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Autore: Lilith of The Thirsty    28/04/2011    5 recensioni
Duecento anni sono passati da quando l'ultimo re dei vampiri ha perso la propria figlia e il suo trono è stato usurpato da altri esseri subdoli e golosi di potere... Due fratelli hanno deciso di rivoltarsi contro il tiranno che opprime la loro popolazione andando a risvegliare l'unica creatura degna di governare... E' la più potente e temuta fra tutti ma nessuno sa dove si trovi e risvegliandola dal suo sonno i due fratelli non sanno che anche i licantropi ritorneranno a incombere sul loro regno...
"Chiamatela è sì risveglierà,
urlate e lei vi sentirà...
Si alzerà ricoperta di fiori d'arancio danzando con la Morte
portando nuovi incubi e passioni...
Questa è la punizione per coloro che risveglieranno la Regina..."
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un vento gelido soffiava quella notte, impetuoso e sinistro. Era il padrone del bosco e del suo silenzio,  nessuno in quelle ore notturne osava uscire di casa, era una sera di infausti presagi che sapevano di morte. Il canto nocivo era sparso dalle violente raffiche di vento per le case e le valli e gelava le ossa nel profondo, la luna nera non gettava i suoi raggi benefici per illuminare i terreni e i sentieri poco battuti della foresta ombrosa.
Non c’era nessuno in giro nella selva selvaggia, o almeno non doveva esserci nessuno. Due figure ammantate di nero percorrevano a fatica un pendio scosceso nella notte della Morte ma non sembravano far caso al tempo odioso che si stava scatenando. Continuarono a scendere senza dire una parola perché, anche se avessero provato ad aprire bocca, il vento avrebbe portato con se tutto. Una grotta si aprì davanti a loro dopo la lunga discesa e senza timore vi entrarono, camminavano piano e circospetti dentro quell’enorme bocca rocciosa calda e asciutta. Non c’era nessuna luce e tutto era buio ma le due figure sembravano vedere benissimo anche nell’oscurità più assoluta, uno dei due si fermò e l’altro lo imitò. Davanti a loro c’era solo densa e fitta tenebra, come se tutte le ombre della terra avessero deciso di riunirsi in quel luogo.
Una delle due nere figure si abbassò di scatto e mormorò poche parole in un profondo inchino di rispetto.
La nebbia cupa davanti a lui tremò, vacillò e poi come neve al sole si dissolse lentamente e svanì senza lasciare traccia. Quando il più alto dei due individui si rialzò da terra, proseguì il suo cammino con il compagno che lo seguiva obbediente; andavano sempre più in profondità finche non lo trovarono.
All’interno della grotta c’era un castello in rovina, alcune delle mura avevano ceduto e altre erano state sgretolate a causa dell’età; una delle quattro torri era crollata per metà e tutto sembrava usurato dal tempo e corroso. Ma anche così l’aspetto del castello era austero e sepolcrale, nessuna luce era accesa e non si sentivano rumori. Le due persone si avvicinarono all’enorme portone di ferro e lo aprirono per poi essere fagocitati dentro l’enorme rudere.
Tutto era buio come al solito ma poco dopo un rumore sordo rimbombò nelle sale di quel palazzo e a poco a poco la corrente elettrica tornò a far risplendere le lampade del castello. La sala d’ingresso dove si trovavano le due figure era ampia: le pareti di pietra pulite mostravano vari quadri, drappi colorati scendevano dal soffitto per ravvivare l’ambiente. A terra un enorme tappeto di broccato rosso copriva quasi tutta la pavimentazione e lungo la stanza si trovavano varie suppellettili e statue di marmo.
Le nere figure si tolsero i mantelli lasciandoli cadere ai loro piedi, svelando i loro corpi. Il primo era un giovane alto e magro, i capelli lunghi e argentei fluttuavano alle sue spalle, occhi neri come la pece scrutavano la stanza dove si trovava senza soffermarsi troppo sui particolari. Portava una camicia antica piena di pizzi chiusa da una giacca nera abbinata ai pantaloni e alle scarpe. Torreggiava austero e senza emozioni, la sua pelle diafana risplendeva sotto la luce delle lampade. Il suo compagno era un poco più basso, portava i capelli corti e neri abbinati perfettamente ai suoi occhi che con sguardo curioso ammiravano gli oggetti intorno a lui. Aveva lineamenti dolci e morbidi a differenza del suo simile e la bocca carnosa. Portava una felpa blu scuro con dei jeans e delle scarpe da ginnastica sporche. La sua pelle bianca era uguale a quella del compagno che risplendeva e assorbiva la luce dalla stanza.
Poi il ragazzo dai capelli scuri fece un fischio di approvazione che si sparse per tutto il castello, il suo pari lo fulminò con lo sguardo e lo ammonì con voce profonda richiamandolo all’ordine.
“Jack…” tuonò con voce austera mentre il ragazzo si girava e sorrideva.
“Lo sai Damian, puzzi di antico proprio come questo palazzo vuoi che ti dia una lavatina?” scherzò sornione Jack mentre con movimenti fluidi avanzava per la stanza.
“Avrei preferito non portarti con me, se la missione fallisce giuro che questa volta ti ammazzo…” replicò freddo il primo mentre seguiva il suo simile.
“Mamma mia quanto sei petulante, ho capito! Allora sapientone,  ora che si fa? Dove si va?”
“Fai silenzio altrimenti non riesco a concentrarmi!”
“E va bene, va bene ma so che ti stancherai presto di non sentire il tono suadente della mia…”
“Jack!”
“Ok ok…”
Tutto ritornò silenzioso come prima, Damian si inginocchiò a terra e cominciò a mormorare altre parole sconosciute. In un lampo il ragazzo dai capelli argentei si alzò e corse immediatamente davanti ad una scalinata imponente, era larga tre metri circa e fatta anch’essa in marmo purissimo che luccicava sotto la luce artificiale.
Dietro di lui si trovava Jack che non appena vide la maestosa scala infranse la promessa del silenzio e sbottò “Oh, pensi che la bella addormentata sia lassù? Perché se è così non aspettarmi per cena!”
“E’ qui sotto la sento!” mormorò cupo Damian osservando il basamento della scalinata.
“Ok, ho capito questa volta ci serve un po’ di forza bruta!” disse felice Jack che si avvicinò rapidamente al punto indicato dal suo simile alzando in aria la mano.
Stava per colpire quelle pietre quando un categorico “no” bloccò il colpo a metà strada mentre Damian si avvicinava ad una testa di serpente intagliata nella colonna alla destra della scala. Si era accorto che sulla testa piatta dell’animale c’era un simbolo che raffigurava tre rose unite da un rivolo di quello che sembrava sangue. Lo schiacciò e subito dopo sotto la grande scala si aprì un passaggio segreto che permetteva ai due colleghi di scendere.
Damian si avvicinò soddisfatto a Jack che borbottò indignato “Secchione…” mentre l’altro lo superava con un sorriso ironico e bisbigliava “Esibizionista di un vampiro…”.
Si addentrarono dentro quel passaggio segreto stretto e sconosciuto, Damian guidava Jack che sempre più irrequieto faceva schioccare la mascella.
Tutto sapeva di muffa e puzzava terribilmente ma non fermò le due creature immortali che avanzarono silenziosamente e molto cautamente.
“Potrebbero esserci delle trappole?”
“Credo di sì Jack, per proteggere una vampira del suo calibro sicuramente avranno nascosto delle trappole… E’ molto strano che sia tutto tranquillo…”
“Magari hanno smesso di funzionare e si sono arrugginite!”
Un sospiro profondo echeggiò nella cava buia mentre i due compagni avanzavano e proprio allora un meccanismo scattò. Entrambi saltarono all’indietro e evitarono di pochissimo le frecce che fulmineamente si conficcavano dove prima c’erano i piedi degli ospiti indesiderati.
Jack turbato fissava le armi che lo avevano sfiorato, Damian lesse la preoccupazione del fratello e cercò di tranquillizzarlo lasciando fluire il suo potere in lui.
“Non era una trappola normale vero?”
“No, non lo era” disse il vampiro dai capelli argentei “ Credo sia stata preparata con estrema cura proprio per creature come noi, tutti i tranelli sono regolati sulle nostre debolezze e sulle nostre forze… E sono mortali…”.
I due compagni fissarono le frecce d’argento conficcate nel pavimento, una sola ferita avrebbe provocato loro una piccola infezione ma un colpo secco avrebbe dato la morte.
“Avanti proseguiamo…” disse cupo Jack mentre avanzava più a fondo nello strano castello diroccato. 
   
 
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