era appoggiato al piano cucina e aveva ripreso a fissarle.
Si sarebbero date una sistemata, se l’avessero saputo. La luce del neon le sbatteva non poco, comunque.
In attività contemplativa, l’uomo aveva nuovamente cominciato a piangere.
Temevano anche di essere parecchio deprimenti, le uova.
«Sirius…Sirius…Sirius…»
Ma Sirius non veniva.
E lo sapevano, le uova e Remus, che non sarebbe venuto, ma continuavano ad aspettarlo.
Quella sera, Remus le aveva buttate via.
E la sera dopo ne aveva fatte delle altre, ma stavolta erano preparate, le uova.
Sera dopo sera, Remus e le uova avrebbero aspettato Sirius.
E Sirius non sarebbe venuto, ma loro l’avrebbero aspettato lo stesso.
-------------------------------------------------------------
E dire "ve l'avevo detto"? Però, insomma, voi un commentino lasciatelo lo stesso, chè fare atti di carità ormai va di moda.
Ah, e ne approfitto per un "avviso la gentile utenza che il mio computer è svampato. Se non aggiorno Moondrop *piange in un angolino* è perchè l'ispirazione mi coglie nei momenti sbagliati o, molto più semplicemente, non mi coglie proprio". E niente, grazie dell'attenzione 8D Alla prossima, spero!