Salve a tutti! a differenza dei miei monotoni precedenti questa volta non sarà la solita FF sui 30 seconds to mars...questa volta vi dedicherò una serie di storie originali che non sono collegate tra loro ma fanno parte di un unica realtà...^^ buon divertimento
La
luce soffusa del salotto di prima
mattina era così accogliente! Sembrava voler nascondere le
amarezze, le insicurezze oppure semplicemente loro.
Una paranoia che insegue l'amore e li
spinge a nascondersi.
Quanta
sofferenza dietro quei sorrisi!
e quanti schiaffi su quelle mani che accarezzano i capelli biondi.
Mani grandi e sicure nel calore di quella stanza, nel tepore di
quell'abbraccio.
Poi
un sguardo, un sorriso, forse un
po' di malizia scorre tra quelle labbra.
Il
sapore di infiniti baci passati non
svanisce per far spazio ad un nuovo desiderio, ed il silenzio
è
il maligno consigliere di lontani ricordi.
"Jas
dobbiamo andare" ecco un
suono dolce rompere la poesia.
Così
difficile uscire di nuovo
alla luce! Perdere quella nicchia di dolcezza per far spazio al mondo
reale.
Esistono
i sogni? Forse sono scritti
nei nostri gesti? Loro stessi, forse, vivevano un sogno e lo facevano
sembrare così naturale...
Pochi
passi per arrivare alla macchina
e sempre meno minuti per stare insieme; Mike sentiva avvicinarsi il
momento dell'abbandono e seppur si sarebbero rivisti presto, il vuoto
era enorme.
Il
viso di Jasper guardava fuori dal
finestrino impassibile, lo sguardo fisso sulle case che scorrevano.
"A
cosa pensi?" la frase gli
rimbombò in testa ma non trovò il coraggio di
dirla. Al
semaforo i suoi occhi si fermarono sui capelli biondi di Jasper.
Cosa
nascondeva quel silenzio? Cosa
doveva fare?
Allungò
la mano e afferrò
quella del pensieroso che finalmente distolse lo sguardo dal
panorama, posando gli occhi azzurri su di lui.
Qualche
secondo in veste di narratore
silenzioso scandì il battito dei loro cuori come un rintocco
d'orologio.
Quelle
perle scure, che M portava
umilmente come occhi, distrassero il ragazzo dal mondo; li
guardò
fissi per poi perdere il controllo di se e gettarsi oltre il suo
sedile, fino quasi a sfiorare le labbra dell'amato che, immobile, si
lasciò cingere il collo con il braccio. I calori dei due
corpi
si unirono come i respiri, così vicini da sembrare un unico
alito di vita.
Pochi
secondi e sarebbero stati una
cosa sola, uniti... ma una vecchietta attraversò la strada
lanciando un'occhiata curiosa nell'auto.
"AAAAArgh!!Cosa
fai? sei
impazzito?" con un gesto repentino Mike allontanò Jasper
da sé, e quest'ultimo tornò al suo posto ridendo
sommesso.
"uff...
sempre con le tue
paranoie!" nonostante l'irritazione per il momento mancato, il
biondo mantenne il sorriso: in fondo comprendeva i problemi
dell'altro, sicuro del sentimento che li univa.
La
musica tornò a riempire il
silenzio, mentre i rossori sul viso di Mike andavano aumentando al
solo pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se non
fosse
passata la vecchietta.
L'amore
non significava dare spettacolo
in mezzo alla strada...Amore? Ma di cosa parlava? Il suo cuore non si
era ancora ripreso da quella storia....No, non doveva pensarci! Non
aveva importanza cosa pensasse il suo cuore: lui ora era lì
accanto, con le mani tese sulle ginocchia, che aspettava solo una
conferma. Eppure, per Mike, la scena di un film sarebbe sembrata
più
reale di quegli attimi.
Invece quel fotogramma si ripeté per mesi, piccoli sprazzi di felicità nel totale limbo dell'incertezza, come lucciole nella notte.
Invece quel fotogramma si ripeté per mesi, piccoli sprazzi di felicità nel totale limbo dell'incertezza, come lucciole nella notte.
La
voglia di conoscersi impregnava ogni
gesto, ogni parola o scherzo, ed ogni tanto lo spirito cedeva....Nel
negozio di musica accanto allo scaffale del jazz, dove nessuno
passava mai,due mani si sfioravano delicatamente,
senza malizia....Al fast food gli occhi si cercano, si trovano, si
stuzzicano, mentre le caviglie si strusciano, le gambe si allungano
facendo toccare le ginocchia, un piccolo brivido
percorre i due....Al supermercato ogni frutto, ogni oggetto diventa
un gioco di parole, uno scherzo, mentre nel reparto surgelati le
braccia di Jasper si incrociano alla vita di Mike sconfiggendo il
freddo con un abbraccio....
"Dai!
Potrebbero vederci!Pazzo!"
imbarazzato, il castano, tornò svicolando al carrello della
spesa.
Gli
occhi azzurri dell'altro si
spensero mentre guardava il ragazzo andarsene con il carrello nella
corsia.
La
sua comprensione si stava esaurendo,
il logoramento del dubbio e della precarietà lo tormentava
come non mai. Attendeva da tempo qualcosa che tardava esageratamente
ad arrivare.
Non
si sarebbe mai sognato di chiedere
qualcosa in cambio di quell'amore che sperperava ogni giorno.
Secondi,
minuti, ore e infiniti giorni
a pensare a lui, a cercare in ogni possibile modo di renderlo felice...
Perchè?
Perchè l'amava e non aveva mai cercato di
nasconderlo....eppure Mike era il suo fuoco freddo, nascondeva dietro
le tende delle finestre la loro storia, la rinchiudeva nel
più
remoto cassetto per non guardare in faccia la realtà;
sussultava ad ogni persona che li guardasse, nel timore che fra i
loro atteggiamenti ci fosse scritto l'amore che li univa.
L'ennesimo
viaggio in macchina
illuminato dal sole primaverile riflesso dagli occhiali neri di
Jasper.
"Il
tuo treno è ritardo!
Mannaggia!" si agitò Mike mentre accompagnava il ragazzo
al binario.
Non
ci fu nessuna risposta, nessun
gesto tradì le tempesta di emozioni che ribolliva sotto gli
occhiali.
Un
altro momento di assoluto silenzio,
dove le parole di un intero pomeriggio cadevano come foglie
nell'inverno di quell'istante, ma non sarebbe bastato un abbraccio
per scacciare quel gelo. Bastò uno sguardo a Mike per
capire...e per la prima volta comprese tutto fino in fondo....
"Senti
puoi anche andare...è
tardi, i tuoi si potrebbero preoccupare...e poi c'è molta
gente, potrebbe esserci qualcuno che ti conosce" spostando i
biondi capelli dal viso con un gesto noncurante, Jasper
abbassò
la testa per nascondere la smorfia che gli segnava il viso, non
riusciva a trattenersi oltre. "Avanti vai!Non voglio certo
crearti altri probl....." gli occhi di Mike mentre lo spingeva
contro la colonna del binario si erano trasformati , un eco di follia
li attraversava, rosso di un'inedita passione. I palmi delle mani,
ancora poggiati al suo petto, rilasciavano il calore della foga
mentre all'unisono i cuori battevano come tamburi.
La
testa del castano giovane si poggiò
affannosa alla spalla dell'altro che rimase immobile, terrorizzato ed
allo stesso tempo incuriosito da quella reazione.
"io....io
vorrei..io
vorrei...vorrei poter esprim...." gli ansimi gli troncavano le
parole come un singhiozzo sommesso.
Quegli
occhi, sempre più simili
al cielo, lo fissavano e sapeva che avrebbero potuto vedere oltre
ogni sua barriera, così decise di romperle lui stesso: senza
pensarci poggiò le labbra su quelle di Jasper, calde e
avvolgenti. Finalmente si abbandonò e afferrando la camicia
della vittima della sua passione, si lasciò abbracciare ed
accarezzare.
Erano
nel mezzo del binario, alle 4 del
pomeriggio eppure in quel bacio non esisteva nessuno; persino loro
avevano smesso d'esistere ma una nuova forma d'esistenza prendeva
forma: il vero amore.
Come
la luna non si spegne al giorno,
quel bacio non fu che l'inizio di una luce costante che non si
lasciò
sopraffare, né dal tempo né dalle paure.
Spizzico
era praticamente vuoto ma
scelsero comunque il tavolo più appartato (Mike non
sopportava
gli sguardi continui della gente).
Jasper
stava con lo sguardo fisso
sull'altro che nemmeno lo guardava:“Non mi lascerai
vero?”
Mike
alzò la testa di scatto e
si fece subito serio.
“Ma
sei scemo???Io non so come ti
vengono in mente queste cose!!” disse aggressivo ma poi si
calmò,
scostò la ciocca di capelli castani dalla fronte e sorrise.
Ma
l'altro non rispose al sorriso,
abbassò lo sguardo e continuò a mangiare in
silenzio.
Mike
sapeva che avrebbe dovuto dire
qualcosa, ma conosceva Jasper, e qualunque cosa avesse detto
l'avrebbe ferito. Era un grande peso per lui sapere di avere vicino
una persona così desiderosa di lui e non riuscire ad
ingranare
la marcia giusta.
Dopo
qualche minuto di strano silenzio
il castano alzò lo sguardo per scoprire l'espressione
distrutta dell'altro; un senso di colpa tremendo lo assalì,
perciò decise di allungare una mano e afferrare quella
dell'altro.
Quando
le dita si sfiorarono Jasper
ebbe un fremito, unì i suoi occhi a quelli scuri dell'altro
e
accennò un sorriso. Finalmente un piccolo contatto!
Afferrò
la mano di Mike e
cominciò a giocarci, dapprima discretamente poi roteando le
dita, accarezzandogli il dorso, solleticandogli il palmo sempre
più
audacemente.
Lo
sguardo di Mike si trasformò
di nuovo e una punta di nervoso e incertezza fecero capolino tra le
sopracciglia finchè quegli occhi castani non lo fulminarono
minacciosi.
“Jas.....allora?!”
gli sussurro il
castano avvicinandosi leggermente ma gli occhi azzurri di Jasper, da
vicino, erano così ipnotici che per un istante si perse.
Il
biondo capì e rimase
immobile, fissandolo intensamente mentre i cuori battevano
all'unisono e lo sfondo diventava sempre più sfocato; la
testa
bionda lentamente si avvicinava all'altra, con calma, senza perdere
il contatto visivo. Ci era quasi riuscito, i visi erano così
vicini che persino lui stava per perdere il controllo.
“Ehilà!...oh
cielo scusate!!”
disse Vera sedendosi proprio di fronte a loro. “No, vi prego,
fate
pure, come se io non ci fossi...” Jasper fece come gli era
stato
suggerito stringendo la mano del ragazzo, che scoppiò a
ridere
e ritirò l'arto.
“Ciao
tesoro! Ti stavamo
aspettando...” disse Mike ignorando lo sguardo deluso
dell'altro
che ben presto, però riuscì a trasformare in un
sorriso. Il pranzo continuò tra gli scherzi e le risa di
tutti
e tre, come sempre quando c'era Vera.
Mike
la adorava anche se, a volte, per
lui rappresentava un sipario dietro cui nascondersi prima del vero
spettacolo (ovvero stare solo con Jasper).
In
realtà lei era un sipario di
carta velina, infatti passava il 90% del tempo cercando di spingere
l'uno verso l'altro, tuttavia lo faceva in un modo tale che tutto si
riassumeva in una risata.
Quel
giorno però splendeva il
sole ed era appena cominciata la primavera.
“Ragazzi
avanti, è
primavera...” disse con un gran sorriso la voce femminile del
trio.
“E
quindi?” chiese Mike con
noncuranza, sperando che il discorso non cadesse proprio dove
sospettava.
“È
la stagione degli amori!”
avevano appena svoltato l'angolo e la via era deserta,
perciò
Jasper ne approfittò per afferrare il braccio dell'altro e
trascinarselo vicino; nonostante i tentativi di ribellione, egli lo
tenne stretto e con la mano gli accarezzò il volto.
Ancora
una volta Mike stava per cascare
nella trappola di seduzione ma, dietro di lui una risatina sommessa
lo fece arrossire come un bambino.
“Jas
ma che fai!! c'è Vera!!!”
disse con fare irritato mentre si divincolava per la seconda volta, e
di nuovo il biondo s'incupì.
“Uffaaa
ma perché? Mica mi da
fastidio anzi...” esclamò Vera poi, facendo
l'occhiolino a
Jasper, mosse un passo avanti e con sfrenata teatralità
cadde
addosso a Mike facendolo cadere esattamente tra le braccia di Jasper,
che senza perdere tempo lo afferrò abbracciandolo. Il biondo
attese qualche secondo che V li stesse guardando ,poi con audacia si
buttò alla ricerca delle labbra di Mike. Ma fu troppo
precipitoso e trovò solo la guancia del castano che
riuscì
a scansarlo.
“Khyaaaaa!!che
carini!!” grido la
ragazze senza ritegno. Nel frattempo Mike si era arreso all'abbraccio
ma teneva il volto a distanza.
“Teneri
un cavolo! Lo sai che mi da
fastidio!!” lo disse guardando Jasper negli occhi, ma questa
volta
c'era un sorriso sulle sue labbra e l'altro non se la prese.
Ma
la passione è come quelle
piante che crescono anche senza la luce: al primo sprazzo di sole
sbocciano in fiori stupendi, ma una volta tolte ai raggi tornano a
crescere lentamente, sperando in un altra ricomparsa di quel
bagliore.
Per
tutto il pomeriggio la passione era
cresciuta dentro Jasper e come sempre aveva ricevuto solo piccoli
sprazzi d sfogo, che non avevano fatto altro che accentuarla.
Quando
Vera se ne andò decisero
di ritornare nel centro commerciale dove presero l'ascensore;
nell'attesa che la cabina arrivasse i due quasi non si guardarono
finché Jasper non alzò lo sguardo trovando il
sorriso
leggero di Mike. A quel punto nulla avrebbe potuto trattenerlo, non
c'era nessuno,Vera se n'era appena andata e per qualche secondo
sarebbero rimasti completamente soli in un ascensore. Così
all'apertura delle porte il biondo trascinò dentro l'altro
senza parlare.
“Che
succede?Ehi Jas...che hai?...”
lo sguardo di Jasper parlava da solo. “No....No...dai, non
essere
scemo...no..” mentre diceva così l'altro l'aveva
già
sbattuto alla parete chiudendogli la bocca con un bacio, dolce,
intenso, che divenne appassionato e poi spudorato; la mano di Jasper
che inizialmente era sul volto di Mike lentamente si posò
sulla sua vita, accarezzandola per poi scendere lentamente...
“No...no
Jas ti prego, non qui
io....” la mano arrivò esattamente dove il biondo
si era
posto la meta. Mike stava perdendo il controllo.
“mmmmh...Jas.....mmh” i baci, le carezze e quella
mano che lo
toccava gli annebbiarono la mente, sentiva solo il suo cuore a mille
e il suo respiro sempre più pesante. Jasper era ormai in
preda
al momento, sapeva che se avesse continuato non si sarebbe
più
fermato e per quanto lo volesse quello non era il momento. Per un
secondo si stacco dalle labbra del ragazzo e lo guardò negli
occhi scuri socchiusi, ansimava e il rossore gli invadeva il volto.
“Va
bene, adesso basta!” disse a
mezza voce Mike.
“Perché?
“ chiese con finta
aria innocente “ Hai paura che si aprano le porte?”
chiese
provocatorio.
“Io.....”
le porte si aprirono
davvero e lo sguardo di Mike mutò in un espressione di paura
e
sorpresa. “C...ciao mamma...” disse sommessamente
fissando
terrorizzato oltre le spalle di Jasper che ancora gli stava addosso.
Nel
momento in cui pronunciò le
due sillabe di “mamma” il biondo si
allontanò di scatto
per ricomporsi al suo fianco, come se nulla fosse. Ma quando
guardò
verso la porta non c'era nessuno fuori dall'ascensore e subito
capì:
era stata tutta una scusa per sfuggirgli e quando si voltò
Mike era scappato; ridendo come un matto correva per i corridoio del
supermercato, mentre Jasper qualche passo più in
là lo
cercava. Si rincontrarono davanti al caffè ed il rossore del
fervore era stato sostituito da quello della fatica.
“Mike
sei un bastardo...” disse il
biondo quasi seriamente.
“No
sei tu che devi smettere di
comportarti così...lo sai che mi da fastidio...”
ribatté
serio l'altro.
Cadde
un silenzio che si prolungò
per diversi minuti fino a quando Mike non esordì di nuovo
sorridente “dai andiamo al cinema!”.
“
Ok dai..” rispose Jasper
sorridendo a sua volta; nonostante dentro di sé bruciasse.
Arrivarono
al cinema e presero i
biglietti senza problemi, essendo mattino non c'era molta gente.
Quando entrarono nella sala era già tutto buio e, con loro
grande sorpresa, non c'era anima viva. Mike si preoccupò
subito: una sala di un cinema deserta, buia e con lui che se ne
approfittava di qualsiasi occasione per saltargli addosso.
Invece,
a differenza dei suoi
pronostici, metà film scorse senza nessuna sorpresa, ogni
tanto il castano si voltava per guardare il volto dell'altro: era
così bello nella penombra del cinema e il suo sorriso
sembrava
luminoso. Nonostante si tenessero la mano Jasper non si muoveva,
né
aveva mai provato a toccarlo in alcun modo, e questo lo fece
arrossire. Perchè proprio in quel momento di pace lui
avrebbe
voluto la sua attenzione? Perchè quando l'aveva non lo
sopportava e invece in quel momento gli mancava così tanto?
Non
appena ci fu un momento di silenzio
Mike lo chiamò sottovoce e, quando questi si
voltò per
la prima volta dall'inizio del film, non resistette e lo
baciò
delicatamente, senza premere né provocare aspettando che
l'altro lo sconvolgesse... ma non lo fece. Rimase vicino al suo volto
con gli occhi socchiusi, guardandolo in un modo tanto dolce che Mike
dimenticò l'espressione di qualche ora prima nell'ascensore
e
desiderò con tutto se stesso di sconvolgere quel viso
così
perfetto.
Riprese
la situazione in mano e questa
volta fu lui a “muovere la mano”, si
lanciò in un bacio
oltre ogni pudore, mentre lentamente, un po' più in basso,
faceva scorrere le dita oltre gli indumenti fino alla pelle calda e
fremente. Un brivido li percorse entrambi, non erano mai arrivati a
tanto e in qualche minuto si stavano scoprendo in un intimo che non
sarebbe casto nemmeno nella parola.
Le
mani scorrevano su e giù
mentre le bocche non smettevano di baciarsi. La passione cresceva,
sia nell'aria che nei pantaloni e raggiunse un punto in cui entrambe
capirono di dover rallentare, lentamente i copri tornarono ai loro
posti finché quel sensuale abbraccio si ridusse ad un
semplice
contatto di mani ancora calde, ancora bagnate, ancora frementi.
“Ti
amo” fu un sussurro nell'aria.
C'era molto caldo in quella sala ma nulla sarebbe potuto essere caldo
quanto i loro cuori.