Alla fine dello scorso capitolo avevo dato anticipazioni un po’ troppo precoci. Lituania è stato appena portato via… anzi, non è esatto dire così. Ma lo leggerete in questo capitolo…
Mentre la neve cade silenziosa, il girasole cede al freddo e, in un istante, sembra morire.
Il
silenzio stillava in gocce
dolorose. La pioggia era la sua clessidra, scivolando giù
dalla grondaia
scandiva il tempo che passava. Ogni goccia, ogni impietoso momento in
più in
cui lui non tornava.
Plic. Plic. Plic.
Non
sapeva cosa desiderava,
se restare lì e vedersi arrivare loro due dalla porta
principale o se
rifugiarsi in camera, stringendosi contro le coperte come a ricreare un
abbraccio soffocante, e, insonne, essere costretto ad ascoltare i loro
passi
sulle scale, la porta della camera di Russia che si sarebbe poi chiusa,
in
lontananza, dietro di loro.
Non
sapeva, insomma, se farsi
sbattere la cosa in faccia o se percepirla di nascosto, rifugiato nel
calore
illusorio del suo letto.
Quel
letto che alle volte era
stato anche di Russia.
Plic.
Plic. Plic.
Un altro istante. Un altro istante.
Un altro istante.
Era
ormai arrivato quasi in
cima alle scale; ci aveva messo un po’, ma aveva deciso di
tornare nella sua
stanza. Dopotutto era tardi, o almeno, fuori era già buio,
dunque eccolo lì a
trascinare stancamente le gambe al piano superiore.
Proprio
in quel momento il
portone principale si aprì.
Lituania
sapeva perfettamente
che le persone che lo avrebbero varcato era quelle a cui aveva pensato
per
tutto il pomeriggio, così si affrettò, il cuore
in gola come se quei gradini
fossero stati infiniti.
Ma
l’aveva sentito: << Cina…
>>, gli giunse quel nome,
pronunciato dalla sua bocca, e mai un nome aveva fatto tanto male.
Stavano
forse parlando di chissà cosa e Russia aveva solo detto Cina, come poteva bastare a fargli ardere
la gola di lacrime
ricacciate indietro?
Si
rispose da solo, mentre
percorreva gli ultimi metri che lo separavano dalla camera. Era
perché non
erano due nazioni che parlavano, erano due amanti, e quel semplice nome
trasudava di carezze non ancora espresse, di sguardi
d’affetto e passione che
di lì a poco avrebbero trovato ragione nei corpi.
Non
ce la faceva a reggere
tutto quello.
La
porta fece troppo rumore
quando la chiuse, ma Toris non vi fece caso; non si gettò
sul letto ma si
sedette per terra, appoggiandovi la schiena, proprio davanti alla
grande
finestra. Reclinò la testa, per impedire alle lacrime di
cadere giù,
limitandosi il campo visivo al solo cielo notturno buio e con
già le prime
stelle.
Quella
non era solo una
delusione d’amore, c’era molto di più,
quel tradimento era giunto dopo tante
cose che avevano passato assieme. Dopo la conquista, la rivoluzione, la
Prima
Guerra mondiale, la pace e l’allontanamento, la sua
permanenza da America e il
breve soggiorno da Germania; era giunto dopo l’aver detto che
lo amava, e dio quelle parole verso
la persona che
l’aveva tanto ferito gli erano costate chissà
quanto.
Tutta
quella storia sembrava
improvvisamente non contare più niente, cancellata da freghi
rossi proprio come
si fa con un errore su un foglio. Forse un giorno si sarebbero
addirittura
dimenticati tutto, avrebbero guardato quei segni e si sarebbero
chiesti: “Ma
cosa c’era scritto lì sotto?”.
Forse
per Russia era già
così.
Il
pensiero di essere il solo
a dare importanza a quei ricordi lo schiacciò, conducendolo
ad un sonno
agitato; nel dormire la testa del lituano si reclinò, e
finalmente le lacrime
scivolarono giù.
Una voce
concitata… molto lontana… no, era il sogno che si
stava
allontanando. Il sonno, allentando la presa su di lui, gli
ricordò gradualmente
che stava sognando qualcosa di spiacevole, un incubo senza linee
precise.
<<
Lituania! L-Lituania! >> un suono reale, accanto al
letto.
<< Lituania ti prego, svegliati! >>.
L’agitazione
di Lettonia, e le sue mani che gli scuotevano un braccio,
ridestarono Lituania. Il baltico più grande fece per
alzarsi, ma nel muoversi
un dolore lancinante gli trafisse i muscoli di schiena e gambe. Era
rimasto
tutta la notte a sedere per terra, che idiota… ricordando
che era stato sul
punto di piangere si passò rapido una manica sul viso, sia
per scacciare il
ricordo che per disperdere le ultime tracce di sonnolenza.
<<
S-stai bene? >> ma non lo lasciò nemmeno
rispondere,
<< Lituania è tardissimo, io ed Estonia
pensavamo che fossi già in cucina
a preparare la colazione… >>
La colazione.
Gli occhi di Lituania
parvero farsi più grandi mentre incontrava quelli
intimoriti del fratello.
<<
R-Russia-san scenderà a m-momenti! >> il suo
balbettare e
tremare si fecero più accentuati, ma Toris non li aveva
nemmeno notati per la
fretta di correre giù. Arrancò per le scale, e
grazie al cielo non aveva avuto
bisogno di perdere tempo a vestirsi visto che la sera precedente era
stato
troppo impegnato a commiserarsi per infilarsi il pigiama.
L’ultimo gradino lo
tradì, e si ritrovò a battere una ginocchiata
dolorosa sul pavimento; strinse i
denti e si rialzò all’istante per fiondarsi in
cucina dove Estonia lo accolse
con un sussulto e un: << Finalmente! >>.
Anche Eduard pareva
piuttosto nervoso. Gli lasciò subito il posto davanti
ai fornelli, Lituania afferrò il manico della padella dando
al contempo
un’occhiata al resto della colazione che gli altri due
baltici avevano iniziato
a preparare.
<<
Dov’è lo Tvorog? >> chiese nel
mentre cominciava a ungere
la padella con del burro.
<< Io
l’ho… no, l’ho dimenticato.
>> riuscì a trovarlo
subito, depose il piatto sul tavolo, tornando al fianco di Lituania.
<<
Va bene l’impasto? >>
<< Non
l’ho assaggiato, mi fido di voi. Comunque non abbiamo
più
tempo >>, anche volendo non avrebbe avuto modo di rifarlo
e, scaldata la
pentola, cominciò subito a cuocere i bliny.
Con
l’acciottolio dei piatti che venivano spostati o riposti non
sentì
l’avvicinarsi dei passi di due persone, ma i bliny, appena
pronti, si resero
complici del suo voltarsi giusto in tempo per l’arrivo del
padrone di casa e
del suo ospite.
<< Fate
sempre colazioni così esagerate, aru? >> stava
chiedendo Cina, che aveva adocchiato con stupore la spropositata
quantità di
calorie sul tavolo. Dopo che ebbe passato al setaccio con gli occhi le
varie
pietanze alzò lo sguardo sulla padella che Lituania aveva
ancora in mano, poi
sul baltico stesso, e solo allora parve accorgersi del silenzio che
aveva
seguito il suo ingresso.
<<
Abbiamo bisogno di pietanze sostanziose qui in Russia >>
rispose Ivan, spezzando il silenzio con la sua noncuranza.
<< Vieni in
sala, non è qui che faremo colazione >>.
Cina parve grato di
andarsene, gli sguardi delle altre due nazioni
addosso dovevano averlo un po’ agitato. In effetti gli
avevano probabilmente
ricordato quanto strana fosse la sua presenza in quella casa,
soprattutto se si
considerava che era mattina presto.
Soprattutto
perché si intuiva dove, con
chi, avesse passato la notte.
Lituania, sentendosi
addosso gli sguardi di commiserazione dei fratelli,
seguì i due dopo appena un istante. Giunse in sala, i
capelli in disordine per
non averli potuti pettinare quella mattina, il piatto di bliny caldi
che gli
scottava le dita ancora impiastricciate di burro, il ginocchio che
pulsava
dolorosamente minacciando di cedere ad ogni passo. Mentre lui ed
Estonia
servivano le pietanze Lituania fu bene attento a non soffermarsi
neppure un
istante su Russia.
Vide Cina invece, non
poté evitarselo nonostante la veste verde chiaro
attirasse l’attenzione meno di quella rossa.
L’orientale aveva le gote
imporporate, e non sembrava a suo agio. Forse lo sarebbe stato non
appena se ne
fossero andati…
Come se non avessero
capito in che rapporti era con Russia. Era un po’
tardi per nascondere certe cose.
Plic. Plic. Plic.
Il suono della
pioggia sostituiva ancora le sue lacrime.
Senso di colpa.
Quel sentimento era
nato nell’istante Russia si era accorto che Lituania
era entrato in sala riunioni nel momento sbagliato. Aveva represso
all’istante
la strana e fastidiosa emozione, ed era stato facile finché
aveva i baci e il
corpo di Cina a distrarlo. Sui suoi sentimenti non aveva poi
così tanto tempo
da perdere, non con Stalin così concentrato nel modernizzare
i mezzi di
combattimento attualmente a loro disposizione. Russia non aveva avuto
tregua,
fra le riunioni e il suo dover correre da un posto all’altro.
Tuttavia quella
mattina aveva sorprendentemente avuto un po’ più
di tempo
per sé stesso; si era ritrovato da solo assieme a Lituania
che si aggirava con
efficienza per la cucina, preparando la sua colazione.
Toris era pallido, e
un po’ più magro del solito, lo notò
anche se il
baltico sembrava fare di tutto per non voltarsi verso di lui,
così il russo si
ritrovò a guardare i suoi capelli, seguendo quei filamenti
bruni fino alle spalle,
poi proseguì giù, lungo la schiena; la sua
schiena… con i vestiti a nascondere
le vecchie cicatrici da lui provocate.
Solo in quel momento
il senso di colpa ricominciò a serpeggiargli
addosso, strangolando sul nascere la sua infantile curiosità
nell’indagare su
quanto di preciso gli aveva fatto male. Era quella schiena, quella
maledetta
schiena.
Quella schiena umana di quel
fragile corpo di ragazzo.
<<
Giappone sta per arrivare >> Toris si era voltato appena
nel dirglielo, stava guardando un orologio. << Vado
all’ingresso ad
accoglierlo >>.
Sparì,
mentre Russia finiva di mangiare. L’umore del russo era
incredibilmente peggiorato, e certo il dover incontrare Giappone non
contribuiva a rallegrarlo.
Giappone fu accolto
da un sorriso gelido, che su quell’uomo così alto
metteva una certa soggezione. Neanche Kiku era felice di essere
lì, Russia ne
era certo, ma l’orientale nascondeva incredibilmente
qualsiasi emozione dietro
gli occhi scuri.
Smise così
di pensare a Toris, in favore degli accordi che stava per
firmare.
E, inaspettatamente,
quella sera ricevette un’altra visita dall’oriente.
Era andato di persona
ad aprire la porta, ma Lituania era già lì e fece
prima di lui. Lasciò entrare Cina, prima di defilarsi
rapidamente.
Ebbe la tentazione di
seguire Toris, per guardarlo un istante negli occhi
perché non aveva dimenticato quel che aveva provato quella
mattina, ma c’era
Cina lì, e non poté far altro che guardare lui. E
non si limitò a osservarlo,
prese il suo polso e, nonostante le proteste, lasciò
scivolare le loro mani a
intrecciarsi mentre lo portava con sé in camera.
Fece le cose con
calma, ma man mano che denudava quel corpo scopriva
ferite fresche che, se non stava attento, sanguinavano macchiando le
bende da
lui sopra apposte. Sangue, un liquido visto tante volte.
Cicatrici, nessuna
novità per lui.
Ma Yao ne aveva una
sulla schiena. Era lunga, netta, vecchia, deturpava
in un solo colpo la sua pelle. Ivan si trattenne a guardarla, e sotto
il suo
sguardo quella cicatrice parve divenire molte cicatrici
perché adesso quella
schiena non era la schiena di Cina, ma quella di Lituania e quei vecchi
colpi
erano stati causati da lui. Quell’illusione parve aleggiare
su di loro mentre
il russo accarezzava la spina dorsale del cinese,
quest’ultimo che stava rabbrividendo
per quelle attenzioni stranamente lente.
<< Chi
te l’ha fatta? >> la voce di Ivan
solleticò il suo
orecchio.
Cina
sembrò intenzionato a non rispondere, ma dopo qualche
istante in cui
si udivano solo i loro respiri disse piano: << La persona
che ho cresciuto
>>.
Lituania e Cina
avevano entrambi sulla schiena segni lasciati da qualcuno di amato.
Di colpo
desiderò non aver firmato quel patto di non aggressione con
Giappone; lo fece infuriare il fatto che poche ore prima fosse stato
nella sua
casa. La sua rabbia non trasparì se non con una presa
più forte sui polsi del
cinese mentre lo voltava, avendo cura di non vedere più la
sua schiena che gli
ricordava… che gli ricordava…
… quanto
arrabbiato era anche verso se stesso.
<<
Germania sta per attaccarti! >>
<< Mh,
mh…
>>
<< Sto
dicendo sul serio, ha attaccato me e ora sta per attaccare te,
riconosco quando
Germania sta per assalire qualcuno sai?! Non ho vinto per caso!
>>
Inghilterra era sembrato prossimo ad una crisi isterica, dovuta al
fatto che
Russia stava del tutto ignorando i suoi avvertimenti.
<< Per
quanto mi scocci ammetterlo credo che Inghilterra abbia ragione, aru
>>
tentò di intervenire anche Cina. Russia però
attirò a se il cinese con una
mossa fulminea, mettendolo a tacere con un bacio che fece quasi
strozzare
Inghilterra col tè.
<<
Come…?
Quando…?! >> il borbottare di Inghilterra
stava salendo pericolosamente
di tono.
<< Non
preoccuparti per me Cina, Germania non ha accumulato ancora abbastanza
coraggio
per osare giocare con me! >>
Le ultime frasi
Lituania le aveva solo sentite perché aveva distolto lo
sguardo al momento del loro bacio. Il ricordo
dell’avvertimento ignorato era
ancora fresco, e sembrava ancora più netto in quel momento,
visto che la tenda
che li accoglieva si ergeva proprio al confine verso il quale Germania,
a
dispetto delle parole di Russia, stava marciando.
<<
Lituan… Toris. >>
Il modo in cui
Estonia si era corretto lo sorprese. Anche la sottile ruga
tra le sue sopracciglia, che gli dava quell’aria grave,
stupì il baltico più
grande. Lituania era seduto, dunque Estonia lo guardava
dall’alto, e d’un
tratto il lituano si rese conto di quanto il fratello sembrasse
più maturo di
lui.
Toris non seppe mai
come continuasse quel discorso iniziato col suo nome;
Russia e Lettonia erano entrati nella tenda, ma Raivis non vi rimase
che un
istante prima che Ivan ordinasse a lui e a Eduard di uscire.
Lituania
capì perché li aveva fatti andar via non appena
colse come i
suoi occhi si fossero posati sulla sua gamba, che non aveva fatto in
tempo a
coprire di nuovo con le bende.
Una ferita marginale,
la pelle era lesa da una scia rossa lasciata da un
proiettile che aveva mancato il bersaglio. Ma non era stata quella
ferita di
una guerra appena cominciata ad attirare l’attenzione di
Russia, Toris lo
sapeva.
Era colpa del suo
ginocchio…
Il suo ginocchio era
livido, tinto di una dolorosa tonalità violacea che
stava sfumando nel giallo.
<< Come
te lo sei fatto? >> domandò, ma prima che
avesse modo
di trafiggerlo con lo sguardo il baltico aveva distolto gli occhi.
<< Sono
caduto >> rispose semplicemente, atono. Sono
caduto per correre a prepararvi la
colazione, ma questo non lo disse.
Era riuscito a
controllare la voce, ma il sollievo non arrivava a causa
del dolore che il tocco di Ivan sulla gamba gli provocava; e non era
per il
livido, no, era stata la delicatezza delle sue dita e la venatura di
preoccupazione nella voce a fargli salire un groppo in gola.
Tu ami Cina, non
è vero?
Sarebbe stato meglio
se nessuno dei due avesse più ricordato niente
dell’altro,
almeno così Toris non si sarebbe sentito morire per i
polpastrelli del russo
che avevano cominciato a carezzarlo; lo toccava appena appena, ma non
aveva i
guanti e il lituano poteva sentire la sua pelle, il suo calore.
Toris
sussurrò delle parole in lituano, un invito a fermarsi
pronunciato
così piano che non c’era modo di capirlo. Russia
gli si era avvicinato, il
corpo di Lituania pareva deciso a restare inerte ad attendere quel che
sarebbe
accaduto anche se i pensieri stavano riacquistando forza, implorando di
sottrarsi a quella tortura.
<<
RUSSIA-SAN! >> delle urla all’esterno, che si
persero
all’istante nel fragore di una deflagrazione che scosse la
tenda e i loro
nervi. Toris scattò in piedi, solo quello prima di essere
afferrato per un
braccio da Russia e portato fuori all’istante. Appena usciti
una seconda onda
d’urto fece chiudere gli occhi del Lituano.
Quando li
riaprì non vi era il tumulto che chiunque avrebbe
immaginato.
Una linea di soldati russi arretrava, qualche ordine gridato, poi
scomparvero.
Ed eccolo apparire,
il caos sotto forma di una fila di uomini che ormai
non erano che corpi morti, insanguinati, sparsi per il campo dopo che
una bomba
ancor più vicina li aveva presi.
Fu la guerra,
combattuta in prima linea come non faceva da tempo. Toris
affrontava armi nuove, sconosciute, avanzate; Toris rivedeva la morte,
personificata in un uomo i cui occhi azzurri e l’imponente
statura si
materializzarono da un varco nelle truppe nemiche all’assalto.
Lo vedeva come una
figura terribile, che avanzava e avanzava…
Lettonia correva
verso quell’uomo, ma Estonia stava cercando di
raggiungere lui, che non capiva, sentiva solo l’adrenalina
della battaglia in
corpo che si mescolava alla disperazione dell’essere
costretto alla guerra.
Estonia
tentò di urlargli qualcosa, era ancora lontano…
c’era tanto
rumore… Lituania non capiva… a Lituania non
interessava sentire quel che stava
dicendo, perché che importanza avevano le parole sul campo
di battaglia, mentre
i soldati morivano o venivano mutilati? Che importanza, mentre loro
rischiavano
di fare la stessa fine?
Che importanza?
Si volse invece
dall’altra parte, dove trovò Russia a ricambiare
il suo
sguardo. Perché era immobile? E che strana espressione
aveva. Toris continuava
a non sentire le parole di Estonia.
Che importanza? Lo
sapeva già. Sapeva qual’era il discorso che voleva
fargli prima, quando aveva quell’aria tanto seria, ne avevano
già discusso
tante volte.
Stare
con lui ti sta distruggendo. Devi andartene, devi stare con noi,
andremo
lontano tutti insieme. Germania può proteggerci.
Germania
può tenergli testa.
Lentamente Lituania
abbassò la Pepeshka*. Scorse un lampo di dolore
oscurare il volto di Russia, ma stavolta non distolse i suoi occhi, lo
guardò
fino a che Estonia non lo prese per una manica. Lasciò che
lo conducesse via.
Il fucile con il
quale non aveva difeso Ivan gli cadde dalle mani,
venendo subito calpestato dai soldati tedeschi. Gli parve allora che
non
avrebbe mai più avuto niente a cui dare davvero importanza.
*Pistola mitragliatrice russa.
1)
Note
a fine storia: Lo Tvorog è un formaggio
fresco russo simile alla
ricotta, molto usato in Russia sia per piatti dolci che salati.
I Bliny (anche
conosciuti
come blintz, blintze o blin)
sono una tipica frittella
della cucina russa simile ad una crepes, ma con la differenza che
rispetto a
quest'ultimo, il bliny ha bisogno di lievitazione. (cit.
Wikipedia). Pare
che i Bliny necessitino di molte ore di lievitazione, anche tutta la
notte… per
questo Toris dice che anche volendo non avrebbe avuto modo di rifare
l’impasto.
2) Stalin, nel 1941, era concentrato completamente nell’organizzare e modernizzare il suo apparato militare. La sua era una frenetica corsa contro il tempo, in quanto temeva un imminente attacco da parte della Germania (un attacco imminente ma non immediato, in quanto non pensava sarebbe avvenuto prima del 1942).
3) Il patto nippo-sovietico di non aggressione fu firmato a Mosca nel 1941 da Molotov (ministro degli esteri russo) e Matsuoka (ministro degli esteri Giapponese). Il patto impegnava entrambe le potenze alla reciproca neutralità, nel caso di un attacco ad una delle due da parte di una terza potenza, e di non aggressione di una delle due nei confronti dell'altra. Il patto aveva una validità di cinque anni. (cit. Wikipedia).
4) L’Inghilterra in quel periodo tentò, fallendo, un riavvicinamento all’URSS. Quando Inghilterra dice che Germania l’ha attaccato ma lui l’ha sconfitto si riferisce alla “Battaglia d’Inghilterra”. Questa battaglia ebbe inizio il 10 luglio del 1940, e fu combattuta esclusivamente dalle forze aeree delle due nazioni (la Luftwaffe tedesca contro la RAF inglese). Termina nell’ottobre 1940 con la vittoria dell’Inghilterra.
5) Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l’Operazione Barbarossa (Unternehmen Barbarossa in tedesco) con la quale la Germania attaccava l’URSS, rompendo così il patto Molotov-Ribbentrop. Fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi (cit. Wikipedia).
6) Germania conquistò facilmente gli stati baltici in quanto la popolazione si dimostrò favorevole all’occupazione tedesca. Per rendere questo Lituania, nonostante tutto, non difende Russia.
----Angolo -stanzetta con
pasticcini, the, e tanta Vodka- delle risposte
alle recensioni! (a cura dell’autrice, di
Ivan e di Toris,
con l’aggiunta di un irritante Feliks
e dell’inquietante Natalia, del tremante Raivis, e Eduard,
e… degli Alleati in
generale, con probabili incursioni dell’Asse…)----
Yusaki: Non mi
ricordo più assolutamente niente di questo capitolo.
Estonia: cominciamo
bene.
Lituania: Forse
l’ha rimosso per lo shock.
*Yusaki va a
rileggersi il capitolo*
Yusaki:
sigh… sigh… Lituania,
sei un mostro, come hai potuto fare una cosa simile a Russia-san?!
Lituania:
Ma… guarda che non
è stata una decisione facile, e comunque ti sei
già scordata che lui mi ha
tradito con Cina?
Yusaki: Ah, hai ragione! Ok, allora ti sta bene Russia-san.
Russia:
KOL KOL KOL KOL KOL
KOL…
Yusaki:
Emh… non dicevo sul
serio Russia-san, lo sai che mi fai quasi compassione lì da
solo abbandonato da
tutti.
Russia:
…
Yusaki:
… va bene, non sono
consolante, e visto che non sono brava a consolare direi di passare a
rispondere alle recensioni!
Lettonia:
M-ma prima di
rispondere vi facciamo notare il miracolo di oggi: l’autrice
è v-viva!
Polonia:
cioè, sì, anche se
per tutta la settimana abbiamo pensato che fosse tipo un fantasma.
Lituania:
in effetti con
tutti i modi in cui aveva provato ad uccidersi, e con tutte le volte
che io
stesso ho tentato di ucciderla….
Russia:
speravamo davvero che
fosse morta.
Yusaki:
certo che anche voi
avete per me tutto quest’affetto… anche se me lo
sono meritato, però non posso
morire prima di aver portato a termine questa fanfiction.
Russia:
*sorrisone* quindi
dopo che l’avrai terminata…?
Yusaki:
LE RECENSIONI! Prima
che un russo infuriato mi picchi di nuovo, devo rispondere
a… Stefy_rin! Che
piacere risentirti cara…
purtroppo sì, lo scorso capitolo (e anche questo) era
pesante, però mi conforta
sapere che eri preparata a questi tempi bui. IO INVECE NON MI SONO
SENTITA
ABBASTANZA PREPARATA! BHUAAAAAH!ç__ç *si soffia
rudemente il naso in un
fazzolettino passatogli da Lituania*
Polonia:
tipo allora la
fanfiction sta finendo? Eh?
Yusaki:
beh, di certo siamo a
molto più di metà… però
abbiamo ancora qualche capitolo, come dire, non siamo proprio
agli sgoccioli. Ci sono ancora parecchie cose interessanti prima
dell’indipendenza lituana!
Lituania:
che è come dire che
mi ci sono voluti secoli per ottenerla.
Russia:
è letteralmente vero.
Yusaki:
Russia-san, c’è una
parte di recensione tutta per te.
Russia:
*legge* occhioni
grandi e cristallini… pelle bianca… corpicino ben
proporzionato… capelli
color cioccolato… *guarda Lituania
con un sorriso molto sornione*
Lituania:
*brivido* mi sento
in pericolo.
Russia:
Stefy_rin ha
assolutamente ragione… sei proprio il
perfetto uke da portarsi a letto.
Lituania:
avevo visto giusto,
sono decisamente in pericolo. C-comunque vorrei del gelato
al… ah!...
Russia-san non voglio! Sono ancora arrabbiato, io-aaah! Russia-saaan,
dobbiamo
rispondere… dobbiamo rispondere…
Yusaki:
DOVETE RISPONDERE
ALLE RECENSIONI! Lituania, tu devi fargliela pagare maledizione, non
puoi
cedermi così a caso! RIPRENDIT--- *l’autrice viene
abbattuta da una
rubinettata*
Russia:
Che autrice noiosa.
Lituania:
Stefy_rin siamo
dispiaciuti per la tua delusione amorosa… comunque il mio
gelato preferito è
alla vaniglia, ma amo molto anche il cioccolato.
Russia:
In realtà anche io
vorrei più scene di sesso… *gioca distrattamente
con i pupazzini a forma di
Lituania che la recensitrice gli ha lanciato contro*.
Yusaki:
*si sta sistemando il
ghiaccio sul bernoccolo in testa* Il mio gelato preferito è
invece… *la
guardano male* va bene, non vi interessa… allora, grazie
mille dei tuoi
complimenti, e come ultima cosa ti chiederei di andare a vedere la tua
casella
di posta su EFP perché sto per mandarti un messaggio con il
mio nuovo indirizzo
msn (quello vecchio è definitivamente morto, non funziona,
vorrei uccidermi).
Passiamo alla prossima recensitrice: Konoha_Hellsing_94!
… ha detto… che il mio capitolo è un
capolavoro? *commossa, si soffia di nuovo
con poca grazia nel fazzoletto di prima* Certo che Lituania che sclera
in
romano è davvero divertente da immaginare! XD
Lettonia:
se parla così
s-sembra quasi un maschio!
Lituania:
sigh.
Yusaki:
*che sta continuando
a leggere la recensione* Oooh, non sapevo che la paiata fosse composta
da
queste, emh, cose… *impallidisce* intestini… di
agnello…
Italia
(Lovino): sei una
maledetta ignorante autrice!.
Yusaki:
*sbianca del tutto*
Uh…
Estonia:
credo che ci serva
con urgenza dell’insalata, o dello zucchero.
Polonia:
ho tipo dei dolcetti
dell’altra volta. Mi sa che uno ha tipo un po’ di
muffa…
Russia:
non lo noterà.
*Rifilano il dolcetto all’autrice che lo sgranocchia,
tranquillizzandosi*
Yusaki:
Beh, temo che non mangerò
mai la Paiata, a meno che non sia fatta effettivamente con gli
intestini di
Cina, in quel caso potrei prontamente ripensarci, uhuhu…
*ghigno malevolo
rivolto a Cina*
Cina:
compatisco gli agnelli
adesso, aru.
Yusaki:
comunque, ecco, vedi
Russia-san? Stai perdendo fan a causa della tua geniale scappatella con
Cina!
V__V
Russia:
Sono stato battuto da
Danimarca? Kol kol kol…
Tutti:
*sottovoce* e ti sta
anche bene Russia-san.
Yusaki:
tornando a noi,
grazie per i tuoi incoraggiamenti, mi aiutano a non picchiare troppo la
testa
contro il muro per quel che devo scrivere… come dire,
raccontare di Russia e
Cina non mi piace proprio per niente. Però non preoccuparti,
anche se seguo un
filo storico confido nel fatto che Russia-san capisca
quant’è stato scemo a
mollare Lituania!
Lituania:
Konoha_Hellsing_94,
ti prometto che d’ora in poi Russia dovrà faticare
per farmi cedere, non lo
perdonerò facilmente! *Aria decisa e mal di stomaco in corso*
Yusaki:
grazie per la
recensione! Passiamo ora a miristar,
cara quando hai detto “infilarsi dentro Cina ho vomitato
anche io.
Lituania:
e io non avevo le
mie cose, ero solo un po’ nervoso, ecco.
Yusaki:
ma in effetti
Lituania è abbastanza donna… potrebbe davvero
aver avuto le sue cose!
Lituania:
Ma non è vero!ç__ç
Russia:
Scusami Lituania, non
avevo capito che eri nervoso per quella ragione… potevi
dirmelo però, ti avrei
lasciato in pace.
Lituania: qualcuno mi uccida.
Yusaki:
effettivamente lo
scorso capitolo è piuttosto lungo! Non me ne ero neanche
accorta. Forse ero
troppo impegnata a deprimermi! Ahaha… no, ok, non
c’è niente da ridere,
scusate. Be’, questo capitolo è invece un
po’ più corto dell’altro, ma un
po’
più lungo rispetto alla mia media.
Lituania:
Vorrei dire che
anche a me non piacciono le riunioni.
Yusaki:
io di solito mi
addormento alle riunioni. Cioè, o mi addormento o faccio
disegnini osceni sul
tavolo.
Tutti: che razza di persona è l’autrice?!
Yusaki:
Comunque Lituania
avrà presto l’occasione i vendicarsi anche sul
piano affettivo. *Sorride*
Russia:
dimmi che devo
uccidere, avanti, non aspetto altro.
Yusaki:
Devi aspettare il
prossimo capitolo Russia-san. Mmh… mi piacerebbe ignorare la
Storia per dare
una lezione a Cina ma, purtroppo no, non vedremo il suo brutale
omicidio a
opera di Lituania. Grazie della recensione e del vino! Cercheremo di
non
ubriacarci. Adesso abbiamo… Miharu__Chan!
Una nuova recensitrice che accogliamo con gioia! ^__^ Passiamo subito a
rispondere alle tue domande…
Cina:
Io sono un uomo, aru.
Yusaki:
Anche se non si
direbbe. Russia-san, pare che questa recensitrice ti ami! Ti ama quanto
e più
di Bielorussia, non sei felice? Leggi! *Gli fa leggere la recensione*
Russia:
*Risata vagamente
nervosa* un’altra Bielorussia… ahaha…
*disperato*
Tutti:
ora Russia-san è
fregato sul serio!
Yusaki: e probabilmente anche Lituania deve stare attento!
^^’ Avverto intenti
omicidi verso di lui provenire da Miharu__Chan…
Cina:
Stranamente invece io
sono salvo, pare, aru! Per una volta…
Yusaki:
Sì, sì, certo Cina,
toh, prendi uno dei dolcetti che ci ha mandato la recensitrice.
Miharu__Chan,
sono colpita dal fatto che ti sei iscritta per ringraziarmi
e… uccidermi… be’,
a ogni modo ti ringrazio tantissimo per avermi lasciato questa
recensione! Purtroppo
so che non è una storia perfetta, forse con la coppia
MiharuxRussia sarebbe
stata una fanfiction migliore ma non credo di essere in grado di
scriverla.
Sono ancora una piccola autrice un po’ incapace, ecco. A
proposito, voi *si
rivolge a Polonia e Lituania* non mangiate i dolcett…
*Polonia
e Lituania hanno le
guance piene di dolcetti, stile criceti*
Yusaki: SPUTATE SUBITOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!
Cina:
Grazie di pensare a
salvare anche me eh, aru! Meno male che so riconoscere i veleni.
Yusaki:
Ora che vi ho salvato
la vita, risponderò a Triadine.
Innanzitutto:
spero che la gita ti sia andata bene! Poi grazie per i complimenti. I
complimenti sulla scrittura in particolare mi fanno sempre molto
effetto. Ok, i
complimenti in generale mi fanno sempre molto effetto. Un giorno forse
riusciranno anche a creare in me un’autostima degna di questo
nome!
Russia:
le recensitrici
stanno diventando sempre più audaci nel minacciare noi
nazioni importanti.
Yusaki:
Triadine mi ha fatto
riflettere su una cosa: scrivendo un’autrice può
far fare qualsiasi cosa a un
personaggio.
Polonia:
tipo sei un po’
lenta autrice, ci ero arrivato, ecco, pure io.
Yusaki:
uhuhu… interessante…
un giorno proverò qualche divertente esperimento in merito.
Nel frattempo
ringrazio tantissimo anche Triadine e passo a… KawaiiSai! Un saluto grande grande,
e… sì, la storia doveva proprio
andare così. Diamine, Russia-san, KawaiiSai ha
ragione… tu non hai pazienza!
Non potevi capire un po’ di più il povero, dolce,
tenero Lituania-chan?
Russia:
*Russia beve Vodka e
la ignora*
Yusaki:
secondo me Cina
compare al momento sbagliato.
Lituania:
sarebbe stato
meglio se non fosse comparso affatto.
Yusaki:
ammetto che non
avremmo sentito la sua mancanza se non ci fosse stato.
Cina:
ormai sto zitto aru.
Yusaki:
c-certo che sentirsi
dire che… una descrizione
è…d-divina…
Estonia: riprendetela che sviene!
Yusaki:
*capogiro* be’, a
ogni modo mi fa piacere che la pensi così! Ho cercato di
rendere il dolore di
Lituania, mi sembrava però non venisse mai abbastanza
bene…
Lituania:
Kawaii-sai, anche
io sono sempre sulle spine per me ogni volta che viene scritto un
capitolo.
Lettonia:
i-in effetti ne hai
tutte le ragioni!
Yusaki:
ti ringrazio ancora
una volta delle tue recensioni e delle tue bellissime parole!
Siamo
arrivati alla fine
anche di questo capitolo, e, no, scrivere della schiena di Cina non mi
è
piaciuto affatto. Soprattutto perché era Russia che lo stava
spogliando, e che
cavolo.
Ho
detestato anche che
Lituania abbandonasse Russia… non giudicatelo troppo
severamente, Toris non l’ha
fatto per ripicca, ma perché sapeva che era meglio per il
suo popolo, e perché
in quel momento non aveva più alcuna ragione per separarsi
dai fratelli. Però
mi dispiace per Russia.
E
così Lituania se n’è
andato, probabilmente ritroverà delle vecchie conoscenze a
casa di Germania. Ma
Russia non si arrenderà facilmente, anche se la guerra
è dura per chiunque…
Come
autrice vi ringrazio per
non avermi abbandonato, lo scorso capitolo mi ha un po’
terrorizzata. Vi
aspetto per il prossimo! Recensite, e a presto!