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Autore: Zest    28/04/2011    2 recensioni
C’è una leggenda in Sud America, posta a monito alla future generazioni. È una leggenda orribile e triste. È la leggenda della Hijia del Viento.
Fanfic classificatasi sesta nel contest [Original concorso 10] Il labirinto e l'Avida
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doña Samantha, La Hija del Viento

A chi non basta, ciò che basta, non basterà mai cosa alcuna.

Rinchiusa.

Segregata.

Accecata.

Incatenata.

Un solo pensiero, una sola ragione di vita, un solo motivo d’esistenza, una sola parola.

Mio.

Tre lettere, tre semplici lettere, in cui perdersi e ritrovarsi, in un turbine, in un vortice che implacabile risucchia ed invischia, subdolo, l’ignara preda attirata, come allodola, dal suo delicato luccichio.

Il tremendo labirinto in cui si trasforma la mente, prigioniera dell’essere prigioniera. Un contorto auto mutilarsi nei pensieri e nelle azioni, nelle quali il carceriere si fa detenuto, la vittima l’aguzzino.

E questo dedalo si chiama Avarizia.

Ciò che si ha non basta e la voglia di possedere di più annebbia la mente e il cuore. Spronando l’uomo a cristallizzarsi per non perdere nulla e per guadagnare il massimo, in un circolo vizioso, in un autolesionismo di labirintica e lucida follia.

Per chi è cupido non servono gesti eclatanti, esso opera sotto la superficie dell’agire, in un lento fluire che ammorba l’animo ed il pensiero.

E così era sempre vissuta Samantha Windson.

Samantha Iglesias-Windson era sempre stata fuori dal comune, donna di polso, madre spagnola padre inglese, aveva amministrato per ben trent’anni la tenuta e la miniera che la madre le aveva lasciato all’età di vent’anni.

La cava le aveva dato sempre di che sostentarsi, ma non bastava più.

Di più, di più voglio di più.

Sempre dedita al suo dovere, non era però mai andata in chiesa. I paesani rumoreggiavano lievemente.

Cosa mi dà perdere tempo, non occupandomi della mia roba, per assistere alla messa? Cosa mi dà Dio?

Figlia fedele, non aveva dato grandi funerali al padre. La società la vide raccolta nel suo dolore.

Che cosa ne ricava (ne ricavo), da una grande cerimonia?

Signora di gran classe, nonostante fosse molto ricca, vestiva sempre sobriamente. Gli altri videro modestia.

Che cosa ottengo, nel sciupare la mia roba, la mia ricchezza, in vanità?

Si sposò secondo rito cristiano (come voleva società), ma non cedette al marito i suoi averi, né mai mostrò i suoi sentimenti, tuttavia nella sua vecchiaia ella mantenne la dolcezza della gioventù. Le persone videro compostezza.

Ho qualcosa in cambio (di materiale) nell’amare?

Sotto la sua guida i figli crebbero sani ed educati. Il paese la considerò una madre premurosa.

Dovranno essere un giorno i padroni della mia ricchezza.

Lesse moltissimo, fino a quasi consumarsi gli occhi, trattati di agraria, Dante, cataloghi di nuove sementi, ma non la sfoggiò mai, questa sua grande cultura, nei balli, dove la società mostrava il meglio di sé. Essi videro discrezione.

Che cosa ne ho di vantaggio, a citare Boccaccio o Leonardo?

Completamente rattrappita su se stessa, la sua pelle non invecchiò mai più di tanto, centellinò il suo essere anno dopo anno, sopravvisse al marito e ai figli. Ma non versò lacrime. La gente lesse dignità.

Che beneficio potranno avere dal mio cordoglio?

Nel paese di Zipaquirà, a pochi chilometri da Santa Fé de Bogotà, era conosciuta da tutti come la dama del viento in onore del suo cognome e dei suoi capelli rossi, ereditati dal padre. Rispettata da tutti ed invidiata da molti, Doña Samantha utilizzò quel potere solo per comprare nuove terre e nuovi schiavi.

Dedicò la sua vita alla terra, alla miniera, agli schiavi, alla roba, alla ricchezza.

Non basta, di più, di più, nuove terre, nuovi schiavi.

Samantha Windson morì nel Luglio del 1845. Sulla sua veranda, nella sua sedia a dondolo, contemplando la sua terra, la sua miniera e i suoi schiavi che la lavoravano.

Alla domanda dell’Angelo della Morte: “Di chi sei tu?”

Ella rispose senza indugio, sibilando con occhi taglienti:

Io sono mia

Alla domanda: “Di chi sono queste terre e la miniera?”

Mie

“Di chi sono questi uomini?”

Miei

E l’Angelo della Morte annuì

***

Bisogna stare attenti, l’avidità è una melma infida che, non vista, avviluppa il cuore e la mente.

C’è una leggenda a Bogotà, nota in tutto l’altopiano.

In una certa notte di Luglio a Zipaquirà, presso la Cattedrale del Sale, a centoventi metri di profondità in una miniera, se si affinano le orecchie e si mantiene il cuore saldo, in fondo alla cattedrale si può scorgere una figura diafana e traslucida.

Una donna, dai capelli rosso scuro, piange, impietrita, gli occhi di granata persi ciechi nel vuoto e sussurra

Niente, niente è più mio, nulla è più mio, nessuna cosa sarà più mia”

In un mormorio continuo, e straziante, come un gemito del vento, tra quelle colonne saline.

Si dice che, chi avrà il coraggio di accostarsi alla donna e chiedere chi fosse stata in vita, ella rivolgerebbe gli occhi al coraggioso e sussurrerebbe

Un’Avida, io fui soltanto un’Avida…

Un’Avida…

Un’Avida!”

Condannata per sempre a vegliare sulla terra che ebbe, condannata a vederla passare di mano in mano sapendo di non possederla più. Obbligata per l’eternità a smarrirsi nella sua stessa miniera, così come in vita si era persa nel labirinto dell’avidità.

Questa è la leggenda di Doña Samantha, la leggenda de La Hija del Viento.

Questa è la storia di Un’Avida.

 

Piccolo angolo dell’autrice!!!

Questa è la fanfic che si è classificata sesta su quattordici al contest [Original concorso 10] Il labirinto e l'Avida

Oddio! Sono arrivata sesta!!! Madonnina! Non ci credo ancora… guardate che bel bannerino!!! :D

Qui di seguito riporto il giudizio della giudicia! Eylis

Grammatica, sintassi, ortografia e lessico: 8,5 / 10
La storia è scritta bene e non ho trovato errori (se non, ma forse era voluto, l’uso della parola “avarizia” invece di “avidità” e la frase “che cosa ne ricava” invece di “che cosa se ne ricava”). Ci sono però alcune frasi un po’ contorte, a volte troppe virgole, e questo a tratti rende la lettura meno scorrevole.

Sviluppo della trama: 10 / 10
Ho trovato la trama molto ben ponderata, non si va nei dettagli ma vengono dati gli spunti giusti per capire e immaginare tutto quel che ci sta dietro. Ogni parte ha il suo giusto peso, dall’introduzione alla conclusione, se proprio vogliamo essere pignoli avrei evidenziato di più lo stacco prima della parte finale (anche solo a livello grafico)

Caratterizzazione dei personaggi: 10 / 10
Doña Samantha è sicuramente molto ben caratterizzata, sebbene in una sola delle sue caratteristiche (ma essendo la principale e protagonista della storia direi che è ottimo). L’angelo invece non è descritto, seppure svolga una funzione significativa, ma non ho trovato questa mancanza un problema, anzi, in questo caso lo rende più etereo

Espressività: 10 / 10
Molto interessanti sia il modo di scrivere (frasi che quasi scandiscono il tempo della lettura, danno un ritmo molto risoluto, che non lascia scampo) sia l’uso dei pensieri della protagonista per rimarcare la sua caratteristica e la peculiarità del racconto

Originalità: 7 / 10
Mi è piaciuta molto la prima parte, sembrava promettere qualcosa di davvero singolare per il continuo insistere sia sull’avidità della donna che sulla cecità dei suoi compaesani. Ho trovato invece un po’ scontato il finale, trovo che avrebbe potuto essere più significativo con un risvolto più singolare

Attinenza al tema e ai parametri posti: 10 / 10
Temi e parametri ben rispettati, mi è piaciuto l’uso del labirinto della mente come luogo in cui perdersi

Valutazione finale: 55,5 / 60
È stato il primo lavoro che ho letto e devo dire che… no mi aspettavo qualcosa di simile dalla prima storia a cui mettevo mano! Molto interessante, particolare, soprattutto molto espressiva direi

baciotti a tutti e fatemi sapere che ne pensate!!! ^^

Zest

   
 
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