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Autore: Mileycita    28/04/2011    4 recensioni
Mya Nelson dopo l'infanzia trascorsa in un collegio, ormai adulta ritornerà nella sua città, nella sua casa dove ad attenderla ci sarà suo padre, i suoi fratellastri e la sua matrigna. Quest'ultima renderà la vita poco facile alla povera Mya...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena sveglia. Prendo il cellulare e vedo un messaggio di Sami: Non sai cosa è successo. Ci vediamo alle 11:00 al centro commerciale vicino casa mia, devo raccontarti tantissime cose vado giù, bevo il latte e mi preparo sono arrivate già le undici. Mi avvio correndo verso il centro commerciale e la vedo. “Ciao” gli dico con il fiatone.
“Sei in ritardo!” mi dice con tono arrabbiato.
“Scusami ma…” Mi interrompe.
“Non fa niente, niente riuscirà a farmi andar via il buon umore”
“Che cosa è successo?”
“Io e Matt” fa un sorriso che mostra tutti suoi denti “Ci siamo baciati”.
“Sei incorreggibile!” sono felice per lei, sono contenta se una mia amica lo è.
“Com’è successo?”
“Per prima cosa mi ha portata via da quel locale, poi siamo andati in un posto più tranquillo e abbiamo iniziato a parlare, e poi… ci siamo baciati”
“Sono contenta per te”
“Anche io lo sono per me” scoppiamo a ridere. “Andiamo a fare un giro”
“Certo” così iniziamo a camminare guardando le vetrine. All’improvviso noto un vestitino bianco con delle paillette argentate, bellissimo. “Fermati, vedi quel vestitino?”
“Si, è bellissimo”
“Vieni dentro, lo voglio comprare” Entriamo, mi rivolgo alla commessa “Mi scusi, potrei provare il vestitino esposto in vetrina?”
“Certo” va a prenderlo e vado in camerino a provarlo. “Come mi sta?”
“Ti sta benissimo” mi dice Sami alzando i pollici. Dopo la sua approvazione mi cambio, vado alla cassa e lo compro.
“Si è fatta ora di pranzo, devo andare” mi dice toccandosi lo stomaco.
“Okey, ci vediamo” Mi dirigo verso casa.

Sera.
Mi squilla il cellulare “Pronto?”
“Ciao Mya, sono Sami”
“Si dimmi?”
“Oggi andiamo nello stesso locale di ieri, così forse rincontro Matt!”
“Certo, tutto per te.”
“Grazie, sei una amica” La sento euforica. “Ci vediamo tra mezz’ora” “Però ti accompagno e quando viene il tuo Matt me né andrò via”
“Okey grazie” nemmeno il tempo di risponderle e chiude il telefono.
Arrivate di nuovo in quel famoso locale, Sami si guarda intorno è vede che Matt non c’è. “oh, no. Non è venuto, e se non viene più?” mi dice con aria dispiaciuta.
“Vedrai che viene” la rassicuro e la trascino per andare a ballare, oggi mi sento diversa, ho un adrenalina che non vi immaginate. Mentre balliamo noto che un uomo mi sta guardando, è un tipo sulla trentina è brizzolato, non mi piace come mi sta guardando.
Mi giro verso la porta e mi avvicino a Sami “Vedi chi è venuto, cosa ti dicevo?” dico indicando con l’indice Matt.
“Si avevi ragione, che faccio? Vado da lui? Aspetto che venga lui da me? Se gli vado incontro sembrerò una sfacciata?”
“Calmati e respira, non c’è bisogno che vai da lui, sta venendo lui da te” le sue labbra si stendono in un sorriso.
I ragazzi si avvicinano e ci salutano. “E’ stato un piacere rivedervi, a presto” dico alla combriccola.
“Aspetta! Tu non rimani?” mi dice Jess
“No, divertitevi” e lo lascio lì fermo. Mentre continua a fissarmi io lascio il locale. Mi ritrovo per la strada buia. La temperatura si è abbassata parecchio. Stingo il cardigan a me e con le mani cerco di scaldarmi le braccia. Odio questa zona di New York è tetra, cupa. Non un lampione solo la luce di quel locale che man mano mi allontano diventa sempre più lontana e la strada sempre più buia.
Quando sono sola cerco di mantenere sempre alta la guardia, ogni minimo passo, ogni piccolo rumore mi fa sussultare. Mi guardo intorno sospettosa. Un piccolo rumore dietro di me mi fa girare. Un uomo a passo svelto viene nella mia direzione.
Alzo il passo, il cuore accelera a mille. Potrà anche non avercela con me ma non mi fermo. Sarà un ladro? Stringo la borsa a me ma è un attimo.
Il tizio mi afferra per un braccio facendomi urtare violentemente contro il muro. Mi trattengo dall’emettere un urlo. Solo un piccolo e insignificante gemito.
Me lo ritrovo davanti occhi negli occhi. La sua mano sinistra sulla mia bocca, riesco ad avvertire la puzza nauseante di sigaro. Quegli occhi li ho già visti, metto in moto il cervello e rivivo la scena del locale, è quell’uomo. I miei occhi si spalancano, il cuore accelera ancora di più.
“Desideravo questo momento” mi dice mettendo la testa nei miei capelli e aspirando mentre la puzza dell’alcool mi invade le narici. La sua mano è ancora sulla mia bocca. Anche se urlassi nessuno mi sentirebbe, il locale ormai è lontano e con la musica ad alto volume, sarebbe inutile.
L’uomo mi toglie la mano dalla bocca. I miei occhi si riempiono di lacrime, non riesco a trattenerle e subito vengono giù, rigandomi il viso.
“V-vuoi i miei soldi?” gli dico a malapena
“No, voglio te…” mi strappa la borsa dalle mani, mi imprigiona tra lui e il muro prende il mio cellulare e lo calpesta sotto il piede scaraventando la borsa per terra.
Cerco di dare uno scatto ma lui è più veloce la sua mano e sulla mia gola tenendomi contro il muro. Il suo respiro si fa più affannoso, lo sento sfiorare la mia pelle.
“E’ inutile che tenti di scappare, non può aiutarti nessuno. Quindi renditi mia di tua spontanea volontà” mi dice ghignando
“Mai!” gli dico colpendolo con un ginocchio nei testicoli
“Brutta Puttana!” mi molla uno schiaffo con il dorso della mano destra, cado per terra avvertendo un dolore pazzesco allo zigomo destro. Poi un calcio nelle costole.
Mi tira su afferrandomi per i capelli. Afferra con la sua mano la spallina del mio vestitino e la tira giù violentemente, con la sua bocca inizia a baciarmi il seno mentre con la mano sinistra me lo stringe. L’altra sua mano è sul mio sedere, palpa violentemente.
Mi dimeno ma non c’è niente da fare, è più forte, più alto, più robusto di me.
La sua mano sinistra scende ai suoi pantaloni sbottonandoseli e tirandoli giù, mentre la sua, quella destra arriva nella mia intimità. E’ fatta, penso mentre continuo a piangere, è fatta.
Ma qualcosa fa staccare l’uomo da me e lo scaraventa per terra. Io mi lascio scivolare per terra mentre un ragazzo prende a calci quell’uomo ma con uno scatto veloce si tira su, raggiunge la sua macchina e va via. Il ragazzo si avvicina a me. I miei capelli mi ricoprono il viso.
“Come stai?” mi dice togliendomi i capelli dal viso.
Lo guardo non riesco ad emettere alcuna parola, riesco a vederlo in viso, la luce della luna lo rischiara perfettamente. E’ Jess.
“Mya!” mi dice sorpreso.
Non riesco a trattenermi e lo abbraccio piangendo.
“Shhh…. Va tutto bene ora. Ci sono qua io!” mi dice stringendomi a se.
Mi aiuta ad alzarmi e mi porta nella sua auto. Lo zigomo destro mi brucia maledettamente. Vedo che sta prendendo una strada diversa “Casa mia non è da quella parte” gli riesco a dire a malapena, non riesco a parlare è come se avessi un groppo in gola.
“Lo so” mi dice mentre svolta a destra e stringe il manubrio fra le mani
“Dove mi stai portando?” lo guardo.
“A casa mia, non puoi tornare a casa in quelle condizioni” il suo sguardo raggiunge il mio.
Accosta, scendo dall’auto e lo seguo. Ci sono le luci accese convivrà con qualcuno? Entriamo e sento una voce provenire dalla stanza accanto “Chi ti sei portato stasera?”
“Smettila Deve!” gli dice scocciato. A quanto pare se la spassa ogni notte con una diversa, ma questo non è il momento di pensarci. Mi tocco con la mano lo zigomo e la guardo, continua ad uscire sangue. “Vieni seguimi” e mi fa strada, mi porta nella sua stanza, mi fa accomodare e va nella stanza affianco. Mi guardo un po’ intorno, c’è un caos terribile qui dentro, come se una mandria di elefanti abbia fatto la maratona. Un pila di Cd è distesa per terra, una chitarra poggiata vicino al muro, le ante dell’armadio spalancate di cui si lascia intravedere un gran disordine. Ecco che lo rivedo, ha in mano del cotone e la bottiglia del disinfettante. Ne versa un po’ su e inizia a tamponare sul mio zigomo. Mi sembra di vivere una scena da film.
“Grazie” gli dico alzando lo sguardo e incrociando il suo.
“Non ringraziarmi, l’avrei fatto per chiunque. Ma vedi un po’ cosa ti ha fatto.”
Non gli rispondo, ho gli occhi pieni di lacrime e vorrei scoppiare a piangere, ma non voglio. Ad un tratto avverto una fitta alle costole e le massaggio con la mano.
“Cos’hai?” smette di tamponare lo zigomo.
“Niente…” smetto di massaggiare
“Togliti la maglietta, fammi vedere”
“No, preferisco di no”
“Dai su, non essere timida voglio solo vedere cos’hai”
“Va bene…” Mi sfilo la maglietta e vedo i suoi occhi sgranarsi.
“Oh porca puttana…”
Abbasso lo sguardo e ciò che vedo è a dir poco sconcertante. Un grosso livido che si estende da sotto al seno fino alla cintura pelvica.
“Dobbiamo andare in ospedale..”
“No, non voglio andarci. Dovrei dare troppe spiegazioni. E’ solo un livido passerà”
“Non sono d’accordo”
“Per favore…”
“Va bene… ma tu stasera resti qui. Dormirai nel mio letto con una delle mie magliette io invece vedrò come arrangiarmi”
Cavolo come mi pesa questa situazione. Mi sento di troppo in questa casa.
Jess mi passa una sua maglietta e chiude la porta della camera.
Sento delle voci ovattate dalla porta e non posso non sentire.
“E bravo il mio caro Jess, hai fatto conquiste”
“Tappati quella bocca”
“Ma perché scusa, ti porti una bella gnocca a casa e non mi permetti di fare commenti?”
“Deve sei una testa di cazzo. Ti ho detto di startene zitto. Sono già nervoso di mio ora con te nelle orecchie… giuro che se continui ti sbatto fuori casa così come sei, in mutande!”
“Sempre gentilissimo”
“Io ti ho avvisato e lo sai che lo faccio”
“Ok ok. Calmino eh! Ma toglimi una curiosità, visto che non te la fai, perché è qui?”
“Perché è stata aggredita da un lurido bastardo”
“Ah! Povera… adesso vado a consolarla…” “Ok ok non mi avvicino, ma tu non guardami così che mi fai paura”
Sento dei passi e mi allontano dalla porta.
“Allora tutto ok? Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi e per quanto riguarda Deve non preoccuparti, can che abbaia non morde!”
“Va bene e grazie di tutto, se non ci fossi stato tu io…”
“Shhh… non ci pensare più. Fatti una bella dormita e riposati”
“Jess…” si ferma sulla porta e si gira verso di me
“Si?” vado verso di lui e lo abbraccio.
“Grazie ancora…”
“Qui sei al sicuro”
Lascio quel suo abbraccio e mi infilo nel letto, prendo il cellulare che mi ha prestato Jess e dico a mio padre che passerò alcuni giorni fuori New York con Sami, giusto il tempo di farmi passare il taglio sulla faccia.

Angolo Autrice Ciao ragazzi, scusate per l’immenso ritardo, ma ho avuto dei problemi e poi ci sono state le vacanze Pasquali e non ho potuto aggiornare.
Passando al capitolo. Come vi è sembrato? Vi piace la coppia formata da Matt e Sami? Che cosa ne pensate di Deve?
Come avrete letto la nostra Mya ha fatto un brutto incontro, ma è stata salvata da Jess! ^__^
Ringrazio chi legge la mia storia e un ringraziamento speciale va a chi la recensisce: ellesse
ChubbyGirl
Jupiter_
  
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