ATTENZIONE: mi sento in dovere di fare questa specificazione, questa storia tratta argomenti particolari e potrebbe essere considerata blasfema. I nomi e i luoghi sono stati modificati proprio per non dolere ai protagonisti e vi prego di non interpretare in modo eccessivamente eretico ciò che andrete a leggere perchè ci tengo a sottolineare il mio rispetto per tutte le religioni... buona lettura ^^
La
giornata stava finendo e il sole, al
tramonto, li travolse con tutto il suo calore, facendo quasi
collassare Aedan che faceva finta di nulla mentre Zhac lo seguiva
tranquillo godendosi il panorama. Mancava solo una tappa e vi si
avvicinarono a passo spedito.
“Ecco, questa è la cattedrale,
la chiamano la cattedrale del peccato” disse a Aedan mentre
apriva
la pesante porta arrugginita per trovare il fresco all'interno.
“Perchè la chiamano così?”
chiese curioso Zhac mentre lo seguiva all'interno, osservando stupito
come i grandi rosoni sulle finestre creavano dei giochi di luci
abbacinanti. I loro piedi calpestarono le dure piastrelle di marmo
grigio fino ad arrivare alle panche dove si sedettero.
Sembrava deserta, ma dopo pochi secondi
sentirono le voci di un gruppo di persone in visita poco distanti da
loro e un altro entrava dalla grande porta che avevano appena
varcato.
“Per un un amore proibito tra un
prete e un giovane ragazzo...” cominciò Aedan che
ansimava e
sudava copiosamente nonostante l'ombra. “Quella storia la
fece
chiudere e sconsacrare, ma dopo molti anni la chiesa rientrò
in attività per ordine del vaticano. Il prete e il giovane
scoperti dietro l’altare durante i loro momenti
d’intimità
vennero torturati e poi uccisi crudelmente nella piazza centrale
della città per fungere da esempio...” mentre
parlava le
goccioline di sudore gli scendevano ininterrottamente dalla fronte
alle guance anche se cercava senza successo di asciugarsi con la
manica. Quando Zhac si voltò e lo vide fu colto dalla
tenerezza e, preso un fazzoletto dalla tasca, cominciò a
tamponargli la fronte mentre Aedan, sollevato di quel gesto, chiuse
gli azzurri occhi e si lasciò asciugare come un cagnolino.
Entrambi si sentivano impacciati ed imbarazzati di quella sintonia
che non avevano mai avuto ma ne sorrisero senza troppi convenevoli
tornando a guardare i dipinti sulle pareti. La guida in fondo alla
sala stava spiegando il significato di un grande affresco
rappresentante dei santi con voce forte e decisa. Aedan si
alzò
all'improvviso e prese Zhac per il polso trascinandolo fra la folla
tesa all'ascolto di quell'interessante spiegazione. Si ritrovarono
tra un gruppo di vecchi del Texas con uno strano accento e un forte
odore di sudore, stringendosi l'uno contro l'altro per sentire bene;
Aedan allungò il braccio cingendo le spalle dell'altro
portandolo ancora più vicino e Zhac si ritrovò ad
il
suo inebriante profumo che conosceva a memoria, ma non smetteva mai
di amarlo perchè scatenava qualcosa di indescrivibile in
lui,
inoltre sentirlo ansimare per il caldo nonostante il suo corpo
addosso creava un atmosfera indescrivibile. La guida finì la
spiegazione e la folla si spostò, gli unici che rimasero
lì
abbracciati erano loro due, senza accorgersene Zhac si
ritrovò
aggrappato alla maglietta di Aedan con il naso sul suo collo e
decisamente eccitato, tanto che una volta staccato fu grato di non
aver indossato i pantaloni attillati.
Con lo sguardo e le mani abbandonate
lungo i fianchi che volontariamente si sfioravano nel dondolio della
camminata, seguirono la folla guidata fino ad una minuscola porta di
metallo in fondo ad una stretta scalinata che, come spiegò
la
guida, portava alle segrete della chiesa dove erano contenuti tutti
gli strumenti di tortura usati sui due poveri sventurati. Quando la
serratura fu fatta scattare e la porta aperta, tutti vennero colti da
un brivido nel sentire l'odore di umido e morte che usciva dal quel
posto. Entrarono nei corridoi stretti e bui, ascoltando
distrattamente la voce della guida che spiegava l'utilizzo di quegli
arnesi che potevano osservare appesi alle pareti.
Dopo qualche minuto giunsero in una
specie di stanza diversa dalle altre, quasi simile ad una cappella,
con delle croci, un altare e teschi ovunque a foderare le pareti.
“Terrificante” disse Zhac
guardandosi intorno ma quando posò gli occhi su Aedan si
accorse che lui non era così interessato alla stanza
bensì
sembrava in preda ad un collasso, con la fronte madida e il fiato
corto. Non capiva perchè si sentisse così dal
momento
che lui non poteva captare i cambiamenti di temperatura come
qualunque altro umano ma riconosceva il malessere dell'altro.
“Dan che hai?” gli chiese
preoccupato mentre l'altro si appoggiava alla parete ansante.
“Non... non mi sento bene, fa troppo
caldo, voglio sedermi” disse accasciandosi su di una
sporgenza di
pietra tra due statue.
Zhac iniziava a preoccuparsi, si guardò
intorno ma vide la folla uscire verso un altra stanza lasciandoli
soli.
“Che devo fare Dan? Ti serve
dell'acqua? Stai bene?” chiese guardando Aedan che non
smetteva di
ansimare tenendosi la testa fra le mani mentre i capelli neri
gocciolavano di sudore sulle sue dita.
Agitato Zhac si gettò in
ginocchio di fronte a lui ed avvicinandosi gli afferrò il
viso
sollevandolo; lo sguardo di Dan non sembrava né stanco
né
dolente e la sua bocca si inarcò improvvisamente in un
sorriso
malizioso. Zhac non capì ed abbassò le mani
pensando di
aver fatto un gesto sciocco ma l'altro gli si avvicinò col
viso, tanto che poteva sentirne l'alito sulla pelle, poi sfiorandolo
con la guancia abbandonò la testa sulla sua spalla
poggiandovi
al fronte. Rimasero immobili così per qualche secondo ma la
temperatura del corpo di Aedan invece di diminuire aumentò
quando aprendo gli occhi verso il basso vide comparire dai pantaloni
di Zhac i boxer attillati che contenevano il frutto del suo desiderio
e a quanto pareva anche lui non aveva pensieri puliti, ma se ne era
già accorto prima nonostante avesse fatto finta di nulla.
Sorrise tra se e sé ed allungò la mano
lentamente, la
appoggiò sulla spalla del ragazzo e lo attirò a
sé
eliminando tutto lo spazio che c'era tra di loro.
“Dan cosa...?” chiese sbalordito
Zhac cercando di ritrarsi ma lo teneva troppo stretto.
“Shh” lo zittì Aedan mentre
con la mano scivolò lentamente dalla spalla fino a quella
fessura dei pantaloni dove aveva spiato fino a quel momento e vi si
insinuò senza ritegno.
“No Aedan, che cazzo...?” cercò
di nuovo di divincolarsi ma Aedan lo afferrò con entrambe le
mani sbattendolo con forza contro la statua più vicina e
tappandogli la bocca con il palmo. Nonostante fosse intrappolato Zhac
non si rassegnava e con le mani cercava di spingerlo via inutilmente,
perchè più si muoveva e più aedan si
eccitava.
Intanto quest'ultimo aveva di nuovo intrapreso la via dei pantaloni
infilandoci la mano. Cominciò a toccarlo lentamente, senza
esagerare e senza reagire ai movimenti di lui per liberarsi; sentiva
i boxer bagnarsi ed il contenuto indurirsi sempre di più. Il
respiro di Zhac divenne sempre più pesante ed alla fine
smise
di dimenarsi e chiuse gli occhi concentrandosi su quella mano che da
tempo aveva desiderato sentire sul suo corpo; Aedan gli
liberò
la bocca continuando a guardarlo dritto in viso perchè amava
vedere quei lineamenti candidi e perfetti contrarsi così nel
piacere.
Zhac riaprì gli occhi
lasciandosi sfuggire un profondo ansimo e senza trattenersi
più,
si gettò con la bocca su quella dell'altro in un bacio
appassionato, le lingue impazzarono come non mai vorticando l'una
sull'altra, calde ed umide. Non appena sentì di nuovo il
sapore di Aedan, Zhac provò una felicità tale che
non
riuscì più a trattenersi gettandogli le braccia
al
collo.
Ad un tratto un rumore li distrasse:
erano le voci della folla che sembravano tornare vicine.
“Oddio Dan, ci beccheranno!” disse
preoccupato alzandosi di scatto. Aveva un aria così
preoccupata ed eccitata allo stesso tempo che guardandolo, Aedan fu
preso da una foga mai provata: si alzò e andò
verso di
lui lentamente mentre questo indietreggiava guardandosi intorno.
“Dai non fare il coglione, siamo in
una chiesa cazzo” lo pregò Zhac ma lo sguardo di
Aedan non
preannunciava una rinuncia .
Camminando all'indietro Zhac andò
a sbattere contro quella specie di altare che avevano visto poco
prima, ormai di nuovo in trappola. Aedan era molto vicino al suo
obbiettivo e quando lo raggiunse gli portò una mano sul
fondoschiena tirandolo brutalmente a se, mentre con le dita superava
i jeans e l'elastico dei boxer fino alla pelle morbida delle natiche;
cominciò a toccare lentamente, un po' accarezzandole un po'
afferrandole con forza mentre le loro bocche erano tornate a baciarsi
intensamente. I loro corpi erano così vicini che ogni parte
di
uno combaciava con quella dell'altro e questo fece impazzire Aedan
che a malapena si trattenne dal gettarlo da qualche parte e
stuprarlo; ma quando gli infilò la mano sotto la maglietta
per
toccargli i capezzoli lo sentì fremere al suo tocco e
pensò
che trattenersi sarebbe stato davvero peccato, così con un
gesto repentino gli fermò entrambe le mani dietro la schiena
e
voltandolo lo gettò con forza contro il piano dell'altare da
cui caddero alcuni strumenti in ferro.
“Aedan no fermati! Ci beccheranno!
Torneranno indietro!” gridò Zhac preoccupato.
“Non torneranno, ho fatto il giro di
queste segrete mille volte e il tour va in una sola direzione,
inoltre sono le sei e quello era l'ultimo giro” gli
sussurrò
Aedan all'orecchio; poi con sguardo vizioso afferrò una
delle
corde che ornavano la tovaglia, la staccò e gli
legò
ben stretti i polsi dietro la schiena.
“Oddio Dan...” questa volta il tono
di Zhac fu così sexy che non sembrò affatto una
supplica bensì un invito, che Aedan accolse di buon gusto,
strappandogli letteralmente i pantaloni e i boxer di dosso mentre con
la mano gli accarezzava la pancia scendendo lentamente fino al membro
duro e alto.
“è questo che volevi vero?”
disse Aedan ed avvicinandosi gli leccò l'orecchio poi il
collo
e scese attraversandolo con la lingua per per tutta la schiena,
lentamente e morbidamente arrivò fino in fondo e ancora
più
giù.
Zhac sentiva quel caldo familiare,
quella sensazione di abbandono che solo Aedan sapeva dargli e quella
voglia che si concentrava tutta nella mano di lui che in mezzo alle
sue gambe andava su e giù senza fermarsi facendogli quasi
perdere la ragione, ma all'improvviso sentì qualcosa di
caldo
e umido insinuarsi nel suo piccolo intimo ed un gemito di piacere gli
sfuggì. Aedan non si fermò, anzi quel sussulto
gli
diede l'input per proseguire finchè il corpo di Zhac non
cominciò a scaldarsi e contrarsi, allora decise che era il
momento per farlo impazzire del tutto.
Il candido corpo adagiato contro
l'altare vi venne letteralmente spinto sopra, quasi sdraiandolo,
Aedan si allungò per prendere qualcosa oltre di lui e nel
farlo si appoggiò alle mani dell'altro che sentirono il suo
piacere crescere nei pantaloni che ancora teneva addosso; Zhac non si
fece perdere l'occasione e cominciò a toccarlo mentre questi
sdraiato su di lui si tendeva nel tentativo di afferrare qualcosa.
Con le mani ancora legate riuscì a slacciargli i jeans
stretti
ed andando a tatto gli abbasso anche i boxer arrivando dritto al
punto che non esitò ad afferrare. Aedan ebbe un fremito e
nonostante avesse afferrato l'oggetto che gli interessava rimase
qualche secondo a godersi quel tocco che il suo corpo desiderava
più
che mai, ma subito si riprese perchè non era ancora il suo
momento.
Quando si stacco dalle sue mani Zhac
non fece in tempo a chiedersi cosa stesse architettando quando
sentì
qualcosa di freddo e spigoloso entragli dentro, per poco non un
urlò
trattenendosi in un singulto strozzato. Non capiva cosa fosse che lo
stesse violando ma era freddo e lungo, non volle girarsi e Dan lo
afferrò per i capelli, intanto che baciandogli il collo
spingeva l'arnese più in profondità. Avrebbe
voluto
gridare tanto godeva ma sapeva di non poterlo fare, così si
limitò ad ansimare pesantemente e sentiva di non potersi
trattenere ancora per molto.
“Dio ti voglio, Dan... ti...ti voglio
avere... Aedan” ringhiò sottovoce Zhac non
resistendo più
a quella voglia e l'altro si fermò di botto,
cercò di
voltarsi per vedere cosa stesse facendo ma non ci riuscì.
Aedan gli estrasse l'arnese e lo
appoggiò sul tavolo mentre si abbassava i pantaloni
all'estremo dell'eccitazione. Zhac girò lo sguardo per
vedere
cosa l'avesse violato ed inorridì quando vide un crocefisso
umido appoggiato accanto a lui.
“Cristo, ma è un crocifisso!
Mi hai messo un crocifisso n...” disse con orrore quasi
gridando.
“Hai appena bestemmiato e ti
preoccupi di un crocifisso?” ridacchiò Aedan che
nel
frattempo gli si era avvicinato.
“Ma è un simbolo sacro!”
Zhac sembrava seriamente indignato ma Dan non aveva nessuna
intenzione di rovinare l'atmosfera.
“è un oggetto Zhac! Un oggetto
a forma di croce! Tutto qui!” rispose scocciato poi senza
preavviso
lo afferrò e lo penetrò, questa volta facendolo
davvero
gridare. Non gli lasciò spazio per nessuna risposta
spingendosi sempre più a fondo dentro di lui, gli fece
dimenticare ogni cosa e tutto ciò che sentì
uscire
dalle loro bocche furono gemiti e grida di piacere. Aedan da dietro
accarezzava la testa di Zhac poi fece scivolare la mano davanti
cominciando a toccarlo sempre più forte, sempre
più
intensamente, sentendo il suo corpo muoversi sotto di lui;
continuò
senza fermarsi muovendo la mano su e giù finchè
non
sentì quel sussulto, quel fremito e qualcosa di caldo gli
scivolò fra le dita che gli fece leccare. Fu una scena
irresistibilmente sexy ed il suo corpo cominciò a muoversi
più
velocemente mentre con le meni si aggrappò stretto alla
tovaglia che ricopriva l'altare, sotto di lui Zhac si muoveva ancora
come in preda ad una rinnovata passione e questo gli fece perdere la
testa fino al punto che nel venire diede uno strattone alla tovaglia,
facendo cadere alcuni strumenti.
Fu un emozione così intensa che
per qualche secondo rimasero adagiati l'uno sopra l'altro poi Aedan
slegò Zhac, lo voltò verso di sé e lo
baciò
dolcemente abbracciandolo come se fosse la cosa più
importante
al mondo che potesse sfuggirgli. Zhac fu travolto da quel bacio
più
di ogni altra cosa successa in quel posto e si abbandonò fra
le sue braccia esausto e felice.