AT THE SAILING DINGHY WE MEET AGAIN.
(Alla deriva ci incontriamo di nuovo.)
“Twisted Games”
Chapter 1
You
make me sick because I adore you so
I
love all the dirty tricks
And
twisted games you play on me..
(Muse
– Space Dementia.)
Le urla della
folla erano assordanti. I suoni le rimbombavano nelle orecchie, unendo
i rumori più diversi in un frastuono che avrebbe fatto
impazzire le menti più lucide.
Qualche
idiota, troppo vicino a lei, aveva avuto la geniale idea di intonare un
coro pro-Lucius Mafloy, incitandolo ad afferrare il boccino prima di
Harvey, il cercatore Ravenclaw. Cosa che sarebbe sicuramente accaduta
da lì a pochi istanti, vista la risibile lucidità
di cui faceva sfoggio l'avversario. Qualche minuto prima, la mazza di
Crabbe aveva urtato pesantemente contro il suo stomaco, particolare che
doveva aver influito in una certa misura.
I gemiti acuti delle ragazzine più giovani, e non,
costituivano un sottofondo irritante allo squillo delle trombe che gli
insegnanti non erano riusciti a requisire prima della partita, senza
contare le spinte che tutti si prodigavano a lanciare verso il proprio
vicino, nel tentativo di saltare per emettere urli, già di
per sé discutibili, amplificati dalla magia.
Odiava le
partite di Quidditch con passione, Narcissa Black, padrona dell'intima
convinzione che la parte animale di un essere umano facesse la sua
ingloriosa mostra durante ogni match.
-Il tuo
ragazzo è davvero un portento, Black! Guarda, che acrobazie
spettacolari!-
La fine
risposta della bionda interpellata, ovvero un soave ed elegantissimo crepa
stupida ragazzina, si perse tra la
folla di ruggiti che aveva preso ad aleggiare sopra lo stadio.
Lucius aveva
improvvisamente accelerato i suoi spostamenti, prodigandosi in giri
della morte assolutamente non necessari, ma di strategica efficacia. Un
mero trucco. Glielo aveva confidato tempo fa, quando durante una
partita aveva quasi rischiato di cadere dalla scopa a causa di un forte
vento, dopo una manovra azzardata.
Accelerare era
un ottimo modo per attirare l'attenzione del cercatore avversario e
farsi seguire, spesso il povero sciocco adottava le stesse manovre
dell'avversario, come a non volersi perdere nulla di quello che poteva
vedere da determinate angolazioni.
Una cosa
davvero idiota, a parer suo, ma i maschi spesso seguivano una logica
tutta loro.
-Sta per
prenderlo, sta per arrivarci!-
-Accidenti
Black, sei immensamente fortunata!-
Era tutto
così irritante.
Uno dei motivi
per cui non amava mischiarsi tra la folla, erano gli elogi privi del
minimo pudore verso Lucius.
Non era una
stupida Narcissa, sapeva benissimo che il faccino carino di Lucius,
unito alla quantità di soldi di cui disponeva, lo rendevano
un partito a dir poco perfetto. E capiva anche che commenti simili
fuoriuscissero con una certa facilità dalle bocche di
ragazze adoranti, ma in tutta sincerità, non comprendeva il
bisogno che avessero, quelle, di comunicarglielo
in prima persona. A lei, sua fidanzata.
I sorrisi
benevoli che si era allenata ad elargire i primi tempi, avevano avuto
breve durata, lasciandole un senso di nervosa irritazione che le era
costato diverse prese in giro da parte dell'oggetto della discordia.
Ogni volta che
il malumore la colpiva per simili cause, Lucius se ne sentiva
immensamente orgoglioso. In fondo era da lui percepito come l'ennesimo
modo per nutrire il suo ego già insolitamente grande, dalla
nascita.
Schermandosi
il volto con una mano, Narcissa si concentrò sulla figura
verde-argento più in alto delle altre. A lei sembrava stesse
semplicemente volteggiando a vuoto nell'aria, ma secondo la folla
ululante non era così.
Harvey aveva
perso terreno, tenendosi lo stomaco ma continuando a volare con una
certa audacia. Era sicura che i suoi compagni di casa stessero al
momento scommettendo sulla durata del ragazzo. Se fosse precipitato in
quel momento, qualcuno avrebbe vinto una modesta cifra di galeoni. Se
fosse accaduto cinque minuti più tardi, la fortuna avrebbe
giocato a favore di un altro prescelto.
-Ci siamo!-
Quell'urlo le
aveva spaccato il timpano, costringendola ad una smorfia nell'esatto
momento in cui Lucius afferrava il boccino, a diversi metri di altezza
dal suolo.
Il boato si
fece assordante, mentre una sorta di tremore prese a brulicarle sotto i
piedi, come se le tribune stessero per crollare e ucciderli tutti.
Questa volta
il contatto fisico tra vicini s'intensificò, tanto da farle
guadagnare almeno due gomitate nelle costole e diverse invocazioni di
amore eterno per il cercatore, alcune perpetrate anche da ragazze che
avevano avuto il coraggio di batterle pacche lungo le braccia.
Subitaneamente,
Narcissa decise che la prossima partita l'avrebbe guardata immersa in
un gruppo prettamente maschile. Più volgare e scurrile,
sicuramente, ma almeno le loro attenzioni sarebbero state rivolte verso
le componenti femminili della squadra.
-Sta
scendendo, guardalo!-
Prendendo ad
allontanarsi con malcelata foga, Narcissa osservò solo con
la coda dell'occhio la picchiata di Lucius in mezzo al campo. Era
sempre il giocatore che giocava a quota più alta.
Intravedendo
la testa del piccolo Severus Snape avvicinarsi alla sua precedente
postazione, Narcissa accelerò il passo verso le scale che
portavano all'uscita del campo.
Durante ogni
partita, il ragazzino era seguito da un codazzo di scommettitori
quantomeno fastidiosi, intenti a fare baccano con urla isteriche di
galeoni dovuti.
Un ruolo assai
inadatto per il poverino, che però era in grado di
garantirgli i favori di Lucius.
Durante il
tragitto verso gli spogliatoi, facce indistinte di studenti le si
assieparono attorno riempiendola di complimenti che speravano fossero
in seguito riferiti a Lucius. Le ragazze più timide, invece,
si limitavano a guardarla da lontano, stringendo tra le mani minuscoli
pacchetti colorati che sarebbero finiti nei dormitori Slytherin al
passaggio dei ragazzi di ritorno a Hogwarts.
Guardandosi
intorno, Narcissa cercò il riflesso del sole contro una
testa biondo platino. La maggior parte delle volte in cui aveva
individuato Lucius tra la folla, era stato così. Ma ora
nulla si prospettava all'orizzonte.
L'entrata agli
spogliatoi era presidiata da studenti più giovani che si
divertivano a braccare i giocatori già in procinto di uscire.
Crabb,
Travers, Mulciber... mano a mano che i minuti passavano, la squadra
prendeva a sfilare vittoriosa lungo il sentiero e così i
più accaniti tifosi.
-Sono l'ultimo
a togliersi dai piedi, puoi entrare Narcissa.-
Avery le
sorrise, uscendo dallo spogliatoio indossando ancora la divisa,
particolare che mandava le ragazzine in visibilio.
Era bello,
indubbiamente. Alto e moro, poteva vantare un fisico asciutto ma non
privo di muscoli. La sua popolarità era dovuta soprattutto
all'immenso patrimonio di famiglia e allo sguardo penetrante, un modo
di sondare chiunque gli rivolgesse la parola, quasi a volersi sincerare
di cosa frullasse nel cervello del suo interlocutore.
Come Lucius.
Quando si era
di famiglia ricca e potente, certi modi di fare erano semplicemente un
inno alla sopravvivenza nel mondo dell'alta società.
-Grazie,
Avery.-
Una volta
entrata all'interno dello spogliatoio, il vago sorriso di cui lo aveva
degnato, scomparve. Era una sensazione strana, non definibile a parole,
ma quell'Avery le dava sempre la sensazione di stare prendendosi gioco
di lei.
-Cos'è
quella faccia scura?- le chiese una voce di fronte a lei, nascosta in
un punto indefinibile, dietro il separé delle docce. -
Abbiamo vinto. Ho, vinto.-
Tipico.
Una squadra
era composta da sette giocatori solo quando lui era impossibilitato a
giocare, al contrario, la squadra stessa era unicamente Lucius Malfoy.
-Mi pare di
averti visto, vagamente, volare al di sopra
dei tuoi compagni. Ma il sole era accecante.-
Lo aveva visto
benissimo in realtà, tanto quanto poteva vederlo ora,
davanti a lei, vestito dei soli pantaloni dell'uniforme Slytherin.
Femmineo.
Un insulto che
in quel momento a Narcissa parve privo di ogni logica, più
di quanto non le fosse sembrato al momento.
I muscoli
delle braccia erano tesi nel movimento di frizionarsi i capelli con un
telo umido, lasciando un'ampia visione del petto glabro e intento a
compiere piccoli sussulti determinati dal movimento muscolare.
Le fossette
all'altezza dell'inguine scomparivano sotto la stoffa scura di cui si
era già coperto, lasciando Narcissa a perdersi nei suoi
pensieri.
Le capitava
spesso, in privato, quando il momento non era in grado di distrarla a
sufficienza.
Si
lasciò scivolare i lunghi capelli biondi davanti al volto,
nascondendo la sua espressione persa per qualche secondo, almeno fino a
quando non poté toccare con mano tutto quello che pochi
istanti prima stava solo osservando da una distanza di ragionevole
sicurezza.
-Vagamente?- domandò
piccato, Lucius. -Anche io devo averti scorta di sfuggita tra la folla, ma non
ne sono certo. Le bionde a Slytherin devono essersi moltiplicate negli
ultimi anni.-
Colpo basso.
Quello, era un
colpo dannatamente basso.
Dopo che la
voce del loro fidanzamento si era sparsa in tutta Hogwarts, qualche suo
amico bontempone aveva divulgato la voce che Lucius venerasse le bionde
dotate di capelli quasi albini, esattamente come i suoi.
Bastò
poco perché un nutrito gruppo di ragazze, persino non
Slytherin, si prodigasse in incantesimi di tinture artigianali, alcuni
sfociati in pessimi accostamenti di colori a causa della lampante
inettitudine giovanile.
-Come se
qualcuno potesse usurparti il posto di bionda numero uno.-
Ora, una frase
simile pronunciata da Malfoy sarebbe stata di un certo spessore
romantico. Ma detta da Narcissa Black, acquisiva un'ombra d'arte
inimitabile.
Ciocche di
capelli, troppo chiare per poter essere definite dorate, si mischiarono
non appena la fronte di uno poggiò su quella dell'altro.
Occhi quasi
bianchi presero a scrutare Narcissa in volto, in cerca dei profetici
segni di dissenso che l'animavano dopo ogni partita.
Zigomi
pronunciati, volto affilato, espressione beffarda di chi camminava con
grandi consapevolezze nella propria mente. Lucius Malfoy ispirava
fastidio, potere e un senso di avventatezza che nulla avrebbe mai
trasformato in protezione. Particolare che Narcissa era solita
confessargli durante i litigi più violenti, seguiti da
giorni interminabili di guerra fredda, in cui nessuno dei due pareva
decidersi a fare un passo per riappacificarsi.
-Sei
arrabbiata, di nuovo.-
Lucius era
solito constatarlo sempre, dopo ogni partita, con fastidio malcelato e
la solita smorfia esasperata in volto, un modo di reagire che agli
occhi di Narcissa pareva davvero irritante.
-Sono solo
infastidita dal baccano delle persone che mi stanno vicine.-
-Persone o
ragazze?- chiese beffardo, troppo sicuro di se.
-Persone.- precisò
Narcissa duramente, non mostrando la minima reazione verso le mani che
presero ad accarezzarle i fianchi con insistenza.
-Certo.-
sorrise lo Slytherin -Quindi c'è speranza che mi
riaccompagni a Slytherin in balia di quelle persone, o preferisci andare
da qualche altra parte?-
Narcissa vi
pensò seriamente, sin troppo allettata dalla prospettiva di
non tornare a scuola.
Continuò
a riflettervi con il sottofondo delle labbra di Lucius che le
carezzavano il collo, operandosi in una pressione insistente al di
sopra delle vene che pompavano sangue nel suo organismo con una
pressione invidiabile. O almeno, così pareva a lei.
Era certa che
potesse sentirlo, ancor meglio di se stessa, quanto l'agitasse quella
situazione al limite dell'innocuo.
-Torniamo a
scuola. Non abbiamo altri posti dove andare.-
Una frase
chiara e forte, finita in un sussurro malapena udibile alle orecchie di
entrambi. Quando il ginocchio di Lucius si fece spazio tra le sue
gambe, Narcissa perse quella concentrazione necessaria a farla rimanere
ancorata alla realtà.
Era
così facile per lui, ottenere un simile risultato su di lei,
che durante i primi tempi della loro relazione lo aveva cercato
esclusivamente per quel motivo, rendendolo ancora più
egoista ed egocentrico di quanto non fosse. Talmente tanto, che in uno
scatto d'ira e piena volontà di ferirlo, Narcissa mise in
chiaro che per quanto affascinante potesse lui credersi, lo cercava per
fini puramente materiali. Un soddisfacimento personale tipicamente
maschile quasi.
Non fu molto
carino fargli notare di essere una mera fuga dalla realtà,
ma forse fu proprio quell'episodio a ridimensionare la visione che
aveva di lei.
-Non vuoi fare
una passeggiata ai margini della foresta?-
In punta di
piedi, mollemente poggiata a quel ginocchio perfettamente immobile,
Narcissa seguì con il volto la voce di Lucius, tremendamente
vicina al proprio orecchio.
Non si era
accorta l'attimo preciso in cui Malfoy s'impossessò della
sua cravatta, ma ora quella giaceva sulle spalle nude del ragazzo,
sfiorandola solamente all'altezza dei seni.
-Non voglio.-
rispose Narcissa, muovendo per la prima volta le proprie mani verso il
ragazzo.
-Vuoi andare a
Hogsmade? Possiamo uscire dai confini di Hogwarts e smaterializzarci.-
Come si
smaterializzarono le sue mani al di sotto della camicetta bianca,
terribilmente sottile per uno abituato a farne a brandelli una
quantità imbarazzante.
-No, grazie.-
Lucius
chinò il capo su di lei, fino a farle chiaramente sentire il
proprio respiro sulle gote. Un'agevole posizione che le permise di
accarezzargli i capelli, facendo scorrere dita e polpastrelli contro la
pelle levigata del volto, lungo la mascella e, infine, premerli contro
labbra semi aperte.
-Vuoi tornare
al campo? Puoi fare un giro sulla mia scopa.- ghignò sicuro,
in un balenio di lingua contro pelle.
A volte, nei
momenti più critici, pronunciando le frasi peggiori,
riusciva a farla ridere. Come in quel momento.
-Posso fare un
giro sulla tua scopa anche qui dentro.-
Afferrando con
forza i lembi della cravatta verde-argento, Narcissa chiuse
definitivamente la millimetrica distanza interposta fra loro.
Respirare
l'uno nella bocca dell'altra, dedicare particolari frizioni del corpo
al piacere dell'altro. Certe notti Lucius era in grado di volgere tutti
i suoi sogni a una visione simile. Ma per quanto fosse in grado di
rammaricarsene, non
ultimamente.
-Riportarti di buon umore è una fatica.-
Frizionandosi la spalla con una mano e muovendo il braccio in modo circolare, Lucius Malfoy stava elegantemente scortandola a Slytherin.
O forse stava solamente evitando Slughorn, sul piede di guerra per un invito mancato.
-Puoi astenerti dal commentare. Grazie.-
-Sei arrabbiata. Ancora.- constatò esasperato il ragazzo.
Ignorandolo deliberatamente, Narcissa Black continuò la sua marcia verso i sotterranei come se accanto a lei non vi fosse anima. Viva o morta.
I lunghi capelli biondi, più vaporosi del solito, non facevano altro che vorticarle sulle spalle, attaccandosi alle guance come se una calamita invisibile li stesse attirando.
-Credevo fosse stato tutto di tuo gradimento.-
Vane parole quelle, accompagnate da sguardi indiscreti al suo volto. Sguardi sin troppo divertiti per i gusti di Narcissa.
-Esagerata. Ho strappato un tuo prezioso indumento, perdonami!- esclamò enfaticamente Lucius, aprendo le braccia in un gesto di plateale quanto finto disperato.
-Hai prima strappato e, successivamente, fatto evanescere la mia preziosa biancheria intima. Non sei tu che sotto la divisa non porta nulla.-
Idiota.
In certi momenti sapeva essere davvero un grandissimo e viziatissimo, idiota.
Fortunatamente il corridoio deserto si prospettava nel rimanere tale.
-Per questo cammini come se la tua spina dorsale fosse un manico di scopa?-
-Oh, no.- sorrise dolce, Narcissa. -Per questo motivo, tu me la pagherai.-
Prima che lo Slytherin fosse in grado di ribattere in qualsiasi modo, la ragazza scomparve nel bagno più vicino.
Malfoy l'aspettò all'esterno, ascoltando lo scorrere dell'acqua del rubinetto, sospettando che quel suono scrosciante stesse in realtà comprendo insulti e rumori di specchi infranti.
Era riuscito a farla infuriare al solo scopo di vedere realizzata una sua vecchia fantasia a cui lei non aveva mai voluto acconsentire.
Esilarante ed eccitante al tempo stesso. Qualcosa che una ragazza, decisamente, non avrebbe potuto capire.
Passarono cinque minuti buoni prima che Narcissa si palesasse nuovamente ai suoi occhi. Più tranquilla, sorridente, e decisamente disponibile a prodigarsi in discorsi colloquiali in campo neutro.
-Andiamo Lucius, torniamo a Slytherin.-
Lo prese addirittura per mano, trascinandolo lungo le scale che portavano ai sotterranei.
Per più della metà del percorso, lo sguardo di Lucius cadde in punti che poco aiutavano alla concentrazione necessaria per camminare senza rischi.
-Hai fatto qualcosa alla tua gonna in bagno.-
-Ma che dici...- lo blandì Narcissa con un sorriso civettuolo dai lei sfoggiato solo in particolari occasioni.
-L'hai resa più...-
-Vaporosa. Non è molto più carina?-
La parola esatta sarebbe stata, eccitante.
Il sorriso smagliante di Narcissa era quanto di più artefatto potesse mostrare al mondo. Lo stesso che solitamente era in grado di ricreare alle feste Purosangue indette da suo padre.
Dal canto suo, Lucius era troppo impegnato a monitorare ogni più piccolo spostamento del leggero tessuto, mosso e arricciato da quella che lui non poteva sapere fosse comune elettricità statica.
-Malfoy! Aspetta, devo parlarti!-
Il richiamo giungeva da una voce sbucata di punto in bianco alle loro spalle. Quella di Avery.
Narcissa fu la prima a fermarsi, ruotando di mezzo giro il corpo e dando una spinta di pura leggiadria alla gonna scozzese.
La mano di Lucius si strinse spasmodicamente alla sua, in un muto avvertimento di cessazione delle ostilità.
-Avery, possiamo parlarne dopo cena.-
-Non credo.-
L'espressione di Malfoy si fece impenetrabile, quasi seccato da una tale insubordinazione, come se Avery non avesse mai passivamente accettato di essere un suo servitore.
Se al mondo esisteva una paritaria amicizia di pura convenienza, quella era la loro.
Un silenzio carico di tensione permeò l'aria, interrotto da sussurri e borbottii lontani di studenti che stavano abbandonando i sotterranei.
-Torno a Slytherin, fermati pure.-
Simili concessioni erano detestabili, lo pensavano entrambi.
Dare l'implicito permesso di una regolare vita sociale era qualcosa che tra loro non sarebbe mai stato frequente.
Se uno dei due voleva una cosa, semplicemente se la prendeva affrontandone le conseguenze, un comportamento molto più onesto di quello della maggior parte delle coppie in circolazione. Ma in quel caso, Narcissa dovette obbligatoriamente pronunciare una frase che la facesse uscire di scena agli occhi di Avery.
Era chiaro che qualsiasi fosse la natura del discorso, fosse strettamente privata.
Sorrise a entrambi con garbo, ricevendo un amabile risposta da Avery, prima di superare, sobbalzando sui gradini, un gruppo di studenti del sesto anno, più interessati a lei che a mettere un piede dietro l'altro abbastanza accortamente da non cadere.
Sentì lo sguardo di Lucius perforarle la schiena, in quel modo tutto suo che aveva di fissare chi stesse facendo qualcosa di inammissibile nei suoi riguardi.
Ma non la fermò.
Non la chiamò.
Un tempo l'avrebbe inseguita, scatenando una discussione quanto più razzista e possessiva possibbile su quello che lei potesse fare o meno durante una delle loro guerre private.
Ma sarebbe stato troppo sperare che in quel momento si verificasse una reazione assente da mesi.
Aveva fatto finta di non accorgersene, come se non fosse mai stato importante quel lato del suo carattere che le trasmetteva attaccamento.
A Slytherin, i sentimenti si mostravano in un determinato modo. E certamente, non venivano mai definiti con parole così... pusillanimi.
Una volta in sala comune, Narcissa fece deliberatamente finta di non sentire i richiami delle sue compagne di casa, dirigendosi verso il proprio dormitorio a passo spedito.
La folla che stava riunendosi nei sotterranei era quella che successivamente sarebbe salita in massa in sala grande, non fu difficile, quindi, seminare chiunque avesse avuto la malsana idea di rivolgerle la parola.
Dopo aver cacciato dalla propria camera una compagna di stanza, Narcissa si diresse verso il bagno, propensa ad annegare ogni pensiero sotto il getto scrosciante dell'acqua.
Si spogliò lentamente, indumento dopo indumento, lasciandoli cadere pigramente a terra in un cumulo disordinato di stoffa.
Avrebbero pensato gli elfi a sistemare tutto.
Una volta rimasta in biancheria, poggiò le mani sul lavandino immacolato, sopra al quale spiccava uno specchio di dimensioni imponenti, capace di risaltare prodigiosamente sulle pietre grigie dei sotterranei.
I capelli le caddero davanti al volto, coprendo un'espressione di neutro dolore che aveva sempre odiato.
Buffo.
Qualcosa era cambiato, tra lei e Lucius, e non sapeva precisamente cosa.
Sentiva solo che sopra di lei, scavalcandola subdolamente, era arrivato qualcos'altro.
Gli occhi presero a vagare per il piccolo spazio in cui si era rifugiata, osservando come apparisse la realtà attraverso lo specchio.
Non v'erano finestre per loro, lasciando che torce di dubbia potenza sprigionassero una tiepida luce dorata.
L'oro dei pomelli appartenenti al piccolo mobile porta oggetti, sprigionava bagliori troppo deboli per poter essere effettivamente notati, donando solo una traccia di colore in più all'ambiente grigio-bianco. Solo gli asciugamani e accappatoi verdi, dotati di stemma argento scintillante, contribuivano a rendere più personale l'ambiente.
E le saponette.
Miriadi di sfere contenenti le più diverse fragranze di bagno schiuma, circondavano saponi di varia misura e provenienza, un capriccio che nessuna delle ragazze aveva voluto abbandonare.
In sostanza, l'ambiente era ricco di quelle piccole mattonelle umide, sprigionanti gradevoli odori. Piccole, esattamente come quelle che pochi minuti prima aveva trasfigurato all'interno del bagno al secondo piano, con Lucius in sua attesa all'esterno della porta.
Ingannarlo era così divertente.
Le sue reazioni esilaranti.
O più semplicemente, adorava colpirlo quando lui era solito mostrarle il fianco, per nutrire smisuratamente il suo ego.
Un tempo, avrebbe scoperto l'inganno maledicendola. A ragion veduta.
Da un po' di tempo a quella parte, invece, era solito profilarsi all'orizzonte qualcosa di più importante.
Qualcosa che lo rubava a lei, alle attenzioni che ogni essere umano esigeva per diritto.
Odiandosi per simili deboli pensieri, Narcissa si voltò bruscamente, urtando per sbaglio una boccetta di profumo appartenente a una compagna di dormitorio.
Il liquido andò spandendosi a terra in piccole venature azzurre, permeando l'ambiente di uno sgradevole odor lavanda.
Decisamente, quella non era una giornata che avrebbe aiutato i suoi nervi a condursi in modo accettabile.
Nemmeno la cena aiutò il suo umore a salire verso picchi di accettabile calma.
Narcissa conversò amabilmente con due ragazze del settimo anno per tutta la durata del pasto, dando di sé un'immagine tranquilla e disinvolta. In barba alle occhiate inquisitorie di Snape, che con lo sguardo sembrava persistere nel chiederle dove fosse finito Lucius.
Ottima domanda, quanto mai inopportuna.
La verità era che non lo sapeva nemmeno lei.
Ben cinque compagni di casa avevano avuto la brillante idea di fermarla in corridoio per lo stesso motivo, ricevendo in cambio frasi secche e riservate, di una persona che in mente ha una risposta esauriente e precisa, ma che non voleva darla.
Una finzione riuscita con un certo successo.
Anche Avery era assente, e non solo.
McNair e Mulciber, pure, spiccavano per la loro totale assenza.
-Quando credi che vi sposerete tu e Lucius?-
Di questo passo sarà un miracolo trovarlo all'altare.
-Frequento ancora il sesto anno, mi sembra prematuro parlarne.-
Il volto scandalizzato delle due ragazze fu sufficiente a darle della matta senza che dovessero aprire bocca.
-Una cosa simile non è mai prematura, fidati. Ma capisco che a sedici anni sia ancora un'idea lontana il gran giorno.-
Idea lontana. In realtà, in quel momento, era solo Lucius ad essere lontano. Una presenza inafferrabile che non sembrava curarsi di altro all'infuori della sua persona.
Nemmeno di lei.
Sembrava invece particolarmente impegnato nel tenerla lontana, ad una sorta di distanza di sicurezza.
-Ho un leggero mal di testa.- si scusò Narcissa, toccandosi lievemente la tempia. -Credo che andrò nelle cucine per farmi preparare qualcosa dagli elfi.-
Una meta davvero audace, i bassifondi, per una ragazza di buona famiglia come lei.
-Vai cara, questa sera è un mortorio il tavolo. Sembrano mancare le teste più divertenti del casato.-
Lasciando la sala grande a passo veloce, Narcissa poté godersi solo qualche attimo di pace, prima che la figura minuta di Severus le spuntasse a fianco.
-Narcissa... scusa se ti disturbo.- tergiversò -Lucius mi aveva detto di consegnargli la sua parte di soldi al termine della gara, dopo cena. Ma non lo vedo.-
Allora non dà buca solo a me, si ritrovò a pensare Narcissa.
-Sai, è buffo Snape. Nemmeno io lo vedo.-
Osservandola con un certo timore misto a imbarazzo, il ragazzino si esibì nell'audace richiesta di un favore.
-Se consegno a te i soldi, potresti darglieli? Lo vedrai certamente prima di me.-
Non ne sarei così sicura.
-Tienili pure, sappiamo benissimo che non sei un ladro. E nessuno ti deruberebbe mai sapendo a chi sono dovuti i galeoni. Quando lo vedrai, glieli consegnerai personalmente.-
-Oh. Se proprio non vuoi...-
-Ebbene, non li voglio.- chiarì lapidaria.
Una conversazione così patetica, difficilmente sarebbe stata superata di grado nel corso degli anni.
-Scusami.- chinò la testa Snape -Io... credevo tu sapessi dove fosse.-
La piccola voce del ragazzo si fece sempre più flebile man mano che l'espressione dura di Narcissa gli facesse inequivocabilmente comprendere la sua gaffe, ammutolendolo, infine, in un espressione di puro rammarico.
-Non ho la minima idea di dove si trovi, Severus. E ora, se vuoi scusarmi...-
NdA:
Nonostante abbia già una long in svolgimento, era da un po' che avevo la malsana voglia di scrivere una "Lucius-Narcissa", coppia che personalmente adoro ma di cui si trova poco per la rete. Almeno io, se sapete di covi nascosti, illuminatemi pure.
Avverto subito che sarà un fiction breve, tre capitoli in cui i personaggi principali saranno anche gli unici ad avere un volto, a parte Avery e Snape. Snape perché lo conosciamo già, Avery invece potete immaginarlo come un jolly rosso che se ne va a spasso per una fiction in bianco e nero.
Aggiornerò ogni settimana essendo quasi del tutto finita, quasi. Inoltre, ribadisco che essendo solo tre capitoli non dovrete attendere tempi da partoriente.
Bene, non ho altro da propinarvi, quindi buona lettura!