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Autore: LisaAngius    27/04/2011    3 recensioni
Un giuramento tra cugini. Un affetto tradito
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                DENTRO IL TUNNEL

 

Autrice: ragazzeeee ecco una scemenza che mi è uscita così vi prego, vi pregoo commentateeeeeee

P.s: Ho appena scritto un libro se a qualcuna di voi facesse piacere darci un’occhiata sarò felice di dare i dati a chi me li chiede :=)

 

Il rumore della lampada che cadeva ruppe il silenzio della stanza. Marta, sei anni, codini neri e occhioni azzurri, guardò spaventata i cocci sul pavimento. Dalla cucina rientrò suo cugino Marco, stessa età e stessi occhi azzurri ma biondissimo

“Marta che è successo?”. Chiese vedendo la cugina sul pavimento e la lampada infranta

“S-sono i-inciampata”- balbettò la bambina tremando – “Oh nonna mi uccide!”

Suo cugino le accarezzò i capelli e la aiutò ad alzarsi

“Su, su ci penso io”

La nonna entrò in quel momento nella stanza

“Che cosa avete combinato?”

“E’ colpa mia” - asserì Marco deciso – “Sono inciampato”

Com’era prevedibile la nonna gli diede giusto uno sculaccione e gli intimò di stare più attento. Non ci andava mai troppo pesante con lui

“Ma Marco io non volevo che venissi incolpato tu”. Sussurò Marta sentendosi in colpa

“Oh su non fare la femminuccia Marta! E poi tutte le volte che ti sei presa le sculacciate tu per coprirmi? Noi siamo cugini, ci vogliamo bene, no? Quindi dobbiamo proteggerci a vicenda”

Marta sorrise e intrecciò il mignolo con quello del cugino

“Giusto facciamo promessa solenne!”

“Noi saremo sempre uniti, noi ci vorremo sempre bene, noi ci proteggeremo sempre”. Recitarono in coro

Entrambi pensarono che mai, per nessun motivo, avrebbero tradito quel giuramento

 

DIECI ANNI DOPO…..

 

Una sedicenne minuta, con lunghi capelli neri e profondi occhi azzurro cielo si guardò allo specchio, un’occhiata sola, giusto il tempo di pettinarsi e uscì di corsa. Non perdeva mai molto tempo a curare la sua immagine e certo non restava ore davanti allo specchio a truccarsi, non si addiceva a un maschiaccio come lei. Infatti, come previsto, appena arrivò al pub dove doveva incontrarsi con gli amici, Mimy, la sua migliore amica, partì con  quella che Marta amava definire la “predica del buongiorno”

“Ma quella maglietta l’hai rubata a tua madre?”

Guardò la sua maglietta scoppiando a ridere

“Perché secondo te mia madre ascolta i Within Temptation?”. Ironizzò mettendo ben in vista la stampa col nome di uno dei suoi gruppi preferiti

“Ah allora hai davvero comprato una maglietta di almeno due taglie più grandi della tua?”

Marta abbassò lo sguardo arrossendo. Lei odiava attirare l’attenzione e il suo fisico, seppur minuto, aveva già delle forme che attiravano sguardi spiacevoli ogni volta che osava qualcosa di più aderente, perciò indossava quasi sempre solo roba larga e accollata e pantaloni a vita alta. Cosa che Mimy sembrava prendere come un affronto personale

“Mimy non stressare dai, sai benissimo che non amo i capi aderenti e cose simili”

“Ma perché? Sei una così bella ragazza…”

Bella, lo era davvero, con i lineamenti delicati, il fisico ben fatto, quei bellissimi occhi azzurri che illuminavano il suo viso e i capelli nerissimi che facevano un piacevole contrasto con la carnagione bianca. Ma a Marta non piaceva che glielo facessero notare, era forse l’unica sedicenne che non amava i complimenti sul suo aspetto fisico. Aprì la bocca per rispondere ma fu interrotta da una voce allegra e squillante

“Ciao tesorina”

Si voltò con un sorriso a salutare Lidia, l’altra sua migliore amica

“Ciao Lidia….allora gli altri ci sono già tutti?…”

Si interruppe sentendo il suo cellulare che squillava annunciando un nuovo messaggio. Era di suo cugino Marco. Lo lesse e scosse la testa mezzo arrabbiata e mezzo esasperata

“Non ci credo”. Sbuffò

“Che succede?”

“Quel genio di mio cugino Marco si è fatto prestare soldi da un amico e adesso non sa come renderglieli”

“E ha mandato un SOS a te, giusto?”

“Si, torno subito, mi avvicino a casa sua  e gli do i soldi”

Digitò veloce la risposta al messaggio: Sei fortunato, sono fuori con le amiche, vengo a casa tua e ti lascio i soldi veloce.

La casa del cugino era lì a due passi ma prima ancora che la raggiungesse gli arrivò una risposta che la stupì non poco: non voglio che lo sappia mio padre, ci vediamo nella piazzetta sotto casa mia

Lesse il messaggio con la fronte aggrottata. Perché non voleva che lo sapesse il padre? Per un secondo un campanello d’allarme suonò nella sua testa ma lo spense subito. Suo cugino era un bravo ragazzo, un po’ superficiale ma pur sempre un bravo ragazzo. Quando arrivò alla piazzetta dove dovevano incontrarsi, scorse subito un ragazzo biondo, con i suoi stessi occhi chiari, l’unica cosa che li accomunava. I due cugini avevano sviluppato, infatti, caratteri diametralmente opposti: Marta aveva un’indole mite, era la classica ragazzina senza grilli per la testa che preferiva “ammuffire su un libro”, come diceva il cugino, allo sballo delle discoteche, Marco era una testa matta che passava le serate a bisbocciare con gli amici e aveva la necessità di dimostrare di essere sempre “il capobranco”, come lo chiamava Marta, assumendo atteggiamenti da bullo prepotente che lo avevano reso tristemente noto in tutto il liceo.

“Ciao Mà, grazie di essere venuta”. La salutò Marco

Lei instaurò la sua espressione più severa.  Era legatissima al cugino ma a volte odiava essere quella con la testa sulle spalle che gli doveva risolvere i casini

“Marco non ti hanno insegnato che se non hai soldi semplicemente non ordini niente quando esci? O devi per forza ubriacarti così i tuoi amici vedono quanto sei uomo?”

“Eh dai non scassare mi sembri nonna…”

Gli occhi di lei lampeggiarono pericolosamente

“Vedi di trattare nonna con rispetto! Visto che la usi come salvadanaio le devi almeno questo….”

“Io non…”

“Guarda che io non sono nonna, chiaro? Io non me la bevo la favoletta che  vai da lei perché le vuoi tanto bene, lo so che ci vai quando ti servono soldi per uscire perché ogni volta ti mette in mano la banconottina da dieci euro!”. Lo interruppe alzando la voce

“Vabbè che male c’è se nonna mi passa qualche soldo….sai che papà me ne da pochi…”

“E tu sai che nonna non se li può permettere….a proposito perché non sei andato a chiederli a lei i soldi da rendere al tuo amico?”

“Mica la potevo svegliare a quest’ora, no?”

“E perché dovevamo vederci qui? Come mai non vuoi che tuo padre sappia che mi hai chiesto un prestito?”

Lui evitò il suo sguardo

“Beh perché….papà mi scassa per decenni…non ho voglia di ramanzine….”

Marta sbuffò e porse due banconote al cugino

“Sia ben chiaro è la prima e l’ultima volta”

“Certo….fra un paio di giorni ti rendo tutto!”

Si come no, pensò lei seccata mentre tornava al locale dove aveva lasciato gli amici.

La serata fu estremamente piacevole e lo fu ancora di più quando Giacomo, un ragazzo del suo gruppo che aveva due anni in più di lei quindi aveva la patente, le offrì un passaggio in macchina

“Figurati, non c’è bisogno”

Lo sguardo del ragazzo si fece molto serio

“Si, invece, non mi piace che torni al buio in quella zona”

In effetti era un postaccio da quando i tossici e gli spacciatori del paese avevano iniziato a usare come covo il parchetto che stava vicino a casa sua.

Da un altro non avrebbe accettato ma sapeva di potersi fidare di lui sia come persona che come autista. E poi, ammise con se stessa arrossendo, non le dispiaceva  avere un po’ di tempo per parlare da sola con lui. Quel ragazzo dai dolci occhi castani l’aveva davvero colpita

“Beh allora grazie…”

Sfortunatamente, l’unico parcheggio era vicino proprio al maledetto parco che le aveva rovinato il quartiere

“Beh di farti scendere qui da sola non se ne parla…ti accompagno fino a casa”.  Fece Giacomo scendendo dall’auto

“Grazie sei molto…”

La voce le si spezzò mentre gli occhi le diventavano lucidi. Giacomo la vide sbiancare e si spaventò temendo che potesse svenire

“Oh Marta tutto ok? Ma che hai?”

Lei non lo sentiva nemmeno. Fissava orripilata un gruppetto di ragazzi nel parchetto intenti a dividere in strisce quella che sembrava una dose di cocaina. Non era possibile, il ragazzo biondo al centro non era Marco, si disse, non poteva essere lui. Marco era uno scapestrato ma non sarebbe mai arrivato a tanto

“Non è possibile”. Sussurrò agghiacciata

Una mano calda, dalla presa gentile strinse la sua

“Marta che hai?”

Lei indicò il ragazzo senza parlare. Giacomo lo fissò un attimo poi tornò di scatto a guardare Marta

“Marta quello….”

Lei gli strinse la mano fino a fargli male

“Mi aveva appena chiesto soldi! Oh mio dio mi ha chiesto di pagargli la dose di coca! Io non voglio crederci”. Sibilò

Giacomo capi che doveva portarla via prima che facesse qualche sciocchezza.  Le prese il braccio con decisione e la guidò fino a casa sua. Davanti alla porta le fece una carezza

“Marta…”

“Lascia stare Giacomo”

Rientrò in casa sconvolta con la testa che le girava. Sua madre, vedendola, la salutò sorridendo

“Ciao, divertita?”

La contemplò per un lungo momento. Doveva parlare? Non quel giorno, decise. L’indomani, a mente più lucida, avrebbe affrontato la questione con i genitori.

“Si, abbastanza”

Si fiondò in camera e poggiò il  cellulare sulla scrivania, quello squillò segnalando l’arrivo di un messaggio. Lo lesse con un tenue sorriso, era di Giacomo:

Se vuoi parlare io sono qui

Si stese a letto e ripensò a quanto aveva visto, le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Ancora non riusciva a credere che Marco fosse caduto così in basso. Nella sua mente cominciarono a scorrere immagini della sua infanzia:le cavolate che avevano fatto lei e Marco da piccoli, i giochi, i pomeriggi passati a fare i compiti assieme, quando avevano iniziato la scuole. Quante volte, da piccoli, si erano seduti nella cameretta che era appartenuta alla loro zia, a casa dei nonni, progettando la loro nuova avventura? Quante volte, una volta cresciuti, sempre in quella cameretta, che negli anni restava sempre la stessa, aveva ascoltato le confidenze di Marco? Quante volte gli aveva dato consigli sui suoi problemi o semplicemente lo aveva aiutato a fare i compiti che lui, da studente svogliato qual’era,  avrebbe liquidato con un “non ce la faccio” se lei non si fosse impuntata pretendendo che li finisse tutti? E adesso, si chiese fra le lacrime, che fine aveva fatto quel ragazzo? Dov’era finito il Marco che credeva di conoscere?

Era preoccupata, da morire, perché sapeva che la strada che aveva imboccato Marco era un strada da cui difficilmente si usciva illesi. Il panico la invase mentre la sua mente evocava immagini del cugino picchiato a sangue da qualche spacciatore a cui non aveva pagato la dose o in ospedale perché aveva usato la droga una volta di troppo….se ci fosse arrivato in ospedale, pensò mentre il panico aumentava ancora. E insieme al panico c’era la rabbia, perché il cugino l’aveva tradita raggirandola per ottenere i soldi che gli servivano. Avrebbe voluto trovare un modo per fargliela pagare ma sapeva già che non ci sarebbe riuscita, perché l’affetto che aveva per lui era più forte di tutto. Ma restava il fatto che non poteva ignorare quello che aveva visto. Come doveva affrontare la situazione? Doveva parlarne con lui e dirgli che lo aveva scoperto? E se fosse diventato violento? Ormai non si fidava più dell’idea che lui non le avrebbe fatto del male, non poteva rischiare.

Passò la notte ad arrovellarsi con questi pensieri ma, la mattina dopo, l’unica novità erano un paio di occhiaie da far paura, i dubbi erano sempre lì. Era domenica, quindi avrebbe potuto starsene a letto fino a tardi ma era stanca di girarsi e rigirarsi fra le lenzuola, così si alzò anche se erano appena le 7. Sua madre la raggiunse in cucina dieci minuti dopo

“Ehy come mai ti sei alzata così presto?”

Il suo stupore era più che giustificato dato che di norma servivano le cannonate per svegliare Marta.

“Ecco io….”

Il suono del citofono bloccò la sua spiegazione. Si fiondò alla porta e sorrise vedendo suo zio Sergio, uno dei due fratelli di sua madre, con la moglie. Era contenta che fosse venuto, aveva sempre la capacità di mantenere la calma in ogni situazione, sapere che ci sarebbe stato lui quando avrebbe raccontato quello che aveva visto la sera prima le dava sicurezza

“Ciao zio, ciao zia”

“Ciao bella…mamma e papa ci sono?”

Si fece da parte

“Certo zio, su entrate”

Il suo sorriso si fece ancora più ampio quando notò Giorgia,  la sua cuginetta, ferma sulla soglia

“Ciao amore”. Urlò correndo ad abbracciarla

“Abbiamo un problema”. Le sussurrò lei all’orecchio

Un brivido le corse lungo la schiena vedendo come Giorgia la guardava seria, troppo seria per i suoi quattordici anni, c’era qualcosa di brutto nell’aria, ne era certa. Il dubbio si fece certezza quando sentì lo zio ripetere la stessa frase ai suoi genitori

“Che succede?”. Chiese la madre mettendo a cuocere il caffè

“Marco”. Fece laconica la cognata

Sua madre si rabbuiò

“Ha litigato di nuovo col padre perché si è fatto bocciare?”. Chiese esasperata

“No….sta rubando”. Rispose cupo lo zio Sergio

I genitori di Marta si scambiarono uno sguardo allibito e si affrettarono a sedersi

“Rubato?”. Sussurrò il padre di Marta

L’altro annuì con gravità

“Si….ha fatto fuori parecchi soldi dal negozio e….pare che si sia venduto tutti i suoi oggetti d’oro”

Marta sentì un brivido lungo la schiena. Una parte di lei, aveva sperato che fosse una cosa così, fatta perché magari lo avevano sfidato gli amici. Ma ora una parola terrificante si affacciava nella sua mente: tossicodipendenza

“Ma perché lo avrebbe fatto?” chiese la madre di Marta

Suo fratello scosse il capo

“E chi lo sa, lui non parla”

Marta si fece avanti

“Lo so io perché”

Guardò Giorgia che, come tutti nella stanza, la stava fissando. Avrebbe voluto dirle di uscire, per proteggerla, ma era giusto che sentisse. I suoi zii vivevano affianco al cugino e la ragazzina stava troppo spesso sola in casa per essere tenuta allo scuro di una cosa così

“L’ho visto farsi una dose di coca ieri al parchetto qua di fronte”

Gli adulti fecero tutti le medesime espressioni agghiacciate mentre Giorgia impallidiva e si stringeva alla cugina

“Non può essere”. Sussurrò e Marta sentì che tremava

“Si, Giò te l’ho detto, è così”

“Ho paura”

Le strinse forte la mano

“Anche io piccolina”

Fu lo zio Sergio a spezzare la tensione

“Su gente non facciamo così, non è mica un mafioso….magari ne fa uso occasionale”

La madre di Marta scosse la testa scettica

“E gli servono tutti quei soldi?”

Il fratello restò in silenzio

“Beh….” – sospirò -  “Io non ci voglio credere che sia arrivato a un punto di non ritorno, senti Sandro l’ha mandato da uno psicologo di una communità…vediamo che dice lui e intanto occhi aperti e mai fidarsi”

“Dobbiamo dirlo a nonna”. Fece Marta decisa

 “Marty….lo sai che nonna…beh….”. Cercò di dissuaderla Giorgia

“Si lo so non vuole che gli tocchino il nipote prodigo….”

“Beh insomma….”.  Borbottò sua madre

“Gente nonna non può continuare a farlo entrare in casa….e se è in crisi d’astinenza e diventa violento?”

Se era riuscito a tradire lei, pensò, perché non avrebbe dovuto diventare violento con la nonna?

“Hai ragione” - Convenne lo zio Sergio con un sospiro – “Ma noi abbiamo  già tentato, nonna non vuole sentirne”

“Dobbiamo provare a parlarci io e Giò, magari a noi da retta”

“E se non ci ascolta?”. Sussurrò Giorgia

“Dobbiamo tentare…domani andiamo a casa sua”

Come promesso, il giorno dopo , passò a prendere la cugina e andarono a casa della nonna

 “Sei sicura di volerlo fare?”. Chiese Giorgia spaventata

“Si Giò!....mi ha appena chiesto soldi, di nuovo, mi ha anche detto di mentire ai miei per farmeli dare da loro…è disperato non possiamo lasciare che nonna lo faccia entrare in casa senza sapere nulla”

La nonna le fece sedere e si mise a parlare del più e del meno

“Beh avete sentito sembra che Marco abbia messo la testa a posto…”

Le due cugine si scambiarono uno sguardo

“E chi lo dice?”. Chiese Giorgia cauta

“Lo psicologo da cui lo ha mandato zio…dice che ne ha fatto uso ogni tanto si, ma non è a livello di tossicodipendenza”

“Ah si?”. Fece Marta ironica

“Si, si…adesso non chiede più soldi…”

“Veramente a me li ha appena chiesti”. Sbuffò Marta

Ed ecco un’altra bugia che il cugino aveva rifilato al parentado. No, decise, davvero non ci si poteva più fidare di lui

“Sciocchezze! Zio lo tiene d’occhio, non esce neppure…”

“E tu te la bevi ?”

“Nonna qualunque cosa sia non ne è fuori”. Fece Giorgia con dolcezza

La nonna divenne scarlatta

“Ah e credete di saperne più di uno psicologo?”

“Nonna” – cercò di farla ragionare Marta  - “Uno psicologo è come un medico, ti fa la diagnosi giusta se gli dici le cose giuste”

“La colpa è di zio…lui…”

“Lui ha certamente sbagliato a non fargli prendere le sue responsabilità tante volte ma come padre ha fatto il possibile, se mio cugino è un idiota non è colpa sua”

“Oh basta non voglio più sentire queste cose! Filate fuori!”

“M-ma nonna”. Balbettò Giorgia impallidendo

“Fuori! E non fatevi rivedere”

Marta prese la cugina per un braccio e la spinse verso la porta

“Fai la tua scelta ma ricordati che ti avevamo avvertito”

Quando furono di nuovo in strada guardò Giorgia

“Amore dai ti porto a casa”

La ragazzina si lasciò condurre fino a casa, inerte. Quando arrivò  a casa sua si buttò sul divano in lacrime

“Nonna non ci parlerà mai più”. Sussurò stringendosi alla cugina

Marta le accarezzò i capelli con dolcezza

“Tesoro non fare così sono certa che nonna si dimenticherà tutto in fretta”

“No, non è vero”

“Giò ma ti pare che davvero nonna potrebbe arrabbiarsi da non parlarci  per una cosa così?”

“Non lo so Marta, era arrabbiata davvero…”

Ci volle un’ora per calmare la ragazzina, poi Marta si decise a tornare a casa. Arrivata nel suo quartiere, volse istintivamente il viso verso il parco. Suo cugino era la. Marta sentì montare la rabbia dentro di lei al ricordo degli occhi di Giorgia pieni di lacrime. Si avviò verso il gruppetto di ragazzi fra cui stava suo cugino, intenzionata a dirgliene quattro, uno dei suoi amici la vide e cominciò a sghignazzare

“Ehy Marco guarda, tua cugina è venuta a riportarti a casa”

Bugiardo…traditore…

Si ripeteva guardando con rabbia il cugino

Si piazzò davanti a lui ma non gli uscì neanche una delle parole che avrebbe voluto dirgli. Lo guardò schifata e gli tirò un cazzotto

“ Questo è per Giò”. Sibilò

Poi girò sui tacchi lasciando lui e gli amici completamente scioccati. Quando tornò a casa si vide un messaggio di Marco: Cosa cavolo fai cretina e se te lo rendessi?

Infuriata come non mai Marta decise di rispondergli per le rime: Eh dai vigliacco prova a rendermelo! Sei solo una mezza tacca che ha bisogno di una stupida polverina per dimostrare di essere uomo!

Evidentemente il cugino non era meno livido di lei : Fatti i cavoli tuoi altrimenti te la faccio pagare

 

“Ehy ti fa ancora male la guancia?” Lo prese in giro l’amico

Marco digrignò i denti. Era tutta la sera che gli amici lo prendevano in giro. Ma Marta l’avrebbe pagata per averlo umiliato in quel modo! Poteva pure essere sua cugina ma nessuno, nessuno, poteva trattarlo in quel modo!

Quando sentì la suoneria del cellulare che annunciava un messaggio pensò che fosse la risposta di sua cugina, invece era della persona che lo riforniva :Ti ricordi che mi devi soldi vero?

Appena ebbe letto quel messaggio gli arrivò la risposta di Marta : Ah! Tremo tutta!

Aveva la mente leggermente annebbiata e gli venne in mente quella che gli sembrò una splendida idea: Non ho soldi ma so dove potresti procurarteli…..

 

Marta sbuffò e sbatacchiò il suo innocente quaderno di matematica

“Maledizione!”. sibilò

Odiava quando gli esercizi non le tornavano e quello proprio non ne voleva sapere di dare il risultato giusto.

Il suo telefono cominciò a squillare distraendola

“Pronto?”

“Marta sono Mimy, allora come va?”

Sapeva che avrebbe chiamato, il giorno prima aveva raccontato a lei e a Lidia quello che stava accadendo col cugino e l’amica si era preoccupata molto

“Oh io…”

Dal bagno si sentì l’inconfondibile suono del vetro che si rompeva, mollò il cellulare e corse verso la fonte di quel rumore e appena arrivò davanti alla porta trovò suo cugino che veniva verso di lei con un sorrisetto di scherno

“Allora cugina….pensi ancora che sono un vigliacco?”

Maledizione! Non le era venuto in mente che qualcuno potesse entrare in casa rompendo il vetro e scavalcando la finestra che era ad altezza molto bassa quindi facilissima da raggiungere e scavalcare

“Vattene o chiamo mamma!”. Ringhiò

“Chi è che chiami bambolina?”. Fece una voce ironica

Dal bagno uscirono altri tre ragazzi. Marta si sentì quasi svenire. Si era portato gli amici il verme!

Due di loro vennero verso di lei, cercò di reagire ma si trovò una lama davanti agli occhi

“Dove hai i gioielli bella?”

Era una ragazza intelligente, sapeva che cercare di fare la dura avrebbe solo peggiorato le cose.

“In camera, c’è un portagioie…sono lì”

Ma se sperava che questo sarebbe bastato si sbagliava. Quando quello che era andato in camera sua a prendere i suoi gioielli uscì le puntò addosso uno sguardo allucinato, era evidentemente fatto.

“Sai che tua cugina è proprio carina?”

Uno dei due che la tenevano fece una risatina

“Si è vero….”

“E se ci divertissimo prima di andare?”

Marta sentì le lacrime rigarle il viso e guardò Marco, non ci credeva, non voleva credere che l’avrebbe permesso.

“Marco, avevamo giurato di proteggerci….”

Ma Marco la guardò senza la minima emozione, con lo stesso sguardo allucinato dell’amico e girò il viso di lato. Del resto, si disse, mica poteva perdere la faccia con gli amici.

Marta si sentì lacerare l’anima. Più della consapevolezza di quanto stavano per farle,  fu sapere che lui non avrebbe mosso un dito per aiutarla a distruggerla. In quel momento, quasi non sentiva le mani dei ragazzi che la stavano inchiodando a terra, ne vedeva il ragazzo davanti a lei che cercava di aprirsi i pantaloni. Vedeva lei e il cugino a sei anni, dopo che lui l’aveva coperta impedendo che la nonna la picchiasse per aver rotto la lampada, sentiva la voce del cugino che pronunciava la promessa che si erano scambiati quel giorno:

Noi saremo sempre uniti, noi ci vorremo sempre bene, noi ci proteggeremo sempre

E capì con lucidità spaventosa, che quella promessa per lui non esisteva più. Non c’era affetto per lei nel suo sguardo e non aveva nessuna intenzione di proteggerla come aveva giurato di fare. Il suono del citofono e una voce soffocata dall’altra parte della porta fece bloccare tutti:

“Marta! Marta stai bene? ”. Urlò Giacomo

A questo punto i quattro,  che erano poco coraggiosi, decisero di battere in ritirata e uscirono da dove erano entrati. Marta si alzò e andò alla porta, davanti a lei c’erano Mimy, Lidia e Giacomo

“Che ti è successo?”. Chiese Giacomo inorridito vedendola col viso sanguinante e arrossato

Marta raccontò la storia in poche parole

“Che verme… meno male che quando ho visto che non rispondevi ho chiamato gli altri e siamo corsi qui”. Sibilò Mimy

“Lo devi denunciare”. Asserì Giacomo deciso

Marta annuì lentamente

Dopo tre giorni, i carabinieri arrestarono suo cugino e i suoi tre amici. Avrebbero sperimentato per un po’ la galera e poi sarebbero stati sottoposti a un programma di recupero e costretti a disintossicarsi.

Marta cercò di parlare col cugino ma l’unica volta che lo vide le sibilò che la odiava  e si rifiutò di parlarle

“Gli passerà”. La rassicurò Giacomo quando glielo confidò

“Credi? L’ho fatto rinchiudere…”

“E lui avrebbe guardato mentre gli amici….beh direi che se c’è qualcuno che ha tradito è lui!...vedrai che una volta disintossicato, una volta che non avrà più solo la droga in testa capirà”

Lei sorrise

“Grazie”

“Marta….forse non è il momento adatto ma….beh io devo dirtelo….mi sono innamorato di te”

Lei sorrise di nuovo

“Invece è il momento migliore….ora che mi sento male per quello che ha fatto Marco….beh non c’era modo migliore di risollevarmi il morale”

“Vuoi dire che…”

“Mi piaci anche tu”

Una tenue speranza nacque in lei. Si, la ferita per il tradimento bruciava, tanto, ma si sarebbe rimarginata….e chissà forse un giorno se la sarebbe sentita anche di riprendere i rapporti col cugino.

  
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