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Autore: InstantDayDream    27/04/2011    1 recensioni
Tony Stark non è più quello di una volta e le Stark Industries nemmeno. La nave sta per andare a fondo, ma, forse, c'è un'ultima possibilità di salvezza...
Genere: Azione, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3. Play Dead


Mentre salivo i pochi gradini che mi separavano dal punto in cui avrei dovuto pronunciare il mio discorso, al funerale di Tony, sapevo che tutti mi stavano guardando. Si chiedevano cosa avrebbe detto la nuova presidente delle Stark Industries. La bionda che mi aveva dato la notizia del suicidio di Tony stava già prendendo appunti, prima ancora che cominciassi a parlare. Guardai la gente davanti a me attraverso le lenti scure degli occhiali da sole, la cui parte destra era parzialmente coperta dalla velina che portavo in testa, in segno di lutto. Vidi dei flash muoversi nella mia direzione e percepivo quasi il movimento delle telecamere verso di me.
«Come ricordare Tony Stark?» cominciai, ma la mia voce si incrinò. Feci un respiro profondo, notando alcune delle persone davanti a me che mi guardavano comprensive, altre scettiche. Dopo quella breve pausa ricominciai.
«Ci potrebbero essere molti modi in cui ricordarlo. Qualcuno ha già accennato al geniale ragazzino che ha dimostrato a tutto il MIT chi sarebbe diventato, altri hanno ricordato il suo rapimento in guerra, altri ancora hanno lodato le brillanti innovazioni delle armi della sua industria...ma nessuno ha detto la cosa più ovvia. Tony è stato Iron Man.»
Un brusio si levò dalla folla quando dissi quelle parole, la maggior parte dei presenti non aveva alcun piacere nel sentirsi ricordare l'eroe che li aveva abbandonati, nessuno credeva che fosse opportuno tirare fuori l'unica parte fosca della vita di Tony proprio al suo funerale, ma io continuai.
«Tony era Iron Man non solo perchè portava quell'armatura, ma perchè in quel modo diventava la reincarnazione perfetta dei suoi ideali. Lui credeva davvero che ci sarebbe potuto essere un mondo migliore, ha provato più di chiunque altro a renderlo tale. Eppure la gente lo ha dimenticato. Adesso siete tutti qui, ad asciugarvi finte lacrime, ricordandovi a vicenda che era stato un grande, perchè è questo che si fa ai funerali. Nessuno di voi gli ha mai perdonato di avervi abbandonato, dopo che vi aveva reso la vita migliore. Tony aveva creduto nelle sue idee perchè accanto a lui aveva una persona che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta, ma questa persona gli è stata portata via da un ubriaco che guidava troppo veloce nella notte californiana. Ricordate il sentimento di abbandono che avete sentito quando Iron Man vi ha abbandonato? È lo stesso sentimento che ha provato Tony da quel giorno. Potete provare a capirlo adesso? Io voglio ricordare il Tony che ho conosciuto di persona, quello che molti di voi criticavano e deridevano, ignorando cosa gli accadesse veramente. Voglio ricordare quel Tony che ha aperto le porte ad una ragazzina appena laureata e le ha dato in mano tutte le carte per giocare una partita vincente, con il suo prezioso aiuto. Quello stesso Tony che gioiva con me dei miei successi e mi rimproverava dei miei sbagli. Oggi io piango l'uomo che mi ha cresciuto per essere la sua degna erede e che, per me, è stato molto più di un capo: è stato un vero e sincero amico, che ho imparato a conoscere e a stimare molto di più di quanto non facessi il giorno in cui un'ingenua ragazzina consegnò una tesi di laurea dal titolo: "Anthony Stark - l'uomo del futuro" . E il Tony che mi mancherà di più non sarà mai il grande imprenditore Stark, ma quello che ho avuto il privilegio di conoscere ed apprezzare per quello che era»
Mi allontanai in fretta dal microfono, passando accanto al feretro che sfiorai con una mano, mentre mi sedevo al mio posto. Accompagnammo la bara al cimitero e attendemmo che fosse interrata. Mi congedai quindi dal colonnello Rhodes per ritornare a casa di Tony, che avevo ereditato insieme a tutto il resto. Quando aprii la porta trovai la tv in salotto accesa, mentre il telegiornale di mezzogiorno mandava in onda il mio discorso. Sospirai, non volevo rivedermi nè tantomeno risentire ciò che avevo appena detto e, inoltre, da lì a due ore avevo una conferenza stampa a cui presentarmi.
«Sei stata convincente, ho quasi creduto che pensassi davvero quelle cose» osservò una voce maschile.
Tony era seduto sul divano, in jeans e maglietta, a guardare i servizi sul suo funerale: megalomane come sempre. Non appena avevo risposto alla chiamata, a Boston, la voce di Jarvis mi aveva detto di tornare immediatamente a Malibù perchè ero l'unica che poteva gestire il putiferio che s era appena creato. Sentendomi una sciocca per aver sperato che le notizie al telegiornale fossero solo uno scherzo di pessimo gusto, presi il primo aereo per Malibù con il cuore in gola. Una volta arrivata a casa, trovai ad aspettarmi un Tony sorridente ed in perfetta salute. Dopo un iniziale momento di euforia, in cui gli avevo gettato le braccia al collo in lacrime, ringraziando almeno otto divinità diverse che fosse vivo, cominciai a farmi delle domande. In breve il piano per risollevare le industire Stark mi fu illustrato dal loro vero proprietario: dato che Iron Man era l'unica cosa che potesse salvarle, ma la gente non era pronta ad accogliere il suo ritorno, anzi, aveva inscenato la sua morte, in modo che potesse tornare ad essere Iron Man senza essere però Tony Stark. Era certo che l'armatura, se guidata da qualche altro, sarebbe stata accolta a meraviglia. Io dovevo solo gestire tutto da dietro le quinte, anche se, legalmente, ero davvero la proprietaria di tutto. Per essere una che si era appena licenziata, avevo fatto degli enormi passi avanti.
«Le pensavo davvero. Ho solo tralasciato di dire cosa pensavo del whiskey, della tua mancanza di igiene, dello stare sveglia a farti vomitare per intere nottate e delle infinite proposte indecenti ricevute quando eri troppo ubriaco per ricordarti persino come ti chiamavi.» risposi laconica, buttandomi accanto a lui sul divano. Mi tolsi le scarpe con un sospiro di sollievo: ero stata sui tacchi più di quanto potessi tollerare e, per la conferenza stampa, avrei dovuto metterli di nuovo. Non ce la potevo fare. Dopo un lungo silenzio, farcito solo dalla voce della cronista che, sulla falsa riga del mio epitaffio, inivtava la gente a ricordare Tony come un uomo che meritava di essere amato, il diretto interessato mi sfilò la velina dai capelli.
«Ridammela, mi serve per mostrarmi in lutto alla conferenza»
«Non questa» osservò, tirandola in un cestino «ma questa!» ne tirò fuori una esattamente uguale alla precedente. Lo guardai sconcertata: se aveva bevuto di nuovo lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
«Ho installato una microtelecamera e dei microfoni nella decorazione di piume. Così potrò essere aggiornato in diretta su tutto quello che farai.»
«Ti interessa così tanto la conferenza stampa?» domandai, prendendo però la velina modificata e rimettendomela in testa.
«No. Tu porterai sempre quella cosa, per ricordare da che tragedia deriva il tuo potere ed io...sarò sempre al corrente di tutto quello che succede. Ci farà giocare di anticipo»
Io credevo che fosse una cosa stupida, tuttavia il decoroso rispetto con cui sembrava ossequiassi il mio predecessore con quel semplice gesto, fu già da solo un motivo più che sufficiente per far accreditare la mia figura agli occhi dell'opinione pubblica. Tony aveva ricominciato a fare affari, le cose non potevano che migliorare.

Odiavo le conferenze stampa per degli ottimi motivi, in primis le moltitudini di flash che ferivano gli occhi in ogni secondo, facendomi perdere la concentrazione su ciò che stavo dicendo. Sarebbe stata dura, se non fosse stato per gli occhiali da sole, che mi ero lasciata con la scusa che ero ancora emotivamente molto instabile. Fortunatamente lo strazio era quasi finito.
«Signorina Keats, che tipo di relazione aveva lei con Tony Stark?»
Io quella bionda l'avrei uccisa prima o poi. Era dall'inizio della conferenza che faceva domande allusive ad un possibile rapporto personale tra me e Tony. Una parte di me era convinta che prima o poi mi avrebbe domandato se ci andavo a letto.
«Come ho già detto al funerale per me Tony è stato un preziosissimo amico, che mi ha guidato nella crescita professionale più di ogni altra persona» risposi con calma forzata.
«Ha idea del perchè è stata prescelta come erede universale?» insistette.
«Perchè - se mi permette- sono uno degli ingegneri nucleari migliori del mondo, con cui ha collaborato molto strettamente. Professionalmente parlando è come se io fossi sua figlia. Ha presente Augusto, il grande imperatore romano? Ecco, lui non aveva successori al trono, quindi prese Tiberio, un giovanotto in gamba e gli insegnò ad essere imperatore. Tony ha fatto lo stesso con me. Se non ci sono più domande credo sia giunto il momento di chiudere.»
«Io ho una domanda»
Alzai lo sguardo per incrociarlo con quello di Ben Shield, figlio del più noto Leonard Shield, e futuro proprietario dell'impero delle Shield Industries, che ci avevano ridotto sul lastrico. Conoscevo fin troppo bene il soggetto in questione, eravamo stati compagni di College, quindi sapevo che dietro quella sua apparenza innocente da bravo ragazzo, si stava preparando ad un attacco in piena regola.
«Prego signor Shield» dissi stancamente, facendo un gesto con la mano che invitava a parlare in fretta.
«Venderebbe l'armatura di Iron Man alle nostre industrie per otto milioni di dollari?» domandò, con un sorriso smagliante.
Diventai di tutti i colori prima di trovare il coraggio di rispondere. Avevo voglia di polverizzarlo: rimpiansi in quel momento di non avere io l'armatura di Iron Man, per farlo sparire dalla faccia della terra.
«Se fosse un uomo d'affari serio, signor Shield, saprebbe che certe cose si trattano in altri luoghi. Ma, se è della pubblicità che vuole, mi faccia essere franca con lei: vendere quell'armatura sarebbe come vendere Tony stesso. Esattamente come ha creato un'erede per le sue industrie, ha lasciato anche un'erede per il suo ruolo di Iron Man, che resta una prerogativa delle Stark Industries».
Mi alzai di scatto, prima che qualcun altro avesse il tempo di farmi un'altra domanda o indagare oltre sul nuovo Iron Man. Ero pronta a scommettere che tutti credevano che fosse il colonnello Rhodes, ma avevamo pensato anche a questo: la prima apparizione sarebbe avvenuta alla presenza del colonnello, in modo che ogni dubbio a riguardo fosse risolto.
Arrivai a casa che era buio. Il sole non era tramontato da molto e aleggiava ancora il famoso caldo di Malibù nell'aria. Mi tolsi la giacca del tailleur nero che indossavo ed uscii sulla terrazza, dove fui raggiunta da Tony, dopo poco tempo. Gli scoccai un'occhiata malevola notando il bicchiere che recava in mano, ma non dissi niente, non ne avevo la forza.
«Vista la giornata che hai appena avuto, ti ho preparato un drink.» disse porgendomi il bicchiere «tranquilla, è solo limonata!» aggiunse con un sorriso, incrociando il mio sguardo.
Presi il bicchiere e ne bevvi un sorso, sospettosa. Una volta appurato che non vi era niente di alcolico dentro, ma solo ghiaccio e succo di limone, sorrisi a mia volta. Ci appoggiammo contro il basso muretto che circondava la terrazza e restammo in silenzio, io troppo esausta per parlare, lui perchè, probabilmente non voleva infastidirmi. Nell'aria c'era una specie di tensione, la stessa che avvertivo ogni volta che Tony voleva domandarmi qualcosa ma non ne aveva il coraggio.
«Ti sono grato per tutto quello che stai facendo, Crys»
Ecco il preambolo per ammansirmi, prima di farmi la domanda spinosa.
«Arriva dritto al punto» gli dissi, troncando il suo panegirico nei miei confronti in un secondo.
«Perchè lo fai?»
Sospirai. Era un'ottima domanda. Sapevo che invece di collaborare al piano avrei potuto costringerlo a dichiarare che aveva finto tutto, facendolo affondare definitivamente, ed eliminando un sacco di preoccupazioni dalla mia vita, ma sapevo che se lo avessi fatto non me lo sarei mai perdonato.
«Perchè ti voglio bene Tony e le persone che si vogliono bene si aiutano...» il rumore di una porta che veniva chiusa mi fece troncare a mezzo il mio discorso. Un brivido di puro panico mi percorse la schiena, mentre vidi una sagoma dirigersi verso la porta finestra che conduceva esattamente dove eravamo noi. Cercai lo sguardo di Tony, ma lui non c'era più. Scorsi le sue mani che si reggevano al muretto giusto in tempo per coprirle con la mia schiena, prima che Ben Shield si presentasse davanti a me.
«Come diamine sei entrato?» domandai, spalancando gli occhi. Era l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere lì e l'ultima che ci sarebbe dovuta essere.
«Avevi lasciato la porta aperta» rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle.
Che idiota che ero stata.
«Bene, come l'hai usata per entrare puoi usarla per uscire» dissi, secca, indicandogli anche la via con la mano, qualora non gli fosse stata abbastanza chiara.
«Devo chiederti di considerare un'altra offerta, in privato, come hai suggerito tu stessa» il suo sorriso brillò per un attimo «Io credo che tra le nostre industrie ci dovrebbe essere una join venture. Così tu risolleveresti i debiti delle Stark e noi avremmo Iron Man, tutti sarebbero felici e non ci sarebbero competizioni»
«Piuttosto do fuoco alle Stark e mi impicco dopo il rogo»
Si avvicino verso di me, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. Lo guardai malevola. Avrei voluto allontanarmi, scappare, ma non potevo, o avrebbe visto le mani di Tony. Mi limitai a fissarlo con profondo disgusto.
«Ti ho già detto che dovresti essere più femminile vero Crys? È il motivo per cui tra di noi non ha funzionato» sussurrò, ad un centimetro dal mio viso.
«Tra noi non ha funzionato perchè tu sei un porco megalomane» dovetti usare tutta la mia concentrazione per non sputargli in faccia.
«Non dicevi così però, quando ti intrappolavo sotto di me a letto...»
Adesso aveva oltrepassato il limite. Con un movimento repentino gli piantai un tacco a spillo nel piede, con tutta la forza che avevo. Anche se non era molta, il gemito che uscì dalle sue labbra mi fece capire che era comunque abbastanza.
«E adesso vattene, prima che chiami la polizia»
«Come vuoi tu, cherie, ma se dovessi ripensarci -e ci ripenserai- sai dove trovarmi»
Non appena se ne fu andato via, Tony si issò nuovamente sulla terrazza. Mi osservo per dieci minuti buoni, massaggiandosi le braccia doloranti. Non c'era bisogno di essere telepatici per capire cosa stesse pensando ed io non avevo la forza di affrontare quel discorso, in alcun modo. Era lui quello che mi raccontava ogni minimo dettagli della sua vita privata in preda a crisi depressive dovute a terribili post sbornia, non io, e l'argomento Ben era decisamente privato.
«È una mia impressione o quello che è appena entrato era...» cominciò
«Ben Shield sì» conclusi per lui.
«Figlio di....»
«Leonard Shield»
«Proprietario delle industrie che ci hanno ridotto sul lastrico?»
Annuii.
«E quando avevi intenzione di dirmi che siete stati insieme?»
«Mai. Ci siamo lasciati per colpa tua, non hai niente da temere sulla mia fedeltà»
«Che vorrebbe dire che...»
Ma prima che potesse finire la frase io ero già rientrata, lasciandolo lì, con in mano la mia limonata e probabilmente in testa un'idea del tutto sbagliata su ciò che avevo voluto dire. Forse, tempo addietro, sarebbe diventata una questione di principio per me, che lui non riconoscesse la mia fedeltà; ora io avevo il suo impero sulle mie spalle e sia io che Tony, sapevamo che lui non aveva altra scelta se non quella di fidarsi ciecamente di me, con tutti i miei scheletri nell'armadio.

Come sempre, grazie a Silvia_sic1995 per la recensione! Mi spiace di averti fatta asepttare tanto, ma spero che ne sia comunque valsa la pena :)
Grazie anche a chi ha aggiunto questa storia tra le seguite, o chi si è solo soffermato a leggere!
Stavolta sentirete mie news molto prima, prometto!
  
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