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Autore: queenseptienna    28/04/2011    3 recensioni
Lord Michael Pritch fa un acquisto piuttosto azzardato. Un robot non è facile da mantenere, soprattutto quando manca totalmente di voglia di lavorare. Billie dovrebbe obbedire agli ordini del suo padrone, eppure, pur essendo un robot, è un ribelle della peggior specie. Nonostante il carattere "umano" di Billie e i suoi scontri con la governante di casa, Milord si affeziona ogni giorno di più a quel robottino dagli occhi verdi. Lo ama fino allo spasimo, ma gli esseri umani non sono stati creati per amare degli automatismi meccanici. Una favola romantica in salsa steampunk che va contro il razzismo sessuale, dove non importa essere maschio o femmina, uomo o robot. Infine una piccola visione del Creatore di tutte le cose, che non è poi così terribile come la gente crede che sia. Anzi, ha parecchio senso dell'umorismo.
Genere: Comico, Erotico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 -  Mangiare pesce



Pur avvezzo a considerare come possibili le cose più inverosimili – in fondo il suo migliore amico era in parte robotico… - Michael non avrebbe mai nemmeno lontanamente immaginato che un androide potesse sanguinare! Tuttavia Mr. Moore, il costruttore da lui prontamente interpellato, gli aveva spiegato che a partire da Tristan, il suo personale automa, aveva sviluppato una tecnologia così avanzata da riprodurre, nelle proprie creazioni, il sistema cardiovascolare del corpo umano.
Mr. Moore, inoltre, gli aveva ingiunto di punire severamente Miss Tender per la sua insolenza; per fortuna i danni subiti da Billie non erano così gravi da necessitare di un intervento in laboratorio, ma alla sola idea di aver rischiato di doverselo riprendere indietro, l’ingegnere aveva dato di matto! Piuttosto che riavere tra i piedi quell’insopportabile “uomo di latta”, si sarebbe volentieri tagliato i gioielli di famiglia. E non in senso figurato.
Pritch sospirò pesantemente, attirando l’attenzione di Coole, seduto al suo fianco. Si erano appollaiati su due poltroncine nei pressi del letto in cui Moore si era premurato che Billie “dormisse”, se così si poteva chiamare lo stato di “stand by” in cui versava.
Stretti in quella stanzetta, i due nobili si guardarono ed Edward, come spesso gli capitava, dovette trattenere a forza una risata alla vista dell’amico che pungolava un fianco di Billie, per assicurarsi fosse ancora recettivo.
- Stai tranquillo, è sano e salvo, lo puoi vedere tu stesso. - sorrise il mezzo robot, accarezzandosi pigramente il collo con la punta delle dita metalliche - Ti assicuro che Moore lo ha risistemato alla perfezione. -
Già, perché Pritch non aveva voluto assistere all’intervento chirurgico con cui il costruttore aveva ripristinato le placche sintetiche della testa dell’automa. Coole, al contrario, aveva trovato quasi eccitante l’ammasso di fili intravisti all’interno di Billie, atteggiamento dovuto al fatto di essere anch’egli per metà meccanico. Questa sua caratteristica, pur non avendogli fatto acquisire l’astio innato verso i mutanti, l’aveva comunque portato a sviluppare una certa attrazione per gli umanoidi.
- Se non vuoi tenerlo... - iniziò il conte Coole, ammirando con evidente lascivia la muscolatura pressoché perfetta del piccolo automa, scoperto dal petto in su - Puoi vendermelo. -
Michael alzò la testa di scatto e sgranò gli occhi cerulei - Te lo puoi scordare, razza di pervertito! -
- Oh, oh… qualcuno è geloso, per caso? - ribatté allora l’altro, facendo scorrere i polpastrelli della mano sana sul braccio dell’automa, steso nel letto ad occhi chiusi ed apparentemente dormiente.
- Smettila. - ringhiò il biondo, allontanandogli le dita con un gesto secco ed arrossendo vergognosamente una volta accortosi di ciò che aveva fatto - Perdonami. – aggiunse contrito.
- Non è niente. - ghignò Coole.
Michael si sfregò una mano sulla fronte con fare irritato. Quando aveva visto Billie steso a terra gli era venuto quasi un infarto e, paralizzato dal terrore, aveva scorto Miss Tender alzare le braccia e prepararsi a sferrare la seconda padellata, prima di decidersi ad urlare ed a saltare gli ultimi gradini, dandole una spallata che l’aveva fatta ruzzolare a terra. La mutante si era alzata a fatica, aiutandosi con gli otto disgustosi tentacoli grassocci, che si agitavano imbizzarriti spruzzando scie di bava trasparente ovunque.
A ripensarci, il nobile ebbe un conato di vomito. Tutta quella roba appiccicosa addosso…
- Milord…? - La voce roca e bassa di Billie gli fece drizzare la schiena ed anche tutti i capelli, visto che l’automa si era seduto sul materasso, lasciando che il lenzuolo scivolasse giù e non lasciasse più spazio all’immaginazione.
Il povero conte si sentì arrossire persino in posti innominabili.
- Oh… Ehm… - si ritrovò a balbettare, guardandolo sfiorarsi la testa e mormorare qualcosa.
- Mio caro Billie! – esclamò intanto l’altro uomo presente, con un largo sorriso sul volto e le iridi azzurre puntate esattamente in quel posto - Ti vedo in formissima! -
Il robot lo guardò spaesato per qualche istante, ma parve recuperare in fretta i file della memoria, riguardo alla sua persona - Lord Coole, i miei omaggi. – Lo salutò, cercando di fare un inchino e rendendosi subito conto di alcune cose molto importanti:
1. Era seduto in un letto.
2. Era nudo.
3. Era decisamente nudo in presenza di due nobili.
4. Era decisamente e molto nudo al cospetto del suo padrone e non perché, dannazione, si stesse rotolando tra le lenzuola con lui.
5. Aveva una furibonda emicrania, cosa decisamente insolita per un ammasso di ferro e fili come lui.
6. Si ricordava alla perfezione della padella di Miss Tender ed era deciso ad organizzarle una morta lenta e dolorosa. Quella sera qualcuno avrebbe cenato a base di pesce. Le seppie in umido erano una delle sue ricette migliori, doveva insegnarla alla cuoca, assolutamente.
- Billie, ti senti bene? - domandarono i due nobili in contemporanea. Le mani di entrambi si allungarono su di lui e l’androide avvertì un fremito eccitante in tutti i suoi sensori epidermici, che si trasmise rapidamente al suo centro funzioni, ricostruito ex-novo dopo la “guerra della padella”.
- Sì, sì, grazie, è tutto a posto. - sussurrò, lasciando che i suoi ospiti lo mettessero seduto più comodamente. Da qualche parte della propria RAM riemerse la nozione secondo la quale i padroni non avrebbero dovuto comportarsi così affettuosamente con un servitore meccanico, sistemandogli i cuscini e chiedendogli se avesse bisogno di una dose extra di elettricità o di un bel bicchierone di olio raffinato, per oliarsi le giunture. Tuttavia alla fine dovette concludere che tutte quelle insolite attenzioni fossero solo merito del proprio involucro esterno, felicemente e gloriosamente esposto, senza nulla che lo coprisse.
Forse era proprio vero il detto secondo cui “non tutti i mali vengono per nuocere”…

Continua...
   
 
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