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Autore: PoisonVeleno    27/04/2011    1 recensioni
ecco cosa succederebbe se un gruppo di maghi e streghe a natale volesse provare a passare il tempo con un gioco babbano...il monopoly!! spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne dite! graazie!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-PROLOGO (piccolo piccolo)

 
Severus Snape camminava a passo veloce, facendo ondeggiare come sempre il mantello dietro di lui, verso la Sala Grande. Era sicuro che non c’era da aspettarsi niente di buono, con il preside che lo chiamava dicendo ‘urgente’. E aveva ragione.
 

                                                                                             * * * * *

 
“Uffa Albus, quando arriva Severus? Gli hai detto di sbrigarsi? Io qui sto morendo di caldo, non trovi? Perché non ci allontaniamo e lasciamo questi al loro destino…” sbuffò per la quarta volta una Minerva McGranitt molto seccata cercando di essere suadente e seducente.
“ehm, si certo, Minnie, calmati però…Gellert, cos’è che dovevi dirmi proprio adesso?” cercando di sviare il discorso. Quello però, fregandosi altamente dell’amico in difficoltà disse semplicemente “per il bene superiore, perché non viene il tizio alto e vestito di nero?”
 
“Infatti, dove sarà a quest’ora Mocciosus?” chiese tranquillissimo e menefreghista come al solito Sirius Black.
“Caro Sirius, se lo chiami così poi si arrabbia, lo sai!” lo rimproverò Remus. “cerchiamo di andare d’accordo, per una v…”
“ma io voglio cominciare ora! Adesso! subitoo!” stava strillando Hermione, l’unica che sapesse cosa fare in una situazione del genere. Eh si, l’unica babbana di nascita, che sapeva giocare a monopoly. Non chiedetemi perché quel povero ragazzo di Harry Potter non sapesse giocare, presumo perché è stato troppo impegnato a lagnarsi di quanto è ingiusta la vita e a salvare quella degli altri.
“Ma questo era un pretesto per salvare la sua, lo sanno tutti!” ringhiò Voldemort, che in quella particolare occasione aveva deciso di mettere da parte il mangia morte che c’era in lui.
“se permettete, visto che sono chiamato in questione, vi direi che non è stata colpa mia! Erano i Dursley che non mi hanno mai fatto toccare un gioco, seppur vecchio e scontato come monopoli! E poi perché ce l’hanno tutti con meee?? Che cosa ho fatto di male ioooo? La vita è ingiustaaaaa!!”
“zitto Potter, per il bene superiore!” esclamò Gellert Grindelwald esasperato dai lamenti.
E fu questo che il nostro caro Snape trovò una volta arrivato: una professoressa sulla settantina in calore che cercava di sedurre il preside (centenario) che però non aveva occhi che per un altro centenario, Grindelwald l’oscuro, non più oscuro di Voldemort che però oggi era buono, una ragazzina che non vedeva l’ora di mettersi in mostra, un adolescente in preda ad una crisi di nervi esistenziale, Sirius sono-un-malandrino-svenite-tutti-al-mio-passaggio Black (per cui aveva una cotta dai tempi della scuola, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto veritaserum), il mannaro Lupin e quell’incapace di Ronald Weasley che essendo ebete, non aveva detto una parola. Insomma, nemmeno nei suoi incubi peggiori. Ma la sua attenzione fu catturata da quell’oggetto al centro del tavolo. Un gioco. Un gioco da tavolo. Un gioco da tavolo babbano. Ma proprio oggi?
“…preside. Mi ha fatto chiamare, per caso?” chiese con tutta la freddezza (che lui scambiava per cordialità) possibile.
“finalmenteeeeeeeee!” disse un coro di voci.
“allora, le spiego professore, ahah per una volta IO parlo e nessuno mi può dire stare zitta! Ahah, nemmeno un professore! Dicevo appunto, questo è un gioco babbano, si chiama monopoli, nacque nel…”
“zitta Granger! Passa direttamente alle regole!” disse una voce di ragazzo appena entrato.
“e tu che vuoi Malfoy? Devi t-tormentarmi anche quando voglio giocare? L-lasciaci in pace!” disse il povero Harry singhiozzando.
“per tua informazione, mi hanno mandato i fratelli del rosso tuo amico a sostituirli…quindi gioco pure io.” Disse l’antipatico.
“draco! Siediti qui, vicino a me, così impari meglio!” squittiva Hermione.
“…accanto alla mezzosangue? Ma..ma…non ti puoi sedere tu là?” chiese rivolto a Snape, ancora imbambolato.
“io..io…d’accordo…cosa? no! No! Assolutamente, accanto alla sotutto ci vai tu! Ecco, mi siedo vicino a Potter!”  rispose con una linguaccia. Il povero Draco andò accanto a Hermione.
“dunquee” riprese lei più pimpante della McGranitt accanto Albus, che non poteva resisterle, abbandonato da tutti i suoi amici. “in pratica dovete muovere le pedine, costruire case, pagare e fare soldi! Soprattutto questo!”
“ma a che serve? Io ho già soldi, sono molto più ricco di voi messi insieme…” diceva Draco sprezzante.
“certo più ricco di me...” sospirava Ronald sognante una camera piena di denaro. Ma lo sforzo che fece per mettere insieme una frase di senso compiuto lo fece svenire e fu incaricata di accompagnarlo in infermeria proprio Hermione, ch enon voleva assolutamente molare il posto.
“non posso andare io, ci sono troppi uomini in questa società maschilista! Devo restare! Sono l’unica ch econosce le regole…” protestava.
“adesso le sappiamo pue noi. Vai e vedi di non tornare presto!” disse cacciandola malamente Severus. “bene, ora le istruzioni di questo maledetto coso…” e si mise a leggerle ad alta voce. Ma ben presto si accorse che nessuno lo ascoltava: già, perché la lettura monotona e priva di..di…di pathos, di Snape aveva completamente distolto l’attenzione dei futuri giocatori dal gioco, concentrandosi in cose ben diverse. Il povero Gellert, vedendosi tradito con una donna settantenne dal suo amore di gioventù, pensò di rendere pan per focaccia provandoci con Voldemort. Purtroppo i due ebbero subito un battibecco su nome di questo, perché Gellert si ostinava a chiamarlo Tom non volendo ammettere che era un oscuro più potente di lui, ma Voldemort, che non riceveva attenzioni amorose da secoli né da maschi né da femmine, accettò subito e cominciò a baciarlo con lo stesso trasporto che aveva Minnie per Albus, mandando la gelosia di quest’ultimo alle stelle. “Gellert! Dobbiamo parlare!” schiantò Minnie per staccarsi da lei, che batté la testa e non si svegliò più e schiantò voldemort, che cadde a terra morto perché il colpo era troppo e troppo forte per quel pezzettino di anima che era rimasto e trascinò via Gellert.
Lupin cominciava ad avere strani istinti animaleschi per il sangue uscito dalla testa di Minnie e per non combinare danno Hermione, appena tornata, lo accompagnò nel suo studio (Hermione non fu più la stessa dopo quella notte e nessuno sa con precisione quel che avvenne lì).
Erano così rimasti solo Harry il lamentoso, Draco e Sirius, oltre a Severus che parlava solo. Ma Harry aveva un buon motivo per lamentarsi: essendo morto colui che rendeva insonni le sue notti (no, non era neville paciock che russava e nemmeno quel bel fusto che era suo padre nelle foto) e dolorante la sua cicatrice ora si sentiva…vuoto. Spento. Essendo vittima di un’altra crisi se ne andò via a piangere.
E Sirius non perse l’occasione. Rubò la scatola a Severus che lo rincorse per tutta la stanza. Quando finalmente lo acchiappò, Sirius chiese: “ Sevvie, non vuoi sapere perché mi comporto così?” con un tono più dolce del miele e pericolosamente vicino la bocca del professore.
“…perché?” sussurrò questo, stupito dal comportamento del cagnolino.
“…perché…non potendo avere il tuo amore, mi accontento del tuo odio. Mi accontento di parlarti e di disturbarti, per non poterti baciare.”
Severus era veramente ammutolito. E non c’era menzogna nelle parole di Sirius, diceva proprio il vero.
“…carino da parte tua dirmelo…”proferì con il suo cipiglio impassibile e freddo. “ma perché solo ora? Non potevi dirmelo prima?” non credendo alle proprie orecchie e occhi, Sirius si vide baciare dal sogno della sua vita e ‘scondinzolando’ uscirono dal parco e andarono a consumare per bene il loro amore in un tranquillo hotel babbano, il “Monopoly Hotel”.

Qualcuno si starà chiedendo di Draco. ebbene, lui dopo aver cercato di far rinvenire il signore più oscuro di tutti invano, andò semplicemente a farsi lisciare i capelli da suo padre, raccontandogli tutti i pettegolezzi del castello. A quanto pare, nemmeno Lucius conosceva ilsegretino di Severus... questo voleva dire che un giorno o l'altro, sarebbe stato suo, per davvero!
 





-FINE

SPERO VI SIA PIACIUTA…O ALMENO VI ABBIA FATTO SORRIDERE! CIAO E GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO ANCHE SOLO LETTO! :D

  
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