Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |       
Autore: SonLinaChan    08/02/2006    2 recensioni
Dopo la caduta della barriera e la sconfitta di Darkstar, Lina, Gourry, Amelia e Zelgadiss sono tornati alle proprie vite, ed il continente ad una apparente calma... ma gli equilibri del mondo al di qua della barriera sembrano destinati ad essere scossi, da una micaccia che si profila ai confini del regno di Sailune...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Philionel, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era il tramonto del giorno successivo, quando fummo nuovamente chiamati a raccolta

Era il tramonto del giorno successivo, quando fummo nuovamente chiamati a raccolta.

L’attesa era stata logorante. Il primo giorno, i preparativi erano andati avanti ininterrotti. Come macchine prive di coscienza, gli uomini avevano lavorato, allestito, combattuto. Amelia aveva inoltrato formalmente a Phil la richiesta di Gourry, e allo spadaccino erano state affidate delle truppe. Da quel momento, il mio compagno si era dedicato totalmente ad esse, e non avevamo praticamente parlato. In realtà, non potevo dire di rimpiangerlo. Da quando avevamo saputo dell’attacco, l’umore di Gourry pareva decisamente peggiorato, ed ebbi tutta l’impressione che il nuovo compito affidatogli, sollevandolo dal peso dell’impotenza, contribuisse a dargli nuovo animo. Per quel che mi riguardava, invece, mi sentivo una bestia in gabbia. Al di là dello sperimentare qualche incantesimo, e dello spiegare ai maghi di corte quanto avevo appreso sui non morti, mi sentivo totalmente inutile, ed immobile, persa in quel movimento frenetico. Il secondo giorno,  poi, era arrivata l’apatia generale. Terminata l’urgenza dell’azione, tutti aspettavano, senza parlarsi, senza quasi osare respirare, lanciando incessanti occhiate nervose al di là delle mura. Un’avanguardia era stata mandata in esplorazione, per avvisare quando il nemico fosse stato in avvicinamento, ed occhi frenetici cercavano un qualsiasi suo movimento, sulle pendici delle colline, con lo stesso accanimento di chi dal ponte di una nave spera di essere il primo ad intravedere la terra. Odiavo quella sensazione. L’attesa di qualcosa che esulava dal mio potere, e dalla mia strategia… Per questo, quando avvertii nuovamente il suono del corno, per me fu quasi una liberazione…

Migliaia di volti si affacciarono sugli spalti e alle finestre del Palazzo Reale, all’unisono. L’avanguardia di Phil era in veloce avvicinamento, sul bordo di una collina, quasi invisibile nell’immensa nuvola di polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli. Aspettammo col fiato sospeso, mentre spariva all’interno delle mura esagonali, e l’ingresso della fortezza interna era aperto per accoglierla.

E quasi contemporaneamente, anche le truppe apparvero.

Si trattava di un grosso esercito… ma non immenso. Forse avrei potuto temere di peggio, pensai per un momento. Finché le truppe non furono sufficientemente vicini da permettermi di vederli. Parte delle truppe era costituita da umani… ma non quella schierata sul fronte. I soldati sulle prime linee non avevano gli occhi accesi dal presentimento della battaglia, le loro armature non luccicavano alla luce del sole calante. Si accalcavano in una massa spenta, gli occhi dorati deliberatamente rivolti verso gli uomini che li fronteggiavano sulle mura. E se quel bagliore innaturale non fosse stato sufficiente, sarebbe bastato il terrore che mi catturava incrociando uno dei loro sguardi per rendermi conto di quale fosse la natura quelle creature…

Avvertii la tensione allargarsi a macchia d’olio fra i soldati, mentre l’esercito nemico raggiungeva le mura, e prendeva a disporsi di fronte ad esse. Gourry, al mio fianco, spostava di continuo il peso da un piede all’altro, nervoso, anche se non terrorizzato come la prima volta che avevamo incontrato quegli esseri. Forse era ignorante in fatto di incantesimi, ma quando si trattava di pratica del combattimento era svelto ad imparare… Solo i sacerdoti parevano mantenere in qualche modo la calma, non so se per l’autocontrollo che il loro addestramento aveva insegnato loro a mantenere, o perché il terrore che quelle creature infondevano era di origine magica, e in qualche modo sapevano destreggiarvisi, come pareva accadere a me.

Improvvisamente provai un moto di ammirazione per il comandante nemico, per quanto quello fosse un sentimento fuori luogo. Chiunque fosse, doveva disporre di notevoli carisma e presa sui suoi uomini per riuscire a convincerli a combattere a fianco di quelle creature…

 

La mia curiosità riguardo al comandante fu comunque presto soddisfatta. Le truppe si fermarono, non in formazione d’attacco, ma sull’attenti ed in perfetto ordine, appena al di fuori dei portali serrati. E fu allora che una figura avanzò a cavallo fino a giungere a pochi metri, al di sotto delle mura. Aveva forse l’età di Phil, e lineamenti duri, anche se non altrettanto marcati… o almeno, quella era la mia impressione, perché da quella distanza, e nella semi oscurità, non potevo facilmente distinguere i particolari della sua figura. Ma fu soprattutto la sua voce a colpirmi, quando prese la parola. Ferma e sicura, come se in quel momento si trovasse esattamente nel posto che gli spettava…

“Principe Philionel…” Sollevò lo sguardo sulle mura, e i suoi occhi rintracciarono immediatamente la figura dell’erede al trono. “… sono Oberon di Mitila, sovrano del Regno di Beriza e capo del consiglio dei Nove Alleati. Vi chiedo di consegnare il Regno di Sailune nelle mie mani.”

Un mormorio di stupore e protesta sollevò fra le truppe di Sailune di fronte al suo tono diretto e perentorio. Vidi una goccia di sudore scendere lentamente lungo la guancia di Philionel… “Oberon di Mitila…” Lo udii mormorare.

Notai che anche lo sguardo di Amelia si era fatto teso… Mi protesi lievemente verso di lei, decisa a capirci di più. “Lo conoscete?” Sussurrai.

La mia amica annuì, accigliandosi. “E’ uno dei primi sovrani con cui mio padre è entrato in contatto dopo la caduta della barriera. E’ un uomo potente, e molto rispettato. Non conosco i particolari, ma so che ha portato a risoluzione un lungo conflitto fra i regni a sud della barriera. Ora è a capo di una confederazione simile a quella dei Regni del Sud che comprende anche Sailune…”

Deglutii. Ora capivo il perché del loro nervosismo. Non conoscevo le dimensioni del suo regno né l’entità effettiva del suo potere, ma dalla descrizione di Amelia si poteva facilmente dedurre come fosse un uomo ricco di alleati…

Philionel era rimasto in silenzio, nel frattempo, immaginavo soppesando le parole giuste da rivolgere ad un uomo che senza troppi mezzi termini presentava se stesso come un usurpatore. Quando prese la parola fu in tono duro, e per nulla accomodante. “Non so su quali basi riteniate giusto farmi questa richiesta, Oberon, ma mi auguro che non vi aspettiate davvero che io possa acconsentire…”

Il sovrano nemico non batté ciglio. Si limitò ad annuire, lentamente, e a fare indietreggiare nuovamente la sua cavalcatura, come a segnalare che quel breve, surreale dialogo stava per terminare… “Sì, lo immaginavo. In questo caso mi trovo costretto a dichiararvi guerra, Philionel El di Sailune. Domani mattina le ostilità avranno inizio.” Volse il cavallo, senza attendere una risposta.

“Aspettate, Oberon!!!” Philionel scattò in avanti, sporgendosi dagli spalti, improvvisamente rabbioso. “Giudicate giusto attaccare un paese che non vi ha mai recato alcuna offesa senza nemmeno spiegarne il perché al suo sovrano e al suo popolo??? Fermatevi!!!”

Oberon girò la testa, e fissò l’erede al trono con placida freddezza. “Sono interessato al possesso del vostro Regno, per motivi strategici che riguardano me ed il mio popolo. Non sono mosso da motivi irrazionali, e non voglio certo inimicarmi a vita un popolo che ho intenzione di comandare. Non ho intenzione di fare del male a più persone di quante non siano necessarie per raggiungere i miei obiettivi. Ma non vi risparmierò nemmeno, se non scenderete alle mie condizioni. E’ tutto.” Diede un colpo di redini, e si allontanò verso il suo accampamento.

Philionel era rabbioso, come mai lo avevo visto. Era stato indignato, alterato a volte. Ma ora sul suo volto era disegnata la rabbia selvaggia di chi si vede attaccato in ciò che di più intimo possiede…

“Papà…” Iniziò Amelia, apparentemente preoccupata dalla sua reazione…

“Se non abbiamo altra scelta, lotteremo.” Risolse però l’erede al trono, prima che sua figlia potesse dire qualunque cosa per calmarlo. “Stiamo subendo un’ingiustizia. Non perderemo.”

Normalmente avrei replicato, sbeffeggiando le solite teorie della famiglia reale riguardo alla giustizia, ma in quel momento mi morsi le labbra, e tacqui. Non che avessi abbandonato il mio scetticismo, ma non era il caso di minare il morale delle truppe di Sailune proprio nel momento in cui più c’era bisogno di convinzione…

Amelia, per quanto più pallida e meno sicura di sé del solito, annuì lievemente alle parole del padre. “Hai… hai ragione papà… un… un esercito fatto di esseri malvagi come quello non può batterci…”

Non fui certa che Philionel avesse udito realmente le parole della figlia… si limitò ad un vago cenno del capo, mentre la sua attenzione era già rivolta ai suoi uomini. “Andate, e riposate. Mangiate, dormite a volontà. Domani avrò bisogno di tutta la vostra energia.” In realtà, temevo che pochi avrebbero passato una nottata serena, ma nessuno obiettò apertamente a quella proposta…

Dato che gli uomini del nemico avevano preso a ritirarsi, i soldati di Sailune, fatta eccezione per le sentinelle, iniziarono lentamente a scendere dagli spalti… lentamente, la folla scemò dalle mura, mentre Philionel discuteva freneticamente con Cristopher e Laudreck, e Gourry, Amelia ed io restavamo ad aspettarli, in un silenzio colmo di disagio… Dopo qualche istante, vidi Phil volgersi verso di noi, e rivolgerci un breve cenno del capo, ad indicare che anche noi potevamo avviarci verso le nostre stanze… e lo avremmo fatto, non fosse stato per il grido strozzato che proprio in quell’istante risuonò nell’aria fresca della sera di Sailune…

“P… principe! Principe Philionel!

Era una delle guardie che ero state incaricate di rimanere di vedetta sulle mura. Lo sguardo di tutti coloro che rimanevano sugli spalti cadde dapprima su di lui… e poi nella direzione dove cadevano i suoi occhi…

Tutti ci gelammo sul posto. Fuori dalle mura, appena di fronte ai portali, piantato al suolo, in cima ad una picca i soldati nemici avevano lasciato un omaggio ai loro avversari.

La testa di Lord Remian.

Colui che due giorni prima si era offerto di uscire dalle mura a cercare rinforzi, ora ci fissava con occhi ciechi, sangue raggrumato che gli usciva dalla bocca, e gli appiccicava i capelli al volto.

Improvvisamente, sentii l’impulso di vomitare e per una volta fui grata che la cena dovesse esserci ancora servita, e dei morsi della fame che solo fino ad un attimo prima avevano catturato il mio stomaco. Gourry, al mio fianco, impallidì lievemente. Amelia si portò le mani alla bocca, inorridita. Un cupo monito. Un presagio per molti altri uomini che avrebbero preso parte a quella lotta. E un chiaro avvertimento riguardo a quale sarebbe stata la sorte di qualsiasi alleato di Sailune che fosse stato trovato a vagare al di fuori delle mura per cercare aiuto…

“Credo che non vedremo comparire la cavalleria di Raizerl in nostro aiuto molto presto, fratello… a meno che anche il suo sovrano non si diletti a comunicare con i morti…” Commentò la voce roca di Laudreck, con lucido, cinico sarcasmo…

 

… e non molte altre parole vennero scambiate, finché tutti non si chiusero con gratitudine nella solitudine delle proprie stanze…

 

 

***

 

 

Questo è esattamente il punto in cui normalmente mi lancerei in un panegirico dei letti di Sailune. Doppia piazza, baldacchino, mille cuscini… era il paradiso di chi, come me, era abituato a dormire in locande sporche e dai letti duri come il cemento, e a condividere col proprio compagno di viaggio stanze di non più di due metri quadrati (Gourry è un gentiluomo, niente da dire, felicissima di stare con lui, ma giocare allo slalom ogni volta che devo andare in bagno per evitare di calpestarlo non è esattamente la mia idea di divertimento…)

Quella sera, avevo avuto modo di apprezzare il letto più a lungo del solito… non tanto perché fossi andata a letto prima, quanto piuttosto perché, una volta sotto le coperte, stranamente per me, non ero riuscita a chiudere occhio.

Era un po’ irritante. Sapevo perfettamente che il giorno successivo mi sarebbero state richieste tutta la mia attenzione e concentrazione, e proprio questo mi induceva a continuare a rimuginare su quello che mi aspettava, invece che riposarmi come tale prospettiva avrebbe richiesto.

Ma non era solo quello. Sapete quando si ha l’insistente, pressante sensazione che qualcosa di non previsto stia per succedere? Ecco, soprattutto QUELLO era ciò che teneva inchiodato il mio sguardo al soffitto del baldacchino, quella notte…

 

‘Sarebbe carino sapere COSA di inaspettato sta per accadere, però…’

 

La notte era ormai inoltrata, e cominciavo seriamente a dubitare della mia capacità di intuizione. Forse il mio modo di vedere le cose era viziato dalla tensione, forse ero solo stanca, e come tutte le persone stanche tendevo a vedere problemi che non esistevano… fatto sta che qualsiasi rumore o scricchiolio mi faceva balzare sul letto, e scrutare nel buio…

‘Certo che non mi ricordavo che Sailune fosse così inquietante…’

Stavo cominciando a ponderare diverse ipotesi, fra cui quella di scendere dai sacerdoti in veglia e farmi dare qualcosa per dormire (troppo buio per i corridoi e troppe brutte esperienze in passato nel corso delle mie passeggiate notturne… non considerai l’idea troppo seriamente…), e quella di svegliare anche Gourry per il principio del mal comune mezzo gaudio (e confesso che su questo pensiero indugiai un po’ più a lungo… le notti insonni tendono ad alimentare il mio sadismo…), quando improvvisamente la mia autostima poté subire una nuova impennata. Anche se a dispetto dei miei nervi, dato che la mia fede nel mio sesto senso fu riaffermata quando avvertii chiaramente un’altra presenza, a poca distanza da me, e inequivocabilmente all’interno della stanza.

Trattenni il fiato, mentre un rumore soffocato, come di pietra smossa, confermava la mia sensazione… Considerai brevemente le mie possibilità. Potevo urlare, e allertare l’intera area del palazzo in cui mi trovavo (gli appartamenti reali, per intenderci… il che significava che nel giro di due secondi mi sarei trovata Amelia in camera, per calare giustizia sul mio assalitore…). Oppure potevo aspettare, nel buio, fino a che chiunque si fosse intrufolato nella mia stanza non fosse stato sufficientemente vicino perché potessi coglierlo di sorpresa, come lui aveva intenzione di fare con me… La seconda era ovviamente l’ipotesi più rischiosa, dal momento che non conoscevo le capacità del mio assalitore… ma era anche quella che mi avrebbe permesso di trattare direttamente con lui. E dopo che avevo accumulato nervosismo per la mancanza di sonno, potete facilmente supporre per quale optai…

 

Rimasi immobile nel letto, nascosta dalle coperte, avvertendo la figura scivolare verso di me nel più completo silenzio. Un uomo comune avrebbe strisciato i piedi sul pavimento, o urtato qualcosa nel buio più completo, ma mi ci vollero pochi istanti per rendermi conto che NON si trattava di un qualunque combattente. Il mio corpo si irrigidì, mentre la figura raggiungeva i bordi del letto, e si piegava lievemente su di me. E quando avvertii una mano allungarsi lentamente verso la mia spalla, come se volesse stringersi attorno al mio collo, decisi che non era il caso di attendere oltre.

Mono Volt!”

Allungai la mano verso il polso dell’assalitore, e strinsi, mentre lasciavo fluire l’energia magica dentro al suo corpo. Moderai la potenza del colpo, però. Volevo che il profanatore di camere femminili rispondesse a qualche domanda, prima di permettergli di perdere conoscenza…

La figura emise un grido soffocato, e strinse la propria mano libera attorno al mio avambraccio, come per cercare di liberarsi. Dopo un po’, quella presa ferrea cominciò a farmi male, e dovetti rilasciarlo, ma ormai il mio assalitore era troppo indebolito dal colpo per tentare altri attacchi. Con un gemito, si accasciò al suolo.

Tirai un sospiro interno di sollievo, e mi feci avanti, più spavalda di quanto non mi fossi sentita fino a qualche istante prima, per il mio consueto discorsetto di vittoria sull’avversario. Ma qualsiasi parola canzonatoria mi si gelò in gola, quando mi sporsi oltre il bordo del letto e, alla luce debole della luna, mi resi conto di chi mi trovavo davanti…

“EH…?” Fu l’unico commento intelligente che riuscii a formulare in quel momento, mentre la figura al suolo mi fissava con sguardo truce, al di là dei lembi bruciacchiati del suo cappuccio, con tutta l’aria di chi sta pensando ‘dovevo aspettarmelo…’

Restammo a guardarci per qualche istante in un silenzio irreale… Quindi, con fare imbarazzato, gli porsi la mano…

“Oh… ehm… diciamo che ora siamo pari, per la volta in cui tu hai usato questo incantesimo contro di me… comunque certe cose devi metterle in conto, se ti infili nella camera di una signorina a quest’ora della notte…”

“Signorina, eh…?” Fu tutto ciò che il mio interlocutore commentò, mentre accettava la mia  mano per rialzarsi.

Ma a quel punto, ovviamente, la situazione dovette complicarsi.

“LINA!!!”

La porta che univa la mia stanza a quella di Gourry si spalancò. (sì, avevamo stanze comunicanti, grazie tante, ma prima di fare commenti a riguardo considerate un po’ che fareste voi se tutte le volte che vi foste recati in un determinato regno, lì avessero cercato ripetutamente di uccidervi…) Lo spadaccino entrò di corsa, ovviamente propenso più ad attaccare che ad ascoltare le spiegazioni di chi riteneva un presunto assalitore… e mentre si avvicinava a spada sollevata, per un momento vidi il terrore più puro disegnarsi negli occhi della chimera che mi fronteggiava…

“Go… Gourry!” Riuscii a gridare un attimo prima che colpisse. “Aspetta! E’ Zel!”

“Eh???” Lo spadaccino spostò il suo sguardo su di me, stupito, e parve considerare per un momento l’ipotesi di fermarsi. Ma, ovviamente, il comando del suo cervello non raggiunse in tempo le sue gambe. E il piatto della sua spada colpì direttamente la fronte della chimera.

Sentii distintamente l’acciaio piegarsi per la violenza del colpo, mentre Zelgadiss finiva nuovamente al suolo, reggendosi la testa…

‘Credo che qui qualcuno soffrirà di emicrania per qualche giorno…’

“Uh… oh… scusami Zel…” Gourry rimase ridicolmente immobile, la spada sollevata nel punto dove fino a pochi secondi prima c’era stata la testa della chimera, e lo fissò confuso… “Ho sentito dei rumori sospetti, e pensavo che qualcuno stesse assalendo Lina…”

“Me ne sono accorto…” Mugugnò Zelgadiss, lanciando brevemente un Recovery, su un punto della sua fronte dove non c’erano danni esteriori evidenti, ma che ero certa in quel momento dovesse dolere come se qualcuno glielo stesse trivellando… Gourry non va particolarmente per le spicce quando mi crede in pericolo…

Lo spadaccino fissò la sua spada incrinata, sconsolato… “Due spade distrutte in meno di una settimana… se lo avessi fatto ad Elmekia, mio padre mi avrebbe ucciso…”

Zel sbuffò. Io ridacchiai lievemente al commento del mio compagno, e avanzai verso la chimera, che si stava rialzando dal suolo con quanta più dignità la sua postura ancora un po’ barcollante gli permettesse. “E allora…” Incrociai le braccia al petto. “Si può sapere come hai fatto a sbucare all’improvviso in camera mia? E che ci fai a Sailune, tanto per cominciare? Avrai notato la bella compagnia di ospiti là fuori, suppongo…”

Zel sospirò. “Se dentro al palazzo riuscite a parlare in tono tanto leggero degli assedianti, non state poi così male come temevo…” Si ripulì la veste color crema dalla polvere…

Sorrisi. “Mi sorprendi, Zel, dovresti saperlo che trovo poco elegante piangermi addosso… per quello in fondo basti tu…”

La chimera sollevò lo sguardo, e poco abilmente mascherò un sorriso. “Suppongo che per ‘piangersi addosso’ tu intenda ‘essere realisti ed assennati’… parole che esulano dal tuo vocabolario, Lina…”

Inarcai un sopracciglio. “Per ‘assennato’ intendi anche intrufolarti nella mia camera, e rischiare di essere fritto da me e tagliato in due da Gourry?”

Zel sospirò. “Hai tutta la mia ammirazione, Gourry. Dev’essere dura stare con lei. Molto dura.”

Gourry annuì, con aria sapiente. “Ci sono giorni peggiori e giorni migliori. Ma sono sacrifici che per il mondo un cavaliere deve essere disposto a fare…”

Li incenerii con lo sguardo. “Voi due…”

Entrambi ridacchiarono, e per un momento ci fissammo semplicemente, un po’ straniti dal modo strambo in cui la nostra compagnia si era riunita, a quell’ora della notte. Quindi scossi la testa, e richiamai alla mia mente le parole magiche…

Lighting…”

Una sfera di luce si levò dalle mie mani, e raggiunse il soffitto, illuminando la stanza a giorno.

“E allora, Zel…” Sospirai, studiando l’effetto della mia magia. “… non hai ancora risposto alla mia domanda… come diavolo hai fatto ad intrufolarti nella mia stanza in piena notte, e con il castello assediato?”

Zel si grattò la punta del naso, e improvvisamente mi parve… imbarazzato… “Uhm… bé, ecco… la realtà è che non volevo entrare esattamente in camera tua… ma in quella di Amelia.”

Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata.

“In effetti Amelia mi è parsa cresciuta da quando l’abbiamo vista l’ultima volta…” Commentò lo spadaccino, in tono pensieroso.

“Già…” Replicai, stando al gioco. “Chi se l’aspettava… con Zelgadiss, poi… Mi auguro che Phil non ne sappia nulla, mi sembra un padre piuttosto geloso…”

“N… NON IN QUEL SENSO, DANNAZIONE!!!” Zel alzò la voce, per poi abbassarla immediatamente, timoroso di essere udito. “Volevo uscire nella sua stanza proprio perché non succedesse quello che è accaduto qui! Chiunque altro vedendo che mi aggiravo nel castello si sarebbe sorpreso e avrebbe dato l’allarme, scatenando un putiferio!!!”

“Mmm…” Inarcai un sopracciglio… “E perché invece Amelia non avrebbe dovuto essere sorpresa di vederti arrivare nella sua camera in piena notte?” Cercai di mascherare con scarso successo un sogghigno.

Zel, se possibile, si irritò ancora di più. “Smettila, Lina! Non è come pensi!”

In quel momento, un bussare sommesso risuonò alla mia porta. “Lina –san? Tutto bene? Non riuscivo a dormire e dal mio balcone ho visto la luce accendersi nella tua stanza…”

Mentre la parte perversa del mio spirito portava un ghigno ad allargarsi sul mio volto, andai ad aprire la porta… “Bene, pare che ci siamo tutti, ora…” Commentai, di fronte ad una perplessa Amelia.

“Lina- san, di cosa stai…” La principessa rimase a bocca aperta,  non appena entrò nella stanza. “Zelgadiss- san! E tu che ci fai qui???”

Zel sospirò. “Come stavo CERCANDO di spiegare a Lina, ero qui per assicurarmi che andasse tutto bene.” Si grattò la testa. “Mi è sembrato strano, qualche mese fa, non riuscire più a mettermi in contatto con te… e poi, nei territori oltre la barriera, ho cominciato a sentire voci insistenti riguardo ad una armata che stava muovendo contro Sailune… dato che non avevo più modo di avvisarti a distanza, ho deciso di partire per allertarvi di persona. Ma ero troppo lontano, e ho avuto diversi imprevisti nel percorso… e a quanto pare sono arrivato troppo tardi…”

“Oh, mi spiace, Zel- san… E’ da qualche mese che le comunicazioni magiche attorno a Sailune non funzionano… non sapevamo spiegarci perché, e ho immaginato che ti fossi preoccupato per l’improvvisa interruzione, ma con uccelli viaggiatori o dei messi non avrei saputo dove…”

“Ehm…” Tossicchiai, lievemente. Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. “Mi dispiace interrompervi… ma vi spiacerebbe spiegarci?”

Amelia arrossì lievemente. “Oh… scusami, Lina –san, avete ragione, nella confusione di questi giorni mi sono dimenticata persino di raccontartelo…” Si grattò la punta del naso. “Dovete sapere che quando dopo la sconfitta di Darkstar ci siamo separati… ehm, ecco… io ho dato a Zel –san uno dei miei braccialetti… Gli avevo… uhm… chiesto se avesse voglia di fermarsi un po’ a Sailune, ma dato che aveva fretta di ripartire ho pensato che potevo lanciare un Vision Spell su uno dei miei oggetti, così avremmo potuto comunque tenerci in contatto…”

Il Vision Spell, per chi non si intendesse di Magia Sacerdotale, è un incantesimo che permette di proiettare la ‘immagine riflessa’ di una persona anche a centinaia di miglia di distanza, attraverso un catalizzatore, un oggetto trattato precedentemente dalla persona stessa con la Magia… l’immagine è inconsistente, una specie di ‘fantasma’, ma chi si trova vicino al catalizzatore tramite essa potrà interagire con colui che ha lanciato l’incantesimo in tempo reale… conoscevo bene quel trucco, perché una volta, diversi anni prima, Rezo il Monaco Rosso lo aveva utilizzato per mettersi in contatto con me…

“Però, da un paio di mesi…” Proseguì Amelia… “… l’incantesimo ha smesso di funzionare… inizialmente ho pensato che Zel- san si fosse addentrato in qualche zona al di là della barriera schermata alla magia, ma quando abbiamo cercato di metterci in contatto con Elmekia o con Raizerl ci siamo resi conto che il problema in realtà riguardava Sailune…”

Zel annuì. “All’inizio non mi spiegavo bene nemmeno io la cosa… ma quando ho sentito delle truppe che avanzavano verso Sailune ho iniziato a sospettare che la cosa dipendesse in qualche modo da chi vi stava attaccando.” Zel e Amelia si scambiarono un’occhiata. “Come in effetti è probabile che sia.”

Mi portai la mano destra al mento, pensierosa… un sovrano che guidava i non morti e che era in grado di schermare Sailune dalle comunicazioni di tipo magico… e dire che nelle terre in cui ci eravamo addentrati nel corso del nostro viaggio al di là della barriera la magia non era praticamente conosciuta…

“Ad ogni modo ti ringrazio per esserti preoccupato per me, Zelgadiss –san…” Amelia rivolse un sorriso genuino alla chimera. “Dev’essere stato rischioso arrivare fino a qui…”

Zel si volse dall’altra parte, ma ebbi l’impressione che stesse arrossendo lievemente. “Uhm… bé… abbastanza…” Borbottò. “Ho dovuto attendere che le truppe si radunassero attorno a Sailune per avvicinarmi alla città, perché la campagna attorno non era percorribile in precedenza… e sono stato costretto ad aspettare che calasse la notte per cercare di entrare… non credo che mi avventurerei volentieri di nuovo là fuori…”

Battei le palpebre. “A proposito, ora che ci penso…” Lo fissai in volto, perplessa. “COME hai fatto ad entrare? Non credevo che i nostri nemici potessero essere così disattenti…” E anche le sentinelle di Sailune, per dirla tutta…

Zel scosse la testa. “Non è come credi, Lina… io… sono entrato attraverso un passaggio segreto…”

“Un passaggio segreto?” Rispondemmo Gourry ed io, all’unisono, sorpresi… anche quando eravamo stati coinvolti in precedenza nelle lotte di corte di Sailune, e Phil ci aveva garantito accesso ad ogni ala del castello, non avevamo mai sentito di qualcosa del genere…

Fu Amelia a spiegarci. “Solo mio padre, mia sorella ed io ne siamo a conoscenza… sono più d’uno, collocati in vari punti della fortezza… le mappe che li segnalano si tramandano di erede in erede… e persino i miei zii, anche se sanno della loro esistenza, non ne conoscono la collocazione…”

Vidi Gourry annuire, come se un improvviso ricordo stesse affiorando alla sua mente. “Sì… avevo sentito parlare di questa storia…”

Aggrottai la fronte. “Ne avevi sentito parlare…?” Conoscenze fuori dall’ordinario da parte di Gourry mi lasciavano sempre perplessa…

Lo spadaccino si limitò a stringersi nelle spalle. “Sì… da qualcuno, alla corte di Elmekia…” Replicò con noncuranza.

Alla CORTE di Elmekia?

“Zelgadiss –san era a conoscenza dei passaggi perché una delle mappe a cui ho accennato era conservata proprio all’interno del mio braccialetto… io… ecco… volevo che sapesse che poteva avere accesso a Sailune non appena lo avesse desiderato…” Lo fissò, un po’ imbarazzata. “Mi dispiace, avrei dovuto avvisarti che da quando mio nonno si è ammalato ed è stato trasferito nella torre anche io non sto più in questi appartamenti, ma in quelli di Gracia, dato che ora a lei spettano le stanze di mio padre… La mappa riflette ancora la vecchia disposizione…”

“Mmm…” Tornai a prestarle attenzione, riproponendomi di cavare fuori tutta la storia a Gourry più tardi, quando fossimo stati da soli… “… e così il buon Zel ora ha libero accesso a palazzo e alla confidenza delle principessa, eh? Interessante tutto questo, Zelly… A quando il matrimonio e la consegna delle chiavi del Palazzo?”

Amelia ridacchiò a quel commento, ma Zel mi fulminò con lo sguardo. “Finiscila, Lina, o diventerò volgare riguardo al fatto che Gourry abbia libero accesso alla tua stanza durante la notte…”

 

Certa gente proprio non ha senso dell’umorismo…

Tirai un calcio in uno stinco a Gourry, che era stato colto da un accesso di tosse nervosa, e faceva di tutto per non guardarmi negli occhi.

 

“Ad ogni modo…” Riprese Zel,in tono più serio… “Sono felice che anche voi siate qui. Ero intenzionato a chiedere ad Amelia se aveva un modo per rintracciarvi, non appena fossi riuscito a parlarle…”

“Eh?” Battei le palpebre. Sarei stata lusingata se fosse stato solo per il piacere di rivederci, ma dal tono con cui ce lo aveva comunicato, avevo il sospetto che non fosse così…

La chimera annuì. “Vi ho sentiti nominare, al sud… la tua fama si è estesa anche lì, Lina, ma non è solo questo… da quanto ho capito, le truppe che ora stanno attaccando Sailune hanno un qualche tipo di interesse anche nei vostri confronti…”

Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. Nei nostri confronti? E che mai poteva volere da noi un re oltre la barriera? Capivo il desiderio di mettere le mani su Sailune e le sue ricchezze, ma io possedevo solo la mia magia e oggetti che non potevano certo interessare ad un re guerriero, e Gourry aveva perduto la sua Spada di Luce dopo l’ultima battaglia…

“Se fosse come dici…” Intervenne lo spadaccino, dando voce a quelli che erano anche i miei pensieri. “… dato che ci siamo intrappolati qua dentro, la caduta di Sailune equivarrebbe a prendere due piccioni con una fava…”

“Certo, a meno che…” Intervenni, mentre un’idea mi balenava in mente. “… la nostra utilità per Oberon non si riducesse al fatto di essere amici della principessa e dell’erede al trono, e quindi utili potenziali ostaggi… magari si è sparsa la voce che stavamo viaggiando nei territori subito al di là della barriera e Oberon ha sperato di poterci catturare prima di avanzare contro Sailune…” Quel non morto che mi aveva chiamata per nome, la nostra prima notte di permanenza a Sailune, ora cominciava a premere inquietantemente alla mia coscienza, più di quanto avesse fatto da quando ci eravamo scontrati… 

Sospirai. “Ad ogni modo… anche facendo ipotesi ora non credo che ne ricaveremo un granché… credo che sia meglio tornarcene a letto, piuttosto… domani all’alba la battaglia avrà inizio…” Quella mia frase bastò a gettare nuovamente una sfumatura cupa su quella riunione fra vecchi amici…

Amelia annuì. “Sì, credo che Lina –san abbia ragione…” Si volse verso la chimera, e la prese con inconsueta familiarità per un braccio. “Zel- san, vieni con me, ti sistemerò in una stanza in quest’ala… dovrai accontentarti, per questa notte, ma provvederò a fartela sistemare al più presto…” La principessa rivolse a Gourry ed a me un pallido sorriso. “Buona notte, ragazzi.” La porta si chiuse alle loro spalle.

 

Mi accigliai, sedendomi sul letto, mentre le nuove informazioni che avevo acquisito cercavano di prendere forma in uno schema sensato. Ogni ipotesi, tuttavia, perdeva di consistenza non appena la mia mente mi ricordava la mia totale assenza di informazioni riguardo ad Oberon… sinceramente, dal suo aspetto e dal modo in cui si comportava non mi sarei aspettata di scoprirlo mosso da qualche motivazione assurda ed irrazionale come ‘il dominio  del mondo’, come quella che qualche principessa isterica di un piccolo regno adoratore dei golem ci aveva proposto anni prima… d’altra parte, Sailune era un regno potente… doveva esserci una spinta forte alla base di un attacco come quello… e Oberon doveva anche essere sicuro dei propri mezzi…

“Lina… mi stai ascoltando?”

“Eh?” Battei le palpebre, improvvisamente riportata alla realtà. Gourry stava in piedi di fronte a me, con un mezzo sorriso sulle labbra. Evidentemente, aveva continuato a parlarmi sin da quando Zel e Amelia erano usciti.

“E poi rimproveri me di disattenzione…” Mi rimbeccò, in tono divertito.

Risposi al sorriso. “Questo è il giusto contrappasso.”

Gourry sospirò, e si sedette al mio fianco, ponendomi una mano sulla testa. “Rimuginarci sopra non ti porterà a nulla, Lina. Fatti una dormita ed evita di pensare. Ti risparmierà molta ansia.” C’era una specie di saggezza amara nelle sue parole…

Inclinai la testa, fissandolo incuriosita per un momento… “Ehi, Gourry…”

“Mmm?” Replicò semplicemente, continuando ad accarezzarmi la testa senza preciso ritmo, e fissando il pavimento davanti a sé…

“Ti ricordi quando abbiamo incontrato quel tuo vecchio amico, quel mercenario di nome Grais…?” Gourry si oscurò lievemente, a quelle parole… avevo sempre pensato che fra lui e quello spadaccino ci fosse stato più di quanto io avessi visto, in quella occasione… e da alcuni suoi gesti, o atteggiamenti, avevo avuto l’impressione che nel lasso di tempo in cui io ero stata priva di sensi fosse accaduto qualcosa di cui Gourry non mi aveva mai parlato… ma tutte le volte che glielo avevo domandato, lo spadaccino aveva sempre candidamente smentito qualsiasi mio sospetto… “Bé, ricordo che quell’uomo disse che voi due avevate combattuto una qualche guerra, insieme, prima che noi due ci conoscessimo… e anche tu… ieri, con Amelia, hai accennato ad una tua esperienza come capitano… ma… di che conflitto si trattava…?”

Gourry sospirò. “E’ una vecchia storia… una ribellione contro Elmekia, una decina d’anni fa… la mia famiglia appartiene alla piccola nobiltà di quel regno, ma io non sono il primogenito, e per questo mio padre mi spinse ad arruolarmi alle truppe della resistenza come mercenario, perché potessi mettere in pratica i miei addestramenti di spada, e allo stesso tempo non essere un peso per la famiglia…”

Mmm… Gourry non mi aveva mai parlato delle sue origini, ma in realtà avevo il sospetto che in lui scorresse in qualche modo sangue nobile… e non tanto per gli ideali cavallereschi che sin dagli inizi della nostra conoscenza mi aveva tanto apertamente manifestato, quanto piuttosto per il suo possesso della Spada di Luce… il cavaliere che aveva sconfitto Zanaffer a Sailarg era detto essere di alto lignaggio… e se anche la leggenda aveva gonfiato la realtà, aveva senso che la custodia di un’arma come quella e i precedenti storici che essa comportava avessero portato prestigio sociale e titoli ad una famiglia magari in possesso anche solo di una piccola tenuta e del cavalierato… Però… c’era una cosa che non mi quadrava, in tutto questo…

“Ma Gourry… se non sei tu il primogenito… perché eri tu a viaggiare con la Spada di Luce?” Mi morsi immediatamente la lingua per aver posto quella domanda. Che stupida… L’unica spiegazione era che il legittimo erede fosse in qualche modo venuto a mancare… il che significava che avevo appena ricordato a Gourry la morte di un fratello…

Ma il mio compagno, a dispetto di quanto mi aspettasi, mi rivolse un mezzo sorriso. “No, Lina…” Scosse la testa. “Non agitarti, non è come pensi… la realtà è semplicemente… che io non portavo quella spada legittimamente. L’ho rubata ai miei famigliari, e me ne sono andato di casa.”

Lo fissai con gli occhi spalancati. E per diversi istanti mi aspettai che mi dicesse che stava scherzando. Il mio amico, però, non aveva l’aria di chi gioca. Il suo sguardo era rivolto ai propri piedi, nudi contro la fredda pietra dei pavimenti di Sailune, e i suoi occhi erano piedi di… colpa… “La realtà è che quella spada li stava rovinando.” Proseguì, parlando forse più a se stesso che a me… “Mio zio e mio padre non facevano che scontrarsi, i vassalli di mio padre erano divisi fra me e mio fratello… mio padre non pensava ad altro, non desiderava altro… se non fosse stato per quella spada… ho pensato che se non fosse stato per quella spada…” Scosse la testa. “Così una notte la ho presa con me, e sono partito. Se anche avessero odiato me per averlo fatto, avrebbero trovato un motivo d’unione in questo, pensai. Per quel che mi riguardava, non volevo averci nulla a che fare. Stavo per buttarla nell’oceano… una serie di circostanze evitarono che lo facessi, e poi…” Si volse verso di me. “… e poi ti incontrai. E capii che con quella spada potevo servire a qualcosa.” Mi rivolse un mezzo sorriso. 

Rimasi senza parole. Avevo sempre dato per scontato che Gourry fosse l’erede legittimo della spada… ma ora che mi aveva spiegato, tanti tasselli del puzzle che era il suo passato cominciavano ad andare obbedientemente al proprio posto… il perché se ne viaggiasse senza meta invece di servire il sovrano di Elmekia e di rimanere a fianco dei suoi, tanto per cominciare… e il perché non parlasse mai della sua famiglia… certo, non poteva sperare di tornare da loro e semplicemente riallacciare un rapporto cordiale, se le cose erano andate come diceva… forse, mi dissi, anche la sua reticenza a parlare di quello che era successo a Sailarg quando aveva salvato la città e aiutato Sylphiel, era legato in qualche modo a quella faccenda… ma in quel momento non me la sentii di cercare di estorcergli altre informazioni…

“Puoi giudicarmi, se vuoi.” Proseguì Gourry, tornando a distogliere lo sguardo. “A volte anch’io mi chiedo se ho fatto davvero la cosa giusta… ma se potessi scegliere nuovamente, credo che lo rifarei. Credo che fosse il meglio per la mia famiglia. E non mi pento della vita che ho ora.” Sollevò nuovamente lo sguardo su di me, e mi rivolse un sorriso in cui non c’era l’ombra di forzatura, o di finzione. “Non mi pento assolutamente della vita che ho ora.” Ripeté.

Sorrisi di rimando, non riuscii ad evitarlo. “Credo che sia stata una scelta coraggiosa.” Gli battei lievemente la mano sulla spalla. “E nemmeno io mi pento degli effetti che ha avuto.”

Gourry coprì la mia mano con la sua, ed io mi lasciai attirare a lui, appoggiando lievemente la testa sulla sua spalla. Era caldo, Gourry. Era rassicurante.

“Gourry…” Chiedetti, nuovamente. “Come… com’è… la guerra…?”

Sentii la sua testa inclinarsi lievemente, e la sua guancia sfiorare i miei capelli. “Confusa.” Rispose, in tono un po’ incerto. “A volte, in mezzo alla mischia, diventi una macchina che combatte. Non ti ricordi più dei tuoi compagni, non ti ricordi più nemmeno di chi sei…” Deglutì. “Grais, Leon, e tanti altri mercenari che tu non hai conosciuto… la sera giocavamo insieme a dadi, bevevamo e scherzavamo davanti ai fuochi. Di giorno, eravamo costretti a dimenticarcene. Di giorno eravamo costretti ad annullarci in ciò per cui lottavamo. Ma in fondo… questo è essere un mercenario. Ti ricordi cosa diceva Leon? Un mercenario non sceglie per cosa combattere. Un mercenario diventa il braccio di chi lo paga.” Sospirò.

Era la verità. Per questo per quanto possibile avevo evitato di farmi coinvolgere in lotte politiche fra stati, o fra gilde di maghi, e i miei lavoretti per sbarcare il lunario si erano limitati a qualche incarico come guardia del corpo… Non mi piaceva rappresentare idee che non sempre condividevo…

“Però…” Proseguì Gourry. “… ora è diverso. Ora scelgo io le mie priorità, quello per cui voglio vivere e combattere.” Lo sentii stringersi più forte a me. “Non mi scorderò di me stesso, domani mentre combatterò. Perché non mi scorderò di TE.”

Assimilai quell’informazione con un breve sospiro. Chiusi gli occhi, e per qualche minuto restammo semplicemente così, in silenzio. Mi sentivo tranquilla, a dispetto di tutto. Era un silenzio sereno. Lo sapevo, perché sapevo leggere nella mente di Gourry meglio di quanto fossi in grado di fare con qualsiasi altra persona…

“Ehi, Gourry…” Tentai nuovamente, dopo la lunga pausa di silenzio… e sorrisi, quando ricevetti in risposta un lieve russare.

Molto tipico di Gourry.

Scivolai via dal suo fianco, e lo sorressi, in modo che si adagiasse completamente sul mio letto. Raccolsi una coperta da una delle poltrone e gliela sistemai sopra mentre rivolgevo la mano alla sfera di luce sul soffitto, spezzando l’incantesimo. Quindi, scivolai sotto le coperte, al suo fianco. 

“Non ti abituare troppo bene, cervello di medusa…” Mormorai.

Prima di sprofondare in un sonno senza sogni.

 

 

***

 

 

“CHE COSA HAI FATTO???”

 

Spalancai gli occhi, con un sussulto.

Tuttavia, mi trovai immediatamente ad annaspare, in cerca di aria e luce, quando mi resi conto qualcosa di caldo e pesante mi premeva contro il volto, interponendosi fra me e la penombra della stanza.

‘Che diavolo…?’

 

“TI RENDI CONTO DI QUANTO SEI STATA INCAUTA???”

 

Allontanai il corpo estraneo con la mano, e quando fu a qualche centimetro dal mio volto, mi resi conto che era il braccio di Gourry.

“Umph.” Poco cerimoniosamente, spinsi il corpo dello spadaccino, ancora perfettamente addormentato, lontano dal mio, e sul bordo del letto. Forse con eccessiva convinzione.

 

“Ouch!” Fu il commento dello spadaccino quando, com’era inevitabile, si ribaltò su se stesso, e cadde al suolo. “Li…Lina…” Riemerse dopo qualche istante, aggrappandosi alle coperte, e mi fissò con fare assonnato. “Che… che succede?”

Mi grattai la testa, ancora intontita dal sonno. “Non lo so… sono stata svegliata da…”

Ma non ebbi bisogno di spiegazioni. Le grida in corridoio si levarono nuovamente.

 

“NON MI INTERESSA SE SAI DI POTERTI FIDARE DI LUI!!! MA DAVVERO NON LO CAPISCI???”

 

Gourry ed io facemmo capolino contemporaneamente dalla porta, per vedere chi avesse deciso di mettersi ad urlare negli appartamenti reali ancora prima che il sole sorgesse. E davanti a noi apparve una scena insolita.

Phlionel, spettinato e con l’aria esausta, stava gridando contro una mortificata Amelia, e uno Zelgadiss che aveva l’aria di volersi seppellire esattamente nel punto in cui si trovava. Battei le palpebre, stranita. Che diavolo stava succedendo, ora?

 

“Abbiamo un esercito di assedianti, là fuori, che non aspetta altro di scoprire una breccia nelle difese di Sailune per poterci attaccare, e tu cosa fai??? Lasci in giro a uno dei tuoi amici la mappa dei passaggi segreti, come se fosse un biglietto di arrivederci!!! E se lo avessero scoperto??? E se inavvertitamente la avesse persa e ora una copia fosse in mano a ogni nostro potenziale nemico? Come puoi avere fatto una cosa del genere senza riflettere???” 

Amelia arrossì in preda alla colpa e alla vergogna… “Papà… io mesi fa non avrei mai potuto immaginare che… che… E… e poi… quei passaggi sono troppo stretti perché vi si possa far passare delle truppe… si metterebbero in trappola da soli…”

Quel tentativo di difesa parve irritare Philionel ancora di più. “Delle truppe sì, ma pochi uomini inviati ad assassinare uno dei membri della famiglia reale no, com’è possibile che tu non lo capisca, Amelia??? Ieri, al posto di Zel, avrebbe potuto essere un esperto sicario ad introfularsi in camera di Lina! Se la tua amica fosse stata uccisa nel sonno, se quell’uomo fosse giunto anche a te, a me, o a Cristopher, allora cosa sarebbe successo, ci hai pensato???”

 

In realtà, probabilmente, il sicario in questione sarebbe finito fritto come Zel aveva rischiato di fare… ma in quel momento mi guardai bene dal farlo notare a Phil…

 

“Pa… papà, io…”

“Amelia,tu hai ricevuto un grosso privilegio venendo a conoscenza di quei passaggi! Solo io e tua madre ne avevamo il diritto, e solo Gracia lo avrebbe ora, in quanto mia erede in successione diretta! Nonostante questo, dopo che tua sorella è partita, ho scelto comunque di renderti partecipe di questo segreto… Ed ora, è così che ripaghi la fiducia che ti ho accordato??? Non farmi pentire di averti concesso troppe libertà, Amelia!!!”

Senza attendere risposta dalla figlia, Philionel si allontanò, stizzito. Sorpassò Gourry e me, senza nemmeno degnarci di uno sguardo, e raggiunse l’ingresso dei quartieri reali, dirigendosi verso il piano inferiore.

 

Ahi… non male come modo per iniziare la prima giornata di battaglia…

 

Mi  volsi verso Amelia, che pareva sull’orlo delle lacrime, mentre Zel aveva tutta l’aria di non sapere da che parte guardare…

“Eh… ehi, Amelia…”

“Che stupida sono stata…” La principessa arrossì, ulteriormente, e si nascose il volto fra le mani… “Io… io non avevo pensato a queste cose… quando ho dato il braccialetto a Zel- san mi è venuto d’impulso non rimuovere la lettera…”

Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. “Amelia… non prenderla così male…” Le misi una mano sulla spalla. “Sono certa che Phil ha reagito a quel modo perché la battaglia lo ha reso nervoso… non pensa davvero che tu non sia degna di fiducia…”

La principessa sospirò. “Ma ha ragione. Sono stata sciocca. Siamo in guerra, e ho messo in pericolo ciascuno di noi. Ieri sera, nel ritrovarci tutti insieme, me lo ero quasi dimenticato…”

Al di sopra delle spalle  piegate della principessa, Gourry, Zel ed io ci scambiammo un’occhiata. Già. Probabilmente mancava meno di un’ora all’inizio dei combattimenti.

Sospirai. “Amelia, ascoltami.” La scossi lievemente. “Ora non ha senso piangere sul latte versato. Il fatto che tu abbia dato a Zel quella mappa gli permette di essere qui ora, ed è questo che conta, adesso. Combatteremo tutti insieme, e vinceremo, e così anche tuo padre riacquisterà la sua serenità. Non è così, Zel?”

La chimera esitò per un momento, quindi mi diede manforte. “Lina ha ragione, Amelia. Tua padre si calmerà presto, vedrai. Sailune… Sailune non può perdere, no? Siete dalla parte del giusto…”

Ebbi l’impressione che Zel facesse violenza a se stesso, nel pronunciare quelle parole, e il risultato nel complesso fu piuttosto impacciato. Ma parve andare a segno.

“S… sì… avete ragione…” Amelia inspirò, e suo malgrado si risollevò in posizione eretta. “Ora… ora è meglio andare a prepararci per la battaglia…”

 

Senza scambiare molte altre parole, ci congedammo, e ci recammo ognuno nella propria camera, per recuperare i nostri vestiti ed armi. Lo stomaco stretto per la tensione, lanciai un’occhiata al di fuori della finestra, e al di là delle mura, dove, alla luce del sole nascente, anche il campo nemico stava mettendosi in movimento.

I non morti erano immobili, al limitare dei boschi attorno a Sailune, in silenziosa attesa dei preparativi dei loro compagni. A differenza degli umani, non stavano svegliandosi, mangiando, vestendosi. Semplicemente scrutavano, i loro occhi dorati rivolti a Sailune. Mi balenò in mente l’idea che fossero rimasti in quella posizione tutta la notte. E per qualche motivo, il pensiero mi diede i brividi.

 

‘Se devo essere uccisa… fa che non sia da uno di loro.’

 

Con quel pensiero, così insolito per me, mi avviai alla battaglia.  

 

 

 

Nota dell’autrice:

Quella del Vision Spell è una storia più o meno ufficiale, che ho trovato in diversi siti e qui adotto. Non è comunque farina del mio sacco. ^^

Grais è un personaggio che compare ne manga di Shoko Yoshinaka (l’avevano traslitterato Guraizu, ma Grais dovrebbe essere la lettura più o meno…XD) Per chi non lo avesse letto, è un mercenario, che Lina e Gourry incontrano mentre sono in missione contro una setta che sta cercando di realizzare un rito che darebbe inizio ad una sanguinosa guerra. E’ un vecchio amico di Gourry, che ha combattuto con lui nel corso di una guerra passata. Mentre Lina e Gourry combattono contro i membri della setta, e Lina sta cercando di bloccare il rito con la magia, Grais si rivela a Gourry come uno dei suoi nemici: ha nostalgia dei tempi in cui combatteva, e vuole che scoppi una nuova guerra, per dare nuovo senso alla sua vita. Lina riesce a bloccare l’incantesimo, ma perde i sensi per la troppa energia spesa. Grais tenta di fermarla colpendola alle spalle, ma Gourry, per impedirglielo, lo uccide.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: SonLinaChan