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Autore: OurLadyOfSorrows    28/04/2011    3 recensioni
A volte, guardare un album di fotografie può letteralmente stravolgerti la vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bello, tremendamente bello.
Grandi occhi color nocciola, capelli cortissimi quasi neri.
Non più alto di un metro e sessantacinque.
Svariati tatuaggi su tutto il corpo.
Sostava nel patio davanti alla porta. Una mano sul fianco, l’altra che reggeva una spranga metallica.
Denti digrignati e fronte corrucciata dal nervoso.
Aria da duro.
Bello, tremendamente bello.

“M-ma chi sei?” chiese intimorito Gerard.
“No, chi cazzo sei tu! Sei TU a sostare davanti a casa MIA!” ringhiò Frank.
“Non sei nostra madre…” si intromise Mikey.
“Vedo che siete entrambi molto svegli eh!”.
Gerard si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore, senza riuscire a star fermo.
Mikey, accanto a lui, si guardava intorno imbarazzato, sforzandosi di non incrociare lo sguardo di quel ragazzo furioso.
Possibile che avessero sbagliato indirizzo? Il biglietto gelosamente conservato da Gee riportava l’indirizzo ’19 Hellington Road’. Lo confrontò nuovamente con il numero posto sul cancello della villetta. Era esattamente il numero 19.
“Ve ne andate o mi tocca ricorrere alle maniere forti?!” disse il proprietario dell’abitazione, rompendo il silenzio assordante che si era creato.
Gerard rabbrividì, ma si fece forza. Sapeva di avere il duro compito di parlare a quello sconosciuto. Spettava a lui e a nessun’altro.
“Beh, in pratica…” – esordì lui – “ Stiamo cercando nostra madre”.
“Grazie rosso, questo l’ho capito anch’io. Non pensi di essere troppo grande per giocare ancora a nascondino?” rispose l’altro, visibilmente sempre più alterato.
“Vivi qui da solo?” continuò Gerard, non intenzionato ad arrendersi.
“Sì, problemi?”
“Da quanto tempo abiti in questa casa?”
“Da…Anzi, no. Perché tutte queste domande? La volete smettere di perseguitarmi? Ditemi dove nascondete la telecamera!”
“Telecamera? Non so di cosa tu stia parlando…”
“NON L’HO UCCISA IO. Volete capirlo o no? Io non ho ucciso nessuno! Basta con questa storia, basta con gli scoop, basta con gli appostamenti sotto casa mia. Non ne posso più. LASCIATEMI STARE!”. Il ragazzo urlava, tremante. Il cane si era rifugiato in casa, spaventato da quelle urla. Nonostante fossero a diversi metri di distanza, Gerard avrebbe giurato che in quel preciso momento sarebbe riuscito a vedere le vene nel collo che gli pulsavano dal nervoso. Fece per andarsene, rivolgendo le spalle ai fratelli Way.
“Aspetta, per favore!” dissero quasi all’unisono Gerard e Mikey.
“Andatevene!” urlò il proprietario della casa.
“Ascolta un attimo, ti prego. Ti giuro sulla mia stessa vita che non siamo dei giornalisti!”
Il moro si fermò, voltandosi leggermente. Pronto ad andarsene di nuovo.
“Parla” rispose freddamente.
“La nostra madre adottiva ci ha dato questo indirizzo. Qui dovrebbe abitare la nostra madre naturale, ma ehm…Evidentemente non è così. Sarà un indirizzo vecchio, o magari persino sbagliato. Okay, mi sento abbastanza un coglione. Scusa il disturbo, ora ce ne andiamo subito” disse tutto d’un fiato Gerard.
“Ce l’hai un nome o devo chiamarti coglione?” disse il ragazzo, accennando un sorrisetto sarcastico.
Wow, che sorriso.
“Ovvio!”. Gerard sentiva il sangue concentrarsi completamente nelle vene del viso, percependo un’odiosa sensazione di calore. Stava andando a fuoco.
“Ah, ti chiami ‘ovvio’?” continuò a stuzzicarlo il moro, ormai profondamente divertito a causa del visibile imbarazzo mostrato dal rosso.
“Sì. Cioè no. No no no. Mi chiamo Gerard. Lui invece è mio fratello Mikey” disse, indicandolo.
“Ciao…” mormorò appena Mikey, alquanto perplesso. Non sapeva se essere più preoccupato del carattere irruento di quello sconosciuto o del bizzarro comportamento del fratello maggiore.
“Ciao Gerard, ciao Mikey. Io sono Frank. Benvenuti a West Haven, forestieri!”.
“Uhm, grazie” disse il piccolo Way, con uno sguardo della serie ma-ci-prendi-per-il-culo?.
“Volete stare tutto il giorno a fissarmi, qui in piedi davanti a casa mia? Per me va bene, tanto non ho nulla da fare!” Ecco un’altra dose di sarcasmo.
“In effetti no” - esordì il rosso - “Possiamo farti qualche domanda?”
“Ci sta. Dai, entrate!”

Fu Gerard ad entrare per primo, seguito dal fratello. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Frank. Questo strano personaggio lo incuriosiva e spaventava allo stesso tempo. Era pieno di segreti, di questo era certo. Una vita intera impressa per sempre su quel corpo esile, ma ben delineato. Probabilmente una vita così diversa dalla loro, in uno Stato diverso, in un’atmosfera diversa. Si sentiva attratto da lui proprio perché erano così diversi. Come il polo positivo di una calamita continua nervosamente a cercarne uno negativo ed una volta trovatolo calmarsi, sentendosi finalmente completato. Gerard si sentiva così. Non sapeva nulla di lui, ma sapeva di averlo trovato.
Immerso nei suoi pensieri, camminava a pochi passi di distanza da Frank. Troppo lontano per udirne i battiti del cuore, ma abbastanza vicino per sentire il profumo della sua pelle. Percorrevano un lungo corridoio sulle cui pareti erano immersi diversi quadri, fissati alle pareti da decenni. Le svariate porte che si aprivano nella pareti erano chiuse e questo non fece altro che alimentare la curiosità del più grande dei Way, ormai sempre più irrequieto. Si fermarono di fronte ad una di esse e la aprirono.
“Dopo di voi, prego” disse gentilmente Frank, così diverso dal Frank che era apparso ai loro occhi all’inizio.
Un’enorme salotto si estendeva davanti a loro. Mobili antichi, pezzi di antiquariato e vecchie fotografie consumate dal tempo erano posizionati qua e là. L’enorme pianoforte a coda era sicuramente l’elemento principale della stanza. Frank si sedette sul grande divano color porpora ed invitò i giovani a fare altrettanto.
“Spara!” disse il proprietario di casa al rosso, guardandolo così intensamente da farlo trasalire.
“Esattamente 17 anni fa siamo stati adottati e da allora viviamo a Belleville, nel New Jersey. Per quel poco che sappiamo, la nostra madre naturale abita/abitava in questa casa. Siamo venuti fin qui per conoscerla. Abiti da solo? Da quanto tempo vivi qui?”
“Sì, solo soletto. Vivo qui da circa 5 anni, ovvero da quando ne avevo 18. La situazione era diventata insostenibile a casa mia, a causa dei sempre più frequenti litigi tra i miei genitori, così ho deciso di andarmene, non potendone più”.
“Sapresti per caso dirci chi abitava in questa casa, prima di te?”.
I quadri, le foto, gli oggetti d’epoca. Arredamento troppo ridondante per appartenere ad un ragazzo così giovane.
“Vi abitava una donna di mezza età, invalida. Le portavo la spesa e il giornale, ogni mattina. Sapete, uno di quei lavoretti che si fanno per guadagnare qualche dollaro. Ero arrivato da poco in città e dovevo pur vivere in qualche modo”.
“E dov’è lei ora??”. Gerard era emozionato all’idea di trovarsi davanti ad un ragazzo che la conosceva almeno un pochino.
“Lei è…morta”.
“M-morta?”. No, i fratelli Way non erano affatto preparati ad un ipotesi del genere. Avevano preso in considerazione un eventuale rifiuto da parte sua, ma non una cosa del genere. Pareva che ogni legame con il passato fosse stato improvvisamente cancellato, annientato per sempre.
“E’ stata uccisa. 28 coltellate” - disse Frank, trattenendo a stento le lacrime - “Vedete, Elizabeth era una donna particolare. Non dava molta confidenza agli abitanti del posto. Aveva poche conoscenze, nonostante abitasse qui da sempre e pochi, pochissimi amici. Da quel giorno la mia vita è cambiata radicalmente. Avete davanti l’unico indagato”.
Gerard e Mikey, increduli, restarono a bocca aperta. Frank continuò a parlare.
“Ero l’unico di cui lei si fidasse, ultimamente. Non che parlassimo chissà quanto, ma era uno dei pochi ad avere il permesso di entrare qui.. E qui sono tutt’ora. Mi ha lasciato questa casa come eredità. Chi l’avrebbe mai detto. Ho scontato 9 mesi in carcere per poi essere liberato, per assenza di prove. Dal giorno della mia scarcerazione, questa casa è diventata il covo dei giornalisti. Mi seguono ovunque e come se non bastasse, non ho una gran bella reputazione in giro. Si sta facendo buio, restate a dormire?”




Note dell’autrice: Per esigenze di “copione” Frank è più grande di Gerard, nonostante in realtà sia il contrario. Sinceramente non pensavo sarei riuscita a completare un capitolo in questo periodo così incasinato, ma ce l’ho fatta. Spero vi sia piaciuto! :)
  
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