Questa storia è stata
scritta per la Coppa delle Case contest. ^^
i giudizi saranno lunghi e la giudice ci ha permesso di
pubblicare le storie *_* ho approfittato di questo prompt,
per dilettarmi in un'altra Krumione. Tutto il resto lo trovare nello
schemetto qui sotto <3
∙Nick
Autore: Lilyblack
∙Casa: Tassorosso
∙Titolo: Sweet
jealousy.
∙Personaggi: Viktor Krum, Hermione Granger, Ron
Weasley, OC
∙Pairing: Viktor/Hermione
∙Genere:
Introspettivo, Sentimentale.
∙Rating: giallo
∙Avvertimenti:
OneShot.
∙Tema: Viktor
Krum;
"Tutti i moventi per l'omicidio sono riassunti esaurientemente in
queste quattro parole: amore, lussuria, denaro e odio. Ti verranno a
raccontare, ragazzo, che la più pericolosa è
l'odio. Non crederci. La più pericolosa è
l'amore." (Phyllis Dorothy James);
Ministero della Magia;
∙Introduzione:Viktor
ed Hermione, stavano insieme oramai due anni, ma lui non aveva mai
perso il gusto di farle sorprese. Sperava segretamente di non
perderlo mai, per non essere costretto a dimenticare quanto fossero
luminosi i suoi occhi, quando accadeva qualcosa di bello.
Questa storia è, in parte, il prequel di una mia precedente
Shot
''Confessione''.Si può tranquillamente leggere da sola, non
ci sono
necessità di collegamenti e, li dove ci fossero, ho inserito
delle
note.
Note dell'autore:
1= lumacone. Trascrizione fonetica da
bulgaro.
2= vedasi
il sequel ''Confessione''. Lui per conquistarla le declama una poesia
imparata a memoria.,
3=
sono tutte trascrizioni fonetiche dal bulgaro di nomignoli come 'mia
stella' principessa'
4= Kraria è, nella mia immaginazione e in
''Confessione'' la loro prima figlia.
Sweet Jealousy
Londra,
13 Ottobre 1999.
Viktor
ed Hermione, stavano insieme oramai due anni, ma lui non aveva mai
perso il gusto di farle sorprese. Sperava segretamente di non
perderlo mai, per non essere costretto a dimenticare quanto fossero
luminosi i suoi occhi, quando accadeva qualcosa di bello; l'emozione
che provava, per lui era paragonabile solo ad una finale di Coppa del
Mondo.
Quel
giorno di ottobre, in occasione del loro anniversario, era partito
dall'entroterra bulgaro piuttosto presto e, dopo gli allenamenti, era
riuscito a prendere la prima passaporta per Londra.
Erano
anni che frequentava quei luoghi, eppure ancora riusciva a stupirsi
dell'immenso ego britannico. Gli inglesi si sentivano, forse con
ragione, il più grande stato magico e l'atrio del loro
ministero era
la prova tangibile ed architettonica di questa loro convinzione:
marmi policromi e fiammate dirette ad entrate segretissime, una
fontana di dubbio gusto e decine di ritratti di grandi maghi e
Streghe.
Il
primo pensiero che lo assaliva ogni volta che entrava nel luogo in
cui lavorava Hermione, era che il ministero della magia bulgaro non
splendeva un decimo, di quello che aveva attorno in quel
momento.
Ogni
pietra trasudava importanza, gloria e le immonde mani del peggior
rosso da strapazzo della storia inglese, troppo poggiate sulla spalla
della sua donna. Inizialmente fu solo il suo inconscio, a registrare
la notizia, ma gli bastarono poi pochi istanti per afferrare come
stava realmente la situazione.
Ronald
Weasley, da lui ribattezzato colui-che-tentava-alla-sua-pazienza, era
di nuovo in zona rossa, cosa che succedeva praticamente ogni volta
che lo incontrava.
Lui,
l'inglese, aveva notoriamente impiegato mesi ad accettare il loro
legame e ancora dopo tutto quel tempo, ne era sicuro, impiegava buona
parte del suo tempo libero a boicottare la loro coppia; lo immaginava
come un piccolo verme disposto ad aspettare anche secoli intorno alla
stessa mela, pur di averla.
Riservato
ed intimamente passionale, Viktor non era mai stato geloso di
qualcuno o qualcosa, come lo era della sua ''piccola britannica''.
Lei era la sua scintilla di vita e aveva fatto per lei cose che non
pensava avrebbe mai affrontato in tutta la sua vita; aveva perfino
imparato l'inglese, per poter capire la lingua in cui lei parlava
tutti i giorni.
Ogni
bella canzone sembrava parlasse di loro ed ogni boccino era dedicato
a lei; vedere quel gol
okhlyuv
(1)
travestito
da amico, sussurrarle cose divertenti, gli faceva ribollire il sangue
nelle vene.
Per
lei avrebbe ucciso, rispolverato le arti oscure o imparato metodi di
lotta babbana. Era strano, per un orso come lui, essere pronto a
tutto per qualcuno al di fuori di se stesso.
"Tutti
i moventi per l'omicidio sono riassunti esaurientemente in queste
quattro parole: amore, lussuria, denaro e odio. Ti verranno a
raccontare, ragazzo, che la più pericolosa è
l'odio. Non crederci.
La più pericolosa è l'amore."
Suo
zio, impunito dongiovanni, propinava spesso questa risposta, a
giustificazione delle numerose risse dalle quali lui e suo padre
dovevano andare a ripescarlo, durante gli anni della propria
infanzia, tra le montagne bulgare. Per anni aveva considerato tutto
quello un mucchio di fandonie, ma il colpo al cuore che gli
provocavano scene come quella, riuscivano quasi a farlo
ricredere.
Guardarli
gli risultava faticoso, seppure la parte razionale del suo cervello
sapeva, a momenti alterni, che non stava succedendo niente tra di
loro.
Stavano
semplicemente parlando, eppure gli sembravano sussurri di
amanti.
Stavano
semplicemente ridendo, ma ogni risata era come un idillio spiato
dalle sue orecchie.
Lui
le poggiava la mano sulla spalla semplicemente per attirarne
l'attenzione, eppure ogni centimetro di pelle gli sembrava impegnato
in un'avance sessuale.
Odiava
quella situazione e malgrado ciò, non tutti gli uomini
compresi nel
raggio di un chilometro da Hermione gli facevano quell'effetto; era
in ottimi rapporti con Harry, tanto che spesso si allenavano insieme.
Non sapeva se essere consolato di questa sua selettività,
oppure
considerarla come la prova inconfutabile della sua follia.
Hermione
gli ripeteva in continuazione che erano entrambi come fratelli, per
lei, ma lui non poteva dimenticare cos'era successo, la sera che
aveva capito di amarla.
Vederla
litigare con lui e vederla fuggire erano state quasi una cosa sola,
dietro di lei era rimasta solo un'illusione del suo splendido abito
color glicine; il pensiero che soffrisse per una parola cattiva di
quel pel di carota a cui tanto era legata, gli fecero esplodere
l'istinto di seguirla, proteggerla e consolarla.
Tutto
quello che veniva dopo era confuso, nella sua memoria, ma ricordava
perfettamente quelle poche frasi in inglese che era riuscito a
declamare (2) e quanto si era sentito debole quando l'aveva baciata,
per non essere riuscito a resistere un po' di più.
Vederla
scappare era stato uno dei momenti più brutti della sua
facile vita
e da quel giorno, fra lui e la piattola si era instaurata una tacita
guerra, in cui il premio finale era unico e consisteva nell'essere
liberi di amarla. Nonostante il tempo avesse dimostrato che era lui,
il vincitore, non gli era mai passato del tutto il timore che lui
potesse portargliela via. I momenti in cui la sapeva con lui erano
sempre momenti di agonia, per lui.
''VIKTOR!!!''
La
sua voce, lo tirò fuori dalle sue elucubrazioni.
Succedeva
sempre così, lui si estraniava dal mondo e a lei toccava
risvegliarlo; quella dello sportivo burbero e della ragazza sveglia
era un po' la loro fiaba.
Lasciò
che lei gli si agganciasse al collo, felice per la sorpresa e poi
affondò il viso nei suoi capelli, inspirando il profumo
della
pozione che usava per lavarli.
Abbracciarla
era sempre come tornare a casa, un'esperienza di ritorno che lo
liberava da ogni fatica e rendeva tutto più bello, quasi
elegiaco;
guardare dal di sopra delle sue spalle minute, il volto livido di
Ronald Weasley dava poi un certo valore aggiunto, alla
situazione.
'Sono
così felice, che tu sia qui...'
Quel
suono che produceva la sua voce, quel vibrato un po' commosso di chi
ha ricevuto qualcosa di bello ed inaspettato, lo ripagava di
tutto.
'Per
te questo ed altro, lyubov.(3)'
'Andiamo
a pranzo? Ron, ti dispiace se noi rimandiamo?'
Vedere
l'altro deglutire prima di rispondere, in lieve imbarazzo e
visibilmente contrariato, gli fece prendere una decisione istintiva,
come spesso gli capitava.
'Può
venire anche Ronald, se vuole...'
Quando
era felice si sentiva magnanimo e sapere che lei amava lui, e che
magari un giorno si sarebbero sposati, cancellava dalla sua mente
quasi tutti i propositi omicidi.
'Buona notte papà...'
'Buona notte, Kraria(4)...'
'grazie per la storia...'
In Bulgaria era già freddo, ma a volte Hermione faceva tardi a lavoro e lui si dilettava a raccontare storie alla loro bambina, di soli quattro anni.
Kraria aveva dimostrato fin da subito, un carattere molto forte e un grande giudizio: amava spudoratamente lo zio Harry, mentre trattava con sufficienza '' il fratello di zia Ginny''.
Colei che era sua moglie non si capacitava del perché e lui si guardava bene, per la salvaguardia della tranquillità coniugale, dal dirle che tono avessero le favole che raccontava alla loro primogenita, quando lei restava a lungo a lavoro.
Quei momenti erano qualcosa di intimo e tenero, un segreto tra padre e figlia assolutamente innocente, dal suo punto di vista, nonostante suo cugino avesse detto, tempo addietro, che era un modo subdolo di tirarla dalla sua parte.
Raramente si sentiva in colpa e quella non era certamente un'occasione capace di gravargli quel peso sulle spalle; una favola, dopotutto, non poteva farle male e lui aveva la coscienza pura come quella di un neonato, non faceva niente di male.
'Papà, domani mi racconti di quando Ronald ha fatto esplodere il laboratorio dello zio George??'
' Va bene, Printsesa(3), ora dormi però..'
Evitare di disilludere sua figlia, non faceva di lui una persona gelosa, ma semplicemente un ottimo padre.