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Autore: whateverhappened    27/04/2011    5 recensioni
Era arrivato a Hogsmeade proprio quella mattina, seguendo quello che da ormai molti anni era quasi un rituale. Sapeva che molti suoi colleghi giungevano a Hogwarts con l'Espresso, insieme agli studenti, ma la sola idea di attraversare la Gran Bretagna con una mandria di ragazzini lo faceva innervosire. […] Si sedette al suo solito tavolo, quello accanto alla finestra che dava sul retro. Nessuno voleva mai sedersi lì, tutti preferivano vedere il brulicare della gente in strada piuttosto che le casse accumulate nel piccolo giardino. A Phineas non importava il panorama, voleva soltanto stare il più lontano possibile dalla confusione e, soprattutto, dagli studenti. Odiava le loro grida, odiava come si comportavano.
[Phineas Nigellus Black]
Storia partecipante al contest "La Coppa delle Case", indetto da Only, Casa Grifondoro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Dedicata alle mie colleghe Grifondoro:
Pay, Von, Ire, Joey e mazza ♥









Alle nove di sera le stradine di Hogsmeade erano quasi deserte, solo davanti alle locande si intravedevano gruppi di persone. Da lì a qualche giorno sarebbero arrivati gli studenti di Hogwarts e, allora, sarebbe iniziata la vera stagione degli affari per chi aveva un negozio nel piccolo paese magico.

Phineas camminava lentamente, appoggiandosi al bastone di legno nero che aveva ereditato dal padre. Era arrivato a Hogsmeade proprio quella mattina, seguendo quello che da ormai molti anni era quasi un rituale. Sapeva che molti suoi colleghi giungevano a Hogwarts con l'Espresso, insieme agli studenti, ma la sola idea di attraversare la Gran Bretagna con una mandria di ragazzini lo faceva innervosire.

«Professor Black!» Phineas si voltò di scatto, trovandosi di fronte il sorridente proprietario dei Tre Manici di Scopa. «Non sapevo del suo arrivo. Si accomodi, le offro il suo Whisky Incendiario!»

Phineas acconsentì con un semplice cenno del capo, entrando lentamente nel locale. Si sedette al suo solito tavolo, quello accanto alla finestra che dava sul retro. Nessuno voleva mai sedersi lì, tutti preferivano vedere il brulicare della gente in strada piuttosto che le casse accumulate nel piccolo giardino. A Phineas non importava il panorama, voleva soltanto stare il più lontano possibile dalla confusione e, soprattutto, dagli studenti. Odiava le loro grida, odiava come si comportavano.

«Allora, è pronto a questo nuovo anno?» Albert, il proprietario, si sedette di fronte a Phineas. Il locale era deserto, poteva concedersi una pausa insieme a quell'unico cliente. Phineas lo osservò mentre riempiva due bicchierini di Whisky, il suo liquore preferito. Albert conosceva bene i suoi gusti, era cliente fisso da che aveva iniziato ad insegnare a Hogwarts.

«Come al solito» rispose enigmatico, buttando giù in un unico sorso tutto il contenuto del bicchiere. Albert sorrise appena, riempiendolo di nuovo.

«A volte mi chiedo perché lei sia diventato un insegnante se odia così tanto gli studenti» fin da quando si erano conosciuti, Albert aveva dato chiara dimostrazione del fatto che non si sarebbe rivolto a Phineas come se fosse stato un nobile. Non gli importava che fosse un Black, da buon affarista dei suoi clienti guardava solo la validità del denaro con cui pagavano. Se in principio Phineas, abituato ad essere trattato con un rispetto quasi eccessivo, non aveva gradito quel comportamento ora non ci faceva quasi più caso. Era cliente fisso, a lui veniva riservato il miglior Whisky Incendiario, quello gli bastava.

«Per amore della cultura. Ho sempre pensato che non ci fosse nulla di meglio, apprendere sempre più nozioni è sempre stata la mia aspirazione» un altro bicchiere venne svuotato. «Pensavo che insegnare fosse la cosa più naturale per me, portare i giovani a conoscere sempre di più. Ma gli studenti... Gli studenti non vogliono imparare, vogliono solo fare. Pretendono di saper maneggiare una bacchetta dopo una lezione, di conoscere le arti magiche per il solo motivo che sono stati ammessi ad Hogwarts. Credono di sapere tutto. È irritante: passi tutta la tua vita a studiare e approfondire, poi arriva un dodicenne e ti tratta come un idiota solo perché tenti di spiegargli come procedere a piccoli passi!»

Albert non disse nulla, aveva capito immediatamente che quello che Phineas cercava non era una chiacchierata ma un modo per sfogarsi. Quando suo padre aveva iniziato ad insegnargli come porsi coi clienti gli aveva spiegato che un buon barista è in grado di fare quasi da confessore ad un cliente: era suo preciso compito ascoltare ciò che gli veniva raccontato e, se possibile, consigliare al meglio gli avventori. Sapeva di non poter intervenire in alcun modo nella situazione di Phineas, lo sentiva lamentarsi dell’insegnamento da Merlino solo sapeva quanti anni, ma aveva due buone orecchie per ascoltare e una bottiglia quasi piena di Whisky Incendiario da svuotare.

«Ai miei tempi non era così. L’insegnante era la massima autorità, quasi da riverire! Sapeva cose che noi studenti non avremmo nemmeno immaginato, era quasi un’enciclopedia vivente nella sua materia. Lo ascoltavamo!» Phineas scosse la testa, bevendo un altro sorso di Whisky. «Ora ci prendono in giro di nascosto, sai? Ho più volte scoperto degli studenti a darmi del vecchio rimbambito. Secondo loro dovrei farmi rinchiudere in qualche struttura per anziani!»

«Una volta un cliente mi ha detto che un uomo è vecchio quando i rimpianti, in lui, superano i sogni. Dovrebbe considerare questo più che le parole degli studenti, professor Black» commentò Albert, riempiendo nuovamente i due bicchieri di Whisky. Era una frase che gli era rimasta impressa, pronunciata da un viandante che non era più tornato da quelle parti. Ogni tanto gli tornava in mente e si sorprendeva nel considerare la sua vita secondo l’ottica di quella frase, concludendo sempre che, in fondo, i suoi settant’anni non lo rendevano poi così vecchio.

«Forse dovrei» rispose Phineas, annuendo. «Non ho più lo spirito che avevo una volta. Quei maledetti studenti mi fanno impazzire!» si alzò scuotendo la testa. Lasciò sul tavolo una manciata di monete e salutò Albert con un semplice cenno del capo. L’uomo lo salutò di rimando, ma Phineas aveva già raggiunto l’uscita.

Camminò con lentezza in direzione della scuola, appoggiando tutto il peso sul vecchio bastone di legno. Pensava, continuava a rimuginare sulla frase riferitagli da Albert. Aveva senso, in fondo. Lo rispecchiava. Era da molto tempo che pensava di lasciare l’insegnamento, una carriera intrapresa in giovane età pur non avendone necessità. Avrebbe potuto vivere di rendita con i fondi della famiglia Black, nulla gli impediva di avere un’esistenza ricca di agi senza il minimo sforzo, tuttavia aveva scelto di insegnare. Aveva dedicato tutta la sua vita agli studenti, cercando di trasmettere loro quella passione per la cultura che aveva imparato quando era lui ad andare ad Hogwarts. C’erano così tante cose da apprendere, anche dopo quarant’anni di studio non poteva dire di conoscere tutto. Da giovane il suo sogno era stato quello di vedere gli alunni appassionati a quello che aveva da trasmettere, per qualche tempo era riuscito con qualche ragazzo particolarmente studioso ma ben presto aveva dovuto ammettere che non c’era, fra gli studenti, quella sete di sapere che aveva immaginato. Tutti i suoi sforzi erano caduti nel vuoto, i suoi sogni non si erano mai realizzati. Alla lunga aveva smesso di mettere passione nel suo lavoro, a lezione si limitava ad illustrare i fatti senza nemmeno tentare di coinvolgere gli studenti. Non era amato, nella sua aula era rispettato solo per il suo nome e per il timore che era in grado di incutere. Phineas aveva spesso pensato di lasciare tutto, in quegli ultimi anni aveva deciso di andare in pensione. Non era particolarmente anziano, ma non si sentiva abbastanza giovane per continuare. La frase di Albert gli aveva chiarito ciò che già immaginava: Phineas non era vecchio di età, ma si era inaridito di carattere fino ad invecchiare dentro. Non sapeva più cosa volesse dire avere un sogno, i suoi pensieri erano soltanto di rimpianto per quella carriera che non era riuscito a vivere come desiderava. Era arrivato al punto in cui i rimpianti erano maggiori dei sogni, proprio come aveva detto Albert. La sua professione era divenuta quasi intollerabile, da amata che era. Gli studenti non volevano saperne di essere assistiti dagli insegnanti, persino quando avevano realmente bisogno preferivano crogiolare nei propri problemi piuttosto che farsi aiutare da lui.

Quando arrivò ai cancelli della Scuola di Magia e Stregoneria Phineas aveva ormai preso una decisione: quello sarebbe stato il suo ultimo anno di insegnamento. L’anno seguente il Preside sarebbe andato in pensione e sapeva di essere uno dei candidati per prendere il suo posto, avrebbe impegnato tutte le sue energie per raggiungere quella carica. Per quanto non volesse più dedicarsi all’insegnamento Hogwarts era sempre un luogo incredibilmente importante, la sua casa negli ultimi anni, e non sarebbe stato un branco di inetti ragazzini a fargli rinunciare a quelle mura. Non gli importava di essere detestato dagli studenti, sarebbe comunque diventato Preside, anche se il Preside meno amato nella storia di Hogwarts.























Storia scritta per il contest “La Coppa delle Case”, indetto da Only sul forum di Efp.
Traccia: uno o più membri dello staff di Hogwarts; "Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti in lui, superano i sogni." (A. Eistein); Hogsmeade; Whiskey Incendiario.

La frase “Gli studenti non volevano saperne di essere assistiti dagli insegnanti, persino quando avevano realmente bisogno preferivano crogiolare nei propri problemi piuttosto che farsi aiutare da lui” riprende ciò che Phineas dice a Silente nel quinto libro: “mai cercare di capire gli studenti. Lo detestano. Preferiscono di gran lunga essere tragicamente incompresi, crogiolarsi nell’autocommiserazione”. Secondo Sirius Phineas è stato davvero il Preside meno amato nella storia di Hogwarts (sempre dal quinto libro).



§ - Sogni mai realizzati, whateverhappened - §

• Grammatica e forma: 15/15
• Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
∙ introspezione: 65 % → 6.5/6.5
∙ credibilità: 10 % → 1/1
∙ IC: 25 % → 2.5/2.5
• Originalità della trama: 10/10
∙ scelta personaggi (e/o pairing): 40 % → 4/4
∙ innovazione della trama: 40 % → 4/4
∙ spunti offerti: 20 % → 2/2
• Attinenza al tema assegnato: 10/10
∙ utilizzo dei personaggi assegnati: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo del luogo assegnato: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo della citazione assegnata: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo dell'oggetto assegnato: 25 % → 2.5/2.5
• Gradimento personale: 5/5
Totale: 50/50.

Mi fa poco onore, ma non ho davvero nulla da dire su questa storia. È perfetta da ogni punto di vista, impeccabile nel campo grammaticale, i personaggi sono perfettamente caratterizzati, la trama e Phineas sono decisamente originali, il tema è trattato alla perfezione in tutti i suoi elementi.
Ho adorato questa storia, davvero, è probabilmente la mia preferita di tutto il contest. Bravissima!


Ringrazio Only per questo meraviglioso giudizio <3
Rileggendo questa storia a distanza di mesi ho notato che Phineas starebbe stato benissimo a Corvonero, non trovate? Ora mi sono convinta che al momento dello Smistamento il Cappello ha avuto i suoi buoni dubbi, sìsì, ma alla fine l'essere un Black convinto ha avuto la meglio XD
   
 
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