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Autore: ritsu    27/04/2011    3 recensioni
Matt ha 18 anni, studente, amante della fotografia. Sebbene venga ammirato da tutti, la sua vita gli appare vuota e apatica.
Abyss è un 16enne perennemente senza un soldo in tasca preso spesso di mira dai bulli della scuola, ma nonostante questo non fa nulla per difendersi.
Un pomeriggio come tanti, Abyss, infastidito da ragazzi viziati ed arroganti di una scuola vicina, viene aiutato da Matt. Cominciano così per lui le sue lezioni di auto difesa.
MattxAbyss - Yaoi, don't like, don't read (:
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie mille a tutti per aver messo la storie tra le seguite, le preferite e a Se7f e silmeria per aver recensito.
Sono contenta che la storia sia stata apprezzata, e spero di ricevere i vostri pareri anche in questo primo capitolo.
Buona lettura ♥

Matt

Too much is made of what’s in me
Not enough about how I strive
Keep an eye on your world it’s cheating
Keep an eye keep an eye on me


 

« Ahi. » Sussurrai piano quando un po' di ovatta bagnata di disinfettante venne posata sulla mia guancia livida. Sentivo dolori dappertutto, avevo lividi ovunque e non riuscivo a muovermi. Il ragazzo davanti a me, però, sembrava non accorgersene e continuò imperterrito nel suo lavoro. Sì che se rimanevo lì steso per terra, sarei dovuto andare in ospedale, ma un minimo di sensibilità, no?  Provai ad allontanare il volto dalla sua mano, ma lui continuava ad eliminare la distanza avvicinandosi sempre di più.
« Perchè mi aiuti? » Dissi piano, un gesto involontario. « Non me ne rimango fermo quando qualcuno sta per essere massacrato. » Soffiò apatico, vicino alla mia faccia. Abbassai gli occhi, mantenendo il mio solito sguardo vacuo. Non mi interesseva che qualcuno mi aiutasse. Feci per alzarmi, ma le mie gambe non collaboravano e sentii una fitta terribile allo stomaco, come un buco nero che si stava aprendo dentro di me. Caddi sulla poltrona sopra cui ero seduto precedentemente e misi le braccia contro la parte ferita istintivamente. Quella sensazione era qualcosa di terribile. « Fammi vedere. » Proclamò il ragazzo, alzandosi dalla sedia di fronte a me. Alzai lo sguardo verso di lui, e ciò che vidi, fu uno sguardo verde acqua, talmente profondo e talmente vuoto allo stesso momento. Mi girai da un lato con il viso e con il busto. « Sei un medico? » Anche se il suo aspetto era quello di un ragazzo giovane e quindi la risposta era scontatamente un no, la posi comunque. Dovevo davvero mettermi nelle mani di quel tizio? L'avevo detto con il mio solito tono apatico. « No, » Sussurrò avvicinandosi, « ma chissene frega. »
Serrai di più la stretta contro il mio stomaco dolorante e socchiusi gli occhi quando una fitta più dolorosa delle altre mi trafisse in due. Sentì il respiro del ragazzo vicino al collo, e lo vidi far scendere la cerniera della felpa blu. Alzò la maglietta bianca che avevo sotto e scoprì il mio stomaco violaceo. Mi fissava tra lo scettico e il preoccupato, come se avesse capito che quella era stata solo una delle tante volte che venivo picchiato. Si allontanò e andò a prendere una specie di pasticca bianca da un armadietto. Lo guardai probabilmente in modo strano, dato che mi rispose così. « Mio padre è un medico. » Disse come a giustificare la presenza di una cassetta piena di farmaci e garze. Prese dell'acqua dal frigo e ne versò un po' in un bicchiere con disegnate delle fragole. Me la porse, ma dato che non lo afferrai subito, mi guardò male e disse: « E' un antidolorifico. » Presi la pasticca e la ingoiai. Abbassai lo sguardo, anche quello faceva parte del mio carattere rimissivo. Sentivo uno sguardo acqua puntato su di me, quasi fastidioso. Mi girai guardando a destra, verso la finestra coperta da tendine sottili e bianche. « Matt. » Sussurrò poco dopo e lo guardai. Il mio sguardo azzurro si rifletteva nel suo e probabilmente attendeva una risposta. Non ero mai stato un tipo espansivo, e forse ero anche un po' asociale. L'unico motivo per cui risposi fu per educazione. Ero abituato a farmi prendere in giro per il nome che avevo. « Abyss. » Sussurrai talmente piano, che ero certo non mi avrebbe sentito. Meglio così, in fondo non mi interesseva granchè. Nè lui e nè io parlammo, per un tempo che sembrò interminabile. Osservai il bicchiere con le fragole. « E' carino. » Dissi. Mi guardò negli occhi. "Mh?" Disse con un verso. « Il bicchiere. » Sussurrai. « E'....carino. » Un breve silenzio poi la sua voce vibrò nell'aria. « Dici? » Soffiò. Annuì, voltando lo sguardo verso la cucina. Io seduto sulla poltrona con disegnati dei fiori, lui sulla sedia di legno. Pensai davvero fosse passata un'eternità. « Ti...ringrazio. » Dissi, guardandolo negli occhi, deciso a tornare a casa. Camminai verso la porta da cui ero entrato. Presi lo zaino che era all'ingresso, e misi una mano sulla maniglia. Sentì dei passi dietro di me, e mi girai. « Alle 6. » Sussurrò di nuovo apatico, con le braccia lunghe sui fianchi e lo sguardo fisso. « Eh? » Riuscì appena a dire. « Domani alle 6 di mattina di fronte il mare. » Lo guardai confuso, dove voleva arrivare? « Perchè? » Dissi incerto, non sapendo cosa volesse. « Tu vieni. Mi devi un favore, no? » Sussurrò e poi tornò nella stanza dove fino a poco tempo prima eravamo stati noi. Aprì la porta e uscì.

Percorsi la strada di casa lentamente, facendo attenzione a non passare per qualche vicolo. Di botte ne avevo avute abbastanza per oggi e anche per domani. Dopo una ventina di minuti, arrivai a casa. Presi le chiavi dallo zaino ed entrai. Le luci spente, la casa vuota, come al solito. Andai direttamente nella mia camera, dove mi sdraiai sul letto morbido e chiusi gli occhi. Ero stanco, mi addormentai con ancora i vestiti addosso.

Mi svegliai che erano le cinque di mattina. Non mi sorprendeva, ero andato a dormire alle 7 e di conseguenza mi svegliai prima. Sentì tutti i muscoli doloranti, tanto che all'inizio pensai di non potermi alzare di lì. Poi ricordai quello che aveva detto quel ragazzo. "Alle sei di fronte al mare. Mi devi un favore, no?" Scossi la testa, a malapena mi alzavo dal letto quel giorno. Rimasi fermo a guardare il soffitto per circa dieci minuti, quando capii che non mi sarei riaddormentato. Con cautela, mi mossi e feci un passo in direzione dell'armadio. Presi un paio di jeans e un maglione molto più largo di quanto non avrebbe dovuto essere. Guardai fuori dalla finestra e notai il cielo grigio. Sospirai, come sempre del resto.

Pov Matt.


Sapevo che nonostante avessi fatto lo spaccone a dire le sei di mattina, non sarei riuscito ad alzarmi presto. Non so nemmeno io perchè mi interessasse arrivare puntuale. Sarà per il fatto che quando prendo un impegno lo mantengo, sempre e comunque. Mi svegliai con il suono della sveglia del cellulare che segnava le 5 e mezza. Sinceramente non credevo che quel ragazzino sarebbe venuto. Però, doveva come minimo farlo. Come gli avevo ricordato, lui mi doveva un favore. Anche se in quel caso e anche in questo, ero più io che volevo fare un favore a lui. Mi preparai piuttosto velocemente, e uscendo di casa e rientrando poco dopo perchè mi ero dimenticato lo zaino. Sarei dovuto andare a scuola, dopo. Mi diressi verso il punto di incontro, lo avevo scelto perchè ero certo che fosse un punto conosciuto. Anche se avevo visto davvero poche persone fermarsi su quel muretto bianco. Camminai piano con lo sguardo basso. Quando lo rialzai, vidi un ragazzo seduto su quel muretto. Con lo zaino sulle gambe e l'aria annoiata. Non sapevo perchè, però, ero felice che fosse venuto. Mi avviai verso di lui, che appena sentì qualcuno avvicinarglisi alzò lo sguardo. Quando gli fui di fronte, alzò una mano in segno di saluto. Era il ragazzo più difficile che avessi mai incontrato. Dopo me. « Sei venuto. » Sussurrai a bassa voce, guardandolo. Mi riguardò a sua volta, sempre con quegli occhi vuoti, quasi vacui. Era come se quegli occhi fossero solo di un azzurro profondo, tanto profondo da perdercisi. Ma che oltre questo, non ci fosse nulla. Il volto era quello di un bambino, con gli zigomi violacei e l'espressione da cane bastonato. Alzò le spalle, guardando dall'altra parte. Perchè dovevo infilarmi in certe situazioni? « Andiamo. » Feci per farmi seguire e con un po' di difficoltà scese dal muretto. Probabilmente risentiva dei pugni di ieri. Mi seguiva a qualche passo di distanza, dietro di me. Mi fermai e mi venne a sbattere contro. Alzò gli occhi verso di me, e li riabbassò. « Puoi anche camminarmi a fianco. » Dissi guardandolo un po' male. Cosa temeva, che l'avrei morso? Si mise accanto a me e camminnammo verso un parco. Era sempre deserto, dato che era lontano dal centro della città. Quando arrivammo si guardò intorno spaesato, senza capire bene quello che stava succedendo. Mi guardò interrogativo, come a porre una domanda silenziosa. « Da oggi, cominciano le tue lezioni di auto-difesa. » Sussurrai per rispondergli. Mi fissò male e fece per andarsene quando lo afferrai per un polso. « A me le cose stanno bene così come stanno. » Disse, a bassa voce. « Proprio come immaginavo, a te non frega niente se ti picchiano. » Lui annuì, ancora del tutto indifferente a ciò che stavo dicendo. Allora sorrisi. « E a me non frega niente se tu ti rifiuti. »

« Immagino che le tue ferite ti facciano ancora male. » Sussurrai rivolto al ragazzino seduto su una panchina. Annuì mentre guardava un uccellino seduto vicino a lui. Abyss, che nome strano. Era la prima volta che lo sentiva. Però, effettivamente, gli piaceva. In qualche modo gli si addiceva perfettamente. « E che non hai le forze per muoverti. » Annuì ancora una volta. Avrei dovuto immaginarmelo, oltre a essere stato colpito forte, era un po' troppo magro di costituzione. Mi rivolse uno sguardo interrogativo, quando capì che lo stavo fissando. « Ah un'altra cosa. » Dissi avvicinandomi a lui e sedendomi sulla ringhiera della panchina, guardando dalla parte opposta alla sua. Alzò nuovamente lo sguardo verso di me. « Potresti dare una risposta a parole e non solo a gesti e non usare solo monosillabi? » Lo guardai un po' male, ma lui sembrò non accorgersene. Alzò le spalle. « Immagino che posso farlo... qualche volta. » Disse guardando quello stesso uccellino che adesso volava su un ramo. Socchiusi gli occhi quando disse qualche volta. « Hai fame? » Sussurrai guardandolo. Annuì con un "Mh". Mi alzai e andammo verso un chiosco. Era aperto pur essendo le sei di mattina. « Che cosa vuoi? » Dissi. Mi guardò e indicò con il dito sulla vetrina una merendina dalla confezione rossa. Il venditore la prese e la mise sul bancone. Pagai io, in fondo, nel bene o nel male lo stavo costringendo a stare lì con me, perciò, dovevo come minimo offrirgli la colazione. « Tieni. » Dissi passandogliela e mi ringraziò. La guardò un secondo, cercando  da che parte si dovesse aprire. Lo osservai divertito, a volte faceva cose buffe e le espressioni che aveva mentre le faceva era qualcosa di...adorabile? No, il termine non poteva essere quello giusto eppure in quel momento fu l'unico che mi arrivò al cervello. Bevvi il caffè caldo mentre lui mangiava con piccoli morsi quella merendina.
Feci un passo verso di lui, « Facciamo un giro. » Sussurrai guardando le sue spalle. Lo sentì dire un « Non puoi stare fermo un attimo. » e poi prese lo zaino appoggiato sulla panchina in ferro battuto. Si mise davanti a me e mi fissò. Sinceramente, non riuscivo a capire cosa passasse nella sua testa.

Camminammo per una stradina vicino al mare, in silenzio. Nè io nè lui avevamo aperto bocca. Proseguì per un po' finchè capii che non mi stava seguendo. Guardai al mio fianco, e infatti, lui non c'era. Mi girai e lo trovai a qualche metro di distanza, accovacciato su se stesso. Mi avvicinai a lui, guardandolo forse con leggera preoccupazione. « Non ti senti bene? » Chiesi, immaginando che le ferite che aveva dovevano fargli un dolore atroce. Mi guardò interrogativo, come se avessi fatto chissà quale domanda. « Eh? » Domandò con quella vocina bassa. « Mi allacciavo la scarpa. » Disse poi indicando il laccio bianco. Stavo diventando ansioso per una cosa del genere? Alzò le spalle e tornò in piedi. Quasi mi venne da ridere pensando alla mia stupidità. « Sediamoci. » Disse poggiando lo zaino sul muretto. Lo sguardo spento, i capelli un po' scompigliati dal vento che si era alzato. Annuì. Si sedette vicino a me e poggiò una mano sul suo stomaco. Lo guardai di profilo, i capelli castani tendenti al biondo gli erano finiti sugli occhi. Non so per quale diavolo di ragione, allungai la mano verso di lui e glieli spostai dal volto. Mi guardò con quell'aria interrogativa che in un solo giorno avevo visto e rivisto. « Scusa. » Dissi senza sapere esattamente per cosa mi stavo scusando. Alzò le spalle e si voltò dall'altra parte. Un rumore leggero, quello di una vibrazione, proveniva dal suo zaino. Lo prese e tirò fuori il cellulare. Lesse qualcosa e scese dal muretto. « Tra dieci minuti devo essere a scuola. Ci vediamo. » Disse con tono apatico. « Domani, alle sette. » Sussurrai guardandolo. Lo vidi annuire e andarsene. Aspettai che girasse la traversa e andai anche io verso la mia scuola.




Che dire, ero partita con l'idee un po' diverse da quelle che sono ora. Ad esempio, Abyss me lo immaginavo con i capelli rossi scuri praticamente castani e me lo immaginavo anche più giovane, tipo sui 14 anni, mentre Matt ne doveva avere 17. Questo capitolo l'ho messo quasi subito, dato che quello prima era solo il prologo uwu.
Beh, ogni modo, spero via sia piaciuto,
bye bye.

  
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