Capitolo 11
Act naturally
Entro
in casa e, con mia grande sorpresa, non trovo John pronto ad aggredirci con gli
occhi iniettati di sangue.
Controllo
anche dietro la porta, giusto per sicurezza, ma di lui non c’è nessuna traccia.
Siamo salvi!
E forse
scampiamo pure il terzo grado: magari prima era solo in vena di rompere le
palle e non era realmente intenzionato a volerla conoscere…
Con
questo pensiero felice mi dirigo in cucina, in cerca delle chiavi (mi sono
accorto di averle dimenticate sul serio), seguito da Sara.
-Per
caso ti sei dimenticato queste, Paulie?-
Occazzo.
John è
seduto sul tavolo a far tintinnare il mazzo di chiavi, un ghignetto
poco rassicurante sulle labbra.
-Ehm…
Grazie mille, John.- mormoro, cercando di sembrare il
più naturale possibile, anche se la voce che esce dalla mia gola suona più come
un rantolo strozzato.
Lui
balza giù dal tavolo con uno scatto felino e, dopo avermi appoggiato le chiavi
nel palmo della mano, si avvicina a Sara, sempre con quel sorrisetto malefico.
-Uh,
vedo che abbiamo ospiti. E ospiti davvero
graziosi, oserei dire.-
Sara
storce il naso, è così buffa!, ma resiste e la vedo sorridergli, seppur
falsamente.
-John,
sai dove sono i fum- entra Ringo, per poi
interrompersi.
Dio lo
benedica!
***
-Oh,
ciao Paul! E quest’adorabile signorina?-
Fred Astaire è appena sbucato e già mi ha salvato dalle grinfie
di quel maniaco dell’altra sera, evvai!
Gli
sorrido veramente grata, anche per il complimento che mi ha fatto.
-Err, lei è la ragazza
con cui devo uscire e, se non vi dispiace, avremmo anche una certa fretta…- mormora Paul, ficcandosi le chiavi in tasca e
cercando con l’altra mano la mia.
Mi
scosto con un movimento impercettibile, ignorando il suo sguardo stupito.
-McCharmly, sei sempre il
solito cafone! Lo vedi anche tu che la signorina non ci vuole venire con te?-
asserisce con fare saccente il simpaticone, mentre io lo incenerisco con uno
sguardo.
-…Almeno… Non subito.- si
affretta a correggersi.
-Perché
non ce la presenti?- interviene l’altro, con un sorrisino gentile.
Con la
coda dell’occhio scorgo Paul che rotea gli occhi al cielo, per poi cominciare,
con voce assolutamente atona:
-Sara, lui è Richard, Rings, lei è Sara.-
-Piacere,
Sara: puoi chiamarmi pure Ringo, Richard fa troppo vecchio!- mi stringe la
mano, tutto sorridente, e non posso fare a meno di contraccambiare. -E comunque
bel nome; sei ebrea, per caso?-
Lo
fisso piuttosto perplessa, mormorando un -No, di ebreo ho solo il nome.-, mentre Paul si affretta a continuare con il suo
prestigioso incarico.
-… e lui è John.-
Eccolo
qua: il simpaticone nonché provolone mi fissa con un sorrisino malizioso ma,
inaspettatamente, mi prende la mano e, soffiandoci sopra un bacio delicato,
s’inchina:
-Piacere
di conoscerLa, madamigella.-
-Pia-piacere mio.- borbotto
staccandomi, le guance un po’ rosse. Lo vedo ridacchiare: ci gode nel vedermi
in imbarazzo, eh? Maledetto.
-Bene,
ora che vi siete presentati possiamo andarcene?-
-Hey hey
hey, Paulie! Cos’è tutta
‘sta fretta? Sono quasi le cinque…- John si volta
verso me -La signorina per caso gradirebbe una tazza di tè?-
-Ecco, io… Io non so se…-
-Aaavaaanti! Non farti troppi
riguardi, cara: una bella tazza di tè non si nega a nessuno, nono!-
-Esatto!
E poi abbiamo appena comprato degli squisiti biscotti al cioccolato che devi
assolutamente provare!- afferma Ringo, con fare trionfante ed entusiasta.
-Sssssh! Rings,
non urlarlo! Vuoi che lo venga a sapere anche quel mangiasassi
di Geo?!- lo rimprovera l’altro, con sguardo alquanto
arcigno.
-A
proposito di George… Che fine ha fatto?- domanda
Paul, scostandosi una ciocca ribelle.
-Err, suppongo sia in camera…- fa Ringo, grattandosi la nuca, mentre John sbuffa:
-Quel
coglione, mi manderà all’aria tutti i piani!-
Piani?
-Errrr, volevo dire che è
un gran maleducato… GEOOOORGEEEE, VIENI CHE ABBIAMO
OSPITIIII!-
Completamente
rintronata, mi tappo le orecchie, mentre Paul inizia a sbraitare qualcosa, di
cui però riesco a cogliere solo qualche parola qua e là, tipo John, coglione, affanculo.
-Se
vuoi seguirmi, ti accompagno all’entrata, dove abbiamo l’attaccapanni.- Il
faccione allegro di Rings mi ha convinto a togliermi
la protezione otologica, giusto in tempo per sentire
quel che ha da dirmi.
Annuisco
e lo seguo, e altrettanto fanno John e Paul, che credo si sia ormai rassegnato
a dover rimanere a gustare la bevanda inglese.
Appendo
il cappotto e mi volto, quando sento John esclamare:
-Cazzo,
Paul! La tua amichetta ha fegato, eh!-
-Cosa
vuoi dire, Joh-AHAHAHAHAHA, ommioddiooo!-
Ringo inizia a ridere come un cretino, sotto gli sguardi increduli miei e di
Paul e quello complice di John.
-Che diamin-OMMIODDIO.- ecco, ci mancava che anche McCartney si
unisse al Partito degli Invocatori dell’Onnipotente, porca puttana.
-Si può
sapere che cazzo avete da ridere, tutti quanti?!- sbotto, mentre Paul si affretta
a precisare, con il ditino alzato in aria, -Hey, io
non sto ridendo!-, beccandosi per tutta risposta uno sguardo inceneritore dalla
sottoscritta.
Tra una
risata e l’altra, Ringo riesce a mormorare un: -Bella felpa, Sara.- per poi scoppiare nuovamente, quasi rotolandosi per
terra.
Lo
sguardo mi cade istintivamente sul petto e, solo in quel momento, realizzo
tutto quanto.
Ho una
voglia di scavarmi una fossa e di seppellirmici
dentro che neanche uno scheletro dei Silly Symphonies e, come se non bastasse, quel bastardo di Lennon
è così gentile da darmi una mano nel sentirmi ancor più di merda, dato che ora lo
sento canticchiare -This play is run, my
love, your time has come, my love…-
-Suvvia, Sara: è stato un gesto simpatico, tranquilla… Mica ci offendiamo per queste cose!- Ringo mi
ha messo una mano sulla spalla e mi sta facendo l’occhiolino, mentre John,
finita la sua performance, si affretta a correggerlo:
-Eh no, Rings! Dì
pure che è stata una trovata geniale!- e scoppia nuovamente a ridere.
-Che… Che ssssimpatico che sei, Lennon.-
sibilo, le guance in fiamme che più in fiamme non si può.
Segue un silenzio alquanto imbarazzante,
interrotto da Ringo, che tossicchia:
-Ma George? Non si era detto che arrivava?-
Lo guardo spaventata, prevedendo quello che
sta per succedere, per poi tapparmi le orecchie con forza.
-GEEEEORGEEEE! CE LA FAI A PORTARE IL TUO
CULETTINO D’ORO DI QUA O NO?! SE VUOI TI DO UNA MANO
IO, MA POI NON VENIRE A LAMENTARTI SE TI BRUCIA, EEEEH?!-
John
soffia sulle unghie, strofinandosele sulla maglia:
-Ehm,
stavamo dicendo?-
Su
iniziativa di Ringo, stiamo compiendo un tour della casa coi fiocchi: il
batterista declama le doti della macchina che occupa tutto il muro della sala
da pranzo, asserendo che nemmeno loro quattro sono ancora riusciti a scoprire
tutte le funzioni di cui essa dispone, Paul mi suona qualcosa all’organo, che è
sbucato magicamente dal pavimento, mentre John mi mostra fiero la sua fornitissima libreria.
Comincio
a prendere i volumi uno ad uno, ne accarezzo le copertine, li sfoglio con calma
e poi li ripongo con cura: deformazione professionale, gente, lo so.
-Ooooh, finalmente il signorinello si è degnato di scendere tra i comuni mortali!
Come sta, Sua Maestà? Desidera un baldacchino per fare quattro passi? Sa, non
vorrei si affaticasse troppo…- John, con il suo tono
canzonatorio, mi risveglia un momento dalla trance in cui ero precipitata,
esaminando tutto questo ben di Dio.
-No, mi
bastano dei biscotti al cioccolato, grazie.- sento il diretto interessato
affermare con tono soddisfatto.
-Rings, sei una testa di
cazzo! Hai visto? Se n’è accorto!-
-George, me ne frego delle
tue voglie da donna in stato interessante! Sei uno zotico di prima categoria,
non hai visto che abbiamo ospiti? Saluta e presentati, per Dio!- strillacchia Ringo, con quel tono di voce che solo le madri
saccenti hanno.
Sentendomi
presa in causa, alzo lo sguardo dal volume ma, non appena vedo Sua Maestà, questo mi sfugge dalle mani,
cadendo a terra.
Lui! Il
tizio della festa! Il tizio che mi ha chiesto di sposarlo!
Ok,
calmati. Reeespira e calmati.
E così lui è il famoso George.
George
Harrison, chitarrista dei Beatles.
Che
destino del cazzo!
-Hey, ci sei? Piacere, io
sono George. E tu, come ti chiami?-
La mano
che mi viene sventolata davanti mi riporta sul pianeta Terra, mentre io non
posso far altro che abbozzare un sorriso stanco:
-Sara, il mio nome è Sara.-
-Splendido
nome, se non erro significa principessa,
vero?-
Spalanco
gli occhi, stupita che lui ne sia a conoscenza, e sto per rispondergli, quand’ecco
che interviene Paul: -Sì, ma Sua Maestà
non doveva mica assaggiare i biscotti che mamma Ringhina
ha comprato?-
Gliel’ha
quasi ruggito dietro, che vergogna.
Passo
in rassegna tutti i loro visi: Paul è veramente incazzato nero, Ringo protesta
per i panni materni che ha dovuto rivestire mentre John sghignazza come un
deficiente, dato che questa situazione lo diverte parecchio.
E
George? Mi vergogno di vedere la sua faccia ma, non appena incrocio il suo
sguardo, noto che ha un’espressione totalmente placida dipinta sul viso.
È così… sereno,
cavoli.
Poi
vedo che il suo sguardo cade sulla mia felpa e, d’istinto, arrossisco, ma non
muovo nemmeno un muscolo per coprire quella lingua che troneggia irriverente sul
nero del tessuto.
-Harrison, piantala di fissarle
le tette!-
JOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHN!
Divento
bordeaux, e noto che anche George ha le guance rosse, seppur meno delle mie.
-…anche perché c’è gran poco
da guardare.- si affretta a correggersi, quel cazzone
patentato di Lennon.
Paonazza
che di più non si può, ringhio contro di lui un bel -Grazie per avermi
ricordato di essere piatta come un’asse da stiro!-, anche se la mia voce
tradisce l’imbarazzo e non è sicura come vorrebbe sembrare.
-Ma no,
dai, intendeva dire che la felpa è molto larga…- interviene
Ringo, cercando di metter fine alla zizzania che quel coglione ha seminato
impudentemente.
-No no,
volevo dire proprio quello!-
Eccolo,
il coglioneeee!
Sto per
saltargli addosso (non nel senso che piacerebbe molto a quel pervertito),
quand’ecco che Paul mi afferra e mi stringe a sé da dietro, sussurrandomi all’orecchio:
-Fregatene di quello che dice quel coglione; a me piaci così.-,
ottenendo l’effetto di farmi agitare ancor di più.
-Piccola
Sara, che dici di darmi una mano a fare il tè? Abbiamo un sacco di bustine, e
oggi hai l’onore di scegliere il gusto che ti piace di più!- salta fuori Ringo,
prendendomi per mano e trascinandomi con lui in cucina, salvandomi da una morte
certa.
Ho come
l’impressione di avere un elefante custode.
***
-Geo, non per fare il
rompicoglioni ma… quella non era mica la tua promessa sposa?-
Sbarro
gli occhi, non appena sento John dire queste parole a George; faccio in tempo a
vedere il viso di Harrison cambiare espressione, la fronte aggrottata e il
volto scuro, per poi girarmi dall’altra parte, fingendo disinteresse.
Non
voglio che se la prenda con me, ma ormai ho lanciato l’esca, e non la ritirerò
più, fino a quando il pesciolino non avrà abboccato.
-It’s teeeaaaa
time!-
Un
Ringo piuttosto entusiasta entra nel salotto con fare teatrale, reggendo un
vassoio colmo di tazzine e zucchero; la solita testa di cazzo, ha sparpagliato
metà contenuto della zuccheriera in giro.
Roteo
gli occhi al cielo per poi accorgermi della figurina che lo segue, che cammina mooolto lentamente, a piccoli passettini, facendo ben
attenzione a non combinare disastri.
Sorrido
e, istintivamente, la raggiungo.
-Serve
una mano?-
La vedo
alzare gli occhi scuri, spaesata, per poi annuire con un sorrisino timido; le
sfilo la teiera dalle mani e, con un cenno del capo, la invito a seguirci.
Si
siede di fianco a Ringo torcendosi le mani, fino a quando lui non le porge una
tazza fumante, che lei accetta sorridendo piano.
George
invece le avvicina la ciotola dei biscotti, ma lei rifiuta educatamente; allora
Harrison fa spallucce e mi fa passare il contenitore davanti al naso, facendomi
credere di non notare affatto quanto io stia allungando il mio braccio per
raggiungerlo. Bastardo, lo fa apposta.
Ah beh,
ma io me ne fotto alla grande: lui avrà anche i suoi biscottini del cazzo, ma
la ragazza è mia.
-… e comunque mi
sbagliavo; probabilmente ne hai, ma vorrei controllare, per sicurezza…-
La voce
di John mi fa sobbalzare e mi giro, notando Sara con gli occhioni
sgranati che si allontana impaurita da quel coglione.
-JOOOOOHN!
PER DIO, SMETTILA!- urlo come un matto, per poi rivolgermi con voce calma a
lei: -Scusalo, è sempre il solito coglione. Tutto ok?-
Lei
annuisce poco convinta, con quel suo sorrisino timido e le guance
deliziosamente rosse.
È un
attimo: le cingo la vita e la avvicino a me, mentre il suo profumo alla
vaniglia mi avvolge lievemente.
Dio,
sto per impazzire.
D’istinto
le sfioro il collo con il naso, mentre lei rabbrividisce, aggrappandosi al mio
braccio quasi come un gatto.
-EHM
EHM!- George tossisce sonoramente, fingendo poi noncuranza quando mi volto a
fulminarlo con lo sguardo, mentre John ridacchia neanche troppo sotto i baffi e
Ringo osserva tutta la scena come uno spettatore al cinema.
E lei?
Sara si
alza di scatto e, rossa in volto, farfuglia qualcosa a Ringo, forse
chiedendogli dove si trovi il bagno. Ringrazia in fretta e corre lungo il
corridoio, mormorando poi un -Cazzo, che figura dimmerda.-,
quando Ringo le fa notare gentilmente che quella non è la strada giusta.
Sento
la porta sbattere e il tipico rumore della serratura chiusa, e poi le risa
degli altri tre deficienti.
Diossanto, questo è un borderline coi fiocchi.
Who are you?
Uiiiii ar de cempiooons, maaai freeeeeend, en uiiii ar chip on faitin, till di eeeeeend, uuuuuuuh…
Bon, la finisco qua. : D
Massalve, carissimi! Come state? Tutto occhei?
Ammettete che vi sono mancata, avanti!
*gomitino*
E ammettete che vi erano mancati pure i
Fab Four! Bene, spero di
avervi soddisfatto almeno un pochino, con questo capitolo…
Sì, adoro rappresentarli come degli adorabili deficienti, tanto è la loro vera
natura <3 *addit*
Cooomunque! Anche qua ci sono riferimenti sparsi (tanto non se li caga
nessuno LOL), perché mi diverto a sparpagliarli ovunque u.u
Bene, non ho altro da dichiarare,
quindi vi lascio con le foto dei Beatles come li vedo io **
Bacioni e Peace&Love,
Dazed;