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Autore: MissysP    27/04/2011    6 recensioni
Può una cena trasformarsi in una catastrofe?
Anche con le più buoni intenzioni una cena può trasformarsi in un incubo. E' quello che ha dovuto passare la piccola Hinata. Dopo aver assaggiato la cena preparata dal fidanzato si è trovata catapultata in un mondo dove i suoi abitati sono del tutto fuori di testa. C'è la farà la ragazza a sopravvivere a questo mondo? Ritornerà incolume a casa? O perderà anche lei la testa a causa dei personaggi stramboidi che incontrerà?
Una storia diversa dal solito, in cui ho provato a cimentarmi. Spero che vi piaccia. Ciao!
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Giorni normali, più o meno'
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Hinata o Alice nel Paese delle Meraviglie?

 

La ragazza riaprì gli occhi, si ritrovò all'ombra di un albero. Si guardò attorno per capire dove si trovasse, ma tutto le sembrava assurdo. Gli alberi sembravano avere una particolarità tutta loro: chiome di forme diverse e le foglie erano di uno strano colore. Il cielo di vari colori, che partivano dal giallo e arrivavano alla fucsia.  Le nuvole avevano una forma molto più inconsueta del solito e le era sembrato di veder volare un pinguino. Aprì e chiuse più volte gli occhi e si guardò attorno.
Ricordava benissimo che un attimo prima si trovava a casa, seduta a tavola, a gustarsi la cena che il suo dolce fidanzato le aveva preparato. Per la prima volta in tutta la sua vita di coppia, Hinata aveva trovato la cena preparata con le mani del suo amorevole fidanzato.
Ritornò al presente e continuò a scrutare l'orizzonte per guardare se ci fosse qualcuno nelle immediate vicinanze. Poi lo vide. Stonava in quell’ambiente. Lo riconobbe subito: era Akamaru, il cucciolo che Kiba si portava sempre dietro. La ragazza dai lunghi capelli corvini si mise in ginocchio mentre con una mano si stropicciava gli occhi.
"Akamaru?" chiamò la ragazza. Il cagnolino, che stava beatamente sdraiato sopra quel che sembrava essere, forse, un uovo. Il cane sentendo il proprio nome alzò le orecchie e poi il muso; si girò verso la ragazza che aveva pronunciato il suo nome e la scrutò. Lei, da parte sue, rimaneva a fissarlo.
'Ma non dovrei essere a casa?' si domandò la ragazza. L'animale sbadigliò e poi ritornò nella posizione in cui si trovava prima di quell'interruzione. L'uovo parve rompersi all'improvviso. Dalla crepa si potevano notare dei ciuffi castani. Man mano la crepa si faceva sempre più evidente, fino a quando l'uovo non si divise in due. Era chiaro che sotto la parte superiore c'era una testa ma lei non capiva chi fosse. Fino a quando la stessa testa che stava osservando non si girò e prese a fissarla di rimando. La ragazza sgranò gli occhi. Non era possibile. Sorriso a 32 denti, segni rossi sulle guance. Senza dubbio era lui.
"Kiba?" domandò sorpresa la ragazza. I suoi occhi color lilla continuavano a scrutare il ragazzo, che continuava a sorriderle. Poi scomparve ancora all'interno di quello che ormai lei aveva catalogato come Cosa-Indecifrabile. Scosse la testa, lentamente si alzò e camminò verso l'oggetto bianco davanti a lei. Con una mano esitante sfiorò la superficie morbida e liscia. Cercò di individuare la crepa che poco prima aveva visto però senza riuscirci. Provò anche a bussare e a mettere un orecchio appoggiato alla superficie ma non sentiva nessun rumore provenire dall'interno. Scosse la testa, molto probabilmente si era immaginata tutto. Eppure alzando lo sguardo vide che il cane era sempre sdraiato e stava dormendo. Confusa fece qualche passo indietro. Però andò a sbattere contro qualcosa. Si girò.
'Si può sapere che cavolo mi sta succedendo?' si domandò. Quello che stava vedendo era un fungo? Un fungo gigante? Non seppe darsi una risposta. Alzò lo sguardo per guardare cosa ci fosse sopra di esso ma qualcosa le finì dentro gli occhi. Aprì e richiuse gli occhi e alzò nuovamente lo sguardo. Qualcosa, ancora, le era finito dentro gli occhi. Si spostò fino a che non vide un sacco a pelo. Cosa ci faceva un sacco a pelo, per di più molto grande, su un fungo gigante? Ma proprio mentre si poneva questa domanda, vide una chioma castana. Era rimasta senza parole. Un ragazzo, se così si poteva definire visto che era immerso in quello che aveva identificato come un sacco a pelo, si stava abbuffando su una torta.
"Choji?" lo chiamò. Questo, sentitosi chiamare, alzò la testa smettendo per un momento di mangiare. Appena inquadrò la persona che lo aveva chiamato, riprese a ruminare.
"Alice!" esclamò tra un boccone di torta e l'altro. Continuava a guardare sotto lo sguardo di una, sempre più, spiazzata Hinata.
'Ma dove sono capitata?' si domandò. Non seppe ancora rispondersi. Poi un movimento sospetto attirò la sua attenzione. C'era qualcos'altro che si muoveva sopra il suo amico. Aguzzò la vista. Appena lo mise  fuoco, era sicura di essere vicina allo svenimento. Non era assolutissimamente possibile!
"Gaara!" esclamò incapace di contenersi. La chioma rossiccia spuntò da dietro Choji, che continuava a mangiare indisturbato. Gaara la scrutava con cipiglio scettico. La ragazza fissava l'oggetto che lui aveva in mano. Poi senza perderlo di vista, seguì il suo percorso. Dalla mano alle labbra del ragazzo. Era una pipa quella che stava fumando? Hinata era rimasta senza parole.
"Tu saresti Alice?" le domandò. All'inizio non seppe rispondere, non era da tutti i giorni vedere una scena simile. Insomma, non era normale vedere i propri amici trasformati in animali. Akamaru e Kiba a parte.
"No, sono Hinata" rispose, ritrovando la propria voce. Possibile che non riuscisse a riconoscerla? Gaara le si avvicinò ancora di più, prese un lungo respiro dalla pipa e poi le respirò in faccia. Il suo viso fu avvolto dal fumo, invadendo le sue narici con quell'odore nauseabondo. Hinata non poté fare a meno di tossire e di sventolarsi una mano davanti alla sua faccia alla ricerca di aria pulita. Alla fine la trovò ed annaspò per fare lunghe e sane boccate d'aria. Guardò di nuovo il bruco con la faccia del suo amico ma era sparito, anche lui proprio come Kiba. Poi notò un'altra cosa. Anche Choji era sparito. Era una caratteristica di tutte le persone che incontrava, sparire in quel modo? Hinata si guardò attorno nella speranza di incontrare qualcun altro, magari anche più sano di mente, che potesse aiutarla. Vide un sentiero proprio davanti a lei, decise che lo avrebbe percorso fino a quando non avrebbe incontrato qualcuno che potesse aiutarla. Ma prima abbassò lo sguardo. La ragazza sgranò gli occhi.
'Come cavolo sono vestita?' pensò. Con mani esitanti prese la lunga gonna del vestito color lilla e la sollevò quanto bastava per farle vedere i suoi piedi. Indossava delle ballerine viola e notò anche che la gonna era a più strati. Scosse la testa. Sorpassò su quel fatto, non ne voleva sapere nulla. Un gran mal di testa minacciava di assalirla. Era meglio se si concentrava su come andarsene da quel posto, prima di diventare pazza. Fece per muovere il primo passo ma qualcosa le sfilò davanti. Si fermò subito, confusa da quel razzo che le era appena passato davanti ma si era fermato a qualche metro di distanza da lei. Lo guardò. Giacchetta rossa, abbinati coi pantaloni. Un fiocco azzurro e orologio in mano. Due grandi e candide orecchie da coniglietto spuntavano dai capelli corvini del ragazzo. Il tutto metteva in risalto la sua pelle diafana. Hinata si limitò a guardarlo bene in faccia. Si stava abituando all'idea che niente e nessuno in quel luogo era tanto normale.
"Siamo in ritardo" disse improvvisamente il ragazzo davanti a lei. La guardava con uno sguardo indecifrabile ma poco dopo si fece largo, sul suo viso, un sorriso che metteva i brividi. Erano in ritardo? Per cosa? Lo guardò con uno sguardo enigmatico.
"Per cosa siamo in ritardo? Sai?" domandò la ragazza. Il ragazzo si limitò a ritornare serio e riprese a correre. Era veloce. Lasciò, così, Hinata in piedi ferma al suo posto. Dopo un attimo di esitazione, sollevò la gonna e lo rincorse.
"Sai! Aspetta!" lo chiamò ma il ragazzo, se possibile, aumentò ancora di più la sua corsa. Hinata faticava a stargli dietro ma non voleva rimanere sola, per quanto non le andava molto a genio il fatto di dover correre dietro ad un ragazzo che sembrava più sciroccato dei suoi amici che aveva incontrato prima. Continuava a correre cercando di raggiungerlo, o almeno di non perderlo di vista. Ma si trovò in difficoltà quando lo vide sparire tra gli alberi. Appena raggiunse il punto in cui lo aveva visto scomparire, si accorse che gli alberi erano diventati più alti. Si fermò non sapendo più dove andare. Man mano che si avvicinava ancora notò che anche l'erba era sempre più alta. Prese un grande respiro e si avventurò fra quei fili d'erba. Il tempo sembrava non passare mai. Hinata teneva la tesa costantemente alzata nella speranza di scorgere il cielo, impossibile visto che i fili d'erba erano troppo alti. La ragazza si maledì per aver inseguito quel ragazzo anche dentro quella specie di bosco. Più il tempo passava più si sentiva da sola; iniziò a pensare che non sarebbe più uscita da quel labirinto e questo le causò delle lacrime. Ma si impose di non piangere, in qualche modo sarebbe riuscita a ritornare a casa. C'era una persona molto importante che sicuramente la stava aspettando. Sorrise davanti a quella verità. Camminò ancora, perdendo ancora di più la cognizione del tempo. Alla fine vide una luce, una luce bianca che le colpiva violentemente la faccia. Senza esitare corse verso di essa, sperando così di uscire da quell'inferno. E così fu. Appena rivide il cielo sorrise, sollevata e soddisfatta. Amava il colore del cielo, proprio come quei occhi che in quel momento avrebbe voluto rivedere. I suoi pensieri furono interrotti da alcune voci, non molto distanti, che borbottavano fra di loro. Hinata si guardò attorno e seguì quelle voci. Camminava lentamente e con molta precauzione. Sorpassò un altro albero e dietro di esso vide dei fiori giganti. Si bloccò. Non aveva mai visto dei fiori così grandi. Riprese a camminare fino a quando non fu davanti a loro. Li guardò uno per uno. Faceva fatica a crederci eppure li aveva davanti ai suoi occhi. Una faccia rosea con due occhi color verde acqua, capelli biondi raccolti in una coda a cavallo con un ciuffo a coprirgli un occhio. E la cosa che più la colpì era il fatto che il viso era circondato da dei petali lilla. Stava discutendo vivacemente con il fiore accanto a lei.
"Ino?" domandò stupita Hinata.
Altra faccia ma era quella di un ragazzo. La sua faccia era seccata e annoiata allo stesso tempo. Capelli raccolti con uno codino che dava ai capelli la forma di un ananas. Gli occhi castani contemplavano il cielo mentre la ragazza dai capelli biondi continuava a parlargli. Il suo viso invece era circondato da dei petali gialli.
"Shikamaru?" un'altra domanda. Continuò a guardare i fiori. Sgranò gli occhi guardando.
Viso pallido, espressione contrariata e irritata. Un tatuaggio sulla fronte e capelli marroni e lisci da cui erano circondata da petali color azzurro. Hinata non aveva mai assistito ad una visione così... buffa. Era rimasta senza parole. Si fece coraggio e continuò ad andare oltre, si mise ad osservare l'ultimo fiore che rimaneva. Carnagione leggermente scura, occhi color cioccolato e due chignon. Il viso circondato da dei petali rosa.
"Neji? Ten?" balbettò. Non avrebbe mai immaginato di poter assistere ad una scena simile. Trattenne a stento un moto di risate. Ma appena si accorse che un paia di occhi, uguali ai suoi, la stavano fissando. Per questo si sforzò di non ridere.
"Oh abbiamo visite" disse Neji. Ino smise di parlare e poi tutti gli occhi furono puntati su di lei. Hinata arrossì, non amava stare troppo al centro dell'attenzione.
"E tu? Chi saresti?" domandò Ten mentre si piegava su di lei per osservarla meglio. Ino iniziò a ridere e raggiunse Ten.
"Ma che domande fai sciocca! E' lei!" esclamò divertita la ragazza. Entrambe incorrevano su di lei. Così Hinata si ritrovò a indietreggiare.
"Così la state spaventando" disse Shikamaru, sempre con il solito tono annoiato. Il cugino si limitò ad osservarla.
"Zitto Shikamaru! Sei sempre il solito noioso" lo rimproverò Ino. Shikamaru sbuffò nuovamente. Ten continuava a guardarla, curiosa di carpire ogni più piccolo dettaglio. Ma non ostante continuava a guardarla, non riusciva a darle un nome.
"Ten la consumi ce continui a guardarla così" disse Neji. La ragazza si risvegliò dalla sua osservazione e si ritirò di scatto.
"Scusa Neji. Ma non capisco chi sia" disse arrossendo lievemente.
"E' lei!" esclamò nuovamente Ino, stava esaurendo la pazienza. Tutti la guardavano.
"Ma lei chi?" domandò l'altra. Si stava innervosendo, insomma non capiva più nulla.
"Ino ma sai almeno di cosa stai parlando?" domandò Neji, che la guardava di traverso.
"Non è la regina?" domandò quella con sguardo confuso. Shikamaru sospirò rassegnato. Avrebbe dovuto passare tutto il tempo con lei fino a quando non sarebbe arrivato l'inverno e il tempo era ancora molto lungo.
"Non è lei!" rispose una voce. Hinata si guardò attorno. Non capiva da dove provenisse. Poi lo vide. Un insetto, anzi no una farfalla, stava volando sopra di loro. Una farfalla gigante? Ma lì era tutto gigante? Il viso coperto dai soliti occhiali da sole ingombranti e i capelli neri e spettinati.
"Shino" lo chiamarono in coro. La farfalla si posizionò sopra la testa di Ino.
"Ehi!" si lamentò la ragazza. Odiava quando qualcuno le spettinava i capelli. Il ragazzo prese ad osservare Hinata da dietro i suoi occhiali spessi fino a quando non annuì.
"Si non puoi che essere lei!" esclamò di tutto punto. Tutti continuavano a guardarlo in modo strano.
"Lei chi?" domandò, o per meglio dire quasi grido, Ten. Neji la guardò un po’ irritato, gli aveva perforato il timpano. Ten arrossì mortificata per tale figura appena fatta.
"E' Alice!" esclamò Shino. Tutti la guardarono.
"Quella Alice?" domandò Shikamaru, che pareva essersi svegliato. Shino si limitò ad annuire.
"Scusate ma ci deve essere stato un errore. Io non mi chiamo Alice ma Hinata" li corresse automaticamente la diretta interessata.
"Oh, ma non dire sciocchezze. Devi essere assolutissimamente lei. Non ci sono altre spiegazioni, altrimenti, sul fatto che tu sia qui" le disse Ino. La guardava dall'alto verso il basso e questo diede molto fastidio a Hinata. Ma tuttavia non disse nulla a riguardo. Si limitò solamente a restituire l'occhiata della ragazza. Non tutti però ne erano convinti, visto che la stessa ragazza aveva negato di chiamarsi in tale modo.
"Si è lei." esclamò di nuovo Ino.
"Ma se ha appena detto che si chiama Hinata" protestò la ragazza con i due chignon. E così partì un'accesa discussione sul fatto di quale fosse la sua identità. Hinata non provò nemmeno a fermali e così riprese a camminare. Gironzolò per il prato ancora per un po’, ma non c'era nessuno che riconoscesse. Sbuffando continuò a camminare. Osservò il cielo e vide delle nuvolette diverse dalle altre. Aguzzò meglio la vista e le notò. Erano nuvole di vapore e molto probabilmente era qualcuno a farle. Senza indugiare oltre camminò verso di esse. Alla fine si ritrovò in una radura. Il tintinnio di tazze richiamò la sua attenzione. Si voltò e vide una tavola coperta da una tovaglia bianca con qualche sfumatura rosa. Su di esso erano predisposti vari tipi di pietanze, tutte squisite, con delle tazze da te. Una mano femminile prese la teiera e attirò l’attenzione di Hinata. Una ragazza dai capelli rosa confetto e occhi color verde smeraldo. Indossava una tutina rosa e molto scollata da coniglietta e due lunghe e belle orecchie da coniglio bianco. Hinata ormai non si sorprese di vedere che anche la sua amica fosse capitata in quel mondo assurdo. Quei occhi color verde la scrutavano mentre versava del the in due tazzine. Aggiunse una quantità sorprendente di zollette di zucchero.  Prese una tazzina e delicatamente la spostò verso la fine del tavolo alla sua sinistra. Un’altra mano afferrò la tazzina, una mano pallida. Hinata prese ad osservare bene il proprietario di quella mano.
‘Ecco vedere lui, proprio in questo posto, mi mette i brividi! Tutti ma lui non me lo sarei mai aspettata’ pesò la corvina. Le era impossibile accettare il fatto che proprio lui fosse caduto così in basso. Pelle pallida che metteva in risalto la giacchetta rossa sopra la camicia bianca e poi la giacca nera, proprio come i suoi capelli e i suoi occhi. Indossava un cappello più largo e grande di qualsiasi altro e tra la stoffa alla base del cilindro si intravedeva un foglietto con su scritto due numeri:  10/6. Cosa mai poteva significare? Non lo domandò neanche stufa di quella situazione. Si portò la tazzina alle labbra sottili e ne bevve un sorso. Un lungo sorso mentre continuava a scrutarla. Poi appoggiò la tazzina, vuota, e la riavvicinò alla ragazza seduta di fianco a lui. La teiera, che come marchio aveva un ventaglio rosso e bianco, si alzò nuovamente dal tavolo e versò il suo contenuto nella tazzina, ancora una volta. I due la scrutavano senza dire nulla. Poi dalla teiera spuntò fuori una testa azzurra. Hinata lo guardò attentamente. Il ragazzo, in miniatura, prese ad osservarla e poi si mise a ridere.
“Suigetsu?” domandò sorpresa di trovare un amico di Sasuke in quel luogo. Ma se, d’altro canto, aveva trovato lui non vede il motivo per cui non doveva incontrare qualche altro suo amico.
“Tu sei Alice?” domandò Suigetsu che continuava a ridere. Sasuke portò la tazza, di nuovo, alla sua bocca per berla e intanto la guardava, in attesa si una risposta. Anche Sakura la guardava. Hinata sospirò. Si sedette su una sedia e poggiò i gomiti sul tavolo.
“No, non sono Alice” rispose. Nel giro di poco tempo si era trovata a rispondere sempre e solo alla stessa domanda: ‘Sei Alice?’ Ma chi era questa Alice, per cui tutti la scambiavano? Sakura sorrise e gli pose una tazzina di the.
“Bevi” le disse. Hinata prese la tazzina e lentamente se la portò alla bocca. Non si fidava molto a bere un the in quel posto. Soprattutto se ci era stato Suigetsu in ammollo. Ma non disse nulla e lo assaggiò. In effetti non era tanto male, anzi. Lo bevve tutto d’un sorso. Quando finì il the, poggiò delicatamente la tazzina sul tavolo.
“Scusate se ho interrotto il vostro the ma volevo chiedervi: dove siamo?” domandò Hinata, decisa a scoprire cosa stesse succedendo. I tre la guardarono e poi si guardarono fra loro. Suigestu riprese a ridere, girando all’interno della teiera. Ma ad un certo punto si fermò, si era addormentato. La testa sparì all'interno della teiera.
“Nel paese delle meraviglie, che domande!” esclamò Sasuke come se quella fosse la domanda più scocca che gli avessero fatto. Hinata si limitò ad osservarlo. Anche se si ritrovava fra dei matti, il suo carattere non era per nulla cambiato. Sempre il solito scontroso.
“Cappellaio Matto!” lo rimproverò la compagna dandogli una gomitata nello stomaco. A quell’affermazione si sentì la risata del ragazzo dai capelli azzurri da dentro la teiera.
“Ih ih ih… Cappellaio, sei sempre il solito” rideva e un attimo dopo stava di nuovo russando. Sasuke lanciò un’occhiataccia all’oggetto che aveva fra le mani e decise di romperlo. Fece scivolare l’oggetto lungo il tavolo fino a quando questo non si schiantò contro il pavimento. Hinata lo seguì con lo sguardo, notando che fra i cocci non c’era la presenza del ragazzo. Stranamente non si sentì preoccupata per la sorte di quella persona relativamente piccola. Ma sentirono nuovamente la risata del ragazzo e tutti si guardarono attorno. La risata si fece sempre più forte, fino a quando non videro spuntare una macchiolina azzurra nel posto meno indicato. Dentro la scollatura del vestito della coniglietta. Sasuke fulminò l’amico con uno sguardo omicida. Sakura prese a ridere divertita dalla situazione. Almeno lei si divertiva. Hinata osservò di come il ragazzo si alzò di scatto, rovesciando all’indietro la sedia sulla quale era seduto, e afferrare in modo sbrigativo il compagno. Lo strinse fra le mani con tutta la forza di cui disponeva. Il ragazzo diventò di tutti i colori, fino a raggiungere lo stesso colore che avevano i suoi capelli se non più scuro: blu. Sakura rideva divertita per la scena, ormai famigliare.
“Quante volte ti devo dire di non approfittare della tua statura?” gli urlava nelle orecchie. Hinata scosse la testa sconsolata. Almeno una cosa non era cambiata: la gelosia di Sasuke nei confronti di Sakura.
“Senti Sakuracchan, volevo chiederti hai per caso visto Sai?” domandò la corvina all’amica. Sakura la guardò confusa.
“Sakura? Quello non è il mio nome” le disse. “Io sono La Coniglietta. Sono la compagna del cappellaio mentre lui- indicò il ragazzo che stava morire per soffocamento- il nostro topolino” le disse. Hinata la guardava come se si fosse fumata qualcosa di molto pesante.
“E per quanto riguarda questo Sai non ho idea di chi sia” le rispose. Hinata chinò la testa, pensierosa.
“Sai, il nostro amico che mette i brivido solamente con un sorriso. Mmm… come posso descriverlo? Due orecchie bianche, proprio come le tue, orologio in mano e andava di fretta da qualche parte” lo descrisse. Optò di descriverlo nel modo in cui lo aveva visto in quel posto, era più sicura che avrebbe ricevuto una risposta. Sakura scoppiò a ridere.
“Ma lui non si chiama Sai. Lui è il Bian Coniglio” esclamò. Le risate della ragazza attirarono l’attenzione del Cappellaio, che si distrasse dai suoi intenti omicidi. Suigetsu ne approfittò per riprendere a respirare e a liberarsi dalla sua presa.
“E così stai cercando il Bian Coniglio? Lo abbiamo appena visto correre nella direzione opposta da cui sei arrivata tu” rispose il ragazzo, che ancora non si accorse il suo ostaggio era riuscito a scappare. Hinata rimase interdetta, lo avevano appena visto passare? Ma se erano, ormai, ore che lo cercava. Il Cappellaio si voltò nuovamente verso le sue mani e lentamente le riaprì. Quando scoprì che erano vuote, si guardò frettolosamente attorno. Si abbassò per controllare sotto il tavolo e fra i vari piatti. Hinata si rialzò e dopo aver ringraziato, con un inchino, i due ragazzi si allontanò. Alle sue spalle sentì le risa della ragazza mentre Sasuke esclamava un “Bastardo!”. Molto probabilmente era rispuntato di nuovo dalla scollatura della ragazza. Seguì la via che poco prima Sasuke le aveva indicato. Si incamminò senza pensare a nulla. Ormai era chiaro che si ritrovava in una gabbia di matti, ed erano tutti suoi amici, più o meno.
Mentre continuava a camminare sentiva dei rumori alle sue spalle. Ogni tanto si fermava per girarsi a controllare ma non notava nulla di strano. Per cui riprendeva a camminare. Ma ogni passo che compiva, comportava uno struscio alle sue spalle. Esasperata da quella situazione si girò ancora una volta. Per notare che non c’era nulla dietro di lei, ancora. Stanca di sentire quella sensazione di essere seguita si prese coraggio e fece qualche passò all’indietro. Dei cespugli si mossero.
“C’e qualcuno?” domandò allora Hinata. Dei cespugli si mossero ancora di più. Hinata raccolse un bastone da terra, vicino ai suoi piedi, e si avvicinò di più agli arbusti. Tirò su il basto e fece per tirarlo contro i cespugli. Ma dei movimenti sospetti la fecero voltare. Lasciò cadere il bastone e le braccia. Completamente sconvolta da quella situazione. Trattenne delle lacrime che minacciavano di caderle lungo le guance. Cadde anche a terra, le sue gambe cedettero. Solo una domanda le correva tra i vari pensieri, ormai incasinati: perché? Perché a lei? Non volle cercare una risposta. Il mal di testa che minacciava di aggredirla dall’inizio di quell’assurda storia ormai l’aveva sopraffatta. Si tenne la testa fra le mani. Tremante rialzò lo sguardo. Erano ancora là, con uno sorriso accecante. Le folte sopracciglia, stessa camicia, stessi pantaloni ma un piccolo particolare li distingueva: uno portava un cappellino verde.
“Lee… Gai?” domandò, vicina ad una crisi di nervi. Per quanto volesse bene al ragazzo dalle grosse sopracciglia non riusciva a resistere all'impulso di voler in qualche modo eliminare quei due dalla faccia della terra.
“Eh?” domandò semplicemente il più vecchio fra i due.
“I nostri nomi non sono quelli!” esclamò il più giovane. “Io sono Pingo Pango” si presentò Lee.
“E io sono Pango Pingo” si presentò l’altro. Hinata buttò la testa all’indietro mossa da un moto disperato di volersene andare da quel posto.
“E siamo gemelli!” esclamarono insieme, mettendosi in una delle loro solite pose ridicole. Hinata si rialzò e fece finta di rispolverarsi la gonna. Poi riprese a camminare. Quella situazione stava diventando snervante. Li superò senza dire o fare nulla. Questi la guardarono stupiti dal fatto che non gli aveva nemmeno guardati.
“Ehi, ragazza! Tu sei Alice? La ragazza che è accompagnata dalla forza della gioventù?” domandò Pingo Pango. Hinata non si fermò nemmeno per rispondere. Pango Pingo sbucò da dietro un albero, obbligandola a fermarsi.
“Ma certo tu sei colei che porta con sé la forza della gioventù e la difenderà fra gli animi di coloro che si sono persi” esclamò Pango Pingo. Hinata chiuse gli occhi e si portò le mani sulle tempie, le massaggiò con estrema cura. Non era possibile sopportare simile supplizio. Un lontano ronzio le diceva che quei due stavano parlando contemporaneamente, vaneggiando qualche sciocchezza sulla forza della gioventù. Esasperata afferrò la prima cosa che le capitò per le mani e li rincorse per tutti il giardino. Alla fine li perse di vista.
“Meglio così” disse una voce. Hinata sussultò. In quel luogo piacevano le entrate a sorpresa? La ragazza si guardò in giro.
“Si lo so che potrebbe essere lei” sussurrò la voce. “No che non ti farà del male. Che sciocchezze. Lei è alice!” esclamò la voce a tono un po’ più alto. Questo permise alla ragazza di individuare la voce. Alzò lo sguardo e lo vide. Capelli rossi, espressione serena e parlava con un uccellino.
“Juugo!” esclamò la ragazza. Quel ragazzo era un vero e proprio mistero per lei. A volte era felice e parlava con gli animali per poi trasformarsi in un ragazzo violento. Era preda di una doppia personalità. Ma la cosa più strana, che in quel momento notava, era il fatto che la testa di Juugo si trovava dentro un albero. Il ragazzo la guardò per un momento.
“Come mi hai chiamato?” le chiese, incuriosito da quel strano nomignolo.
“t-ti ho chiamato Juugo” ripeté balbettando un pochino all’inizio. Stare da sola con quel ragazzo le metteva un po’ di paura. Il ragazzo parve scrutare la sua anima, alla ricerca di chissà cosa. Poi, senza nessuno motivo apparente, le sorrise.
“Mi piace ma quello non è il mio nome” le disse. Hinata sospirò di sollievo. Aveva temuto di averlo fatto arrabbiare.
“E quale sarebbe?” domandò.
“Albero!” esclamò soddisfatto di sé. Hinata si pietrificò. Non riusciva a rispondere nulla. Ma che razza di nome era ‘Albero’?
“E tu sei Alice” continuò, guardandola.
“Ancora? Ma chi è questa Alice di cui tutti parlano? Il mio nome è Hinata!” esclamò, mettendoci un po’ troppa violenza. Il ragazzo la guardò stupito. Hinata ormai si rifiutava di dare altre spiegazioni. In quel momento ne ebbe la conferma: quello era un paese di matti e le ci era capitata in qualche modo.
“Senti, per caso hai visto passare da queste parti il Bian Coniglio?” domandò la ragazza, al limite della pazienza. Il ragazzo la scrutò ancora un pochino e poi si guardò in giro.
“Bé si” rispose, guardando davanti a sé.
“E da che parte è andato?” domandò.
“Se fossi in te io lo aspetterei qui…” le disse con tono pacato.
“E perché?” domandò la ragazza.
“Perché proprio in questo momento sta correndo dalla nostra parte. Ma non ti consiglio di andargli dietro. C’è la regina di cuori che lo sta inseguendo e questo vuol dire che lui e la Volpe ne hanno combinata un’altra delle loro.” rispose. Hinata non comprese quelle parole, per cui decise di voltarsi verso la direzione in cui guardava l’Albero. Vide un gran polverone avvicinarsi a loro. Hinata si sforzò di distinguere qualcosa ma riuscì solamente a vedere le orecchiette bianche del Coniglio. Questo la travolse, facendola cadere.
“Ehi!” esclamò la ragazza contrariata per il trattamento ricevuto. Quando riaprì gli occhi, vide che qualcuno era davanti a lei. Alzò lo sguardo e lo riconobbe all’istante. Capelli color grano, occhi color del cielo e dei baffetti inconfondibili.
“Naruto!” esclamò felice di vederlo finalmente. Si rialzò in piedi come un fulmine e lo abbracciò di slancio. Il ragazzo non rispose a quell’abbraccio perso un po’ di sprovvista. Così per la troppa energia che ci aveva messo la ragazza, caddero ambedue a terra.
“Oh Naruto” disse ancora una volta, ma tra i sospiri. Era felice di vedere finalmente una persona che non si sarebbe comportato come tutti gli altri pazzi.
“Ma chi è questo Naruto?” domandò il ragazzo. Hinata si bloccò. Ritirò mentalmente le parole che aveva pensato sul suo conto. Si anche lui avrebbe fatto la stessa fine. Così sciolse l’abbraccio e si mise a sedere, sulle ginocchia, guardandolo.
“Vuoi dirmi che non mi riconosci?” domandò lei. Stava per perdere veramente la pazienza.
“No, chi saresti?” le chiese. Hinata si bloccò. Non avrebbe mai pensato che Naruto potesse essere tanto stupido.
“E’ Alice” dissero il Coniglio, che si era fermato a sua volta, e l’Albero in coro. Naruto li guardò per poi tornare a guardare la ragazza.
“Quella Alice?” domandò sorpreso. Su una tempia della ragazza si evidenziò una vena pulsante. Ma come un click, all’improvviso capì una cosa.
Era ritornata a casa e Naruto, il suo Naruto, le aveva preparato la cena. Contro ogni aspettativa. E proprio quando aveva dato un assaggio alla cena era svenuta. Guardò il fidanzato con istinti omicidi. E questo non passò inosservato al diretto interessato. La ragazza, inoltre, capì il perché tutti la continuavano a chiamare Alice. Aveva avuto tutti gli indizi davanti. Il bruco con la pipa, il Bian Coniglio, il Cappellaio Matto, la Coniglietta, il Topolino, Pingo Pango e Pango Pingo per non parlare del fatto che Ino l’aveva scambiata con La Regina di Cuori. Hinata scosse la testa rassegnata. Non avrebbe mai più fatto cucinare qualcosa al suo ragazzo e anche se lo avesse fatto, lei di sicuro non lo avrebbe mangiato.
“Si sono io quell’Alice.” S’intromise la ragazza.
“Ma prima non avevi detto che non ti chiamavi Alice” le ricordò l’Albero. Hinata gli lanciò un’occhiataccia.
“Sono stufa di questa faccenda e per di più sono irritabile. Quindi se voglio chiamarmi Alice sono Alice. Chiaro?” urlò l’ultima domanda. I ragazzi la guardarono un po’ impauriti per quel scatto d’ira da parte della ragazza. Per cui si limitarono ad annuire solamente. Hinata sorrise soddisfatta.
“Bene. Ora ditemi: come mai tutti mi conoscono?” domandò con più calma la ragazza.
“Bé tutti ti conoscono perché… perché…” iniziò a spiegare ma finì con il balbettare. Neppure lui conosceva la risposta.
“Perché sei tu che hai creato questo mondo” concluse Sai annuendo come se fosse la risposta più ovvia. Hinata non si aspettava di ricevere una tale risposta; beh era svenuta, molto probabilmente, dopo aver assaggiato la cena.
“Dove ssssssssssiete?” sibilò una voce. Una voce che fece accapponare la pelle, pelliccia e corteccia di tutti. Soprattutto Naruto e Sai  sussultarono nel sentire quella viscida voce.
“Cosa avete combinato questa volta?” domandò Juugo.
“Beh… ecco… Noi volevamo dare da bere al serpente preferito della Regina così… così… noi…” balbettò la Volpe. Si torturava le mani alla ricerca di una scusa.
“Così lo abbiamo preso e lo abbiamo buttato nel fiume accanto al castello. Solo che non sapeva nuotare ed è morto affogato” concluse il Bian Coniglio. Hinata li guardò come si faceva con qualcuno in cui doveva essere rinchiuso in un manicomio.
“Eccoli sono lì” disse un’altra voce
“Muoviti due di cuori” esclamò un’altra voce.
“Voi andate. Cercherò di farvi guadagnare tempo” disse Juugo. I tre si guardarono. Così Sai riprese a correre mentre Naruto restò fermo al suo posto.
“Vieni con noi? Se resti qui e La Regina di Cuori ti farà tagliare la testa” disse la Volpe. Senza nemmeno attendere la risposta la prese per mano e prese a correre trascinandola con sé. Si sbrigarono a raggiungere il Bian Coniglio.
“Eccoli!”
“Prendiamoli”
“Tagliategli la tesssssssssssta”
Il buonsenso di Hinata le imponeva di non girarsi ma un’altra vocina, nella sua testa, le diceva di voltarsi. Indecisa fece l’unica cosa che le venne in mente. Mentre continuava a correre si girò. Non l’avesse mai fatto. Una ragazza dai capelli lunghi e rossi, occhiali spesso e rotondi ed era vestita da carta rossa, da 3 di cuori. Un ragazzo, capelli argentei, occhiali rotondi e anche lui era vestito da carta ma il suo numero era il 2 di cuori.
 I due stavano sorreggendo una poltrona. E sulla poltrona c’era la visuale più bruta che avesse visto. Lunga veste viola e nera, pelle violacea, occhi gialli circondati da spessi contorni neri, una corona in testa con tanto di scettro in mano. La lingua si muoveva a destra e a sinistra, come se avesse una vita propria. Si trattenne dal fermarsi per vomitare. Quella visione avrebbe l’accompagnata per il resto della sua vita nei suoi incubi peggiori. Quando sarebbe ritornata a casa si sarebbe vendicata.
“Mia Regina Orochimaru non riusciamo a raggiungerli” disse Kabuto, in qualche modo era riuscito a liberare una mano e a tirarsi su gli occhiali.
“Non mi interesssssssssssa! Kabuto e Karin muovete quelle chiappe! Dobbiamo raggiungerli. Voglio le loro tessssssssssste” esclamò decisa la Regina. La ragazza dai capelli rossi limitò a sbuffare per esprimere quello che pensava, cioè nulla.
“Non capisco perché mi debba affaticare tanto per delle teste?” domandò la ragazza. Naruto, Sai e Hinata continuarono a correre inseguiti dalla Regina e dalle sue fedeli carte. Ma intanto che correvano Hinata vide tutte le persone che aveva incontrato lungo la sua strada. Juugo il ragazzo Albero, Lee e Gai alias Pingo Pango e Pango Pingo. E poi Sasuke, il Cappellaio Matto, e Sakura, la Coniglietta, e per finire Suigetsu, il Topolino. Vide che Sasuke stava bevendo l’ennesima tazzina del the mentre Sakura ne versava dell’altro nella sua tazzina e Suigetsu stava ridendo da dentro la teiera. Dietro loro tre si trovavano i quattro fiori: Ten, Neji, Shikamaru ed Ino. Stavano ancora discutendo su chissà cosa. Shina che svolazzava sopra quei fiori. E poi, lì stesi sul fungo, Choji e Gaara. Il primo era intento a gustarsi un’altra torta e l’altro a fumarsi la sua pipa. Dietro al fungo vide che c’era Kiba, dentro l’uovo, e sopra di lui Akamaru. Hinata si girò verso Naruto.
“Si può sapere dove stiamo andando?” domandò la ragazza. Sai si girò verso di lei.
“Ti portiamo a casa” le disse. Hinata si commosse. Corsero verso la foresta e proprio al centro di essa c’era una pianura con al centro una quercia. Alla base della quercia c’era un buco.
“Ma…” iniziò a dire la ragazza ma vedendo la faccia dei due che le sorridevano, non protestò.
“Vai Alice! Torna a casa” le disse dolcemente Naruto. Hinata lo guardò negli occhi e gli sorrise. Annuì e dopo avergli schioccato un bacio sulla guancia, salutò Sai con la mano e si buttò dentro il buco.
 
Lentamente riaprì gli occhi. Era una sensazione famigliare quella. Si alzò di scatto e si guardò attorno. Era a casa. Finalmente. Delle lacrime scesero lungo le sue guance. Era solamente stato un incubo. Un brutto incubo. Si guardò attorno, lui non c’era.
“Naruto?” lo chiamò. Sentì dei rumori provenire dalla cucina. Si alzò e si diresse nella stanza a controllare.
Vide Naruto che era piegato sul lavandino e stava lavando i piatti.
“Naruto?” lo chiamò. Il ragazzo sentendosi chiamare si girò di scatto. Appena la vide le sorrise.
“Oh ti sei svegliata!” disse il ragazzo. Le andò incontro e l’abbraccio.
“Ti prego la prossima volta non cucinare per farmi una sorpresa” disse la ragazza mentre rispondeva all’abbraccio del fidanzato.


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Muhahahahahahah... Vi è piaciuta la storia? Spero proprio di si. Mi sono divertita nel scrivere questa storia, soprattutto la parte in cui entra La Regina di Cuori. Troppo dvertente... ahahahahahahahahah...
Mi raccomando lasciatemi qualche commentuccio per farmi sapere la vostra opinione! xD
A presto!!!!! Bacioni

                                                                                                                              _ilaria_94
  
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